mercoledì 13 maggio 2020

Recensione: LIVIA LONE di Barry Eisler



Il primo capitolo della serie sulla detective Livia Lone ci racconta la orribile esperienza che l'ha profondamente toccata e che l'ha indotta a diventare poliziotta per dedicarsi anima e corpo alla ricerca di gente depravata che si macchia di crimini sessuali.



LIVIA LONE
di Barry Eisler



366 pp
«Credi in te stessa. Indipendentemente da tutto. Capito? Credi in te stessa. E niente potrà fermarti.»


Livia Lone è una giovane detective della polizia di Seattle specializzata in indagini su crimini sessuali e abusi sui minori; ha un carattere forte e molto determinato, è coraggiosa, non esita a esporsi a rischi se questa è l'unica strada per ottenere i risultati prefissi; porta a termine ogni incarico col massimo impegno, cercando di assicurare alla giustizia i mostri a cui dà la caccia.
Per lei è sì un lavoro... ma è sopratutto una missione che affonda radici e motivazioni nella sua storia personale.

E proprio perchè per lei fermare questi mostri è una questione personale, quando la giustizia fallisce Livia non esita a vendicare personalmente le vittime, anche con metodi discutibili per un poliziotto.

Ciò che spinge la donna ad agire senza rimpianti e senza reticenze è quel drago che le si agita dentro, che spesse volte sembra assopirsi ma che, di fronte a certi esseri lascivi e depravati, si sveglia e pretende di divorare il male, per difendere chi è più debole e non può farlo da sé.

Cosa c'è nel passato di Livia Lone che ha influenzato drammaticamente la sua vita, rendendola dura e restia a fidarsi di chiunque?

Livia non è sempre stata Livia. C'è stato un tempo - che adesso sembra così lontano - in cui si è chiamata Labee.
Labee è nata sulle montagne thailandesi, dove viveva con sua sorella Nason, i genitori e un fratello; ma un giorno - quando lei ha solo 13 anni e Nason 11 - accade qualcosa di inaspettato: degli uomini vengono a prendere lei e la sorellina, li gettano in un furgone insieme ad altri spaventati bambini e da quel momento inizia un viaggio verso l'inferno.

Labee scopre che lei e Nason sono state state vendute dai genitori; il suo obiettivo diventa allora quello di sopravvivere e di proteggere la sua Nason, il suo "dolce uccellino" da chiunque voglia farle del male, perchè purtroppo è chiaro che gliene faranno.

Il tragitto che porterà le vittime di questo infamante rapimento in America, all'interno di un container, sarà uno dei peggiori incubi al quale una persona - e una bambina ancora di più - potrebbe mai andare incontro.

Labee subisce abusi e torture fisiche e psicologiche che annienterebbero tante vittime; inoltre, al fine di evitare che i porci che li tengono prigonieri possano divertirsi con la sorellina, fa di tutto perché essi scelgano lei piuttosto che Nason, ma il suo animo di ragazzina inesperta di come va il mondo non sa (ma lo imparerà sulla propria pelle) che questi non sono uomini la cui parola valga alcunché, e che il loro cinismo, la loro malvagità, la loro lascivia e il desiderio di far soldi, li hanno privati di ogni forma anche minima di umanità e compassione.

A fine viaggio Labee si ritroverà senza la sua Nason, di cui perderà ogni traccia; scopre di essere a Llewellyn e che si prenderà cura di lei un uomo di nome Fred Lone; questi, infatti, la prende con sé in casa propria, adottandola (le cambia anche il nome, Livia appunto) ma ancora una volta la ragazzina, sola e indifesa in un Paese straniero di cui non conosce lingua, usi e costumi, dovrà fare i conti con persone viscide, che si credono dio in terra, e che pensano di poterla trattare come un oggetto.

Non hanno fatto i conti con la forza interiore di Livia, che crescendo imparerà a far leva sulle proprie risorse e capacità, e attraverso l'aiuto di un compagno di scuola e di suo padre (due persone oneste, che la prenderanno sotto le loro ali e le vorranno bene), che l'avvieranno nella pratica del jujitsu, Livia si rafforzerà nel corpo e nello spirito, imparerà ad difendersi e ad attaccare e capirà cosa "vuol fare da grande" e perché.
Il pensiero di cercare Nasone di scoprire cosa ne è stato di lei, sarà per anni l’unica cosa che le darà la giusta motivazione per rimanere in vita.

Quando una nuova pista riaccende le sue speranze, a Livia non basta più essere un agente, e nemmeno una giustiziera.
Dovrà rivivere gli orrori del passato per arrivare a scoprire una cospirazione di inimmaginabile  crudeltà, fatta di trafficanti internazionali, bande criminali, suprematisti bianchi e legami con il potere politico.

La narrazione procede in un alternarsi di "ora" e "allora", in cui il presente ci mostra l'agente Lone impegnata a dar la caccia a stupratori incalliti, mentre il passato apre il sipario sull'orribile esperienza vissuta a tredici anni; l'autore non si tira indietro dal raccontarci gli abusi sessuali subiti da Livia e quanto dolore si sia accumulato nel suo cuore; dolore che a mano a mano è stato affiancato dal puro odio, dal disprezzo più profondo per chi ha fatto del male a lei e a Nason (e in generale continua a farne ad altri innocenti), e il desiderio di vendetta - il drago feroce e affamato che le dorme dentro - non può placarsi se non viene soddisfatto.
E Livia è pronta ad affrontare qualsiasi cosa pur di sapere la verità sul rapimento e su Nason ed infatti la sua ricerca spasmodica dei colpevoli di quel maledetto viaggio infernale dalla Thailandia in America, la porterà a rischiare la propria vita, anche perchè i nemici di allora e di ora sono gli stessi, e sono anch'essi pronti a tutto pur di continuare indisturbati con i propri sporchi traffici.

C'è molta azione in questa crime fiction, il ritmo è serrato, ci si sente coinvolti dalle dolorose vicissitudini della protagonista e non si può che "fare il tifo" per lei nel vederla tirare fuori personalità, coraggio, resilienza; la scena finale - inevitabilmente la si immagina mentre si legge - è cruda ma placa la sete di giustizia di Livia... e un po' anche del lettore.
Se vi piace il genere, non posso che consigliarvelo, è una lettura travolgente che tocca un argomento delicato, attuale e doloroso, come quello del traffico di esseri umani e degli abusi sui minori.

lunedì 11 maggio 2020

Anteprima: BACI DA POLIGNANO di Luca Bianchini



Faccio parte della schiera di coloro che si sono affezionati ai vivaci personaggi polignanesi di Io che amo solo te: don Mimì, Ninella, Damiano, Chiara...
E sono anche di quelli che un po' ci speravano in un ritorno a Polignano, dopo La cena di Natale.
Non solo, ma mi recai (con due amiche) di proposito nella bella cittadina del barese per cercare di imbattermi negli attori quando furono girati i film diretti da Marco Ponti e tratti appunto da questi due romanzi (ovviamente, fortunata come sono, non acchiappai nessuno).

Ad ogni modo, Luca Bianchini m'ha accontentata e preso avrò modo di ritornare - almeno con l'immaginazione - a Polignano...


BACI DA POLIGNANO



Mondadori
240 pp
18 euro
USCITA
26 MAGGIO 2020
Ninella e don Mimì si sono sempre amati, anche se le loro vite hanno preso da molto tempo strade diverse. Da giovani le loro famiglie si erano opposte al matrimonio, a sposarsi invece sono stati i rispettivi figli Chiara e Damiano.

Gli anni passano e davanti a don Mimì Ninella resta sempre una ragazzina. L’arrivo di una nipotina, anziché avvicinarli, sembra averli allontanati ancora di più, anche perché Matilde, l’acida moglie di don Mimì, fa di tutto per essere la nonna preferita, viziando a dismisura quella che tutti chiamano semplicemente “la bambina”.

La situazione cambia all’improvviso quando Matilde perde la testa per Pasqualino, il tuttofare di famiglia. 
Mimì decide così di andare a vivere da solo nel centro storico di Polignano: è la sua grande occasione per ritrovare Ninella, che però da qualche tempo ha accettato la corte di un architetto milanese.

Con più di cento anni in due, Ninella e Mimì riprendono una schermaglia amorosa dall’esito incerto, tra dubbi, zucchine alla poverella e fughe al supermercato.

Intorno a loro, irresistibili personaggi in cerca di guai: Chiara e Damiano e la loro figlia che li comanda a bacchetta; Orlando e la sua “finta” fidanzata Daniela; Nancy e il sogno di diventare la prima influencer polignanese; la zia Dora, che corre dal “suo” Veneto per riscattare l’eredità contesa di un trullo.

Dopo Io che amo solo te e La cena di Natale, Luca Bianchini torna a raccontare la “storia infinita” tanto amata dai suoi lettori. Tra panzerotti e lacrime, viaggi a Mykonos e tuffi all’alba, i suoi protagonisti pugliesi continuano a sbagliare senza imparare mai niente – ma questo è il bello dell’amore – sotto il cielo di una Polignano che ha sempre una luce unica e inimitabile.



sabato 9 maggio 2020

Recensione: IL CASALE di Francesco Formaggi



Spesso si dice che certe sciagure piovano all'improvviso senza che sia possibile prevederle. 
Ma è davvero sempre così? O piuttosto siamo noi a non aver fatto caso ai piccoli segnali che le anticipavano, a non aver dato il giusto peso a certi dettagli?
Il protagonista - attento osservatore - di questo interessante e originale romanzo verrà coinvolto in una catena di avvenimenti bizzarri e minacciosi, e riuscire a non farsi inghiottire potrebbe rivelarsi davvero un'impresa difficile...



IL CASALE 
di Francesco Formaggi



Neri Pozza
"E poi pensai al caos, e all’ordine, e al fatto che ognuno, anche senza accorgersene, tende sempre a realizzare la propria felicità, nonostante tutto e tutti, e prima o poi trova sempre ciò che vuole, magari nei posti piú improbabili, nelle persone più insospettabili, dopo anni, oppure in un attimo, dove immaginava non ci fosse niente per sé; e pensai agli inizi, e alle fini, e mi chiesi se fosse vero che tutto comincia sempre da un fatto minimo e apparentemente insignificante, soprattutto nelle storie più sventurate".

Cosa c'è di meglio che staccare la spina dal tran tran della vita quotidiana trascorrendo qualche giorno di riposo in campagna?
È ciò che pensano di fare Francesco e Giulia, una giovane coppia che si sta recando, in auto, al casale di una zia di lei per una breve vacanza.

Fa caldo - un'afa asfissiante - e Francesco si sente scocciato, irritabile e pigro: altro che campagna, lui vorrebbe restare in città, nonostante le temperature di fuoco, ma Giulia non ha voluto sentire ragioni e lo ha costretto a partire per questa tranquilla settimana di vacanza al casale di zia Ester. 

I due stanno insieme (e convivono) solo da qualche mese e il loro rapporto è ancora pieno di slancio e passione, fino al fatidico momento in cui Francesco si accorge di un particolare fisico della sua ragazza che mai gli era balzato agli occhi, prima di allora.

A Giulia basta allungare i piedi nudi sul cruscotto perché Francesco si accorga che ha gli alluci orribili, quasi deformi: qualcosa di inguardabile, che suscita un'immediata repulsione:

"È un alluce enorme, gonfio, tozzo, quasi brutale, sormontato da un alone giallastro che è senza dubbio l’abbozzo di un callo."

E vabbè, che sarà mai un difettuccio all'alluce?, penserete voi, e io non potrei che darvi ragione.

Ma per il nostro Francesco è come se il mondo gli crollasse addosso: prova una tale nausea che perfino il pensiero di far sesso con lei gli diventa impossibile. 

E la cosa più assurda, e che mai lui avrebbe potuto mettere in conto, è che la scoperta di quel "coso deforme" sarà solo il primo di una catena di eventi che si susseguiranno da quel momento in poi e che contribuiranno ora a stupirlo ora a generare in lui vaghe inquietudini.

È come se fosse in presenza di un sassolino che rotola a valle fino a diventare una valanga, ed infatti tutto ciò che a Francesco accadrà nel casale sembrerà la conseguenza disastrosa di quella innocua deformità di Giulia.
Bizzarro eh?
Eppure è così: le stranezze sono solo iniziate.

Anzitutto, il ragazzo deve fare e conti con l'accoglienza riservatagli dagli zii di Giulia: tanto zia Ester è affettuosa e calorosa con la nipote, quanto è distante e contrariata nei confronti del fidanzato, che va immediatamente in confusione e non sa come comportarsi.
E si sa che più cerchi di piacere a qualcuno, più si moltiplicano le probabilità di commettere gaffes che compromettono ancora di più la situazione!

La conoscenza di zio Franco, marito di Ester, è anche peggio, perché l'omone - un tipo goffo, grasso, chiacchierone, dai modi sgradevoli e gretti - ha pure lui un difetto fisico evidente e Francesco è imbarazzato e in difficoltà: ma c'è uno normale in questo casale?

Evidentemente tutto ciò che è normale non appartiene al casale, visto che cominciano ad accadere fatti stranissimi, come ad esempio la morte delle povere galline della zia: non una morte naturale, bensì c'è qualcuno che si diverte a sterminarle barbaramente.

E vogliamo parlare della ossuta e severa zia Ester, che fa tanto la puritana e poi nasconde una vita notturna segreta?
E la maltrattata cameriera, Clara, che manda poesie di nascosto a Francesco, il quale si sente attratto da lei e dal gusto del proibito e della trasgressione che ella rappresenta?
E che dire del custode dal dito mozzato, il cupo e poco rassicurante Mario, di cui si racconta che abbia commesso in passato un'azione orribile? In effetti, solo a guardarlo, qualche brivido Francesco se lo sente scorrere lungo la spina dorsale...

Ma non è finita qui: a vivacizzare le giornate ci pensa l'arrivo di tre persone: le prime due sono Carlo e Marta (nipote di Ester e cugina di Giulia), freschi sposi col desiderio di avere un bambino e, chissà, di crescerlo in un posto tranquillo come la campagna.
Terzo ospite improvviso: Marco, un dottorino dall'aria sicura di sè, che ostenta modi gentili e raffinati, ma in realtà è solo un saccente arrogante, che vuol fare bella figura con zia Ester e forse pure con Giulia.
E sì perchè il signorino so tutto io pare sia stato una specie di "primo fidanzatino" per Giulia, e Francesco comincia a sentire ben presto i sintomi di una gelosia che si insinua nella sua mente e contribuisce a rendere quella vacanza sempre più bislacca e poco piacevole.

C'è davvero un clima indefinibile nel casale, e dietro gli atteggiamenti perbenisti e i comportamenti rigorosi e aristocratici, Francesco vede oltre e sente che  il destino sta tessendo una trama funesta.

Si ritrova solo in quell'enorme casale: Carlo è un parassita che vuol solo farsi bello agli occhi di Marco ed Ester; Giulia non calcola il fidanzato neanche di striscio e passa fin troppo tempo con Marco ricordando i vecchi tempi della loro infanzia bucolica all'ombra del ciliegio spettatore del loro primo casto bacio; Marta è ambigua, inafferrabile, inquieta.

Mario si aggira attorno a tutti loro come una presenza minacciosa, al quale si contrappone Clara, l'unica persona con cui Francesco riesce ad interagire, e che in un certo senso gli aprirà gli occhi su ciò che accade davvero tra le mura del casale, un luogo meno idilliaco di quanto appaia.

"...pensai che al casale in quei giorni stesse accadendo la stessa cosa, il caos si stava moltiplicando sotto i miei occhi: prima gli alluci, poi l’incidente della pecora, poi la gallina, poi il cinghiale. Era cosí? Il problema era trovare il modo di fermarlo, e per fermarlo si doveva rintracciare l’origine di tutto, il foro da cui si stava aprendo la crepa."

Spesso si dice che certe sciagure piovano all'improvviso senza che fosse possibile prevederle. 
Ma è davvero sempre così? O piuttosto siamo noi a non aver fatto caso ai piccoli segnali che le anticipavano, a non aver dato il giusto peso a certi dettagli?

E già, sempre loro: i dettagli, le piccole anomalie, quelle che sembrano innocenti e inoffensive ma che più di tutte sono "il segno evidente di una crepa nell’impalcatura di rigore e compostezza che imbozzolava il casale."

Francesco è solo in un "contesto famigliare" che, invece di essere rassicurante, è ostile: è circondato da gente ipocritamente gentile e cortesemente distante che  nasconde sentimenti malevoli, e lui guarda ciascuno con diffidenza, sentendo montare dentro di sè risentimenti, dubbi atroci, pensieri cattivi.
Forse è semplicemente un tantino paranoico?
In fondo, tutta questa ossessione per le minuzie e i particolari irrilevanti qualcosa vorrà dire!

E in effetti, l'attenzione meticolosa che lo guida nell'osservare e valutare certe piccolezze è il suo tratto distintivo, che in molti passaggi ha dato un tocco umoristico alla narrazione: in diversi momenti critici (ad es. quando zia Ester sviene e le si alza la gonna fino a svelare gli slip, o quando l'aria di ridicola compostezza a cena viene intaccata da un tortellino in brodo mangiato con un rumoroso risucchio) Francesco si perde nelle proprie fantasie, e se da una parte egli non può farne a meno, dall'altra il suo guardare troppo attentamente gli altri crea in lui un senso di angoscia; non c'è un particolare che, per quanto banale, Francesco non ingigantisca, tanto da far assumere ad ognuno l'aspetto di vere e proprie anomalie deformanti, terrificanti, che rendono le persone quasi dei mostri.

Francesco è un protagonista dal temperamento indolente, è uno spettatore passivo di eventi ineluttabili e, pur subodorando che qualcosa di tragico sta per accadere, non sapendo/potendo definirlo o prevederlo, è come se decidesse inconsapevolmente di lasciarsi andare, di non prendere decisioni ma di aspettare che gli altri facciano qualcosa, nel bene o nel male.

"la mia vita era cosí – la mia vita, la mia persona tutta – una sagoma, un calco. Nient’altro che il calco vuoto di ciò che avrei potuto essere ma non ero mai diventato, di gesti e parole che avrei potuto fare e dire ma non avevo mai fatto e detto perché ero sempre stato in attesa di trasformazioni mai compiute; un calco vuoto dentro cui tutti, come metallo fuso, continuavano a colare i propri gesti e parole e desideri che io usavo di volta in volta per simulare una pienezza qualunque."

Si rende conto che se solo lo volesse potrebbe dare un indirizzo diverso al proprio destino, ma non lo fa.
È come se una forza misteriosa e più grande di lui lo possedesse e lo obbligasse a vedersi scorrere davanti agli occhi un film la cui trame e il cui finale sono stati decisi da altri.
E non ci sono i presupposti per immaginare che sia un bel film, anzi...

Francesco, il membro più ignorato all'interno del casale, col passare delle ore realizza di essere coinvolto suo malgrado in eventi misteriosi che pian piano lo coinvolgeranno senza via d'uscita.

"...non sarei più riuscito a liberarmi; rotolando nel bitume, tutte le cose con le quali sarei venuto in contatto mi sarebbero rimaste appiccicate addosso, e avrei perso pezzi, uno alla volta: una mano, un orecchio, un piede, frantumandomi".

Riconoscere le deformità che si celano dietro le apparenze  lo aiuterà a non essere divorato e a non affondare nel fango delle proprie paure e passioni? 

La narrazione degli eventi parte da subito in modo da presentarci dei contrasti che stuzzicano il lettore, a partire dall'ambientazione: un casale di campagna solitamente lo si associa alla quiete e alla pace, invece in questo romanzo esso è solo esteriormente un contesto bucolico: in realtà è luogo di eventi sinistri, ineluttabili, inspiegabili.

Laddove le donne (Ester, Marta) sono magre, ossute, dinoccolate, gli uomini (Franco, Enzo) sono corpulenti, "gonfi", grossi.

Coloro che abitano nel casale - la zia e i dipendenti Clara e Mario - nascondono tutti qualcosa e proprio questi loro segreti potrebbero essere portatori di sciagura per il povero Francesco.


"Il casale" è un romanzo originale, con una trama davvero intrigante, che, mescolando con scioltezza vari generi, parte come una storia tranquilla, ci regala inizialmente, come dicevo più su, anche momenti contrassegnati da un certo umorismo - grazie alle "morbose radiografie" che il protagonista fa di qualsiasi dettaglio (che appartenga a luoghi, eventi, alla fisicità delle persone) e che inevitabilmente fanno sorridere perchè rendono certe situazioni assurde - per poi man mano virare verso sfumature più misteriose, drammatiche e noir, in cui sentiamo crescere gradualmente la tensione narrativa ad ogni capitolo, immaginando che qualcosa di irreversibile e oscuro accadrà per forza, e insieme a Francesco realizziamo che davvero non c'è inezia che non possa tramutarsi in tragedia, così come non ci sono nuvoloni che non anticipino un temporale.
Si arriva ad un finale decisamente amaro ma assolutamente coerente con tutta l'architettura narrativa creata dall'autore, il cui esordio letterario ho davvero molto apprezzato.

Consigliato, tanto più se vi piacciono le storie in cui il confine tra "normale" e assurdo è molto sottile, dove dietro il banale si può occultare qualcosa di deforme e pericoloso; storie in cui emerge ciò che risiede nel profondo dell'essere umano, con tutte le sue ambiguità, i suoi peccati inconfessabili, le ipocrisie, gli egoismi e le sue bassezze.

giovedì 7 maggio 2020

Novità Thriller "Dalla parte dell'assassino" di Pietro De Sarlo || "La notte e la neve" di Marco Cirillo



Buon pomeriggio, cari lettori!
Condivido queste due novità thriller che conto di leggere quanto prima.



LA NOTTE E LA NEVE  di Marco Cirillo

La notte e la neve sono tutte e due
Ma una è bianca e l’altra è nera.
.
silenziose.

Un thriller psicologico ambientato a Copenaghen, tra i canali annebbiati e i cieli grigi dell’inverno che dura a lungo.
Uno psicanalista e un ispettore entrambi esperti nel loro lavoro si incontrano e si scontrano sullo sfondo di complicati delitti. Pazienti con le loro debolezze, le loro indifese paure, sedute marcate dallo scorrere del tempo, scandito dal ticchettio dei secondi.

Amori celati, amori violenti, rancori radicati nella memoria emergono poco a poco.
Un delicato intrigo di sospettati e personalità diverse che si muovono verso la verità, in un’indagine profonda alle radici della mente umana.



DALLA PARTE DELL'ASSASSINO di Pietro De Sarlo


Brusco, cinico, disilluso. Con il vizio del fumo e la passione segreta dei tarocchi. Innamorato della moglie, intrappolato nelle indagini. 
E questo caso, per il commissario Achille Schietroma del Tuscolano X, è particolarmente ingarbugliato. 
.
C’è un serial killer che lascia in giro cadaveri eccellenti, c’è la stampa troppo addosso alla Polizia che sembra non avere elementi per incastrarlo, c’è un misterioso Maestro con la passione per i libri antichi... 
Un unico indizio: la sete di vendetta può avere risvolti inaspettati e pericolosissimi. 

Pietro De Sarlo, con Dalla parte dell’assassino, ha dato vita a un giallo intrigante e dal ritmo serrato che affronta tematiche attuali (la corruzione su più livelli, il sesso in cambio di favori, il potere ottenuto illecitamente, i reati ambientali) delineando un quadro moralmente deplorevole e purtroppo realistico dell’Italia.

Il libro è già in prevendita presso l'editore e sarà in vendita nei consueti circuiti a partire dal prossimo 22 maggio.

mercoledì 6 maggio 2020

Prossima uscita Amazon Publishing: "Non smettere di cercare" di D.S. Butler




Carissimi, vi annuncio la prossima nuova uscita Amazon Publishing: Non smettere di cercare (Detective Karen Hart Vol. 1) di D.S. Butler (LINK).

Il romanzo uscirà il giorno 19 maggio a 4,99€ in eBook e 9,99€ in cartaceo.


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Due bambine scomparse: un caso terribile per la detective Karen Hart
Le piccole Emily e Sian, di dieci anni, sono scomparse da scuola e sembrano svanite nel nulla.
Le famiglie sono disperate e la piccola comunità di Heighington, nella campagna inglese, è sconvolta. 
Le ricerche sono coordinate dalla squadra investigativa locale, guidata dalla sergente Karen Hart e dal suo nuovo superiore, l’ispettore Scott Morgan.
Col passare delle ore l’ipotesi del rapimento si fa sempre più concreta e spaventosa, mentre le indagini iniziano a girare a vuoto e la situazione di Karen si complica. 
C’è l’ispettore Morgan, che sembra non apprezzare le sue intuizioni investigative e vuole fatti concreti. E ci sono quei tragici fantasmi del passato, che ormai da anni popolano i suoi incubi peggiori. 
E poi c’è un ultimo tormento: la sparizione di una giovane donna diciotto mesi prima, un altro caso di probabile rapimento che Karen non è mai riuscita a risolvere.

C’è un legame tra quel mistero e il dramma delle bambine scomparse? O si tratta solo dell’ennesima fissazione della tormentata detective? È davvero possibile che nella tranquilla campagna del Lincolnshire si nasconda un pericoloso predatore seriale?


L'autore
D.S. Butler è un’autrice inglese di gialli e thriller psicologici. È una scienziata biochimica ed è stata anche ricercatrice a Oxford e in Medio Oriente, ma la sua passione per i romanzi polizieschi e mistery l’ha progressivamente allontanata dal mondo della scienza per farne una scrittrice a tempo pieno. Vive con il marito nel Lincolnshire, proprio dove sono ambientate le storie della detective Karen Hart.



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martedì 5 maggio 2020

Le mie nuove letture (maggio 2020)



Vi presento le mie nuove letture:


IL CASALE di Francesco Formaggi (Neri Pozza, 239 pp)

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L'estate è asfissiante, Francesco è pigro e vorrebbe restare in città, ma Giulia non sente ragioni e lo costringe a partire per una settimana di vacanza al casale di campagna della zia Ester.
Stanno insieme solo da qualche mese e il loro rapporto è ancora pieno di slancio, ma quando Giulia allunga i piedi nudi sul cruscotto e Francesco si accorge che ha gli alluci orribili, quasi deformi, è come se il mondo gli crollasse addosso: prova una tale repulsione che perfino il pensiero di far sesso con lei gli diventa impossibile.
Da quel momento in poi, come un sassolino che rotola a valle fino a diventare una valanga, tutto ciò che a Francesco accade nel casale sembra la conseguenza disastrosa di quella deformità.
Come quando scopre che qualcuno si è messo a sterminare le galline, o che la zia Ester ha una vita notturna segreta, o che dietro il dito mozzo di Mario, il custode, si nasconde forse un misfatto inconfessabile e, ancora, dietro i modi timorosi della domestica Clara, insieme alle paure di una donna schiavizzata, si cela un insospettabile animo poetico.
Francesco intuisce che al casale, nascosta da comportamenti rigorosi e aristocratici, si sta preparando una sciagura.
E quando si renderà conto di trovarsi al centro della scena in cui si scateneranno gli eventi, sarà ormai troppo tardi per tornare indietro. Dovrà guardarsi dentro, riconoscendo l'abisso che si apre tra ciò che ha creduto di essere e ciò che è realmente.



IL VANGELO EBRAICO di Daniel Boyarin (Castelvecchi Ed., 182 pp)

Nel luglio del 2008 il "New York Times" pubblicava in prima pagina la notizia del ritrovamento di
un'antica tavola ebraica, risalente a prima della nascita di Cristo, che riportava una profezia: l'annuncio di un Messia che sarebbe risorto tre giorni dopo la morte. 
È solo uno dei tasselli con cui Daniel Boyarin, fra i più importanti talmudisti viventi, ci spiega perché la storia del Nazareno non rappresenta, come da secoli si ritiene, un momento di rottura con il senso religioso ebraico. L'idea di un'incolmabile scissione teologica tra cristiani ed ebrei, diffusa tanto da una parte quanto dall'altra, dimentica una natura comune profondamente e radicalmente unitaria. Gesù era un ebreo osservante, un ebreo che mangiava kosher. 
Si era presentato nel modo in cui molti ebrei si aspettavano che facesse il Messia: un essere divino incarnato in un corpo umano. All'epoca dei fatti, del resto, la questione non era "Giungerà il Messia?", ma solo "Questo falegname di Nazareth è Colui che aspettavamo?". 
Alcuni credettero di sì, altri di no, e oggi noi chiamiamo il primo gruppo cristiani e il secondo ebrei, anche se, in principio, le cose non stavano così. 
Operando una sorprendente rilettura del Nuovo Testamento e avvalendosi delle più recenti scoperte e delle Antiche Scritture, Il Vangelo ebraico risale alle origini di una divisione millenaria che oggi, secondo Boyarin, dobbiamo avere il coraggio di capire e superare, andando oltre le convenzionali semplificazioni della Storia.

domenica 3 maggio 2020

Recensione: IL PERSUASORE di Mark Billingham



Nella medesima sera, in due punti diversi di Londra, due donne vengono uccise allo stesso modo. Il geniale e scomodo detective Tom Thorne conclude che gli assassini cui dare la caccia sono due, uno metodico, freddo e controllato, l'altro succube e remissivo. Due killer che vanno assolutamente fermati.



IL PERSUASORE
di Mark Billingham


Ed. Piemme
trad. S. Nobile
459 pp
4.90 euro
C'è un assassino che si aggira per le strade di Londra: le sue vittime preferite sono giovani donne, che lui strangola e uccide senza pietà, e nulla lo ferma, neppure la presenza di un eventuale figlio piccolo che assiste a una tale mostruosità.
Donne che spesso vengono ammazzate ad orari non troppo distanti l'uno dall'altro ma in posti della città lontani.

Inizialmente, di fronte ad omicidi compiuti con modalità simili, la polizia non aveva avuto dubbi: un'unica mano assassina uccide due volte nell'arco della stessa giornata. 

Eppure non tutti coloro che indagano su queste tragiche morti sono d'accordo con la teoria di un unico assassino.

Tom Thorne, geniale e scomodo detective della squadra investigativa, è uno di questi.
Qualcosa non quadra in quel terribile schema di morte, per cui le sue perplessità convergono in una inquietante ma sensata ipotesi: gli assassini potrebbero essere due. Due persone che uccidono in sincronia, allo stesso modo, nello stesso tempo. 

Evidentemente i due sono in stretto contatto e riescono ad organizzare gli omicidi in modo che risultino quasi contemporanei, compiendo una sorta di macabro gioco.

Per Thorne, quel caso diventa ben presto una vera e propria ossessione. 
Non riesce a darsi pace al pensiero che delle povere donne possano essere strappate alla propria vita, ai propri affetti... per mano di un essere sadico e che la polizia non sappia che pesci pigliare, che non si abbia una pista da percorrere.

Ma se è vero che sono in due ad agire, ci sarà pure un momento in cui almeno uno di essi farà un errore, anche piccolo... ma che apra uno spiraglio nelle indagini.
Ed infatti, succede.

Perché sì, è vero che i due killer sono accomunati da uno stesso modus operandi, ma le autopsie sui corpi delle vittime rivelano particolari importanti, che lasciano capire come gli assassini abbiano una personalità molo differente e quasi sicuramente uno è più cinico e spietato dell'altro.

Lo sviluppo delle indagini frenetiche e meticolose condotte da Thorne - supportato da Sarah McEvoy e Dave Holland - si alterna alle brevi narrazioni riguardanti i due assassini, con i quali non solo diamo un'occhiata al loro presente, ma anche al passato: attraverso alcuni flashback, infatti, sappiamo che i due killer si conoscono da molti anni in quanto sono stati compagni di scuola e amici.
Tra loro si è instaurato da subito un rapporto stretto ma molto strano, sbilanciato, in cui uno comanda, è forte, cattivo, calcolatore, mentre l'altro è un debole, un vigliacco che si limita a eseguire degli ordini. 

In questo duo mortale, c'è il vero assassino, quello davvero pericoloso, che sa come scegliere i propri "burattini", da persuadere affinchè facciano ciò che vuole lui.

Non sarà facile per Tom Thorne arrivare a fermare il persuasore e la serie di omicidi che continua a sporcare di sangue Londra; gli ostacoli saranno davvero molti, sia perché il serial killer è scaltro, sia perché a volte ci sono nemici difficili da individuare in quanto si insinuano lì dove non ci si sarebbe aspettati, cioè "dentro casa".
Inoltre, essendo le idee e le piste proposte da Thorne "rischiose" dal punto di vista dei suoi superiori, non troverà in loro un grande sostegno, ma se c'è una cosa che lo contraddistingue quella è la testardaggine, e prima o poi - non senza errori - raggiungerà i propri obiettivi.

"Il persuasore", ambientato nei primi anni del Duemila con incursioni nella metà degli anni '80, è un thriller "classico" in tutti i sensi, caratterizzato da un buon ritmo narrativo e con una "caccia al mostro" interessante e sufficientemente coinvolgente: il protagonista è il tipico ispettore dotato di un "bel caratteraccio", capace di farsi più odiare che amare, con una vita privata turbolenta e non proprio felice, ma è al contempo caparbio, intelligente, si butta a capofitto in un'indagine e non gli importa di perderci il sonno o le stellette sulla divisa pur di raggiungere i risultati sperati.
L'antagonista ha anch'egli tutte le peculiarità proprie del serial killer malvagio, crudele, privo di pietà, terribilmente furbo, che fa "il proprio lavoro" facendo attenzione a non lasciare tracce. 

Se piace il genere, può essere una lettura gradevole.


sabato 2 maggio 2020

Bilancio di letture - Aprile 2020



Eccomi con le mie letture della quarantena di aprile ^_^





  • FEBBRE di J. Bazzi. Scoprire a trent'anni di essere sieropositivo: in queste pagine c'è il racconto diretto e onesto della scoperta della malattia da parte dell'Autore, che si alterna alla storia della sua vita, in cui il protagonista ci parla di sè, della sua famiglia, del luogo in cui è cresciuto e di tutto ciò che ha contribuito a far di lui l'uomo che è.
  • REAZIONE MORTALE di D. Boyd: un avvincente giallo ambientato nel mondo delle corse dei cavalli e delle scommesse; ad indagare sull'assassinio di un giovane stalliere c'è un ispettore caparbio e dall'intuito formidabile, coadiuvato dall'agente Jane, collega e compagna di vita.
  • AL DI LA' DELLA NEBBIA di F. Cheynet e L. Schina: nella cupa atmosfera di una giornata d'autunno di fine Ottocento, tre uomini, accomunati dal desiderio di ricchezza e da segreti nascosti nei meandri delle loro coscienze, salgono su un treno che viaggia nella notte, attraversa una tetra campagna inglese, e che li conduce verso le zone più torbide dell’animo umano, lì dove risiedono le debolezze e le colpe più gravi, quelle che si cerca di nascondere e che rivelano la propria natura ipocrita e ambigua.
  • BULL MOUNTAIN di B. Panowich. Le pagine di questo bellissimo romanzo trasudano di amore per la propria terra, ma non sempre questo amore è benefico: quando esso si tramuta in un senso di appartenenza primitivo, belluino e prepotente, rischia di divenire "malato" e quella stessa terra, invece di essere sinonimo di vita e legami famigliari, si sporca di sangue e di morte, divenendo velenoso.
  • TRAFFICI NOTTURNI di B. Eisler. Cambiare nome, vita, Paese e sperare, così, di neutralizzare i demoni del passato. Ma se c'è un segugio fedele quello è proprio il passato, e più è doloroso, più ti resta attaccato alla schiena come un giogo tutt'altro che leggero. E se per liberartene fosse necessario attuare la più spietata delle vendette?
  • RAGAZZI DI ZINCO di S. Aleksievic. Sono i racconti di reduci e invalidi della guerra afghana, di vedove e madri dei caduti. Fedele al proprio assunto di indagare “l’anima delle persone” a tutto campo e di prestare orecchio ai racconti di tutti, l'Autrice apre il triste velo su una delle più grandi tragedie della storia sovietica: la guerra in Afghanistan tra il 1979 e il 1989.
  • MEMORIES - CHI AMA NON DIMENTICA di A. Carullo. Quanto può essere imprevedibile la vita? Può percorrere sentieri che non avremmo mai immaginato, può procedere diritta o prendere curve pericolose, dietro le quali si nascondono sorprese, e non sempre belle.Ma è proprio questa sorta di precarietà, la difficoltà di fare piani a lungo termine che rende la Vita l'avventura incredibile che è.



Sul podio vanno sicuramente queste tre: Febbre perché è un racconto di vita vissuta che mi ha coinvolta molto emotivamente; Ragazzi di zinco, che "sbatte in faccia" la crudeltà e la barbarie della guerra; Bull Mountain per le vicende famigliari e umane narrate in un contesto- rurale, agricolo, selvaggio - che mi ha affascinato.


Attualmente ho  in lettura:


  • IL PERSUASORE di Mark Billingham, un thriller classico di cui sto giungendo alla fine;
  • IL VANGELO EBRAICO di Daniel Boyarin.



FILM che mi son piaciuti:


  • L'immortale, che si concentra su uno dei personaggi principali di Gomorra La Serie, Ciro di Marzio, un uomo complesso e dalle mille sfaccettature;
  • L'uomo del labirinto: il thriller al cardiopalma di Carrisi, tratto dal suo romanzo;
  • Ben is back: la storia di una madre che cerca in tutti i modi di aiutare il figlio tossicodipendente.



La citazione del mese è del compianto Luis Sepùlveda:

"La lettura è la forma migliore per confrontarsi con il mondo. 
Ti arma di qualcosa, ti fa bene, ti rende più libero".



venerdì 1 maggio 2020

Recensione: REAZIONE MORTALE di Damien Boyd



Un avvincente giallo ambientato nel mondo delle corse dei cavalli e delle scommesse; ad indagare sull'assassinio di un giovane stalliere c'è un ispettore caparbio e dall'intuito formidabile, coadiuvato dall'agente Jane, collega e compagna di vita.


REAZIONE MORTALE
di Damien Boyd


Amazon Pub.
224 pp
trad. R. Maresca
Aprile 2020
L'ispettore Nick Dixon è stato da poco dimesso dall'ospedale, dopo aver subito un intervento alla spalla in seguito ad un'aggressione nel corso di un'operazione di polizia.
Si sta godendo una cenetta informale con l'agente Jane Winter (sua compagna) e l'amico (nonché anatomopatologo) Roger Poland.
Ma non c'è verso di star tranquilli: proprio quella sera, nel locale, un giovanotto irruento e nervoso attira l'attenzione dei tre mentre inveisce contro il padre; per evitare problemi e risse, Nick prova a calmare il ragazzo, scoprendo che si chiama Jon Woodman e che ha appena perso un fratello, Noel.
Questi è morto presumibilmente in modo accidentale a causa dei calci infertigli da un cavallo molto aggressivo, di cui si occupava in quanto stalliere.
Ma Jon è convinto che suo fratello sia stato ucciso, perchè gli aveva confidato, tempo prima, che di lì a poco avrebbe spifferato verità scomode che avrebbero sollevato un polverone.

In seguito ad uno spiacevole episodio di cui Jon è ancora protagonista, e nel quale rischia di far del male ai suoi famigliari, Dixon si vede spinto a riaprire il caso di Noel Woodman, aspirante fantino sfortunato.

E se il fratello avesse ragione e Noel non fosse stato ucciso accidentalmente da un cavallo poco addomesticabile?

L'ispettore non si perde in chiacchiere e, accompagnato da Jane, comincia subito ad andare in giro a far domande, a cominciare da coloro che lavoravano ogni giorno con Noel, come ad es. l'allenatore dei cavalli di cui si occupava Noel , il signor Hesp.
L'uomo si dimostra da subito piuttosto reticente nel rispondere alle domande, e lo stesso dicasi per la proprietaria del maneggio, la signora Georgina Harcourt, anch'ella un po' sospetta e fin troppo guardinga negli atteggiamenti.

Intanto, il dottor Poland, nel corso dell'autopsia e grazie alle acute intuizioni di Nick, conferma che non è stata una morte accidentale: Noel Woodman è stato assassinato.
La precedente autopsia (troppo frettolosa) aveva attribuito i segni sul corpo del cadavere agli zoccoli del cavallo incriminato, Westbrook Warrior, ma in realtà Dixon e Jane scoprono velocemente che non solo Noel è stato colpito con qualcos'altro (di simile ma non uguale), ma che non è morto nella stalla del cavallo, bensì in un posto diverso del maneggio.

Nixon si ritrova ben presto a cercare la verità - chi e perchè ha fatto fuori il ragazzo? - all'interno del complicato circuito delle scommesse sui cavalli, alcune delle quali non proprio legali.
Come se non bastasse, a complicare la faccenda - col rischio di confondere la ricerca del colpevole - ci si mette una banda di criminali albanesi.

Insomma, come spesso accade agli ispettori che fanno fin troppo bene il proprio lavoro, Nick si accorge che si sta incamminando sempre più su un terreno minato, conferma che gli arriva quando qualcuno si intrufola di notte in casa sua per dargli una lezioncina e intimargli di non impicciarsi in certi affari, se non vuol fare una brutta fine...

Non che Dixon si lasci spaventare come un poliziotto alle prime armi, però una cosa è chiara e imprescindibile: per arrivare all'assassino bisogna comprendere il movente e, ancor prima, scandagliare nella vita privata del morto, che sarà pure stato un fantino eccellente (l'unico che riusciva ad interagire con l'indomabile Westbrook), ma non era proprio uno stinco di santo, e qualche "vizietto" pericoloso ce l'aveva pure lui.
E di certo, questi vizietti non li praticava da solo...

Benché senta ancora le conseguenze fisiche e psicologiche del suo ultimo caso, l’ispettore Nick Dixon si getta a capofitto in un mondo torbido fatto di scommesse truccate e traffici sospetti, dove le persone sono disposte a fare qualsiasi cosa pur di mantenere i loro segreti e il loro status.

Tra tè e caffè a fiumi, tra interrogatori a sorpresa e giusto qualche puntatina alle corse per capirne il meccanismo, Nick - grazie al lavoro con il suo piccolo ma efficientissimo team - arriverà alla verità, non senza intoppi e qualche altro cadavere per via... 

Mi è piaciuto questo giallo perchè ha una narrazione snella e scorrevolissima, un ritmo scattante e, pur non essendo un'indagine al cardiopalma che fa trattenere il fiato, è stato davvero molto piacevole seguirla in quanto il protagonista è un ispettore intelligente, che sa fare bene il proprio lavoro, testardo al punto giusto, in pratica non ho potuto non trovarlo simpatico e arguto nel modo di condurre gli interrogatori, nelle intuizioni che man mano gli sopraggiungevano, inviandolo in una direzione piuttosto che in un'altra.

Ammetto di averlo iniziato con un po' di reticenza, dovuta all'ambientazione delle corse dei cavalli, argomento che non mi attira per niente; e invece - pur continuando a non capirci granché e a non considerarlo interessante - la lettura è proceduta col giusto coinvolgimento.

Consigliato a chi ama i gialli ma anche a chi non ne è un fan sfegatato ma cerca un libro leggero, gradevole e rilassante.

mercoledì 29 aprile 2020

Recensione: AL DI LA' DELLA NEBBIA di Francesco Cheynet e Lucio Schina



Nella cupa atmosfera di una giornata d'autunno di fine Ottocento, tre uomini, accomunati dal desiderio di ricchezza e da segreti nascosti nei meandri delle loro coscienze, salgono su un treno che viaggia nella notte, attraversa una tetra campagna inglese, e che li conduce verso un unico destino.
Il loro viaggio - in cui la dimensione paranormale si confonde con quella reale - li condurrà dritti verso le zone più torbide dell’animo umano, lì dove risiedono le debolezze e le colpe più gravi, quelle che si cerca di nascondere e che rivelano la propria natura ipocrita e ambigua.



AL DI LA' DELLA NEBBIA
di Francesco Cheynet e Lucio Schina



Segreti in giallo edizioni
212 pp
"Quando la nebbia è così fitta, capita che qualche particolare sfugga agli occhi".

Siamo in Inghilterra e in una sera d'autunno fredda e nebbiosa, tre uomini si ritrovano a vivere la più terrificante delle esperienze; qualcosa che neppure nei loro più fervidi sogni avrebbero potuto mai immaginare di vivere.

E' il 14 novembre 1885 e il giovane avvocato Edward Jenkins, Angus Cullen (consulente finanziario) e Victor Cooper, giovanotto scapestrato che ha dilapidato la fortuna ereditata dal padre, si apprestano a partire per una località sconosciuta.
Sulla banchina della stazione ferroviaria di Skegness, attendono un treno che li porterà in una piccola città di nome Fault City, di cui essi non hanno mai sentito parlare.
Ma poco importa: ciò che li spinge a prendere il treno è più forte di qualsiasi dubbio o perplessità. 
I tre uomini, infatti, hanno ricevuto un invito (il medesimo per tutti loro) nel quale, in cambio di denaro, sono chiamati a raggiungere una ignota residenza a Fault City per poter assumere un incarico che porterà loro guadagni interessanti.
Non si dice altro, non c'è la firma del committente; ci sono alcune scarne indicazioni su cosa succederà una volta giunti in paese e poi... null'altro.

Si può accettare un invito così enigmatico senza neppure provare ad informarsi su chi ci sia dietro?
A quanto pare sì, se si è mossi dalla brama di dare una svolta alla propria esistenza e di far soldi, se ce ne sono le possibilità.

«Ogni strada non percorsa, ogni tentativo rinunciato è il preludio a una vita monotona, un’esistenza piatta che rappresenta il peggior male possa capitare a un uomo.»


Jenkins, Cullen e Cooper non si sono mai incontrati prima, sono dei perfetti sconosciuti, accomunati però da questa prospettiva di chiudere il più importante affare della loro vita. 
Certo, tanti sono gli interrogativi, zero le risposte e diverse le supposizioni, ma è inutile lambiccarsi il cervello su qualcosa che diverrà chiaro solo una volta giunti a destinazione.

Ci viene raccontato qualcosa di questi tre uomini: sono dei gentiluomini che finora hanno ricercato il successo e il danaro, non hanno esitato a concedersi piaceri e libertà, chi mantenendo la propria facciata di rispettabilità, ostentando magari la propria devozione religiosa, chi lasciandosi guidare dal sangue freddo e un invidiabile raziocinio, e chi, dopo essersi giocato i propri beni e il rispetto per se stesso, ha finito per rendersi schiavo delle droghe.

Ma ormai ciò che è stato, è stato: basta pensare al passato, proiettiamoci verso ciò che ci attende: pensano essi mentre sono seduti al bar del vagone ristorante e trangugiano brandy, chiacchierando tra loro, prima con diffidenza e un pizzico di superiorità l'uno verso l'altro, poi con più scioltezza.

"Si trattava di un gioco che di un gioco che all’apparenza non aveva nulla di pericoloso ma che, riflettendo, poteva riservare qualche sgradita sorpresa da un momento all'altro.Ogni nuovo accadimento, anziché fornire risposte  soddisfacenti, intrecciava ancora di più una matassa formata da nuovi interrogativi".

La loro serenità va man mano, però, affievolendosi.
Possibile che su quel treno ci siano solo loro come passeggeri?
Il loro committente è così ricco da potersi concedere un tale lusso?

Una cosa è certa: questi tre passeggeri si ritrovano a godere i privilegi della prima classe, e l'eleganza che caratterizza i vagoni e le cabine a loro destinati, solleticano la vanità di ciascuno.

L'euforia per l'invito ricevuto - e ciò che esso significa in termini di gratificazione personale ed economica - comincia a cedere il passo a un senso di indefinita inquietudine, che avvertono insinuarsi nel loro cuore e che non riescono a tenere a bada nemmeno con l'alcool.

Anzitutto, ben presto si rendono conto di un'altra presenza: un uomo di nome Mr Ferry è anch'egli sul treno e, seppure attraverso risposte molto vaghe e ambigue, i tre comprendono che è colui che sta controllando il loro viaggio per assicurarsi che gli invitati giungano a Fault City, secondo gli accordi.

La surreale serata si colora di sfumature cupe e paurose una volta entrati ciascuno nella propria cabina per concedersi qualche ora di sonno: una volta soli, durante la notte, le sensazioni e i pensieri dei passeggeri subiscono delle alterazioni, delle inspiegabili "suggestioni" di cui essi stessi sono protagonisti.
Tra presunte allucinazioni visive e uditive, sogni ad occhi aperti ed incubi terribili, i tre viaggiatori si ritrovano a vivere esperienze al limite della realtà, inseriti in scenari sinistri, tenebrosi, che li spaventano e che essi si convincono essere frutto dell'immaginazione o di un sogno troppo vivido.

Ma è davvero così?

Fuori, oltre i vetri di quel treno che corre nella notte, attraversando una campagna scura e sconosciuta, c'è la nebbia, ma la vera foschia e il vero buio sono nella loro mente, ed essi divengono, col trascorrere delle ore buie, coscienti di come gli inganni percettivi di cui sono preda stanno facendo emergere qualcosa che avevano relegato nell'inconscio e che essi stavano cercando di dimenticare.

La sensazione di pericolo imminente che i tre uomini provano via via che si avvicinano a Fault City, e in seguito agli stranissimi episodi allucinatori di cui sono vittime, è tanto più minacciosa quanto più è indefinibile, non attribuibile a cause razionali.

Ma cosa li attende realmente in quell'oscura cittadina? Chi ha sadicamente organizzato questo viaggio spaventoso, che si sta rivelando una trappola mortale?
E chi è davvero il bizzarro e criptico Mr Ferry: una sorta di traghettatore di anime dannate destinate all'inferno?

L'avventura dei tre gentlemen continua una volta scesi dal treno, e ciò che li aspetta sarà solo il prosieguo di un grande incubo in cui dovranno - per loro sfortuna - fare i conti con loro stessi, con le colpe e gli errori commessi e che chiedono a gran voce espiazione e giustizia.

"Al di là della nebbia" è un fantasy con sfumature noir ambientato in un’Inghilterra Vittoriana dalle atmosfere cupe, gotiche, surreali e fitte di mistero, come fitta è la nebbia autunnale che avvolge tanto la campagna inglese quanto la mente alterata dei tre, protagonisti di esperienze, potremmo dire, "extrasensoriali".

Le descrizioni dell'ambientazione (la villa mastodontica isolata, che compare all'improvviso, la cui mole e i cui contorni spettrali si stagliano nel cielo scuro; personaggi secondari che paiono burattini senz'anima; odori forti e disgustosi, rumori sospetti, presenze agghiaccianti e sinistre), questo treno che non fa mai fermate in stazioni intermedie, il macchinista che non si vede, porte che scompaiono e riappaiono: tutto contribuisce a indirizzare chi legge verso sensazioni di terrore, creando l'aspettativa che di lì a poco, durante la lettura, succederà qualcosa di cruciale e di spaventoso per i tre uomini.

Supportato da un linguaggio accurato e da uno stile molto fluente, il romanzo ha tutte le caratteristiche per catturare l'interesse del lettore, che si trova ad essere spettatore - in un mix di realtà e la fantasia - di un viaggio pieno di incognite, che ha come destinazione ultima l'esplorazione della natura umana, con tutti i suoi segreti inconfessabili e terribili.

I tre individui - che finora hanno vissuto ignorando la distinzione tra il Bene e il Male, ciò che è giusto da ciò che non lo è, sentendosi i padroni assoluti del proprio destino, comportandosi come se non dovessero mai rendere conto delle proprie azioni - sono giunti forse al capolinea: le ambiguità e i lati oscuri presenti nella loro coscienza verranno allo scoperto, così come la consapevolezza di come non si possa sfuggire per sempre alle proprie colpe e responsabilità, anche quando si trovano giustificazioni, anche quando un tribunale umano dà l'assoluzione o agli occhi della società si è persone ragguardevoli.

Ringrazio gli Autori per avermi dato l'opportunità di leggere questo romanzo, di cui vi consiglio la lettura, tanto più se amate le atmosfere dark e questo genere di ambientazione.
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