sabato 14 ottobre 2023

# RECENSIONE # FALCONERA di Fabio Ceraulo


Contraddistinta da un meraviglioso panorama, dove l'aria odora di aghi di pino, tra campi coltivati, frutteti e prati d’erba umida e soffice, sorge, nella bella località siciliana di Castellammare del Golfo, Falconera, una piccola e tranquilla realtà contadina che sta per essere travolta (anch'essa) dai venti di cambiamento portati dall'arrivo di Garibaldi e dagli avvenimenti che hanno portato all'unità d'Italia.



FALCONERA
di Fabio Ceraulo


Spazio Cultura
189 pp
"Tutti bravi a fare la rivoluzione, viva Garibaldi! Per che cosa? Per farci mettere di nuovo i piedi in testa! Un giorno ci ribelliamo, il giorno dopo ci caliamo le brache, altro che libertà! In questa terra non nasce niente, non cresce niente. Solo malattie, pidocchi e la colpa di avere le pezze nel didietro!"

È il 1853 quando Francesca Galante, la mammana (levatrice) di Falconera, una contrada di campagna posta sul colle che sovrasta Castellammare del Golfo, fa nascere la piccola Angelina Romano, figlia di una coppia di contadini con già diversi figli e che vive tirando avanti onestamente, seppur con fatica.

A Falconera vive gente semplice che cerca di mettere qualcosa sotto i denti giorno per giorno; alcuni se la cavano meglio, soprattutto se sono alle dipendenze di signorotti locali benestanti e, in fondo, generosi, come don Faro Giurintano; altri se la passano decisamente peggio e non pochi son coloro che si vedono costretti a far la fila presso il parroco del paese, don Benedetto, a chiedere un po' di cibo e altri beni di prima necessità, per sé e i famigliari.

Insomma, la povertà c'è e, come accade ovunque e in ogni epoca storica, c'è pure, immancabilmente, chi arranca per sopravvivere e chi si può permettere feste, cibo a volontà, grandi dimore, servitù e campi da far coltivare ai propri lavoratori.

Chi è ricco non fa che mangiare a sbafo e riempirsi la pancia; a chi è povero, la pancia brontola tutto il giorno: niente di nuovo sotto il sole.

Ma nel 1860 la brezza che viene dal mare porta con sé delle notizie: è arrivato Garibaldi: "Due  imbarcazioni piene di uomini armati, guidati dal filibustiere chiamato Garibaldi, hanno preso terra ieri l’altro, di mattina, al porto di Marsala".

Ed è così che di lì a breve cominciano ad arrivare uomini delle milizie garibaldine, con le loro giubbe rosse e i fucili; all'inizio cercano di farsi amica la popolazione di Falconera, chiedendo cibo e acqua, ma il caos e il panico vero prendono piede in seguito, quando - cacciati i Borbone nel Meridione, dopo la nascita del Regno d'Italia, con Vittorio Emanuele II quale sovrano degli italiani -  giunge il comunicato di sua maestà che introduce la legge della leva militare, in base alla quale tutti i giovani maschi della terra di Sicilia dovranno prestare servizio nel regio esercito per sette anni e tale leva è obbligatoria.

La notizia getta nella paura e nel malcontento tutti in paese: non solo devono lasciare andare i propri figlioli, con l'incertezza che tornino a casa vivi e tutti interi, ma questo significa anche perdere la forza lavoro, non avere più delle braccia forti per lavorare la terra.

A non essere felici per quest'ordine - la cui disubbidienza ovviamente avrà delle conseguenze - non sono, quindi, solo le famiglie in cui ci sono dei giovani, ma anche quelle dei proprietari terrieri, che si vedranno privati di lavoranti.

Certo, mica tutti i giovanotti sono coinvolti in questo reclutamento: come purtroppo non di rado accade, chi è potente, ha soldi e autorità, viene esonerato, magari in cambio di fedeltà assoluta al nuovo re.
Anche uomini che, fino a qualche settimana prima, si dichiaravano devoti a re Francesco II, non esitano a voltare bandiera e ad accogliere, a suon di inchini e lusinghe, i "nuovi padroni".
Alla fine, ciò che importa è riceverne un tornaconto personale e, se per stare dalla parte dei vincitori, bisogna semplicemente cambiare carro e stendardo, qual è il problema?

E infatti, ad occuparsi di far sì che l'ordine del re venga rispettato, ci pensa un signorotto del posto, don Bartolomeo Asaro, nominato responsabile dell’ufficio di leva.
Assieme a lui, altri “galantuomini” della comunità non attendono altro che capire da che parte schierarsi e non esitano a "tradire", in un certo senso, i propri compaesani pur di compiacere gli ufficiali del re. 

In questo quadro in continuo mutamento, dove la povera gente è spaventata, sempre più disgraziata e lasciata sola con i propri problemi, incontriamo e conosciamo vari personaggi, alcuni dei quali già nominati, come  il ricco possidente don Faro, gli arrivisti Francesco e Bartolomeo, la famiglia Romano, la levatrice Francesca (che fa praticamente le veci del medico di paese e viene chiamata ad ogni parto dalla gente di Falconera), il sacerdote don Benedetto (che non guarda di buon occhio il nuovo re e pensa con amara nostalgia al vecchio), l'avvocato Oliveri, dalle idee rivoluzionarie, il buon Turi, braccio destro di don Faro e sempre pronto a servirlo e proteggerlo fedelmente.

Faro è un brav'uomo, tratta bene i suoi dipendenti, è generoso, rispettato da tutti; il suo atteggiamento verso il passaggio dai Borbone ai Savoia è razionale, oculato, egli non è tipo da lasciarsi prendere da facili entusiasmi e partigianerie e guarda con occhio attento e critico ciò che accade attorno a sé, per comprendere la reale ed effettiva portata dei cambiamenti in atto.

Don Faro è un personaggio dai contorni nostalgici, tormentati, il cui cuore si è riempito di amarezza dopo aver perso l'amata moglie, donna pia e dolce, amata da tutti; il suo pensiero va sempre a lei, senza la quale è perso, solo e "la sua esistenza si è trasformata in un arido mosaico che ha smarrito i tasselli principali".

Faro è un punto di riferimento autorevole a Falconera e ha la stima dei compaesani, soprattutto di don Pietro che capisce come l'amico si sia meritato il rispetto della piccola comunità, a differenza di altri uomini che hanno preferito vestirsi di prepotenza e dare importanza ai soldi facili e a biechi maneggi politici, in spregio a qualsiasi solidarietà con la propria gente.

Anche la levatrice, Francesca, osserva i miserabili che le vanno a chiedere aiuto, che sia per far nascere un bambino o per avere un tozzo di pane, e prova pietà per questi disperati lasciati a marcire nella propria miseria; e adesso, con il nuovo re, cambierà qualcosa per loro? Avranno forse un pezzo di pane in più?

La realtà è che cambia il re ma la povertà resta; anzi, semmai le nuove leggi alimentano i contrasti, inaspriscono un malessere e un malcontento che si fanno sempre più grandi e che finiranno per coinvolgere tutti quanti, al di là dei ceti sociali, trasformando tutta quella situazione in una polveriera pronta a esplodere.


Immerso in una cornice che ricostruisce in modo realistico e asciutto questo frangente storico, il lettore può sentirsi emotivamente partecipe dei fermenti storici e politici propri di quegli anni nel Sud Italia, in quanto l'attenzione è posta sulle persone, sui loro tormentati interrogativi, sulla loro miserevole vita e sui tentativi di sopravvivere in un contesto mutevole e imprevedibile in cui il passaggio da un "padrone" all'altro non è garanzia di un miglioramento delle loro condizioni, tutt'altro.

«passare da re Francesco a Vittorio Emanuele cosa porterà? Qual è il cambiamento? Che non si può più chiamare qualcuno eccellenza?»

«Lasciate perdere la politica, amico mio», replica don Pietro che mastica più lento degli altri. «Che cambiamento vedete? Il mare, la pineta, la strada grande. Tutto uguale a prima. I signori continueranno a fare i signori e i poveracci faranno lo stesso».
«Tutto qui?»


Se il proclama sabaudo relativo alla leva obbligatoria mette la gente di Falconera in agitazione, questo è nulla rispetto allo stato di profonda preoccupazione e di paura che dilaga nel momento in cui, a fronte delle numerose diserzioni da parte di giovani che preferiscono scappare tra i monti e rifugiarvisi come topi in trappola piuttosto che arruolarsi e combattere (morire) per un re che non riconoscono come tale, cominciano a verificarsi le prime fucilazioni dei ribelli.

Questi briganti sono nemici del re, non vanno assolutamente aiutati e coperti, ma denunciati; chi disobbedisce è anch'egli un traditore e da tale verrà trattato (fucilato).

Le tensioni crescono e con esse la paura delle conseguenze delle minacce degli ufficiali; ma a farsi strada è anche un altro sentimento: l'odio sempre maggiore verso "l'occupante" che viene dal nord, che non ha portato alcun cambiamento positivo, finora, anzi: Garibaldi ha promesso terre che non sono mai state date alla povera gente; a trarne vantaggio sono stati solo coloro che erano già ricchi!
Soggetti "definiti da tempo cutrara, un termine dispregiativo per chi si è arricchito grazie a potenti  amicizie", alcuni dei quali "si sono divisi case e terreni espropriati a povera gente con la prepotenza e l’aiuto di picciotti violenti e affamati."

Questi "panzoni arricchiti", che calpestano i contadini, vanno a riempire le file di "una nuova classe sociale, insolente e pericolosa”.

Ponendosi dalla parte di personaggi quali don Faro, Francesca, don Benedetto, il lettore percepisce la portata del dramma che rischia di consumarsi, e infatti la situazione precipita quando il gruppetto dei "briganti" (che si nasconde per non essere fucilato per aver disobbedito) si rende protagonista di un'azione violenta, che a sua volta scatena la pronta e sanguinosa reazione dei piemontesi.

Come troppo spesso accade, a pagare il prezzo più alto sono gli innocenti e non si può non provare pena per i poveri disgraziati che, nel cercare riparo dalla furia dei piemontesi assetati di vendetta e di sangue, ne vengono invece travolti. 
E con loro, anche una vittima molto, troppo giovane, che verrà dalla Storia ricordata come una "vittima innocente della repressione sabauda".

Falconera è un romanzo storico la cui trama si inserisce nel periodo che ha visto i territori compresi nel Regno delle due Sicilie passare da un sovrano a un altro, restituendoci un ritratto realistico di contesti e ambienti, degli eventi e dei personaggi coinvolti, mostrandoci le contraddizioni di un momento di transizione verso una situazione sociale e politica che, lungi dal portare concreti miglioramenti nella vita delle popolazioni, rischiava di peggiorarla.
La Storia ci insegna che lì dove si sono verificati cambiamenti, passaggi da uno stato all'altro, rivoluzioni ecc, essi sono passati inevitabilmente attraverso episodi di violenza, ribellione, soprusi, malcontenti, vendette e ritorsioni, tradimenti, ingiustizie.

I personaggi che prendono vita tra queste pagine sono coerenti, nel parlare e nei comportamenti, col periodo di riferimento e le loro personalità emergono dal modo di agire e reagire agli eventi che li travolgono: il parroco cerca di manifestare misericordia verso i miseri che gli chiedono aiuto, la levatrice ha un atteggiamento esteriore duro, sbrigativo e scortese ma in realtà è una donna generosa e pronta a donare ciò che ha a chi ha più bisogno di lei; don Faro ha una personalità contemplativa, è riflessivo e osserva tutto e tutti con molta attenzione, ama la propria tranquilla esistenza e non si lascia sedurre dal (presunto) nuovo che avanza.

Ho trovato il testo davvero scorrevole, grazie a uno stile semplice e diretto, efficacemente arricchito da espressioni dialettali, all'accuratezza storica, all'attenzione posta ai personaggi e alle dinamiche innescate da tutti quegli avvenimenti che hanno caratterizzato il periodo in oggetto.
Nelle ultime pagine, l'Autore distingue i personaggi realmente esistiti da quelli per i quali si è ispirato ad altri sì reali ma cambiandone i nomi. 

Come spesso dico, a me piace molto il genere storico e, nello specifico, i movimentati anni e i relativi eventi che hanno contribuito al processo di unificazione del Paese, ragion per cui ho apprezzato moltissimo questo romanzo, sia per come è scritto e sia per i fatti narrati, che, personalmente, non conoscevo (non bene, per lo meno) e, come spesso mi succede, ho cercato informazioni per colmare le mie lacune.

Non posso che consigliarvelo!


ALCUNE CITAZIONI

"...siamo complici, colpevoli anche noi. Stiamo sempre ad aspettare tutto senza muovere un dito. Aspettiamo che si fa giorno, che si fa notte, aspettavamo re Francesco e poi Garibaldi. Aspettiamo la vendemmia, la pioggia, lo scirocco. I fiori di zagara a maggio e i limoni da mangiare a strica sale. Per tutto il resto ci voltiamo dall’altro lato».

*****

«La vita è come questo limone, Turi. Quando lo apri, ci puoi trovare qualche verme. 
Se tutto è a posto, lo puoi mangiare.  Al morso, a volte è aspro, a volte dolce».

mercoledì 11 ottobre 2023

"Porto in mano un ramo d'ulivo"





CAMMINO FIERO

Cammino fiero,
cammino a testa alta

Porto in mano un ramo d’ulivo
e il corpo sulle mie spalle
e cammino, e cammino

Il mio cuore è una luna rossa
il mio cuore è un giardino
pieno di bacche e basilico.

Le mie labbra sono un cielo che gronda a volte fuoco,
a volte amore

Porto in mano un ramo d’ulivo
e il corpo e sulle mie spalle
e cammino, e cammino.
(Samih al-Qasim)

🌱🌱🌱🌱🌱

HO DIPINTO LA PACE

Avevo una scatola di colori
brillanti, decisi, vivi.
Avevo una scatola di colori,
alcuni caldi, altri molto freddi.
Non avevo il rosso
per il sangue dei feriti.
Non avevo il nero
per il pianto degli orfani.
Non avevo il bianco
per le mani e il volto dei morti.
Non avevo il giallo
per la sabbia ardente,
ma avevo l’arancio
per la gioia della vita,
e il verde per i germogli e i nidi,
e il celeste dei chiari cieli splendenti,
e il rosa per i sogni e il riposo.
Mi sono seduta e ho dipinto la pace.
(Talil Sorek)

🌱🌱🌱🌱

STATO D'ASSEDIO 

Qui, su pendii di colline davanti al tramonto
E alla bocca del tempo
Accanto ai giardini di ombre spezzate,
Facciamo come fanno i prigionieri,
facciamo come fanno i disoccupati,
coltiviamo la speranza

Un paese si prepara all’alba.
Intontiti
A spiare l’ora della vittoria:
senza notte nella notte illuminata di bombe.
I nemici vegliano
E accendono le luci per noi
Fino al buio dei sotterranei.

Quest’assedio si prolungherà fino a quando
non avremo insegnato ai nemici
passi della nostra poesia antica
 (Mahmoud Darwish)

lunedì 9 ottobre 2023

RECENSIONE || NON SBRONZARTI MAI ALL'ORA DI PUNTA di Andrea De Curtis



Dave è un ragazzo senza un lavoro, senza obiettivi nella vita ma, al contempo, ossessionato dal pensiero di dare un senso alle proprie giornate e alla propria miserabile esistenza.
Immerso in una squallida realtà fatta di droghe, alcool e amicizie sbagliate, viene risucchiato, di giorno in giorno, in una spirale di confusione e di totale perdita di controllo, tanto verso gli altri che verso sé stesso.



NON SBRONZARTI MAI ALL'ORA DI PUNTA
di Andrea De Curtis


Youcanprint
161 pp
10 euro
A ventisette anni Dave non sa che direzione dare alla propria vita.
Lasciato un lavoro che non gli dava alcun tipo di soddisfazione, con pochi soldi in tasca e una gran voglia di spenderli in alcool e droghe, non gli resta che tornare nel suo squallido appartamentino, un vero e proprio regno del disordine, della sporcizia e dell'incuria assoluti a pensare a cosa fare della propria  triste e misera esistenza.

Attorno a lui e nella periferia in cui si trova c'è solo degrado, squallore, donne e uomini disperati come o più di lui che ogni giorno provano a sopravvivere come possono.

Ha qualche amico ma non si tratta decisamente di buone compagnie, anzi...: sono uomini che, proprio come lui, vivono alla giornata e si danno anche ad attività non proprio lecite; uno di essi, Ramiro, coinvolge Dave in una rapina che, per quanto vada "a buon fine", si trascina dietro una sorta di brutto effetto collaterale che vede Dave compiere, insieme al compare, un'azione davvero terribile.

Ma nulla riesce a scuotere Dave dallo stato mentale e fisico in cui si trova, e nel quale sembra muoversi a fatica, sforzandosi di tirare avanti ora dopo ora, cercando il cibo anche nella spazzatura pur di sostentarsi in qualche modo e avendo il chiodo fisso per il bere, il farsi e... il sesso.

Il circolo vizioso in cui il ragazzo è totalmente immerso è fatto di abuso di sostanze (di qualsiasi tipo), di alcool a ogni ora del giorno e della notte, di festini che finiscono in orge, di crimini, violenze e anche stupri.

Un lerciume morale che viene fuori a ogni pagina e sin dall'incipit l'autore ci prende e, con un linguaggio crudo, irriverente, scurrile, sopra le righe, ci infila nel buco nero in cui si trova il protagonista, sbattendocene in faccia la degradante realtà.

Percepiamo con chiarezza, e quasi con violenza, il carico di odio e disprezzo che prova Dave per il mondo circostante, per le persone che gli gravitano attorno e che gli sembrano ancora più disgraziati e alienati di quanto sia lui stesso: più ubriaconi, più poveracci, più strafatti, più ossessionati dal sesso, più ripieni di sfiga.

È difficile trovare una passione quando sei arrivato ai ventisette.

Sfiduciato, pessimista, Dave si sente prigioniero di questa quotidianità inquinata e di un'umanità gravida di vizi e problemi, prova a emanciparsi da questo tipo di esistenza ma è difficile, viste le sue cattive frequentazioni che sono un continuo stimolo verso l'autodistruzione.

Giornate senza obiettivi reali e realistici che non fanno che aumentare il senso di insoddisfazione e l'infelicità di chi si vede in un vicolo cieco e non sa come uscirne.

Il lettore segue il flusso di coscienza nervoso, composto da pensieri deliranti, e segue anche Dave nelle sue esperienze surreali, estreme, in cui tanto lui quanto gli altri grotteschi personaggi paiono delle biglie che sbattono da una parte all'altra, senza controllo.
La narrazione procede al ritmo di una trottola impazzita, si susseguono scene assurde, allucinanti, anche disturbanti perché forti, descritte senza censure, con uno stile volutamente sboccato, che se ne infischia di inutili moralismi ("Non c'è nessuna morale, è soltanto una storia!") ed esprime tutta la frenesia e la caoticità di queste esistenze allo sbando.

Dave, a modo suo e pur con il cervello bruciato da tutto ciò che prende e da un modo di vivere non sano, ha dei momenti in cui cerca di analizzare la propria situazione e avverte il bisogno di avere qualcosa di vero che dia un senso ai propri giorni e lo trova in Nina, il suo unico amore, grazie alla quale sente il desiderio di un riscatto, la possibilità di redimere sé stesso, Nina e le loro vite. 

"Non si può scegliere come iniziare, ma si può scegliere come concludere".

Sarà davvero in grado di uscire dal tunnel nero che avvolge la sua esistenza?

"Non sbronzarti all'ora di punto" è un libro particolare e probabilmente non è un romanzo per tutti, per via dei contenuti "sconci", narrati, ovviamente, con un linguaggio caratterizzato dall'uso di parole/espressioni volgari, comunque coerente col tipo di personaggi e con le situazioni in cui li vediamo muoversi come randagi che frugano tra i rifiuti in un contesto popolato da disperati ormai in balia di una sordida spirale di dissolutezza. 

venerdì 6 ottobre 2023

[[ RECENSIONE ]] UNA VITA COME TANTE di Hanya Yanagihara



"Tutti adoravano e ammiravano Jude".
L'indimenticabile protagonista di questo imponente romanzo è Jude St. Francis, l'uomo al quale tutti  vogliono bene - gli amici, i colleghi, semplici conoscenti - e anche anche il lettore non può fare a meno di affezionarglisi.
Una sola persona detesta Jude con un odio e un disprezzo senza eguali: Jude stesso.
Si odia, si vede come un essere sporco, abietto, inutile, limitato, non degno di essere apprezzato e amato.
Non sa quanto si sbaglia e il lettore vorrebbe potersi sedere accanto a lui, abbracciarlo, ricordargli quanto è speciale e forte.
"Sei stato trattato in modo orribile. Ma ne sei uscito, e sei sempre rimasto te stesso.".


UNA VITA COME TANTE
di Hanya Yanagihara


Ed. Sellerio
trad. L. Briasco
1104 pp
Willem Ragnarsson, Jude St. Francis, Malcolm Irvine e JB (Jean-Baptiste) Marion sono quattro amici che si conoscono dai tempi del  college e anche nell'età adulta continuano a frequentarsi.
Li conosciamo quando sono attorno ai venticinque anni e cercano di ritagliarsi ciascuno il proprio posto nel mondo in una New York vivace e pulsante di vita e di affari.
Da sempre vicini l’uno all’altro, legati da una solida e sincera amicizia, i quattro amici provano un grande affetto reciproco e si sostengono in ogni scelta, successo, fallimento, ognuno con la propria personalità, il proprio background e le proprie ambizioni. 

L'autrice non si risparmia nel presentarci con attenzione i quattro uomini, nel darci un quadro generale dei loro caratteri, fisicità, sogni, limiti, difetti, pregi e se c'è una cosa che il lettore è "costretto" a comprendere subito è che per la (lunga) lettura che lo attende non gli è consentito avere fretta di "arrivare al dunque". Si legge e si procede con la consapevolezza che in oltre 1000 pagine ci sarà tempo per tutto e tutti, per ogni domanda, curiosità e risposta.

E così cominciamo a farci un'idea di chi siano i quattro ragazzi: Willem è un'anima gentile, è altruista, pronto ad aiutare, sembra frivolo e privo di ambizioni concrete perché fa il cameriere con l'aspirazione di diventare un bravo attore ma avremo tempo e modo di imparare che c'è molto di più dietro questa facciata.
Egli proviene da una famiglia di origini islandesi; i suoi genitori sono persone semplici (braccianti) e ha un fratello (Hemming) disabile che ama molto e di cui si prende cura come, quando e quanto può; lo fa anche quando Hemming peggiora, mentre è impegnato a far decollare la sua carriera di attore, fino a quando poi il fratello muore e questo segna la fine dei rapporti anche con i genitori, due persone da sempre molto fredde e distaccate, incapaci di dimostrare affetto.

JB è un tipo scaltro, esuberante, sa essere cinico e, a volte, addirittura crudele;  cerca di costruirsi un nome e un posto nel mondo dell’arte e, nel tempo, in effetti, il suo talento verrà fuori. 
Orfano di padre (morto quando era piccolino), di origini haitiane, è cresciuto in una famiglia di sole donne che lo hanno sempre super coccolato, che lo adorano, credono in lui, nelle sue doti artistiche e lo sostengono convintamente e ciecamente.

Malcolm è architetto in uno studio prestigioso; abita con i (benestanti) genitori e non si sente all'altezza delle aspettative paterne; vive con una certa problematicità il suo essere un "nero a metà", essendo sua madre bianca.
All'interno del gruppo è forse colui che fa un po' più fatica a trovare soddisfazione nel proprio lavoro e a 28 anni si sente frustrato e teme di aver (già) perso immaginazione e creatività.
In realtà, nel corso degli anni e della loro lunga amicizia, sarà uno degli elementi più solidi, colui al quale ci si potrà sempre rivolgere e che resterà un punto fermo per gli altre tre anche nei periodi in cui i rapporti tra alcuni di loro rischiano di allentarsi e deteriorarsi.

E poi c'è lui, Jude, brillante e stimatissimo avvocato (verso i 25 anni è assistente procuratore nella divisione penale del procuratore generale) e uomo dalla personalità sfuggente, enigmatica, riservata oltre ogni dire.
Lo capiamo subito che è proprio Jude il centro di gravità del gruppetto.
Gli vogliono tutti un gran bene, è quasi difficile litigarci ed è più semplice essere d'accordo con lui perché Jude ha innumerevoli qualità, quelle che tutti loro vorrebbero avere: è bello, intelligente, gentile, calmo, un grande e serio professionista, un genio della matematica, è colto, ha una splendida voce, suona benissimo il pianoforte ed è molto sensibile, buono, su di lui si può sempre contare.

Eppure quest'aura di perfezione è incrinata dalla consapevolezza di non saper nulla di lui, del suo passato.
Malcom, JB e Willem raccontano tranquillamente della propria infanzia, della famiglia, mentre Jude ha il massimo riserbo sul proprio passato, che diventa qualcosa di inaccessibile, un regno inviolabile, una fortezza inespugnabile alla quale nessuno ha accesso.
Neanche il caro Willem sa granché del passato misterioso e oscuro di Jude, pur essendo i due più legati tra loro che con gli altri.

Un po' a motivo della personalità di ognuno e un po' per questa caratteristica di Jude di non riuscire (e di non volere) sbottonarsi, i tre matureranno nei suoi confronti, negli anni a venire, diversi modi di interagire e diversi gradi di intimità/vicinanza/confidenza, pur nutrendo tutti grande affetto e solidarietà.

Inevitabilmente, però, qualcosa su di lui si intuisce; ad es. sono palesi i suoi problemi alle gambe e ha qualcosa che non va alle braccia, visto che indossa sempre camicie con le maniche lunghe pure se fa caldo.
La motivazione a noi lettori viene mostrata: Jude ha l'abitudine di tagliarsi ma non ama parlarne con nessuno, non si sfoga, non si lamenta, non piange... niente.

Jude aveva sempre saputo di aver avuto un'infanzia atipica e 

"la sua stranezza lo proteggeva e lo isolava al tempo stesso: era quasi inconcepibile che qualcuno ne indovinasse la natura e le peculiarità. Se ci fossero riusciti, significava che aveva seminato indizi grandi come escrementi di vacca: macroscopiche, disgustose, pacchiane richieste di attenzione."

Si sente inadeguato, come se la vita gli scorra accanto senza che lui riesca ad afferrarla e viverla appieno e con soddisfazione, e questo nonostante stia bene economicamente e professionalmente.
Cosa c'è che non va allora?
Egli vive giorno per giorno tenendo lontano da sé lo spettro della persona che era stata un tempo e che nulla sembra avere a che fare con quella che è diventata nel presente.

Chi è stato in passato? Perché non riesce a rispondere a domande su genitori, infanzia, adolescenza?

La prima persona con la quale è riuscito ad abbattere il muro del silenzio è stata Ana, l'assistente sociale, una donna davvero disponibile, empatica e sinceramente interessata a lui.

Avvertiamo, di pagina in pagina e addentrandoci nella quotidianità di Jude, che ciò che tiene nascosto agli amici è qualcosa di troppo doloroso per lui, che soffre al solo pensiero di doverlo raccontare.

Cosa ha subito il povero Jude e che lo ha reso così fragile, tormentato, convinto che la propria vita sia misera, brutta, un cencio intriso di sangue e fango? Perché si sente così in colpa verso tutti coloro che gli dimostrano stima, affetto, premure?


"Certe volte aveva l'impressione che tutto gli facesse paura e si odiava per questo. Paura e odio, paura e odio: era come se riuscisse a provare solo quei due sentimenti. Paura di tutti gli altri; odio per se stesso".

E di persone amorevoli che gli vogliono davvero bene ce ne sono: non solo i suoi tre amici di sempre (Willem su tutti), ma anche successivi che verranno in altre fasi della vita, come Andy, il suo medico di fiducia e amico vero, che costituirà sempre una roccia, una presenza sicura che non smetterà mai di offrire il proprio aiuto - professionale e umano - a Jude; ci sono Harold e sua moglie Julia, due docenti universitari più grandi di lui che compiono un gesto nobile verso quel giovane uomo così schivo, gentile sì ma sempre imbarazzato e chiuso, come se fosse sul punto di nascondersi per la vergogna.

Tutti hanno il diritto di essere amati, tranne lui: Jude si aggrappa dolorosamente a questa amara convinzione perché ha paura di abbandonarsi, di fidarsi ancora una volta di qualcuno che, proprio a motivo del suo essere vulnerabile e bisognoso di amore, può approfittarsene per fargli del male.

E lui di male ne ha ricevuto in quantità enormi, per anni e anni, durante l'infanzia e gran parte dell'adolescenza.

Qui - nel drammatico e crudo vissuto di Jude prima di diventare un bravo studente e un ottimo avvocato civilista - sta il fulcro del romanzo: i demoni che danno l'assalto all'anima di Jude, che occupano la sua mente, i suoi incubi, che impediscono al suo cuore di aprirsi agli altri, di lasciarsi scaldare dalla sincerità degli affetti di chi lo circonda, sono la conseguenza di ciò che gli hanno fatto persone malvagie, responsabili di avergli procurato tanto, troppo dolore.
Un tale cumulo di umiliazioni, sofferenze, sevizie... che lo hanno devastato e la cui narrazione travolge il lettore, lo lascia attonito e atterrito al cospetto di ciò che Jude, sin da bambino, ha dovuto sopportare.

I malesseri dell'anima di Jude sono tutti scritti sul suo povero e magro corpo: una mappa di cicatrici, ferite, tagli, senza contare le conseguenze in termini di malattie che lo hanno reso un uomo con numerosi problemi di salute, che rendono la sua esistenza dolorosa e limitata fisicamente (le difficoltà a deambulare si aggraveranno fino a rendere necessaria la sedia a rotelle). 

Nella prima metà del libro al lettore vengono dati indizi frammentari su ciò che è successo a Jude, ma ciò che cominciamo a intuire non è nulla rispetto a ciò che poi apprendiamo procedendo nella narrazione.

Come si affronta tutto il carico di angoscia, paure, ricordi terribili, sfiducia nell'essere umano..., che Jude è stato costretto a covare dentro di sé e che non riesce ad eliminare nonostante il presente sia bello, luminoso, sicuro, lontano anni luce dalle brutte persone che lo hanno danneggiato, ingannato, trattato come un panno sporco e inutile?

Jude vive sentendosi costantemente sull'orlo di un baratro nero che è sempre pronto a fagocitarlo; teme che se cominciasse a confidarsi, quella sorta di corazza che si è costruito per proteggersi potrebbe rompersi e lui, a sua volta, si frantumerebbe in mille pezzi.

Chi sarebbe stato senza le sue cicatrici, le sue ferite, i suoi tagli?

Ovviamente non voglio dire troppo su questo passato pieno di dolore del protagonista in quanto, come dicevo, è il cuore della nostra storia; posso solo dire che Jude è stato abbandonato da piccolo e trovato da dei religiosi che lo hanno cresciuto in monastero; sin dal suo soggiorno qui, il piccolo Jude ha cominciato ad essere trattato male, a non essere rispettato e a subire le ire e i capricci dei monaci; ad essi, seguiranno altri adulti che, invece di prendersi cura di lui, non faranno che infliggerli ulteriori cattiverie...

Jude cresce pensando di non valere nulla, di meritare botte, offese e malvagità; impara che il suo corpo è un ricettacolo di nefandezze, di sporcizie, e lui è un essere inutile, vuoto.

"La mia vita, penserà, la mia vita. Ma la sua mente non riuscirà ad andare oltre, e ripeterà continuamente quelle parole tra sé e sé (...) scivolando nel mondo nel quale si rifugia quando il dolore è insopportabile, un mondo che sa non essere molto lontano dal suo ma che, dopo, non riesce mai a ricordare: la sua vita."


Durante gli anni infelici dell'infanzia, avrebbe voluto ricevere attenzioni sane, amore e protezione, invece ha ricevuto tutt'altro.
Jude non sa come spiegare sé stesso a sé stesso; come potrebbe allora aprirsi agli altri, nonostante questi altri - in particolare Willem, Andy, Harold... - lo amino al di là di tutto? 

Le esperienze fatte lo hanno reso insicuro, pauroso: egli, da adulto, si sente solo e vorrebbe poter instaurare una relazione sentimentale ma il pensiero dell'intimità,  di mostrare il suo corpo martoriato da cicatrici, lo terrorizza.

Quando proverà a far entrare una persona nella propria intimità, "l'esperimento" si rivelerà fallimentare e non farà che recargli altra sofferenza (fisica, psichica, emotiva) e confermargli che la solitudine è preferibile a qualunque sensazione di terrore, disgusto e sconforto.

Non gli resta che la condanna a un'esistenza solitaria, ossessionata da ricordi che continuano a inseguirlo anche quando ormai è grande e la sua vita è palesemente opposta al degrado vissuto da ragazzino; ma quel ragazzino, coi suoi occhi impauriti, con i suoi silenzi, le lacrime versate di nascosto, è sempre acquattato in un angolo e continua a guardarlo, a scuotere il capo e a ricordargli che il buco nero in cui è finito prima, è ancora aperto e lui non è affatto un individuo migliore solo perché adesso indossa la cravatta e ha i soldi.

Come reagirebbero gli amici, Andy, Harold e gli altri se sapessero chi è stato quando loro non lo conoscevano?
Possibile che il suo passato sia un maledetto cancro le cui metastasi non riuscirà mai ad eliminare?


Non è facile amare un uomo come Jude, che si odia e si disprezza con tutte le sue forze.
Eppure, chi lo ama  sa bene che

"Jude meritava la felicità. A nessuno di noi può essere mai garantita ma lui la meritava davvero."

E gli amici amano Jude sempre e contro ogni suo tentativo di allontanarli.
Il numero di persone buone e speciali è decisamente inferiore a quello degli esseri viscidi che si sono approfittati di lui trattandolo come un pezzo di carne privo di valore e non meritevole di rispetto.
Può l’amore puro di pochi cancellare le sozzure provocate da tanti?

Le emozioni che colgono il lettore sono tante e diverse: tenerezza per il piccolo e innocente Jude, sporcato dalla malvagità di persone senza coscienza né morale; la rabbia verso questi esseri laidi e crudeli; un senso di impotenza perché, mentre si legge, si viene presi dalla voglia di aiutare Jude, di poter quasi intervenire per preservarlo, confortarlo, liberarlo.

Ma c'è anche la commozione davanti alla dolce testardaggine di chi ama Jude (come amico, compagno, genitore adottivo, medico, collega ecc...) e non intende lasciarlo sprofondare nel buco nero dei suoi demoni; persone che nella vita di Jude St.Francis sono come degli angeli, sempre pronti ad afferrarlo se sta per cadere, a rialzarlo se è a terra, a trattenerlo su questa terra e a questa vita se lui cerca di porvi fine.

Sono angeli che purtroppo non c'erano negli anni terribili, ma sono apparsi dopo, negli anni dell'ambizione, dell' insicurezza, della gloria, delle illusioni, delle speranze... e non se ne sono più andati.

L'autrice ha dato vita ad una storia piena di eventi, personaggi, relazioni interpersonali, a una galleria di esseri umani di varia natura - da quelli più oscuri, negativi, cattivi, "malati" in un certo senso, opposti ad altri meravigliosi, generosi, leali -, ha intessuto una trama mai banale o retorica o patetica, ma anzi emotivamente ricca, che chiama in causa il lato più empatico del lettore, il quale si sente coinvolto dalle vicende umane (e disumane) del protagonista (e anche degli altri personaggi, principali e secondari) e non riesce a staccarsi dalla lettura, quando legge a cosa Jude è sopravvissuto.

È un romanzo, come scrivevo all'inizio, da leggere senza fretta, non tanto per la mole ma per godere di ogni descrizione, dialogo, dettaglio, riflessione, pensiero, emozione..., grazie ai quali il lettore può immaginare minuziosamente ciò che viene narrato e sentirsi coinvolto.

L'inizio è, quindi, più lento e molto descrittivo in quanto introduce i personaggi, la loro amicizia, le loro personalità e il tipo di relazioni che hanno l'uno con l'altro, perché in qualche modo  tutto ciò resterà uguale durante tutta la loro vita.

I personaggi di questo libro sono così magnificamente delineati da avere vita propria e personalmente, a un certo punto, mi sono confrontata con la consapevolezza che... si può provare una sorta di "affetto" per un personaggio letterario speciale come Jude, sentire verso di lui tenerezza, dispiacere, preoccupazione, voglia di abbracciarlo, pensare a lui come se fosse reale, tanto forte e intensa è la sua storia.
Si comincia a voler bene a Jude non appena si entra a piccoli e timidi passi nella sua vita passata e ogni rivelazione e ogni informazione apprese ci avvicinano a lui.

È un libro che ha tutti i requisiti per entrare nella lista delle letture indimenticabili, perché credo davvero che Jude, una volta entrato nel cuore, non ne esca più; se dovessi dirvi un unico difetto, forse esso starebbe nella sensazione che ho provato, a un dato momento, che l'autrice ripetesse qualcosa di espresso già abbondantemente (mi riferisco al disagio esistenziale e psicologico di Jude) e che anche con un centinaio (e pure qualcosa in più) di pagine in meno sarebbe stato chiaro comunque, perché a rendere potente "Una vita come tante" non è il gran numero di pagine bensì il tipo di storia raccontata, che raggiunge in modo vibrante e vigoroso chi legge.
La narrazione è in terza persona, fatta eccezione per pochi passaggi in cui essa è affidata ad Harold; tanti sono i momenti in cui è facile che ci si senta molto commossi.

Detto ciò, il mio giudizio sul romanzo è ASSOLUTAMENTE positivo, è un libro che mi resterà nel cuore a lungo (per sempre) e ne consiglio la lettura. Non vi spaventino le oltre 1000 pagine, più si avanza nella lettura e più il libro scorre e appassiona.



ALCUNE CITAZIONI

"Sente (...) che la sua vita è un qualcosa che ha solo subito, e che non ha mai contribuito veramente a creare. Non è mai stato in grado di immaginare come avrebbe potuto essere la sua vita; persino da bambino quando sognava luoghi e vite diversi, non riusciva mai a visualizzarli, e si era limitato a credere a tutto quello che gli era stato insegnato su chi era e su chi sarebbe diventato. ma i suoi amici (...) avevano immaginato la sua vita al posto suo. lo avevano visto in un modo completamente diverso e gli avevano permesso di credere a delle possibilità che non avrebbe mai neppure concepito senza di loro."

"Sei stato trattato in modo orribile. Ma ne sei uscito, e sei sempre rimasto te stesso."

" la sensazione che lo coglieva ogni volta che gli capitava di pensare a Jude e a cosa fosse stata la sua vita: avrebbe potuto definirla tristezza, purché fosse chiaro che in quella tristezza non c'era ombra di compassione.
Era una tristezza più grande e profonda, che sembrava voler abbracciare tutte le persone infelici, i miliardi di persone che non conosceva e che si sforzavano di vivere le loro vite; una tristezza mista stupore e ammirazione per gli sforzi che tutti quegli esseri umani dedicavano a tirare avanti anche quando era così difficile farlo e le circostanze invitavano solo ad arrendersi. La vita è così triste, pensava in quel momenti. È così triste eppure continuiamo a viverla, tutti: le restiamo attaccati, tenacemente, cercando qualcosa che ci offra un po' di sollievo."

" ora non puoi capire le mie parole ma un giorno le capirai: l'unico segreto dell'amicizia, credo, è trovare persone migliori di te - non più furbe o più vincenti, ma più gentili, più generose e più comprensive -, apprezzarle per ciò che possono insegnarti, cercare di ascoltarle quando ti dicono qualcosa su di te, bella o brutta che sia, e fidarti di loro, che la parte più difficile di tutte. Ma anche la più importante."

"Gli era sembrata l'espressione ideale di una relazione adulta avere qualcuno con cui poter discutere i dettagli più meccanici di un'esistenza condivisa".

"Durante i suoi vent'anni c'erano stati periodi in cui guardava i suoi amici e provava una gioia così pura, così profonda da fargli desiderare che il mondo si fermasse, che nessuno di loro dovesse andare oltre quell'istante in cui tutto era in equilibrio e il suo affetto per loro era assoluto".

mercoledì 4 ottobre 2023

LE MIE LETTURE DI SETTEMBRE

 

Buongiorno, cari lettori!

Come sempre, eccomi col riepilogo del mese appena trascorso!


n
1 - "Messer Matteo, gentiluomo e fiorentino a Borgo Silva" di P. Hübscher: piacevolissimo giallo medievale ambientato in Toscana, condito da vizietti lascivi, culti pagani e l'occhio severo dell'Inquisizione (4.5/5). SE TI PIACCIONO I GIALLI E IL MEDIOEVO QUESTO ROMANZO È PER TE.
2 LA NUMISMATICA DETECTIVE di L. Scaffidi: giallo siciliano, ambientato nell'affascinante mondo delle monete antiche e di valore (4/5). PER CHI CERCA UN GIALLO SCORREVOLE E GODIBILE.
3- DOVE NASCONO LE OMBRE di L. Petti: un'estate straordinaria, un'amicizia nata all'ombra di un fitto bosco che sussurra segreti e sotto lo sguardo di adulti tormentati da un passato irrisolto (4.5/5). SE CERCHI UN ROMANZO DI FORMAZIONE CON UN PIZZICO DI MISTERO.
4 - L'ISOLA DI PIETRA  di F. Gerla: una donna impegnata nella costruzione della propria identità attraverso la ricerca delle proprie origini e del diritto di realizzare i propri desideri e sogni (4.5/5). IDEALE PER CHI VUOL LEGGERE UN ROMANZO DI FORMAZIONE INTROSPETTIVO TUTTO AL FEMMINILE.
5 - KÁRI di Monica B.: quarto ed ultimo volume di una serie che vede quattro divinità che, in compagnia di umane belle e intelligenti, sono impegnate a salvare la terra da creature viscide e distruttive. (3,5/5). PER GLI AMANTI DEL PARANORMAL ROMANCE.
6 - ALEX COMPLETE di A. Falciola: una raccolta di racconti che immaginano un mondo un cui le SS sono ancora tra noi e hanno le mani un po' su tutto e ovunque (3/5). UCRONIA CON TAGLIO FUMETTISTICO.
7 - ATLAS. LA STORIA DI PA' SALT di L. Riley, H.Whittaker: romanzo conclusivo della bellissima saga Le sette sorelle e incentrato sull'enigmatico Pa' Salt (5/5). IRRINUNCIABILE PER CHI HA SEGUITO IL VIAGGIO DELLE SETTE SORELLE ED È PRONTO A CHIUDERE IL CERCHIO.
8- IL PARADISO NON È LASSÙ di C. McKenna: un uomo dal passato contrassegnato da abbandoni, maltrattamenti e abusi sente tutto il peso di una vita senza gioie e successi. Un incontro casuale con una donna cambierà la sua prospettiva (4,5/5). ADATTO A CHI RICERCA STORIE DRAMMATICHE RACCONTATE CON UNA PUNTA DI DOLCE IRONIA.


I romanzi che ho maggiormente preferito nel mese di settembre sono stati ATLAS. LA STORIA DI PA' SALT, ultima tappa di un viaggio letterario ricco di emozioni e sorprese; anche IL PARADISO NON È LASSÙ, per la tenerezza che mi ha suscitato il protagonista e la rabbia per chi gli ha fatto del male.



READING CHALLENGE

Per l'obiettivo settembrino ho letto il CONTEMPORANEO ITALIANO, quindi Erri De Luca, con
IN NOME DELLA MADRE, un racconto molto breve ma ricco di intensità. Ha al centro la figura di Maria di Nazareth, la giovane ebrea scelta da Dio per portare in grembo Suo Figlio Gesù. La prospettiva dell'autore si sofferma sull'aspetto squisitamente umano della straordinaria situazione in cui si ritrova la vergine, incinta senza aver conosciuto uomo; lei è serena nonostante attorno a lei ci siano pettegolezzi, maldicenze e rischi seriamente per la propria vita in quanto potrebbe essere giudicata una fornicatrice.
Bella e dolce la figura di Giuseppe, il suo fidanzato, che non comprende tutto pienamente ma nutre una gran fede in Dio e ama sinceramente la sua promessa sposa, che sta per dare alla luce nientemeno che il Figlio di Dio, il Messia promesso al popolo d'Israele. (4,5/5). IDEALE PER CHI VUOL CONCEDERSI UNA LETTURA BREVE MA DELICATA E INTENSA.


Ecco, invece, gli obiettivi di ottobre.

CONTEMPORANEO ITALIANO: Oriana Fallaci
. Di questa giornalista scrittrice ho letto soltanto UN UOMO, che ho apprezzato molto. Attualmente non è in cima alle mie possibili scelte, anche perché non ho copie di suoi libri in mio possesso.
CONTEMPORANEO STRANIERO: Isabel Allende. Anche dell'autrice cilena ho letto alcune cose (L'isola sotto il mare, Eva Luna, Paula) ma in libreria ho LA CASA DEGLI SPIRITI e IL GIOCO DI RIPPER. Ammetto di essere molto orientata verso l'Allende.
CLASSICO: c'è Dostoevskij, di cui ho letto Delitto e castigo e Le notti bianche. Non l'ho ancora escluso.
LIBRO SPECIAL: POESIE D'AMORE di Nazim Hikmet, che pure mi alletta. Vedremo, non ho ancora iniziato nulla. 

Voi, al posto mio, cosa scegliereste?


CITAZIONE DEL MESE

"...l’amore è una strana cosa. Ci fa diventare folli e splendenti (...) Ci rende disposti a tutto, anche alle cose peggiori. Ci spezza in modo irreparabile. Ma alla fine è l’unica cosa che ci salva."

lunedì 2 ottobre 2023

RECENSIONE 🏫 IL COLLEGIO di Tana French

 

Due collegi irlandesi - uno maschile, l'altro femminile - molto vicini, un omicidio che, dopo un anno, è senza soluzione; fino al giorno in cui una mano anonima lascia, nella bacheca della scuola, un biglietto enigmatico in cui rivela di sapere chi è l'assassino.
Per vederci chiaro, i detective si faranno strada nella realtà quotidiana delle studentesse, nelle loro relazioni adolescenziali da cui emergeranno gelosie e inaspettate violenze.


IL COLLEGIO
di Tana French


 
Ed. Einaudi
trad. A.Colitto
664 pp
Stephen Moran è un giovane detective che lavora ai Casi Freddi con l'ambizione di passare alla sezione Omicidi della polizia di Dublino. 
L'occasione gli si presenta una mattina quando proprio non se l'aspetta ed ha il nome di una sedicenne di sua conoscenza, in quanto figlia del suo superiore, Frank Mackey: Holly studia al St Kilda, prestigioso collegio irlandese, e vuol parlare con Stephen perché si ricorda di lui (a motivo di un caso di qualche anno fa, in cui Holly aveva testimoniato) come di un tipo che non tratta i ragazzi come degli stupidi, ma li rispetta e li ascolta davvero. Un poliziotto con cui ci si può interfacciare tranquillamente, insomma.
Holly è in commissariato perché ha trovato, affisso nella bacheca dell'istituto (il cosiddetto "posto segreto", in cui le studentesse possono scrivere e affiggere biglietti anonimi contenenti messaggi che non hanno voglia di dire apertamente), una foto di un ragazzo del St Colm trovato morto ammazzato un anno prima nel parco del St Kilda; sotto la foto una frase enigmatica e spiazzante: "Io so chi l'ha ucciso".
La vittima si chiamava Chris Harper e qualcuno gli aveva spaccato la testa.
Le indagini, al tempo, non avevano portato a nulla di concreto né tanto meno ad una soluzione del caso, che è, appunto, ancora aperto.

Il caso era ed è nelle mani del detective Conway, una donna tosta, determinata, dura, sbrigativa e scorbutica nei toni e nei modi, che in centrale non va d'accordo praticamente con nessun collega e, anzi, è da questi palesemente mal sopportata, proprio perché le si rimprovera di "non fare squadra".

È a lei che Stephen porta il biglietto con foto e frase, con la speranza di poter partecipare a una nuova fase d'indagine, partendo da questo piccolo input; Stephen ci tiene molto a collaborare per farsi notare e lasciare finalmente i Casi Freddi, ma i rapporti con Conway sono da subito difficili: la donna non lo tratta come un suo pari ma come un sottoposto da tener buono, fa l'acida, l'antipatica, lo mette in imbarazzo a ogni occasione, facendogli fare la figura del pivello.
Ma Stephen stringe i denti: ha ben chiaro il proprio obiettivo e se, per raggiungerlo, deve ingoiare qualche rospo, star zitto davanti a una battuta sgradevole e ignorare i modi scortesi della collega, lui è pronto a farlo.
Ciò che più conta è far parte dell'indagine, che infatti viene subito riaperta, portando i due detective all'interno del collegio femminile, perché è là che il cadavere è stato trovato ed è là che è avvenuto l'omicidio.

Metter piede nella scuola, facendosi largo tra suore diffidenti e severe, e all'interno di uno stuolo di studentesse dai caratteri più disparati - da quelle più timide, dall'aria sognante e sciocchina, alle più sfacciate e sicure - è come entrare in un ginepraio complicato, fitto, inespugnabile.

Il romanzo è lungo oltre 600 pp e si snoda nell'arco di una sola giornata, che sembra durare un'eternità: in queste ore Stephen e Conway interrogano alcune delle ragazze che potrebbero essere coinvolte in quanto hanno conosciuto meglio Chris e si sono rapportate a lui (fosse anche per poco), fanno perquisizioni nelle camere e nella sala comune, e intanto cercano di inquadrare le giovanissime studentesse; in particolare, i gruppetti su cui si concentrano sono due, quello di cui fa parte Holly e composto da lei, la dolce Selena, la determinata Julia e Rebecca, con la testa tra le nuvole, e contrapposto ad esso, c'è la cricca capeggiata da Joanne, che si crede la reginetta della scuola, è sicura di sé, classista e guarda tutti con disprezzo; anche le sue amiche più fedeli (Orla, Alison, Gemma), che le vanno dietro come cagnolini, non ricevono da Joanne un bel trattamento.

Stephen è colui che si mette in prima linea per condurre gli interrogatori, perché pare faccia meno paura di Conway, di cui le ragazze serbano uno sgradevole ricordo dall'anno scorso.
Effettivamente, Moran entra con delicatezza nell'argomento Chris, forse anche troppo, e i primi colloqui non sembrano dare alcun indizio utile rispetto all'anno prima; se le risposte date dalle interrogate non si discostano dai passati interrogatori, ad essere diversi sono però gli atteggiamenti di alcune di loro.
Ad es., ragazze che l'anno prima erano timidissime e avrebbero preferito scomparire piuttosto che rispondere alle domande serrate della polizia, quest'anno ostentano una inaspettata sicumera, come se si sentissero al sicuro e al di sopra di ogni sospetto.

Il racconto del presente è interrotto da quello dei mesi precedenti: al lettore viene fatto conoscere il contesto dell'istituto, le abitudini dei ragazzi, le relazioni tra loro; progressivamente, apprendiamo chi, tra le ragazze, frequentava Chris e chi - e perché - avrebbe potuto desiderare di fargli del male.

Il quadro che ne viene fuori è quello, in fondo, tipico dell'adolescenza, periodo della vita in cui l'amicizia conta moltissimo, in cui si farebbe di tutto per essere accettati dagli amici che contano, in cui si combinano marachelle alle spalle dei docenti.

Holly e le sue amiche avevano l'abitudine di uscire di notte dalla camera (condivisa) per fare un giro nel parco al chiaro di luna, nella rassicurante convinzione che niente di brutto potesse mai succedere loro: la cosa più importante era ed è la loro bella amicizia, totalizzante, unica, speciale, fatta di risatine, gomitate, vestiti da prestare, segreti; un legame che le quattro ragazze immaginano indissolubile, che le accompagnerà per tutta la vita e in cui non trovano posto le bugie, gli inganni, le invidie.
Solo un sincero affetto e la promessa di aiutarsi, di difendersi e di essere sempre l'una al fianco dell'altra.
Cosa si è disposti a fare a sedici anni pur di onorare il sentimento dell'amicizia, pur di non tradirlo?
Se un'amica è fragile e ha bisogno di te, non puoi che offrirle il tuo aiuto, anche se lei non te lo chiede; ti basta guardare i suoi occhi tristi, il suo sguardo assente, i suoi silenzi, per convincerti a fare qualunque cosa pur di non abbandonarla.

Holly crede di essere la più forte del gruppo, di dover tenere lei unite le sue amiche: Julia è un po' superficiale e brusca, sembra non vedere che il loro piccolo gruppo rischia di disgregarsi, Becca è una bambinona e Selena... Selena è innamorata e l'amore la sta devastando e allontanando.

Cosa è successo a Chris in quella tragica notte in cui una zappa gli ha spaccato il cranio?
Chi l'aspettava di notte nel parco e con quale motivazione l'ha attirato?

L'autrice basa gran parte della trama sui colloqui tra i detective e le ragazze dei due gruppi; sembra di essere nella stanza con loro e di assistere agli interrogatori, che vedono le studentesse tartassate dalle domande più minuziose, atte a farle "cadere" affinché si contraddicano e conducano i due adulti verso la luce della verità; ci si concentra anche, come dicevo, sui fatti che precedono l'omicidio, così da "conoscere" Chris e cercare di capire, assieme a Moran e Conway, quali ragazze avessero dei motivi per odiarlo.

Durante la narrazione, ci sembra di avvicinarci all'identità dell'assassino/a e di colei che, col biglietto, s'è presa la responsabilità di attirare di nuovo la polizia a scuola, ma non sempre ciò che sembra è ciò che è, e le sedicenni del St Kilda sanno mettere in campo abilità manipolatorie non indifferenti.

Le personalità delle ragazze più coinvolte sono sufficientemente delineate, così pure quelle dei due detective, che però non ho amato moltissimo: la Conway per via della sua esagerata acidità, della sua supponenza ostentata, e Moran perché troppo passivo, troppo "bravo poliziotto che non risponde male ai superiori"; però, verso la fine, sono un po' migliorati.

Perché ogni singola tessera venga messa al posto giusto dobbiamo arrivare alla fine... e giunta all'ultimo rigo personalmente non ho capito bene se il romanzo mi sia piaciuto al 100% oppure no.

È un thriller, sì, ma molto soft, che poggia tutto sul mondo degli adolescenti, su queste ragazze di buona famiglia, ricche, viziate, con un futuro potenzialmente roseo, ma che in quella scuola vivono una realtà e una dimensioni parallele, che le divorano, influenzandone pensieri, aspirazioni, comportamenti.
Chi ha commesso l'omicidio non è un serial killer, nonostante sia astuto e sia stato sul punto di farla franca.
Ma sedici anni son troppo pochi per portarsi dentro bugie ingombranti e la coscienza, a un certo punto, va sgravata.

L'attenzione posta al contesto scolastico e alla ragnatela di rapporti amicali, ai dispetti tra coetanee, alle gelosie, ai tradimenti ecc..., non mi è dispiaciuto; solitamente apprezzo gli interrogatori perché mi affascina entrare nella mente e nei ragionamenti di chi indaga su un delitto, però in questo caso le sessioni con le "indiziate" sono state un tantino noiosette e lunghe.
Nel complesso è un romanzo piacevole, però mi è mancato qualcosa, forse un po' di tensione in più, un goccetto di suspense che mi tenesse col fiato sospeso; finale un po' sbrigativo. 

Insomma, promosso ma non a pieni voti.


"Avere degli amici significa che ti sei assestato. Il punto in cui siete arrivati insieme è dove resterai: non andrai oltre. È la fermata dell'autobus a cui sei sceso.
Gli amici non ti legano solo a dove sei ma anche a chi sei. Quando hai degli amici che ti conoscono davvero, al di là di quello che tu decidi di lasciar vedere, non c'è più spazio per diventare la persona che un giorno realizzerà i tuoi sogni. Sei diventato solido: sei la persona che loro conoscono, per sempre."

giovedì 28 settembre 2023

[ RECENSIONE IN ANTEPRIMA ] "Messer Matteo, gentiluomo e fiorentino a Borgo Silva" di Peter Hübscher



A un affascinante gentiluomo di Firenze, la cui reputazione è macchiata da una condotta non proprio moralmente rispettabile, viene affidata una non facile missione in un piccolo borgo in cui è appena stato commesso un misfatto.
Il tenace, arguto, coraggioso, intuitivo, Messer Matteo è costretto ad accettare il compito suo malgrado e a sfoderare tutta la sua abilità nel far emergere la verità e consegnare i colpevoli alla giustizia.


"Messer Matteo, gentiluomo e fiorentino a Borgo Silva" 
di Peter Hübscher


Arpeggio Libero Editrice
174 pp
15 euro
Matteo Sismondi dei Signori di Cerentino è un gentiluomo fiorentino che, pur stimato per il suo passato di crociato in Siria, è caduto in disgrazia per il suo modo di vivere decisamente "libertino" e moralmente discutibile. Gli piacciono le belle donne, insomma, la sua carne è più che debole ed in fondo egli è ben lieto di assecondare tali lascive debolezze.

In quanto giureconsulto, riceve un incarico dal Capitano di Giustizia Messer Uggione, che gli parla chiaro: non può dire di no a questa "missione", la sua reputazione presso il Consiglio di Firenze è già compromessa, per cui  deve obbedire e, possibilmente, tornare a casa vittorioso.
Di che si tratta?

Nel borgo fiorentino, apparentemente tranquillo, di Borgo Silva è stata denunciato un presunto delitto.
A rendere noto l'accaduto e a chiedere che venga fatta luce - tanto dalla giustizia terrena quanto da quella divina, quest'ultima condotta dalla Santa Madre Chiesa nelle vesti dell'Inquisizione - è un marchese, tale De Therriex, divenuto da pochissimo vedovo.
Sua moglie soffriva di un brutto male da diverso tempo ma, a parer del coniuge, non è stato questo ad ucciderla bensì un atto di stregoneria, compiuto dalla serva Anna e dallo speziale giudeo mastro Abramo.

Il marchese racconta infatti che, proprio prima di spirare, la povera e pia moglie avesse bevuto una pozione che la sua giovane servetta personale le aveva dato da bere, pozione medicamentosa preparata da mastro Abramo, noto per i suoi "beveroni" miracolosi.

Non può essere un caso che la marchesa sia morta dopo aver bevuto ciò che le era stato offerto! Di sicuro quella bevanda era mortifera, forse stregata, avvelenata, per cui sua moglie è stata assassinata.

Il marchese De Therriex è un nobile feudatario locale, molto conosciuto, odiato da alcuni e temuto da altri; di lui si vocifera circa alcune... "importanti" caratteristiche fisiche e su come sia tutt'altro che un uomo timorato di Dio e obbediente ai santi precetti cattolici; anzi, pare che si diverta in lungo e in largo dandosi ad incontri lussuriosi, macchiandosi di peccati e vizi innominabili.
Verità o calunnia?
Anche della defunta si mormora non fosse la santa moglie che voleva apparire ma che addirittura anch'ella si desse ad amorosi piaceri e avesse per amante un nipote del marito, Gaston, giovanotto arrogante e dal carattere fumantino.

Messer Matteo si mette subito all'opera e comincia a indagare, interrogando le persone coinvolte, facendo domande precise e ottenendo le risposte utili a farsi un quadro della situazione; si reca nei luoghi da cui può trarre le giuste informazioni ed è meticoloso e certosino nella propria indagine, prendendo appunti, scrivendo quotidiane relazioni e ragionando su di esse, mentre sbocconcella dolcetti e si concede calici di buon vino. 

A Matteo sembra da subito che troppe cose non tornino, di ciò che gli vien detto.
Parlando con Anna - l'adolescente cameriera incriminata che rischia di essere bruciata per stregoneria -, apprende com'erano i rapporti in casa tra i due coniugi, quali intenzioni avesse la defunta (consapevole di  avere un male incurabile che l'avrebbe condotta presto alla morte) circa la propria personale eredità e
 chi l'ha visitata nelle ore precedenti la morte; Matteo interroga anche lo speziale giudeo, il quale fornisce senza alcun problema tutte le informazioni riguardanti il liquido preparato specificatamente per la povera marchesa e che di certo non era veleno.

Ma purtroppo i due accusati si rivelano essere, dai primi momenti, i colpevoli perfetti: Anna è una ragazza di sedici anni la cui sorella - Felicia -  in passato è stata a servizio presso il marchese e lui dice di averla cacciata per i suoi costumi licenziosi; attualmente è una prostituta, di cui si mormora che partecipi ai sabba nel bosco, rendendosi partecipe di atti osceni col diavolo e con altri snaturati come lei.
Di Abramo, è la sua appartenenza al popolo giudaico a parlare per lui: nemici della Chiesa, deicidi, individui perversi e maligni, gli ebrei sono da condannare a prescindere e sicuramente ogni loro azione è mossa da motivazioni cattive.

Insomma, i due accusati rischiano davvero di finire nelle mani della Sacra Inquisizione e di arrostire sul rogo per stregoneria e veneficio.

Ma Matteo è convinto che qui non sia il diavolo a muovere i fili del delitto, cui ne segue subito un altro: la povera Felicia viene ritrovata morta (assassinata).
 
C'era un possibile collegamento tra la morte di Felicia e la morte della marchesa? Forse le due donne si conoscevano e avevano un segreto in comune?

Matteo si fa molte domande e prosegue, nonostante le minacce di un iroso marchese, di un arrabbiatissimo Gaston e di un preoccupato frate inquisitore (padre Dominic, inviato di proposito dalla Chesa per accertarsi che, là dove la legge non riesca a risolvere il caso, ci pensi la temibile e terribile macchina inquisitrice) le proprie indagini scrupolose, aiutato dal maniscalco Giano (suo ex commilitone) e dalla sensuale e generosa ostessa Floria, che sfama il bel Matteo in tutti i sensi, soddisfacendone ogni tipo di voglia e sfizio.

Messer Matteo profonde tutto il proprio impegno e ingegno nella soluzione del caso, non accontentandosi dei pettegolezzi e delle chiacchiere, non soccombendo alle minacce di chi vorrebbe zittirlo (pur temendone gli effetti) e correndo personalmente anche dei rischi, pur di vederci chiaro.

"Nella mente di Matteo si stava rinforzando la convinzione che quel borgo, in apparenza bello e sano come al tempo del suo trasferimento gli era sembrato, fosse invece sotto sotto una ragnatela di empi legami che univano le persone dabbene ad altre di mala natura. Lussuria, denaro, potere e anche propensione all'eresia erano la ragione di tutto ciò."

Col passare dei giorni comprende che l’iniziale apparente tranquillità del borgo cela una doppia faccia in cui si muovono pratiche oscure e orgiastiche legate a un culto pagano precristiano e che si manifesta attraverso dei sabba notturni nei boschi; ma non solo: a questi culti si aggiungono i complotti politici che vedono gli interessi di Firenze contrapposti a quelli delle potenze vicine, a cominciare dal papato.

E che dire degli interessi economici del Marchese e del nipote Gaston?

Di materiale su cui ragionare e scervellarsi ce n'è in abbondanza, senza considerare il continuo spettro dell’Inquisizione nella persona di padre Dominic, che blatera di fede e santità ma pure lui ha un passato torbido, che ha tutti i gli interessi a tener nascosto.

Messer Matteo è un protagonista che mi ha conquistata perché non è perfetto, non è un eroe senza punti deboli e non è ipocrita circa le proprie debolezze; è intelligente, preciso, sa tener testa agli oppositori, possiede grandi capacità logiche e sa come destreggiarci nel processo da lui allestito, alla fine del quale il vero colpevole verrà consegnato alla giustizia.

Pragmatico e freddo in qualità di giureconsulto, pur sapendo di non dover provare pietà ma solo di dover accertare la verità, sa comunque mostrare umana empatia con chi è innocente e subisce ingiustizie a motivo di stolti pregiudizi, che egli è intenzionato a combattere con la forza delle proprie argomentazioni razionali.

Matteo è bravo e astuto nel condurre gli interrogatori, sa come tessere una ragnatela fatta di innocenti domande, lasciando che le sue parole confondano l'interlocutore e lo avviluppino nei propri fili, imprigionandolo e "costringendolo" infine a rivelare i suoi veri pensieri e a dirgli la verità.

Il presente giallo medievale è ambientato nella bellissima Toscana del primo Trecento, "terra di scrittori, poeti e scienziati, patria di capaci mercanti", popolata tanto da uomini e donne timorati e pii, quanto da persone di "mala natura".
Mi è piaciuto molto il contesto storico, la presenza dell'Inquisizione, i riferimenti di natura politica (Guelfi-Ghibellini), i legami oscuri tra i nobili fiorentini e i potentati stranieri, il bosco come luogo misterioso in cui possono accadere cose oscure.

Il romanzo ci restituisce il ritratto vivace e vivido di un’epoca lontana, cupa e affascinante insieme, mescolando i fatti storici con una credibile ricostruzione del vivere quotidiano nei suoi usi e costumi; l'uso del volgare fiorentino, e quindi di un linguaggio consono al periodo di riferimento, non può che aiutare il lettore a calarsi nel contesto, a immaginarsi di essere in quel borgo, di percorrerne le strade polverose, di visitarne le osterie, di imbattersi in donne di malaffare, bambini cenciosi e signorotti boriosi; ho gradito anche i toni ironici con cui l’autore tratteggia i personaggi nelle loro sfumature psicologiche, lasciandone emergere vizi e peccati, ambiguità e punti di forza.

Il mio parere sul romanzo è positivo, leggerlo è stato oltremodo piacevole, anche perché personalmente amo i romanzi con un'ambientazione storica (medievale ancor di più).
Consigliato!!



martedì 26 settembre 2023

// SEGNALAZIONI LETTERARIE //

 

Buon pomeriggio, lettori!

Ho altri libri da sottoporre alla vostra attenzione, spero possano rientrare tra i vostri interessi.


NARRATIVA GOTICA/HORROR


BAGLIORI DI BUIO di Luigi Fabi (Montag Ed., 198 pp., 18 euro).

Johnny è un ragazzo riservato, introverso. Da bambino ha perso i genitori in una tragedia che lo segnerà per sempre.
Un giorno farà ritorno nel bosco, luogo a lui caro e magico, dove ritrovare la quiete e si stesso. È qui che si troverà catapultato nel peggiore degli incubi: il Tartaro.
Un inferno sotterraneo, dimensione estrema che lo condurrà a fare scoperte impensabili e costringendolo a districarsi tra forme di vita poco umane e ad affrontare il proprio passato.
Il sentiero sarà impervio e gremito di ostacoli, un percorso tutto in salita che minerà la via a più riprese per mezzo di trappole e imprevisti a non finire.
Dai nemici più letali fino agli amici, passando per Senzanome, una figura controversa quanto enigmatica.
E alla fine Johnny non potrà che prendere atto di una rivelazione, di un vecchio legame di sangue che rappresenta molto più di una semplice coincidenza.


ROMANCE REGENGY


Dell'autrice Jess Michaels sta per uscire il primo libro di una trilogia: Le sorelle Shelley.

290 pp
Si tratta di tre romance regency basati sulla storia di tre gemelle, e su un mistero che si dipana lungo l’arco della trilogia.

Una sposa riluttante (trad. I.Nanni, 3.99 euro; esce il 1° ottobre ed è già in preordine su Amazon). 

Quando Jasper Kincaid, Conte di Harcourt, si è offerto di sposare una delle tre famigerate gemelle Shelley, lo ha fatto per la dote che gli avrebbe permesso di rimpinguare le sue casse vuote, non per qualcosa di sciocco come l’amore. 
Ma quando si accorge che al ballo di fidanzamento è Thomasina Shelley a presentarsi come sua fidanzata, e non la vera promessa sposa, scatta un desiderio che aveva ignorato fino a quel momento. 
E quando diventa chiaro che la sorella è scappata con un altro, si presenta l'opportunità di un matrimonio con un legame molto più profondo. 
I sentimenti che Thomasina ha nutrito per Jasper non sono mai stati appropriati e dubita della prudenza di fingere di essere sua anche solo per una sera. 
Quando viene scoperta, tutto degenera rapidamente. All’improvviso si trova a dover sposare un uomo severo e affascinante che non è particolarmente contento della sua perfidia. Se a questo si aggiunge la preoccupazione per la sorte della sorella ribelle, ecco la ricetta che può portare alla passione... ma anche al più completo disastro.
Mentre i due giovani sposi lentamente diventano più uniti, Jasper si rende conto che la scomparsa della sua ex fidanzata potrebbe avere a che fare con il suo passato più di quanto avesse inizialmente previsto. E più a lungo lo terrà nascosto a Thomasina, più doloroso sarà il momento in cui la verità verrà a galla. Riusciranno ad avvicinarsi abbastanza da combattere insieme contro i pericoli dietro l’angolo? E riusciranno a sopravvivere e conoscere così il futuro che potrebbero avere?


Una fuga spericolata esce il 1° dicembre
Una finta cortigiana esce il 1° febbraio



GIALLO

La strana morte di Alessandro Cellini di Riccardo Landini (Newton Compton Editori, 224 pp., 9,90 €).

Un giallo dalle atmosfere cupe e inquietanti, in cui il protagonista si trova invischiato in una serie di omicidi strettamente legati a un traumatico evento del suo passato. È il quarto libro dedicato al restauratore e detective per caso Astore Rossi, dopo le opere “Il giallo di via San Giorgio”, “Il giallo della villa abbandonata” e “Il giallo del paese maledetto”.

Sinossi

Di ritorno dal funerale del suo carissimo amico Oscar, Astore Rossi trova una scritta inquietante sul muro di fronte alla sua bottega: "So cosa hai fatto". 
Questo sarà solo il primo di una serie di avvertimenti che giungeranno, di lì a poco, al restauratore. Astore non ha idea di chi possa esserne il responsabile né immagina minimamente a cosa si riferisca. 
Quando una notte qualcuno lancia un sasso contro una delle sue finestre, infrangendone il vetro, affacciandosi Astore intravede una figura che si allontana nell'oscurità: si tratta di qualcuno che gli ricorda una vicenda dai tratti orrorifici in cui è rimasto coinvolto anni prima. 
Possibile che una delle sorelle Spada sia ancora viva? E che qualcuno sappia quello che è accaduto? 
Astore è sconvolto e solo pochi giorni dopo Alessandro Cellini, un suo amico di vecchia data, viene ucciso in modo atroce. 
C'è un legame tra la sua morte e le minacce che Astore riceve? 


POLIZIESCO


LA VOCE DI ELOISA di Antonella Grimaldi

Il commissario Antonio Conte, alle prese con l'efferato delitto della giovane cantante Eloisa, si trova a 
.

tu per tu con una stupenda figura di donna, che vive la sua difficile esistenza con gioia e serena accettazione.  
Durante la sua indagine, Conte stende su di lei uno struggente sguardo fatto di pietà e malinconia ed entrando in contatto con il variegato microcosmo dei personaggi che danno vita alla sua ricerca investigativa, trova modo di confrontarsi con un universo paradossalmente animato da piccoli - grandi
eroi della quotidianità, gente capace di trovare la pace e la libertà stando ai margini di una società ingiusta, spesso disposta a inchinarsi al cospetto dei potenti e perfino ai loro lugubri rituali di potere. Emergerà così la terribile verità sull'assassinio di Eloisa, un miracolo di bellezza stritolato dalla vanità di un uomo ricco e invischiato in una un'inquietante vicenda di malaffare.

FANTASY

GHENESIA è il terzo volume di una saga fantasy, Vartaxar, e il seguito di Elazar. Il suo autore, Gian Paolo Lorenzelli, è medico chirurgo, oltre che scrittore.

Black Wolf Edition
450 pp

Ghenesia, l'Antico mondo dove la vita ebbe origine, è anche il titolo del terzo libro della saga dedicata a Gherson, Principe di Urwan, meglio conosciuto come Vartaxar.

Gherson, ubbidendo al volere del creatore dell'universo, ha raggiunto Ghenesia per convincere i popoli che abitano quei luoghi a riappacificarsi col genere umano, consentendo a quest'ultimo di poter tornare a vivere con loro.

L'impresa tuttavia si dimostrerà più complicata del previsto: Gherson infatti dovrà affrontare pericoli di ogni sorta, perché non tutti gli abitanti di Ghenesia si mostreranno favorevoli, alcuni lo considereranno un intruso e cercheranno di ucciderlo.

Nel corso della vicenda Gherson avrà modo di conoscere nuovi personaggi, come Aumar, il misterioso Elvain che lo accoglie fraternamente, ma che nasconde un inquietante segreto.

Non mancheranno i nemici, come lo spaventoso Nurharg e il crudele Helgrund, il comandante del Popolo servo di Darkos, l'angelo ribelle che vuol distruggere Ghenesia.

Insomma, nuove battaglie ed imprese eroiche attendono Gherson, non ultima la ricerca del figlio Elazar, anch'egli giunto su Ghenesia e coinvolto nello scontro tra il bene e il male.

Le pericolose missioni, che li vedono coinvolti, costringeranno entrambi a prendere decisioni che stravolgeranno per sempre i loro destini. 

domenica 24 settembre 2023

RECENSIONE 🕵️‍♀️🪙 LA NUMISMATICA DETECTIVE di Linda Scaffidi 🪙🕵️‍♀️



Una donna appassionata di numismatica, la cui esistenza ruota attorno al proprio lavoro, si ritrova coinvolta suo malgrado dai loschi affari di ladri di monete rare e preziose.
Ingenua ma anche caparbia e con un bel caratterino, Aurelia vivrà giorni densi di preoccupazione durante i quali imparerà di chi può fidarsi e di chi no, e quanto sia importante inseguire i propri sogni per sentirsi davvero felici ed appagati.



LA NUMISMATICA DETECTIVE
di Linda Scaffidi



Golem Ed.
303 pp
14,90 euro
Aurelia Sirugo è una ragazza di quasi trent'anni che gestisce una bottega di numismatica in centro a Siracusa. 
Quella per la numismatica è una vera e propria passione - oltre che un lavoro - trasmessale dal nonno e dal padre, dai quali ha imparato a riconoscere monete di valore, con una particolare predilezione per le collezioni risalenti alla età romana.

Aurelia trascorre la propria vita nel negozio, cercando di piazzare a prezzi vantaggiosi ciò che è in vetrina, di comprare pezzi preziosi da collezione da rivendere e, per essere all'altezza dei due uomini che l'hanno iniziata a questo affascinante mondo, non smette di studiare e consultare libri utili ad approfondire le proprie conoscenze, così da evitare anche falsi e fregature che le rimedierebbero solo brutte figure.

Fino a quando il papà è stato vivo, si è limitata a dargli una mano in bottega ma, adesso che può vedersela da sola, sente forte il desiderio di dedicarsi alle ricerche numismatiche e alle scoperte sul campo, non avendo potuto, in passato, intraprendere una formazione accademica.
Sarebbe un sogno se il suo nome potesse comparire, un domani, sulle riviste di numismatica più accreditate!
Però per adesso è un sogno e basta.

Aurelia sa di essere piuttosto brava a datare le monete, a distinguere quelle vere e preziose da quelle che sono dei semplici "bidoni", però è consapevole di come, a causa delle "fisse paterne", sia poco ferrata sulle monete di origine greca... e questa lacuna emerge in modo palese quando Attilio - un uomo affascinante e sfuggente che la sta corteggiando da un po' di tempo - le porta una luccicante moneta che, a una prima occhiata, sembra greca, appunto.

Attilio, che lavora per un'agenzia di pompe funebri, sembra nervoso e poco propenso a dare troppe informazioni ad Aurelia, che non riesce, su due piedi, a fare una stima dell'oggetto, dubitando tra l'altro che sia un falso.

La ragazza non coglie nel nervosismo e nelle false risate di Attilio dei campanelli d'allarme, e pur chiedendosi se ci sia qualcosa di poco pulito in quella moneta che egli le dice non essere sua (bensì di un amico che gli ha chiesto un favore), non vuole insistere con domande e interrogatori, e sceglie di fidarsi di Attilio.
Non si conoscono da molto ma lui, finora, ha saputo conquistare la sua fiducia e l'ha fatta sentire nuovamente una donna desiderata, dettaglio non da poco se si considera che l'ultima relazione sentimentale di Aurelia l'ha lasciata delusa e ferita: l'ex fidanzato, infatti, l'ha abbandonata sei mesi prima che convolassero a nozze, cosa che l'ha fatta soffrire molto.

Attilio ha portato una ventata di sensazioni piacevoli cui non era più abituata e che la fanno star bene: il fatto che vada a trovarla in negozio, le dia baci sulla bocca, cerchi un contatto fisico, sono tutte cose che la spingono a continuare questa frequentazione; neppure il pensiero che quell'uomo tanto avvenente quanto misterioso possa aver a che fare con gente poco raccomandabile (che ruba, ad es., nei cimiteri, che trafuga oggetti preziosi dalle tombe) la fa desistere.
Attilio non è colto e di certo non sa nulla di storia antica, ma sembra romantico e passionale, e questo le basta, per ora. 

Così, seppur consapevole dei potenziali rischi, Aurelia non riesce a resistere alla tentazione di ricostruire le origini del prezioso reperto che pare proprio appartenere alla civiltà greca, e comincia a studiarlo per cercare informazioni che l'aiutino a datarlo e a farne una stima attendibile. 

Ma i grossi tomi in cui infila il naso sembrano non aiutarla: le caratteristiche e il tipo di incisioni presenti sulle due facce della moneta non rimandano a nessun frammento di storia antica individuabile in modo inequivocabile; c'è qualcosa di poco chiaro, di diverso da tutti i pezzi da collezione cui è stata avvezza fino a quel momento, ma Aurelia è cocciuta e per lei diventa una vera e propria sfida decifrare e dare un significato a ciò che ha tra le mani.

Ben presto, però, altri oggetti si affiancheranno alla moneta greca e le cose cominceranno a complicarsi, soprattutto quando ad essere coinvolte saranno altre persone, ciascuna con i propri interessi e il proprio ruolo nella vicenda.
C'è Pia, la cugina di Aurelia, con cui non ha un grande e bel rapporto da anni, a causa di cattive relazioni famigliari tra i padri (fratelli tra di loro), che ha portato anche le cugine - che pure da piccole erano inseparabili - ad allontanarsi.

Adesso che è occupata con la stima della moneta di Attilio, Aurelia ha necessità di chiedere a Pia (che comunque ha diritto a ricevere una parte dei guadagni che provengono dalla bottega) il favore di sostituirla in negozio, sperando non combini guai.

Pia, infatti, non potrebbe essere più diversa da Aurelia, caratterialmente e non solo.
La numismatica è seria, composta, studiosa, affidabile, mai un colpo di testa, sempre compìta e ordinata nel vestire come nel parlare, ordinata e rigorosa; al contrario, Pia è una "testa calda", che passa le serate e le nottate in compagnia di un'amica amante dei divertimenti, a stordirsi con canne e birre.
Pia veste con stivali neri e giubbini con le borchie e il suo estroso taglio di capelli nulla sembra aver a che fare con la serietà che si richiede a una persona che vende monete antiche, per cui, quando la cugina le chiede di stare in bottega al posto suo, per Pia è un problema già solo trovare una mise adatta al posto di lavoro!
Ma non può tirarsi indietro e alla fine la saracinesca è lei ad aprirla e chiuderla, stupita dal fatto che qualcosa o qualcuno stia attirando Aurelia fuori da quel negozio in cui da anni si è praticamente sepolta.

Povera Pia, non ha idea di come quella che dovrebbe essere un'esperienza piatta - star dietro a un bancone a guardare clienti noiosi (per lo più anziani) che osservano monete antiche - le stravolgerà le giornate, facendole correre anche dei seri pericoli, perché la cara cuginetta  è stata tirata in mezzo in una sporca questione di "tombaroli", di gente che trafuga oggetti preziosi nel cimitero di Siracusa!

Altri personaggi coinvolti nella vicenda sono i Carabinieri e gli "amici in affari" di Attilio: i primi sono già da tempo sulle tracce di questi ladri e, a causa di inganni, bugie e tentativi di depistaggi,
proprio Aurelia verrà incolpata di aver rubato la famigerata moneta, insieme ad altri cimeli trovati da Attilio durante uno scavo abusivo, condotto insieme a un ricettatore di opere d'arte. 

Aurelia e Pia si ritrovano l'una a fianco all'altra nel fronteggiare il gruppo di uomini interessati ad accaparrarsi il contenuto della tomba, a dimostrare al maresciallo Mirante l'innocenza della numismatica, la quale - man mano che toglierà le fette di prosciutto dagli occhi e che le impedivano di vedere Attilio per ciò che è, vale a dire un uomo mediocre e un truffatore - si tramuta in una sorta di detective attenta, che mette in campo le proprie conoscenze in fatto di monete antiche, dando così il proprio importante contributo nella soluzione di un caso che sta facendo impazzire la Procura.

Ad aggiungere un elemento ulteriore di mistero ci pensa un certo Nicola, anch'egli invischiato nel furto dei reperti di origini greca, che è un asso nei travestimenti e nel far credere di essere ciò che non è.
Un bugiardo incallito peggio di Attilio?
Forse, ma Aurelia ne resta affascinata, anche perché rispetto ad Attilio, Nicola è colto, seducente, gentile e, più di tutto, parla al suo cuore e a quella parte di lei che desidera liberarsi di costrizioni e impedimenti per spiccare finalmente il volo, cercando di realizzare il sogno di studiare seriamente e diventare una vera numismatica, rispettata e conosciuta da tutti.

La narrazione delle vicende del presente è interrotta da pochi brevi capitoli ambientati nell'VIII sec. a C. ad Atene, e che, portando il lettore indietro nel tempo, in un'epoca antica e oltremodo affascinante, gli illustrano l'antefatto, quindi l'origine della moneta, oggetto del presente giallo.

La lettura si è rivelata davvero piacevole, il testo ha il pregio di essere molto scorrevole grazie a uno stile di scrittura fluido, a un ritmo vivace, leggero, che tratteggia con la giusta ironia e arguzia i personaggi, le cui personalità emergono in larga parte nel dialoghi e nei comportamenti.

Ho trovato originale il contesto della numismatica, ricco di suggestione perché tali monete di valore tracciano un affascinante ponte tra passato e presente e nascondono storie da scoprire e raccontare, "vecchie" centinaia e centinaia di anni.

Mi sono piaciuti i due personaggi femminili, agli antipodi per modi di essere eppure accomunate dal desiderio di essere apprezzate e di trovare la propria strada, quella non tracciata da altri ma decisa da loro in prima persona.

Sarebbe simpatico ritrovare Aurelia in un altro caso, intenta a sfoderare nuovamente le proprie capacità e conoscenze da esperta numismatica. 

Consigliato agli amanti dei gialli ma anche a chi semplicemente ricerca un romanzo che doni piacevoli momenti di svago.

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