Per il libro divenuto film, oggi tocca ad un romanzo che mi passerà - per ora - solo tra le mani (è destinato ad un'altra persona) ma che mi ha dato lo spunto per questa rubrica.
A VOCE ALTA - The reader
di Bernhard Schlink
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Ed. Garzanti Nuova Biblioteca Garzanti Trad. di Rolando Zorzi. 192 pagine € 14.60 2009 |
Trama
«Un romanzo filosofico, un libro riuscito e importante.»
Antonio D'Orrico, «Capital»
«Una straordinaria capacità di scandagliare il cuore umano e di esprimersi in un linguaggio scarno, essenziale.»
Roberto Fertonani, «l'Unità»
Siamo negli anni Cinquanta e Michael Berg attraversa i primi turbamenti dell'adolescenza.
Quando un giorno, per la strada, si sente male, viene soccorso da Hannah, che ha da poco superato la trentina.
Colpito da questa donna gentile e sconosciuta, irresistibilmente attratto dalla sua misteriosa e profonda sensualità, Michael riesce a rintracciarla.
Tra loro nasce un'intensa relazione, fatta di passioni e di pudori.
Presto, però, Michael intuisce che nella vita di Hannah, nel suo passato, ci sono altri misteri: qualcosa che lei non può rivelargli e che segnerà per sempre il destino di entrambi.
A voce alta è una storia d'amore struggente, emozionante, ricca di colpi di scena.
Nell'inseguire un segreto che non può essere tradito, Bernhard Schlink ci regala un romanzo pervaso di passione e sensualità, e offre una riflessione di forte presa poetica sulla storia del nostro secolo.
L'autore.
Bernhard Schlink (Bielefeld, 1944) magistrato e scrittore, vive attualmente tra Bonn e Berlino.
Il suo romanzo A voce alta (Garzanti, 1996), tradotto in 25 lingue e a lungo ai vertici delle classifiche di vendita nel mondo intero, ha vinto numerosi premi: Hans-Fallada Preis e «Welt-Literaturpreis in Germania, Premio Grinzane-Cavour in Italia, Prix Laure Bataillon in Francia;A voce alta sta per diventare un film con la regia di Anthony Minghella.
anche autore di diversi romanzi polizieschi, tra i quali Die gordischer Schleife (1989, Premio Glauser), Selbst Betrug (1992, Deutschen Krimi-Preis) e a quattro mani con Walter Popp I conti del passato (Garzanti, 1999).
Passiamo al film...
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The Reader – A voce alta è un film di Stephen Daldry (USA, 2008), con Kate Winslet, Ralph Fiennes, Bruno Ganz, Alexandra Maria Lara.
Nella Germania degli anni '50 l’adolescente Michael e la piu’ adulta Hanna si amano per un breve periodo prima di lasciarsi. La donna fa ritorno nella vita di Michael dopo qualche anno, processata per crimini di guerra in un’aula di tribunale. L'oscuro passato di Hanna si manifesterà agli occhi di Michael.
Il film ha raccolto una vera e propria messe di importanti riconoscimenti: Oscar e Golden Globe a Kate Winslet e altre tre candidature ai Golden Globe (miglior film drammatico, regia, sceneggiatura) e agli Oscar (miglior film, regia, sceneggiatura non originale, fotografia); ha inoltre ricevuto due candidature al David di Donatello e al Nastro D’Argento come miglior film dell’Unione Europea.
Curiosità.
La Miramax Films ha acquistato i diritti del romanzo di Schlink nel 1998. Nell'agosto del 2007 la regia dell'adattamento fu affidata a Stephen Daldry, che ha subito pensato a Kate Winslet per affiancare Ralph Fiennes, ma l'attrice inglese dovette rinunciare alla parte per gli impegni già presi con la produzione di
Revolutionary Road, quindi fu sostituita da Nicole Kidman. Ad un mese dall'inizio delle riprese la Kidman lasciò la parte a causa della sua gravidanza, e alla Winslet fu riaffidata la parte di Hanna Schmitz.
La produzione del film è iniziata in Germania nel settembre del 2007, le riprese sono state effettuate a Berlino e Görlitz, e terminate a Colonia nel luglio del 2008.
Il giovane attore tedesco David Kross ha dovuto attendere il compimento del diciottesimo anno per poter girare le scene ad alto contenuto erotico con la Winslet.
[1]Tali scene hanno suscitato accese polemiche per l'impatto sulla figura della protagonista: secondo il critico americano Charlie Finch, contribuiscono a banalizzare un tema delicato e drammatico come quello dell'olocausto.
Intellettuali della comunità ebraica americana e del Simon Wiesenthal Center, fra cui Ron Rosenbaum e Mark Weitzman, sostengono che il personaggio dimesso e sensuale impersonato dalla Winslet ingentilisce e rende surrettiziamente accettabile una figura squallida quale quella del kapò
nazista, nell'ottica di una operazione schiettamente revisionista.
Di altra tendenza le dichiarazioni della stessa Winslet: «
Questa non è una storia sul perdono, né sulla riconciliazione. È una storia sul pentimento e su come non si sceglie mai chi si ama.»
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