Gli scenari di Kate Morton sono sempre così affascinanti!
Ecco la descrizione della bella villa, purtroppo in stato di abbandono, che fa da sfondo alla storia fitta di segreti e misteri raccontata in "I segreti della casa sul lago".
Immagino l'antica e abbandonata casa come questa dell'immagine: elegante, con un bel giardino... ma anche inquietante ^^
fonte (immagine presa dal web) |
Sadie si lasciò sfuggire un fischio sommesso. «Che cosa ci fa una signora villa come te in un posto del genere?». Aveva parlato piano, ma la sua voce suonò strana e fuori luogo: un’intrusione nella profonda esuberanza naturale del giardino.
S’incamminò lungo la sponda del lago, diretta verso l’edificio, quasi attirata da una forza magnetica. Là dentro non viveva nessuno. Era difficile da spiegare a parole, ma quella casa aveva… un’aura particolare. Sapeva che era disabitata, punto e basta.
(…) Quando raggiunse la finestra, notò un’incisione nel telaio di legno. Delle lettere, una A e forse una E, intagliate rozzamente e tinte dalla muffa verde scuro. Seguì con le dita i solchi profondi, domandandosi oziosamente chi li avesse fatti. Dalla fitta vegetazione sotto il davanzale vide sporgere un pezzo di ferro ritorto, e scostando i rami scoprì i resti arrugginiti di una panchina. Si voltò e diede un’occhiata a quella specie di giungla che aveva attraversato. Difficile immaginare che un tempo qualcuno si fosse seduto comodamente lì, a contemplare quello che doveva essere stato un giardino curato.
La sensazione strana di poco prima, quasi minacciosa, era tornata, ma Sadie l’allontanò.
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La stanza sembrava congelata, il contenuto sospeso come se persino l’aria, il più implacabile degli elementi, fosse stato chiuso fuori: la sensazione era che là dentro si faticasse a respirare. E c’era dell’altro. Qualcosa che le suggerì che era tutto così da moltissimo tempo. All’inizio pensò fosse per colpa degli occhi affaticati, ma poi si rese conto che la patina opaca distesa su ogni cosa in realtà era polvere.
Adesso la vedeva distintamente sulla scrivania sotto la finestra, dove un raggio di sole metteva in luce lo spesso strato che rivestiva ogni oggetto: il calamaio, il paralume, la collezione di libri aperti sparsi qua e là. Ad attirare il suo sguardo fu un foglio in cima alla pigna; il bozzetto del viso di un bambino,un bel faccino dagli occhi grandi e seri e le labbra morbide con i capelli che scendevano ai lati delle piccole orecchie e lo facevano assomigliare (in realtà non era chiaro se si trattasse di un maschio o di una femmina) a un folletto dei boschi, più che a un essere umano. In alcuni punti il foglio era macchiato; l’inchiostro nero era sbavato, le linee decise diventavano indistinte, e in un angolo in basso c’era scritto qualcosa. Una firma, seguita da una data: 23 giugno 1933.
Un forte rumore e un rapido movimento alle sue spalle la fecero trasalire, tanto da sbattere la fronte contro il vetro. Due cani neri e ansimanti si fecero largo tra i rovi e presero ad annusarle i piedi."