LO DICIAMO A LIDDY? di Anne Fine
Adelphi trad. O. Crosio 185 pp |
"...se la felicità di Liddy è appesa a un pettegolezzo forse non vale un granché?"
"Ma a volte si sentiva improvvisamente mutilata. Non c’era un’altra parola per descrivere quello che provava. Il senso di privazione era fortissimo, quasi fisicamente insopportabile."
E così, i segreti aumentano, coinvolgono anche lei e, soprattutto, mettono sempre più in luce una lunga serie di falsità, tradimenti, rancori, vendette, malignità, che fino a quel momento era stata debitamente nascosta sotto il tappeto, e che alla prima occasione è emersa, lasciando dietro rabbia, rivalsa, un sentimento molto simile all'odio, un desiderio di vendicarsi pauroso.
«Non c’è niente di peggio delle famiglie unite (...) Quando scoppia una lite, non c’è nessun esterno che possa ridimensionare le cose. Il problema diventa abnorme e non si riesce a pensare ad altro».
Lo spettatore segue lo svolgersi degli eventi attraverso una narrazione essenzialmente dialogica, vivacissima, trascinante, che lo fa sentire spettatore di questa commedia famigliare che, per quanto sia leggera vivace nei toni e nel ritmo, lascia un sapore amaro, dovuto all'alta dose di veleno presente nel legame tra sorelle.
I personaggi sono tratteggiati psicologicamente con grande maestria, anche se su tutti spicca Bridie, perché il punto di vista narrativo è affidato a lei.
La vediamo ragionare, arrovellarsi il cervello nel cercare un senso logico alle ripicche delle sorelle, divisa tra il cuore (che le suggerisce di mettere da parte l'orgoglio) e la ragione (che le suggerisce di non cedere perché è lei ad essere dalla parte della verità); Bridie sente che qualcosa dentro si è spezzato, che ha perso una parte importante della sua vita ed è stupita da quanto poco c'è voluto.
La vediamo anche cambiare, prendere consapevolezza che nessun affetto, alla fine, è indispensabile, che può star bene anche da sola, con marito e figli. Eppure..., un malessere dentro continua a serpeggiarle, a tormentarla, insinuando dubbi e timori, fino a foraggiare le sue emozioni negative, alimentando rancori e odio, col rischio di esserne surclassata e schiacciata.
Questo romanzo è stata una bella scoperta, l'ho divorato, ha tutti i requisiti per tenere avvinto il lettore che desidera lasciarsi coinvolgere da beghe famigliari, dalla spietata tensione emotiva che ne segue e che attraversa in modo vivido e forte tutta la narrazione, crescendo man mano, dal fiume di sentimenti negativi che mettono sotto assedio quattro donne, che ne diventano vittime.
È un libro di fine anni '90 ma tanto attuale e mi è piaciuto molto, anche per lo stile molto contemporaneo dell'autrice e per il suo scavare nell'intimo dei suoi personaggi con sconcertante schiettezza.
Curiosità sulla scrittrice: Anne Fine è autrice di numerosi libri per bambini/ragazzi (compreso, ad es., "Madame Doubtfire", da cui è stato tratto il celebre film).
"Famiglia piccola o numerosa, chiusa o allargata, questo non aveva importanza, ma la forza degli affetti sì, moltissima. E gli affetti non erano ragnatele, ma funi robuste e durevoli, a cui potevi aggrapparti per andare avanti."
"Quanta parte della sua vita, della sua personalità, era stata assorbita dagli altri? La sua famiglia era stata come un gigantesco albero dai rami che arrivavano raso terra, alla cui ombra non poteva germogliare nient’altro. Ma ora, al sole, era tutto diverso."
"...per spegnere la sete di vendetta possiamo arrivare a qualunque cosa. Sapeva che per ottenere soddisfazione possiamo buttare al vento tutto – verità, coscienza, gentilezza d’animo... tutto. Accecati dal livore, tessiamo le rivincite più machiavelliche. Ma dovremmo sentirci in colpa per questo?"
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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz