Questa è la storia di una duchessa realmente esistita, una donna "forgiata nel fuoco della terra", un angelo dal cuore nobile e generoso e con la grinta e la tenacia di un generale, che ha speso la propria vita per la sua Napoli e per i diseredati.
TERESA FILANGIERI.
Una duchessa contro un mondo di uomini
di Carla Marcone
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Scrittura e Scrtture 170 pp 13.50 euro |
«“L’uomo nobile non si perde mai d’animo e vince il timore”, così le aveva detto Alfonso quando le autorità municipali requisirono la sala della chiesa di Piedigrotta, infrangendo un sogno e gettando per strada più di trenta bambini. E quelle parole le erano bastate a porle nell’anima l’ebbrezza che emerge dal pericolo e ne trae una forza più grande. Non si sarebbe arresa mai!»
Siamo
nella Napoli del prima e dopo l’Unità d’Italia, una città provata dal colera e dalla miseria e la protagonista di queste pagine è
Teresa Filangieri Fieschi Ravaschieri (1826-1903).
Teresa è è una figura di spicco nell’Ottocento napoletano ed è ricordata soprattutto per le sue opere filantropiche, portate avanti con coraggio, determinazione, andando contro convenzioni e pregiudizi, sfidando lo scherno e il sarcasmo di uomini potenti, combattendo contro l'acerrimo nemico di ogni popolo, di ogni tempo e luogo: l'ignoranza, e con essa il degrado, la malattia, l'indifferenza crudele vero i reietti della società.
Figlia di un generale, nipote di Gaetano Filangieri (filosofo e giurista alla corte del re), la duchessa Teresa cresce all'ombra di una rigida educazione, e da parte del padre (che avrebbe desiderato un maschietto) e da parte della nonna Carolina, che fino a quando è stata viva ha cercato di incasellare la nipotina - che già da piccola manifestava uno spirito vivace e anticonformista - nelle etichette del proprio ceto sociale.
Teresa non è una donna qualsiasi e mostra sin dalla giovanissima età una personalità forte, che la caratterizzerà per tutta la vita e che la spingerà a impiegare tempo e risorse (umane ed economiche) per operare concretamente e in modo visibile a vantaggio dei poveri, in primis dei bambini, tanto da arrivare a scomodare l'esercito borbonico pur di realizzare il suo più grande sogno...
Tra le pagine del presente romanzo (unico su questa figura storica), che oscilla tra realtà e finzione narrativa, conosciamo Teresa, leggiamo nel suo animo di ragazza appassionata, nel suo cuore affranto di madre, una mamma che perde il suo angelo, la figlioletta Lina, quando questa è ancora una ragazzina; Teresa, una donna combattuta nei sentimenti per il suo gentile marito e per il maggiordomo di casa, il buon Raffaele, che l'amerà con ardore (misto ala rassegnazione di non poterla avere) fino alla fine dei suoi giorni.
E ancora la Teresa che si guarda attorno, che osserva rattristata la sua Napoli, tra le cui vie vivono uomini e bambini...
"«Scarni e pallidi, figli di una città sempre affamata, dai mille volti, inenarrabile ed evanescente per le sue mille storie, per le sue mille leggende, ingovernabile e fiera, dove l’unico segno di potere è la libertà e l’unico sovrano san Gennaro, dove vivere è una ricompensa e morire spesso un privilegio, dove la gente è artefice e strumento, attore e spettatore di uno spettacolo che non finirà mai». "
e si convince di dover far qualcosa per chi è meno fortunato di lei; in questo, molto peso avrà l'amicizia con il filantropo Alfonso Casanova e la nobile Paolina Craver, con cui Teresa si impegnerà a portare sollievo, medicine, a dare rifugio e un minimo di condizioni igieniche decenti alle famiglie poverissime, devastate dal colera.
E' una Napoli stretta nella morsa della miseria e tra le sue strade affollate, confusionarie, tra gente che grida bestemmie, tra povere giovinette che vendono il proprio corpo, tra uomini bruti che commettono scelleratezze, tra bambini orfani, malati, il cui destino era il casermone maleodorante del Palazzo dei Poveri e, una volta adulti, quasi sicuramente avrebbero militato tra le fila della Malavita..., ebbene in mezzo a questa Napoli infestata dagli spettri malevoli della fame e della miseria, vediamo correre Teresa, l'instancabile angelo d'acciaio, che non si limita a fare una semplice beneficenza ma dà tutta se stessa e lotta, si sporca le mani e i ricchi vestiti camminando per i vicoli sudici e malati, soccorrendo i bambini, i poveri (denunciandone le cattive condizioni di vita con articoli su "Il Piccolo") e gli infermi, e per realizzare tutti i suoi nobili e altruistici sogni non ha esitato un attimo a scontrarsi con il mondo degli uomini, che di volta in volta le lanciavano sguardi carichi di disprezzo e scherno al solo sentire le sue idee e i suoi progetti.
E' un romanzo storico, questo di Carla Marcone, che scaraventa il lettore in uno scenario ben descritto, in cui avvertiamo tutto il distacco tra chi sta bene e si può "permettere il lusso" di chiudere gli occhi davanti ai problemi altrui, e chi vive (se di vita si può parlare) nell'indigenza e nell'ignoranza più profonde; è una Napoli che sembra viaggiare per conto proprio, separata nei tempi e nei modi dal resto d’Italia (altrove un progresso che avanza, qui il degrado diffuso).
Le pagine scorrono davanti ai nostri occhi lasciandoci immaginare in modo vivido uno sfondo tutt'altro che lieto, ma queste brutture sono narrate con una prosa raffinata che sa essere verace e realistica pur restando delicata, emozionante ed intensa.
Mi son goduta la lettura pagina dopo pagina perchè mi ha affascinata la personalità di una donna come Teresa Filangieri, che ha fatto una scelta di vita tutt'altro che scontata e che per questo non merita affatto di cadere nell'oblio, piuttosto va ricordata perchè ella, col suo carattere tenace, indipendente, con le sue idee incredibilmente moderne, ha amato la sua città, ma non a parole e sospirando sconsolata, bensì con i fatti, con l'amore reso azione, "ubriacata dall'idea che le imprese meno semplici, le grosse battaglie appartengono ai valorosi", e convinta che
«Napoli è un paese ove occorre che qualcuno abbia un poco più di coraggio affinché gli altri lo imitino dopo. Non prendiamola più in giro questa nostra città, né seduciamola con promesse irrealizzabili. Aiutiamola piuttosto a risorgere. Il popolo siamo noi e siamo la nostra più grande risorsa!».
Un libro scritto davvero molto bene, coinvolgente per stile e storia, con personaggi bel tratteggiati che sembrano prendere vita dalla carta; mescolando con maestria la fantasia e la finzione narrativa con uno scenario ed un contesto assolutamente reali, ne viene fuori un bel romanzo storico incentrato su una protagonista femminile che non dimenticherete facilmente.
"...il coraggio è dimostrabile attraverso le scelte che si fanno, non da come si cominciano le cose ma da come si decide di finirle"
Consigliato, in particolare a quanti amano il genere storico e cercano storie incentrate su contesti e personaggi realmente esistiti.