lunedì 17 aprile 2017

Curiosità letterarie: Winifred Holtby (1898-1935)



Un personaggio menzionato in "Generazione perduta" perchè amica della protagonista, Vera Brittain, è Winifred Holtby.

Daily Mail
Winifred Holtby (1898-1935) è stata una scrittrice, giornalista, pacifista e femminista, ricordata per il suo noto romanzo Ritorno nel South Riding (col quale ha vinto postumo il James Tait Black Memorial Prize nel 1936), in parte basato sulle esperienze della Holtby come insegnante, sui suoi ricordi d'infanzia e sulle esperienze nell'East Riding.
Il nome di Winifred Holtby è collegato a quello di Vera Brittain, che ha parlato della loro amicizia in "Testament of youth".

Nata a Rudston, nello Yorkshire, durante la sua prima infanzia Winifred ha sviluppato un grande amore per la campagna, per la sua gente e il suo paesaggio, ritratti nelle sue novelle.
La madre incoraggiò la figlia a scrivere poesie sin quando questa era un'adolescente.

Si iscrive nel 1917 a Somerville College, uno dei college femminile di Oxford, ma interruppe la sua carriera universitaria per lavorare in una casa di cura di Londra e servire come volontaria ausiliaria.
Nel 1919 torna ad Oxford per terminare i suoi studi di storia e nel 1921diventa una delle prime donne a ricevere un diploma dall'università.

Mentre è a Oxford incontra Vera Brittain, con la quale intreccia una forte amicizia, dopo un iniziale antagonismo .
Quando Brittain sposa il politologo George Catlin, lei continua a vivere con la coppia.
Dopo la laurea Holtby ha lavorato come giornalista, scrivendo per il Manchester Guardian, Daily Express, Evening Standard, Good Housekeeping, e News Chronicle.
Nel 1926 divenne direttore del Time and Tide, un settimanale femminista. Il suo primo romanzo, Anderby Wold, uscì nel 1923.

Oltre alla scrittura, Holtby si dedica a cause sociali e questioni internazionali.
Nel 1926 Holtby trascorre sei mesi in Sud Africa, dove impara a conoscere le condizioni dei nativi sudafricani, cominciando a parlare a favore della sindacalizzazione dei lavoratori neri.

Come Brittain, Holtby credeva che tutta la scrittura dovesse avere uno scopo dietro. I protagonisti dei romanzi di Holtby erano spesso donne volitive e coraggiose, che rifettevano le sue esperienze e i punti di vista femministi.
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Altre opere di Holtby includono uno studio critico di Virginia Woolf (1932); Women in a Changing Civilization (1934), una storia sul movimento delle donne che è stato un successo commerciale.
La corrispondenza di Winifred Holtby con Vera Brittain è stata raccolta in Letters to a Friend (1937).

La raccolta postuma di poesie, intitolata The Frozen Earth and Other Poems (1935), è stata completata da Vera Brittain.

Holtby soffriva di una malattia al cuore, che a poco a poco le tolse ogni energia. Quando nel 1932 ebbe un crollo fisico, le fu detto che era solo stanchezza a causa di  troppo lavoro. Solo successivamente le fu diagnosticato il morbo di Bright (una malattia renale).

Holtby è morta il 29 settembre 1935, riuscendo a completare South Riding, pubblicato con l'aiuto di Vera, suo esecutore letterario.
South Riding ha come protagonista la figlia di un fabbro alcolizzato, Sara Burton, che è riuscita a emanciparsi diventando un’insegnante a Londra e nelle scuole per missionarie del Sud Africa.
Quando decide di tornare nella sua contea d’origine, il South Riding, lo fa per candidarsi a guida della scuola superiore femminile, ma trova opposizione nell'aristocratico Robert Carne.
Lottando contro il fascino dell’orgoglioso Robert, le beghe e i sotterfugi amministrativi della Contea e le difficoltà portate dalla depressione economica, Sarah si impegnerà comunque a dare alle proprie allieve una speranza per il futuro.
Considerato un classico della letteratura inglese, venne trasposto in un film nel 1938 per la regia di Victor Saville, e in una mini serie televisiva della BBC di grande successo diretta nel 2011 da Andrew Davies.


Somerville College Blogs!


domenica 16 aprile 2017

Novità Metropoli d'Asia: "Pavana per una principessa defunta" di Park Min-gyu



Con uno stile caratterizzato da continui rimandi tra il presente e il passato e frasi spezzate come la memoria dell’io narrante, Park Min-gyu affronta con sguardo ironico e incisivo la frenesia della società contemporanea e i suoi miti di progresso. 


Pavana per una principessa defunta 
di Park Min-gyu

Ed Metropoli d'Asia
B. Merlini
336 pp
Euro 15,00
Il protagonista di questo romanzo, segnato dalla separazione dei genitori (il padre, un bellissimo uomo diventato star del cinema, ha abbandonato lui e la madre, una donna dall’aspetto insignificante), conduce un’esistenza inconcludente. 
rova lavoro nel parcheggio di un grande magazzino, dove conosce una ragazza molto brutta e stringe amicizia con un collega più grande di lui che ama molto filosofeggiare e bere birra. Siamo a metà degli anni Ottanta a Seul, un periodo di boom economico. 
Il protagonista, che ha ereditato la bellezza dal padre, si avvicina alla ragazza, e lentamente nasce un rapporto sempre più profondo e delicato. 
Con la complicità del collega, si crea un terzetto che trascorre insieme la maggior parte del tempo libero, in un viaggio di conoscenza reciproca e di amicizia bruscamente interrotto dal tentato suicidio dell’amico e dall’improvvisa partenza della ragazza. 
La ritroverà dopo molte ricerche: la storia sembra destinata al lieto fine, ma un tragico incidente spezzerà questo sogno, che però riprenderà qualche anno dopo, sotto altre forme, in un gioco di prospettive e punti di vista discordanti dove niente sarà più come sembrava un tempo. 


Se in quel momento non mi avesse stretto la mano e non avesse posato piano la sua testa sulla mia spalla... non sarei stato capace di respirare, né di aprire gli occhi in quel mare profondo dove non c’erano più pesci. Appoggiati l’uno all’altra, non parlammo più, ascoltammo semplicemente la musica, con un auricolare a testa. Let me take you down, ’cause I’m going to Strawberry Fields. Nothings is real and nothing to get hung about. Strawberry Fields forever.

Non esiste un luogo eterno, come non esiste un uomo eterno, ma quella notte cominciai a credere che determinati ricordi possano esserlo. Quell’autobus procedeva in direzione di Seul lento come un carretto... All’interno l’aria era pesante e si percepiva una puzza di sterco di cavallo e di piedi, dato che un passeggero si era tolto le scarpe. Percepimmo quell’odore come se fosse stato sprigionato dai nostri corpi. Usciti dalla stazione dei pullman, le abbottonai il cappotto fino al collo, poi attraversammo il piazzale e il passaggio sotterraneo avvolti dall’oscurità, infine prendemmo un altro autobus per rientrare a casa. Non brillava nessuna luce colorata, ma per me, in quel momento, la notte rappresentava il Natale. Era Natale.

L'autore.
Park Min-gyu nasce nel 1968 a Ulsan, una piccola città della Corea del Sud. Il suo esordio letterario risale al 2003, anno in cui pubblica due romanzi che ottengono prestigiosi riconoscimenti. Per il suo stile non convenzionale, il senso dell’umorismo e la critica alla società consumistica, è considerato uno degli autori coreani più interessanti della sua generazione. Ha vinto molti premi letterari, tra cui: Munhakdonge New Writer’s Award (2003), Hankyoreh Literary Award (2003), Yi Hyo-seok Literary Award (2007), Hwang Sun-won Literary Award (2009) e Yi Sang Literary Award (2010).

sabato 15 aprile 2017

NOVITA' IN LIBRERIA (aprile 2017)



Cari amici, in questi giorni non sono a casa e i post che vedrete sono stati programmati.
Augurandovi di trascorrere delle serene festività, vi lascio qualche... "novità in libreria".

“La morte di qualcuno può dare inizio alla nascita di qualcun altro”. 
In questa frase è racchiusa tutta la profondità di questo romanzo, che segna l’esordio nel mondo editoriale di Daniela Ippoliti con Bibliotheka Edizioni. 

Può la vita di un giovane interrompersi all’improvviso? Purtroppo succede ed è realtà attuale e tristemente diffusa. Un incidente stradale la spezza per sempre, e cambia quella di chi resta.


Il giardino di Mattia
di Daniela Ippoliti



Bibliotheka Edizioni
pagg. 160 
11 euro

Mattia è un ragazzo di diciannove anni come tanti, con una vita normale, degli amici normali ed una famiglia altrettanto normale, fino a quando tutto tragicamente si interrompe per sempre perché Mattia muore in un incidente stradale con il suo scooter. 
Per cercare di sopportare il dolore per la perdita del loro amico e nel tentativo di trasformare un posto dove è arrivata la morte in un luogo dove poter ritrovare un po’ di vita e di allegria, gli amici di Mattia decidono di creare un piccolo ma attrezzato giardino nella piazza dove il ragazzo ha avuto l'incidente mortale. 

Andando a scomodare la teoria sociologica sui ‘sei gradi di separazione’, il libro racconta di come l'esistenza di ognuno di noi sia spesso legata, tramite un filo invisibile, all’esistenza di un altro individuo e come l'aiuto che ci serve possa giungere da ogni direzione, anche la più impensabile.
L’autrice
Daniela Ippoliti è nata a Roma nel 1964, dove vive attualmente insieme a suo figlio. Laureata in medicina e chirurgia presso l'Università di Roma La Sapienza e specializzata in dermatologia, lavora da molti anni presso un famoso istituto dermatologico della capitale. “Il giardino di Mattia” è il suo primo romanzo.




Passiamo al secondo romanzo.

Tra giochi linguistici, invenzioni surreali e scenari onirici, I sogni di Martino Sterio è un viaggio alla scoperta del potere dei nostri sogni e delle nostre fantasie.
Peccati capitali e autori maledetti, sogni lucidi e profezie inquietanti. 
Scarica QUI la mappa ufficiale del romanzo più fresco e innovativo dell’anno!

I SOGNI DI MARTINO STERIO
di Giulio Xhaet


Ed.Electa Young
276 pp
16.90 euro
E se il racconto più famoso al mondo, una di quelle fiabe che vi hanno raccontato più volte da piccoli, nascondesse un segreto terribile? 
È a questa domanda che il giovane Martino deve trovare risposta.
Altrimenti finirà prigioniero dei suoi stessi sogni, che da qualche tempo lo vedono protagonista di bizzarre versioni di Alice nel Paese delle Meraviglie e Attraverso lo Specchio. Sophie, una misteriosa francese in Erasmus, spiega a Martino come le opere di Lewis Carroll possano rivelarsi testi maledetti, attraverso un’oscura profezia nascosta da generazioni. 
Se fosse la verità, le persone inizierebbero a “vivere i propri sogni e sognare la propria vita”, contagiandosi a vicenda nella condizione di “senz’anima”. 
Sarà l’inizio di un’incredibile avventura che porterà un manipolo di ragazzi nei meandri di un paese sperduto d’Inghilterra. Dove leggende dimenticate e legami famigliari inaspettati troveranno un epilogo sconvolgente. 

venerdì 14 aprile 2017

Recensione: GENERAZIONE PERDUTA (Testament of Youth) di Vera Brittain



L'accurata e viva testimonianza di una donna la cui gioventù - insieme a quella di milioni di uomini e donne del suo tempo - è stata spezzata dai terribili e sanguinosi anni della Grande Guerra.


GENERAZIONE PERDUTA
(Testament of Youth)
di Vera Brittain



"Oggi, ogni volta che penso alla guerra, non è in estate ma in inverno; la vedo sempre in termini di freddo, buio e scomodità, e poi immagino un intermittente calore di eccitazione che ci faceva esultare, in maniera 
del tutto irragionevole, nel freddo, nel  buio e nella scomodità. Il suo simbolo più adeguato, per me, è una candela fissata nel collo di una bottiglia, con la sua piccola fiamma che tremola in una corrente d'aria fredda come il ghiaccio e che tuttavia crea un'illusione in miniatura di luce, contro un'opaca e infinita oscurità."


E' il 1933 quando viene pubblicato “Testament of Youth” di Vera Brittain, la donna che si fa portavoce di una storia, vivida e sincera, che non è solo la sua, quella personale e della sua famiglia o dei suoi amici, ma è la storia di una generazione: la generazione perduta, quella spazzata via dalla grande guerra, che ha visto sogni e speranze barbaramente frantumati, e vite recise su campi di battaglia.

Conosciamo, quindi, in questo suo "testamento" autobiografico, la giovane Vera che nel 1914 si affaccia alla giovinezza: è brillante, anticonformista, dalle idee decisamente femministe, dal temperamento ribelle e convinta a non sottomettersi alla buona società londinese che ha deciso che essere una moglie gentile e una madre paziente è il massimo dell'aspirazione per ogni "brava ragazza": no, lei vuole studiare, ambisce a diventare scrittrice e per adesso il suo obiettivo è passare gli esami per essere ammessa all'esclusivo e selettivo college di Oxford: ci riesce e in fondo neppure lei sembra sapere come.

Vera è molto legata a suo fratello Edward, violinista e ragazzo placido e sensibile; ama discorrere di letteratura e poesia e quando conosce un amico del fratello, Roland, sente che - contrariamente ai suoi preconcetti legati all'amore e alla vita di coppia - qualcosa li lega profondamente man mano che trascorrono del tempo insieme e si scrivono lettere in cui parlano di svariati argomenti, anche di tipo filosofico e spirituale.
Insomma, due anime sensibili che si incrociano e sembrano fatte l'una per l'altra.
Ma il terribile spettro della Prima Guerra Mondiale è lì che ad attenderli e a stravolgere la vita di tutti, in Europa (e non solo).

Nei primi mesi, con l'egocentrismo e la leggerezza dei suoi vent'anni, Vera considera la grande guerra soprattutto una scomoda interruzione delle proprie attività, un imprevisto che scombina un po' i piani di tutti, ma la portata degli eventi che stanno travolgendo l'Europa diventa presto chiara: la devastazione non è solo materiale, ma anche psicologica e spirituale.

Lasciata Oxford, Vera decide di non starsene con le mani in mano, al sicuro tra le pareti del college o a casa con gli apprensivi genitori, ma fa la nobile scelta di servire come infermiera volontaria (Vad) la patria; così andrà prima a Londra, poi a Malta e infine in Francia e vedrà da vicino le conseguenze di una guerra atroce, che semina  dolore, distruzione, violenza, mutilazioni, odio. Morte.
E ad aggravare l'ansia nel cuore di Vera è la consapevolezza che a rischiare la vita non sono solo "gli altri", gli estranei, ma le persone amate: Edward, il fidanzato Roland, gli amici più cari - Victor e Geoffrey - vanno al fronte a combattere, e da loro Vera riceve lettere e notizie drammatiche ma, finchè ne riceve, significa che essi sono vivi e questo, per quanto non mitighi ansie e paure al pensiero di ricevere "la più brutta delle notizie", la trattiene dal gettarsi nella disperazione più nera.

E' possibile per lei e l'amato Roland immaginare un futuro radioso, tentando di guardare oltre lo sfacelo bellico? Sono belli, giovani, pieni di speranze, e ci provano a sognare!

"«Tutto ciò che ci rimane è aspettare, fare il nostro dovere e sperare» mi aveva scritto da Maldon la sera del giorno in cui ci eravamo detti addio. «Ma io tornerò, mia cara. Lascia che sia “quando” e non “se”. Per il momento nulla è completato, ma la scorsa notte, per quanto sembrasse irreale, deve avere il suo epilogo. Verrà il giorno in cui vivremo la passione della nostra poesia... proprio come l'abbiamo sognata.»
Gli risposi con determinazione e con la stessa fiduciosa speranza: «È terribile che sul tuo difficile cammino io non possa fare nulla per aiutarti ad affrontare quella Morte che incontrerai tanto spesso. Ma quando combatterai coraggioso contro la paura, come so che farai, affronterò anch'io quella stessa paura, così potrò essere con te almeno nello spirito... Arrivederci, mio caro, ti amo con tutto il cuore»."

Ma la guerra è crudele e non guarda in faccia nessuno, non fa sconti ai giovani, non ha pietà dei loro sogni, desideri, ambizioni, sentimenti... e purtroppo la morte busserà impietosa e chiederà il conto a tanti giovani soldati (e alle loro famiglie, che avrebbero "solo" desiderato riaverli a casa sani e salvi), recidendo la loro vita bruscamente e ingiustamente.

Che ne è del loro eroismo, del loro slancio patriottico, della loro (sciagurata? ammirevole?) voglia di combattere per la propria nazione contro il Nemico?
Ma poi chi è questo nemico? Il singolo soldato contro cui si imbracciano le armi è davvero il nemico da abbattere, senza che lo si conosca e lo si odii...? Come se coloro che sono dall'altra parte della trincea non fossero ragazzi con le stesse passioni, aspirazioni, amori, famiglie, timori...!


"Per me, come per tutto il mondo, la guerra è stata una tragedia e un'enorme sciocchezza, uno spreco di giovinezza e di tempo. Ha tradito la mia fiducia, deriso il mio amore e rovinato la mia carriera..." 

Davanti al mostro della guerra si è impotenti, consapevoli di come essa sia una macchina mortale troppo grande, che travolge ad occhi chiusi, furiosi, generando soltanto brutture, ammazzando esistenze e felicità, e anche dopo che sarà finita... cosa resterà ai vinti e ai vincitori?

Di fronte all'ammasso di devastazione e macerie - materiali e non solo - da ricostruire, i vincitori saranno davvero tali? E cosa c'avranno guadagnato..: l'oppressione nei confronti dei perdenti?
Questo è progresso? E' libertà? E' la vittoria dell'umanità?

Vera vuol essere una brava infermiera e soccorrere come meglio può i poveri feriti che le capitano sotto le mani, anche perchè in ognuno di essi ella vede riflesso il volto degli amati Edward, Roland, Vic, Geoffrey...

Quanto dolore in quegli anni dovrà affrontare, ingoiare lacrime che pretendono di uscire e che lei cerca inutilmente di trattenere perchè il dovere la chiama!

E quando questa interminabile guerra finirà..., che ne sarà dei sopravvissuti?
Sopravvivere a tutto e tornare a un nuovo genere di ''normalità'' non sarà facile, perchè Vera (e chissà quanti come lei) si sentirà un pesce fuor d'acqua, come se questi quattro anni l'avessero invecchiata, caricandola di pesi, tristezze, ricordi dolorosi e troppo gravosi, che l'appesantiscono e la rendono inadeguata a ritornare a vivere in una società che pretende di essere "rinnovata", ma di cui lei non sente più di essere parte, perchè quella cui apparteneva è stata falciata via.

Che ne sarà di lei, Vera, privata degli affetti più cari? Potrà mai ritrovare la voglia di vivere una vita che non sia inquinata dal ricordo delle brutture di quegli anni in cui il suo cuore non ha fatto altro che temere e tremare ogni giorno e ogni notte al pensiero che da un momento all'altro potesse arrivare la dolorosa notizia "E' morto tuo fratello" "...il tuo fidanzato"...? Sarà possibile un'esistenza senza questi pensieri tremendi, un domani privo della paura di essere separata  improvvisamente e ancora una volta da chi si ama?

Ma tanto Vera quanto tutti coloro che usciranno vivi da quel periodo buio, che avranno il privilegio di guardare il "dopo", dovranno prendere la decisione di non seppellire se stessi, la propria anima, sotto i cumuli di macerie lasciati in eredità dalla guerra, come verrebbe naturale fare, stanchi e spossati come si è, logorati da un conflitto mondiale che sembrava non dover avere mai fine.

La guerra ha lasciato tanti fantasmi dietro di sé, i fantasmi delle persone amate che non ci sono più. Dare a se stessi il dono di guardare al futuro, di cercare nuove relazioni, emozioni, esperienze... è un tradimento verso i morti o un modo per onorare il loro sacrificio?
Pensieri come questi tormentano Vera, che sente di non avere più diritto alla felicità e a una vita piena.

Eppure. dopo una risurrezione difficile ma necessaria, divenuta scrittrice e giornalista, Vera comincia a raccontare non soltanto la disillusione e il dolore, ma anche il cammino di maturazione delle idee per le quali ha combattuto tutta la vita, armata solo della sua penna: pacifismo e lotta per i diritti delle donne.

"Non è intrecciando insieme le rime... è col sangue del cuore che dovrai  scrivere, se anche le guance ti resteranno pallide, nessuno lo saprà, ma solo così quel canto sarà degno di essere intonato. (...) tu hai già pagato un prezzo molto alto, e alla fine, nella vita come negli affari, otteniamo la nostra ricompensa. Può darsi che non sia una fama transitoria e nemmeno una fama durevole, ma di sicuro sarà la forza che solo la sofferenza può dare... il coraggio, la comprensione e quell'ispirazione che è il dono più grande al mondo, più di qualsiasi altra cosa... più grande persino della gioia.»" 

Vera vuol lasciare al mondo qualcosa di sè: un testamento che racconti di come gli avvenimenti che hanno infestato il mondo nel '14-'18 abbiano spezzato e spazzato un'intera ed innocente generazione di giovani ignari di ciò cui andavano - loro malgrado - incontro, con la speranza che queste esperienze di vita e di sofferenze aiuti le generazioni successive a non combattere contro altri uomini per vincerli e opprimerli, ma ad impegnarsi per stabilire la pace, perchè questa triste macellazione di vite non si ripeta.

Ahinoi, non passerano vent'anni... che la tragedia, di proporzioni mondiali, si ripeterà eccome, a dimostrazione del fatto che l'uomo non sempre impara dagli errori di chi l'ha preceduto; anzi, ne commette di nuovi e di più mostruosi.

Considerazioni.

E' stata una lettura lunga, non soltanto perchè è il romanzo a non essere brevissimo, ma perchè lo stile di scrittura mi è risultato un po' pesante e mi ha rallentato non poco; non è tanto il fatto che sia fin troppo dettagliato, perchè ci sta che l'Autrice - che ha ricostruito il passato sia facendo appello alla propria memoria, che attraverso le lettere scambiatesi con amici e famigliari - abbia voluto darci un resoconto accurato di ciò che ha vissuto..., ma è che ho trovato non di rado la narrazione un tantino "asettica", piatta, come se stessi leggendo una cronistoria e non un memoriale personale.
L'ho trovato - in certi momenti - poco coinvolgente dal punto di vista emotivo, nonostante l'Autrice/protagonista cerchi di raccontarci pensieri, stati d'animo, timori, speranze, anche trascrivendo intense poesie (sue e non) e significativi passaggi letterari (anche brani tratti dalle Scritture); come dicevo, non sono mancati momenti in cui ho avvertito che il ritmo si facesse troppo lento e lì il mio interesse calava inevitabilmente, ma ciononostante vi dico che è un libro che merita di essere letto, perchè è una testimonianza reale e lucida del punto di vista di una giovane che ha attraversato quegli anni difficilissimi, ricevendone sì sofferenza, solitudine..., ma anche la forza per dare un senso diverso e più profondo alla propria esistenza dopo la guerra.

Vi lascio con qualche foto dei personaggi.



blighty-at-war.net

blighty-at-war.net


Daily Mail
Roland




giovedì 13 aprile 2017

Recensione: LA SPERANZA DEI VINTI di Michele Rampazzo



Un giovane scrittore italiano si risveglia in una Londra infestata da un'epidemia sconosciuta e da zombie infetti e pericolosi; l'unico suo vero obiettivo è cercare di sopravvivere e a dargli la forza necessaria è l'amore per la sua fidanzata.


LA SPERANZA DEI VINTI
di Michele Rampazzo



 Intrecci Edizioni
274 pp
15 euro
2016
"Che sciocchi siamo!" esclamò. "Ci abbandoniamo ad apettative futili, ci aggrappiamo all'unico fragile appiglio che ci viene offerto pur di non sbirciare di sotto, e ci convinciamo che in qualche modo possa reggere. Non toccherà a me, così ci diciamo se succede qualcosa di brutto, e così ci stiamo ripetendo senza sosta da quasi tre giorni, ormai. Perciò, incontrando qualcuno che ha deciso di arrendersi, di guardare giù, lo biasimiamo come se questo potesse dare più forza ai nostri appigli. Non accettiamo di vedere che tutto ciò che abbiamo ci può essere strappato via in qualsiasi momento. Non vogliamo vedere che la nostra è solo la speranza dei vinti".


Giorgio, giovane scrittore, è a Londra col suo agente Vittorio, per motivi di lavoro; quando si sveglia, una mattina, in una stanza d'albergo, ha la sensazione di vivere un incubo.
Vittorio non c'è ma gli ha lasciato un biglietto in cui gli ordina di non mettere il naso fuori dall'hotel; lui intanto è corso in aeroporto e lo chiamerà appena troverà un volo.
Perplesso, Giorgio dà un'occhiata dalla finestra all'esterno, e dopo essersi accertato che, purtroppo, le reti telefoniche non funzionano, si accorge che in strada c'è il caos totale: i trasporti sono bloccati, le sirene suonano impazzite e strani individui si aggirano, sinistri e claudicanti. Non sono morti ma non sembrano neppure viventi nel senso squisito del temine. Sono forse zombie...?
Man mano che i minuti passano, Giorgio si convince a lasciare l'albergo e a scendere in strada; scopre così che è scoppiata un’epidemia tanto violenta che obbliga le persone a girare con indosso una mascherina per evitare il rischio di un contagio assicurato e mortale.

Il ragazzo è terrorizzato, non sa che fare, gli sembra di vivere un brutto sogno ma una cosa lo spinge a non restarsene con le mani in mano: deve capire se questo "gran casino" riguarda solo Londra o se tale epidemia sta colpendo altri Paesi; ma soprattutto, come sta la sua fidanzata Alessia, che lui ha lasciato a Verona? Il cellulare non prende e non c'è modo di mettersi in contatto con lei; a Giorgio non resta che sperare che intanto la ragazza se la stia cavando.

Mentre i pochissimi sopravvissuti si accalcano in cerca di spiegazioni e imperversa la rigida e un po' folle legge marziale, Giorgio sfugge - con un po' di fortuna e grazie ad aiuti inaspettati - ai controlli dell’esercito e decide d’intraprendere il suo viaggio personale per tornare a casa, con la speranza di trovare i propri cari e il suo amore in vita e in salute.

Si arma quindi di coraggio e di uno sfollagente (rubato a un poliziotto morto) e comincia la sua avventura verso la sopravvivenza; lungo il tragitto, incontra tante persone disperate come lui, se non di più; da alcuni dovrà stare in guardia, da altri riceverà quel minimo di incoraggiamento necessario per credere che è possibile non soccombere alla malattia e al mondo impazzito.

L'epidemia sta mietendo vittime, non solo perchè tantissimi infetti muoiono, ma ancor di più perchè chi non muore, come dicevamo prima, resta ammalato pur non essendo più un "vero essere umano", ma acquisendo le sembianze di un "morto vivente", di uno zombie, tanto nell'inquietante e rivoltante aspetto fisico, nel fetore di cadavere emanato, quanto nel modo di agire "animalesco" (seppur con sprazzi di umanità, come se la memoria dell'infetto avesse ancora un qualche ricordo della "vita precedente", prima della malattia).

Giorgio deve lottare con tutte le sue forze per preservare la propria vita e quella delle persone che incontra via via, durante il cammino; tra queste c'è una giovane donna, Sarah, con cui condividerà giorni intensi, e tra baruffe e sguardi d'intesa, i due si alleeranno per scappare dai famelici e ributtanti zombie e trovare una via d'uscita per raggiungere ciascuno la propria meta.

Sarah è una ragazza determinata, con molto senso pratico, dalla lingua pungente, un po' scostante eppure sensibile e capace di capire al volo i pensieri e i sentimenti di Giorgio, che inizialmente la trova indisponente e cinica; in realtà, la situazione particolare che si ritrovano a vivere e condividere fa sì che tra loro si instauri un legame molto stretto, di profonda empatia e solidarietà, come spesso accade quando si vivono condizioni drammatiche e pericolose con altre persone con le quali, seppur estraneee, ci sentiamo uniti da quel destino comune che si sta affrontando in mezzo a non poche difficoltà.

Giorgio, che caratterialmente è un tipetto a volte un po' arrogante e permaloso, sarà costretto, dalla straordinaria situazione che sta vivendo, a tirar fuori tutto il sangue freddo, la maturità, il coraggio che ha - e anche ciò che non sapeva di avere - per raggiungere il proprio scopo, cioè tornare sano e salvo dalla sua Alessia, e soltanto la speranza che lei sia ancora viva e che lo stia aspettando gli dà la forza necessaria per superare le enormi difficoltà che incontrerà, lui e i suoi sempre diversi "compagni di viaggio".

"I vinti hanno bisogno di quell'ultimo sprazzo di fede, altrimenti la follia ci prenderebbe tutti".

"La speranza dei vinti" è un romanzo fantascientifico con uno sfondo apocalittico/catastrofico, molto coinvolgente, con un ritmo sempre incalzante, ricco di dettagli che rendono vive le situazioni vissute dal protagonista e dai suoi amici; la trama è avventurosa, dinamica, e seguiamo le vicende di Giorgio con interesse, avvertendo la sua stessa tensione nei momenti più complicati, in un susseguirsi veloce di colpi di scena ed episodi pieni di'imprevisti.

Una cosa che emerge dalle pagine di questo libro, e che mi è piaciuta molto, è l'aspetto umano della storia, nel senso che l'Autore non si sofferma soltanto sulla serie di accadimenti rocamboleschi e incredibili che accadono in una settimana ai personaggi, ma soprattutto sui legami affettivi che si creano tra loro, pur non essendosi mai visti e conosciuti prima di quel momento; trovandosi in situazioni di pericolo, essi devono lasciarsi guidare dal proprio istinto di sopravvivenza - che li spinge magari a fare cose che mai avrebbero immaginato di fare, stringendo i denti davanti a dolore, fame, sete, paure - che però rende alcuni egoisti (ciò che conta è salvare la propria pelle) ed altri molto altruisti, consapevoli di quanto la solidarietà e l'unione siano importanti per uscire vittoriosi in un mondo che sta letteralmente impazzendo e in cui ogni regola è sottosopra.
Ringrazio la C.E. Intrecci Edizioni per la copia omaggio e consiglio la lettura di questo romanzo, molto movimentato e appassionante.

martedì 11 aprile 2017

BookTag: ROCKMYTBR Book&Song Tag



Sapete bene, lettori carissimi, come mi piacciano i tag, e i booktag in special modo.
Ne ho scovato uno caruccio sul blog https://spinesandcovers.com/ ed eccomi a condividerlo con voi!

Siete tutti invitati a dare le vostre risposte nei commenti o, se volete, con un post nel vostro spazio virtuale!


- ROCKMYTBR Book&Song Tag –

1. Smell like teen Spirit (Nirvana) – UN LIBRO CONTEMPORANEO CHE HAI VOGLIA DI LEGGERE

Un’autrice contemporanea che amo è sicuramente l’australiana Kate Morton, della quale voglio leggere…




2. Centuries (Fall out boy) – UN LIBRO CHE HAI ATTESO TANTO

Beh io aspetto sempre con molto entusiasmo i libri della serie "Le Sette Sorelle", di Lucinda Riley!!

terzo libro della saga

3. Shut up and dance (Walk the moon) – LA RIVISITAZIONE DI UN CLASSICO O DI UNA FIABA

Trovai sufficientemente carino il retelling della fiaba “La Bella e la Bestia”..

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4. Yoshimi Battles the pink robot (The Flaming Lips) – UNO SCIENCE-FICTION O UN LIBRO AMBIENTATO NEL FUTURO

Cito uno che ancora non leggo, ma lo farò presto:



5. She look so perfect (5 seconds of summer) – UN LIBRO CON UNA RAGAZZA IN COPERTINA

Questo è nella mia libreria ma ancora non lo tocco…

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6. Africa (Toto) – UN LIBRO AMBIENTATO IN UN PAESE STRANIERO

Ad es. in Francia? *_*

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7. Another one bites the dust (Queen) – UNO O PIU’ LIBRI CHE COMPLETANO UNA SERIE CHE STAI LEGGENDO

Io non sono una lettrice “da serie”, ma qualcuna inevitabilmente l’ho iniziata pure io. Ad es., “Night School”, di cui mi mancano gli ultimi due romanzi pubblicati:

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8. Someone now (Hozier) – UN LIBRO DI UN AUTORE NON ANCORA LETTO

Eh quanti autori non ho letto e vorrei averlo fatto/farlo!
Uno su tutti…

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9. Hello (Adele) – UN LIBRO CHE NON SEI RIUSCITA A TERMINARE O CHE IN QUEL MOMENTO NON ERI IN VENA DI LEGGERE

Sono relativamente pochi i libri da me lasciati a metà, tra questi ricordo (non senza una punta di dispiacere):




10. Love at first sight (Kilye Minogue) – UN LIBRO ACQUISTATO PER LA COVER.

Non è carina questa fanciulla dal visino da fatina su questo sfondo verde prato?

.

FATEVI SOTTO CON LE VOSTRE RISPOSTE, READERS ^_-

lunedì 10 aprile 2017

Prossimamente: IL MORSO di S. Lo Iacono // SULLA STRADA GIUSTA di F. Grandis (dal 13 aprile)



Cari amici lettori, il lunedì sul blog si apre con un paio di anteprime!

10.000 copie vendute sul web, la storia vera di un uomo che ha trovato il coraggio  di cambiare vita.
Ogni giorno su Facebook centinaia di persone scrivono a Grandis per avere consigli sulla ricerca della felicità.


SULLA STRADA GIUSTA
di Francesco Grandis

Ed. Rizzoli
USCITA
13 APRILE 2017
Da una scogliera a picco sul Mar Glaciale Artico, un uomo respira finalmente la libertà. Intorno ha solo il silenzio e davanti l’orizzonte, infinito e limpido.
Appena qualche mese prima non l'avrebbe mai creduto possibile. Aveva trentun anni e un lavoro stabile: il sogno di molti, ma non il suo. Così un giorno ha detto basta e si è messo in cammino su sentieri sconosciuti, per cercare una risposta ai confini del mondo, senza ancora sapere se quello alla vita di prima sarebbe stato un arrivederci o un addio.
Dal Sudamerica a Budapest, dall’India alla Scandinavia, tra paesaggi mozzafiato e momenti di intima condivisione, Francesco vive esperienze inattese che gli mostrano chi è davvero, un giorno dopo l’altro. Lontano da casa o tra la propria gente, l’importante è mettersi in gioco. 

Dopo il successo del blog Wandering Wil e i tantissimi lettori incontrati in Rete, Francesco Grandis è riuscito nell’impresa di pubblicare la sua storia. Sulla strada giusta è un “urlo nel silenzio” per svegliarci dal torpore della routine e ricordarci che se non insegui la felicità non avrai chance di trovarla.


L'autore. 
FRANCESCO GRANDIS è nato in Veneto nel 1977. Laureato in Ingegneria elettronica, nel 2009 lascia un lavoro nel campo della robotica e parte per un viaggio in cui attraversa diversi Paesi nel mondo. Al ritorno inizia a raccontare la sua esperienza on-line (http://www.francescograndis.com) e nel romanzo Sulla strada giusta auto-pubblicato su Amazon
.



Con un linguaggio incisivo ed efficace e una prosa impeccabile, Simona Lo Iacono tratteggia una storia di struggente bellezza su un personaggio storico realmente esistito: Lucia Salvo, detta «la babba». Un personaggio femminile unico, fragile e determinato, animato da una vibrante e tesa vitalità.

IL MORSO
di Simona Lo Iacono

Ed. Neri Pozza
PROSSIMAMENTE
Palermo, 1847. Lucia Salvo ha sedici anni e nella sua città, Siracusa, viene considerata una «babba», ossia una pazza, e questo perchè è vittima di improvvise e violente crisi convulsive, con conseguente perdita della coscienza.
Il «fatto» aleggia sulla vita di Lucia come un’imminenza sempre prossima a manifestarsi, un’ombra che la precede e di cui nessun medico ha saputo formulare una diagnosi, a parte un tale John Hughlings Jackson che al «fatto» ha dato un nome balordo: epilessia.
Per volontà della madre, Lucia viene mandata a Palermo a servizio presso la casa dei conti Ramacca. 
Un compito che accetta a malincuore, sapendo che il Conte figlio si è fatto esigente in tema di servitù femminile ed è alla ricerca di una donna che per una volta gli sfugga, dandogli l’impressione che la caccia sia vera e che il trofeo abbia capitolato solo per desiderio. O, meglio, per amore. 
Quando il nano Minnalò, suo fedele consigliere, gli conduce Lucia, il Conte figlio le si accosta perciò con consumata e indifferente esperienza, certo che la bella siracusana non gli opporrà alcuna resistenza. 
La ragazza, però, gli sferra un morso veloce, stizzito, che lo fa sanguinare e ridere stupefatto. Un gesto di inaspettata ribellione che segnerà per sempre la vita di Lucia, rendendola, suo malgrado, un’inconsapevole eroina durante la rivoluzione siciliana del 1848, il primo moto di quell’ondata di insurrezioni popolari che sconvolse l’Europa in quel fatidico anno.

L'autrice.
Simona Lo Iacono è nata a Siracusa nel 1970, è magistrato e presta servizio presso il tribunale di Catania. Nel 2016 ha pubblicato il romanzo Le streghe di Lenzavacche (Edizioni E/O), selezionato tra i dodici finalisti del Premio Strega
.

domenica 9 aprile 2017

Recensione film: JOHN WICK 2 (Chad Stahelski)



John Wick vorrebbe godersi la pensione ma evidentemente i contributi non sono sufficienti...
E così è costretto a tornare, e gli conviene essere più incaXXato che mai se vuole sopravvivere.


JOHN WICK 2


2017
REGIA: Chad Stahelski
CAST: Keanu Reeves, Riccardo Scamarcio, Claudia Gerini, Ian McShane, Common, Ruby Rose, John Leguizamo, Laurence Fishburne, Franco Nero.


Gli hanno ammazzato il dolce cucciolo regalatogli dalla moglie..., e lui si prende un cane dall’aspetto non proprio pacifico.

Gli hanno rubato la sua Mustang..., e lui se la va a riprendere e, in una Manhattan illuminata dalle luci della notte, è disposto a far fuori chiunque gli si metta contro.

E come nel precedente film, anche ora qualcuno vorrà farlo fuori effettivamente (ma va???), ma dovrà fare i conti con lo spietato e sempre abilissimo Wick, che è “un uomo di grande concentrazione, grande combattività e di grande forza di volontà”.

Insomma, suo malgrado, il malinconico e di poche parole John è tornato e lo vedremo sempre più arrabbiato, pronto a vestire panni dell’emissario di morte.

Fosse per lui, si ritirerebbe a vita privata, tant’è che ha deciso pure di seppellire “i ferri del mestiere”, ed è pronto a crogiolarsi nei ricordi, dolorosi e dolci insieme, del suo grande amore perduto, Helen.

Ma ahilui c’è qualcuno che viene a bussare alla porta della sua bella casa per “svegliare il can che dorme”: si tratta di Santino d’Antonio, un mafioso italiano che in passato ha salvato la vita a John; i due hanno stipulato un patto di sangue (fa fede il medaglione con l’impronta del sangue rappreso di Wick, tipo reliquia) che l’arrogante Santino gli sventola davanti agli occhi per ricordargli che “avanza un favore”, e pure grosso: deve ammazzare qualcuno per lui.

John non ci pensa due volte.. a dirgli di no!

“Non sono più quel genere di persona”.
“Tu sei sempre quella persona, John”.

Santino – interpretato da Scamarcio, che gli dà un atteggiamento indolente e altezzoso da boss un po’ vintage”, in stile anni ‘70 – ha i suoi modi per persuadere Wick a fare ciò che vuole: gli incendia la casa e il nostro eroe è costretto a cedere; viene spedito nella Caput Mundi a compiere la missione affidatagli: uccidere la sorella dello stesso Santino, Gianna, che è ad un passo dall’assumere una posizione di rilevo all’interno di una oscura organizzazione internazionale; chiaramente al fratello la cosa non va giù perché "quel posto a tavola" lo vuole lui.

E così John si ritrova al Continental Hotel versione Italia, dove trova Franco Nero-Django, ops! Julius, direttore dell’hotel, che gli chiede se per caso è lì a Roma per vedere il Santo Padre.

Ma di santi Wick non ha bisogno: a lui interessa solo saldare il debito col boss italiano per essere di nuovo libero. Così, in una sequenza del film ironica, vediamo John che si fa cucire due bei vestiti dal “taglio italiano” e un simpatico “sommelier” che gli illustra le varie armi che potrebbero fare al caso suo, in occasione della “festa” cui dovrà partecipare.

E John alla fine trova Gianna alle Terme di Caracalla; i due avranno un drammatico faccia a faccia, alla fine del quale Gianna muore sotto gli occhi di un perplesso John, che da quel momento si ritrova costretto a tirare fuori tutte le sue abilità per sfuggire agli uomini della signora d'Antonio, in particolare a Cassian  (Common), con cui avrà uno strepitoso combattimento corpo a corpo.

Ma non è tutto: Santino, dopo avergli chiesto di eliminare la sorella, adesso decide – da delinquente psicopatico qual è - di vendicarla…!

Povero John, non c’è un attimo di tranquillità per lui, costretto nuovamente a difendersi da nemici che vogliono la sua testa (su cui pende anche stavolta una taglia sostanziosa).

Ma chi ha osato risvegliare un uomo di vendetta quale è lui, pugnalandolo alla schiena perché tornasse in gioco per ottemperare ai propri impegni, non può pretendere che John Wick se ne stia buono buono e accetti passivamente il proprio destino, perché ad ogni atto di violenza ne seguono per forza degli altri ancora più truci.

In tutto questo marasma di inseguimenti furiosi, che siano con auto e moto per le strade newyorchesi o nelle catacombe romane o  ancora nella stanza degli specchi nella resa dei conti finali, John Wick deve stare attento a non contravvenire alle poche ma essenziali regole in vigore tra i criminali, tra cui quella di non spargere sangue all’interno delle mura del Continental Hotel, diretto da Winston, che cerca di rammentare al killer ciò che non deve fare se non vuole trovarsi tutti addosso.

Ma da uno che c’ha tatuato la frase “Il destino favorisce chi osa” che ti puoi aspettare?



Considerazioni.

Inevitabile sarà il terzo capitolo della saga, ma intanto dico che questo è forse più movimentato ed esagitato del primo (che pure non scherzava); John Wick piace per il suo sangue freddo, la sua agilità felina, la spietatezza, lo sguardo impassibile, dietro il quale però scorgiamo ogni tanto sprazzi di umanità, oltre al fatto che si ha l’evidente sensazione di stare al cospetto di un assassino che vorrebbe non esserlo ma allo stesso tempo è obbligato, dai tanti cattivoni frequentati in passato, a tornare sempre ad imbracciare le armi seppellite.

Anche in questo sequel si versano litri di sangue, si spara parecchio, c’è un divertente e mirabolante sfoggio di arti marziali e scontri che lasciano senza fiato; è quel tipo di action movie che anche una come me, che di solito non è orientata verso il genere in questione, si lascia “rapire” da tutto questo gran “danzare” di agili corpi.

Le scene d’azione sono quasi sempre collocate in ambienti poco illuminati, forse perché ciò è più consono alle oscure atmosfere della malavita; tutto quello che è “italiano” non l’ho trovato stonato, anzi, mi è piaciuta la suggestiva ambientazione romana e anche i tre attori di casa nostra hanno fatto la loro apprezzabile figura, tanto la Gerini e Franco Nero (che hanno ruoli più marginali), quanto Scamarcio, a suo agio nei panni del malavitoso 
psicopatico (negli atteggiamenti mi ha ricordato il personaggio da lui stesso interpretato in “La verità sta in cielo”, Renatino, boss della Banda della Magliana, una sorta di "criminale elegante"); ecco, magari avrei preferito che nel doppiarsi Riccardo fosse meno forzato e più “sciolt e disinvolt”, però per il resto mi è piaciuto e ho trovato il suo ruolo molto funzionale alla storia e la sua recitazione credibile e in sinergia con gli altri attori/personaggi.

Credo che sia quel tipo di film che si lascia guardare con piacere, in particolare dai cultori dei film d’azione.

venerdì 7 aprile 2017

Recensione film: LA VITA POSSIBILE (I. De Matteo) // INDIVISIBILI (E. De Angelis)



Negli scorsi giorni ho guardato due film italiani recenti di differente genere ma che mi son piaciuti entrambi.

Il primo ha come soggetto una madre, che insieme al figlio, è alla ricerca di una nuova vita, che dia loro quella serenità fino a quel momento messa in discussione per colpa di un marito violento.

LA VITA POSSIBILE



2016
REGIA: Ivano De Matteo
CAST: Margherita Buy, Valeria Golino, Andrea Pittorino, Caterina Shulha, Bruno Todeschini.

Anna (M. Buy) è una donna che subisce costantamente violenza dal marito, pur avendolo già denunciato e lasciato; quando all'ultimo episodio di botte e pugni assiste il figlio Valerio, lei decide di dire basta definitivamente e di chiedere ad un'amica dei vecchi tempi di ospitarla. Carla (V. Golino), che fa l'attrice di teatro, accoglie con molto entusiasmo l'amica e il figlio nel suo appartamento di Torino. 

Nonostante Carla sia simpatica e ospitale, ricominciare una nuova vita in una città diversa non è semplice: non lo è per Anna, che deve cercare lavoro per non pesare sull'amica e dare al figlio la giusta stabilità, e non lo è soprattutto per Valerio che, sulla soglia dell'adolescenza, si ritrova in una città nuova, in una nuova scuola, in un nuovo quartiere, senza amici, senza interessi da coltivare..., insomma solo e annoiato.
La sua unica compagna è la bicicletta regalatagli da Carla, e con essa il ragazzino va in giro per Torino; in uno di questi giri solitari, incontra una giovane e carina prostituta straniera, per la quale Valerio prende una specie di cotta, tanto da tornare da lei spesso e volentieri, cercando di instaurare un'improbabile amicizia.

Valerio è infatti bisognoso di conoscere qualcuno con cui legarsi e trascorrere il tempo, visto che - a causa del lavoro della madre e di Carla, oltre che della separazione dal genitore - è spesso solo il pomeriggio; anche Mathieu, un ristoratore francese che vive nel quartiere, si accorge della solitudine del ragazzino ed infatti cercherà di avvicinarsi a lui e fare amicizia.
Certo, di quest'uomo non si dicono cose belle e pare abbia un passato turbolento, che ogni tanto viene fuori in certi atteggiamenti un po' aggressivi, ma con Anna e suo figlio ha un modo di fare protettivo.

Anna, intanto, è combattuta tra il timore di aver sbagliato ad allontanare Valerio dal padre e la convinzione di aver fatto bene ad andar via, come invece le fa notare Carla, che cerca di incoraggiarla a restar ferma in questo suo proposito di ricostruirsi una vita serena, com'è suo diritto.

I rapporti tra mamma e figlio non sempre sono tranquilli perchè per Valerio è difficile accettare la scelta materna di lasciare definitivamente il papà; del resto, ogni figlio vorrebbe vedere i propri genitori insieme e Valerio in fondo spera che questo possa riaccadere.
Prendere consapevolezza che la madre esclude questa possibilità, lo manderà un po' in crisi.

Fortunatamente Anna e Valerio non sono soli e, grazie a quei pochi amici che vogliono loro bene, riusciranno a trovare la forza e la voglia di ricominciare.

E' un bel film, che si sofferma su questo desiderio di ricercare una "vita possibile", serena, da parte di una madre che deve fare i conti non solo con le proprie esigenze e le proprie paure, ma ancor di più con quelle del figlio, che ha le sue difficoltà a condividere le scelte materne, che forse inizialmente ritiene egoistiche.

Andrea Pittorino è molto bravo nei panni di Valerio e riesce a comunicare efficacemente il dramma interiore che il ragazzo sta vivendo; la Buy mi piace tanto e la trovo sempre molto "azzeccata" in questi ruoli drammatici e affranti (non solo in essi, ovvio); è bello anche il personaggio interpretato da Valeria Golino, che veste i panni di una buona amica, positiva, non esente da fragilità e insuccessi personali, ma che riesce ad essere un punto di riferimento per Anna e il figlio. 


Il secondo film, pur avendo un tenore ed un'ambientazione decisamente differenti dal precedente, ha in comune con esso la voglia da parte delle protagoniste di essere felici, di offrire a se stesse la possibilità di una vita diversa, libera dalle gabbie in cui finora sono state rinchiuse.


INDIVISIBILI


REGIA: Edoardo De Angelis
CAST: Angela Fontana, Marianna Fontana, Antonia Truppo, Massimiliano Rossi, Toni Laudadio, Marco Mario De Notaris, Gaetano Bruno, Gianfranco Gallo, Peppe Servillo.

A Castelvolturno (Caserta) vivono le due gemelli siamesi Dasy e Viola, la cui vita è condizionata dal volere dei genitori - del padre, in particolare - che "sfrutta" le figliole come se fossero un fenomeno da baraccone: infatti, le due cantano canzoni neomelodiche (scritte dal padre, che si ritiene il poeta di casa) ai matrimoni e alle feste e, grazie alle loro esibizioni, danno da vivere a tutta la famiglia..., e non solo.

Siamo in un paesino del Sud Italia, dove l'aspetto superstizioso della religione fa da padrone: Viola e Dasy sono quasi "venerate" dalla gente del posto, che desidera toccarle "a mo' di porta fortuna", e questo fa sì che anche il parroco se ne approfitti e pretende la presenza delle due ragazze in certe occasioni.

Viola e Dasy sono abituate a un tale tipo di esistenza, ma non per questo non ne soffrono; o meglio, tra le due, quella più insofferente è Dasy, che apparentemente ha un carattere più forte e ribelle, cosa che verrà fuori in modo irruento quando le due sorelle scopriranno che è possibile per loro sottoporsi - senza chissà quali grossi rischi - ad un intervento che le divida.

Quando scoprono di potersi finalmente separare, il sogno della normalità si profila davanti ai loro occhi in tutta la sua bellezza: come sarebbe bello poter essere indipendenti, decidere di andare a prendere un gelato, di viaggiare, ballare, di bere vino senza temere che l'altra si ubriachi, di fare l'amore col ragazzo che ti piace senza dover fare i conti con la sorella che ti sta letteralmente attaccata!

Dasy e Viola sono due ragazze che, ormai maggiorenni, sentono di avere il diritto di vivere la propria vita come singole persone.

Perchè i loro genitori - e le altre persone a loro vicine, parroco compreso - si ostinano ad opporsi a questo loro legittimo sogno di separarsi e poter vivere un'esistenza normale?

La risposta non è difficile da immaginare: separandosi, le siamesi perderebbero tutto il fascino e l'attrattiva che invece da sempre esercitano sulla gente semplice, che le adora e le vuole vedere così, "unite", "attaccate".

Viola sembra quella più preoccupata al pensiero di separarsi dalla sorella, che è una parte di sè, dalla quale lei non vuole allontanarsi perchè le loro vite sono legate in modo indissolubile, e lei trae forza da Dasy: se dovessero operarsi, Dasy sceglierebbe di andarsene da lei, lasciandola sola?
Dasy e Viola sanno che l'una ha soltanto l'altra di cui fidarsi, che anche i loro genitori hanno sempre messo davanti i propri egoistici interessi piuttosto che il benessere delle figlie.
Già il fatto che abbiano sempre negato loro la possibilità di operarsi dice tutto...

Riuscire ad affrontare questo benedetto ed agognato intervento diventa un chiodo fisso, per Dasy in particolare, che sembra quella maggiormente disposta a tutto pur di raggiungere questo obiettivo; i pericoli - da parte di malintenzionati che vogliono approfittarsene - non mancheranno...

E' davvero un film fatto molto bene, recitato praticamente tutto in dialetto campano stretto (un po' in "stile Gomorra"), le sorelle Fontana sono bravissime (oltre che molto carine) nell'interpretare queste siamesi - consapevoli che la vita dell'una è strettamente legata a quella dell'altra -. il loro dramma - l'ipotesi di separarsi fisicamente, con tutto ciò che implica non soltanto per ciascuna singolarmente ma anche per chi è intorno a loro e che si ostina a non appoggiarle.

Bravissimi sono pure Massimiliano Rossi nel ruolo del padre prepotente e scialacquatore, cui interessa solo far soldi sulle figlie "handicappate" ma redditizie che la sorte gli ha dato, e Antonia Truppo nei panni di una madre che s'è lasciata andare (tra alcool e fumo), infelice, con evidenti problemi personali, che per anni ha permesso al marito di decidere il destino delle figlie infischandosene delle reali esigenze delle stesse.

Le musiche hanno una parte non irrilevante, non soltanto perchè sono cantate dalle gemelle nel loro "lavoro" ma perchè creano molta atmosfera nell'accompagnare le vicende.

"Indivisibili" è un film in cui le giovani protagoniste devono lottare per affermare, contro la volontà di chi le circonda e dice di amarle, il diritto di essere loro stesse, di poter aspirare ad una vita "felicemente normale".

Consigliati entrambi i film ^_^

giovedì 6 aprile 2017

Novità - romanzo storico: "Il sigillo di Enrico IV" di Tiziana Silvestrin



Lettori ed amici, oggi desidero presentarvi un romanzo storico con sfumature giallo/mistery: "Il sigillo di Enrico IV” di Tiziana Silvestrin, ambientato a Mantova alla corte dei Gonzaga; si tratta del quarto romanzo sulla saga dei Gonzaga, anche se ogni libro, come questo, si può leggere indipendentemente dai precedenti.
In questo libro, in particolare, la storia si svolge non solo a Mantova ma nelle maggiori Corti Europee: Torino, Cremona, Parigi.
Il respiro di una grande epoca storica, le splendide corti d’Europa, Mantova in primis, fra arte, intrighi, forza e passioni. Atmosfere capaci di far vibrare l’anima del lettore.

IL SIGILLO DI ENRICO IV 
di Tiziana Silvestrin


€ 15,00
336 pp
Formato:13,5x18,5 
copertina con alette 
EAN: 9788889682975 
Legatura: brossura 
Collana: Catrame
A Mantova è aria di Pasqua e in quel 1596 i riti e le processioni sono più intensi: si crede, infatti, che la città sia preda del demonio. 
Il ritrovamento dei resti di un rito satanico ha impaurito i cittadini e reso furioso il duca Vincenzo Gonzaga. 
Al capitano di giustizia Biagio dell’Orso, per niente incline alle superstizioni, l’incarico di trovare chi ha dato inizio a tutto questo e perché. 
Gli indizi lo porteranno prima a Cremona, dove qualcuno ha acquistato un libro di magia nera, poi a Torino, all’inseguimento di un conte. 
Ma allontanarsi da Mantova, stavolta, per Biagio è più difficile: Rosa è appena arrivata in città, un pittore l’ha scelta come modella per un misterioso dipinto per un altrettanto misterioso committente. 
Da Mantova parte anche una delegazione con a capo il vescovo di Mantova, Francesco Gonzaga, e l’arcivescovo di Firenze, Alessandro de’ Medici. 
Sono diretti a Parigi, ma lo scopo della loro missione è avvolto dal mistero, così come lo scrigno che il Medici tiene gelosamente tra le mani al momento della partenza.

Un capitolo importante della saga gonzaghesca, in cui si fondono passioni e intrighi, alleanze e tradimenti. 

L'autrice.
Tiziana Silvestrin nata a Mantova lavora a Milano. Dalla sua passione per la storia e l’arte è nata l’idea di scrivere una saga su i Gonzaga e i misteri e gli intrighi legati alle maggiori corti europee. Così con lo stesso personaggio principale, Il Capitano di giustizia Biagio Dell’Orso, al servizio dei duchi Guglielmo prima e Vincenzo dopo, unendo fantasia a personaggi e fatti storici sono già stati pubblicati i gialli/mistery storici “I leoni d’Europa” (2009); “Le righe nere della vendetta” (2012); “Un sicario alla corte dei Gonzaga” (2014) tutti editi da Scrittura & Scritture. Con i suoi precedenti libri l’Autrice è stata già ospite di alcune rassegne letterarie quali il Festival di Mantova, Pordenone Legge, Libri in Spiaggia (lido di Venezia), Bookcity Milano e di alcuni scuole superiori.


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