mercoledì 10 maggio 2023

✦✦ RECENSIONE ✦✦ IL SOGNATORE di Laini Taylor




C'era una volta un giovane bibliotecario, orfano e senza origini né radici, dotato di una fervida immaginazione, di una mente sognante e di uno sguardo che si perde nel nostalgico ricordo di una città perduta, dal nome impronunciabile e ormai dimenticato. Un giorno quel ricordo diventa ricerca e il Sognatore, Lazlo Strange, inizia un viaggio straordinario che lo cambierà nel profondo, conducendolo verso la conoscenza dell'Amore ma anche di sé stesso e della sua natura.



IL SOGNATORE
di Laini Taylor


Strange the dreamer
Fazi Ed.
trad. D. Rizzati
524 pp
14.50 euro
2018
"In un sussurro gli chiese: «Pensi ancora che io sia un… un mostro particolarmente non orribile?». 
«No», le rispose, sorridendo. «Penso che tu sia una fiaba. Penso che tu sia magica e coraggiosa e sublime.»"

In un tempo che non potremmo collocare e in un luogo indefinito chiamato Zosma, un orfanello, di nome Lazlo Strange, è cresciuto in un'abbazia, allevato da austeri monaci che hanno provato ad estirpare dalla sua mente il germe della fantasia.

Ma egli è cresciuto all'ombra degli straordinari racconti - seppure un tantino confusi - di un monaco anziano, che gli ha riempito la testa con le storie leggendarie riguardanti la città perduta, chiamata Pianto, ma il cui nome, in realtà, non viene pronunciato da troppi anni, anzi, pare che nessuno ormai lo ricordi più.

Pianto è caduta nell'oblio da duecento anni, ormai, e sopravvive solo nei libri impolverati della Grande Biblioteca di Zosma, volumi che solo il buon Lazlo si premura di leggere e rileggere, imparandoli quasi a memoria.

"...le storie gli sembravano la sua personale riserva aurifera (...). Le storie erano ancora lì (...). Se le coccolava come una piccola riserva d'oro in un angolo della sua mente."

Tanto le leggende ascoltate quanto i numerosi libri letti hanno contribuito a nutrire l'immaginazione del ragazzo, che ama trascorrere tutto il suo tempo immerso nei libri: chi lo conosce, sa che il suo naso è sempre nascosto tra le pagine; non fa che leggere, ovunque e in ogni momento.

"Nelle occasioni in cui alzava davvero gli occhi dalla pagina, sembrava sempre che si svegliasse da un sogno. Strange il Sognatore, lo chiamavano. Il sognatore, Strange."

E tra quegli scritti antichi cerca l'oggetto delle sue fantasia: la città dimenticata.
Non fa che pensarci e chiedersi: quale evento inimmaginabile e terribile ha cancellato questo luogo mitico dalla memoria del mondo? 

I segreti della città leggendaria finiscono per diventare un'ossessione; il suo più grande desiderio è  vedere la misteriosa Pianto con i propri occhi, ma è consapevole di come questo sia un sogno destinato a restare irrealizzato. 

"Lazlo era un sognatore in un senso più profondo di quello che loro conoscevano. Vale a dire che lui aveva un sogno – un sogno guida e duraturo, talmente parte di lui da sembrare una seconda anima nella stessa pelle."

E intanto c'è chi, come il simpatico mastro Hyrrokkin, esorta il giovane e pallido bibliotecario ad alzare il capo e guardarsi attorno: e se invece di tenere sempre il naso tra i libri andasse fuori a cogliere mazzetti di fiori e a corteggiare fanciulle? Non ne trarrebbe giovamento?

"Hyrrokkin riassunse la sua lezioncina. «La vita non ti capiterà addosso, ragazzo», disse. «Sei tu che devi farla capitare. Ricorda: lo spirito diventa abulico quando trascuri le passioni»."

Ma Lazlo è così: solitario, di poche parole, con la testa fra le nuvole, sempre a pensare a Pianto, esperto in miti e leggende e fiabe..., tutte caratteristiche che suscitano il riso e le bonarie prese in giro da parte di chi lo vede come un topo da biblioteca senza altri interessi e privo di vitalità.

Ed effettivamente lui è diverso da tutti: non ritiene la magia una sciocchezza, non pensa che le fiabe siano solo per bambini. "Lui sapeva che la magia era reale perché lo aveva sentito quando dalla sua mente era stato rubato il nome della Città Invisibile".

C'è in particolare una persona che non lo sopporta, perché lo ritiene un orfano privo di valore alcuno, che mai riuscirà a compiere imprese eroiche nella vita: un giovanotto figlio di un uomo in vista, il cosiddetto "figlioccio d'oro", Thyon Nero, tanto bello quanto arrogante e altezzoso: egli tratta Strange con sufficienza, eppure, nonostante la sua maleducazione, Lazlo lo rispetta e, addirittura, dà un aiuto importantissimo a Thyon (che a Zosma svolge un ruolo da alchimista) che gli svolterà la vita, ricevendone, però, solo ingratitudine e disprezzo.

Ma la storia è destinata a prendere strade inimmaginabili e a sorprendere tanto i puri di cuore come Lazlo, quanto i presuntuosi come Thyon.

Un giorno, un eroe straniero, chiamato il Massacratore degli Dèi e la sua delegazione di guerrieri (i Tizerkane), provenienti dalla città invisibile, si presentano alla biblioteca: per Strange il Sognatore si delinea l'opportunità di vivere un'avventura dalle premesse straordinarie.

Il Massacratore si chiama Eril-Fane e si è guadagnato questo terribile soprannome perché anni prima ha compiuto un'impresa incredibile, che è valsa la salvezza alla gente di Pianto: ha compiuto un massacro, appunto, uccidendo gli dèi (i Mesarthim) che, fino a poco prima, avevano vessato e fatto del male agli umani della città.

Lui è diventato un eroe per la sua gente e adesso chiede aiuto agli abitanti di Zosma perché collaborino a liberare la città perduta dagli spettri del passato e a farla ritornare ciò che era.

Eril-Fane desidera assoldare uomini e donne con capacità specifiche, pratiche e utili e Lazlo sa che un semplice sognatore, appassionato di libri e fiabe, potrebbe non sembrare di grande aiuto, eppure il ragazzo si fa avanti e chiede di potersi unire alla spedizione: finalmente, i misteri di Pianto, che erano stati "la musica del suo sangue da quando ne aveva memoria", potevano diventare realtà!

Con sommo stupore di tutti - Strange compreso - e sotto lo sguardo accigliato di Nero, il Liberatore di Pianto lo accoglie volentieri e il giovanotto, durante il viaggio, si fa apprezzare per la sua spiccata intelligenza, la cultura, le tante informazioni su Pianto, la grande abilità di cantastorie, la sua piacevole ironia, insomma si fa voler bene; dal canto suo, il ragazzo matura e diventa più uomo, nel corpo e nello spirito, lasciando dietro sé la vaghezza sognante di prima per fare spazio ad una intensità da cercatore.

Lazlo lo aveva sempre saputo: è il sogno a scegliere il sognatore, non il contrario; il sogno di Pianto è venuto a cercarlo e lui si è lasciato trovare.

E sarà ancora il sogno a cambiare la sua vita, a donargli la bellezza di un sentimento genuino mai provato prima, che darà nuova linfa alla sua esistenza.

Questo sogno ha inizialmente le sembianze di tante falene, e non è un caso.

Le falene sono una sorta di "estensione" della volontà e del dono di una ragazza (di nome Sarai) molto speciale che vive in una fortezza, posta più su di Pianto, e che dal giorno del Massacro si nasconde, assieme ad altri quattro amici e un nugolo di fantasmi, affinché nessuno sappia della loro esistenza.

I cinque ragazzi (un maschio e quattro femmine, tutti più o meno coetanei tranne una, Minya, che dimostra circa sei anni pur essendo più grande) sono dei sopravvissuti al famoso massacro e sanno bene che, qualora gli umani li scoprissero, per loro sarebbe la fine.

Perché? Chi sono essi? Perché la loro sola esistenza sarebbe un problema?

La narrazione si divide in due filoni (che ovviamente si congiungeranno) e, parallelamente al viaggio di Lazlo verso Pianto, i lettori conoscono un gruppo di amici molto particolari (con solo le sembianze di esseri umani) che vive, appunto, vicino alla città, pur non facendone parte.

Non vi darò altri dettagli in merito e, anzi, con la trama mi fermo qui; aggiungo soltanto che i ricordi dolorosi di quel Massacro tormentano questi ragazzi, le cui vite sono state stravolte da allora, pur non avendo essi alcuna colpa, ma essendo solo i figli di chi si comportò in modo abietto con gli abitanti (umani) di Pianto; questi sopravvissuti.

Essi conducono una non vita, circoscritta alla fortezza, al chiuso, senza cielo. Possono soltanto sognare di essere diversi, di avere altre possibilità e altri modi di esistere.

Sarai, poi, avendo il dono di entrare nei sogni degli altri e di "crearli", trasformandoli anche in incubi, è l'unica che, a modo suo (e tramite le sue falene), può uscire dalla loro "prigione" e sbirciare nelle vite altrui.

Come anticipavo, sarà proprio insinuandosi nei sogni, che Sarai conoscerà Lazlo.
Questo singolare incontro travolgerà le loro esistenze e ogni certezza, e farà loro conoscere la potenza di un sentimento nuovo, sconvolgente e, soprattutto, impossibile da vivere totalmente e in libertà.

Per quanto mi riguarda, "Il Sognatore" è un "signor romanzo fantasy", scritto magistralmente, ricco di descrizioni vivide e particolareggiate di un mondo fantastico che il lettore riesce ad immaginare in ogni dettaglio, perdendosi nella magia di una narrazione che lascia gli occhi (dell'immaginazione) pieni di stupore e meraviglia.

Il fascino della superba penna di Laini Taylor mi aveva già avvinta nei primi due libri della Trilogia di Praga (La chimera di Praga, La città di sabbia; mi manca il terzo, Sogni di mostri e divinità) e questo romanzo non è che un'ulteriore e bella conferma: ha un modo di narrare affascinante, magnetico, vivo, e tali sono sia le ambientazioni fantastiche che i personaggi che intervengono, siano essi più simili a noi umani o appartenenti ad altri "mondi" (dèi, semidèi, mostri, fantasmi, ecc...); anche i mondi animale, naturale e minerale sono coinvolti in questa magia, assumendo caratteristiche speciali e straordinarie; va da sé che il linguaggio stesso sia consono alla dimensione fantastica e comprenda la creazione di un "vocabolario" inventato dall'autrice per indicare figure e creature fittizie (esempi: iji, spectral, faranji, Tizerkane, mesarzio...).

La Taylor non si limita a raccontare una storia, a tessere una trama articolata, complessa, ricca di avvenimenti, dinamiche e sorprese (che già mi paiono degli ottimi elementi) ma crea con sapienza e abilità narrative mondi paralleli (dalle caratteristiche fiabesche, che ricordano i fantasy classici, quelle storie dell'infanzia che iniziano con "C'era una volta") che accolgono personaggi particolari e originali, dei veri e propri microcosmi di sentimenti e passioni, come lo sono Lazlo e Sarai, alle cui vicende e ai cui cuori ci affezioniamo, perché essi - pur avendo connotazioni ultraterrene - hanno dei sentimenti umani, soffrono, piangono, si struggono per amore, sognano un futuro ricco di serenità, di vita, di speranza, senza odio, rancore, vendetta, sopraffazioni.

Le scene d'amore sono descritte con estrema delicatezza, attraverso immagini fortemente evocative, e non potrebbe essere diversamente visto che esse si svolgono sempre all'interno della dimensione onirica: il Sognatore ama la sua bella nel sogno, quello è l'unico spazio-tempo che permette loro di vivere questo amore, e la forza del sentimento, con la gioia che l'accompagna, si manifesta in maniera visibile, dando vita a uno sfondo pieno di stelle, luce, natura rigogliosa, dove ogni cosa esprime felicità e bellezza.

Il sogno diventa il posto in cui è possibile immaginare una dimensione in cui Pianto non è più sinonimo di malinconia e dolore, dove non c'è posto per le lacrime, né per la cattiveria o l'invidia o la brutalità; dove un ragazzo con la testa fra le nuvole e il naso tra pagine di carta e inchiostro incontra una dea dalla pelle blu, i capelli e le ciglia color cannella e le labbra rosso ciliegia, e con lei vive un amore puro e autentico, tale da far impallidire il sole, la luna e le stelle.

Ce la farà questo sentimento a vincere su tutto ciò che rema contro la loro felicità?

Mi auguro di avervi trasmesso il mio entusiasmo per questo romanzo, che rapisce per stile, trama, personaggi, ambientazione..., insomma per tutto.
Inizialmente il ritmo  è un po' lento ma poi, vi assicuro, prende forza e slancio e sarà un piacere perdersi nella lettura.
Il finale è, ovviamente, apertissimo e lascia con una gran voglia di proseguire con il secondo volume, La Musa degli Incubi, che conto di leggere presto.

Consigliatissimo agli amanti del genere!


ALCUNE CITAZIONI

"Proibisci qualcosa a un uomo e lui la desidererà come se fosse la salvezza della sua anima, ancora di più poi se è la fonte di incomparabili ricchezze."

"da quando l'impossibilità impedisce a un sognatore di sognare?"

«Un uomo dovrebbe avere le zampe di gallina per aver scrutato troppo l'orizzonte», aveva detto il vecchio bibliotecario, «non soltanto per aver letto con poca luce».

"Perché che cos’era una persona se non la somma di tutti i frammenti della propria memoria ed esperienza: una serie finita di elementi, con un’infinita varietà di espressioni."

"solo perché il passato è fatto di sangue, non deve per forza esserlo anche il futuro."

"L'amore che fa germogliare l'anima come la primavera e che la fa maturare come l'estate. L'amore come esiste raramente nella realtà, come se un mastro alchimista lo avesse preso e distillato di tutte le impurità, di ogni meschino disincanto, di ogni pensiero immeritevole, trasformandolo in un perfetto elisir, dolce, profondo e divorante. "

"Essere cercata e trovata. Appartenere a una reciproca certezza. Svegliarsi stringendo altre mani. Allungare un braccio e trovare. Essere cercata e trovata. Appartenere a una reciproca certezza. Svegliarsi stringendo altre mani."



martedì 9 maggio 2023

[ ANTEPRIMA ] TANNER - Phoenix Series #6 - di Simona Diodovich - dal 15 maggio



Buon pomeriggio, lettori!
Oggi vi segnalo l'uscita del sesto libro della serie romantic suspense/military romance Phoenix Series, così composta:
 
1. Looger.  
2. Ezra.  
3. Angus.  
4. Murphy.  
5. Emmett.  
6. Tanner


TANNER
Phoenix Series #6
di Simona Diodovich


 Self Publishing
170 pp
Ebook: 0,99 (prezzo lancio)
PRE-ORDER DAL 9 MAGGIO
Data pubblicazione: 15 maggio

Trama

Eve Wright arriva nella Hudson Valley inseguendo dei criminali che hanno ucciso la sua amica Olimpia. Crede di esser in gamba e di averli scovati perché è brava con i computer, ma non si accorge di essere più che altro la preda e non il segugio.

“Sono capitata qui per caso e per una serie di coincidenze, questo gigante buono mi ha aiutato e non posso fare a meno del suo appoggio e di quello dei suoi tre cani, a quanto sembra. Quanto ci vuole prima che mi affezioni?”

Tanner Moore è l’addestratore di cani dei seal. Con Cairo, si è rifugiato in un posto dove pensa di essere al sicuro, vicino a un suo amico di vecchia data e un ex navy seal. La sua vita è fin troppo semplice. Addestra i suoi cani, è il buttafuori di un locale, solo per ricordarsi com’era la sua vecchia vita. E si annoia. Nessuno andava a pensare che incontrare quella donna avrebbe ribaltato tutto.

“Sono Tanner Moore, appena l’ho vista ho pensato che portasse guai, ma non ho calcolato che, nel frattempo, mi avrebbe riportato alla vita.”

Sette giorni, una banda di criminali, un killer alle calcagna, una donna bellissima e sensuale, tre cani addestrati e lui, colui che chiamano il gigante buono, che si confonde nella notte e che sa uccidere a mani nude.

Bentornati tra i Phoenix. 


Curiosità

I team six lavorano in sei.
Uno deve per forza essere un addestratore di cani. Il cane fiuta le bombe e salva la sua squadra, il più delle volte. 
Quindi, all’appello mancava proprio lui, l’addestratore. Un gigante di colore di due metri dalle movenze lente e all’apparenza molto pacifico. Ma Tanner non è così, cova rabbia, ed è letale, come ogni seal.

Questo è l’ultimo libro che presenta i sei seal nascosti nel mondo. Dal prossimo, scopriremo qualcosa in più sul prima e dopo…


L'autrice.
Simona Diodovich nasce a Milano il 17 Aprile 1969, studia come grafica pubblicitaria diventando poi illustratrice a Canale 5 disegnando cover di cd e dvd per A. Valeri Manera. Ha esperienza lavorativa nell’editoria. È grafica pubblicitaria, illustratrice, fumettista, autrice di libri di differenti target,  copywriter, editor, sceneggiatrice di fumetti e colorista. 
Ha lavorato con Arnoldo Mondadori per il Tv sorrisi e Canzoni, con le cover dei cd dello zecchino d’oro, per la Medusa Video le cover delle videocassette di Lupin III, con la LysoForm per un giornalino per i bambini sull’igiene, oltre le varie case editrici italiane. Prosegue la carriera come fumettista disegnando il dottor sorriso per conto della Fondazione Garavaglia, che si ispira alla fondazione americana di Patch Adams. Per beneficenza, insieme a scrittori, poeti e cantanti, ha creato un pezzo per sensibilizzare la gente al problema SLA. Quel testo è poi stato doppiato dalla bellissima voce di Guido Ruberto e la fotografia è di Roberto Besana (https://youtu.be/zdl455jDijM).

Ha scritto libri appartenenti a diversi generi: romance (sportivo, suspense, erotico, chick lit), fantasy new-adult, racconti horror-fantasy, libri per bambini (9-12 anni), epic-fantasy.
Tutti i libri hanno la copertina disegnata da lei.


Contatti

https://www.facebook.com/DiodovichSimona/
https://www.instagram.com/simonadiodovich/
https://www.goodreads.com/author/show/7504702.Simona_Diodovich
https://www.amazon.it/Simona-Diodovich/e/B00J6WK4D6?ref_=dbs_p_ebk_r00_abau_000000



lunedì 8 maggio 2023

[[ RECENSIONE ]] SOLO DIO È INNOCENTE di Michele Navarra



Un onesto e integro avvocato romano vola in Sardegna per prendere le difese di un criminale che, oltre a non aver mai pagato per i propri misfatti, è accusato di aver ucciso a sangue freddo un adolescente, appartenente a una famiglia da sempre in rivalità con la propria. 
L'intricato caso darà modo, al penalista Gordiani, di riflettere sul rapporto tra legge e giustizia, su quanto come e se, applicando la prima, si possa arrivare al trionfo della seconda, e su come in certe losche vicende sia davvero difficile distinguere chi è davvero innocente da chi è colpevole senza ombra di dubbio.



SOLO DIO È INNOCENTE
(L'avvocato penalista Alessandro Gordiani, vol. 1)
di Michele Navarra



Fazi ed.
240 pp
Davide Rutzu ha soltanto diciannove anni e dentro il suo petto brucia il sacro fuoco della gioventù, convinta di essere invincibile, forte, desiderosa di ostentare sicumera e spavalderia anche quando converrebbe tener chiusa la bocca e, perché no?, abbassare il capo.

Davide sa distinguere tra gli amici e i nemici e, tra questi, sa quanto siano odiati, in particolare, i Serra, una famiglia di criminali che ha ammazzato, tempo addietro, lo zio paterno Efisio; anche se nessuno ha mai pagato per quel delitto, i Rutzu sanno che sicuramente è stato Mario Serra, che se ne va in giro per Fonni (Sardegna, tra le alture della Barbagia) con la sua aria strafottente, consapevole di averla fatta franca e di aver rimandato, ancora una volta, l'ora di finire in carcere a pagare per le malefatte commesse.

Ma certe colpe non possono essere lavate che col sangue e la vendetta dei Rutzu non si era fatta attendere: Gianni, fratello di Mario, è stato a sua volta ucciso, per vendetta.

Quale sarà - se ci sarà - la reazione dei Serra? Vendicheranno l'assassinio del loro congiunto?

È un "botta e risposta" sporco di sangue, che gronda rabbia, desiderio di vendetta, in osservanza dell'antico e noto codice barbaricino "secondo cui sangue lava sangue": al pari di un ordinamento giuridico non scritto, composto da regole tramandate di padre in figlio, in nome di concetti di balentia e onore esso consente la vendetta per un torto subito; possono passare anche anni ma il sangue versato non cade mai in prescrizione, come invece a volte capita nei tribunali della giustizia (italiana).

Ed è sulla base di questa brutta "tradizione", dove sangue chiama altro sangue e l'odio viene continuamente alimentato, che Davide si sente ribollire di rabbia ogni volta che vede Mario Serra; un giorno i due si ritrovano faccia a faccia nello stesso locale e Davide lo provoca, lo prende addirittura in giro per la sua zoppìa: è un vero e proprio affronto, e anche se Mario lì per lì non dà corda alle provocazioni di quel ragazzetto incosciente, dentro sente montargli una furia enorme.

Come si permette quello stupidello a sfidarlo in un luogo pubblico e davanti a non poca gente? 

Ovviamente, Mario sa chi è Davide, di chi è figlio e il giovanotto, una volta tornato a casa, diventa sempre più consapevole della grande sciocchezza commessa: come gli è venuto in mente di fare il gradasso con un criminale come Mario Serra, sapendo che da sempre vive di delitti e che finora è riuscito a sfuggire alla legge, proprio perché furbo e scaltro, oltre che spietato e senza morale?

Suo padre, Vittorio Rutzu, lo rimprovera aspramente e teme che quella sfida non verrà dimenticata, perché Mario Serra non è tipo da lasciar cadere un'offesa.

Non passa molto che in casa Rutzu ci scappa il morto: Gregorio, il fratello minore (15enne) di Davide, viene ammazzato all'interno del loro magazzino, con brutalità e a sangue freddo.
Alla polizia, Davide mormora, sconvolto e affranto, che un uomo incappucciato è emerso all'improvviso dal buio e ha sparato al fratello, colpendolo al petto. Non saprebbe riconoscerlo eppure, se non ricorda male, l'assassino zoppicava...

Come è facile supporre, i sospetti si volgono immediatamente sull'odiato nemico di sempre, Mario Serra.
Eppure, questi continua a urlare la propria innocenza.

Quando Alessandro Gordiani, penalista di Roma, riceve la chiamata dal cugino di Mario, Carlo Serra, questi gli chiede con insistenza (a dire il vero, è una sorta di preghiera mista a delle velate minacce) di prendere la difesa del cugino, attualmente in prigione in attesa del processo, perché egli è innocente; sicuro al 100%.

Alessandro è scettico: innocente, certo, come no! Non basta che un sospettato dichiari la propria innocenza perché lo sia realmente! L'avvocato lo sa molto bene ed è oltremodo scettico nei confronti dell'innocenza di Serra.
Ma Carlo non vuol sentire ragioni e lo esorta a incontrare Mario, a parlarci, a dargli una possibilità; e poi, è o non è un diritto, anche per il peggiore dei criminali, quello di vedersi garantita la miglior difesa possibile?

Alessandro sa benissimo che tutti hanno diritto ad essere difesi, anche se sono (molto probabilmente, e comunque fino a prova contraria) colpevoli, solo che lui è altresì cosciente di avere un "limite", una concezione molto soggettiva del proprio lavoro, che lo spinge a non accettare con leggerezza casi come questo, vale a dire un caso in cui un crudele assassino ha tolto la vita a un ragazzino per portare avanti una tradizione di crimini e vendette tra clan; un delinquente che, tra l'altro, finora è rimasto impunito!

È vero, lui è un avvocato penalista ma non è sicuro di riuscire a difendere a dovere una persona che ritiene colpevole, se non di questo, di altri delitti.

Ma le insistenze di Carlo lo convincono a fare un salto in carcere, tanto in Sardegna deve andarci lo stesso con la famiglia, per le vacanze.

Addentrandosi sempre più nell'omicidio del povero ragazzo, Alessandro si ritrova immerso in una sordida realtà criminale, in società antiquata e omertosa tra le cui fitte maglie vige il già citato codice barbaricino, in cui le colpe di alcuni cadono sui famigliari, in cui non c'è spazio per il perdono; ma soprattutto, Alessandro, nel confrontarsi con il suo assistito, comincerà a vederlo sotto un'ottica differente, a metter da parte i pregiudizi e a cercare di ordinare con coerenza e logica tutti i pezzi di quel complicatissimo puzzle in cui non ci si può permettere di dare per scontato alcunché.

E se davvero Mario Serra fosse innocente?
Può un delinquente come lui avere, a suo modo, un codice morale in base al quale i ragazzini non si toccano mai e in nessun caso?

È innegabile che i Serra e i Rutzu siano coinvolti inevitabilmente in un ingarbugliato gomitolo d'inimicizie e rancori, in un mix letale di vecchi risentimenti, torti commessi e subiti, di feroci vendette, e il tutto tramandato di generazione in generazione, senza scampo per i componenti di queste famiglie.
Lo stesso Vittorio Rutzu, ad esempio, è un uomo che non ha mai voluto rientrare nei loschi affari di famiglia, tenendosi lontano dalle armi e cercando di non alimentare quel fuoco di animosità e rivalità che non può che portarsi dietro morte e dolore. Mai si sarebbe aspettato che venissero coinvolti i suoi poveri figli.

Gordiani, supportato dagli amici e colleghi Patrizia, Filippo e Paolo, conduce le proprie indagini per cercare di capire se davvero Serra dica la verità, se l'alibi che dice di avere (ma che non vuole venga fuori in modo sfacciato per rispetto alla persona che potrebbe confermarlo...) sia reale, se ci possano essere altre persone, a Fonni, che ce l'hanno con Vittorio Rutzu e se, in tal caso, esse si sarebbero potute vendicare su di lui colpendo il figlio innocente.

Innocente.
Ma ci sono davvero degli innocenti, in questa storia nera, drammatica e opprimente come il caldo che fa in Sardegna in quel periodo?

Più vi si immerge con tutta l'onestà e la sete di verità che lo guidano da sempre nel proprio lavoro, più Alessandro capisce che non c'è una linea di demarcazione netta tra buoni e cattivi, che probabilmente non c'è nessun innocente da assolvere. Forse solo Dio è innocente, pensa l'avvocato. Forse.

In queste vicende altre persone vengono coinvolte e l'ombra del dubbio circa l'identità dell'assassino non coinvolge solo Serra; al di là di chi sia il colpevole, il lettore - come Alessandro - viene a contatto con dinamiche di violenza (anche domestica), di relazioni segrete (e che tali devono restare), di mariti traditi e furiosi, di mogli vittime di abusi e anche un po' di loro stesse, di ragazzi che si ritrovano in meccanismi troppo grandi da gestire, di genitori che provano a limitare i danni commessi dai figli.

Nessun vero innocente, quindi, ma solo tanti colpevoli, diverse versioni dei fatti e una verità che fatica ad emergere tra le nebbie delle bugie e dei depistaggi.

Alessandro osserva, riflette, valuta, sente una profonda amarezza, frutto della consapevolezza che applicare la legge correttamente non sempre si sposa con l'effettivo appagamento del senso di giustizia.

L'avvocato Gordiani è un bel personaggio e mi è piaciuto perché è onesto, crede nel valore e nello scopo della propria professione, è fondamentalmente un puro e questo caso, affrontato con tutta la serietà e l'ardore di cui è capace, lo portano a riflettere sui significati di parole come legge e giustizia e su quanto sia sempre più complesso calcare "quello sgangherato e traballante palco-osceno che era ormai diventata la sua professione".

Questo romanzo di Michele Navarra l'ho letto tutto d'un fiato perché è molto coinvolgente, ha uno stile fluido e un ritmo incalzante, una storia che parte in modo apparentemente semplice e scontato ma che in realtà riserva delle sorprese; noir e cupe sono le vicende umane relative ai personaggi coinvolti, tratteggiati in modo autentico e profondo, come lo è la Sardegna, nello specifico, il nuorese, in cui è collocata la vicenda; leggere e ironiche le interazioni che riguardano Alessandro e i suoi amici, avvincenti e vivaci le parti in pieno stile legal thriller,  relative a udienze e dibattimenti, in un continuo botta e risposta dal ritmo cinematografico che permette di sviscerare i fatti e poter finalmente approdare alla verità.

Se vi piace il genere, ve lo consiglio caldamente!


ALCUNE CITAZIONI

"La vendetta era lenta ad arrivare, doveva percorrere lunghe distanze e si muoveva sopra un carro trainato da buoi, quindi il più delle volte poteva impiegare molto tempo per raggiungere la sua destinazione finale. Ma arrivava sempre, puntuale e implacabile...".

"La vita era tutt'altro che perfetta. Spesso, troppo spesso, si rivelava essere ben peggiore del peggiore incubo, un arido e desolato inferno pieno di gente disperata, che vagava confusa lungo una strada senza uscita lastricata di dolore e sofferenza." 

giovedì 4 maggio 2023

MAGGIO - LETTURE IN CORSO, TO BE READ E SERIE TV


 In attesa della prossima recensione, eccomi con il mio post di inizio mese, in cui condivido le letture in corso e quelle in previsione a maggio, con un occhio anche alle serie tv che sto guardando.


READING CHALLENGE 

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A maggio gli obiettivi coinvolgono:

📖🧍‍♀️Grazia Deledda per la sezione CLASSICI: ho già scelto il libro, disponibile su Kindle Unlimited: LA CHIESA DELLA SOLITUDINE, la storia poetica e appassionata di una donna in procinto di dare l'addio al mondo;

📖🇮🇹CONTEMPORANEO ITALIANO: di Alessandro D'Avenia ho letto COSE CHE NESSUNO SA e mi piacque, ma vorrei leggere un altro autore per l'obiettivo;

📖🇲🇽 CONTEMPORANEO STRANIERO: Guadalupe Nettel, un'autrice messicana trapiantata a Barcellona; tra i suoi libri più apprezzati: La figlia unica, Bestiario sentimentaleIl corpo in cui sono nata.
Non escludo di virare su di lei, visto che son due mesi che opto per i classici.

❤️📖 Libro special (preferito dell'organizzatrice): PET SEMATARY del Re dell'horror: una famiglia si trasferisce in un bel quartiere, dove però c'è un cimitero degli animali. Non andrà a finire bene, regà. Ovviamente, eviterò questo romanzo come la peste 😱😄


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☝️SOLO DIO È INNOCENTE di Michele Navarro: ambientato tra Roma e Sardegna, il noir racconta una storia scandita da dinamiche familiari complesse, in cui le colpe dei padri, coinvolti in faide inestinguibili, inevitabilmente ricadono sui figli.

💭 IL SOGNATORE di Laini Taylor: in un mondo fantastico e allo stesso tempo perfettamente credibile, abitato da personaggi indimenticabili, il lettore è chiamato a seguire il sogno di Lazlo Strange, perdendosi con lui tra realtà e magia, amore e violenza, terrore e meraviglia.

📖👃L'ANNUSATRICE DI LIBRI di Desy Icardi: racconta dell'amore per i libri attraverso la storia di una lettrice con un dono molto speciale.


 
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🐑🐺 COME AGNELLI IN MEZZO AI LUPI di Diego Pitea: un'altra intrigata indagine per il criminologo Richard Dale (La stanza delle illusioni, L'ultimo rintocco);

👀🌃 GLI OCCHI DELLA NOTTE di Maria Visentin: un romanzo giallo molto sui generis, quasi privo di azione, ma in compenso pieno di riflessioni filosofiche e di citazioni letterarie, di digressioni di vario genere e descrizioni di persone e luoghi, Milano in particolare;

👾 SETH The Crimson Thrones di Laura Fiamenghi: il primo volume di una serie urban fantasy con elementi di paranormal romance e mitologia;

⚰️🗾 OMICIDIO FUORI STAGIONE di Arwin J. Seaman: un giallo classico, incredibilmente intrigante, con un'ambientazione nordica di fascino irresistibile scritto da un grande scrittore italiano sotto copertura.


SERIE TV IN CORSO

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Attualmente sto messa così:

Ho terminato le 4 stagioni di Virgin River e riconfermo il parere maturato nel corso delle puntate: è una serie molto piacevole da guardare, magari ha puntante (poche, però) un po' più lente e meno ricche di sorprese ma nel complesso l'ho guardata con interesse e lo sviluppo delle dinamiche lo trovo coinvolgente e ben pensato.

Il finale della 4^ stagione è ovviamente aperto e ci sono un po' di cosette da risolvere, tipo:

** SPOILER **

- risolto il problema dell'identità del padre del bimbo che aspetta Mel, adesso c'è da scoprire chi sia quello dei gemelli che aspetta Charmaine.
- Cassandra (ex-suocera) riuscirà a mettere i bastoni tra le ruote alla felicità di Mel e Jack?
- che ha in mente quella strega di Melissa??



Sto seguendo:

- MY NAME, drama coreano di una stagione con protagonista una ragazza orfana in cerca di vendetta.
Yoon Ji-woo è solo un'adolescente quando suo padre viene ucciso mentre è sulla soglia di casa sua e lei è quasi sul punto di aprirgli, ma non riesce perché suo padre sta bloccando la porta per proteggerla: qualcuno, infatti, è lì per lui e lo uccide subito dopo.
Lei sente tutto, da dietro la porta, e quando riesce ad aprirla, suo padre è già morto; la polizia non si muove granché per cercare l'assassino, anche perché il padre di Yoon Ji-woo era uno spacciatore e la sua brutta fine non è una gran sorpresa per nessuno.
Ma la ragazza non si rassegna e decide di vendicarsi e di mettersi sulle tracce dell'assassino da sé; per farlo, chiede aiuto ad un potente criminale, amico fraterno del padre, il quale la inserisce nella propria organizzazione criminale dopo averla addestrata a combattere.

Sempre quest'uomo le suggerisce di entrare in polizia  come infiltrata per scoprire di chi era la pistola da cui è partito il colpo che ha ucciso il papà, ma la donna si ritrova a doversi destreggiare tra la sua vera natura di criminale in incognito e la divisa che porta; ottiene di passare anche nella Narcotici ma incontrerà non poche rogne a motivo del rigoroso capo Cha Gi-ho e dell'onesto collega Jeon Pil-do, entrambi a caccia proprio del capo di Yoon Ji-woo, Choi Moo-jin.

È una serie bella movimentata, con molta azione, morti, pugni e calci, i delinquenti si buttano e la protagonista è un tipo tosto, che nulla ha da invidiare ai maschietti aggressivi, anzi.

Ultimamente sto in fissa coi coreani; se avete una serie da consigliare, fatevi sotto :-D


Ho iniziato ieri LES PAPILLONS NOIRS, una miniserie francese noir; Adrien, 40 anni, è uno scrittore tormentato che ha perso un po' l'ispirazione ed è in cerca di quella giusta; nel frattempo, scrive le biografie di illustri sconosciuti. 

Un giorno, un anziano lo ingaggia per raccontargli la propria vita e il suo grande amore, Solange; Adrien comincia a scrivere un romanzo su ciò che gli viene raccontando e ben presto diventa parte del passato dell'uomo (Albert Desiderio), che è un passato macchiato di sangue.

L'allora giovane coppia, infatti, ha vissuto per anni commettendo crimini e riuscendo a sfuggire alla polizia.

Ho visto le prime due puntate, quando l'avrò terminata, vi farò sapere ;-)


martedì 2 maggio 2023

** RECENSIONE ** LA RINNEGATA di Valeria Usala



In un piccolo paesino della Sardegna una donna vive ogni giorno seguendo unicamente il proprio modo di essere e di pensare, in piena libertà, senza curarsi dei pettegolezzi e della disapprovazione dei compaesani, che vedono il suo comportamento come altezzoso, sfacciato e provocatorio.
Come altre donne prima e dopo di lei, la protagonista va incontro al proprio destino a testa alta, fiera e determinata, sfidando ignoranza e prepotenza, e affidando alla memoria e a una terra piena di tradizioni e leggende, la propria storia: quella di una donna forte e coraggiosa.


LA RINNEGATA
di Valeria Usala


Ed. Garzanti
208 pp
16 euro
2021
Teresa è una giovane donna, una moglie e una madre, che vive di sacrifici, che non si risparmia nel portare avanti, assieme al marito Bruno Murru, la propria famiglia con dignità, lavorando onestamente e senza mai calpestare i piedi a nessuno.

I Murru vivono in un paesino della Sardegna (Lolai) e qui conducono i propri affari e la propria vita famigliare: il capo famiglia commercia il bestiame ed è spesso fuori casa, la moglie, oltre ad occuparsi della casa e dei bambini, gestisce un emporio e una taverna.
Gli affari vanno bene e, negli anni, la situazione economica di Bruno e Teresa è andata via via migliorando, tanto che la coppia ha raggiunto un tenore di vita agiato, anche se essi non ostentano alcuna ricchezza, mantengono un "basso profilo", non si vantano di alcunché e vivono modestamente.

A chi dà fastidio il benessere altrui?
Certo non a gente contenta di ciò che ha, che sta bene in casa propria, ma solo agli invidiosi, ai pettegoli, agli scansafatiche, a chi vorrebbe avere le tasche piene di danaro senza fare troppi sacrifici.

E purtroppo questo tipo di persone si trova ovunque e in ogni tempo, anche a Lolai.

I Murru vengono guardati di rado con ammirazione e più di frequente con malignità, ed in particolare ad essere oggetto di "gossip" è lei, Teresa: chissà com'è diventata ricca, la bella Teresina! A chi ha chiesto aiuto ed elargito favori!? E che tipo di favori, poi! Ma chi ci crede che davvero gli affari vadano loro bene grazie a bravura, risparmi, laboriosità...? 
Povero Bruno, chissà quante ne ha dovute sopportare a causa di quella mogliettina dal corpo provocante, con un bel faccino e quel modo di fare da regina!

Teresa sa che di lei, in paese, si parla e sparla; lo sa da anni, da quando rimase incinta prima del matrimonio e questo bastò a classificarla come una poco di buono; a nulla è servito metter su famiglia con il padre del bambino, darsi da fare insieme a lui per tirar su una casa, riempirla di beni materiali e no (hanno tre bambini, di cui uno molto piccolo), avviare attività...: nulla, la gente attorno non solo non ha smesso di spettegolare, ma ha incrementato le maldicenze, le occhiate maliziose, i mormorii.

Teresa vede come la guardano gli uomini, e c'è un gruppetto di essi che ogni giorno si apposta di fronte a casa Murru solo e unicamente per guardarla, per osservare ogni suo movimento, così da sapere i fatti suoi e, soprattutto, per riempirsi gli occhi della bellezza formosa di Teresa, facendo battute su di lei come se non fosse una donna maritata degna di rispetto, ma una ragazza da corteggiare, prendere in giro, provocare.

E le donne, poi! Gelose delle occhiatine concupiscenti dei propri mariti, invidiose della bellezza di Teresa e della ricchezza dei Murru, non fanno che sghignazzare, ridere, fare allusioni, parlare male di lei quotidianamente, inventando sciocchezze o modificando mezze verità, che poi passano di bocca in bocca diventando delle enormi calunnie.

E quanto dà fastidio a tutti - maschi e femmine - l'atteggiamento di Teresa, che risponde a tono o fa l'indifferente quando vuole, che lancia sguardi carichi di disprezzo, che continua la propria vita in tutta libertà, non lasciandosi intaccare da sciocchi pettegolezzi di quartiere.

"La scelta di Teresa di non aderire alle tradizioni, in un paese come Lolai, sembrava un’ennesima e presuntuosa sfrontatezza, ma lei era solita assecondare la propria natura agendo per necessità, piuttosto che per consuetudine."

E questo comportamento sicuro e caparbio viene letto come arroganza e mancanza di modestia da quelle "sante" donne che vanno a messa e sgranano rosari, e tra un'Ave Maria e un Gloria al Padre ci infilano sempre "Hai visto la bella Teresì...", "Hai saputo che il marito...".
Il fatto, poi, che di sovente Bruno manchi da casa non aiuta, in quanto in quei giorni tanto gli uomini quanto le donne si prendono confidenze che non dovrebbero (in nessun caso).

Si sa, senza un uomo accanto, una donna non è nulla
E non serve che Teresa non ci creda: ci credono i compaesani e tanto basta a etichettarla, lei che è stata cresciuta come un'orfanella in casa dei Collu (ricchi proprietari terrieri) e che s'è fatta le ossa da sola, con la propria intelligenza e indipendenza. 

I Collu l'hanno trattata bene, non l'è mai mancato nulla, checché ne dica la bruja del paese, Maria, che se ne va in giro come una matta che ha perso un po' la bussola.
Quello che non sa è che lei è legata a Maria in maniera profonda e l'autrice racconta al lettore una storia nella storia, dove è una giovanissima Maria ad essere protagonista della propria vita: ci racconta di quando era giovane, ingenua, con il cuore pieno di speranze per il futuro e desideroso di innamorarsi.
Ma s'innamorò dell'uomo sbagliato e questo ha fatto prendere alla sua esistenza un triste percorso...

Rinnegata, oggetto delle chiacchiere del medesimo paesino chiuso e indiscreto, costretta a portare da sola le conseguenze di azioni giudicate come peccati da espiare, Maria s'è vista costretta ad abbracciare un'esistenza di solitudine per sopravvivere, rinunciando (e rinnegando a sua volta e suo malgrado) agli affetti, ma, a differenza di lei, Teresa non cede: non fa del male a nessuno, vive la sua vita con il marito e i figli, dà lavoro e paga con regolarità Rita (la giovinetta che vive presso di lei, aiutandola in casa, in taverna e coi bambini) e può contare sul prezioso aiuto di Tore, un uomo buono, servizievole, con cui è cresciuta e che per lei è come un fratello.

Ma un giorno accade una disgrazia in famiglia e da quel momento tante cose cambiano, lasciando Teresa a difesa di tutto ciò che, con tenacia e sudore, lei e il marito hanno conquistato.

Non sarà facile ma la donna farà di tutto per dimostrare che può farcela, anche da sola. 
Che nulla può indurla a rinunciare a sé stessa e alla propria libertà.
Che una donna determinata non ha bisogno per forza di un uomo che la guidi in ogni passo.
Che nessuno ha il diritto di dirle ciò che meglio per lei e per i suoi bambini.
Che nessuno può metterla in gabbia perché in lei c'è un fuoco che arde e che la spinge a cercare sempre di essere l'esclusiva padrona della propria esistenza e delle proprie azioni.

Non sarà affatto facile e l'esito non è scontato, anzi, sin dal prologo l'autrice ci suggerisce che quella di Teresa non è una storia semplice né lieta, ma a maggior ragione va raccontata e ricordata.

"La rinnegata" è l'esordio letterario della scrittrice sarda Valeria Usala e, personalmente, mi ha convinta sotto vari aspetti, a cominciare dall'ambientazione scelta - questo paese collocato nella splendida Sardegna, con i suoi miti, le leggende antiche, le superstizioni - e dal fatto di calare un personaggio femminile così coriaceo e risoluto, uno spirito libero che non è disposto a svendere né sottomettere la propria natura per compiacere qualcuno, in un contesto chiuso, dalla mentalità ristretta e dalle orecchie e dalla bocca, invece, troppo larghe, sempre pronto a spettegolare, a sputare veleno e, purtroppo, anche ad architettare azioni deprecabili pur di fargliela pagare a quella donnetta presuntuosa che si crede di essere l'intoccabile regina di Lolai, quando in realtà è solo una peccatrice, una rinnegata.

È un romanzo che ho apprezzato anche per il linguaggio semplice, pulito e legato al contesto, per la scrittura che sa essere profonda e capace di dar voce ad una protagonista dal carattere deciso e ben definito, costretta a scontrarsi con nemici che le stanno troppo vicino, magari anche dentro casa.
Quella di Teresa è, quindi, una drammatica e amara storia di tradimenti, di ignoranza e contraddizioni, ma altresì di coraggio e rinuncia, di amore e speranza, di rinascita e perdono.
Consigliato!

"Siamo la vergogna di una colpa taciuta; 
la pazienza di chi attende parole nuove per chiedere 
perdono."

domenica 30 aprile 2023

APRILE, TRA LETTURE E ANIME FALSE

 

Buona domenica, lettori!

Come sono state le vostre letture di aprile?

Ecco le mie:


LETTURE DI CARTA:

1. MIMÌ L'ORTISTA INCONTRA GLI AMICI DEL SUOLO di M.Conci&M.Luise (4,5/5): libro per bambini a tema educazione ambientale, il primo di una serie e in questo primo appuntamento ci si occupa della terra. IDEALE PER SENSIBILIZZARE BAMBINI DI INFANZIA E PRIMARIA AL RISPETTO PER IL SUOLO.


LETTURE VIRTUALI

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2. LA MOGLIE IMPERFETTA di B.A. Paris (3.5/5): dimenticare sempre di frequente chiavi, luogo del parcheggio ecc... è già preoccupante; se a questo si aggiungono paranoie e allucinazioni, e beh, forse è la demenza che avanza! E se fosse qualcuno ad architettare i presunti episodi di smarrimento così da far impazzire la povera protagonista? ADATTO A CHI CERCA UN THRILLER SCORREVOLE SENZA ALTI LIVELLI DI SUSPENSE.

3. LA LUCE NATURALE di M.Archetti (4.5/5): una madre morente può diventare l'occasione per una sorella e due fratelli di ritrovarsi gli uni di fronte agli altri nel dolore... o per rinfacciarsi veleni e risentimenti. IDEALE PER CHI NON DISDEGNA DI SBIRCIARE DAL BUCO DELLA SERRATURA DI UNA FAMIGLIA CON NON POCHI PROBLEMI.

4. LO DICIAMO A LIDDY? di A. Fine (5/5): quattro sorelle unite, apparentemente "una per tutte e tutte per una" come i moschettieri e le sorelle March, ma in realtà i loro rapporti sono stati sporcati da segreti, tradimenti, indifferenza, desideri di vendetta. ADATTO A CHI CERCA ROMANZI BREVI MA COINVOLGENTI, CON PARTICOLARE ATTENZIONE AGLI ASPETTI EMOTIVI E PSICOLOGICI.

5. LA RINNEGATA di V. Usala (5/5): la drammatica storia di una donna bella e determinata, che, inserita in un contesto di paese piccolo "dove la gente mormora", pagherà care la propria bellezza e il proprio spirito di indipendenza. IDEALE PER CHI CERCA STORIE DI DONNE INDIMENTICABILI.


READING CHALLENGE 


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Avevo scritto che, tra gli obiettivi di aprile, mi sarei buttata su Yoshimoto, ed è vero in parte, nel senso che ho letto una cosuccia rientrante nell'abbonamento Kindle Unlimited, ma era troppo breve, non mi andava di inserirlo e allora ho optato per un altro autore.

Il racconto di Banana è LA LUCE CHE C'È DENTRO LE PERSONE (una brevissima storia di amicizia, delicatissima e struggente) e ve ne parlerò quando avrò letto qualcos'altro di suo, in quanto è davvero un raccontino piccolo piccolo e ci sarebbe poco da dire.

Circa la scelta, essa è ricaduta su Alexandre Dumas padre, una garanzia anche quando il romanzo in questione non è tra i più famosi e il linguaggio è arcaico.

6. PAULINE (o IL CONTE ASSASSINO) di A. Dumas (4/5): una fanciulla pura e ingenua sposa un conte scaltro e misterioso, che le farà vivere un vero inferno. ADATTO AGLI AMANTI DEI CLASSICI CON SFUMATURE GOTICHE.


Tra le letture di aprile più in alto in classifica, vi cito La rinnegata per il contrasto tra la protagonista (una donna tosta, volitiva, libera) e il contesto in cui vive, chiuso e trasudante pregiudizi e maldicenze, e Lo diciamo a Liddy? per la finezza psicologica.



CITAZIONE DEL MESE

"...crescere non significava smettere i panni di sé stessa per diventare un’altra, ma ritrovare la bambina che era stata e tenderle la mano, senza vergogna." (V. Usala, "La rinnegata")



SERIE TV

Vi avevo anticipato che stavo guardando ANIME FALSE, una miniserie turca (tratta dal romanzo IN FUGA della scrittrice Perihan Magden) avente come protagoniste una mamma e sua figlia, in giro per il mondo, che passano da un albergo all'altro, cambiando identità e cercando di passare inosservate senza riuscirci. 
Delle due donne non sappiamo il nome: la mamma la conosciamo sempre e solo come MADRE, mentre la figlia (di circa quattordici anni) viene chiamata BAMBI, come il noto personaggio della Disney,
Non è un caso, ovviamente, in quanto la favola del cerbiatto e della sua mamma attraversa tutta la serie, anzi è, in un certo senso, una rappresentazione del legame simbiotico (e morboso) tra le due protagoniste.

Ad ogni puntata, le vediamo in un hotel, che cercano di starsene per i fatti propri, limitando all'essenziale ogni rapporto con gli estranei, godendo giusto un po' delle comodità della vacanza; si intuisce da subito - e poi verrà spiegato nel corso della stagione - come la Madre abbia un passato doloroso, in cui spicca in particolare la figura materna: la Nonna era una donna anaffettiva, priva di alcun tipo di amore e cura verso la figlia, anzi era proprio spietata verso di lei.
La Madre non vuole ripetere con Bambi i medesimi e tristi errori fatti dalla propria con lei, ma rischia di eccedere nell'altro verso e di soffocare Bambi, di negarle un'esistenza normale, fatta di quelle esperienze e di quei rapporti interpersonali necessari per crescere in modo equilibrato.

Bambi non sa nulla del mondo esterno, che vive un po' con la curiosità e l'infantile entusiasmo di un'eterna turista, e un po' con la paura di possibili nemici (le tanto temute anime false) che minacciano la sicurezza sua e della mamma.
Del resto, se sua madre fugge di qua e di là, se non rivela mai i loro nomi a nessuno, se non dà confidenza ad anima viva, un motivo ci sarà. Da chi fugge?  Di cosa e di chi ha paura? Da chi vuol proteggere la sua bimba? 
Bimba è il nomignolo affettuoso con cui di frequente chiama la figlia, tra l'altro ostinandosi a vestirla come una collegiale un tantino eccentrica, cosa che fa scattare la domanda: ma se hai paura di essere notata, non sarebbe il caso di optare per un outfit meno... appariscente??

In ogni puntata accade qualcosa di "noir", per cui qualcuno paga il prezzo di essersi messo sulla strada della Madre, magari intralciandone disgraziatamente le vacanze da fuggitive, il che attira l'attenzione della polizia, che comincia a cercare mamma e figlia in lungo e in largo, ma arrivando puntualmente troppo tardi e limitandosi ad intervistare i testimoni (solitamente personale dei vari alberghi).

Man mano che si va verso la fine:

- ci si chiede diverse cose: Sì, ok, tutto sto fuggire...: ma da chi precisamente? E dove trovano i soldi per viaggiare da un luogo all'altro e da un hotel all'altro (mica la taverna o il B&B a due stelle, eh)?
- come si chiamano davvero mamma e figlia?
- sale la suspense per le sorti delle due, che si ritrovano alle calcagna sia la polizia che qualcun altro, emerso dritto dritto dall'oscuro passato della Madre, che sin da giovanissima ha preso decisioni drastiche pur di proteggere sé stessa e la piccola (è rimasta incinta quando era poco più che un'adolescente).

Finale, a mio avviso, sensato ma anche inevitabile e che va a "risolvere" il legame ossessivo e pieno di ansie della madre con la figlia, che dovrà pur crescere a imparare ad affrontare il mondo da sola, proprio come il cerbiatto della Disney.

Non so se ci sarà, ma mi piacerebbe seguire Anime false anche in una seconda stagione perché questa mi è piaciuta molto, l'ho trovata coinvolgente, avventurosa, ricca di mistero e tensione.


mercoledì 26 aprile 2023

[[ LIBRI A TEMA ]] I DESAPARECIDOS


I libri che vi propongo oggi convergono tutti attorno a una parola: desaparecidos.

Era il 1976 quando a Buenos Aires un consiglio di militari, composto dal generale Jorge Rafael Videla, dall’ammiraglio Emilio Eduardo Massera e dal brigadiere Orlando Ramón Agosti, (ri)prendeva in mano il potere, deponendo Isabel Perón, moglie dell’ex dittatore Juan Perón, il quale - pur avendo trionfato alle elezioni nel '73 -  fallì nel riportare l’ordine nel Paese nonché sul versante economico, lasciando l'Argentina in una profonda crisi.

Così, il 24 marzo 1976 un colpo di stato militare portò alla conquista del potere in Argentina, da parte di Videla che sospese la Costituzione e instaurò un regime di terrore.

Da quel momento iniziarono ad alternarsi al vertice diversi generali, che intrapresero il “Processo di Riorganizzazione Nazionale”, commettendo molti efferati delitti politici e portando il Paese all’isolamento internazionale.
Una  vera e propria “guerra sporca” portata avanti con metodi violenti nei confronti di chiunque si opponesse alle politiche governative e quindi fosse da considerare nemico del Paese; questa gente andò incontro a sequestri, violenze, torture: la maggior parte di loro veniva prelevata dalle proprie case di notte, sottoposte a torture, sevizie.
Si trattava di studenti, sindacalisti, lavoratori, uomini e donne e  furono più di 30mila a perdere la vita in circostanze "misteriose" e mai chiarite: i desaparecidos, oppositori, o presunti tali, arrestati o  fatti sparire nel nulla.

Il dittatore Videla restò al potere dal marzo 1976 al 1981, fu lui il principale responsabile del dramma dei desaparecidos, e del conseguente destino dei figli di queste persone, che spesso venivano loro sottratti per poi essere affidati a famiglie vicine alla giunta militare. 
A lui si devono anche i “voli della morte”, durante i quali i prigionieri venivano sedati e gettati in mare dagli aerei.
Non ci sono mai state esecuzioni ufficiali in quei terribili anni, erano tutte "operazioni" clandestine: niente morti, quindi ma soltanto persone scomparse. Desaparecidos, appunto.


Ecco alcuni libri per chi volesse leggere qualcosa sul tema.

 

Nessun amore più grande

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di Domenico Del Coco 
(Cavinato, 2016)

Buenos Aires, oggi. La vita tranquilla di una famiglia come tante viene stravolta dall'argomento della tesi scelto dal figlio Esteban: i desaparecidos.
Il ragazzo comincia a notare atteggiamenti e silenzi fino a quel momento trascurati e il lettore scoprirà  i segreti di questa famiglia e, soprattutto, i drammatici eventi che coinvolsero gli argentini ma anche il resto del mondo. Chi erano i desaparecidos? Cosa sono i voli della morte?






I vent'anni di Luz
di Elsa Osorio
(TEA, 2007)

L'Argentina degli anni Settanta è quella del periodo buio della dittatura militare. In un campo di prigionia vicino a Buenos Aires, Liliana, una studentessa comunista, dà alla luce una bambina, che - in seguito alla morte della madre, viene affidata a diverse persone. Una volta adulta e sposata, Luz ripercorre a ritroso la propria esistenza in un'intensa e frenetica indagine che la porterà a scoprire la sua vera identità. 



L' isola del silenzio. 
Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina
(Fandango, 2021)

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Il giornalista ricostruisce la storia del campo di concentramento in una delle isole del Río Tigre, chiamata El Silencio, in cui i detenuti sono vittime di un misterioso programma di "disintossicazione e rieducazione". 
Attraverso le agghiaccianti testimonianze dei sopravvissuti e dei parenti dei desaparecidos, Verbitsky ricostruisce la storia di questo terribile campo di prigionia, svelando retroscena inediti del rapporto che legò, negli anni della "guerra sporca", il regime militare e le gerarchie ecclesiastiche. L'inchiesta incrocia alcune delle figure più importanti del Vaticano di ieri e di oggi, dal nunzio apostolico Pio Laghi fino a papa Paolo VI, analizzando anche le azioni di Jorge Bergoglio.



 Piccoli combattenti
(Guanda, 2016)


Nell'Argentina degli anni Settanta, all'inizio della dittatura, i genitori - militanti montoneros - di due ragazzini (sorella e fratellino) sparirono all'improvviso. Rimasti a vivere con gli zii e le due nonne, i bambini imparano a vivere, aggrappandosi all'affetto che li lega e agli ideali in cui sono stati cresciuti, e scoprono insieme che tutte le storie hanno diritto a un lieto fine. 
Un romanzo che racconta la quotidianità ai tempi tragici della dittatura militare con la voce meravigliosa di una bambina, ingenua ma saggia, a volte perfino ironica, che sa trovare parole vere per restituire l'incredulità, l'amore, la paura e la compassione.



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Sotto il cielo di Buenos Aires
di Daniela Palumbo
(Mondadori, 2016)


Nel 1952 Ines lascia l'Italia per andare con la famiglia a Buenos Aires, ma insieme a nuove amicizie ed esperienze, conoscerà una dittatura sanguinaria, e impara una parola che la segnerà nel profondo: desaparecidos. Si può davvero sparire per sempre? La ricerca della verità fa il giro del mondo e arriva ai nostri giorni, toccando le vite di tante persone che condividono tutte un grande segreto e un unico destino da ricostruire. Un romanzo che affronta con forza, intensità e speranza una delle pagine più crudeli della Storia. Età di lettura: da 11 anni.





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lunedì 24 aprile 2023

♣️ RECENSIONE ♣️ LO DICIAMO A LIDDY? di Anne Fine


Quattro sorelle unite da un legame fortissimo, quasi simbiotico; ma basta l'ombra di un pettegolezzo (che potrebbe essere vero, chissà) ed ecco che l'euforia per l'imminente matrimonio di una di loro viene intaccata, creando una spaccatura dalla quale verranno fuori risentimenti, vendette, spietate indifferenze e un segreto atroce.


 LO DICIAMO A LIDDY? 
di Anne Fine



Adelphi
trad. O. Crosio
185 pp
Bridie, Heather, Liddy e Stella Palmer sono quattro sorelle legatissime tra loro; stanno sempre insieme, cucinano prelibati pranzetti l'una per l'altra, si tengono i figli reciprocamente, si prestano a vicenda libri, stufe e vestiti per occasioni speciali. 
Non fanno che trascorrere ore al telefono, ciarlando di cose serie e meno serie, confidandosi pettegolezzi, ansie e trionfi, accorrono se una di esse ha bisogno, venendo incontro ai bisogni e ai desideri di tutte e delle loro famiglie.
Una famiglia molto molto unita, che ha superato anche l'allontanamento che, non di rado, capita tra fratelli e sorelle dal momento in cui muoiono entrambi i genitori.

Fatta eccezione per Heather, le altre tre sono sposate e con figli; Liddy, però, ha un matrimonio naufragato alle spalle ma s'è ripresa benissimo grazie al suo nuovo amore, George.
George è l'uomo ideale, il patrigno comprensivo e amichevole, il nuovo cognato simpatico e alla mano.

Ma... su di lui c'è un'ombra, che sbuca direttamente dal passato: Stella confida, imbarazzata ed esitante (davvero o per finta?) a una sbigottita Bridie che su George girano delle voci sgradevoli; per carità, non è detto sia vero eh, ma la signora Moffat le ha detto che il fidanzato della loro amata Liddy in passato è stato accusato di qualcosa di molto grave, accuse che però non hanno portato a nulla "per insufficienza di prove".
E, a voler essere pignoli, prove insufficienti non è automaticamente sinonimo di innocenza, no?

Bridie non ha dubbi: lo diciamo a Liddy, no? Ovvio, non possiamo nasconderglielo!! È nostra sorella, è innamorata ed euforica, sta per sposare quest'uomo che, a quanto pare, dietro quella facciata di irreprensibilità, nasconde degli scheletri che non possono essere ignorati, tanto più che Liddy ha due ragazzini in casa, che trascorrono non poco tempo con George...!

Ma la determinazione di Bridie si scontra con i dubbi di Stella: lei non vuol dirglielo. Non ha intenzione di prendersi la responsabilità di portare scompiglio in famiglia, di mandare all'aria il matrimonio della sorella per una informazione che, in fondo, potrebbe essere un pettegolezzo!

"...se la felicità di Liddy è appesa a un pettegolezzo forse non vale un granché?"

Ma Bridie ne parla con Heather e, dopo aver mal digerito la notizia che Heather e Stella ne avevano parlato già da un paio di mesi, tenendola all'oscuro, convince le altre due a superare l'impasse e a vestirsi di sincerità e lealtà: se fossero al posto di Liddy, e stessero per legarsi in matrimonio a un uomo, non vorrebbero sapere tutto di lui, peccatucci compresi?

Stella e Heather sembrano accettare la posizione di Bridie: dopotutto chi più di lei è adeguata ad analizzare situazioni famigliari complesse e problematiche, essendo un'assistente sociale, abituata ad avere a che fare con casi umani belli pesanti?

Ed è così che, tramite una telefonata, Liddy viene informata del pettegolezzo che si bisbiglia sul suo George.

Liddy non la prende bene, manco un po'.
Si arrabbia con le sorelle guastafeste ed impiccione ma, in particolare, ce l'ha a morte con Bridie, indicandola quale la mente di tutto quel piano diabolico, frutto solo di una grande invidia da parte della sorella - da sempre abituata a ricoprire il ruolo della maestrina, della comandante, di quella più saggia tra loro - che vuol solo rovinarle la vita.

Insomma, tra Bridie e Liddy si crea una voragine, una lontananza che sembra incolmabile.
Da un giorno all'altro, tutto cambia tra le sorelle Palmer: Heather e Stella sono in imbarazzo, non sanno come comportarsi con le due sorelle ai ferri corti.
Se danno ragione a Liddy, Bridie si arrabbia; se sostengono Bridie, Liddy dà in escandescenza.

Ma non si può sempre pensare di essere la Svizzera della situazione e uscirne indenni: non con Bridie, almeno, che essendo una persona dalla personalità forte, dal carattere deciso, dai principi solidi, non sopporta l'atteggiamento omertoso delle sorelle, che ritiene delle grandissime vigliacche.

Non riesce a capire come sia possibile che Liddy se la sia presa solo con lei, e invece abbia con facilità "perdonato" Heather e Stella.
Perché questa disparità di trattamento? 
Liddy ha qualcosa contro Bridie, di cui quest'ultima non è a conoscenza?
Sembrerebbe di sì, visto il muro di crudele indifferenza e di silenzio alzato da Liddy, che continua bellamente la sua vita come prima, invitando le sorelle alleate e passando del tempo con loro, parlando delle solite cose e, in più, dell'organizzazione dell'imminente matrimonio.

Matrimonio al quale, ovviamente, Bridie non è intenzionata ad andare: perché dovrebbe, se lei e la futura sposa neppure si parlano??

Quella che è sempre stata una certezza nella sua vita - la famiglia -, adesso sta crollando e Bridie si sente emarginata ingiustamente e privata di tutto ciò che dava gioia alla sua vita e colore alle sue giornate.

"Ma a volte si sentiva improvvisamente mutilata. Non c’era un’altra parola per descrivere quello che provava. Il senso di privazione era fortissimo, quasi fisicamente insopportabile."

In tutta questa complicata situazione, ci sono i mariti, che guardano perplessi le scaramucce delle mogli; in particolare, il marito di Bridie - Dennis - lo vediamo barcamenarsi tra il cercare di dare supporto alla moglie e il suo non capire il perché di tutto questo teatrino, quando sarebbe bastato farsi i fatti propri e tutti sarebbero stati felici e contenti.

Ma Bridie non poteva far finta di nulla e, al pettegolezzo su George, si è aggiunta il punto morto in cui adesso è finito il rapporto tra le quattro sorelle Palmer.

Che n'è stato del loro legame? È bastato un nonnulla, una cosa sussurrata da un orecchio all'altro, un fraintendimento..., uno scivolone, se vogliamo, per allontanarle?

Certo, Liddy, la "creatura effervescente, quell’affascinante miscela di piccole debolezze e grandi entusiasmi" che era la sua sorellina prossima al matrimonio col perfettino George, non può sopportare l'idea che qualcuno le rompa le uova nel paniere! E quindi che fa? Invece di ringraziare Bridie per la sua scomoda onestà, le dà addosso e, perfidamente, fa anche in modo da allontanarla da Stella e Heather?

Non parliamo di queste due poi: passi Heather, che è sempre stata superficiale, una donna pratica, scarsamente sentimentale ed affettuosa, ma Stella? Stella che fa tanto l'amica, la sensibile..., si è rivelata invece una strega, una serpe in seno, un'ipocrita! E chissà come gode della rottura tra tutte loro e Bridie!

Ma perché? Bridie si sta scervellando per capire cosa le sta sfuggendo e, grazie ai momenti di sfogo con i colleghi, riuscirà a mettere a fuoco ciò che le era sempre stato davanti ma che non aveva mai visto (o voluto vedere?).

E così, i segreti aumentano, coinvolgono anche lei e, soprattutto, mettono sempre più in luce una lunga serie di falsità, tradimenti, rancori, vendette, malignità, che fino a quel momento era stata debitamente nascosta sotto il tappeto, e che alla prima occasione è emersa, lasciando dietro rabbia, rivalsa, un sentimento molto simile all'odio, un desiderio di vendicarsi pauroso.

 «Non c’è niente di peggio delle famiglie unite (...) Quando scoppia una lite, non c’è nessun esterno che possa ridimensionare le cose. Il problema diventa abnorme e non si riesce a pensare ad altro».

Sarà possibile ricucire la lacerazione creatasi tra le quattro sorelle, tanto più dopo un susseguirsi di verità atroci svelate che, inevitabilmente, faranno precipitare un legame che pareva inossidabile?

Anna Fine è abilissima nel presentarci questa famiglia, nel raccontarci di relazioni famigliari fin troppo strette, al limite del soffocamento (tant'è che inizialmente, quando si allontana dalle tre sorelle, Bridie sembra quasi godere del tempo che adesso ha a disposizione per sé stessa), per poi aprire gradualmente il velo e mostrarci come, dietro la facciata di solidarietà, accoglienza, aiuto, comprensione, dietro i cumuli di chiacchiere, oltre il fumo del barbecue, tra una tartina e un bicchiere di vino, c'è molto marcio: da tempo covavano ipocrisie, bugie, segreti, scorrettezze, insomma non era la famigliola unita e felice che sembrava, dall'esterno ma anche dall'interno.

C'è una sottilissima perfidia che serpeggia lungo tutta la narrazione, che a tratti sembra quasi divertente ma che, in realtà, fa riflettere sulla complessità dei rapporti interpersonali, su come l'essere umano sia capace di fingere per mesi e anni, elargendo sorrisi quando invece si pensano "le peggio cose", passare tanto tempo insieme fingendo che a regnare siano pace e armonia ma dentro,in fondo al cuore, si sono annidati semi di discordia.

La famiglia è un microcosmo che solitamente associamo a sensazioni belle, di sicurezza, rifugio, solidarietà..., ma - proprio in quanto capace di custodire tanto amore - è altresì capace di fare altrettanto posto all'odio.   

Lo spettatore segue lo svolgersi degli eventi attraverso una narrazione essenzialmente dialogica, vivacissima, trascinante, che lo fa sentire spettatore di questa commedia famigliare che, per quanto sia leggera vivace nei toni e nel ritmo, lascia un sapore amaro, dovuto all'alta dose di veleno presente nel legame tra sorelle.

I personaggi sono tratteggiati psicologicamente con grande maestria, anche se su tutti spicca Bridie, perché il punto di vista narrativo è affidato a lei.

La vediamo ragionare, arrovellarsi il cervello nel cercare un senso logico alle ripicche delle sorelle, divisa tra il cuore (che le suggerisce di mettere da parte l'orgoglio) e la ragione (che le suggerisce di non cedere perché è lei ad essere dalla parte della verità); Bridie sente che qualcosa dentro si è spezzato, che ha perso una parte importante della sua vita ed è stupita da quanto poco c'è voluto.

La vediamo anche cambiare, prendere consapevolezza che nessun affetto, alla fine, è indispensabile, che può star bene anche da sola, con marito e figli. Eppure..., un malessere dentro continua a serpeggiarle, a tormentarla, insinuando dubbi e timori, fino a foraggiare le sue emozioni negative, alimentando rancori e odio, col rischio di esserne surclassata e schiacciata.

Questo romanzo è stata una bella scoperta, l'ho divorato, ha tutti i requisiti per tenere avvinto il lettore che desidera lasciarsi coinvolgere da beghe famigliari, dalla spietata tensione emotiva che ne segue e che attraversa in modo vivido e forte tutta la narrazione, crescendo man mano, dal fiume di sentimenti negativi che mettono sotto assedio quattro donne, che ne diventano vittime.

È un libro di fine anni '90 ma tanto attuale e mi è piaciuto molto, anche per lo stile molto contemporaneo dell'autrice e per il suo scavare nell'intimo dei suoi personaggi con sconcertante schiettezza.

Curiosità sulla scrittrice: Anne Fine è autrice di numerosi libri per bambini/ragazzi (compreso, ad es., "Madame Doubtfire", da cui è stato tratto il celebre film).


ALCUNE CITAZIONI 

"Famiglia piccola o numerosa, chiusa o allargata, questo non aveva importanza, ma la forza degli affetti sì, moltissima. E gli affetti non erano ragnatele, ma funi robuste e durevoli, a cui potevi aggrapparti per andare avanti."

"Quanta parte della sua vita, della sua personalità, era stata assorbita dagli altri? La sua famiglia era stata come un gigantesco albero dai rami che arrivavano raso terra, alla cui ombra non poteva germogliare nient’altro. Ma ora, al sole, era tutto diverso."

"...per spegnere la sete di vendetta possiamo arrivare a qualunque cosa. Sapeva che per ottenere soddisfazione possiamo buttare al vento tutto – verità, coscienza, gentilezza d’animo... tutto. Accecati dal livore, tessiamo le rivincite più machiavelliche. Ma dovremmo sentirci in colpa per questo?"




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