mercoledì 15 maggio 2024

LIA di Maria Cristina Russo [ RECENSIONE ]



Questa è la storia di una donna che per trent'anni è stata prigioniera di un matrimonio infelice con un marito violento; una donna vittima di soprusi e umiliazioni fisiche, sessuali, psicologiche, ormai rassegnata a quell'esistenza priva di gioia e amore accanto al suo aguzzino.
Ma un giorno accade qualcosa che le dona, inaspettatamente, la speranza di poter essere felice.


LIA
di Maria Cristina Russo

IVVI Ed.
176 pp
19,90 euro
Febbraio 2024
Poco più che cinquantenne, Lia è ancora una bella donna, con un bel corpo, un bel viso..., ma è lei la prima ad averlo dimenticato.

Sposata con Carlo da trent'anni, non sa cosa voglia dire godere di una relazione di coppia sana, basata su amore, fiducia, stima, complicità, rispetto; al contrario, tra lei e il coniuge c'è un legame tossico, dove lui è colui che comanda, decide, domina sulla moglie, e quest'ultima è totalmente sottomessa alle decisioni, ai capricci e agli scatti d'ira di quello che ormai è divenuto il suo "carceriere".

Sì, perché un matrimonio così altro non è che una prigione infernale, contrassegnata da ogni genere di violenza fisica e psicologica, completamente priva di gesti di tenerezza, di affetto, di calore.

Sarebbe facile giudicarla e chiedersi: "Ma se viene maltrattata, picchiata, abusata, perché Lia non se ne va? Perché non lascia Carlo, questo marito crudele e sadico, che gode nell'infliggere sofferenze alla moglie inerme e silenziosa?".

Ma Lia non va giudicata; Lia va capita, ascoltata, aiutata, e fatta eccezione per l'amica di sempre (Vera) e il fratello Paolo, non ha chissà chi a supportarla, a cominciare dalla madre, che non le è mai stata né di aiuto né di conforto, anzi.

Eppure, una sera, accade qualcosa che cambierà radicalmente l'esistenza della donna.

Sembra una serata come le altre (trascorsa in casa a pulire, preparare la cena, facendo attenzione a non commettere neanche il minimo errore, pena l'ira furibonda di Carlo, che comincerebbe a sfogare ogni frustrazione sulla moglie), ma non è così perchè Carlo sta tardando dal lavoro, cosa che non capita praticamente mai.
Alla porta si presenta un ispettore di polizia, Giuseppe Cafiero, accompagnato da un poliziotto in divisa, che le comunica che il marito è stato ucciso. 

Carlo ucciso? E da chi? Perché?

Sarebbero domande normali da porsi, ma in realtà Lia non se ne preoccupa: Carlo non c'è più, qualcuno - anche se non si sa ancora chi - ha spezzato le catene della sua terribile e dolorosa prigionia e questo è, per la vedova, l'unico pensiero meritevole di attenzione.

Certo, un attimo di smarrimento c'è, ma la consapevolezza di essere finalmente libera a 52 anni le riempie il cuore di un sollievo, di una serena euforia... che mai aveva provato fino a quel momento.

Vivere.
Cominciare a vivere adesso che è una donna matura, non più una ragazza: è forse tardi per lei?
No, non è troppo tardi per prendere in mano la propria esistenza, anzi, può farlo con la certezza che non ci sarà più la presenza malvagia di quel marito-padrone che godeva nel farle del male.

E noi lettori percepiamo questa leggerezza che inonda il cuore di Lia, partecipiamo alla sensazione di liberazione e pace che la travolge e che la spinge a rivoluzionare da subito il modo di vestire, di acconciarsi, la casa, i rapporti con le persone, soprattutto con gli uomini: basta, non c'è più nessuno a condizionarla, a schiaffeggiarla per ogni presunto suo sbaglio, a dirle come deve vestire, se e quando può parlare, uscire, alzarsi o sedersi.

La sua esistenza comincia lentamente una nuova fase in cui rinascita è la parola d'ordine. 

Lia comincia a conoscere persone nuove, a partire dal suo affascinante vicino di casa di origini inglese: John Westmoreland, un professore universitario affascinante, elegante, socievole, con il quale stringe un' amicizia speciale.

E poi c'è lui, l'ispettore Cafiero, l'uomo che sta seguendo le indagini dell'assassinio di Carlo.

Tra Giuseppe e Lia scatta un'intesa particolare sin dai primi momenti; entrambi si sentono imbarazzati e intimiditi ma, poiché le occasioni per vedersi e parlare non mancano, ogni volta hanno modo per capire e appurare se l'uno condivide le stesse belle e travolgenti sensazioni che prova anche l'altra.

E quando si accertano che un filo di passione e complicità li unisce, la voglia di vivere nella libertà un sentimento acerbo e appena nato, eppure già così forte, diviene incontenibile.

Intanto, però, l'assassino ha cominciato a tessere la sua tela e a noi lettori viene concessa una prospettiva narrativa più ampia, per cui intuiamo la sua identità, lo vediamo agire col favore delle tenebre e architettare ulteriori crimini per non farsi scoprire.

Non solo, ma quest' assassino è ancora l'ennesimo uomo convinto di poter decidere del destino di una donna, di avere il diritto di accampare pretese su di lei e di essere geloso e possessivo.

Lia è stata liberata da una relazione malata da qualcuno di cui non conosce il volto né il nome; il suo unico e legittimo desiderio è quello di essere felice, indipendente, di amare (ed essere amata da) un uomo che la rispetti, che non voglia dominarla ma starle accanto, che l'apprezzi, la stimi, la supporti, che non la riempia di pugni e calci ma di carezze e baci.

Ne ha tutti i diritti e cercherà di mettere sé stessa al primo posto, di non permettere più a nessuno di trattarla come un oggetto senza valore, di umiliarla, possederla contro la sua volontà, di farla sentire meno di niente.

Lia sogna ciò che ogni persona ha diritto a sognare e ad avere nella propria vita.
Ce la farà ad essere felice?

"Lia" è un romanzo drammatico che tratta la tematica della violenza di genere, delle relazioni tossiche, e lo fa con realismo, con un linguaggio semplice, immediato, con molti dialoghi e altrettanti passaggi più riflessivi in cui abbiamo modo di approfondire le psicologie dei personaggi coinvolti.
Non possiamo non empatizzare con la protagonista, "facciamo il tifo" per lei, desideriamo che sia finalmente l'unica padrona di sé stessa, che non ceda più a un amore (che amore non è!) deviato, egoistico, violento, abusante.
Lia si merita un uomo come Cafiero: onesto, dolce, rispettoso; si merita un'amica come Vera, sempre disponibile e pronta a darle il suo aiuto.

Ma, come dicevo, questo libro è realistico e non pensate che sia scontata la favola, l'happy ending.
Ci auguriamo che per ogni donna che riesce a fuggire da un uomo che non l'ama e che la maltratta, ci sia una concreta possibilità di rinascere dalle ceneri di un rapporto che non ha dato altro che lacrime.
E fino alla fine vorremmo questo anche per Lia.

Un romanzo che scorre pagina dopo pagina, grazie alla scrittura fluida, alla storia così attuale, aderente alla realtà, alla capacità dell'autrice di coinvolgere emotivamente il lettore nelle vicende della protagonista.

Consigliato a quanti cercano una storia che rispecchi tematiche purtroppo tristemente attuali, come la violenza sulle donne.

lunedì 13 maggio 2024

LO SCORPIONE D'ORO di Mariangela Camocardi [ RECENSIONE ]



Vent'anni dopo la prima pubblicazione, "Lo scorpione d'oro" di Mariangela Camocardi esce in seconda edizione in un formato rieditato e aggiornato dall'autrice stessa: intrighi e misteri, amore e vendetta rendono appassionante questo historical romance ambientato nella Milano del 1815.


LO SCORPIONE D'ORO
di Mariangela Camocardi


PUBME
ebook 3,99
cartaceo 18 euro
358 pp
In una gelida notte d'inverno, una donna partorisce due gemelli ma, seppur con dolore, tiene con sé solo uno, mentre l'altro lo consegna alla fidata cameriera Cosima: la partoriente è l'amante (e futura moglie) del conte Murialdo Lattanzi e si è accorsa che il secondo gemello ha un'evidente deformazione fisica che impedirebbe al padre di accettarlo e amarlo, essendo egli ossessionato dalla bellezza e da tutto ciò che è perfetto... Così donna Orsola chiede a Cosima di prendere il bimbo e fuggir via, e questo fa la cameriera dopo aver preso, dalle mani della padrona, danaro e gioielli, tra cui una catenina d'oro da dare al povero bambino, se mai fosse sopravvissuto.

Trent'anni dopo, in casa Lattanzi è accaduta una tragedia e l'unico figlio cresciuto dalla coppia è ormai un uomo di nome David.

Il giovane sta attraversando un momento non certo semplice: i suoi genitori sono morti in circostanze drammatiche e lui scopre che essi gli hanno nascosto un segreto: ha un fratello!
David è intenzionato a cercarlo, a dargli affetto ed eredità pur di non restare solo dopo la morte dei genitori. 

La ricerca del fratello segreto diventa una vera e propria missione e assolda anche un investigatore pur di trovarlo; ma ciò che non si aspetta è che le sue vicende personali si intrecceranno con quelle di una donna tanto bella quanto battagliera, anch'ella impegnata in una intricata impresa.

Clementina Martini è una ragazza testarda e coraggiosa, che non teme di affrontare a muso duro chiunque si riveli un farabutto e un prepotente: che sia l'odiato cognato Gerolamo - che ha sposato sua sorella Celia - o il di lui cugino, il religioso don Ferrante.

Clementina ha tutte le ragioni per detestare i due uomini: qualcuno ha pestato a sangue la sua povera sorella e ne ha rapito il figlioletto, Stefano; un testimone che ha assistito al fattaccio giura di aver scorto, tra coloro che si sono macchiati dell'infame gesto, un individuo con un medaglione su cui era inciso uno scorpione. 

Clementina sa di dover trovare questo delinquente che ha preso Stefano e ridotto in fin di vita Celia, ed è ovviamente convinta che dietro ci sia Gerolamo, un uomo dissoluto, prepotente, che ha sempre trattato male sua moglie, la quale di recente l'aveva lasciato proprio a causa dei continui maltrattamenti: forse Gerolamo, da marito ferito nell'orgoglio, s'è vendicato cercando di far fuori Celia e togliendole il bambino?
E se suo cugino, il viscido don Ferrante, fosse coinvolto in questa brutta storia?

Pur di vederci chiaro, Clementina si mette alla ricerca del cognato lì dove crede di poterlo trovare, ma non trova Gerolamo, bensì... un bell'uomo con un anello vistoso e particolare, su cui è inciso... uno scorpione!

L'uomo è il conte David Lattanzi: possibile che sia in combutta con Gerolamo e Ferrante? Che sia informato sul rapimento di Stefano?

David non sembra un manigoldo come il marito di Celia, anzi, è affascinante, gentile... e anche appassionato e seducente, tanto che tra i due scatta un bacio mozzafiato già dalla prima volta che si incontrano.

Ma Clementina è una ragazza con un grande autocontrollo e, pur provando una forte attrazione per il bel conte, cerca di sopprimerla perché è profondamente delusa dal genere maschile (e non solo in virtù dell'infelice matrimonio della sorella),è determinata a concentrarsi e a spendere ogni energia per cercare i responsabili del rapimento e delle percosse a danno di Celia, e se questo conte ammaliatore è complice, lei è pronta a scoprirlo.

A motivarla c'è anche un'altra importante ragione: don Ferrante le ha messo una pulce nell'orecchio circa un losco giro di rapimenti di poveri bambini, che vengono costretti a divenire dei cantanti..., con tutto ciò che tale scopo può implicare per queste creature...

Ben presto, però, ha modo di appurare che David non ha nulla da spartire con Gerolamo né col sequestro di Stefano e, anzi, i due uniranno le forze per raggiungere ciascuno i propri obiettivi: se Clementina ha a cuore le sorti del nipotino, David continua ad avere in testa il fratello perduto, che ha intenzione di ritrovare a tutti i costi.

Le due missioni finiscono per intersecarsi e i problemi e le difficoltà affrontate da David diverranno le stesse di Clementina, e viceversa.

Ad unirli c'è l'amore fraterno: Clementina ha un gran senso di protezione verso Celia ed è disposta a tutto - finanche a mettere a repentaglio la propria incolumità - pur di aiutarla a riprendersi la sua vita lontana da quel bruto di Gerolamo e a restituirle Stefano sano e salvo; dal canto suo, David non ha mai conosciuto suo fratello e sente il vivo desiderio di rintracciarlo per offrirgli il proprio sincero affetto, per riparare ai torti commessi dai loro genitori, che l'hanno abbandonato chissà per quale ragione.

David e Clementina andranno incontro a numerose avventure, molte delle quali pericolose, se la vedranno con diversi nemici, decisi a fermarli in ogni modo possibile, e per la coppia non sarà facile scoprire chi sta cercando di farli fuori e perché.
Una cosa è certa: lo scorpione d'oro torna spesso quale importante indizio che pian piano li condurrà verso la verità.

E mentre sono impegnati in questa doppia missione famigliare, la passione e il sentimento bussano alla porta del loro cuore, avvicinandoli sempre di più l'uno all'altra.

"Lo scorpione d'oro" è un romanzo che, una volta iniziato, si ha voglia di leggere tutto d'un fiato perché la scrittura è molto fluida, il periodo storico interessante (come lo è il riferimento alle voci bianche e a ciò cui andavano incontro i bambini ritenuti vocalmente dotati...), i dialoghi abbondanti e il linguaggio è consono all'ambientazione e ai personaggi, tutti ben delineati, tanto i principali che i secondari.
Le vicende - sempre molto dinamiche e vivaci - sono sviluppate in modo accattivante e la componente "gialla" - la presenza di misteri e verità da svelare - rende la storia avvincente, tenendo desta la curiosità del lettore sino alla fine.

Ideale per chi ha voglia sì di una storia d'amore ma ricca di avventura, colpi di scena, dal ritmo incalzante e che affronta tematiche come i rapporti famigliari, i legami tra fratelli/sorelle, la vendetta, le seconde opportunità.


sabato 11 maggio 2024

IL CERCATORE DI LUCE di Carmine Abate [ RECENSIONE ]



Le vicende personali del giovanissimo protagonista e la sua storia famigliare si intrecciano con il racconto dell'esistenza avventurosa e sorprendente di un artista italiano del Novecento, portando il lettore dal Trentino di Arco e della Scanuppia alle altezze sublimi di Maloja, all'altopiano della Sila nel cuore del Mediterraneo. 


IL CERCATORE DI LUCE
di Carmine Abate


Mondadori
378 pp
È l'estate dei suoi dodici anni e Carlo Adami si reca in vacanza con i genitori e la sorella maggiore Luisa nella baita di famiglia, situata in Scanuppia, una montagna del Trentino; con loro c'è l'anziana nonna Moma, una donna dal carattere granitico, dallo spirito indomito e dalla memoria di ferro.

Memoria cui lei attinge con vivacità e passione per raccontare al nipotino prediletto, Carlù, che somiglia al proprio defunto marito (l'omonimo Carlo Adami, stimato ingegnere), un fiume di ricordi, aneddoti, storie del passato, concernenti non soltanto il proprio vissuto personale, l'amore con e per nonno Carlo, ma soprattutto la vita straordinaria e piena di un uomo che è stato altrettanto straordinario per talento e cuore: Giovanni Segantini, il celebre pittore di Arco (Trento) sempre "in cerca di luce".

"È un cercatore di luce, Giovanni. E di luce nutre gli occhi, l’anima e il corpo."

Il lettore segue, quindi, due storie parallele lontane di molti anni e che vedono protagonisti il giovane Carlo nel presente e Giovanni Segantini nel passato (seconda metà del 1800).

Carlo è un ragazzino solitario, schivo, timido, riflessivo; non è bravo a fare nuove amicizie e preferisce trascorrere gran parte del tempo in compagnia della nonna Moma, di origine calabrese, che gli cucina molte prelibatezze e gli racconta di come nonno Carlo abbia conosciuto, da bambino, il grande pittore Segantini, ricevendone in dono uno dei suoi splendidi dipinti raffigurante una giovane donna con un bambino tra le braccia. 

Carlo è capace di stare ore a guardare quel quadro, ricavandone una forte sensazione di serenità e sollievo, soprattutto quando sente i propri genitori litigare aspramente, o quando vede sua madre tesa e cupa a causa delle lunghe assenze del marito che, con la scusa del lavoro, torna a casa in fretta e furia solo nei weekend (e neanche tutti), col risultato di innescare baruffe e momenti di palpabile tensione.

E se la sorella Luisa cresce bella e indipendente, sviluppando (almeno agli occhi di Carlo) un atteggiamento di sano menefreghismo per i litigi dei genitori e davanti alla possibilità che si separino, Carlo ne soffre oltremodo, non riesce ad accettare che la sua famiglia possa sgretolarsi, che suo padre vada definitivamente via di casa, che la mamma non provi a far pace e a ricomporre ciò che ancora resta della loro famiglia.

"Mi sarebbe piaciuto avere la sua brillantezza nello studio e soprattutto la sua capacità di pensare solo a sé stessa, al suo tornaconto personale, con naturalezza e convinzione. Io invece ero pigro e confuso, legato alla famiglia da un cordone ombelicale che mi strangolava e che però avevo paura di spezzare."

A salvarlo dalla tristezza ci sono la natura, la baita in Scanuppia e lei, Moma: 

"...il mio libro parlante, il più veritiero di tutti, il più appassionato, in particolare quando raccontava del primo e unico amore di Giovanni, per definire il quale usava un solo aggettivo: eterno."
E questo amore ha il nome e il volto della bella Bice Bugatti, la compagna di vita di Segantini ("Segante", come lo chiamava Bice), donna carismatica e compagna fedele, sempre al fianco del proprio uomo sin dall'incontro a Milano e poi ancora in Brianza e in Svizzera, realizzando le promesse che si scambiano gli sposi: restare insieme nella ricchezza e nella povertà, nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia.

Bice e Giovanni: lui un sognatore che tende a volare troppo in alto, un Icaro che ha bisogno di una donna con i piedi per terra che gli impedisca di bruciarsi le ali e cadere giù e Bice, con il suo dolce pragmatismo, sarà sempre la sua salvezza.

Carlo si rivede in quel Giovanni amante della natura (uno dei più frequenti soggetti delle sue opere), nel suo amare i momenti di solitudine, di contemplazione e silenzio, e perdersi negli appassionanti racconti della Moma è un balsamo per i suoi piccoli ma brucianti dolori, causati dai genitori e dal suo essere un ragazzino che fatica a trovare il proprio posto nel mondo.

Egli non riesce a brillare negli studi (come fa invece Luisa), non ha una comitiva di amici, non riesce neppure a trovare una fidanzata, per lo meno non una come la devota Bice di Giovanni.

E allora immergersi nelle vicende e nel vissuto personale del pittore diventano un modo per staccarsi dalla propria realtà per immaginarne una decisamente più avventurosa e ricca di eventi, alcuni drammatici, tristi, pieni di difficoltà (Giovanni ha avuto un'infanzia povera e non certo felice) ed altri intrisi di vita, amore, soddisfazioni, talento, viaggi, speranze.
Luce.

Sì, perché se c'è un aspetto che accompagna tutta l'esistenza di Giovanni Segantini è la costante ricerca della luce giusta per le proprie opere, molte delle quali rappresentano paesaggi (di montagna, rupestri...):

"... è consapevole della bellezza della luce, non sta facendo altro nella vita che cercarla. Per un attimo immagina che ogni goccia di luce sia una creatura viva, la madre, il padre, i fratelli, la capinera, un pulcino, (...) ciò che diventiamo dopo la morte, un luccichio così sfavillante che ci ripete miliardi di volte: “La vita è bella, non scordarlo mai”."

"Ai piedi" di nonna Moma non c'è solo il giovane Carlo (che seguiamo fino agli anni dell'università, osservandone la crescita e il suo diventare un giovane riflessivo, sensibile, che cerca di superare i propri limiti e le proprie paure) ma anche noi lettori diveniamo, in un certo senso, uditori della vicenda umana di Giovanni Segantini, che ci viene narrata con un linguaggio quasi poetico e molto evocativo, ricco di suggestioni, in cui i luoghi (con la loro bellezza paesaggistica e umana) visitati hanno un ruolo preponderante, come lo sono i rapporti famigliari, quello tra l'uomo e l'arte, tra l'uomo e la natura, tra l'uomo e la vita/la morte; e poi ci sono la memoria, o meglio la potenza dei ricordi e il tenerli vivi attraverso i racconti orali, tramandati di generazione in generazione.

"Il cercatore di luce" è un romanzo di formazione che dà modo al lettore di conoscere un grande pittore, che prima ancora è stato un uomo semplice (per estrazione sociale, per modo di vivere, per il modo di scrivere e parlare, ecc...) e, allo stesso tempo, ricercato e complesso in virtù del suo immenso talento creativo e artistico, per l'affascinante e colorato universo che aveva dentro di sé e che solo con la pittura riuscita a tirare fuori magistralmente.

Pur avendo trovato il ritmo lento e poco coinvolgente il modo in cui l'autore sviluppa i due filoni narrativi (di per sé interessanti), non posso dire che questo romanzo di Abate non meriti attenzione, tutt'altro, e di esso ho sicuramente apprezzato il fatto di avermi avvicinato a un artista italiano dalla grande sensibilità artistica, come Giovanni Segantini (ho trovato il personaggio davvero molto affascinante) e quella vena nostalgica e quasi struggente che attraversa tutta la narrazione.

"Il compito principale nella vita di un uomo è di dare alla luce sé stesso. E Giovanni Segantini ci è riuscito in pieno, grazie alla sua arte".

Inoltre, c'è da dire che Abate ha un modo di scrivere che per me è, al contempo, un punto di forza e di debolezza: leggerlo è come iniettarmi una dose di calma e pace, che da una parte mi dà delle sensazioni positive, e dall'altra - a lungo andare - finisce per distrarmi e farmi sentire poco partecipe.

Consigliato in particolare a chi ama le narrazioni profonde, quasi contemplative. dal ritmo pacato e dalle atmosfere un po' malinconiche.




Alcune citazioni

"...c’è sempre un istante in cui il talento, se ce l’hai, si svela e ti cambia la vita. Bisogna solo saper aspettare. Fiduciosi. Vera o inventata, una storia non mente mai."

"I luoghi, come degli amanti smaniosi di conquistarti, rivelano le loro bellezze più irresistibili al primo incontro. Poi, con il tempo, ti possono pure pugnalare alle spalle, ma tu li amerai comunque e per sempre."

"...sarebbe bello se il risveglio mattutino cancellasse la realtà più subdola come fa con i sogni. Purtroppo, succede sempre il contrario, e la realtà si ripresenta sotto forma di incubo."

"Forse è questa la base più solida dell’amore eterno: due persone opposte in tutto che si sostengono a vicenda e si compenetrano fino a vivere insieme in un’unica aura, per sempre."

"Il dolore può essere infettivo o morderti il cuore senza pietà, ma ti fa crescere e maturare".

"Non siamo noi ad abbandonare i luoghi, sono loro che abbandonano noi. Nel senso che, appena pensiamo a malincuore di partire, non ci trattengono per le radici, ma ci lasciano andare altrove, spesso ci costringono. E quando ci accorgiamo dell’inganno è troppo tardi per ritornare sui nostri passi."

"... le storie sono già dentro di noi, mescolate a ferite e ricordi, al passato e al presente, persino al futuro, e i fili che le legano sono invisibili ma fortissimi. Basta un’immagine che resiste nel tempo, che rimbalza per caso davanti agli occhi, e le storie escono fuori con la necessità di un respiro vitale."

mercoledì 8 maggio 2024

I QUADERNI BOTANICI DI MADAME LUCIE di Melissa Da Costa [ RECENSIONE ]



Amande ha appena perso il marito e la bimba che aspettavano e l'unica cosa che desidera è sparire, allontanarsi da tutto e tutti, lasciarsi andare inerte al buio che ha inondato la sua esistenza.
Ma non ci sono tenebre che un raggio di luce, per quanto flebile, non possa illuminare e anche un'anima ferita e annichilita come quella di Amande continua a conservare, dentro di sé, la speranza e la voglia di rinascere.


I QUADERNI BOTANICI DI MADAME LUCIE
di Melissa Da Costa



Rizzoli
trad. E. Cappellini
304 pp
Non c'è niente di più insopportabile della luce del sole splendente, della vita, del rumore, del vocìo allegro di gente spensierata... per chi vuol solamente chiudersi a riccio nel proprio dolore e circondarsi di buio, silenzio, solitudine.

Ed è ciò che desidera, infatti, per sé Amanda Luzin, una giovane donna da poco rimasta vedova e privata anche della figlioletta che stava aspettando.
Una doppia tragedia che l'ha spinta a prendere una decisione: lasciare tutto ciò che resta della propria esistenza frantumata dal dolore e dal lutto, e andare a vivere lontana dal caos e dalla presenza di altri esseri umani: ha così preso in affitto una vecchia casa nella campagna francese dell’Auvergne.

Per lei è un rifugio nel quale stare da sola, rannicchiata nella propria sofferenza, vivere senza aprire mai le imposte, con le finestre sbarrate, senza l’interferenza della luce e distante da ogni contatto sociale.

Le sue giornate trascorrono monotone e uguali e Amande sta bene attenta a non chiamare nessun famigliare o amico né desidera essere chiamata e visitata.

"Non voglio nulla che mi ricordi la mia vita precedente. Quella prima del 21 giugno e della notte che è seguita. Come fanno le persone? Come si può veder crollare il tuo universo e riprendere la stessa vita che facevi? Tornare al lavoro dopo qualche giorno, continuare ad abitare nello stesso appartamento, frequentare lo stesso quartiere… È al di sopra delle mie forze. Hanno abbandonato il mio mondo all’improvviso, tutti e due, la stessa notte, e a partire da quel momento quel mondo, il mondo in cui mi muovevo, respiravo, mi svegliavo da ventinove anni, quel mondo non esiste più."

Ma fortunatamente, nonostante il suo atteggiamento di chiusura, non viene lasciata sola da chi le vuol bene: i suoceri (Anne e Richard) non fanno che telefonarle per sapere come sta e offrirle il loro sostegno, e così pure il cognato Yann e la moglie Cassandra. Anche la madre di Amande prova a chiamare la figlia ma tra le due non scorre un gran feeling, per cui i tentativi maldestri dell'imbarazzata genitrice fanno più male che bene.

A far compagnia alla donna ci pensa un gattino randagio che pian piano, con insistenza, riesce a conquistare le attenzioni di Amande, che ha sempre avuto un gran terrore dei gatti; non solo, ma ella scopre in casa degli  appunti lasciati dalla vecchia proprietaria di casa, Madame Lucie, riportati con minuziosità e costanza su dei calendari: si tratta di indicazioni semplici ma estremamente dettagliate per la cura del giardino, con annesse anche ricette di torte invitanti e marmellate. 

Amande ha trent’anni, è una donna di città, non ha mai indossato un paio di stivali di gomma, eppure è attratta da quelle istruzioni vergate con una grafia elegante, così prova a seguirle alla lettera, impegnandosi a far rinascere l'orto che un tempo era curato dalla signora Lucie.

Il progetto di buttarsi in quest'avventura tutta nuova la fa sentire viva, finalmente impegnata in qualcosa di bello, utile, che ha a che fare con la vita che, anche dopo un periodo di incuria e abbandono, può tornare a rinascere.

Mai avrebbe pensato di sentirsi elettrizzata all'idea di piantare semi, bulbi, di strappare erbacce, innaffiare, aspettare che germoglino fiori e frutti e verdure.

Eppure è così: prendersi cura di qualcosa che lei stessa contribuisce a far nascere e crescere è esaltante, la fa star bene, la tranquillizza e, soprattutto, le occupa la mente e le giornate, le impedisce di crogiolarsi nel suo plaid sul divano di casa, a piangere e a pensare a ciò che la vita le ha crudelmente strappato.

Certo, non è un orto - per quanto sia impegnativo e la faccia sentire sfinita a fine giornata - ad allontanare i ricordi di un tempo felice.

La narrazione del presente viene arricchita dei ricordi di Amande, che ripensa a quando il suo amato Benjamin era accanto a lei: lui, così allegro, espansivo, pieno di voglia di vivere, comprensivo, affettuoso, un bravo educatore che amava il proprio lavoro ed era amato dai "suoi" ragazzi del centro; un marito così dolce con la sua Poupette, la sua Amande, e così felice al pensiero che presto sarebbero diventati genitori della tanto attesa e già adorata Manon.

Manon, così minuscola nella mani di un'addolorata e distrutta Amande. Un piccolo angioletto che non ha avuto tempo di vivere neppure un secondo fuori dal grembo materno.

Come ci si riprende da tutto questo?

Non è per niente facile, eppure Amande, giorno dopo giorno, si dà dei piccoli e poco pretenziosi obiettivi, uno dei quali è semplicemente "lascia entrare".

"Lascia entrare. Una frase in sospeso, che attende il seguito. Non so. Lasciare entrare cosa? Il sole? La vita? Preferisco fermarmi lì. È già abbastanza. Semplicemente Lascia entrare. Ho bisogno di un margine di manovra."


Un passo alla volta e Amande lascia entrare e rientrare persone nella propria vita e nella propria casa che comincia a profumare di tarte tatin e confetture: prima Julie (la figlia della vecchia proprietaria, con cui allaccia un bel rapporto di amicizia), poi il gatto, poi i cari e amorevoli Anne e Richard, fino ad accogliere altre persone importanti, con cui Amande riassapora le piccole ma necessarie gioie che può dare il trascorrere del tempo con chi le vuol bene e non l'ha mai abbandonata, ma anzi ha atteso con pazienza e premura che uscisse dal suo bozzolo di dolore e solitudine.


Come le piante da lei stessa innestate, anche Amande deve sbocciare di nuovo e riprendere a costruirsi un po' di felicità, per quanto all'inizio sia rabberciata e fragile.

"La vita è ricominciata nonostante il dolore, nonostante la sensazione che niente sarà più come prima, che il mondo si è fermato. Ma non per me… Io sono rimasta lontana da tutto, dal rumore, dalla frenesia, dall’esistenza dei comuni mortali. Sono rimasta nella mia casa, ad appendere obiettivi strampalati alla parete e oggetti colorati al salice. Non è la vita normale, è un’altra vita che mi sforzo di ricreare, una vita su misura, che si adatterà ai miei passi titubanti e lascerà spazio alle mie due perdite."


Ci vuol tempo, nulla nasce in una notte o in un giorno, né tanto meno il suo cuore spezzato può essere ricomposto con facilità e velocemente..., ma un po' alla volta ella imparerà a percorrere con sicurezza la propria strada, anche se adesso ha ancora bisogno di punti di riferimento.

La "sua" casa diviene il suo personale universo, che lei stessa si è costruita: un mondo fatto di alberi colorati, di candele al chiaro di luna, pini sacri e piccoli e gioiosi riti funebri; un'oasi di tranquillità, adornata di alberi e fiori che invadono il prato, arricchita dal dolce tintinnio della campana eolica appesa a un vecchio salice e dal suono del vento che canta e fa danzare i colori tra i rami. 


"Celebro la vita in tutte le sue forme e credo che Ben abiti nel tronco di un pino. Non ha alcun senso, e al tempo stesso ne ha moltissimo. Tutto ciò che so è che… mi fa maledettamente bene!", ammette con gli occhi che le brillano di un rinnovato stupore e della consapevolezza che, sebbene una parte di lei sia andata via con il suo Ben, il ricordo e l'amore per lui e vissuto con lui non se ne andranno mai, ma continueranno a vivere nel cuore suo e di chi l'ha amato.

Ben e Manon saranno sempre lì, con lei, ogni volta che guarderà il salice, che sentirà il profumo di un dente di leone, che assaporerà la dolcezza di una fragola, che si lascerà cullare dal vento. 
Ogni volta che aprirà le finestre per lasciare entrare la luce, la vita, le persone importanti.

È il secondo romanzo che leggo di quest'autrice francese e, se "Tutto il blu del cielo" fu una bellissima scoperta, questo non mi ha deluso e non è stato da meno; vi ho ritrovato la stessa sensibilità, dolcezza e profonda delicatezza nel trattare argomenti difficili, dolorosi, come il lutto, la perdita, la sensazione di immobilità e annichilimento, figlia della consapevolezza che delle persone importanti non sono più tra noi,che non arricchiranno e non daranno più senso e valore alle nostre giornate.

Ma la fase del lutto non è un tunnel senza uscita e tra queste pagine respiriamo con Amande il profumo della vita che chiede di tornare a nascere e che lo fa attraverso la natura, la quale è un continuo e costante ciclo di morte e rinascita.

Un libro che si lascia leggere con incredibile fluidità e scorrevolezza, che sa commuovere, intenerire e toccare la sensibilità del lettore.

Consigliato!


***
"C’era un tempo per curare il proprio dolore, per ricordare, per dire addio come si deve. Oggi, la routine deve riprendere appena dopo il funerale: il lavoro, le bollette da pagare… La società non ha più tempo per il lutto."

***

sabato 4 maggio 2024

[ LIBRI ] acquistati - prestati - consigliati

 

Buongiorno e buon sabato, lettori!

Di recente ho fatto un veloce giro in libreria e ho acquistato un paio di Feltrinelli in promozione (2 libri 9,90 euro): uno è di Louise Erdrich, autrice che mi intriga perché ambienta le proprie storie tra i nativi americani. L'altro è di Camilla Läckberg e Henrik Fexeus; è il secondo di una trilogia ma l'ho preso ugualmente senza aver letto il primo (fa niente, ve'?).

Segue un libro prestatomi da una zia - anch'ella appassionata lettrice - e che tratta un argomento che più urgente e attuale non si può; non amo Travaglio ma ho colto l'occasione fornitami dal prestito per leggere ciò che scrive in merito.

Il quarto libro è, invece, un thriller consigliatomi dalla libraia (è una libreria Giunti), che è stata brava e intrigante nel solleticare la mia curiosità, anche se poi non l'ho acquistato.



LA SETTA di Camilla Läckber, Henrik Fexeus (Ed. Marsilio, trad. L.Cangemi, 768 pp).

Un bambino sparisce da una scuola materna di Södermalm (Stoccolma); indaga l’agente Mina Dabiri, supportata dal mentalista Vincent Walder, esperto di psicologia e comunicazione non verbale, che collega questo omicidio a un caso di qualche anno prima, un dramma dal tragico epilogo. I rapimenti che si succedono sembrano seguire uno schema in cui sono presenti aspetti ritualistici e simbolici. 
È possibile che dietro comportamenti tanto estremi si nasconda una setta? Ma chi ne manovra i fili? 


IL GUARDIANO NOTTURNO di Louise Erdrich (Feltrinelli, trad. A. Buzzi, 432 pp).

Una piccola comunità di indiani nella riserva della Turtle Mountain, Nord Dakota, a metà degli anni cinquanta viene minacciata da un disegno di legge che vorrebbe smantellare le riserve. 
Thomas Wazhashk, nella sua funzione di presidente tribale riuscirà a evitare che la legge venga approvata. 
Su questo sfondo storico si snodano le vicende della giovane Pixie, cui è affidato il sostentamento della famiglia, delle sue inquietudini sentimentali, dell'insegnante bianco Barnes che si strugge per lei, del pugile Wood Mountain che la corteggia e la attrae. Sarà proprio lui ad accompagnarla a Minneapolis alla ricerca della sorella scomparsa nei meandri della metropoli e probabilmente vittima di loschi figuri con cui anche Pixie, inesperta ma determinata, dovrà fare i conti.


ISRAELE E I PALESTINESI IN POCHE PAROLE di Marco Travaglio (PaperFIRST, 128 pp).

Il giornalista sintetizza in poco più di cento pagine la "guerra dei Cent'anni israelo-palestinese".

Vedremo.




L'ultimo libro che pongo alla vostro attenzione è LA STAR di Francesca Bertuzzi (Giunti Ed., 420 pp. 18 euro).

Dopo novantasei giorni nelle mani di un rapitore, Benedetta Canè - starlette televisiva che anni addietro ha concorso a Miss Italia - è riuscita a liberarsi e ancora in stato di shock racconta di avere ucciso il suo aguzzino nella grotta dov'era segregata.
Quando la polizia si reca sul luogo del delitto, però, trova solo tracce di sangue: il maniaco è sopravvissuto e adesso sta cercando la sua preda.
Le indagini riprendono serrate fra depistaggi, inquietanti coincidenze e il morboso interesse delle telecamere per le vicende della star, e a partecipare è anche la cugina di Benedetta, Arianna Canè, giornalista.
La donna ha un passato oscuro, un intuito prodigioso e la determinazione di chi è disposto a mettere in gioco tutto. Ma è in cerca della verità o dello scoop che la renderà celebre?




Vi è mai capitato di acquistare uno o più libri in seguito al consiglio - appassionato e persuasivo - del libraio?

giovedì 2 maggio 2024

APRILE, TRA LETTURE E SERIE TV



Ed eccovi il riassunto del "mio" aprile:

  1. APEIROGON di C. McCann: il rapporto tra ebrei e palestinesi visto attraverso gli occhi
    pieni di dolore e speranza di due genitori che hanno perso ciascuno una figlia per mano del popolo "nemico" (4/5). TEMATICA ATTUALE SU CUI INFORMARSI È NECESSARIO.
  2. IL MANOSCRITTO di F. Thilliez: thriller psicologico ricco di suspense, colpi di scena e qualche sfida per il lettore attento (5/5). SE AMI I THRILLER MOZZAFIATO E... CRUENTI.
  3. I MUSICANTI DI ROMA di M. Ricciardi: narrativa italiana - le buffe vicissitudini di un gruppo misto composto da vivaci e talentuosi animali e da alcuni umani un po' matti (3.5/5). PER CHI CERCA UN LIBRO SCORREVOLE E SPENSIERATO
  4. I DIECI MOMENTI di G. Mignini: narrativa italiana - bastano 10 frammenti di ricordi per sintetizzare la propria vita? Il protagonista ci prova, tra rimpianti e speranze (3,5/5). PER CHI CERCA UNA LETTURA BREVE E RIFLESSIVA.
  5. IL SUCCESSO DI ESSERE NESSUNO di A. Regis: autobiografia di un attore romano, schietto e verace, che scrive "a cuore aperto" (3/5). SE AMI LE STORIE DI VITA VISSUTA.


Tra le letture preferite del mese scorso figurano sicuramente IL MANOSCRITTO, che ho trovato avvincente e geniale, e APEIROGON per la tematica e perché tratta di persone e vicende reali (pur non avendo amato al 100% lo stile dell'autore).

IL MANOSCRITTO è rientrato nel gioco I LIBRI VOSTRI; IL SUCCESSO DI ESSERE NESSUNO nella Reading Challenge.

Per il mese di maggio si sono aggiunti altri tre possibili obiettivi:

  • un saggio breve;
  • un libro in cui compaiono nativi americani;
  • L'angelo di Monaco di Fabiano Massimi.


Citazione del mese

"Ieri ero intelligente e volevo cambiare il mondo. Oggi sono saggio e ho cominciato a cambiare me stesso" (C. McCann, Apeirogon)


SERIE TV


Sto guardando SEVEN SECONDS: la morte di un afroamericano quindicenne a Jersey City innesca un insabbiamento da parte della polizia, ma anche la ricerca della verità.
Mi sta piacendo perché affronta temi come il razzismo dei bianchi verso i neri, le gang giovanili, i poliziotti corrotti.


Ho guardato una miniserie spagnola (ultimamente ho scoperto che mi piacciono molti i noir/thriller di produzione spagnola, spesso tratti da romanzi), LA RAGAZZA DI NEVE, tratto dall'omonimo libro di Javier Castillo.


La serie inizia subito con un' atmosfera di gioia e confusione: assistiamo, infatti, ai festeggiamenti della cavalcata dei Re Magi in un'affollata Malaga del 2010; durante la processione sparisce una bimba di 5 anni (Amaya, figlia di Ana e Alvaro Martìn); partono, immediate, le ricerche da parte della polizia, in particolare dell'ispettrice Belén Millán, che si rivelerà determinata e tenace.

Ma a prendere a cuore il caso è anche una giovane giornalista (praticante, ad essere precisi), Miren, la cui ricerca della verità sulla bambina diviene per lei un'ossessione che ha a che fare con l' ingiustizia da lei stessa subita in passata e sulla quale la polizia non ha fatto granché.
Miren è una ragazza caparbia e volitiva che , appunto, nasconde un'esperienza molto dolorosa che le ha lasciato - negli anni - non pochi incubi e demoni.

Ritrovare Amaya resta un chiodo fisso anche quando il caso comincia a "raffreddarsi"; 5 anni dopo, infatti, le indagini si sono arenate, i coniugi Martín si sono separati e di Amaya si continua a non sapere dove sia.

Finché un giorno, alla direzione del giornale presso cui lavora Miren, arriva un pacchetto anonimo indirizzato alla donna: dentro vi è una videocassetta con un breve filmato che, stando alle scarse informazioni, riprende un' Amaya ormai 12enne mentre gioca serena in cameretta.

Cosa vorrebbe dire questo? Che la bambina è viva ed è con i suoi rapitori?

Le indagini riprendono con un nuovo vigore e tanto Belén quanto Miren staranno attente anche ai più piccoli dettagli per arrivare a identificare i possibili rapitori e il luogo in cui potrebbe trovarsi Amaya.

È una serie (per ora) composta da una sola stagione (5 puntate) e io l'ho trovata ben fatta e appassionante e, nonostante i numerosi e repentini salti temporali, si segue con interesse; parallelamente alle vicende legate al rapimento di Amaya, vi è la storia personale di Miren, che non ha mai smesso di poter un giorno scoprire chi le ha fatto del male nella notte più brutta della sua vita di tanti anni prima; inoltre, a partire dall'indagine sulla bambina, verranno a galla altri terribili reati che vedono i minori come vittime e che ci fanno pensare, giunti alla fine della serie, che possa esservi un seguito.

La consiglio!

martedì 30 aprile 2024

RECENSIONE: I MUSICANTI DI ROMA di Massimo Ricciardi [ Review Party ]



Nei locali di una vivace Roma dei giorni nostri, c'è chi cerca di sfondare nel mondo della musica underground, che sia il manager in cerca di nuovi talenti o il cantante emergente che vuole sfondare o la band sconosciuta che ha degli inediti chiusi in un cassetto finora rimasto chiuso.



I MUSICANTI DI ROMA
di Massimo Ricciardi



277 pp
10.40 euro
Giulio Bambucci è un liutaio che riesce a fatica a tirare avanti con ciò che guadagna; tenta di risollevarsi acquistando un locale e mettendo in piedi un'etichetta musicale indipendente, con cui contribuire a diffondere bella musica, ma bella davvero e non le canzonette commerciali che vanno per la maggiore ma che, se cerchi sostanza, ti accorgi che non ce n'è.

Il giorno in cui va a vedere un locale che sembra fare al caso suo, conosce un giovanotto, tale Emilio Renetta, che di lì a pochi a giorni diverrà un amico, oltre che un suo dipendente.

Giulio ed Emilio si rimboccano le maniche per cercare di scritturare dei cantanti validi con cui cominciare ad avviare seriamente l'attività, ma attorno a loro c'è un mare di squali, ben più grossi e avidi, che non hanno intenzione di lasciare loro spazio ma, semmai, di divorarli.

Nonostante tutto, Giulio e il suo fido aiutante convincono un cantautore promettente, il cui soprannome - Malandrino - è già tutto un programma, a lavorare con loro.
Malandrino ha un bel caratterino e, soprattutto, è restio a seguire regole e consigli, per non parlare, poi, della puntualità e serietà quando si tratta di andare agli appuntamenti di lavoro! Un ritardatario cronico, che neppure si sogna di scusarsi ma, anzi, si irrita se viene rimproverato.

Quando il contratto sembra pronto per essere firmato (con tanto di clausola rescissoria vantaggiosa per l'etichetta discografica), ecco che l'avvocato di Malandrino (che tra l'altro è sua madre) si appella a presunti cavilli, per spingere il legale assoldato da Bambucci a modificare il contratto.

Ma se Giulio crede che le rogne sul contratto del talentuoso ma capriccioso Malandrino siano il suo più grande problema, si sbaglia di grosso, perché nell'arco di pochi giorni la sua placida esistenza verrà vivacizzata da una serie di eventi e personaggi bizzarri e buffi.

Tanto per cominciare, Francesco Diamante (ex-compagno di scuola di Bambucci), anch'egli a capo di un'etichetta musicale già ben avviata e molto nota a Roma - e che ha tra le sue file cantanti e musicisti molto bravi e che fatturano parecchi soldini -, gli rifila un bel tiro mancino, soffiandogli da sotto il naso un cantante...

E dentro casa, Giulio non vive più sereno e senza pensieri che al lavoro: la sua compagna, Zoe, è una convinta e devota animalista e questo la induce a portarsi a casa (che, per inciso, è casa del fidanzato) gatti e cani soli.

Per carità, non che Giulio non ami gli animali, ma c'è quel benedetto gatto nero, Pongo, che combina un sacco di guai e, se l'uomo tenta di fare amicizia con una carezza, la bestiola lo graffia.
Per fortuna c'è la cagnetta Birba, simpatica, giocherellona e affettuosa; proprio grazie a lei, Giulio conosce una bella ragazza, Elena, che lavora in un negozio di toelettatura per cani.
Tra i due scocca una spontanea simpatia praticamente dai primi momenti.
Peccato, però, che Giulio sia fidanzato...

Beh, vero è che con Zoe non è che proprio, ultimamente, stia vivendo una relazione soddisfacente: lei è distratta, assente in tutti i sensi ed è sempre super impegnata con i suoi amici e volontari di un'associazione animalista, tra cui spicca una sorta di "guru", un certo Miguel, un mezzo spagnolo esaltato, dalla parlata decisamente buffa e pure un po' irritante.

Sarà proprio a partire da una assurda mission impossible di tipo animalista, organizzata dal furbo Miguel, che la casa di Giulio si troverà piena di rumorosi ospiti (umani e non solo) e la sua etichetta discografica si arricchirà di inusuali e virtuosissimi talenti che potrebbero rivelarsi un vero colpo di fortuna a livello professionale.

Ma non sempre le cose vanno come speriamo... e non è detto che sia necessariamente un male!

"I musicanti di Roma" è un romanzo divertente, che regala molti momenti allegri e spensierati, grazie ad una scrittura che scorre senza intoppi e rallentamenti, a un ritmo vivace, a un susseguirsi di eventi bizzarri e, soprattutto, grazie alla presenza di personaggi (sia umani che animali) che danno vita a dinamiche piene di sorprese e comicità.

Il filone principale che attraversa tutto il romanzo è sicuramente la musica e, nello specifico, quella underground romana; è forte la ricerca, da parte del protagonista, di poter produrre un tipo di canzoni e di cantanti che facciano musica autentica, libera dalle imposizioni delle grandi case discografiche, lontana dalla musica mainstream, che vende tanto e fa ascolti, è vero, ma i cui pezzi, poi, si assomigliano tutti, col rischio di appiattire la produzione musicale contemporanea, riducendola a qualcosa di meramente commerciale, priva di una vera identità e di originalità.

Oltre all'ambito musicale - e al fatto che c'è sempre qualcuno più furbo e con più soldi che vuol fare le scarpe ai "pesci piccoli" -, tra queste pagine leggiamo di rapporti di amicizia, di relazioni sentimentali e, soprattutto, dei legami tra gli esseri umani e gli animali, la cui presenza, in questo romanzo, crea situazioni decisamente simpatiche e briose.

Una lettura che sa intrattenere amabilmente il lettore, regalando non pochi sorrisi.




Ringrazio Elisa dell'Ufficio Stampa di "Saper Scrivere" per avermi coinvolto nel Review Party (iniziato ieri) dedicato a I MUSICANTI DI ROMA e vi rimando alla prossima tappa.


29 aprile: Paper Purrr
30 aprile: Chicchi di pensieri
2 maggio: Lilith Hendrix
3 maggio: AnnaEsposito68
10 maggio: Milioni di particelle

lunedì 29 aprile 2024

[ IN ARRIVO A MAGGIO ] LUNA ROSSO SANGUE di Antonio Lanzetta || NORFERVILLE di Franck Thilliez

 

Due romanzi in uscita che, personalmente, trovo molto accattivanti per chi, come me, è alla ricerca di letture ricche di mistero, azione e suspense.


LUNA ROSSO SANGUE
di Antonio Lanzetta


Ed. Newton Compton
9,90 euro
280 pp
USCITA
10 MAGGIO 2024


Due fratelli, due ragazze uccise a distanza di decenni e una comunità che ha scelto di tacere. I cerchi, però, si chiudono sempre.

Da quando un evento drammatico,  negli anni Novanta, ha distrutto la famiglia di Pietro e Toni Casale, i due fratelli sono diventati indivisibili, nel bene e nel male e insieme conducono un’esistenza sempre in bilico tra furti d’auto e atti criminali.
Fino al giorni in cui ricevono una telefonata che cambierà ogni cosa per sempre: Luisa, studentessa universitaria, figlia di due amici d’infanzia di Pietro e Toni, è scomparsa e le forze dell’ordine brancolano nel buio. 
Per i fratelli Casale è l’occasione giusta per pareggiare i conti con il passato ma le cose si complicano quando il corpo della giovane viene ritrovato su una piccola spiaggia deserta della costa cilentana. 

C’è qualcosa di sinistro in quel cadavere, segni che riaprono vecchie ferite, riportando Pietro e Toni all’estate del 1994 e a un macabro omicidio ancora irrisolto. 

Spetterà a loro dare la caccia all’assassino, in una corsa contro il tempo nella quale dovranno confrontarsi con un mondo che credevano di essersi lasciati alle spalle.




Come fa sapere Fazi, il maestro del thriller Franck Thilliez sta per tornare: «Norferville», il suo ultimo romanzo, uscirà nelle librerie il 28 maggio.


NORFERVILLE
di Franck Thilliez



Nell'universo ostile del Grande Nord, nessuno ti sente urlare. 
Detective e criminologo a Lione, Teddy Schaffran viene a sapere che il corpo di sua figlia è stato scoperto in una città mineraria molto isolata nell'estremo nord del Quebec, Norferville. 
Morgane è stata selvaggiamente mutilata, abbandonata nella neve non lontano da una riserva indigena. 
Senza pensarci, Teddy molla tutto per andarci, determinato a capire cosa sia successo. 
Lì, Léonie Rock, una poliziotta di razza mista, viene incaricata del caso, costretta a riconnettersi con questo luogo isolato da tutto dove è nata e dove, da adolescente, tre sconosciuti l'hanno violentata. 
Un ritorno al suo inferno, mentre le temperature si avvicinano ai -20°C e tanto la natura quanto gli uomini si dimostrano decisamente inospitali. 
Trovare le risposte alle loro domande sarà faticoso per Teddy e Morgan, entrambi messi a dura prova dalla vita.

giovedì 25 aprile 2024

I DIECI MOMENTI di Giovanni Mignini [ RECENSIONE ]

 

Raccontarsi in dieci frammenti che, simili a scatti fotografici, racchiudono episodi importanti che hanno condotto, giorno dopo giorno, a un presente irto di difficoltà ma anche di speranza.


I DIECI MOMENTI
di Giovanni Mignini



Amarganta Ed.
78 pp
2022
Marco ha superato i trent'anni e la sua vita scorre normalmente, tra successi e sconfitte, tra sogni e rimpianti.
Già dalle prime pagine apprendiamo che nel presente è in una camera d'ospedale: come mai? Cosa gli è successo?

I dieci momenti - che danno il titolo al libro - sono dieci situazioni del passato che tornano alla mente di Marco e che hanno avuto il loro ruolo, in qualche modo e nel bene e nel male, nel condurlo fino a lì, in quella stanza che odora di pulito e disinfettante.
Di momento in momento, impariamo a conoscere questo ragazzo, la sua passione per il calcio, vissuto con impegno e professionalità, con spirito di sacrificio e serietà nella squadra di calcio di cui è il fiero e rispettato capitano.
Marco ricorda la lealtà e l'armonia che regnavano tra lui e i compagni di squadra, e che sono emerse ancor di più nelle difficoltà, quando la squadra ha affrontato momenti di forte scoraggiamento, eppure insieme tutti hanno cercato di reagire, esortando con affetto il loro capitano quando si sentiva sopraffatto da sensi di colpa e dalla paura di fallire.

Conosciamo anche  la compagna di Marco,  Rossella, che da ormai sette anni è una presenza fondamentale nell'esistenza dell'uomo, il quale è innamorato di lei al punto da essere disposto a mettere da parte sé stesso pur di averla vicino.
Il loro amore è sincero, forte, responsabile, non privo di problemi, incomprensioni, affrontati però sempre con il proposito di ritrovarsi e mai perdersi.

Da un po' di tempo, però, Rossella non sta bene, è sempre stanca, pallida e Marco non sa cosa la stia affliggendo, ma è certo che... passerà! Hanno una vita davanti, insieme, e lui vuole starle accanto sempre, sostenendola e amandola come merita.

Eppure il dubbio e la paura sullo stato di salute della fidanzata lo assillano, così cerca di scoprire cos'abbia Rossella portando i suoi referti a un amico medico.

Ciò di cui verrà a conoscenza sarà un colpo per lui: Rossella gli sta nascondendo un grave problema di salute.
Marco non ha alcuna intenzione di starsene con le mani in mano e, pur di essere di sostegno alla donna della sua vita - come le ha promesso da quando stanno insieme - è disposto a sacrificarsi, a rinunciare a qualcosa di importante: ai sogni, alle ambizioni, andando anche incontro a non pochi rischi per la propria vita.

"La storia migliore è sempre quella ancora da scrivere".

C'è una storia migliore che attende Marco Reali e la sua Rossella?

"I dieci momenti" è un romanzo che, nel suo essere breve e diretto, regala una storia dolce, semplice,  intrisa di quei sentimenti, quelle situazioni belle e brutte, felici e infelici, che appartengono al vissuto di ciascuno di noi e questo rende la lettura efficace perché realistica, autentica, in grado di arrivare al lettore in tutta la sua genuinità e verità.
Marco e Rossella sono un uomo e una donna come tanti, e ciò fa sì che l'immedesimazione e l'empatia scattino in modo naturale verso di loro, le cui esperienze positive e negative, i sogni e i rimpianti, le speranze e le illusioni, sono le stesse che possono capitare ad ognuno di noi.

In queste pagine si raccontano episodi di amicizia, amore, vita famigliare, c'è la passione per lo sport come anche la malattia e la decisione di andare incontro, per amore, a percorsi accompagnati da possibili rischi personali.
Un romanzo dallo stile semplice, adatto al tipo di personaggi e vicende umane che li vedono coinvolti, che dosa bene le parti narrative e dialogiche con quelle più riflessive, in cui traspare l'animo puro e leale del protagonista, la sua forza d'animo e la sua capacità di amare donandosi completamente.

Una lettura che non si limita a intrattenere il lettore ma più che altro a farlo riflettere su come la vita, nonostante sia spesso imprevedibile e costellata di difficoltà e continue sfide,  sia un po' "come una partita di calcio dove si parte in svantaggio e occorre recuperare. L'unica certezza è che non si è da soli".

Ringrazio l'autore, che mi ha gentilmente fatto dono del proprio libro, e non mi resta che consigliarvene la lettura.

martedì 23 aprile 2024

"IL PRIMO LIBRO CHE..." [ Giornata mondiale del Libro e del Diritto d'autore ]

 

Ogni anno, in questo giorno, si celebra una giornata che per gli amanti dei libri è quotidianità ^_^



Ho pensato di unirmi alla "celebrazione" attraverso un book tag e, navigando nel web, mi è apparso questo che vi ripropongo e che è proprio il genere di tag cui stavo pensando.
Il book tag originario è sul blog "Book Labyrinth"; io l'ho leggermente modificato, adattandolo alle mie "abitudini" in fatto di letture.



IL PRIMO LIBRO CHE RICORDO DI AVER LETTO


Questo ricordo l'ho ripreso e raccontato più di una volta: il primo libro che ho letto davvero e con tanto coinvolgimento e amore è stato il Diario di Anna Frank, riletto diverse volte e amato ogni volta.


LA PRIMA SERIE DI LIBRI LETTA


A memoria, credo la saga paranormal romance LA CONFRATERNITA DEL PUGNALE NERO di J.R Ward, con DARK LOVER. Un amore proibito (che vede al centro l'amore tra il "re cieco", Wrath, e Beth, metà vampira e metà umana). Per quanto sia una serie che ho interrotto più o meno a metà, ne conservo un ricordo positivo e la mia interruzione non è dovuta al fatto che non mi stesse piacendo, bensì alla mia... ehm..., poca costanza :-D
Comunque non ho ancora abbandonato la speranza di riprenderla e terminarla.

Volendo essere pignola, se invece per "prima serie letta" si intende anche "conclusa", beh allora mi butto su Maria Antonietta di Francia, protagonista indiscussa di una trilogia romanzata che cominciai quando uscì e il blog era aperto non da molto (IL DIARIO PROIBITO DI MARIA ANTONIETTA di Juliet Grey).



IL PRIMO LIBRO CHE HO AMATO


Avendo già menzionato il Diario, mi concedo di citare un altro libro parimenti amato e che già in passato è rientrato in più di un tag, proprio perché è tra i miei "libri del cuore": Cime tempestose, l'unico romanzo della mia adorata Emily Brontë. Per me è un capolavoro della letteratura dell'Ottocento, lo amo in ogni suo elemento: ambientazione, personaggi principali e secondari, trama e, soprattutto, per le tante emozioni contrastanti e potenti che lo attraversano e che mi hanno travolta dalla prima volta che l'ho letto (e non l'ho letto una volta sola).


IL PRIMO LIBRO CHE HO TERMINATO IN UN POMERIGGIO


Anche questo è un ricordo già riportato a galla in passato: TOPI di Gordon Reece.
Lo iniziai per caso, senza aspettative particolari, e ne fui risucchiata tanto da divorare 320 pp in un pomeriggio.


IL PRIMO LIBRO CHE TI HA FATTO PIANGERE (NEL BENE E NEL MALE)


Eh, non pochi libri mi hanno commossa ma qui ovviamente c'è da andare indietro nel tempo.
Penso che la memoria non mi inganni portandomi dritta verso il breve libro (memoir) ALICE I GIORNI DELLA DROGA, scritto da un'adolescente rimasta anonima e che mi colpì tanto, soprattutto perché si basa su fatti realmente accaduti (anche se in merito alla sua autenticità c'è stata una querelle)


IL PRIMO LIBRO CON UN PROTAGONISTA MASCHILE CHE MI HA RUBATO IL CUORE


Di sicuro  Andrew Parrish, protagonista di IL CONFINE DI UN ATTIMO di J. A. Redmerski: bello, simpatico, spiritoso, ironico, paziente, protettivo, attento, insomma il ragazzo perfetto, che ha tutte le carte in regola per far innamorare una donna al primo sguardo…

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IL PRIMO LIBRO CON UN PROTAGONISTA MASCHILE CHE HO ODIATO


Escludo l'Heathcliff  di Emily perché lui è un personaggio talmente complesso da avermi suscitato, in realtà, sentimenti contrastanti: sì, certo, sicuramente rabbia (odio è un po' forte, non lo userei con lui), ma mista a una certa pietà e, non lo nego, ammirazione per la sua personalità e la sua determinazione.

La mia scelta cade, dunque, su un personaggio detestabile che, ipotizzo, non sia realmente il primo incontrato tra la galleria dei più odiosi, ma è di certo uno dei primi nomi che mi vengono in mente (oltre al capitano Jack Black Randall di Outlander, che però è tra i più recenti): Paris Trout (IL CUORE NERO DI PARIS TROUT di Pete Dexter), un uomo della peggior specie, razzista, sessista, violento, insomma, un soggetto che suscita repulsione nel lettore.


IL PRIMO LIBRO NON TERMINATO


Pure qua, non so se sia il primo, ma è uno dei pochi abbandonati ed è passato ormai qualche anno, senza che mi sia mai venuta granché voglia di riprovarci: Il conservatore, un romanzo di Nadine Gordimer di cui non rammento neppure la trama (ahimé). Lo trovai troppo statico e poco interessante :(( Chissà, magari mi son persa un capolavoro!


UNA SERIE IN CUI IL PRIMO LIBRO È IL MIO PREFERITO

MAIA, il primo libro della bellissima e avvincente saga Le Sette Sorelle di Lucinda Riley; tutti i volumi che lo compongono sono belli e il primo è l'inizio di un meraviglioso ed emozionante viaggio.


IL PRIMO LIBRO CHE TI HA TURBATA/SCONVOLTA


Qui avrei da citarne diversi, ma mi limito a uno: In un milione di piccoli pezzi di James Frey, il racconto semi-autobiografico di un tormentato percorso di disintossicazione da alcool e droga da parte di un giovane di 23 anni; pagine piene di sofferenza fisica e psicologica, con diversi passaggi descritti con una spietata onestà, per cui non facile da leggere in quanto crudo (nel linguaggio e nell'argomento), estremo, senza freni, tanto da poter suscitare il rigetto nei lettori più sensibili.



Bene, questo è il mio post per la giornata di oggi.
Sentitevi invitati a condividere con me le vostre risposte, sarà sicuramente un modo per conoscerci ancora meglio ^_-
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