Da quando ho visto SQUID GAME, sono entrata leggermente in trip per i drama coreani; in particolare, ad attrarmi sono le storie in cui emergono con forza determinate tematiche sociali, che sia il divario socio-economico tra i (molto) ricchi e i (molto) poveri, la violenza perpetrata da parte dei minori e la questione della loro colpevolezza secondo il codice penale coreano, il bullismo.
Dopo aver apprezzato il film PARASITE e la serie LA GIUDICE, eccomi con un'altra serie tv recente e, anzi, ancora in produzione (è in arrivo la seconda stagione): The Glory, trasmessa dal 2022 in Corea del Sud, con Song Hye-kyo, Lim Ji-yeon, Lee Do-Hyun.
La prima stagione consta di 8 episodi.
Tutto ruota attorno alla vendetta.
Moon Dong-eun è una giovane donna che è da poco stata assunta come insegnante in una scuola elementare privata, incarico scelto non a caso ma con un preciso intento: avvicinarsi ad una delle sue piccole alunne e, attraverso di essa, vendicarsi della madre, Yeon-jin.
Yeon-jin è stata una compagna di liceo di Dong-eun ma purtroppo tra le due non c'è stato assolutamente un buon rapporto, tutt'altro: Yeon-jin era la capobanda di un gruppetto di amici che hanno commesso atti di bullismo che personalmente mi hanno impressionata per l'inimmaginabile crudeltà.
Non si trattava "semplicemente" (e sia chiaro, lo dico tra mille virgolette, perché il bullismo è da condannare in ogni sua forma per il solo fatto che si tratta di abusi, soprusi, cattiverie ecc... che generano sofferenza in chi le subisce, quindi lungi da me fare classifiche circa la gravità di queste azioni deprecabili) di prese in giro, scherzetti sgradevoli, colla sulla sedia o trucioli di matita nel borsellino.
No, qui parliamo di veri e propri atti di tortura, di violenza fisica e psicologica da parte di questo gruppetto di giovanissimi criminali (perché questo erano: dei criminali impuniti) che prendeva di mira compagne più deboli, magari più timide, docili di carattere, e soprattutto indifese e povere, per bersagliarle nei modi peggiori, con un tale livello di sadismo, di malvagità da fare invidia ai killer più cinici e crudeli.
Dong-eun ha passato l'inferno per mano di questi cinque ragazzacci (due maschi e tre femmine), ha versato fiumi di lacrime di disperazione e dolore e, ad aggiungersi a questa sofferenza, c'era l'oscena indifferenza del mondo degli adulti.
Fatta eccezione per l'infermiera scolastica, non c'è nessun adulto che, venendo a sapere di questa incresciosa situazione, prenda seri provvedimenti.
Anche quando Dong-eun trova il coraggio per denunciare i suoi carnefici, essi vengono convocati in polizia ma tutto finisce sempre a "tarallucci e vino": quasi tutti i ragazzi provengono da famiglie molto ricche ed influenti (solo una di loro no, ma è talmente schiava del gruppo che, avendo paura di diventare anch'ella vittima dei bulli, finisce per cercare di imitarli e divenire carnefice pure lei, seppur in misura minore e, comunque, come "gregaria passiva") e basta un gesto da parte dei genitori (che tra l'altro sono indifferenti alle condotte criminali dei figli, al massimo li rimproverano per essersi fatti "sgamare"), che sia la promessa di tener sotto controllo i loro vivaci ragazzi o pagare perché la storia non venga fuori, a stendere un velo su ciò che accade a scuola.
Come dicevo, Dong-eun è invece povera, vive una disastrosa situazione famigliare, con una madre disagiata che se ne infischia altamente delle enormi difficoltà che la figlia adolescente subisce quotidianamente a scuola.
Insomma, tutto quel grande dolore, vissuto in solitudine, versando lacrime che mai nessuno ha asciugato, si trasforma, negli anni, in un odio profondo, in una rabbia e in un risentimento incontenibili da cui ha origine un feroce desiderio di vendetta, che per lunghi 17 anni occuperà la mente di Dong-eun fino a diventare un piano diabolico, architettato in ogni suo aspetto e vòlto, finalmente, a farla pagare a quei cinque che l'hanno letteralmente perseguitata e rovinato l'adolescenza, influenzando (in negativo) la sua esistenza.
Sì, perché un tale quantitativo di cattiveria gratuita e violenta non può non cambiare chi la subisce per diverso tempo, incapace di difendersi in quanto solo e privo di supporto e "strumenti".
Dong-eun odia Yeon-jin (lei su tutti perché era la mente e la leader) e i suoi maledetti amici, di un odio profondo, viscerale, e desidera vendicarsi facendoli soffrire, colpendoli lì dove sono più fragili.
Occhio per occhio, dente per dente.
Quando conosciamo la protagonista, è già adulta e insegnante; come anticipato, ha proposto la propria candidatura in una scuola specifica, per essere la maestra della piccola e innocente Ye-sol, figlia unica di Yeon-jin e suo marito Sung-il.
Cos'ha in mente Dong-eun? In che modo si servirà di una bimba senza colpe (come lo era lei, del resto, no?) per far del male alla sua principale aguzzina?
Per vendicarsi dei criminali-bulli dei tempi delle superiori, Dong-eun si è preparata per anni, alimentando il fuoco dell'odio, del rancore, della rabbia: lei sa cosa essi fanno attualmente, dove vivono, ne conosce i vizi, le debolezze, i segreti...: quale piano ha ideato per distruggerli?
La sua è una tela davvero diabolica, precisa, attenta ai dettagli, in cui non agirà da sola: ad aiutarla (consapevolmente) ci saranno una signora (vittima di ripetute violenze domestiche da parte del marito) e un giovane chirurgo plastico, Ju Yeo-jeong (che si prende una cotta per Dong-eun).
Questo giovanotto educato e gentile insegna a Dong-eun un gioco da tavola (in cui si usano un tabellone, su cui è disegnato un reticolato, e un tot numero di pietre [pedine], nere e bianche) chiamato Go e che ha un ruolo predominante nella narrazione, per due ordini di ragioni.
Dal punto di vista metaforico, i meccanismo di gioco e lo scopo del Go ben riflettono quello che è il progetto vendicativo della donna: a vincere è il giocatore che riesce a circondare le pietre degli avversari con le proprie, occupandone i "territori".
Ed è proprio quello che Dong-eun vuole fare con Yeon-jin: circondarla da tutte le parti, prendersi la sua vita, lasciarla priva di tutto.
Ovviamente anche gli altri quattro sono presi di mira, tanto più che i cinque sono ancora tutti amici e si frequentano regolarmente.
L'altra ragione è più pratica e ha comunque a che fare con Yeon-jin: arrivare a lei tramite suo marito, che è appassionato di Go.
La trama si snoda sul doppio livello temporale: il passato - che ci racconta le torture dei bulli a danno della povera Dong-eun - e il presente, in cui la seguiamo nella sua vendetta.
Dong-eun non gioca "di nascosto", nel senso che palesa le proprie intenzioni ai diretti interessati, che ovviamente sono presi in contropiede: dov'è finita quella loro compagnuccia sciocca, debole, passiva, che si faceva fare di tutto, che li supplicava inutilmente di non farle del male...? Adesso si è vestita di coraggio: è un bluff o è davvero cambiata? E come può costituire una minaccia per ciascuno di loro?
Mentre Dong-eun organizza, osserva, segue e fa seguire, persuade, "mercanteggia", ricatta..., osserviamo come i rapporti di "potere" tra i cinque "amici" siano gli stessi di quand'erano adolescenti: c'è sempre la stessa leader, i membri più forti, prepotenti, aggressivi sono sempre gli stessi, e questo vale pure per i componenti più deboli, trattati a "pezza da piedi".
Intelligentemente, Dong-eun parte da questi ultimi, manipolandoli, consapevole di come il suo ritorno in mezzo a quel gruppo di bulli li destabilizzi e di come sia importante creare scompiglio, insinuare dubbi, sospetti.
Ora non è più la ragazzina impaurita e sola che essi maltrattavano come volevano: adesso è una donna sicura di sè (o almeno è ciò che vuol mostrare, ma la sofferenza emotiva c'è sempre, così come restano i segni sul suo corpo umiliato) che non permetterà più a nessuno di schiacciare.
"The Glory" è una serie tv drammatica con sfumature thriller che regala momenti di suspense, piccoli colpi di scena, tiene alta l'attenzione e la tensione emotiva; si empatizza molto con la protagonista adolescente e devo dire che personalmente ho quasi "sofferto" nel vedere gli atti di bullismo criminale; ecco, da questo punto di vista, la visione è un pugno nello stomaco e forse gli spettatori troppo sensibili potrebbero non amare tali esplosioni di violenza perversa, compiuta per di più da dei liceali.
Crudo ed esplicito nel linguaggio, con non poche scene forti, in "The Glory" vediamo agire tanto personaggi traumatizzati, cambiati dalle esperienze dolorose, quanto altri odiosi, privi di morale, di coscienza, incapaci di provare rimorso, di chiedere sinceramente perdono; ci sono i poverissimi, che devono sudare per ogni soldo guadagnato, che devono ingoiare bocconi amari per poter lavorare, con la speranza di realizzare qualche piccolo progetto di vita; e, per contro, ci sono i figli di papà, i viziati che hanno tutto senza aver alzato un dito, che vanno in chiesa ostentando una pietas che non posseggono, che possono spendere ingenti somme di danaro anche solo per un paio di scarpe.
Ho guardato le otto puntate in pochissimo tempo perché ti vien voglia di proseguire per capire come agirà la protagonista, anche se ovviamente il finale è aperto in quanto, come anticipavo, è in arrivo la seconda stagione (a marzo?).
Ammetto che, fino alla fine, ho avuto non pochi problemi ad associare i nomi ai volti, ma vabbè :-D
La consiglio, è appassionante, ideale per chi ama i k-drama, le tematiche sociali e il modo di affrontarle, con uno stile spietato e feroce.