Nuova recensione sul blog, giusto per non pensare al caldo che mi sta sfinendo.
Si tratta di un romanzo che, muovendosi sul filo dei ricordi e seguendo la scia dell'
odore del sangue e della polvere da sparo - lasciata da avvenimenti storici tristi e drammatici che hanno segnato il nostro Paese -, racconta al lettore storie di vita che si intrecciano con vent'anni di Storia italiana, dal periodo post-bellico ai difficili anni Sessanta/Settanta, caratterizzati, purtroppo, da una serie di attentati terroristici.
L'ODORE DELLA POLVERE DA SPARO
di Attilio Coco
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Ed. Spartaco
270 pp
11 euro
2015 |
"In quel palcoscenico del dramma che prendeva vita quel giorno lui era ormai un attore".
Siamo a Potenza ed è il
29 aprile 1947.
Il giovane adolescente
Gianni Ceccante è a scuola, impegnato in una lezione di latino col professor Lodovico Marotta, che - seppur distratto e visibilmente preoccupato - sta spiegando il brano dell'
Eneide con protagonista Didone.
La mattinata procede uguale alle altre fino a quando non accade qualcosa che segnerà quella giornata, oltre che la vita stessa di Gianni.
E' una mattinata piovosa ed è il giorno in cui qualcosa ebbe inizio.
"Il confuso destino di un Paese. Un dramma per molti. La rivelazione per due ragazzi. E, intorno a loro, tutto come alla deriva in un mare di sangue".
E' il giorno della strage, degli spari, della urla, della paura, dell'innocenza perduta; è il giorno della manifestazione di una folla contadina che, scesa in piazza contro la fame e la disperazione che dilaga nelle campagne, tenta di occupare la Prefettura., ma accade un fatto inaspettato: la polizia apre il fuoco sparando in alto.
La folla fugge. Vengono sparati altri colpi di arma da fuoco che uccidono uno studente liceale e feriscono 14 dimostranti.
All'uscita da scuola, nella calca di gente che scappa e grida a causa degli spari e dei feriti, Gianni ritrova l'ombrello e la borsa del prof. Marotta per terra; aiutato dal compagno di scuola, Camillo, chiamato "Diavolorosso", per il colore dei capelli e per il caratterino ribelle e forte, riesce ad incontrare l'insegnante nella libreria di un certo Livio e a restituirglieli.
Gianni si ritrova nello spazio stretto e piacevole della libreria in compagnia del buon libraio e di sua moglie Silvana, dello stesso Marotta e dell'orologiaio Brancucci e comprende che quello non è semplicemente un luogo in cui acquistare libri, ma è soprattutto un ritrovo per chi ha idee politiche non ben viste dalla maggioranza.
Gianni apprende che Marotta e gli altri adulti presenti - e anche Diavolorosso - sono degli
anarchici, con idee rivoluzionarie, che portano avanti
principi di libertà, giustizia, ma non di quelli di cui lo Stato (cosiddetto) democratico post-fascista si fa larga la bocca, ma quei
principi che vogliono trasformarsi in azione, per garantire agli umili, al popolo, di vivere in maniera dignitosa, liberi di poter manifestare per cambiare ciò che non va, di potersi riunire con chi la pensa allo stesso modo... senza che questo scateni le ire dello Stato.
Ma non era terminata l'epoca fascista, in cui queste libertà fondamentali erano venute meno? Sono due anni che la guerra è finita, ormai siamo in democrazia, no?
Più facile dirlo che vederlo realizzato; Lodovico lo sa:
nulla è cambiato dopo la caduta del fascismo, perchè
questa terribile "malattia" ancora serpeggia ed è presente nella società, a cominciare dagli stessi uomini che hanno cariche istituzionali.
Eppure, a guerra finita, tutti ci avevano creduto al sogno della democrazia:
"...noi tutti abbiamo creduto che qualcosa fosse finalmente finito per sempre. Un nuovo modo di vivere nella libertà e in un Paese - in un mondo - libero. Lo volevamo."
e tutti si sentivano pronti a lavorare per ricostruire il Paese e far sì che il Sogno divenisse realtà.
Ma purtroppo, dice amareggiato Marotta, tutte le volte che ci sarà voglia di cambiamento sarà inevitabile sentire sempre quest'odore di polvere da sparo e sangue.
Queste conversazioni segneranno Gianni e in un modo nell'altro, e tanto nella sua vita quanto nel corso della narrazione, i riferimenti alle diverse stragi di innocenti (in Italia e non solo) e alle responsabilità attribuite agli anarchici (e soltanto a loro..., ignorando qualsiasi responsabilità "nei piani alti") saranno presenti, quasi a ricordarci che quell'odore dolciastro di polvere da sparo non smette di passare sotto le narici dei personaggi di questa storia e che ogni volta che si sente, forse qualcosa sta cambiano nel nostro Paese, nel bene e nel male.
Il palcoscenico cambia: da Potenza a Roma
"Una città accogliente indolente. Non hai mai l'impressione di essere uno straniero, ma non provi neppure quella sensazione intima di essere a casa. (...) Roma non ti caccia, ma se te ne vai non fa niente per trattenerti e non avrà mai nostalgia di te".
Gli anni passano, Gianni cresce, si allontana da quella città non ricca di grandi opportunità e, incoraggiato da una madre sensibile e saggia, prova a cercare la propria strada nel mondo, studiando e diventando un attore, bravo ed affermato.
Durante uno spettacolo conosce una donna, bella e misteriosa, che si fa chiamare
Alejandra, la Maga.
La ragazza è un'anima fragile, complessa, dolce e disperata, la cui esistenza è segnata da ossessioni e paure, dettate da immagini che vengono da un futuro che insanguinerà l'Argentina, terra verso cui è attratta dall'amore per un uomo e da un destino feroce.
L'incontro con questa giovane donna sarà importante per Gianni, e ancora una volta le loro vite si intrecceranno con altre storie e altre stragi, altri eventi drammatici (che lasciano i confini italiani per approdare in Spagna, in Argentina...) caratterizzati anch'essi da quel persistente odore di polvere da sparo, di sangue, di morti innocenti.
"Mi giro intorno e mi pare davvero di sentirlo il suono di quello che è il vento della Storia".
L'epilogo si svolge a
Torino, dove Gianni spopola in teatro, e a narrarci i fatti è un amico di Gianni, lo scrittore Pietro Mattei, che con piglio nostalgico si inserisce nella storia come a "chiudere il cerchio", mettendo insieme i pezzi del mosaico riguardanti coloro che hanno fatto parte del passato di Gianni.
E' un romanzo di piacevole lettura, scritto con un linguaggio chiaro e molto accurato, attraversato da una vena mesta e malinconica (come spesso accade quando si ricorda il passato) in cui la Storia si intreccia con le piccole storie individuali, segnandole, cambiandole, formandole; il Gianni ragazzo è buono, intelligente, ricettivo, timoroso di dire la propria e di seguire i propri sogni (per paura di deludere il padre) ma, grazie ad una figura materna positiva, coraggiosa, saggia e sensibile verso la personalità e le inclinazioni del figlio, troverà la sua strada. Lo incontriamo dopo vent'anni, quando è già un attore di successo e un uomo solitario, di poche parole, pronto ad ascoltare e a farsi travolgere dalla storia dell'enigmatica e dolce Alejandra.
Si toccano temi politici, quali le ideologie fasciste e le loro conseguenze, il loro permanere in seno alla società nonostante la nascita della democrazia, i movimenti anarchici e rivoluzionari degli Anni '60/'70, le responsabilità socio-politiche e morali loro attribuite in merito alle stragi di quegli anni.
Lodovico Marotta è un personaggio che piace per la passione che mette in ciò che crede, per il coraggio di esporre le proprie idee a prescindere dalle conseguenza, come ci piace la mamma di Gianni, per il suo atteggiamento comprensivo e incoraggiante verso il figlio.
Se questo genere di narrativa è nelle vostre corde, vi incoraggio a leggere "L'odore della polvere da sparo", un libro scritto bene e interessante per trama e personaggi.
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4. Un libro che ti è venuta voglia di leggere
dopo averne sentito parlare da un amico |