martedì 16 luglio 2024

ALDA MERINI. LA POETESSA DI TUTTI di Ornella Spagnulo [ RECENSIONE ]



In questo interessante saggio, Ornella Spagnulo (dottoressa di ricerca in Italianistica) prende per mano il lettore e, nel condurlo tra le poesie della "poetessa dei Navigli", gli mostra le tematiche più ricorrenti, gli argomenti più cari ad Alda Merini.


ALDA MERINI. LA POETESSA DI TUTTI
di Ornella Spagnulo


AUGH! Due lune
279 pp
16 euro

Identità, amore, poesia, malattia
(e i conseguenti periodi di ricovero in manicomio) e fede: questi i cinque temi chiave utili per esplorare l'universo poetico meriniano e poterne così ammirare la variegata bellezza e la profondità.

La produzione letteraria della Merini è vasta, si distingue per le numerose sfaccettature e per il suo essere mutevole nel tempo, in base al susseguirsi delle personali esperienze vissute dalla stessa.

Suddiviso in cinque capitoli - tanti quanti sono i temi succitati -, il presente saggio, attingendo alle tante raccolte di Alda Merini, ne analizza le poesie, così da tracciarne un profilo artistico, biografico ed emozionale.

Leggiamo come Alda Merini sia stata una bimba precoce e dall'intelligenza e sensibilità acute, di come sin da giovanissima, sia stata "una donna all'insegna della burrasca" e che abbia prestissimo visto la poesia come uno strumento non solo per difendersi dalla realtà ma, all'occorrenza, anche per "offendere" e per non soccombere nelle tempeste dovute ai tanti momenti complicati che ha attraversato nella propria vita. 

Ricordiamo, infatti, che la poetessa ha sofferto di diverse problematiche fisiche e psicologiche, ad es. l'anoressia, una forma isterica di cecità e, soprattutto, il disturbo bipolare, caratterizzato dall'alternarsi di fasi maniacali e depressive.

Condizioni patologiche che non solo non le hanno impedito di seguire il proprio istinto artistico ma forse, per certi versi, ne sono state "la molla", il terreno fertile, e del resto è risaputo come innumerevoli artisti abbiano sofferto di disturbi dell'umore e come le fasi maniaco-depressive coincidessero di sovente con periodi densi di genio artistico e creatività.

Alda Merini è indubbiamente una poetessa molto amata dai lettori (stralci di poesie e aforismi li vediamo abbondantemente citati un po' ovunque, in web) e questo è da attribuire, tra le altre cose, alla sua grande capacità di scrutare sia dentro sé stessa che dentro gli altri, rifiutando in ogni caso maschere e ipocrisie; potremmo dire che la sua scrittura ha un carattere universale che parte dall'esperienza individuale per poi toccare anche gli altri esseri umani.

Scrivere per la poetessa era un po' come entrare nel profondo della propria anima, immergendosi nell'io profondo: la vita stessa per lei era nulla senza la poesia e con essa coincideva. 

La componente autobiografica è inevitabile nei suoi scritti e da essi viene fuori la sua identità multiforme, il suo spirito fragile e, al contempo, indomito, il suo essere una donna che ama sempre e con passione, nonché l'inevitabile identificarsi con la malattia/follia, che se era sicuramente una "condanna", una cosa negativa, nei suoi fogli scritti a mano diveniva altresì una risorsa in cui non mancava l'ironia, da lei usata per difendersi e per far fronte a quei pensieri, quelle paure, quelle situazioni, quei demoni interiori che, altrimenti, sarebbero state dei pesanti macigni capaci di annientarla.

Nei suoi versi si sente il peso dello stigma sulle malattie mentali, che hanno il potere purtroppo di cancellare le qualità della persona; ma se per tanti le malattie sono qualcosa da  nascondere, Alda Merini al contrario non esitava a menzionare gli anni passati in manicomio come se fossero medaglie. 

La scrittura per Alda aveva un grande valore terapeutico; in fondo, il foglio bianco è stato il suo primo e principale analista. 

La sofferenza andava raccontata e condivisa in quanto poteva essere utile per gli altri disperati che vivevano (o avevano vissuto) condizioni simili a quelle della poetessa perché il dolore faceva e fa da ponte con gli altri affinché non ci si senta soli ed incompresi.


La Merini ha rappresentato il riscatto delle persone che lottano con i disagi psichici, una lotta di sovente silenziosa e condotta in solitudine.

Sebbene la consapevolezza della follia e la conseguente esperienza manicomiale siano state fonte di dolore e parte di un calvario che l'ha accompagnata per gran parte della sua intera esistenza, esse hanno permesso alla poetessa di capire la grandezza della vita attraverso il contatto con persone sofferenti e deliranti come lei, e hanno costituito anche la dimostrazione della forza interiore di Alda, che ha trovato dentro di sé le energie e la volontà di reagire.

Anche l'Amore è al centro della vita e delle opere meriniane; il desiderio amoroso costituiva la linfa per la sua scrittura, e la poetessa lo accettava e accoglieva pure quando non era corrisposto come ad esempio accadde con il dottor Gabrici (psichiatra e, per anni, primario dell'ospedale psichiatrico Paolo Pini in cui la poetessa è stata ricoverata più volte), da lei considerato, tra le mura del manicomio, un rifugio e una scappatoia dalla realtà.

Non ultima, la fede è una tematica fondamentale per Alda Merini; per la poetessa dei Navigli la religione è strettamente connessa alla poesia e, nonostante tutte le difficoltà della vita, cristianesimo e letteratura resteranno sempre le due spinte vitali più importanti della sua esistenza.

Il "suo" cristianesimo non sempre sembrava in linea con gli insegnamenti della chiesa cattolica ma è importante sottolineare il fatto che nelle sue poesie emergesse l'accettazione del messaggio evangelico circa la sofferenza come redenzione; la fede in Dio fu il vero motore che le permise di uscire dal manicomio e avviarsi verso la guarnigione.


Il libro della Spagnulo è un testo che si connota per l'accuratezza e la rigorosità tanto nel linguaggio quanto nella disamina delle cinque principali tematiche della poesia di Alda Merini e proprio per questo è una lettura ideale per chi voglia conoscere o, ancor meglio, approfondire l'essenza della poetica di questa donna straordinaria; l'autrice dà modo al lettore di ripercorrere alcuni dei momenti salienti che hanno influito sulla sua sfaccettata personalità e sulla sua scrittura, contribuendo a darle corpo e direzione, come ad es. i rapporti famigliari (quello profondo con il padre, più conflittuale con la madre, i mariti, le figlie...) e i ricoveri nei manicomi.

I concetti chiave che attraversano le raccolte poetiche in esame sono collegati gli uni agli altri in un excursus coerente, interessante, ricco di stimoli e inducono chi legge a riflettere con attenzione sulla complessità e sulla profonda bellezza dei componimenti di quest'artista italiana del Novecento, tra queste pagine egregiamente presentata.

Non posso che consigliarne la lettura a quanti apprezzano Alda Merini e, più in generale, la poesia.



Sono nata il ventuno a primavera

Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.

(da “Vuoto d’amore”)



Ah se almeno potessi

Ah se almeno potessi,
suscitare l’amore
come pendio sicuro al mio destino!
E adagiare il respiro
fitto dentro le foglie
e ritogliere il senso alla natura!
O se solo potessi
corpo astrale del nostro viver solo
pur rimanendo pietra, inizio, sponda
tangibile agli dei
e violare i più chiusi paradisi
solo con la sostanza dell’affetto.

(da “La terra santa”)

lunedì 15 luglio 2024

[ Novità thriller ] "Conto alla rovescia" di S. Lecce, C. Cazzato || "Il grande gelo" di Samuele De Marchi

 

Buon pomeriggio, cari lettori.

Oggi vi presento due uscite editoriali (entrambi thriller) che leggerò a breve: il primo è in uscita domani 16 luglio ed è il nuovo romanzo di Salvatore Lecce e Cataldo Cazzato, due dei vincitori del torneo letterario IoScrittore del Gruppo editoriale Mauri Spagnol: Conto alla rovescia (175 pp, ebook 3.99 euro).

Il secondo libro è Il grande gelo (Nulla Die Edizioni, 84 pp), un thriller di recente pubblicazione ambientato sul Lago Maggiore, scritto dall'autore Samuele De Marchi (LINK).



CONTO ALLA ROVESCIA
di Salvatore Lecce e Cataldo Cazzato



A Bari, il luogotenente dei carabinieri Vito Amoruso è alle prese con un caso complicato che, grazie anche al lavoro dei suoi collaboratori, sembra giunto a un’insperata soluzione. 
A pochi chilometri di distanza, il giovane Nicola Greco si risveglia in una stanza sprangata senza sapere il perché sia stato rapito due giorni prima. 
E poi Luca Torre, misterioso personaggio ossessionato dal pensiero ricorrente di uccidere. 
A chiudere il cerchio, Daniel Basile, figlio di un pregiudicato e amico di Nicola, in cerca di riscatto con il padre, che stringe amicizia con uno spacciatore albanese di nome Bledar. 

Qual è il filo sottile e inestricabile che lega queste vicende l’una con l’altra? 

In un viaggio a ritroso di sette giorni, nel territorio di Bari e provincia, prende corpo una storia dal ritmo serrato che trova un senso soltanto alla fine, nell’esatto momento in cui essa ha cronologicamente inizio e in cui si scopre il sorprendente inganno che si cela tra le pagine di questo thriller.

Gli autori.
Salvatore Lecce e Cataldo Cazzato sono due amici che condividono la passione per la scrittura. I loro
racconti Natale con il morto (2016) e Amaranto e Porpora (2018) sono stati pubblicati in appendice ai volumi del Giallo Mondadori. Dal racconto L’albero di Elisa (2018) è stata tratta l’omonima opera teatrale a cura della compagnia Trinaura Teatro. Il thriller La via del silenzio (2018), il noir Il Puparo (2020) e il giallo storico Mary Celeste (2022), tutti editi da goWare, sono stati più volte best seller Amazon.



IL GRANDE GELO
di Samuele De Marchi

È la primavera del 1984, la giovane famiglia Ferraris si trasferisce in un piccolo paese lacustre.
La casa che prende in affitto appartiene a tre anziani fratelli che occupano il piano superiore dell’edificio. Dopo un’iniziale convivenza pacifica e quasi amichevole, una serie di eventi, e la mancanza di comunicazione esasperata dal passato di ognuno dei personaggi, porterà le due famiglie a un lento declino che culminerà in tragedia. Due mondi distanti che si avvicinano per poi allontanarsi bruscamente. L’incomunicabilità, le paranoie, i traumi e la follia delle persone normali. La difesa estenuante dei propri confini, il male che può prendere il volto di chiunque in un gelido inverno rosso sangue.

L'autore.
Samuele De Marchi (Luino, 1981). Dopo la laurea in Discipline Musicali all’Università di Bologna si specializza in Film Animation all’Accademia di Arti Digitali di Firenze. Compone musica per film e
realizza animazioni sperimentali. I suoi lavori sono stati selezionati in diversi festival e sono presenti in collezioni private internazionali. Insegna musica in Italia e Svizzera. Ha pubblicato la comic strip The Unemployed (Il Foglio Letterario, 2014). Il Grande Gelo è il suo primo romanzo
.

giovedì 11 luglio 2024

I LIBRI PIU' BELLI LETTI NELLA PRIMA META' DEL 2024



La prima metà del 2024 è passata da pochi giorni ed io mi accingo, come di consueto, a tirare le somme delle mie letture nel periodo da gennaio a giugno.


NARRATIVA CONTEMPORANEA


In cima alle mie letture preferite di questa categoria più generica figurano:

Il racconto di un'esperienza terribile
- lo stupro -,
la fame di vivere, di strappare la vita a morsi
 e di non essere e sentirsi vittima per sempre.

Secondo libro che leggo di Melissa,
mi piace la delicatezza e la profondità con cui tocca
argomenti come il lutto, la sua dolorosa elaborazione
e la rinascita.



Sebbene lo stile dell'autore
 non mi abbia fatto impazzire al 100%,
menziono il libro per la tematica
(Palestina/Israele)



Totale libri di narrativa: 23.


GIALLO/THRILLER/NOIR


In questa sezione letteraria, diversi romanzi mi hanno conquistata, ma opero comunque una scelta dei "primi tre".



un thriller mozzafiato,
un rompicapo brillante,
il ritratto feroce e crudo di
una mente killer astuta. 
Thriller psicologico,
fluido e appassionante,
contesto e personaggi ben disegnati,
colpo di scena finale.

















thriller non cruento ma più psicologico,
incentrato sulle relazioni umane
e sulla profonda complessità della psiche umana


Totale libri gialli&co.: 9.



FANTASY

 
Primo libro della saga
BLACKWATER,
belle le atmosfere gotiche
e l'introduzione di una
protagonista misteriosa.

Terzo volume di OUTLANDER
avventuroso, con Jamie e Claire
intenzionati a cambiare la storia.



Totale libri fantasy: 4.



Altro libro che finisce in cima al mio gradimento in questa prima metà è un distopico che fa riflettere su tematiche sociali e, in particolare, sui rischi che si corrono quando la collettività è (troppo?) più importante dell'individuo, che ha senso e valore solo in funzione ad essa.


Totale libri appartenenti ad altri generi (distopico, romance, saggistica, narrativa per l'infanzia, poesia, biografia/memoir...): 15.


Da gennaio a giugno 51 libri mi hanno fatto compagnia.


Ho letto 28 libri in formato digitale.
Ho ascoltato 16 audiolibri.
Ho letto 7 libri in formato cartaceo.


E voi, 
avete dei libri che vi hanno maggiormente colpito
 nella prima metà del 2024?

 
 

martedì 9 luglio 2024

DUE ROMANZI IN USCITA AD AGOSTO [ Kate Morton - Sacha Naspini ]



Tornano in libreria due scrittori che a me piacciono molto, pur appartenendo a generi diversi: Kate Morton, il cui ultimo romanzo è un mystery che ruota attorno ad una storia di amore e bugie, a un cold case che ritorna dal passato, e Sacha Naspini, con un libro che racconta un universo che ha fatto la storia di tanti musei: la febbre dello scavo, la rivalità tra bande, le alte sfere della compravendita mondiale.



 
Ritorno a casa è un'epopea coinvolgente e ricca di colpi di scena, raccontata con l'eleganza che contraddistingue la scrittrice australiana.



RITORNO A CASA
di Kate Morton



Harper Collins Italia
trad. R. Zuppet
592 pp
20 euro
USCITA
27 AGOSTO 2024
Adelaide Hills, Vigilia di Natale 1959. 
Percy Summer, il fattorino del paese, si avventura tra le colline e fa una scoperta agghiacciante: nei pressi di una sontuosa tenuta di campagna, una donna e i suoi bambini sembrano dormire beatamente; in realtà, i tre sono morti. 
La polizia apre un'indagine e la piccola città di Tambilla sprofonda in uno dei casi di omicidio più sconvolgenti della storia dell'Australia Meridionale. 

Londra, dicembre 2018. Jessica Turner-Bridge è una giornalista in cerca di una storia; è stata licenziata e ha un disperato bisogno di lavorare. 
Una telefonata improvvisa, però, la richiama nella sua città natale, Sydney. L'amata nonna Nora è ricoverata in ospedale in seguito a una caduta e, quando Jess va a trovarla, sembra non sia rimasto nulla della donna coraggiosa che conosceva. 
Incuriosita dalle parole incomprensibili che la nonna le sussurra, Jess inizia a scavare nella polvere di Darling House, la casa della sua infanzia, e quello che scopre è sconcertante: il terribile omicidio della vigilia di Natale del 1959 è rimasto irrisolto per decenni e pare abbia inquietanti collegamenti con la famiglia di Jess, che cercava una storia, ma non immaginava di imbattersi proprio nella sua.




BOCCA DI STREGA
di Sacha Naspini


Ed. E/O
192 pp
20 euro
USCITA
28 AGOSTO 2024

Italia, Anni ‘70, due bande di tombaroli si scontrano per il primato nel traffico miliardario di antichità etrusche che dalla Maremma viaggiano fino alla California, destinate alle collezioni di mezzo mondo. 
Molti dei reperti etruschi che oggi sono esposti nelle sale più prestigiose del globo hanno una storia contrassegnata da tradimenti, vendette, avidità, e l’amore, quello vero, che come spesso accade, dirige gli eventi verso rotte inaspettate. 
Un’epopea tutta italiana. 

1972, Val di Cornia. Bardo è il miglior tombarolo in circolazione. Negli anni è riuscito a costruire un traffico di reperti etruschi che da Populonia viaggiano verso la Capitale, fino in America. 
La morte improvvisa della moglie è un duro colpo – Bardo non regge al dolore, sparisce in mare. 
Ma prima lascia i segreti della ricettazione a Giovanni, il figlio. Che però non ha la stoffa di suo padre. 
Come se non bastasse, le bande di Tuscia e i trafficanti di Roma vedono in questo momento di debolezza una buona occasione per impossessarsi della piazza.




domenica 7 luglio 2024

[ GIUGNO 2024 ] Letture, film, serie tv

 

Ed eccomi con il mio recap di giugno 2024.


  1. LA CERIMONIA DELL'ADDIO di R.Cotroneo: narrativa italiana - una profonda riflessione sul difficile percorso affrontato da chi elabora una perdita, un abbandono, un lutto (4/5). ADATTO A CHI CERCA UNA LETTURA INTIMA, INTENSA E DAI TONI MALINCONICI.
  2. TUTTO SU DI NOI di R. Petri (4.5/5): narrativa italiana - storia di una famiglia disfunzionale, narrata con la voce irriverente e schietta dell'unica componente sana di mente (5/5). SE AMI I RACCONTI IN PRIMA PERSONA SU COMPLICATE DINAMICHE FAMIGLIARI.
  3. LA PIENA (Blackwater I)  di M. McDowell: gotico, paranormal - primo libro di una saga famigliare dalle atmosfere cupe e misteriose (4.5/5). ADATTA AGLI AMANTI DEL GENERE.
  4. NEL PAESE DI BLA BLA di B. Masci: narrativa umoristica - riusciremmo a vivere senza i social? Restare sempre connessi è l'unica cosa che conta ormai? (3.5/5). LETTURA CHE OFFRE SVAGO E RIFLESSIONE.
  5. X di V. Mira: romanzo autobiografico (sotto forma di lettera), il racconto di uno stupro e di come la protagonista sia riuscita ad andare avanti. Feroce e doloroso (5/5). SE CERCHI UNA STORIA VERA CHE VA DRITTA AL CUORE.
  6. L'UNITÀ  di N. Holmqvist: distopico - immagina un tempo in cui se non sei genitore, non sei nessuno, non sei utile... a meno che non ti sacrifichi per il bene della collettività (5/5). SE AMI I DISTOPICI E GLI SPUNTI DI RIFLESSIONE A CARATTERE SOCIALE CHE OFFRONO.
  7. UN'ESTATE  di C. Keegan: racconto breve - un'estate è sufficiente per imparare cosa voglia dire essere amati? (4/5). IDEALE PER CHI CERCA UN ROMANZO MOLTO BREVE MA STRUGGENTE.
  8. SPORCO SUD di J. Connolly: crime novel - diverse ragazze di colore vengono assassinate ma lo sceriffo è poco intenzionato a indagare. Interviene l'ex-detective Charlie Parker, mosso da motivazioni personali (4.5/5). SUPERATA LA PRIMA META' (PROLISSA), SCORRE PIU' CHE BENE, SODDISFACENDO CHI AMA NOIR E CRIME.
  9. DOVE SI ANNIDA IL MALE di Vi. De Cecco: giallo italiano ambientato in un'uggiosa Udine; l'omicida può rifugiarsi dove meno te lo aspetti (3.5/5). PIACEVOLE GIALLO CHE SI SOFFERMA SULLE FRAGILITA' DELLA MENTE UMANA.
  10. ISOLATI E CONTENTI di I.Carioti: narrativa romantica - ai tempi del lockdown, una quasi suora e un giovanotto, latin lover per stile di vita, si sentono attratti l'una dall'altro. L'amore vince sulle diversità? Ma certo che sì! (3/5). PER CHI CERCA UN LIBRO LEGGERO E SENTIMENTALE.
  11. INTRODUZIONE ALLA PATRISTICA. Dal platonismo al Concilio di Nicea di M. Distort: saggio utile per studiare e capire il percorso intellettuale e filosofico della prima tradizione cristiana (5/5). INTERESSANTE L'ARGOMENTO, SCRITTURA DETTAGLIATA MA FRUIBILE AI PIU'.

Per la READING CHALLENGE ho raggiunto l'obiettivo UN LIBRO CHE HAI SULLA MENSOLA DELLA LIBRERIA DA OLTRE 5 ANNI,  scegliendo 

12. IL GIARDINO DEGLI INCONTRI SEGRETI di L. Riley: narrativa straniera - un appassionante intreccio di passato e presente dove il comune denominatore è l'amore (5/5). SE AMATE LE STORIE COINVOLGENTI, DISLOCATE SU DUE DIVERSI PIANI TEMPORALI.


Come potete notare, molti libri letti il mese scorso mi hanno conquistata: gli intrecci coinvolgenti della Riley, il racconto difficilissimo di uno stupro, quello schietto e tagliente di una famiglia complicata...


SERIE TV/FILM

A giugno, di rilevante ho guardato

✔ MISS VIOLENCE del regista greco Alexandros Avranas: è la storia di una famiglia greca fortemente patriarcale e molto, molto disfunzionale.
L'uomo di casa è un individuo che domina sulla famiglia col pugno di ferro, tenendo moglie, figli, nipoti nella paura, in un regime di sottomissione totale; tutto deve avvenire nei modi e nei tempi decisi da lui, anche cosa e quando mangiare o uscire, se tenere le porte aperte o chiuse, se parlare o meno, se uscire di casa o giocare.

Che le cose in questa casa grigia e triste vadano male è palesato dalla prima violenta e drammatica scena cui lo spettatore assiste, impreparato: è il giorno dell'11esimo compleanno di una dei componenti della famiglia, Angeliki; dopo aver soffiato sulle candeline e aver fatto un mezzo ballo con il padre-padrone, la ragazzina si dirige verso il balcone e si butta giù.
Si è suicidata. A 11 anni.

Angeliki muore sul colpo e ci resta più di sasso lo spettatore che i famigliari della povera ragazzina, che accorrono attorno al cadavere e lo guardano sbigottiti e immobili.
Sulla tragedia il padre cerca, dai primi momenti, di far cadere lo spesso velo del silenzio, dell'oblio; della suicida non si deve parlare, né dentro né fuori casa, ciò che le è appartenuto viene gettato via.
Questo dramma va relegato nel dimenticatoio.

Se da subito l'atmosfera che si respira è percepita dallo spettatore come opprimente, asfissiante, irrespirabile e angosciante, ad emergere progressivamente è il tipo di rapporti che realmente intercorrono tra i membri del nucleo famigliare.
Il padre-padrone è il genitore di chi, esattamente? Ed è il nonno di...?

Dopo la morte di Angeliki, in casa vivono sei persone: il padre, sua moglie (che però sembra più grande anagraficamente del marito, tanto da poter essere indotti quasi a credere, nei primi momenti, che sia sua madre...), le due figlie Myrto (14enne) e la maggiore Eleni, che ha due bambini, Philippos ed Alkmini. Per quanto riguarda il padre di questi ultimi...: non pervenuto (ovviamente andando avanti con la visione viene più di un dubbio circa la paternità...).

All'inizio può sembrare che i ragazzi siano tutti figli dell'uomo, ma poi ci accorgiamo che i più piccoli lo chiamano nonno, il che fa scattare in chi guarda una sensazione sgradevole di inquietudine, anche perché, a un primissimo impatto, Eleni potrebbe essere scambiata per la moglie di lui, ma no, è la figlia maggiore ed è un'altra volta incinta...

Entrando in questa casa l'infelicità è palpabile; anche nei rari momenti in cui qualcuno sorride o accenna una risata, è evidente come ogni manifestazione di gioia sia innaturale in quel contesto.

Eppure, dall'esterno, questa famigliola allargata mostra una facciata borghese di apparente normalità: i ragazzi vanno regolarmente a scuola, il padre/nonno non si perde un colloquio o un incontro con gli insegnanti, accompagna con premura Eleni dalla ginecologa..., insomma, da fuori pare tutto ok.
Ma noi che siamo lì con loro lo vediamo che il padre non è proprio a posto, che alza le mani, umilia, ordina, rimprovera, punisce duramente (corporalmente e psicologicamente), impedisce a tutti di poter coltivare un qualsiasi interesse o amicizia fuori di casa; non c'è intimità o privacy, le porte non vanno mai chiuse e lui deve saper tutto ciò che succede.

E man mano comprendiamo... tante cose, tutto, e il maledetto quadro che si prospetta davanti agli occhi ferisce, indigna, fa stare male; andando verso la fine, in particolare, il male e la violenza che dominano in quella casa si palesano con crudeltà, e ciò che avevamo comunque immaginato, considerando il clima di muto terrore e di dipendenza psicologica, ci scoppia in faccia senza filtri, in tutta la sua oscenità.

In quella famiglia si compiono abusi e soprusi, col silenzio (assenso?) della madre/nonna (anch'ella comunque vittima, certo, anche se la rabbia nei suoi confronti un po' viene) e il vederli avverarsi sotto i nostri occhi impotenti... è tremendo.

E capiamo - eccome se capiamo! - perché Angeliki ha preferito la morte.

Si può porre fine all'orrore che si compie ogni giorno all'interno delle mura di questo appartamento?
A un certo punto arrivano i servizi sociali..: cambierà qualcosa??

Che dire: è un film che racconta di abusi in famiglia e lo fa attraverso un'ambientazione grigia, anonima, fredda e tristissima, puntando sui non detti e su ciò che si intuisce dietro certi sguardi, gesti e parole ambigue, anche se poi l'ambiguità verrà meno e vedremo il padre in tutto il suo disgustoso ruolo di carnefice.
Durante la visione mi ero immobilizzata, proprio come le donne di questa casa, desiderando da una parte una loro decisiva reazione e dall'altra comprendendone la dolorosa accettazione di quello che è, per esse, un dato di fatto, uno status quo che non sanno come modificare.

Il finale non saprei giudicarlo, nel senso che da un lato mi ha dato una certa "soddisfazione" ma dall'altro mi ha lasciato un grande amaro in bocca..., tanto più se penso che queste drammatiche realtà, di famiglie abusanti, sono molto diffuse. 
Lo stesso regista ha dichiarato di essersi basato su fatti reali di cronaca nera per il suo film.

Non mi sento di consigliarlo a tutti, soprattutto non a chi è molto sensibile e suscettibile al tema abusi; per me è stato un film potente e "duro" da vedere e ho continuato a pensarci per un bel po', anche dopo averlo terminato, proprio perché lascia un magone dentro.


✔ OUTLANDER Stagione 7 (i primi 8 episodi).

Basata principalmente sui libri "Destini incrociati" e "Il prezzo della vittoria" e su alcune trame dei precedenti -  "Nevi infuocate" e "Cannoni per la libertà" - non trattate nella precedente stagione, ritroviamo l'(ex) Highlander Jamie Fraser alle prese con la liberazione di Claire, prima che venga processata e condannata ingiustamente per l'omicidio di Malva Christie. 

Sullo sfondo ci sono le avventurose vicende inerenti alla rivoluzione americana, che vanno via via facendosi più complicate, costringendo Jamie e Claire ad accantonare il desiderio di tornare a Lallybroch e riportare finalmente il giovane Ian da sua madre Jenny.

In questa stagione conosceremo meglio il figlio illegittimo di Jamie, cresciuto da lord John, William; scopriremo anche chi ha ucciso davvero Malva.

Brianna e Roger hanno la loro seconda figlia che però ha un serio problema di salute; perché sopravviva, non possono restare nel passato ma devono tornare negli anni '80 e permettere alla bimba di subire una necessaria operazione.
Li vediamo quindi provare a riprendere in mano la loro esistenza lontani dai Fraser e nell'epoca contemporanea, con il cuore diviso tra l'oggi e quel passato lontano secoli che però per loro è vicinissimo, concreto e, soprattutto, dove hanno lasciato una vita che amavano (nonostante difficoltà. pericoli e disagi) e i loro cari, Claire e Jamie, cui pensano spesso con nostalgia.
Con una Mandy ormai cresciuta e Jemmy che è un ragazzino sensibile e intelligente, Brie cerca di dare un senso agli studi accademici intrapresi in precedenza e a farsi strada in un mondo professionale tutto al maschile, mentre Roger è in cerca del proprio posto in quell'epoca in cui si sente un po' un pesce fuori d'acqua.

Purtroppo nella loro vita fa capolino un uomo che scopre il segreto di Roger e famiglia e commetterà un'azione che indurrà la coppia a prendere decisioni radicali...

Trovo ogni volta molto appassionante tornare nella seconda metà del Settecento e seguire le vicende dei miei amati Claire e Jamie, sempre disposti a tutto pur di preservare l'una la vita dell'altro e impegnati a districarsi tra gli eventi rivoluzionari della storia.


✔ Ho cominciato Bridgerton e ho terminato la prima e la seconda stagione.

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Al centro della serie vi è la famiglia Bridgerton e la prima signorinella di cui seguiamo le vicende sentimentali è Daphne, la figlia maggiore, che ha raggiunto l'età giusta per sposarsi.
Siamo negli anni del regno della regina Carlotta, donna esigente, capricciosa, permalosa e chi più difetti ha da attribuirle, prego, si accomodi pure; se lei elegge una giovinetta come il "diamante della stagione", automaticamente gli occhi di tutta la società londinese sono sulla prescelta che, in questo caso e non per nulla, è la deliziosa, bella e gentile Daphne.

Il fratellone Anthony (che in seguito alla morte del padre è diventato, suo malgrado, l'uomo di casa ed è sua la responsabilità di portare avanti la famiglia, la tenuta, di accasare le sorelle e di badare ai fratelli minori) però, vorrebbe per la sorellina un uomo degno di starle accanto e scarta qualsiasi pretendente; il fato mette sul cammino di Daphne sia il principe (nipote della regina) che il duca di Hastings, amico di Anthony e noto scapolo d'oro assolutamente non intenzionato a prender moglie.
Il duca è un giovane tanto bello quanto tormentato dal ricordo sempre vivo di un'infanzia infelice, priva di affetto paterno (la madre morì dandolo alla luce) e questo dolore l'ha segnato, influenzandone le scelte di vita, compresa quella di non sposarsi né di mettere al mondo dei figli.
Quando conosce Daphne, tra i due nasce un'affinità che entrambi pensano di "utilizzare" per interessi personali in cui il coinvolgimento emotivo tra loro è escluso a priori, ma l'amore è pronto a mettere alla prova ogni loro presunta convinzione...

Ogni fatto e pettegolezzo è oggetto di conversazione tra gli uomini e le donne dell'alta società ma è, più di tutto, materia di articoli da parte di una misteriosa scrittrice: Lady Whistledown, le cui considerazioni, i giudizi e opinioni contano moltissimo per la regina e per gli aristocratici, che attendono con trepidazione e timore ogni uscita delle sue "cronache", che possono decretare vincitori e perdenti a ogni ballo e stagione.

L'identità della temuta Lady Whistledown viene svelata nell'ultimo frammento dell'ultimo episodio della prima stagione.

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Nella seconda stagione ci si concentra principalmente su Anthony, anch'egli occupato a cercar moglie; dopo aver scartato moltissime pretendenti, la ragione - non il cuore!! - lo conducono verso una signorina tanto bella quanto ingenua, Edwina Sharma,  che sogna un amore vero e travolgente.
Anthony, invece, non ritiene necessario sposarsi per amore ma solo per dovere, e quando la sorella maggiore di Edwina (Kate) scopre le reali intenzioni del visconte Bridgerton, prova in tutti i modi a boicottare il possibile matrimonio tra la sorellina e quel nobile arrogante e cinico.
Le schermaglie verbali tra i due, però, non faranno che avvicinarli pericolosamente l'uno all'altra.
Lo scandalo è dietro l'angolo.

Attorno ai filoni principali, ne gravitano altre che danno il via a sotto trame: Eloise, sorella minore di Daphne e Anthony, "accusata" dalla regina di essere nientemeno che Lady Whistledown; lady Featherington, impegnata a far sposare una delle figlie con il cugino venuto a insediarsi in casa loro; Penelope, che prosegue a nascondere il proprio segreto (il quale verrà scoperto da Eloise al termine della stagione) e i propri sentimenti per Colin Bridgerton.

L'ho seguita con sufficiente interesse, più che altro perché adoro in generale i film e le serie in costume, le ambientazioni inglesi e il periodo storico; inoltre, sono storie che mi ricordano la cara zia Jane, anche per l'ironia che ne accompagna "il racconto"; ho preferito la prima alla seconda, che ho trovato in alcuni punto un po' moscia; non so, forse la storia tra Anthony e Kate mi ha presa di meno.

Comunque vedrò anche la terza ^_^


E questo è quanto!!
Fatemi sapere se avete visto queste serie e cosa ne pensate; 
se poi avete dei titoli da consigliarmi, fatevi sotto!

venerdì 5 luglio 2024

RECENSIONE * LA CERIMONIA DELL'ADDIO di Roberto Cotroneo *



La cerimonia dell'addio è una storia che racconta di una perdita e di come chi resta si sforzi di trovare delle ragioni per andare avanti nonostante l'assenza di chi non c'è più pesi sul cuore ogni giorno e per anni.


LA CERIMONIA DELL'ADDIO
di Roberto Cotroneo



Mondadori
164 pp
La storia è ambientata negli anni '70 in una città di provincia come tante: Anna è sposata con Amos e i due sono molto innamorati, hanno due bambine e, inseguendo la loro passione per le storie e la poesia, hanno aperto una libreria. 
In una domenica come tante, mentre la coppia sta facendo colazione, di punto e in bianco Amos  all’improvviso, appare smarrito, incapace di rispondere a domande semplicissime e, soprattutto, non riconosce più Anna, sembra aver dimenticato tutto, persino di avere due figlie; eppure, solo pochi minuti prima aveva citato una poesia a memoria... ed ora non sa più nemmeno chi è. 

Un episodio di amnesia? Dovuto a cosa?

Pochi attimi dopo, l'uomo torna in sé ma con Anna decidono di andare a Roma per consultare uno specialista; a un certo punto, egli insiste per uscire da solo a fare due passi: “Non preoccuparti, sto bene, arrivo a Trinità dei Monti e rientro”.

Ma da quella passeggiata non farà mai più ritorno e di lui si perderà ogni traccia.

Passano i minuti, le ore, e poi i giorni...; tutti sono preoccupati: cosa gli è successo? Ha avuto un’altra amnesia e si è perso? 
Anna è spaventata e confusa e, tra le mille comprensibili domande, ce ne sono altre più insidiose, come: "E se avesse deciso di andarsene, abbandonando volutamente lei e le bambine?".

Questo genere di domande accompagneranno Anna per tutti gli anni a venire; sì, perché Amos non tornerà più e ciò che resta alla moglie sono solo l'amore provato e vissuto e i ricordi, oltre ai tanti interrogativi che resteranno senza risposta.

Anna negli anni continua a non darsi pace, a non capacitarsi di come un uomo possa essere scomparso senza che nessuno lo abbia visto, lo abbia eventualmente aiutato a tornare a casa, a contattare parenti e amici, o mandato a lei una comunicazione anonima per dirle: "Guarda, tuo marito s'è rifatto un'altra vita, non cercarlo e non pensarci più."

Niente di niente, invece, ed è proprio il non sapere a struggere la donna, che si sente ancora sì moglie, ma di un fantasma, e di certo non accetta l'ipotesi di essere vedova, se (e finché) Amos non viene ritrovato morto.

Diversi anni dopo, quando le figlie Emma e Cecilia sono ormai adulte e indipendenti (erano piccoline, in età da asilo, quando il papà - che infatti a malapena ricordano - è sparito), giungerà una lettera che le farà conoscere dei dettagli del passato di Amos da lei ignorati.
Informazioni che forse, in parte, le permetteranno di azzardare delle ipotesi circa suo marito, se non nel senso di capire cosa gli è accaduto da quando l'ha lasciata, per lo meno nel senso di immaginare che genere di problematiche celava dentro di sé.

Il lettore segue Anna nei suoi pensieri, mentre si tiene stretta al sentiero dei ricordi, provando a trovare segnali, indizi, crepe che le consentano di comprendere di più il passato di quel marito che, in fondo, non ha avuto chissà quanto tempo per conoscere bene.

Il pensiero di lui è una costante che non l'abbandona mai, inducendola così a rimandare di anno in anno la decisione interiore di dirgli addio, di lasciar andare il ricordo di un uomo che semplicemente e senza spiegazioni, a un certo punto, è uscito via dall'esistenza sua e delle bambine, a loro volta cresciute all'interno di questo tempo sospeso - il tempo dell’abbandono, della continua e straziante attesa (per molto tempo, Anna verserà il caffè anche per lui, a tavola, terrà le sue cose nell'armadio nel caso tornasse...) di qualcosa (risposte, ad es.) che potrebbe non arrivare mai.

Il dolore dovuto all'assenza incolmabile di questo marito - che resta sullo sfondo pur essendo molto presente, apparendoci come una figura adombrata di mistero - scandisce l'esistenza della protagonista, costretta a confrontarsi con il proprio mondo interiore, le proprie insicurezze, le mancanze ma anche le risorse emotive a sua disposizione,necessarie per continuare ad andare avanti nonostante tutto; emerge, tra queste pagine, il grande potere della memoria e la capacità dei ricordi di tener vivo un amore.

Siamo davanti a un romanzo delicatissimo e profondo, intriso di una struggente malinconia, che esplora il tema del lutto, della perdita, dell'abbandono, dell'attesa e il modo che la protagonista ha di elaborare il tutto; una lettura commovente, piena di passaggi molto belli e significativi, scritti con uno stile poetico ed evocativo, che sa emozionare il lettore.

Bello.


giovedì 4 luglio 2024

🌺 RECENSIONE 🌺 IL GIARDINO DEGLI INCONTRI SEGRETI di Lucinda Riley


Conoscere la storia di un passato nel quale affondano le proprie radici è una tappa fondamentale per la protagonista, che riuscirà a trovare anche la forza per rinascere dopo una grave perdita e aprire il cuore a un futuro ancora tutto da scrivere e da vivere.




IL GIARDINO DEGLI INCONTRI SEGRETI
di Lucinda Riley


Giunti
trad. L. Maldera
590 pp
Julia Forrester è una donna a cui la vita ha dato tanto ma a cui ha richiesto molto di più; pianista di successo internazionale, si è rinchiusa nel proprio dolore dopo aver perduto i due amori della sua vita, il marito Xavier e il figlioletto di due anni Gabriel, morti in un incidente stradale.

È un anno che Julia ha praticamente smesso di condurre una vita sociale, scegliendo la solitudine nei luoghi in cui è cresciuta ed è stata felice; si è presa un tempo di ritiro anche da lavoro ed è venuta, infatti, a vivere nel Norfolk, in un cottage isolato, senza tv né vicini di casa invadenti; a trovarla va solo la sorella maggiore Alicia, che cerca in tutti i modi di spronarla a tornare a vivere e a non continuare a macerare nel proprio, seppur immane e comprensibile, dolore.

Benché riconosca la bontà delle intenzioni della sorella - da sempre vista da Julia come la donna/mamma/moglie/figlia/sorella perfetta -, la stessa è molto irritata dalle sue continue attenzioni e pressanti premure; preferirebbe essere lasciata in pace e non sentirsi chiedere costantemente: Hai mangiato? Hai messo il naso fuori casa? Come ti senti oggi?

Eppure, c'è una proposta di Alicia che smuove Julia dall'apatia in cui è sbarrata: fare un salto nella tenuta di Wharton Park, l'incantevole dimora della famiglia Crawford.

Julia è affezionata a quella villa immensa e circondata dal verde in quanto era una meta da lei frequentata durante l'infanzia; suo nonno Bill, infatti, era il giardiniere di fiducia dei signori Crawford e, nel prendersi cura del giardino, amava in particolare coltivare le orchidee, "creando" anche degli ibridi rari e bellissimi.

Pensare a Wharton Park infonde serenità e benessere nella mente di Julia, che ripensa a quando, tanti anni prima - lei era poco più che una bambina appena rimasta orfana di madre - aveva provato l'ebbrezza di suonare il pianoforte dei padroni di casa, su sollecitazione di un loro nipote, il giovanissimo Christopher (Kit).

E nel recarsi nella tenuta, Julia si imbatte proprio in Kit, ormai un uomo affascinante e gentile come un lord, sinceramente entusiasta all'idea di rivederla.
Julia scopre che la villa è purtroppo in vendita perché Kit - l'erede più vicino - non riesce a gestire i costi per mantenerla e sistemarla..., per cui il destino della casa è finire in mani più "larghe" e ricche.

Dopo essersi ritrovati, Kit e Julia iniziano a vedersi spesso e traggono una grande gioia nella reciproca compagnia, il che manda Julia in confusione, essendo lei una moglie e madre in lutto che ancora soffre per la morte dei suoi cari.

A legarla sempre più Kit ci pensa il ritrovamento (all'interno di Wharton Park), da parte di lui, di un diario risalente al 1940 e che pare fosse appartenuto a nonno Bill.
Incuriosita oltre misura, Julia - accompagnata dall'inseparabile Kit - va a trovare nonna Elsie, che ha trascorso la propria vita accanto all' amato marito; l'anziana donna è pronta a rivelare la vera storia che si cela dietro quel diario e che è stata finora tenuta segreta.
Anzitutto, quel diario non è stato scritto da Bill, bensì da lord Harry Crawford, il proprietario di Wharton Park, morto da diversi anni.

Ciò che emergerà dalla lettura di quel memoriale e dalle parole di Elsie sarà una lunga storia che è cominciata in Inghilterra per poi interrompersi nell'assolata e stupenda Thailandia (durante e poco dopo il secondo conflitto mondiale) e infine tornare nuovamente lì, nel grigio e rigido Norfolk.

Una storia di famiglia, di amori, di inganni e segreti.

Ed è così che, anche in questo come negli altri suoi romanzi, Lucinda dà al lettore una storia parallela a quella principale; una serie di personaggi e vicende collocate nel passato e che sono il punto di partenza per comprendere il presente.

Conosciamo così i Crawford: lady Adrienne e suo marito Christopher Crawford, il loro unico figlio Harry e la giovane Olivia, che cattura le simpatie di Adrienne tanto da indirizzare Harry verso la ragazza, affinché la sposi e dia un erede a Wharton Park.
Soprattutto tenendo conto del fatto che i rumori di un'imminente guerra si fanno sempre più vicini e forti e se, Dio non voglia, ad Harry dovesse accadere qualcosa sul campo di battaglia, che almeno lasci un erede ai Crawford...!

Harry sposa Olivia, così carina, educata e sinceramente interessata alla tenuta: lei è la moglie ideale e sarà sicuramente anche una buona madre; piace alla mamma dello sposo, per cui questo matrimonio ha la benedizione di tutti.

Olivia, inoltre, è davvero innamorata di Harry, lui glielo legge negli occhi e la cosa gli fa senza dubbio piacere.
Ma Harry ama Olivia?

Le prime difficoltà coniugali sorgono immediatamente e la guerra non fa che peggiorare le cose e allontanare - fisicamente e non solo - Harry dall'Inghilterra, da Wharton Park e dalla sua Olivia.

Fatto prigioniero dai giapponesi, Harry vivrà la drammatica esperienza della prigionia in mano nemica e, seppure tra mille privazioni, la splendida terra thailandese (in cui lui e il suo buon giardiniere e amico, Bill, sono costretti a stare, anche dopo essere stati liberati, a causa di brutte condizioni di salute) sa offrire una nuova vita a lord Crawford, che farà un incontro speciale in nome del quale sarebbe capace di rinunciare alla vita precedente in Inghilterra.

Ma non sempre il destino prende le strade che vorremmo e i doveri, si sa, vengono prima dei piaceri.

Harry tornerà a Wharton Park per fare ciò che è chiamato a fare ed essere: il signore di una tenuta in cui ha lasciato non solo la famiglia, ma anche dei dipendenti, che devono essere guidati e stipendiati.

L'infelicità e la frustrazione sono dietro l'angolo e ogni luce di serenità e gioia fuggirà per sempre da Wharton Park.

La storia che Elsie racconta - con l'ausilio del diario di Harry - a sua nipote e a Kit, sconvolge Julia in quanto apprende un aspetto del proprio passato, delle proprie origini, che non conosceva e che mette in discussione le poche certezze che aveva circa sé stessa, la propria identità, le proprie radici famigliari.


Affrontare il passato è solo una delle sfide che Julia dovrà attraversare; il suo presente, infatti, è sconquassato anche dal ritorno improvviso e sconvolgente di una persona che la getterà nuovamente in un baratro di confusione e dolore dal quale lei dovrà decidere come  uscirne, ma non sarà sola: chi l'ama c'è e l'aiuterà a ritrovare sé stessa e la propria strada.
Una strada costellata dalle splendide orchidee di nonno Bill e che conduce verso un amore genuino e sincero e verso una villa antica e maestosa che le ha sempre trasmesso quella pace di cui Julia ha disperatamente bisogno.

"Il giardino degli incontro segreti" è un romanzo appassionante, in cui ho ritrovato le tematiche e gli elementi sempre presenti nei libri di Lucinda Riley e che personalmente me la fanno tanto apprezzare:

  • l'importanza della famiglia: quella "nota", in cui si è cresciuti, e quella "segreta", da scoprire attraverso la lettura di documenti e memorie del passato e attraverso i...
  • viaggi: solitamente essi portano la protagonista in paesi esotici, dove ci si confronta con culture differenti, opposte ma altrettanto arricchenti; ovviamente è un viaggio anche interiore, necessario per ritrovare sé stessi, per conoscersi meglio e per affrontare sfide personali utili alla propria crescita.
  • la scoperta delle proprie vere radici: la protagonista è costretta dagli eventi a mettere in discussione ciò che è per scoprire la verità su sé stessa e sulla sua vera famiglia.
  • l'amore: le storie d'amore viaggiano su binari paralleli, separati da anni e chilometri ma in qualche modo trovano, negli eventi del presente, una loro fine e una loro ragione;
  • la presenza di inganni, bugie, segreti, che sono stati tenuti chiusi a chiave per decenni ma che adesso devono essere svelati, raccontati, perché la ricerca della verità circa ciò che è successo è la chiave centrale e imprescindibile per comprendere l'oggi.

Anche questo romanzo è super promosso e mi ha regalato ore ricche di emozioni.


martedì 2 luglio 2024

TUTTO SU DI NOI di Romana Petri ✓ RECENSIONE ✓



Marzia nasce e cresce in una famiglia che si può definire, senza tema di smentita, disfunzionale: una famiglia che non è nido d'amore, rifugio accogliente, porto sicuro e riparo dalle tempeste.
Tutt'altro.
In casa Marziali si respira cinismo, egoismo, puerilità da parte degli adulti, tradimenti, piccole e grandi perfidie che possono far male e davanti alle quali non resta che difendersi e, all'occorrenza, magari anche attaccare.


TUTTO SU DI NOI
di Romana Petri


Mondadori 
216 pp
Marzia Marziali ha un nome che è tutto un programma e che si riflette nel suo modo di essere: cammina con un'andatura marziale e ama uno sport come la lotta greco-romana.

Non solo, ma in lei c'è qualcosa di "marziale" nel senso di battagliero, intrepido ed è con questo atteggiamento che ci racconta la storia sua e della sua famiglia.

Marzia si sbottona con furia, violenza, spudoratezza, ci lascia entrare dentro casa, nello spazio soffocante condiviso con il padre, la madre e il fratello.

La sua è una famiglia malata, in cui si passa dall'indifferenza e dall'anaffettività alla cattiveria gratuita più tremenda.

Se dovessimo sintetizzare i caratteri dei tre famigliari di Marzia, potremmo descriverli così: il cattivo (il padre), la sottomessa (la moglie) e il menefreghista (il fratello).

Cresciuta nella periferia di Roma, Marzia ha avuto un'infanzia non propriamente infelice, perché in fondo ci sono storie e famiglie ben peggiori, ma di certo non ha avuto dei genitori esemplari.

Al centro della sofferenza di tutti c'è lui, il capo famiglia: un uomo fisicamente tozzo, tarchiato, sgradevole, chiamato da Marzia "il nano dalle gambe corte", la cui brutta fisicità è lo specchio di un'anima altrettanto penosa.

Un padre crudele e codardo, capace di atti di pura malvagità contro moglie e figlia; un fedifrago seriale che non nascondeva i tradimenti, anzi, li sbatteva in faccia a moglie e figlia con un godimento disgustoso; ferire, umiliare, schernire, ridere delle lacrime e del dolore da lui stesso provocati, era motivo di grasse risate da parte sua.
Un genitore incapace di amare, di lasciarsi andare a parole e gesti d'affetto.
Come vieni su con un padre così?

E la madre?
Lei è sempre e solo stata moglie, la coniuge devota e fedele al marito infedele e str****, che avrebbe meritato di essere cacciato a pedate da casa.
E invece più lui la tradiva e umiliava, più lei gli si attaccava come una cozza, aspettando, come un cagnolino smarrito, briciole di attenzioni, che poi non erano mai affettuose ma solo fisiche, per sfogare le bramosie sessuali di lui.

Il racconto di Marzia mi ha travolto perché è duro, verace, forte, dice "pane al pane e vino al vino", senza mai rinunciare a una certa dose di ironia e autoironia, descrivendo la famiglia e le diverse e bizzarre situazioni vissute con schiettezza, con la ormai serena rassegnazione di chi per quel caos vi è passato, l'ha attraversato..., ok, forse non indenne ma è sopravvissuta.

Nel conoscere i molteplici aneddoti tramite i quali la protagonista ci presenta i suoi, mi sembrava di esserle accanto e di poter guardare le cose con i suoi occhi disincantati, realisti, tanto è l'abilità narrativa dell'autrice di immergere totalmente il lettore nella storia.

Marzia non risparmia nessuno, neppure sé stessa, dai giudizi impietosi sui Marziali, e si rende conto che essere cresciuta senza impazzire già è stato un miracolo.

Mentre suo fratello ha scelto la strada dell'estraniazione, dell'alienazione (cuffie nelle orecchie sempre, in ogni momento; lui non sente e neppure vuol guardare, sapere, dire la sua: nulla, un'ombra che cerca di restare sullo sfondo di quella famiglia matta), lei invece ha vissuto il marcio in casa affondandovi mani e piedi, ma del resto non poteva fare altrimenti perché i suoi genitori l'hanno sempre coinvolta nei loro "affari", nei loro problemi di coppia, trattandola come una pari, dimenticandosi volutamente che Marzia era una ragazzina ed era figlia, non compagna e confidente.
Andava protetta e non trascinata con forza in una relazione di coppia tra due adulti sciagurati.

E come fare a non soccombere in un contesto fagocitante ed egoistico oltre misura?
Rafforzandosi, nel corpo e - si spera - nello spirito, attraverso uno sport "da maschio", molto fisico, con cui acquisire disciplina, sacrificio, impegno; Marzia educa e allena il proprio corpo, imparando a mettere fra sé e il mondo la barriera di un fisico scolpito, asciutto.

Un fisico poco sensuale e femminile... Forse un modo (inconscio) per sfuggire alle attenzioni di uomini predatori e fissati per il sesso come suo padre?

Certo, questo non impedisce a Marzia - al di là della durezza e della franchezza spiazzante che la caratterizzano - di individuare le proprie debolezze e fragilità, i propri bisogni di dare e ricevere quell'amore che in casa manca.

Lei non desiste dal sognare e desiderare la perfezione, anche in amore; il suo cuore non dimenticherà per molti anni un ragazzo (chiamato, nella sua immaginazione, "l'uomo perfetto"), con cui ha avuto una breve avventura ma il cui pensiero continuerà a seguirla per molto tempo, perché lui è quanto di più lontano ci sia dalla figura paterna.
Malgrado la famiglia strampalata che le è capitata, il cuore di Marzia è capace di voler bene senza limiti, e lo dimostra soprattutto nel rapporto con Kore, un cagnolino randagio che lei "adotta"; Kore le vuol bene per ciò che è, non la giudica, non ride di lei, anzi la segue gioioso e scodinzolante, pronto a farla sentire importante e altrettanto fa lei con l'animale.

Purtroppo, la cattiveria paterna si estenderà sino a Kore provocando a Marzia il dolore più grande della sua vita; da quel momento in poi, ella svilupperà e nutrirà un odio talmente grande verso il padre da desiderare di ucciderlo.

Seguiamo la protagonista negli anni, la vediamo crescere, proseguire con le competizioni sportive, impegnata in relazioni sentimentali che non la soddisfano, e sempre lì a barcamenarsi tra quei due genitori infantili, nell'inutile attesa che finalmente maturino e smettano di pensare unicamente a loro stessi.

Rabbia, rimpianti, delusione, tristezza, paura di essere sbagliata, di non saper dare amore per non averlo ricevuto...: a Marzia nulla è stato risparmiato e lei stessa non risparmia nulla ai lettori, che leggono la sua storia sperando che, crescendo, ella provi ad essere felice, a buttarsi alle spalle la zavorra di questa famiglia anomala e disordinata, che si conceda un amore (o qualcosa che gli assomigli) senza farsi troppe paranoie, che riesca a perdonare, se non quel nano malefico che l'ha generata, almeno quella madre che ha vissuto un'esistenza all'ombra di un uomo che ha fatto di tutto per farsi detestare.

Ho ascoltato il libro su Audible, scegliendolo a istinto e mi è piaciuto davvero molto!

domenica 30 giugno 2024

LA PIENA (Blackwater I) di Michael McDowell [RECENSIONE ]



È il 1919 e la cittadina di Perdido (Alabama) è sommersa dalle acque del fiume; intere famiglie devono fare i conti con le conseguenze di questo disastro naturale e cercare di recuperare più immobili e beni possibili, sperando di tornare presto alla vita di sempre. 
In un momento così drammatico fa il suo ingresso una figura sconvolgente e sfingea, che sembra piombata dal nulla: Elinor Dammert, una donna bella, dai capelli rossi che più rossi non si può, una personalità seduttiva e ammaliante come poche e un passato tanto ignoto quanto misterioso.



LA PIENA.
Blackwater I
di Michael McDowell


Neri Pozza 
Trad. E. Cantoni
256 pp
La scena che si profila sotto gli occhi del lettore, dalle prime righe, è quella di una cittadina che ha appena passato una brutta esperienza: le acque nere e minacciose del fiume Blackwater hanno coperto Perdido (nome immaginario) e, adesso che si sono quasi del tutto ritirate, hanno mostrato lo sfacelo provocato, davanti al quale c'è solo da rimboccarsi le maniche e cercare di ricostruire, piano piano.

Proprio mentre Oscar Caskey (a capo, assieme a sua madre Mary-Love, di una famiglia ricca e stimata, proprietaria di boschi e segherie) è su una barca, guidata dal suo servo di colore, Bray, a fare un giro di ricognizione, si accorgono che nell'albergo del paese, sommerso per buona parte dalla piena, c'è una sopravvissuta: è una giovane donna che dice di essere rimasta bloccata nella camera dell'hotel e di aver atteso, con pazienza, che le acque si abbassassero e qualche anima pia venisse a salvarla.
Con suo sommo e gioioso stupore, è Oscar a poter vestire i panni del salvatore di questa bella fanciulla indifesa.

La fanciulla in questione si chiama Elinor Dammert e dice di essere una maestra; è venuta lì a Perdido per sostituire la precedente insegnante ma purtroppo ha perso la valigia in cui vi erano tutti i suoi documenti, da quelli d'identità ai titoli di studio.
In pratica, tocca fidarsi e cederle sulla fiducia.

E ad Elinor non puoi non credere, perché ha un modo di parlare e di atteggiarsi capace di incantare chiunque, di attirare gli sguardi di tutti - uomini, donne, bambini - sul suo sorriso enigmatico, sul suo sguardo ammaliatore, sulla sua voce dolce e ferma allo stesso tempo, sulla sicurezza che emana mentre parla, sui suoi capelli rossi, di un rosso che non s'era mai visto prima.

Oscar viene irretito immediatamente da questa donna affascinante, e così pure suo zio James e la di lui figlioletta Grace, che si affeziona alla nuova maestra al punto da volerla al posto della madre; quest'ultima, Genevieve, è una donna dura e col "difetto" di alzare il gomito, il che la rende di sovente aggressiva e sgradevole; attualmente è lontana da Perdido, a fare chissà che con chissà chi.., ma non manca a nessuno, né al marito e alla figlia né alla cognata Mary-Love Caskey, che con Genevieve non è mai andata d'accordo.

Ma alla matriarca di casa Caskey non piace neppure la nuova arrivata, Elinor.
La mamma di Oscar non si fida di questa ragazza che fa tanto la gentile con tutti ma che sicuramente nasconde qualcosa: chi è davvero? Da dove viene? Da quale famiglia? Come mai è venuta a stare in una cittadina tranquilla come Perdido in un momento, tra l'altro, delicatissimo?
E soprattutto: che vuole da Oscar?

E sì, perché il suo istinto materno la mette in guardia da subito e lei capisce - forse prima ancora di Oscar stesso - che il suo unico figlio maschio è completamente circuito da questa sconosciuta che guarda tutti con sufficienza mascherata da gentilezza, che sembra avere sempre la risposta pronta, la soluzione a tutto...
E nonostante Sister Caskey, sorella di Oscar, cerchi di convincere la severa madre della bontà della signorina Dammert (che, di giorno in giorno, piace davvero a tutti, tranne a lei e quel brontolone di Bray), il lettore avverte, sin dalla prima strana apparizione della maestra, che qualcosa che non va, in lei, c'è davvero.

Elinor Dammert ha qualcosa che la rende bizzarramente vicina all'elemento acqua, in un modo poco comune e quasi "sovrannaturale", che però (per adesso?) non è semplice da definire; dal suo modo di parlare, di rapportarsi agli abitanti di Perdido (a fronte della semplicità e spontaneità di alcuni di loro come della diffidenza di altri, soprattutto donne), di esprimere la propria opinione su ogni questione, di sforzarsi di fare buon viso a cattivo gioco anche quando è contrariata..., insomma tutto di lei induce a gridare: Non fidarti! 

E se per almeno metà della storia il ritmo è piuttosto statico, da un certo momento cominciano ad accadere fatti e situazioni che ci lasciano vedere come dove c'è Elinor, accadono strani fenomeni.

L'alone di mistero attorno alla presunta maestra si fa sempre più evidente e cupo ed è ovvio che questa donna non è chi dice di essere ed è arrivata lì a Perdido con un piano, un disegno ben preciso.
Una cosa è evidente: se vuole, sa come trascinare dalla propria parte le persone, sa come ottenere ciò che si prefigge senza alzare la voce o aggredendo, ma con una sottile intelligenza che si insinua come un veleno dove vuole lei.

La guerra tra Mary-Love e la signorina Dammert diventa aperta e palese a tutti quando Elinor e Oscar convolano a nozze.
Per la mamma e suocera è un colpo al cuore e all'orgoglio: il suo adorato e devoto figlio sposato con quella strega dai capelli color "rame sfacciato", che sicuramente farà di tutto per allontanarlo da lei!
Mary-Love ha una personalità granitica, sa essere tanto determinata quanto spietata ed egoista, è mossa da interessi personali, da avidità, desiderio di possesso e di controllo su tutto e tutti... ma si è scelta un'avversaria dalla pelle più dura della sua, che rispetto a lei ha il vantaggio di essere imprevedibile proprio perché avvolta da nubi di mistero, da una oscurità fitta e indefinibile.
Più Elimor Dammert sembra agire alla luce del sole e con limpidezza, più inquietante e torbida ne esce la sua immagine.

Il lettore giunge al termine di questo primo volume della saga consapevole che progressivamente ogni situazione, dinamica e interazione tra i personaggi si rivestirà di una sempre maggiore tensione ed Elinor comincerà a rivelare la sua natura inquietante, ambigua e impenetrabile.

L'arrivo di un personaggio inafferrabile come lei porta scompiglio a Perdido e, in special modo, nell'agiata famiglia Caskey, che vede traballare le fondamenta di legami famigliari fino a quel momento solidissimi.

"La piena" è un inizio di saga interessante e ricco di suggestioni, queste ultime dovute più alle atmosfere oscure e alle sensazioni evocate (si legge con la costante convinzione che qualcosa di rovinoso stia per avvenire) che a specifici avvenimenti; la suspense viaggia sottile per buona parte della lettura, per poi farsi più palpabile procedendo verso la fine.

Siamo nel genere gotico, si affacciano elementi paranormal ma per ora non c'è nulla di propriamente horror (fiuuuuu!); l'ambientazione mi piace moltissimo e così pure questa protagonista femminile senza passato e di cui si intuisce che abbia doti "speciali"; ben caratterizzati i personaggi principali, come Oscar (il tipico uomo gentile e buono sì, ma anche tanto - troppo!! - accondiscendente, debole, con scarse capacità decisionali) e Mary-Love, una donna che, dietro il suo carattere d'acciaio, cela contraddizioni e difetti dal potere distruttivo.

Ho molta voglia di tornare presso il fiume Blackwater, sbirciare ancora nelle vite dei Caskey e scoprire cos'ha in mente la furba Elinor.

Consigliato a chi ama gotico e paranormal.

LIBRI DELLA SAGA

1. LA PIENA
2. LA DIGA
3. LA CASA
4. LA GUERRA
5. LA FORTUNA
6. PIOGGIA

venerdì 28 giugno 2024

NEL PAESE DI BLA BLA di Beatrice Masci [ RECENSIONE ]

 


Come sarebbero le nostre giornate senza il costante e frenetico bip che segnala le notifiche del cellulare?
Oggigiorno sembra quasi impossibile immaginare un'esistenza priva di telefonini, internet, social network, immersi, come siamo, in una realtà che ingloba il virtuale in ogni suo aspetto e momento.

In questo vivace romanzo assistiamo alle giornate di una normalissima famiglia alle prese coi tentativi di conciliare vita reale e virtuale.


NEL PAESE DI BLA BLA
di Beatrice Masci


Sampognaro&Pupi
140 pp
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