martedì 3 agosto 2021

Recensione: LE FORMICHE ROSSE di Teodoro Lorenzo

 

Una galleria di personaggi - maschili e femminili - le cui esistenze, attraverso la pratica di uno sport, si presentano a noi lettori nelle luci e nelle ombre che inevitabilmente contribuiscono a dar loro quella complessità e ricchezza che caratterizzano ogni essere umano.



LE FORMICHE ROSSE.
 - Racconti di sport -
di Teodoro Lorenzo

305 pp
La presente raccolta contiene trenta racconti che hanno come filo conduttore lo sport; in ciascuna storia compare uno sport differente, che sia il nuoto o il canottaggio, il rugby o il basket, e ad ognuno è associata la storia di un uomo o una donna, che della pratica sportiva ha fatto il perno attorno cui ruota la propria vita.

Una parte di questi racconti sono presenti in "Le streghe di Atripalda", che ho letto in passato e di cui trovate la recensione sul blog.
Alcuni li ho riletti e con molto piacere, riassaporando le sensazioni e le emozioni che mi avevano provocato allora, in quanto avevo avuto modo di apprezzare come l'Autore fosse stato molto bravo nel dare ai propri protagonisti una personalità molto ben definita, che emerge in tutte le contraddizioni, le debolezze, i punti di forza, le ambizioni, i disagi, gli stessi che ogni essere umano si porta dietro e che influenzano e danno una direzione alla propria vita, che ne sia consapevole o meno.

Proseguire nella lettura dei racconti nuovi è stato come riprendere il filo di un discorso che avevo già iniziato ad affrontare e che mi aveva positivamente colpito per diversi aspetti: la proprietà di linguaggio dell'Autore rende questo scritto piacevolissimo da leggere, è molto fluido e scorrevole, l'attenzione del lettore viene catalizzata da subito sulle vicende del protagonista e soprattutto, come già ho avuto modo di precisare, sulla sua interiorità, su ciò che pensa, sente, osa, sugli errori, le paure, le speranze, le sconfitte e i successi.

Sono uomini e donne con un passato, una famiglia, un'educazione ecc..., che li ha inevitabilmente formati, nel bene e nel male: c'è ad es. il ragazzo che avrebbe desiderato tanto ricevere un "bravo" dal padre, una pacca di incoraggiamento sulla spalla, e si è buttato a capofitto in una disciplina sportiva con la speranza di essere apprezzato da lui; dal momento in cui viene a mancare la figura paterna, anche quello sport tanto amato rischia di perdere forza e senso.
C'è il dottore che ha costruito la propria vita, i rapporti con gli altri e la carriera, sul freddo raggiungimento di obiettivi ambiziosi, che mostrino al mondo la sua intelligenza, il suo talento, ma il prezzo è stato quello di rivestirsi di una corazza che ha tenuto fuori emozioni, empatia, legami importanti, per riempirsi di arroganza, distacco, cinismo, indifferenza verso il prossimo. Eppure, anche un essere umano siffatto ha bisogno di amore, e l'affetto puro e incondizionato di un bambino che vive dall'altra parte del mondo sarà la medicina che guarirà il suo cuore arido e che alleggerirà la sua solitudine.

Si respira, tra queste pagine, un amore per lo sport che riflette un mondo interiore fatto di lealtà, solidarietà, amicizia, fedeltà: è quello che emerge, ad es., nel racconto che dà il nome alla raccolta, dove le "formiche rosse" sono i giocatori di una squadra di pallanuoto, chiamate così dall'allenatore (soprannominato Piave), che ama prendere come metro di paragone le formiche perchè da esse i suoi ragazzi possano imparare tante cose.

"Solo la solidarietà può portare alla vittoria, solo uniti si vince. Le formiche (...) possiedono due sacche nel'addome nelle quali vengono accumulate le sostanze alimentari; la prima viene utilizzata per le esigenze personali, il resto del cibo viene messo a disposizione degli altri. Quando due formiche dello stesso formicaio si incontrano, si fermano, cominciano a toccarsi con le antenne e una volta riconosciutesi rigurgitano del cibo liquido l‟una per l‟altra. Piave li voleva così i suoi ragazzi, uniti e solidali. Dare al'altro compagno, sacrificarsi per lui, aiutarlo. E vincere insieme."

E poi incontriamo fratelli che sacrificano sogni ed ambizioni per chi amano, chi non ha mai amato lo sport ma si ritrova a praticarne uno per onorare la memoria di chi gli ha permesso di rinascere, di avere una seconda chance nella vita; c'è chi, oggetto di insulti e cattiverie, grazie allo sport riesce a farsi rispettare e a far vedere chi è; c'è chi trova nella pratica sportiva l'essenza di ciò che egli stesso è e chi riesce ad essere migliore grazie ad essa.

Rinnovo il mio parere positivo su questa raccolta ampliata, che mi ha convinta e coinvolta; io non sono sportiva e, fatta eccezione un po' per il calcio (in passato, negli anni della preadolescenza, ho seguito con vera passione anche una squadra di basket cittadina, e ho un bellissimo ricordo delle domeniche pomeriggio al palazzetto), non seguo molto gli sport in tv, né tantomeno dal vivo, però la penna attenta e accurata di Teodoro Lorenzo, l'approccio realistico, genuino e sensibile usato per narrare quant'è meravigliosamente variegata e complicata la natura di ogni individuo, il suo saper rendere lo sport il punto sì nevralgico di ogni narrazione ma, senza mai lasciarsi andare a tecnicismi fini a se stessi, sempre guardandolo da una prospettiva profondamente umana, hanno fatto in modo che mi appassionassi ad ogni singola storia di vita, ciascuna meritevole di essere raccontata perchè in grado di lasciare qualcosa, da un sorriso alla commozione, da una riflessione sulla vita e su ciò che fa di noi le donne/gli uomini che siamo, a un pensiero malinconico, a volte amaro, altre dolce.

Ringrazio l'avvocato Lorenzo per avermi proposto di leggere questi altri bei racconti sportivi, la cui lettura vi consiglio.



lunedì 2 agosto 2021

Le mie letture di luglio 2021

 

Buongiorno, lettori!!

Eccomi con il mio post sulle letture di luglio!!





Ho letto quattro libri per l'infanzia, e tre di essi ad alta voce assieme alle mie nipotine, che hanno mostrato molto entusiasmo ed interesse per le letture... e anche per la lettrice :-P

  1. I capolavori di sempre - Fiabe Disney: dieci fiabe che sono diventate celebri film d'animazione, da Peter Pan ad Alice nel Paese delle meraviglie a Gli Aristogatti (i preferiti, questi ultimi, in assoluto della mia nipotina più piccola <3 ).
  2. IL MONDO TI ASPETTA di K. Yamada: libro illustrato motivazionale, che invita ad avere fiducia nelle proprie capacità e a prefiggersi degli obiettivi. 
  3. LA GRANDE PIOGGIA di E. Page: grazie alla fantasia si può sconfiggere la noia e vivere avventure incredibili!
  4. LA LUCCIOLA CHE NON BRILLAVA DI NOTTE di H. Hammani: ognuno di noi è speciale e ha qualcosa da donare!

      5. CHI MANDA LE ONDE di F. Genovesi: ahimè, non mi ha convinta! Ho trovato  personaggi e vicende un po' troppo sopra le righe...
      6. IL PROFUMO DELLA ROSA DI MEZZANOTTE di L. Riley: bellissimo, emozionante, pieno di fascino, con personaggi ben delineati, ambientazioni accattivanti e intrecci pieni di sorprese.
      7. LA PERCENTUALE DELL'ANGELO di O. Santagati: originale, un mix di paranormal, drammatico e thriller.
      8. TULIPANI di F. Nicolò: un nonno bislacco racconta all'innocente nipote undicenne la prima esperienza sessuale, avuta con una prostituta.
      9. GIALLO 238 di P. Monfortano: una formula segreta sull'uranio fa gola a molte persone, che sono disposte a tutto per impossessarsene.
     10. LA MAFIA SPIEGATA AI RAGAZZI di S. Borsellino: la trascrizione di una lezione sulla legalità e la mafia tenuta dal giudice a degli studenti.
     11. JANE EYRE di Sick: graphic novel dal taglio contemporaneo del famoso classico.
     12. ORGOGLIO E PREGIUDIZIO di Sick: vedi sopra.
     13. "Non Stancarti di andare" di T. Radice e S. Turconi: bellissima graphic novel che, partendo da una storia d'amore ostacolata dalla guerra civile in Siria, affronta tematiche  importanti, sulla vita e sul rapporto con l'altro.


Può sembrare che abbia letto chissà quanto, ma c'è da considerare che alcuni di questi libri sono davvero brevi; ad ogni modo, ho amato in particolare il romanzo di Lucinda Riley e la graphic novel Non stancarti di andare: entrambe mi hanno regalato molte emozioni.


Dal 17 al 31 luglio sono stata in vacanza al mare a Termoli. Erano anni che non ci capitava di affittare una casa al mare e devo dire che è stato un periodo di relax, sole e soprattutto... famiglia. Del resto, a rendere speciale la vacanza è stata la compagnia ("i posti sono semplicemente persone").



 
Tra le canzoni che hanno fatto da sottofondo alle giornate in spiaggia,  una in particolare proveniva costantemente dal bar del lido:



Di rilevante a luglio ho guardato la serie OMICIDIO A EASTTOWN con la meravigliosa Kate Winslet.
Mi è piaciuta molto, i colpi di scena non mancano e quando terminava una puntata non riuscivo a non incominciare la successiva, proprio perché ero troppo curiosa di seguire gli sviluppi delle vicende. Come si evince dal titolo, al centro c'è un omicidio su cui la poliziotta protagonista, Mare, sta indagando e che porterà a galla scomode e torbide verità sulla comunità di Easttown, in cui tutti si conoscono.
Spero di riuscire a preparare un post per parlarvene un po', a breve! 

domenica 1 agosto 2021

Benvenuto, Agosto!



Diamo il benvenuto ad Agosto con un post dedicato a lui, a questo mese estivo da molti associato alle ferie e al relax  ^_-


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Anticamente, nel calendario romanzo (composto da dieci mesi)  Agosto era il sesto mese dell'anno ed era chiamato Sextilis, prima di essere ribattezzato col nome di augustus nell'8 a.C., quando gennaio e febbraio furono aggiunti all'inizio dell'anno dal re Numa Pompilio.

Agosto ha cambiato più volte il suo numero di giorni; se nel calendario romano di dieci mesi, i mesi avevano tutti 30 o 31 giorni (per un totale di 304 giorni all'anno), Pompilio - oltre ad aggiungere gennaio e febbraio al calendario, ridusse anche il numero di giorni di agosto a 29. 
A dargliene definitivamente 31 fu Giulio Cesare, nell'introdurre il calendario giuliano.

August è un nome piuttosto popolare in Svezia e nel 2014 è stato segnalato come il 55° nome più comune per i neonati maschi; non necessariamente viene dato ai bimbi nati in questo mese.

Il 6 agosto 1762 fu creato il primo panino, che prende il nome dal conte di Sandwich.
John Montagu, il quarto della dinastia dei Conti di Sandwich, è stato un politico inglese con la passione per il gioco d'azzardo. Si narra che un giorno, mentre era impegnato in una partita che si prolungava da più di 24 ore, non volendo interromperla, chiese ad uno dei suoi camerieri di portargli delle fette di carne fredda tra due pezzi di pane, così avrebbe potuto mangiare con una mano e continuare a giocare a carte con l'altra.

Nell'emisfero settentrionale, agosto è considerato l'ultimo mese dell'estate; in quello australe è ovviamente il contrario, quindi è l'ultimo dei mesi invernali!

È in questo mese che cade la celeberrima "notte di san Lorenzo (10 agosto), quando si verifica il suggestivo fenomeno degli sciami meteorici: una pioggia di meteore, entrando a grande velocità nell’atmosfera terrestre, si disintegrano in tanti piccoli corpi luminosi.

Sappiamo che, dal punto di vista religioso, al giorno di Ferragosto la Chiesa Cattolica ha associato l'Assunzione di Maria; ma il termine ferragosto deriva dalla locuzione latina feriae Augusti, che significa “riposo di Augusto”: si indicava una festività istituita proprio dall'imperatore Augusto nel 18 a.C., ed aveva lo scopo di unire le principali festività del mese di agosto così da dare un lungo e meritato periodo di riposo (Augustali) ai contadini dopo settimane di duro lavoro nei campi.

È un mese famoso per le alte temperature (comprese, in media, tra 28° e 35°C nelle ore diurne e tra 18° e 24°C nelle ore notturne) e in particolare i giorni dal 24 luglio al 26 agosto sono denominato "giorni della canicola”, caratterizzati da livelli molto alti di caldo e afa. 
Canicola viene dal latino canicula, “piccolo cane”, nome dato alla stella più luminosa (Sirio) della costellazione del Cane Maggiore, che in questo periodo sorge prima del Sole.


PITTURA

La Mietitura è un dipinto olio su tavola di Pieter Bruegel il Vecchio (1565), conservato nel Metropolitan Museum di New York; l'opera fa parte della serie dei Mesi e descrive il lavoro e il riposo in una giornata estiva.






POESIE


Agosto 

Agosto,
conduce a tramonti di pesca e zucchero
e il sole dentro la sera
come il nocciolo nel frutto.

La pannocchia serba intatta
la sua risata gialla e dura.

Agosto.
I bambini mangiano
pane nero e luna piena.

(Federico Garcia Lorca)


*****************

X Agosto


San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.

Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena de’ suoi rondinini.

Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole, in dono...

Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano, in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.

E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!

(Giovanni Pascoli)





Fonti consultate:

Wikipedia
http://bimbifeliciacasa.blogspot.com/
https://cayman.loopnews.com/
https://www.infocilento.it/
https://www.thefactsite.com/
https://angloamericanstudio.wordpress.com/


venerdì 30 luglio 2021

** LIBRI PER BAMBINI ** Recensioni: "La Lucciola Che Non Brillava Di Notte" di Halim Hammani || LA GRANDE PIOGGIA di Emma Page

 

In queste due ultime settimane di luglio sono stata in vacanza al mare assieme alla mia famiglia, comprese le mie bellissime e adoratissime nipotine *_*
È stato molto bello trascorrere del tempo con loro non solo giocando, ma anche leggendo ad alta voce storie e fiabe per bambini, da quelle più celebri (ad es. le favole da cui la Disney ha tratto film d'animazione, come Gli Aristogatti, La carica dei 101 ecc...) ad altre che ho scoperto io stessa grazie a Kindle Unlimited.

Oltre, quindi, al 4° vol. "I capolavori di sempre - Fiabe Disney", contenente dieci tra le più belle fiabe classiche Disney illustrate, ho letto anche...:



LA LUCCIOLA CHE NON BRILLAVA DI NOTTE di Halim Hammani (27 pp)

Si tratta di un libro illustrato molto breve ma tanto carino; si narra la storia di una piccola lucciola di nome Bea che ben presto deve fare i conti con una realtà inaspettata: lei è diversa dai fratellini e le sorelline, il suo corpicino ha un particolare che si nota soprattutto al buio e che la rende una lucciola davvero strana: la sua coda non brilla di notte!!
Sembrerebbe una sciocchezza, ma se sei una lucciola e non brilli... che lucciola sei?

Bea viene presa in giro dai fratelli ed è triste per questo ma grazie ai saggi insegnamenti di un nuovo ma anziano amico, comprenderà una verità fondamentale: ognuno è unico e speciale a modo suo ed è chiamato a trovare il proprio destino restando sempre se stesso.

Un libro coloratissimo e grazioso, ideale soprattutto per bambini sotto i sei anni, semplice nel linguaggio e accattivante nelle illustrazioni, che incoraggia i piccoli ad apprezzarsi per ciò che sono e a credere che le diversità ci arricchiscono.


LA GRANDE PIOGGIA di Emma Page (65 pp).

La scuola è finita e Gaia con il fratellino Tommaso sono ufficialmente in ferie!
Le vacanze tanto attese finalmente sono arrivate e tutto va alla perfezione... fino al giorno in cui in paese si abbatte il più lungo e freddo temporale mai visto!
Basta una pioggia e l'estate è rovinata!

E quando sei costretto a restare in casa è facile che, dopo un po', subentri il nemico n.1 di grandi e piccini: la noia!!

Ma proprio quando i due fratellini non fanno che trascorrere le ore sbuffando annoiati, non sapendo cosa fare per passare le giornate in modo meno grigio possibile, ecco che trovano un grosso libro dal titolo azzeccatissimo alla loro situazione -"La Grande Pioggia" -, in cui si narra di un paese molto carino, Sottobosco, situato nella valle Rigogliosa. 
Qui le case sono a forma di fungo e vi abitano dei simpaticissimi animaletti, simili a porcospini, con un pelo morbidissimo. Sono i Ricciolini, che vivono in simbiosi con la natura e seguendo l'alternarsi delle stagioni.
Leggendo, Gaia arriva ad un punto in cui a Sottobosco comincia a piovere fortissimo, i Ricciolini spaventati devono correre a ripararsi e... la storia finisce così!

Un libro davvero singolare, pensa Gaia, senza un vero e proprio finale; ma Tommaso è convinto che sia magico, anche perché sul libro, dopo il finale interrotto, appare una scritta che chiede ai due giovanissimi lettori se desiderano cambiare loro il finale alla storia dei Ricciolini.
Ai fratelli non pare vero: hanno trovato la loro avventura, che li aiuterà a dimenticare la noia e che farà loro conoscere un mondo magico e i suoi incredibili abitanti.

Infatti, Gaia e Tommy si trovano immersi nella incantevole atmosfera di Sottobosco, con la sua natura meravigliosa, delle cui bellezze tutti potrebbero godere ancor di più se smettesse di piovere. Eh sì, perché a Sottobosco ultimamente è sempre Autunno, le altre stagioni sembrano essersi dimenticate di sopraggiungere e tutta questa pioggia costringe i Ricciolini a non uscire per non rovinare il loro sofficissimo pelo.

Gaia e Tommy incontrano il Ricciolino Furry, con cui stringono amicizia, e con lui si tuffano a capofitto e con entusiasmo in una missione speciale: far smettere di piovere così che possano alternarsi tutte le stagioni!

Ma perché questo avvenga bisogna andare a parlare col mago Autunno e pare che egli sia un tipetto scontroso e solitario...

Sono pronti i due fratellini per questa avventura? Riusciranno a portare a terminare la loro missione e far tornare il sole sul villaggio? Come fermeranno questa Grande Pioggia?

La grande pioggia è una storia davvero bella, ambientata in un luogo di fantasia che dà importanza alla natura e alla vita vissuta in armonia con essa; le avventure fantastiche dei protagonisti sono divertenti e buffi, i dialoghi vivaci, belle le descrizioni dell'ambiente; il linguaggio è semplice e adatto a bambini dai 5 anni in su, e al contempo stimola l'acquisizione di parole nuove.
Forse sarebbe stato ancora più bello con qualche illustrazioni in più, ma a parte questo dettaglio è un libro che consiglio, perchè educa con allegria e leggerezza a valori come: il rispetto della natura, l'amicizia, il coraggio, l'attitudine al dialogo e a capire i perchè dei comportamenti altrui, anche quando ci sembrano sbagliati; sottolinea come il bimbo abbia una risorsa bellissima da sfruttare quando sopraggiunge la noia: la fantasia, l'immaginazione, con cui può creare storie incredibili e vivere avventure favolose.

mercoledì 28 luglio 2021

Recensione: GIALLO 238 di Paola Montorfano - REVIEW PARTY -


Cari lettori, nel mese di giugno, nel corso del blogtour sul romanzo GIALLO 238 di Paola Montorfano, vi ho presentato i personaggi che contribuiscono, ciascuno per parte sua, a dar vita ad un intreccio narrativo avvincente >> QUI IL POST <<

Oggi condivido con voi la recensione, insieme agli altri blog che hanno già partecipato alle tappe del blogtour.





Una formula segretissima, che potrebbe cambiare le sorti del futuro dal punto di vista ambientale, diventa oggetto di interesse da parte di personaggi senza scrupoli, che vorrebbero poterla utilizzare per i propri loschi scopi. Charlotte, la protagonista di questo giallo particolare e avventuroso, sta lavorando alla formula e farà di tutto per cercare di proteggerla, dovesse anche trovarsi sola contro tutti.


GIALLO 238
di Paola Montorfano


Charlotte Castelli è la direttrice del più importante laboratorio scientifico del Nord Europa, aperto da suo nonno negli anni '20 del secolo scorso e che ha collaborato allo sviluppo dello Zyklon B, un insetticida che doveva essere impiegato semplicemente come disinfestante, ma sappiamo come i nazisti lo abbiano usato per fini immondi nei campi di concentramento.

La donna è alle prese con una formula unica nel suo genere, ancora in via di sperimentazione ma, se dovesse funzionare, porterebbe alla salvezza green del nostro pianeta.
È un progetto al quale mai nessuno ha mai lavorato prima, il che significa che se tutto andrà per il verso giusto, la scoperta porterà fama e soldi a Charlotte.

Ovviamente, per adesso tutto sta avvenendo in gran segreto e la sperimentazione ha luogo all'interno di una miniera di uranio (nel bergamasco) abbandonata da oltre trent’anni per ragioni di sicurezza; ad affiancarla in questo progetto top secret c'è il collega Giovanni, un uomo affidabile e valido, assolutamente fondamentale per Charlotte.

La formula ha a che fare con l'uranio e sulla possibilità (per i più è una folle utopia) di trasformarlo in un prodotto green, dopo averlo opportunamente lavorato.
Insomma, un programma ambizioso nel quale però la dottoressa Castelli crede fermamente e sta investendo ogni energia per perfezionarlo e portarlo a termine; ma la convinzione che nessuno sappia della sua missione è una pura illusione.

Votata esclusivamente al lavoro, nella sua vita privata non c'è mai stato posto per relazioni sentimentali durature; quella più importante è legata al periodo parigino, ai tempi universitari, e porta il nome di Maurice Dubois, il suo primo vero amore, con cui ha condiviso sentimenti, passione, ideali comuni, ma anche esperienze estreme, rimorsi, sensi di colpa e incubi che non li hanno più lasciati e che li hanno separati per molti anni, dovendo ciascuno, in qualche modo, riprendere in mano la propria vita, voltando le spalle a un passato scomodo.

Infatti, accanto ad una carriera di ricercatrice impegnata, sin da giovane, a viaggiare per il mondo (prima col padre, poi da sola) ed in particolare a visitare posti come le miniere di uranio in Congo - venendo così a stretto contatto con la miseria più nera della povera gente sfruttata - per trarre, da certi affari con uomini potenti e non proprio irreprensibili, lauti guadagni, v'è anche un aspetto di lei che in pochi sanno: per diverso tempo, negli anni della gioventù, proprio assieme al fidanzato di allora, Maurice, Charlotte si è macchiata di crimini andando incontro a molti rischi.

Ma quella vita violenta e pericolosa è lontana, e adesso la nostra dottoressa è tutta dedita al suo progetto segreto.
Non ha fatto i conti, però, con quelle persone che sono entrate nella sua vita e di cui sa troppo poco per potersi fidare.

È il caso di Massimo Buti, l'enigmatico e ambiguo uomo con cui ha una relazione strana, fatta più di sesso che di amore, caratterizzata da incontri di fuoco che avvengono quando dice lui, senza che lei riesca a dirgli di no, benché le dia fastidio la sua tracotanza, le sue risposte gelide quando gli vengono fatte domande personali.
Massimo è un soggetto particolare, che non ama parlare di sé, non si sbottona, non si lascia andare e del suo passato Charlotte non sa praticamente nulla. E anche quando lui pare sciogliersi un po', facendole quasi intendere di considerarla la sua donna e di immaginare un futuro insieme, c'è qualcosa nei suoi modi di fare, di parlare, di guardarla... che a Charlotte mette i brividi.
Il suo sesto senso non fallisce e i dubbi su Massimo si faranno più allarmanti quando lui accennerà alla formula segreta sull'uranio. 
Com'è possibile che ne sappia qualcosa? Cosa e quanto sa? E perché ne è interessato?

Intanto, il collega Giovanni viene coinvolto in una disavventura tanto strana e incomprensibile quanto pericolosa, e da lì emergerà ancora più palesemente che c'è qualcuno intenzionato a scoprire la formula su cui sta lavorando la dottoressa Castelli.

E mentre nel presente di quest'ultima riappare un personaggio del passato di cui si è sempre fidata completamente (eppure... anche questi si lascia scappare qualche domanda troppo curiosa su ciò che avviene nel laboratorio della donna), la situazione precipita ed ella si ritrova al centro di un meccanismo di violenza, rapimenti e minacce da parte di uomini senza scrupoli, senza coscienza né pietà, che pur di arrivare a ciò che vogliono non guardano in faccia nessuno e son disposti davvero a tutto.
Accanto ad una spaventata, per quanto sempre coraggiosa e indomita, Charlotte c'è solo una persona disposta ad aiutarla per venire a capo di ogni dubbio e mistero (su Massimo e non solo) ed è Alessandro, esperto d'informatica, un vero e proprio genio nello scavare nelle vite delle persone violando database e sistemi di sicurezza online.

Charlotte deve guardarsi attorno con gli occhi bene aperti e tutti i sensi in allarme: troppa gente vuole rubarle ciò per cui lei sta investendo tutto ciò che ha e sa, e la donna è consapevole di non potersi fidare ciecamente di nessuno, perché alla prima distrazione la coltellata alle spalle potrebbe arrivare proprio da chi non si aspetta.
Riuscirà a salvare la propria formula dalle cattive intenzioni di individui senza pudore, che si lasciano guidare solo dalle crudeli regole su cui si fonda il sanguinario mercato dell’energia?

"Giallo 238" è un romanzo movimentato e in grado di catturare e mantenere costante l'attenzione e l'interesse del lettore e che, partendo da una tematica sempre attuale come quella ambientale - energie rinnovabili, impiego dell'uranio, formule chimiche green... - si colora di sfumature appartenenti al giallo ma non solo: c'è molta azione, vengono narrate attività criminali e tutto ruota attorno alla protagonista, che in pratica è l'unico personaggio femminile (rilevante, quantomeno) ma ha una personalità granitica, modi di pensare quasi mascolini, è molto pragmatica, in certi momenti cinica, e c'è in lei qualcosa di oscuro e ambiguo che la induce a circondarsi di uomini poco rassicuranti, egoisti, sleali e che non esitano a scegliere di agire per il male se possono ricavarne dei benefici.
Una lettura trascinante, una scrittura tagliente e asciutta, come la protagonista, di cui seguiamo le vicissitudini restando in attesa, fino alla fine, per capire cosa ne sarà di lei e del suo importante segreto, se riuscirà o meno a proteggerlo dai malintenzionati per poterlo presentare orgogliosamente al mondo.

Se vi piacciono i gialli contemporanei, legati a tematiche attuali, con personaggi che nascondono qualcosa di torbido e al centro di storie dal ritmo dinamico e avventuroso, questo libro fa al caso vostro.

lunedì 26 luglio 2021

Recensione: "Non Stancarti di andare" di Teresa Radice e Stefano Turconi

 

"Non stancarti di andare" è un bellissimo romanzo grafico, in cui la parte narrativa si sposa alla perfezione con i disegni, dando vita ad una storia ricca di emozioni genuine, pensieri profondi e di grande umanità.

Non stancarti di andare 
di Teresa Radice e Stefano Turconi




BAO Publishing
321 pp

Iris ed Ismail - disegnatrice professionista lei, professore di lingua araba e calligrafia lui - sono innamoratissimi e sono pronti a trasferirsi nella casa di famiglia di lei, a Verezzi; prima, però, Ismail (di origine siriana) deve tornare a Damasco per sistemare le ultime faccende e rivedere i propri cari. 

Questa separazione, purtroppo, si rivelerà più lunga, tormentata e dolorosa di quanto avrebbero mai immaginato.

Iris si scopre incinta ed è felicissima, ma condividere questa splendida con il fidanzato mentre questi è via non sarà semplice, in quanto la situazione in Siria (a causa della guerra civile; siamo nel 2013) si fa ogni giorno più complicata e pericolosa. 
Diventa difficile mettersi in contatto con Ismail e, stando a quel che dicono tv e giornali, la popolazione civile sta soffrendo terribilmente; Iris è comprensibilmente preoccupata ed angosciata per il suo amore, che infatti incontra moltissimi ostacoli per tornare in Italia. 

Il racconto della bellissima storia d'amore tra Ismail ed Iris si snoda, quindi, tra Italia e Siria, con diversi flashback che ci mostrano come e dove si sono incontrati i due per la prima volta e in che modo (anzi, grazie a chi) è sbocciato l'amore nei loro cuori.

Non solo, ma apprendiamo anche qualcosa della storia della famiglia di Iris, la cui mamma, Maite, è nata in Argentina, ma quand'era ragazzina i genitori la mandarono via dal loro paese (stiamo parlando degli Anni Trenta) per assicurarle un futuro migliore del loro.

Sono diversi i personaggi che compaiono in questa graphic novel e tutti sono ben caratterizzati e danno il loro apporto allo sviluppo delle vicende e nel creare dinamiche; mi ha colpito Maite, la mamma di Iris: è una donna con un altissimo senso pratico, dai modi spicci e, non di rado, volgari e sguaiati; non ama le manifestazioni d'affetto e, anzi, sembra proprio anaffettiva, anche con l'unica figlia, Iris, che invece è il suo esatto opposto. Eppure, nonostante Maite possa apparire il più delle volte scontrosa, aggressiva, fredda e cinica, un cuore ce l'ha anche lei e conoscere il suo passato sarà utile sia ai lettori che alla stessa Iris per comprendere il perché la donna abbia sviluppato una personalità così forte, d'acciaio, e poco incline a sentimentalismi ed effusioni.

Molto bello - è il mio preferito e si ispira a padre Paolo dall'Oglio - il personaggio di padre Saul, un religioso che avrà, nell'economia del romanzo, un ruolo rilevante, in quanto con la sua saggezza concreta, la sua fede, incrollabile ma non chiusa e rigida, la sua perspicacia ed empatia nel capire chi gli è di fronte e nel dare risposte prima ancora che gli vengano fatte delle domande, il suo sincero amore per il prossimo, la sua vita spesa per gli altri, il suo desiderio di creare ponti e situazioni di dialogo e pace tra religioni, culture, tradizioni differenti, la sua schiettezza..., insomma con tutto il suo modo di essere e agire, quest'uomo saprà essere una sorta di guida, un padre spirituale per Ismail ed Iris, aiutandoli ad aprire occhi, mente, cuore, incoraggiandoli a non stancarsi di andare avanti sempre e nonostante tutto, di ricercare l'umanità, la bellezza, la verità, l'amore... anzitutto in se stessi e poi nei volti, nelle mani e nei sorrisi di chi incrocerà il loro cammino.

Ho sofferto con Ismail nei suoi momenti in Siria, perché sembrava di essere lì con lui, sotto un cielo pieno di stelle e in un deserto di solitudine e imprevisti pericolosi, a guardare gli altri morire, piangere, pregare, supplicare... al cospetto della crudeltà di uomini senza pietà, e a sentirsi in colpa per questo, per il solo fatto di riuscire a sopravvivere in un contesto di morte e atrocità; a sostenerlo nel suo viaggio per cercare di tornare in Italia sarà il suo amore per Iris.

Mi ha fatto tanta tenerezza leggere le lettere che Iris scrive, nel corso dei mesi di gravidanza, per il suo "amore minuscolo", per l'esserino che le cresce dentro e che, di giorno in giorno, prende sempre più spazio non solo nel suo corpo, ma anche nel suo cuore, nella sua testa, nella sua vita; a questo piccolo grande amore sono dedicati passaggi stupendi, toccanti, pieni di dolcezza, speranza, tenerezza, amore immenso, desiderio di poter accogliere la creatura con tutte le cure che merita, crescendola in modo che possa essere libera, felice, amata e capace di amare gli altri.

E infatti le tematiche di questo romanzo a fumetti sono proprio l'accoglienza dell'altro, il dialogo con chi è diverso da noi per religione, ideologia politica, cultura, storia, lingua..., senza pregiudizi e barriere di sorta; la bellezza (umana, ma anche paesaggistica, artistica, storica...), l'importanza data alle relazioni interpersonali - che sia amicizia, amore, legami famigliari -, il senso da dare alla propria esistenza.

Una lettura che mi è piaciuta moltissimo, e dal punto di vista dei fatti narrati (stile, personaggi, ambientazione...) e da quello grafico: i disegni sono piacevolissimi, i personaggi espressivi, le tecniche e le tonalità di colore sono differenti quando si tratta di saltare da un periodo ad un altro.

"Non stancarti di andare" è un viaggio emozionante, ricco di messaggi importanti e significativi, e non posso che consigliarvene la lettura!

venerdì 23 luglio 2021

Recensione: IL PROFUMO DELLA ROSA DI MEZZANOTTE di Lucinda Riley



Lucinda Riley tra queste pagine ci fa viaggiare tra India ed Europa, dai primi decenni del Novecento ai nostri giorni; ci cattura e ci fa sognare con storie che ruotano attorno ad una indissolubile amicizia, nata sotto il cielo stellato di un'India magica e piena di fascino, e ad un amore travolgente, sincero, unico come la rosa di mezzanotte, speciale e raro come il suo colore viola, e capace di nascere e resistere anche tra rovi ed erbacce.


IL PROFUMO DELLA ROSA DI MEZZANOTTE 
di Lucinda Riley




Giunti Editore
trad. L. Maldera
624 pp

"...credimi, ci sono più cose in cielo e in terra di quante ne spieghi un documento scritto dal pugno di un uomo. Ci sono il cuore di una madre, e la sua anima, che le sussurrano cose impossibili da ignorare. Mio figlio non è morto".

È il 2000 quando Anahita (Anni) Chavan compie cento anni.
Vive in India, a Darjeeling, ed è circondata dalla sua famiglia, che l'ama, la rispetta ed è molto premurosa con lei.
Eppure nel cuore dell'anziana donna c'è una nuvola di tristezza che l'accompagna ormai da tanti e tanti anni.
Il suo pensiero va all'amato figlio, che tutti credono sia morto quando aveva tre anni.
Tutti tranne sua madre: Anni è infatti convinta che egli non sia morto tanto tempo fa, ma che anzi sia ancora vivo; certo, sarà anziano (avrà più di ottant'anni), ma vivo. E, considerata l'età, non gli resta chissà quanto ancora da vivere... Sarebbe così bello avere conferma del fatto che non è morto da piccolo e che abbia, magari, condotto una vita serena e felice...!
Anni ci spera con tutto il cuore e qualcosa le dice che ha ragione; del resto, non ha mai avvertito il canto degli spiriti ad annunciarle la morte del suo "bambino", e siccome il suo sesto senso non ha mai fallito, non ha ragione per credere che su suo figlio Moh sia successo.

Anni, infatti, ha sempre avuto un dono speciale, tramandatole da sua madre e che lei di certo ha trasmesso a qualcuno della famiglia: il dono di sentire le cose prima che avvengano e che le si palesano attraverso un canto speciale, che sente solo lei; un canto che può essere triste o lieto, in base a ciò che sta per accadere a lei o alle persone cui vuol bene (che siano vicine o lontane non ha importanza). Non solo, ma Anni ha imparato da sua madre degli importanti princìpi della medicina ayurvedica, così sa come usare piante e spezie naturali per poter guarire i malanni delle persone.

Consapevole che i suoi giorni sulla terra sono quasi giunti al termine, Anahita decide di consegnare al giovane pronipote Ari Malik (nipote di sua figlia Muna) un manoscritto per lei fondamentale; in esso c'è la storia della sua vita e si parla del figlioletto perduto, di Moh: Anni è convinta che Ari (l'unico tra i nipoti ad avere ereditato gli occhi blu, proprio come Moh) possa, leggendolo, scoprire quale sia stato realmente il destino di Moh.
Il giovanotto, però, è completamente assorbito dal lavoro e dalla carriera; la sua professione, che lo porta a viaggiare moltissimo, prende il sopravvento nella sua vita, rovinandogliela in parte: la fidanzata lo lascia e si sposa con un altro; i suoi genitori restano feriti dalla sua assenza al funerale di nonna Anahita. Insomma, Ari dopo dieci anni dalla dipartita della sua saggia bisnonna, deve farsi qualche domanda su come e per cosa sta vivendo e cercare di ritrovare se stesso.
Quale modo migliore se non ripartire dalle proprie radici?

Si ricorda allora del manoscritto di Anahita, che lui aveva riposto in un cassetto con noncuranza. Una sera lo prende e comincia a leggerlo, scoprendo che in realtà esso è una lunghissima lettera che la bisnonna ha scritto all'amato figlioletto perduto Moh.
Immergendosi nella lettura - e il lettore con lui - Ari ha modo di conoscere la vita di Anahita sin dall'infanzia trascorsa in India, i poteri speciali della sua mamma guaritrice, l'amicizia con la principessina indiana Indira (con cui si instaurano un legame ed un'affinità incredibili, che daranno vita ad un'amicizia bellissima, vera, di quelle che forse sbocciano rare volte nella vita), il viaggio delle due amiche in Inghilterra per studiare in collegio, l'inizio della prima guerra mondiale e il trasferimento temporaneo nel Devon, presso la dimora della vedova (lady Maud) di un ex ufficiale britannico, per sfuggire ai bombardamenti.

Le due signorine si ritrovano, quindi, a soggiornare nell'imponente ed immensa Astbury Hall, dove però ricevono trattamenti decisamente differenti: se Indira è, ovviamente, trattata come la principessa che è, con tutti i privilegi che ne conseguono, Anni è considerata alla stregua di una cameriera.
La ragazzina capisce dal primo momento che lady Maud la guarda con disprezzo e non fa nulla per dimostrarle il contrario, anzi; ciò quello che non immagina è che quella donna sarà per lei una vera spina nel fianco anche negli anni a venire...

Ari apprende come la sua bisnonna abbia sviluppato un carattere determinato e una forza interiore che l'aiuteranno nei tanti momenti di sconforto che la vita le metterà davanti; diventerà una bravissima infermiera e nel suo cuore prenderà posto un grande amore, quello per Donald Astbury, il figlio di lady Maud.
Tra i due nasce un sentimento solido, puro: nonostante la consapevolezza di come le differenze sociali siano profonde tra loro, i due si amano senza esitazioni e con la passione e lo slancio tipici dell'età, di chi è giovane e sente di poter vincere contro tutto e tutti pur di godere appieno della propria felicità accanto all'amato/a.
Ma sono tempi in cui le apparenze, il titolo nobiliare e gli obblighi verso la famiglia sono inderogabili, e difendere il loro amore e gridarlo e viverlo alla luce del sole non sarà, per Donald ed Anni, una passeggiata. 
Soprattutto a causa di quell'arpia di lady Maud, il cui egoismo causerà non pochi danni in famiglia.

Il racconto del passato (1911-1922) - attraverso la lettura del manoscritto - è interrotta dalla narrazione del presente (2011), in cui le vicende di Ari e il suo interesse per la storia di Anahita e dello zio Moh scorrono parallelamente (per poi incrociarsi) con la storia di un altro personaggio principale: Rebecca Bradley.


Bella e famosa attrice americana, Rebecca si trova ad Astbury Hall, l'antico castello scelto come set del suo nuovo film. 
Ha un fidanzato, Jack, anch'egli attore, col quale però è un po' in crisi, soprattutto dopo che egli ha annunciato che lui e Rebecca si sposeranno; peccato che la fidanzata non abbia ancora detto sì... e anzi, più passano i giorni e più i dubbi sulla voglia di legare la propria vita con quella di Jack, aumentano.

Star lontana da lui - con la motivazione del lavoro - potrebbe giovare al suo umore e chiarirle le idee circa la sua relazione.
Il film che sta girando è ambientato in un'epoca passata e, per entrare meglio nella parte del personaggio, Rebecca indossa i bellissimi abiti di una lady che ha vissuto ad Astbury: lady Violet, la nonna dell'attuale proprietario, lord Anthony Astbury.

L'uomo è un individuo particolare, schivo, solitario, non amante del caos e molto sulla difensiva circa la storia della propria famiglia; con Rebecca (che si ritrova a soggiornare lì per evitare l'assalto dei giornalisti) è fin troppo gentile e insiste sulla somiglianza tra lei e sua nonna Violet, particolare che in effetti non è sfuggito alla stessa attrice... 

Come anticipavo prima, il soggiorno di Rebecca nel maniero si interseca con l'arrivo di Ari Malik, il quale giunge in quei giorni ad Astbury Hall con una misteriosa richiesta: avere delle informazioni sulla propria defunta bisnonna, Anahita Chavan che - stando al racconto lasciato nelle mani di Ari - ha trascorso non poco tempo tra quelle sontuose e antiche mura.

Forse, indagando sulla storia della nobile famiglia, sarà possibile accedere a qualche informazione utile per mettere insieme tutte le tessere del puzzle e chiarire cosa sia successo davvero a Moh, a quel figlio frutto di un amore tanto grande quanto fortemente contrastato.

E mentre lord Anthony si dimostra palesemente infastidito dalla curiosità del giovane indiano nei confronti dei propri antenati, Rebecca ha modo di leggere il diario personale di Donald Astbury, che chiarisce alcuni punti della storia tra lui ed Anni.

Come sempre fa (faceva, purtroppo...) la Riley nei suoi romanzi, il lettore viaggia tra passato e presente, da un luogo all'altro, ascolta più voci ed è portato ad immedesimarsi in più personaggi e punti di vista, facendosi un quadro della situazione progressivamente più chiaro e completo, che lo irretiscono completamente, trasportandolo nelle atmosfere di diversi anni prima e in luoghi lontani ed esotici come l'India ai tempi della colonialismo britannico, che attraverso gli occhi di una giovanissima Anni ci appare magica, colorata, affascinante; ma il fascino non finisce quando ci si sposta in Inghilterra, dove veniamo introdotti nella bella villa degli Astbury, con le sue feste, le sue etichette.

E anche in tempi più recenti, Astbury Hall esercita un magnetismo misterioso: su Ari, ansioso di chiudere il cerchio su nonna Anni e lo zio Moh; su Rebecca, che sembra la reincarnazione della defunta lady Violet e che si lascia coinvolgere (a livello fisico, oltre che emotivamente) dalla storia di questa famiglia al punto di vivere la propria permanenza nel castello con un senso crescente di inquietudine, ansia, irrequietezza.

Uno stato d'animo che contagia pure il lettore, anche perché ogni tanto, nel corso della narrazione, con perizia l'Autrice introduce piccoli e sibillini elementi che ci fanno presagire che sotto c'è un mistero, che forse lord Astbury nasconde un segreto, e con lui la sua fedelissima cameriera...

Mi sono piaciute moltissimo la sfumatura mystery e la pennellata di giallo (direi "quasi thriller") che a un certo punto daranno un bel tocco di suspense al racconto, alzando l'asticella della tensione narrativa, che poi porterà alla "soluzione" di ogni nodo, mistero e dubbio.
Durante la lettura delle interessantissime vicende e avventure che vedono protagonisti Anahita, Indira, Donald, Ari, Rebecca ed Anthony (e di volta in volta, con loro, tutti gli altri personaggi secondari ma tutt'altro che irrilevanti) ho provato un'altalena di emozioni, e andando verso il finale esse sono confluite in una diffusa venatura malinconica, nostalgica: in più di 600 pagine, accadono molte cose, belle e brutte, felici e tristi, e si giunge alla fine con la speranza di sapere cosa sia successo a Moh, perché in fondo è da lì che siamo partiti: dal desiderio mai sopito di una madre di sapere che ne è stato del proprio adorato figliolo, drammaticamente strappatole dalle braccia.

E la Riley, con la delicatezza e la carica empatica che le appartengono, aggiunge - andando verso l'epilogo - un particolare che unisce mamma e figlio e che a me ha regalato un brivido di commozione: la vita è stata severa con Anahita, le ha tolto tanto, soprattutto in termini di persone amate, ma c'è un momento, breve e veloce - e a lei ignoto - in cui si verifica una sorta di... "congiunzione astrale", e in cui la verità sarà vicinissima al suo cuore.

Che altro aggiungere?
Ho amato questo romanzo dalla prima all'ultima pagina; l'ho trovato davvero molto bello, emozionante, ricco di intrecci sapientemente costruiti, di personaggi accattivanti, variegati e  tratteggiati in maniera completa; suggestive le ambientazioni indiana ed inglese, il periodo storico (l'Autrice, come del resto era sua abitudine, è stata molto accurata circa il contesto storico-sociale), l'alternanza tra presente e passato, la scrittura attenta, generosa..., in una parola... tutto!
Chi mi legge da un po' lo sa, amo la Riley, le sue storie non mi hanno mai delusa e resterà una delle mie scrittrici preferite; mi fa tristezza il pensiero che ci è stata tolta troppo presto. Sono certa che ci avrebbe fatto sognare ancora.
Fortunatamente, è stata una scrittrice prolifica, per cui ho ancora diversi suoi romanzi da recuperare.

È un romanzo corposo ma scorre fluido e agile in modo sorprendente. Consigliato a chi ha voglia di viaggiare con l'immaginazione in luoghi e tempi lontani e di tuffarsi in storie intricate ed intriganti, che danno il tempo di affezionarsi ai personaggi e alle loro vicissitudini.

mercoledì 21 luglio 2021

Anteprima Regency Romance: UN DUCA IN INCOGNITO di Jess Michaels

 

Care lettrici, se cercate una lettura estiva romantica e passionale, la Michaels mette a disposizione un romance ricco di azione e suspence che credo piacerà in particolare agli amanti del genere storico.


Sarà disponibile dal 23 luglio "Un duca in incognito”, sesto libro della serie di romance regency “Il Club del 1797”.

Il preorder a

questo link


Sinossi

Lucas Vincent sarà anche il Duca di Willowby, ma a giudicare dalla vita che ha condotto non si direbbe.

.

  È stato troppo occupato a lavorare come spia per il Dipartimento della Guerra. Tuttavia, dopo anni di lavoro pericoloso è rimasto coinvolto in un violento attacco che lo ha quasi ucciso. Costretto a un riposo forzato, desidera tornare sul campo e scoprire chi lo ha tradito con tanta rabbia da non riuscire a guarire.

Diana Oakford è stata cresciuta da un medico che ha lavorato per il Dipartimento della Guerra, e conosce meglio di tutti i pericoli insiti in quel mestiere. Ha ricevuto anche un’istruzione da guaritrice, quindi quando le viene chiesto di assistere Lucas nel suo percorso di ricupero, non riesce a rifiutare.
Quando si ritrovano soli insieme, comincia a svilupparsi un’inaspettata sintonia tra queste due persone che hanno combattuto le proprie emozioni per tutta la vita e Lucas comincia a guarire nello spirito oltre che nel corpo.
Ma proprio quando iniziano a credere di poter trovare un qualche tipo di felicità, il passato ritorna a minacciarli e Lucas dovrà scegliere tra la vita che conduceva prima e la donna che ha cambiato il suo mondo.



lunedì 19 luglio 2021

Recensione: COSA NOSTRA SPIEGATA AI RAGAZZI di Paolo Borsellino (prefaz. Salvatore Borsellino)


Il 19 luglio 1992 in via D'Amelio, a causa di un attentato mafioso, trovano la morte il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Da allora sono passati 29 anni ma l'esempio e il sacrificio di uomini dello Stato, che hanno fatto della lotta alla criminalità organizzata il fulcro delle proprie esistenze, sono immutati e ricordarli è un dovere.


COSA NOSTRA SPIEGATA AI RAGAZZI è la trascrizione della lezione che il giudice Paolo Borsellino tenne nel 1989 in occasione di un incontro con gli studenti di un liceo di Bassano del Grappa.

Il fratello Salvatore ha voluto riportare le parole di Paolo sulla mafia perché arrivassero ai giovani, in quanto esse sono ancora attuali e meritevoli di attenzione e riflessione.
54 pp

Nel 1989 la seconda guerra di mafia aveva insanguinato la Sicilia e imposto sull’isola la dittatura armata dei corleonesi di Riina.

Con parole semplici, chiare e dirette, il magistrato comincia col parlare ai ragazzi di cultura della legalità, di quanto essa sia importante e di come debba essere oggetto di discussione a scuola perché parlarne vuol dire trasmettere alle giovani generazioni il concetto che in uno Stato ci sono delle leggi e queste devono essere osservate e non per la "semplice" paura della sanzione, ma per una questione di senso civico, di giustizia.

Borsellino solleva una questione delicata: l'assenza dello Stato e di risposte pronte ed efficaci ai tanti problemi dei cittadini ha fatto sì che gran parte del Meridione d’Italia (e soprattutto la Sicilia) si sia sentita lontana, estranea allo Stato, e quando un cittadino comincia per una qualsiasi ragione a ritenersi estraneo alle istituzioni, può accadere che smetta di osservare i comandi che da queste istituzione promanano, a infrangerli e a cercare strade diverse (e apparentemente più comodo e veloci) per risolvere i propri problemi.

Le organizzazioni di tipo mafioso traggono forza proprio da queste lacune istituzionali, proponendosi come una sorta di risposta alternativa alla sfiducia verso lo Stato, promettendo di dare una soluzione alle difficoltà di cui esso non si cura.

Con il suo modo di esporre il proprio pensiero in maniera schietta, Borsellino arriva a dire che "lo Stato italiano non si è mai preso veramente carico dei problemi della giustizia", e non solo...:

"La verità è che vi è stata una delega inammissibile a magistrati e polizia di occuparsi essi soli della mafia, poi lo Stato non ha fatto sostanzialmente nulla; non ha fatto nulla per creare un’amministrazione della giustizia efficiente in senso soprattutto civile, a cui il cittadino si potesse rivolgere quando doveva risolvere i suoi problemi..."

A proposito di questo, egli dice che in quanto magistrato non si sente protetto dallo Stato, perché il fatto di aver lasciato ogni responsabilità di lotta alla mafia a magistratura e forze dell'ordine ha portato automaticamente ad una loro sovraesposizione, per cui nella mentalità del criminale, togliendo il magistrato fastidioso di turno o i poliziotti che si occupano di mafia, si elimina il nemico numero uno (se non l'unico) della mafia.

Borsellino ricorda poi come a dare un ulteriore slancio all'enorme potenza economica che la mafia ha acquisito negli anni sia stato il traffico di sostanze stupefacenti.

Rispondendo alle domande degli studenti, egli espone il proprio pensiero sul fatto che il carcere possa o meno davvero essere un luogo in cui il criminale trovi la strada della redenzione; accenna al pentitismo, e alla indiscussa utilità della figura del pentito, le cui dichiarazioni possono offrire la chiave di lettura del fenomeno mafioso.

Salvatore Borsellino, nell'introdurre la trascrizione delle parole di suo fratello, ricorda come egli avesse ammesso che Palermo non gli piaceva, ma proprio per questo imparò ad amarla, "perché il vero amore consiste nell’amare ciò che non ci piace, per poterlo cambiare".

Paolo, ci dice ancora Salvatore, era pazzo d’amore, "di quell’amore che ha ispirato tutta la sua vita e ne ha determinato tutte le scelte, come quella di restare al suo posto anche quando avrebbe dovuto rendersi conto che pezzi deviati di quello stesso Stato a cui aveva prestato giuramento stavano tramando per ucciderlo."

Le sue parole, rivolte a quegli studenti ma che risuonano attuali ancora oggi, tanto alle orecchie dei ragazzi quanto degli adulti, rivelano il suo ottimismo e la fiducia che egli riponeva, per il futuro della sua lotta, proprio nei giovani.

Uno scritto breve ma denso di importanti verità e di riflessioni che possono aiutarci a tener desta la nostra coscienza per imparare a riconoscere la mafia in tutte le sue manifestazioni, dalle più eclatanti a quelle più nascoste e, per questo, insidiose.

venerdì 16 luglio 2021

Recensione: CHI MANDA LE ONDE di Fabio Genovesi



Un'altalena di fatti surreali, personaggi particolari e bizzarri, un mare di parole nel quale è facile annegare, momenti buffi alternati ad altri assurdi o tristi...: questo romanzo mi ha provocato una sorta di "mal di mare letterario"; non se questa espressione renda l'idea di ciò che ho provato (e che cercherò di spiegarvi)... ma a me questo hanno mandato le onde.


CHI MANDA LE ONDE
di Fabio Genovesi



Mondadori
391 pp
Luna è una bimba albina e, da quando ne ha memoria, i suoi capelli praticamente bianchi, la faccia pallida, gli occhi di un chiaro che più chiaro non si può... le hanno sempre attirato addosso sguardi curiosi, a volte compassionevoli (da parte degli adulti), altre volte di scherno (da parte dei coetanei).
La sua vita, però, scorre piuttosto serena a Forte dei Marmi, con mamma Serena e il fratello maggiore Luca, tanto bello quanto intelligente e super adorato da tutti.

Luca: il fratello, il figlio, l'amico, il fidanzato, l'alunno... che tutti vorrebbero. Perfetto, saggio, simpatico, allegro, inconsapevolmente affascinante, la mamma non sa dirgli mai di no, i professori ne sono ammaliati, le ragazze gli sbavano dietro. Insomma, tutti amano Luca.

E il ragazzo è al centro del cuore di mamma Serena, che - per carità - ama infinitamente pure la piccola Luna, ma è inevitabile che sia innamorata pazza di questo figlio, che lei ha cresciuto (come pure Luna) senza l'aiuto del loro padre.

Luca ama raccontare storie meravigliose alla sorellina e ama anche viaggiare, così a un certo punto comincia a chiedere alla madre di mandarlo in vacanza a Biarritz; lei non vuole (dopotutto è ancora minorenne), ma un professore - Sandro - intercede presso Serena e la donna acconsente.

Ma quel viaggio traccerà un drammatico spartiacque tra la vita di prima e quella di dopo, e sconvolgerà il quotidiano di Luna e sua madre.

Eppure, la vita, come il mare con le sue onde, riserva sempre sorprese, alcune belle altre meno, ma che importa? 
Ciò che a Luna interessa è continuare a cercare le mille cose straordinarie che il mare porta a riva per lei. 

A dare movimento alle giornate di Luna ci pensano vari personaggi che ruotano attorno a lei e alla sua mamma.

C'è Zot, un bimbo misterioso arrivato da Chernobyl con la sua fisarmonica stonata; vive con un signore burbero e bestemmiatore, Ferro, e si ostina a chiamarlo "nonno" nonostante l'uomo ci tenga a precisare che quel ragazzino radioattivo non è suo parente.
Zot è un bambino particolare, soprattutto nel modo di parlare: pur non essendo italiano, parla la nostra lingua meglio di tanti italiani; non solo, ma il suo linguaggio è forbito, ultra corretto e ricco di vocaboli ed espressioni che probabilmente tanti coetanei non conoscono. Si comporta come se fosse più grande di quello che è, è saggio, prudente, schietto e con Luna ha in comune una cosa triste: l'emarginazione.
Sì, perché entrambi i ragazzini vengono sbeffeggiati e/o isolati dai compagni di classe, per cui allacciano amicizia tra loro, provando a sentirsi meno soli ed incompresi.

C'è Sandro, il prof di inglese che abbiamo citato più su a proposito di Luca; Serena ha le proprie ragioni per detestarlo, mentre Sandro ne è perdutamente innamorato.
Quarantenne imbranato, vive ancora con i genitori, sua mamma lo coccola e lo vizia come se fosse ancora un bimbo piccolo; a scuola non va benissimo perché gli studenti non lo prendono molto sul serio e in più ha solo due amici, più inetti e sfigati di lui, Marino e Rambo, due adulti che parlano e si comportano come se avessero dodici anni.

Le vicissitudini che vedono coinvolti questi personaggi - principali e non - ci vengono  narrate in modo un po' confusionario, passando da un fatto all'altro, ma il problema per me non è stato quello, quanto il fatto che sono proprio gli episodi che compongono la trama ad essere un po'... come dire, messi così, alla rinfusa, e per di più assurdi...
Dico, ci fosse un personaggio "normale"...! Capisco che "normalità" non sia necessariamente una bella parola, e mi sta bene pure che ci sia un che di singolare in ciascuno di loro, il che quantomeno dà vita a circostanze buffe, in alcuni casi anche piuttosto divertenti.

In particolare, confesso di aver provato molta simpatia per Zot e Ferro: il primo così giovane e così "vecchio dentro", educatissimo, affettuoso, sinceramente entusiasta di ogni piccola grande scoperta, con quel suo modo di parlare "da grande" e il suo voler bene senza riserve a quel "nonnino" che invece gliene dice di cotte e di crude; Ferro mi ha fatto ridere un sacco, tra parolacce, frasi spinte, urla, paranoie su spie russe e una schiettezza da sforare nella maleducazione.

Sandro è un personaggio irritante, non l'ho sopportato; indolente, inetto, bugiardo per troppa viltà (combinerà qualche guaio pur di cercare di avvicinare Serena, che non lo può soffrire), un bambinone senz'arte né parte che aspetta che qualcosa di buono gli accada per caso o gli cada dal cielo..., o forse pure lui spera che le onde gli mandino un segnale interessante che gli diano una svegliata.
I suoi amici e i momenti in cui essi sono protagonisti di qualche scena sono quelli che forse ho trovato ancor simpatici, mi hanno irritata non poco, compreso un particolare (riguardante la mamma di uno dei due) che in teoria avrebbe dovuto dar adito a situazioni spassose e invece mi ha fatto sospirare di nervosismo.

Un altro particolare assurdo riguarda il padre di Luna e Luca; ovviamente non spoilero, però è chiaro che l'Autore ha voluto renderci noto cosa è accaduto quando le due creature sono state concepite ma, per quanto mi riguarda, la narrazione di questo aspetto del passato ha un che di .... fiabesco? surreale? Mi ha lasciato un po' così, dubbiosa.

Vabbè, avrete capito che è un po' tutto surreale, i personaggi sono troppo sopra le righe, finendo per risultare troppo poco veri; ho letto questo libro con molta lentezza perché, ahimè, quando lo lasciavo poi non avevo gran voglia di riprenderlo; l'ho terminato perché a un certo punto volevo conoscere l'epilogo, ma mentirei se vi dicessi che mi ha rapito.

In conclusione, ho trovato il romanzo artificioso, come se fosse un esercizio di stile, pieno di parole e dettagli secondo me inutili alla narrazione; ok il voler dare carattere e originalità ai personaggi, ma ho avuto l'impressione che l'Autore calcasse troppo la mano e che quindi essi risultassero più inverosimili che originali.

Detesto scrivere pareri negativi, ma non posso esimermi dall'essere sincera; di positivo ho trovato questi aspetti: diversi passaggi mi sono piaciuti, sia perché erano più scorrevoli di altri e in quei momenti la lettura era più fluida, sia per la bellezza e la profondità di contenuti; per me Luna e Zot sono gli unici personaggi simpatici e la loro amicizia mi ha fatto tenerezza; Ferro mi ha fatto ridere con le sue sparate senza peli sulla lingua, la sua scarsa delicatezza nel rivolgersi a chiunque, che inevitabilmente accendeva litigi. 

Per il resto, non posso dire che promuovo questo romanzo di Genovesi perchè, nel complesso, mi ha annoiata o irritata.
Ahimè.



Qualche citazione: 

"Mi sa che il problema non sono le bugie. il problema è la verità, che fa proprio schifo"

"Succede a tutti di perdersi, ma non è un male. Solo quando ti perdi puoi trovare le cose più belle."

Te l’avessero chiesto prima, cos’è il dolore, avresti detto che è una belva malefica, che ti salta addosso e ti graffia, ti morde, ti squarta. E avresti detto una cazzata. (...) Ora ha riempito la tua vita. Anzi, no, una vita non ce l’hai più, adesso il dolore è la tua vita, e hai capito che non ti salta addosso come una belva, il dolore non ha fretta. (...) Il dolore vero invece non arriva da un punto preciso, lui ti sta tutto intorno come il mare quando è mosso, un mare profondo e buio pieno di onde altissime che arrivano da tutte le parti. La corrente ti porta un po’ di qua un po’ di là, poi arriva un’onda più alta e ti travolge e vai sott’acqua, e non respiri e non sai più dove sei, da che parte è il fondo e dove la superficie, e cosa sono queste cose molli e viscide che ti si appiccicano ai polsi e alle gambe e ti portano giù. Allora ti lasci andare e affondi per sempre, e tutto gira più forte e insieme più piano, senti il cuore che batte lento nelle orecchie e il respiro che finisce, e proprio mentre stai per affogare, ecco che l’onda passa e ti ritrovi con la testa fuori dall’acqua, respiri e sei ancora qui, ma dove non lo sai.


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