Un amore giovanile, tormentato, di quelli che ti stringono il cuore fino a fartelo sanguinare: è sano un amore così? Forse no, eppure quando ci ritroviamo ad amare tanto intensamente, esso diventa l'ossigeno delle nostre giornate.
NON CHIEDERMI DI PIU’
di Valentina Doati
Com’è dura amare qualcuno e non essere ricambiati!
Forse è capitato a tanti di noi, di innamorarci della persona sbagliata e di soffrire a causa sua, consapevoli di non essere guardati con quegli stessi occhi pieni di amore con cui noi guardiamo l’oggetto di un sentimento tanto forte e travolgente.
Emma ha 20 anni e sta vivendo proprio un’esperienza simile: è innamorata follemente di Oscar, che conosce da diversi anni; già da adolescente – sette anni prima – ha provato questo sentimento per lui, ricevendo in cambio per lo più indifferenza o mortificazioni da Oscar stesso, poi col tempo era riuscita a non pensare più tanto a lui ma da un po’ l’ossessione è ritornata, più impetuosa di prima.
Oscar è per lei un incubo e al contempo un dolce sogno; è la sua malattia e la medicina che la fa sorridere…, per poi farla ripiombare in un pianto irrefrenabile quando lui non c’è.
I due si vedono spesso, in settimana, perché frequentano la stessa piscina: il nuoto li accomuna ed è anche, per Emma, l’occasione per vedere lui, per sperare di strappargli uno sguardo (anche solo sfuggente!), un sorriso (anche tirato, non fa niente!), meglio ancora una chiacchierata (fosse anche su cose sciocche e frivole!).
Emma è consapevole di come questo suo amore per Oscar abbia i tratti dell’ossessione, di come sia “malato” perché la fa stare più male che bene: non fa che piangere e disperarsi per l’indifferenza di lui (che a volte la tratta con palese scortesia), non fa che ascoltare musica struggente che ben rispecchia i suoi stati d’animo negativi e depressivi; si chiude nel proprio dolore, decidendo di crogiolarsi in esso, di bere goccia per goccia tutta la frustrazione e la sofferenza che le procura il non poter stare con lui.
Ma essere consci di qualcosa non significa automaticamente guarire, e anzi Emma vive stati d’animo contraddittori: da una parte sa che morire dietro a un ragazzo che non ti calcola proprio è inutile, dall’altra non riesce neppure ad immaginare le sue giornate senza Oscar, senza il pensiero di lui; l’idea di non poterlo vedere la fa impazzire, le toglie il respiro, il sonno, la rende apatica…
È decisamente un sentimento negativo e lei lo sa: se lo ripete da sola e glielo ripete ogni giorno anche la sua migliore amica, Caterina, che le vuol bene e soffre nel vederla piangere e disperarsi per uno che non la vuole.
Ad acuire le pene d’amore di Emma ci pensano altre preoccupazioni: Oscar dà a tutti quelli che gli sono attorno durante il giorno l’immagine del bravo ragazzo, sportivo e atletico, solare e col sorriso aperto, ma Emma in realtà sa – da fonti sicure – che lui spesso la sera si va a sballare con gli amici: droga e alcool, nottate fatte di bagordi…, insomma, nulla di sano; il pensiero che possa accadergli qualcosa ossessiona le notti di Emma, che spera con tutto il cuore che non gli accada nulla. Per assurdo, preferisce saperlo accanto alla sua fidanzata, che – amara coincidenza! – si chiama anch’ella Emma.
Le sofferenze emotive e psicologiche di questa giovane Werther dei giorni nostri si associano anche a malesseri di tipo fisico, e così leggendo le pagine di quello che è strutturato come un diario personale (con tanto di annotazione di giorni e orari) in cui Emma scrive i propri sfoghi, com’è andata la giornata, i sentimenti, le paure…, ci rendiamo conto della complessità che caratterizza la vita interiore di questa protagonista/narratrice, che sembra rivolgersi direttamente al lettore rivelandogli ogni cosa di sé, ogni turbamento, ogni speranza, ogni illusione…, e lo travolge con il racconto appassionato e molto emotivo di sé e di ciò che la riguarda.
Pur essendo “tecnicamente” fuori dall’adolescenza, Emma mi ha dato l’impressione di esserlo ancora, per l’impeto e la tendenza ad enfatizzare sentimenti e paure; per carità, è ovvio che quando si è innamorati persi, tutto è sempre esagerato, e quando l’altro non ricambia si vive il rifiuto come una tragedia, un incubo dal quale sicuramente non usciremo mai più: l’amore che proviamo (o pensiamo di provare) per lui (o lei) ci fa sentire come in trappola, come se fossimo prigionieri di un sentimento che ha vita propria, che non riusciamo a controllare, al quale non possiamo porre fine…, o in realtà non vogliamo perché quel dolore ci fa sentire vivi nonostante le lacrime versate.
Ed è così per Emma, davanti ai cui occhi c’è sempre e solo il “suo Oscar”, che però suo non è.
Forse è capitato a tanti di noi, di innamorarci della persona sbagliata e di soffrire a causa sua, consapevoli di non essere guardati con quegli stessi occhi pieni di amore con cui noi guardiamo l’oggetto di un sentimento tanto forte e travolgente.
Emma ha 20 anni e sta vivendo proprio un’esperienza simile: è innamorata follemente di Oscar, che conosce da diversi anni; già da adolescente – sette anni prima – ha provato questo sentimento per lui, ricevendo in cambio per lo più indifferenza o mortificazioni da Oscar stesso, poi col tempo era riuscita a non pensare più tanto a lui ma da un po’ l’ossessione è ritornata, più impetuosa di prima.
Oscar è per lei un incubo e al contempo un dolce sogno; è la sua malattia e la medicina che la fa sorridere…, per poi farla ripiombare in un pianto irrefrenabile quando lui non c’è.
I due si vedono spesso, in settimana, perché frequentano la stessa piscina: il nuoto li accomuna ed è anche, per Emma, l’occasione per vedere lui, per sperare di strappargli uno sguardo (anche solo sfuggente!), un sorriso (anche tirato, non fa niente!), meglio ancora una chiacchierata (fosse anche su cose sciocche e frivole!).
Emma è consapevole di come questo suo amore per Oscar abbia i tratti dell’ossessione, di come sia “malato” perché la fa stare più male che bene: non fa che piangere e disperarsi per l’indifferenza di lui (che a volte la tratta con palese scortesia), non fa che ascoltare musica struggente che ben rispecchia i suoi stati d’animo negativi e depressivi; si chiude nel proprio dolore, decidendo di crogiolarsi in esso, di bere goccia per goccia tutta la frustrazione e la sofferenza che le procura il non poter stare con lui.
Ma essere consci di qualcosa non significa automaticamente guarire, e anzi Emma vive stati d’animo contraddittori: da una parte sa che morire dietro a un ragazzo che non ti calcola proprio è inutile, dall’altra non riesce neppure ad immaginare le sue giornate senza Oscar, senza il pensiero di lui; l’idea di non poterlo vedere la fa impazzire, le toglie il respiro, il sonno, la rende apatica…
È decisamente un sentimento negativo e lei lo sa: se lo ripete da sola e glielo ripete ogni giorno anche la sua migliore amica, Caterina, che le vuol bene e soffre nel vederla piangere e disperarsi per uno che non la vuole.
Ad acuire le pene d’amore di Emma ci pensano altre preoccupazioni: Oscar dà a tutti quelli che gli sono attorno durante il giorno l’immagine del bravo ragazzo, sportivo e atletico, solare e col sorriso aperto, ma Emma in realtà sa – da fonti sicure – che lui spesso la sera si va a sballare con gli amici: droga e alcool, nottate fatte di bagordi…, insomma, nulla di sano; il pensiero che possa accadergli qualcosa ossessiona le notti di Emma, che spera con tutto il cuore che non gli accada nulla. Per assurdo, preferisce saperlo accanto alla sua fidanzata, che – amara coincidenza! – si chiama anch’ella Emma.
Le sofferenze emotive e psicologiche di questa giovane Werther dei giorni nostri si associano anche a malesseri di tipo fisico, e così leggendo le pagine di quello che è strutturato come un diario personale (con tanto di annotazione di giorni e orari) in cui Emma scrive i propri sfoghi, com’è andata la giornata, i sentimenti, le paure…, ci rendiamo conto della complessità che caratterizza la vita interiore di questa protagonista/narratrice, che sembra rivolgersi direttamente al lettore rivelandogli ogni cosa di sé, ogni turbamento, ogni speranza, ogni illusione…, e lo travolge con il racconto appassionato e molto emotivo di sé e di ciò che la riguarda.
Pur essendo “tecnicamente” fuori dall’adolescenza, Emma mi ha dato l’impressione di esserlo ancora, per l’impeto e la tendenza ad enfatizzare sentimenti e paure; per carità, è ovvio che quando si è innamorati persi, tutto è sempre esagerato, e quando l’altro non ricambia si vive il rifiuto come una tragedia, un incubo dal quale sicuramente non usciremo mai più: l’amore che proviamo (o pensiamo di provare) per lui (o lei) ci fa sentire come in trappola, come se fossimo prigionieri di un sentimento che ha vita propria, che non riusciamo a controllare, al quale non possiamo porre fine…, o in realtà non vogliamo perché quel dolore ci fa sentire vivi nonostante le lacrime versate.
Ed è così per Emma, davanti ai cui occhi c’è sempre e solo il “suo Oscar”, che però suo non è.
E lui? Si è accorto dei sentimenti di Emma nei suoi confronti?
L’atteggiamento del ragazzo è ballerino, perché a volte è gentile con lei, altre volte quasi ostile, o peggio ancora freddo e distaccato, e questo destabilizza la povera Emma ancora di più.
In questa sorta di diario personale veniamo immersi nella mente, nelle giornate, negli impegni di una comune ventenne, che ha i medesimi dubbi, timori, attese, aspirazioni che tutti abbiamo/abbiamo avuto a quest’età: il rapporto spesso conflittuale con i genitori, l’importanza del le relazioni che si instaurano all’interno del gruppo della piscina; i problemi con l’alimentazione (anoressia) e la percezione alterata del proprio corpo, difetti fisici importanti, la dipendenza, che sia da sostanze (droga, alcool) o addirittura da persone, o meglio dalla fissazione nei loro riguardi.
C’è molta musica in questo romanzo, e ogni canzone ha il suo perché e riflette ciò che sta vivendo interiormente la protagonista.
Non nascondo che inizialmente ho avuto la sensazione che Emma fosse un tantino esagerata: la sua fissa per Oscar, le paranoie che si creava attorno a lui, la testardaggine nel confermare questo sentimento a senso unico e nel volersi quasi far male a tutti i costi, mi avevano un po’ fatto storcere il naso.
Però man mano ho cercato di non guardare le cose per l’età e la maturità che ho adesso, ma provando a empatizzare con lei come avrei fatto alla sua età, e ho sentito che tutte queste fisime e questi pensieri negativi, questo piangere chiusa in camera ascoltando musica…, questo riempire pagine parlando di un lui per il quale sei invisibile o giù di lì…, è qualcosa che a venti anni si vive così, perché c’è un tale bisogno, una tale fame di amare ed essere amati, di sentirsi protetti, coccolati, compresi, considerati…., che inevitabilmente si sta male quando queste necessità non vengono realizzate.
“Non chiedermi di più” è un romanzo breve, si legge con molta fluidità perché il modo di scrivere dell’Autrice arriva immediatamente, è un fiume in piena in cui il mondo interiore di una ragazza viene messo a nudo senza filtri, e ne conosciamo le fragilità, i momenti no, ma anche quel pizzico di determinazione che da qualche parte c’è e che aspetta solo di essere chiamato in causa per uscire finalmente fuori dal tunnel di angoscia in cui la protagonista stessa si è infilata.
Ho trovato la penna di Valentina Doati intensa e molto sensibile, che scava a fondo e cerca le parole giuste per mettere su carta sentimenti, emozioni e stati d’animo complessi, spesso contrastanti e contraddittori, ma che pure rendono ogni persona “se stessa” e meritevole di essere accolta ed ascoltata. Emma può essere ciascuno di noi, perchè tutti abbiamo vissuto qualcosa che c’ha fatto star male, che c’ha tenuti svegli la notte, creandoci qualche attacco d’ansia magari, e la capacità dell’autrice di raccontare tutto questo facilità l’immedesimazione con la giovane protagonista e i suoi piccoli grandi problemi.
Consigliato, soprattutto se vi piacciono le narrazioni introspettive.
L’atteggiamento del ragazzo è ballerino, perché a volte è gentile con lei, altre volte quasi ostile, o peggio ancora freddo e distaccato, e questo destabilizza la povera Emma ancora di più.
In questa sorta di diario personale veniamo immersi nella mente, nelle giornate, negli impegni di una comune ventenne, che ha i medesimi dubbi, timori, attese, aspirazioni che tutti abbiamo/abbiamo avuto a quest’età: il rapporto spesso conflittuale con i genitori, l’importanza del le relazioni che si instaurano all’interno del gruppo della piscina; i problemi con l’alimentazione (anoressia) e la percezione alterata del proprio corpo, difetti fisici importanti, la dipendenza, che sia da sostanze (droga, alcool) o addirittura da persone, o meglio dalla fissazione nei loro riguardi.
C’è molta musica in questo romanzo, e ogni canzone ha il suo perché e riflette ciò che sta vivendo interiormente la protagonista.
Non nascondo che inizialmente ho avuto la sensazione che Emma fosse un tantino esagerata: la sua fissa per Oscar, le paranoie che si creava attorno a lui, la testardaggine nel confermare questo sentimento a senso unico e nel volersi quasi far male a tutti i costi, mi avevano un po’ fatto storcere il naso.
Però man mano ho cercato di non guardare le cose per l’età e la maturità che ho adesso, ma provando a empatizzare con lei come avrei fatto alla sua età, e ho sentito che tutte queste fisime e questi pensieri negativi, questo piangere chiusa in camera ascoltando musica…, questo riempire pagine parlando di un lui per il quale sei invisibile o giù di lì…, è qualcosa che a venti anni si vive così, perché c’è un tale bisogno, una tale fame di amare ed essere amati, di sentirsi protetti, coccolati, compresi, considerati…., che inevitabilmente si sta male quando queste necessità non vengono realizzate.
“Non chiedermi di più” è un romanzo breve, si legge con molta fluidità perché il modo di scrivere dell’Autrice arriva immediatamente, è un fiume in piena in cui il mondo interiore di una ragazza viene messo a nudo senza filtri, e ne conosciamo le fragilità, i momenti no, ma anche quel pizzico di determinazione che da qualche parte c’è e che aspetta solo di essere chiamato in causa per uscire finalmente fuori dal tunnel di angoscia in cui la protagonista stessa si è infilata.
Ho trovato la penna di Valentina Doati intensa e molto sensibile, che scava a fondo e cerca le parole giuste per mettere su carta sentimenti, emozioni e stati d’animo complessi, spesso contrastanti e contraddittori, ma che pure rendono ogni persona “se stessa” e meritevole di essere accolta ed ascoltata. Emma può essere ciascuno di noi, perchè tutti abbiamo vissuto qualcosa che c’ha fatto star male, che c’ha tenuti svegli la notte, creandoci qualche attacco d’ansia magari, e la capacità dell’autrice di raccontare tutto questo facilità l’immedesimazione con la giovane protagonista e i suoi piccoli grandi problemi.
Consigliato, soprattutto se vi piacciono le narrazioni introspettive.
Ciao Angela, non sono appassionata di questo genere di romanzi, però la storia sembra interessante e attuale :-)
RispondiEliminaSono tematiche molto introspettive ;)
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