Una storia vera: quella di un poliziotto italiano alle prese con la criminalità organizzata presente nel Paese delle Aquile...
L'AQUILA E LA PIOVRA
di Gianni Palagonia
Ed. CentoAutori 284 pp 16.50 euro Maggio 2015 |
L’Aquila e la Piovra è un romanzo giallo-poliziesco contemporaneo, ambientato nell’Albania degli anni 2000 (più precisamente nel 2006) e avente come protagonista Gianni Palagonia, un poliziotto in missione in Albania, appunto; siamo in presenza di un romanzo che è però una storia vera, anche se chi scrive si firma sotto pseudonimo proprio per proteggere se stesso e i propri cari.
Gianni è un uomo tranquillo, posato, con la testa sulle spalle, divorziato con figli, che a un certo punto della sua carriera viene mandato a Tirana per motivi di lavoro.
L’impatto con questo Paese è forte e non può non spaesare Gianni: l’Albania, infatti, è rimasta indietro, rispetto all’Italia, di almeno 40 anni e questa arretratezza si sente tutta, tanto nelle comodità quotidiane (per dirne una: la luce va via spessissimo durante il giorno e tutti i giorni…) quanto, soprattutto, nella mentalità e nella cultura.
A lasciare sbigottito il nostro poliziotto italiano è infatti proprio l’apprendere che in questo Paese gli uomini ragionano e intrattengono rapporti con gli altri sulla base di codici di leggi tramandate da padre in figlio che contano di più della legge scritta, della legge dello Stato; Stato che, tra l’altro, è assolutamente assente e corrotto, colluso con gli uomini mafiosi, che reggono e dirigono le sorti del Paese, la sua economia, la politica, preferendo che esso resti nell’arretratezza, nonostante il regime dittatoriale sia ufficialmente finito, lasciando il posto ad una democrazia che, in realtà, fatica a svilupparsi e a “regnare” in tutta l’Albania, in special modo nei piccoli paesini.
Gianni fatica a credere che questi albanesi reagiscano alle offese in un modo che ricorda la Sicilia degli Anni ‘50/’60, ma è così: le offese gravi si puniscono con la vendetta, con la morte, anche a danno dei familiari (bambini compresi) dell’offensore, che se vuol sopravvivere deve rinchiudersi dentro casa e restarci vita natural durante.
E l’adulterio? La donna che tradisce è assolutamente da punire, ma non basta: la donna, in generale, è assolutamente sottomessa all’uomo (padre, marito, suocero), considerata “un otre” che deve solo sopportare: la sua vita non vale nulla e ci si aspetta che resti nell’ignoranza e nell’ombra.
Insomma, a regolare la vita quotidiana di una grossa fetta di albanesi è il cosiddetto Kanun, un codice di leggi tradizionali che in principio era semplicemente volto alla formazione e al mantenimento dell’unità del fiero popolo albanese, secondo principi di etica e fedeltà.
Ma si sa, non sempre certe buone intenzioni, davanti a sconvolgimenti politici e a periodi di anarchia, restano, quanto piuttosto spesso lasciano il posto a comportamenti violenti, ad abusi che pretendono di trovare una loro giustificazione nella tradizione dei padri, ma in realtà non è così.
Gianni è un siciliano che sa da dove viene, non ha dimenticato le proprie umili origini meridionali, ma si rende conto di come la società debba necessariamente evolversi, cambiare in meglio, cosa che non riesce a vedere nel popolo albanese, quando i suoi colleghi gli illustrano certe situazioni “medievali” ancora presenti.
Certo, Gianni capirà che non si può fare di tutta un'erba un fascio, e che non tutti hanno una mentalità retrograda e ristretta, anche se sono costretti a tenerne conto per non avere problemi,
Lo comprenderà bene quando conoscerà la bella e giovane Viola, sua teacher d’inglese, per la quale nascerà un interesse sincero, con l’intoppo però della diversa cultura e delle “riserve mentali” che entrambi, ma soprattutto lei, hanno reciprocamente.
Gianni è una persona che ama il proprio lavoro, lo esercita con diligenza e passione, ed ha un modo di ragionare aperto, franco, leale, ma anche appassionato, manifestando a volte tratti “da ragazzino”, in particolare quando sente che il suo cuore sta cominciando a battere all’impazzata per la sua bella insegnante.
L’Autore ci lascia camminare per le strade di Tirana, ci presenta numerosi personaggi, alcuni semplici, schietti, che rappresentano al meglio il bel popolo albanese, che va giustamente fiero della propria identità, e che ha tante buone qualità; ma ci sono anche personaggi corrotti, malavitosi, che vivono senza morale, avendo l’unico scopo di arricchirsi anche a danno dei propri connazionali.
E saranno inevitabili tristi storie di corruzione – in cui è implicata anche l’Italia, con i suoi loschi traffici -, di maltrattamenti verso donne e famiglie intere, un sistema sanitario che non funziona, la presenza continua ed ingombrante delle “mazzette” passate sottobanco per ottenere ciò che spetterebbe di diritto.
In tutto questo contesto particolare, che presenta tratti tanto sconvolgenti e oscuri quanto belli e affascinanti, Gianni continua il suo lavoro, la sua vita, guardando persone e luoghi e storie attorno a sé con lo sguardo curioso e meravigliato di chi vuol sapere, capire, partecipare alle vicende altrui, per intervenire, secondo quanto gli è possibile.
Il soggiorno in Albania darà modo al poliziotto di aprire gli occhi su tante cose, su alleanze pericolose che fanno vergogna al nostro Paese, ma potrebbe diventare per lui anche l’occasione propizia per dare una virata positiva alla sua vita affettiva.
Il ritratto che l’Autore ci dà dell’Albania dei nostri giorni è un ritratto onesto, crudo, senza peli sulla lingua, che non mira ad addolcire la pillola o a nascondere alcunchè di un popolo che si può definire “vicino di casa”, “amico” dell’Italia, ma con il quale i rapporti non sono stati e non sono sempre “giusti”, e a farne le spese sono troppo di frequente le persone indifese, innocenti.
Gianni piace perché è un uomo “normale”, non si presenta al lettore come un superuomo efficiente ma freddo, bensì come una persona solare, volenterosa, onesta, uno di noi insomma, il poliziotto di cui ci fideremmo ad occhi chiusi, che sa di cosa sta parlando, e lo fa in modo semplice e scorrevole, ma anche consapevole e diretto, “professionale”.
Un romanzo interessante, che ci avvicina ad una realtà che non è affatto lontana da noi, che ci è più vicina di quanto immaginiamo e, allo stesso tempo, ci è sconosciuta, non la conosciamo davvero ma spesso verso di essa nutriamo più pregiudizi che conoscenze oggettive.
Ecco, questo libro mi è piaciuto soprattutto per questo: perché mi ha permesso di fare un viaggio nella vicina Albania affinché ne scoprissi tanti lati, alcuni oscuri e poco piacevoli, certo, ma altri “buoni”, perché composti da gente onesta, ospitale, che nutre nel proprio cuore il desiderio e la speranza che nel proprio martoriato Paese le cose cambino e migliorino, prima o poi.
Consigliato… e non solo: domani ho una sorpresa per voi, proprio in merito a questo libro!