domenica 12 gennaio 2025

NON AVRAI ALTRA DONNA ALL'INFUORI DI ME di Antonio Chirico [ RECENSIONE ]



Un giallo storico che rende conto, in modo molto dettagliato, di un caso giudiziario basato su fatti realmente accaduti, avvenuti negli anni Venti del secolo scorso in Puglia e che vedono contrapposte due differenti verità su ciò che è accaduto in una sera di primavera, quando fu ucciso un giovane uomo, colpevole di aver sedotto e abbandonato una povera fanciulla.


NON AVRAI ALTRA DONNA ALL'INFUORI DI ME 
di Antonio Chirico 

Readaction
347 pp
"A che serve la verità? Assicurare i colpevoli alla giustizia fa forse resuscitare i morti? Certo che no. E colpevoli sono solo coloro la cui mano abbia premuto il grilletto? Ci sono invero responsabilità che nessun codice mai sanzionerà e in nessuna galera si potranno scontare. Sono le colpe dell’ambiente circostante, della cultura imperante, della famiglia di appartenenza, le colpe della stessa vittima del reato."

Nella serata dell'11 aprile 1923 un medico di quarant'anni sta uscendo dalla farmacia D’Andria quando viene freddato per strada da tre colpi di pistola.
Soccorso immediatamente, prima di esalare l'ultimo respiro riesce a mormorare alcune frasi e a ripetere più volte: «I miei cugini mi hanno ucciso.» 

Non passa molto che si procede subito all'arresto della prima sospettata: Maria Caramia, che si trovava non lontano dal luogo del delitto e indossava abiti maschili.

Ma a sconfessare la sua colpevolezza ci pensa la sorella della stessa, Costanzina Caramia, che si dichiara colpevole di aver sparato al medico Pietro Caramia.

La donna viene quindi arrestata e accusata di omicidio volontario, da lei stessa confessato.

Caso risolto? Nulla di più semplice quando c'è un reo confesso, giusto?

Quello che, a prima vista, potrebbe sembrare un caso di omicidio "facile" da risolvere, in realtà si rivelerà un vero e proprio ginepraio che terrà impegnato per diverso tempo il giudice istruttore a capo delle indagini e tutto il commissariato coinvolto.

E soprattutto, vedrà impegnati i cittadini di Torre Santa Susanna che, come fedeli in una processione, si susseguiranno giorno per giorno, settimana dopo settimana, alla scrivania del giudice Francesco Giove, che ascolterà con molta attenzione ogni testimonianza, farà accomodare ogni persona che gli si presenterà davanti, desiderosa di dare il proprio contributo alla giustizia, e avrà la pazienza di lasciarle parlare (in alcuni casi "sproloquiare") anche quando non tutte le testimonianze si riveleranno realmente utili.

Il presente giallo storico di Antonio Chirico procede di deposizione in deposizione, in un alternarsi di uomini e donne di qualunque età e grado di istruzione, che si susseguono  nel raccontare, con maggiore o minore sollecitudine,  il proprio punto di vista, la propria conoscenza dei fatti e delle persone che ruotano attorno all'omicidio di Pietro Caramia.


Vengono ascoltati tutti: le persone sospettate di aver commesso l'omicidio (c'è la possibilità che la rea confessa potrebbe aver mentito) o di essere complici, i testimoni oculari - coloro che hanno visto i sospettati allontanarsi dalla farmacia, chi ha soccorso la vittima... -, tutti i vari e numerosi parenti di Pietro e Costanzina, che tra l'altro erano cugini.

La parentela, però, non ha impedito ai due di avere una relazione amorosa clandestina, dalla quale è nato un figlio; ovviamente, Costanza sostiene di essere stata sedotta e abbandonata, di essere stata circuita dal cugino - di diversi anni maggiore di lei e con molta più esperienza -, il quale ha approfittato della sua innocenza e ingenuità per poi stufarsene e gettarla via come una scarpa vecchia.

Di fronte a tutta la sofferenza causata all'ex-amante, l'uomo non si è mai impietosito ma ha sempre trattato con disprezzo e cattiveria la povera ragazza disonorata...

Che siano convocati dagli inquirenti o che si rechino spontaneamente in commissariato, coloro che testimoniano si dividono sostanzialmente in due categorie: chi parteggia per la vittima e chi invece "difende" l'assassina nel senso di vedere in lei la vera vittima, colei che nel corso degli anni ha sofferto, ha vissuto nella vergogna e nella solitudine, macerandosi nel dolore, nel rancore e in desideri di vendetta che evidentemente l'hanno portata a fare quello che ha fatto.

"Era in corso una guerra aperta tra gli zii e i nipoti maschi e ciascuna parte si stava muovendo sul campo con testimoni chi più, chi meno, falsi, per far prevalere la propria verità. 
Ma qual era la verità obiettiva? Quella dei testi “vicini” agli zii o quella degli informatori schierati dai fratelli di Costanza e a larghe maniche arruolati tra gli iscritti al fascio locale? 
Non era affatto facile comprenderlo. Sembrava che più si andava avanti nelle indagini, più la verità tendeva a nascondersi, e ciò che prima era chiaro diveniva incerto. 
La verità era una palude nelle cui acque torbide stavo lentamente affondando". 


Seguendo gli interrogatori e le riflessioni dei giudice istruttore - un uomo equilibrato, coscienzioso, che esercita la propria professione con serietà e convinzione - diviene sempre più chiaro come, anche in un caso in cui il colpevole del reato in oggetto è certo (seppur con qualche dubbio sorto in itinere), non è altrettanto automatico e semplice stabilire in modo inequivocabile la verità assoluta.

Pietro è stato ucciso a sangue freddo, è vero, e ciò è un dato acclarato e confermato dalla stessa rea confessa, Costanza, che però ha agito... in quale stato emotivo e mentale? 

La condotta scellerata (stando alle dichiarazione di Costanza e famiglia, non certo in base ai famigliari di Pietro) del dottore, e la conseguente frustrazione e infelicità della cugina, possono costituire un attenuante per l'assassina?

Siamo in un paesino del sud Italia in cui certi modi di pensare, di considerare i ruoli e i comportamenti degli uomini e delle donne, i pregiudizi, l'importanza data alle "chiacchiere di paese", alla conoscenza personale di Tizio e Caio, alle opinioni politiche (i fratelli di Costanza militano nel partito fascista), hanno il loro peso e tutti questi fattori sono importanti perché il giudice possa farsi un'idea complessiva del contesto umano e sociale in cui quel delitto ("d'onore"?) è maturato, come esso viene giudicato, condannato o addirittura "giustificato".

È un libro senza dubbio ben scritto, interessante e che, prendendo a pretesto un assassinio, ci offre un ritratto sfaccettato e realistico di una realtà di paese dei primi anni del '900; io l'ho apprezzato e credo che esso possa piacere in particolare a quanti sono appassionati di casi giudiziari a carattere storico; in queste pagine si può apprezzare la penna scrupolosa e accurata dell'autore, il quale di volta in volta adegua il linguaggio al livello culturale dei personaggi (tanti che accorrono a dire la loro sono persone semplici, umili, spesso analfabete, che si esprimono in dialetto stretto*), così che il lettore possa sentirsi immerso in quel luogo e in quegli anni, come se anch'egli fosse nell'ufficio del giudice a raccogliere deposizioni e a farsi una propria idea di ciò che ascolta.




* le parole/espressioni dal significato meno intuibile sono "tradotte" in italiano nelle note


venerdì 10 gennaio 2025

PRIMO SANGUE di Amèlie Nothomb [ mini-RECENSIONE ]

 

In questa breve e interessante biografia, la scrittrice belga racconta l'infanzia e la giovinezza di suo padre, il diplomatico Patrick Nothomb.



PRIMO SANGUE
di Amèlie Nothomb

Voland Ed.
trad. F. Di Lella
128 pp
Il nostro primo incontro con il  protagonista è decisamente drammatico per lui: ha 28 anni ed è davanti a un plotone d'esecuzione pronto a sparargli, scena che viene ripresa nelle ultime pagine del libro.

Tra i due momenti c'è una giovane esistenza che ci viene raccontata con eleganza, brio, simpatia, e così conosciamo il piccolo Patrick Nothomb, rampollo di una delle più influenti famiglie del Belgio. 

Conosciamo sua madre, rimasta troppo presto vedova, una figura tanto eterea e bellissima quanto distante affettivamente dall'unico figlio, che soffrirà sempre sia per la mancanza di un padre che per l'amore distaccato della mamma.

Fortunatamente ha accanto i nonnini materni, affettuosi e premurosi, e crescendo conoscerà anche il nonno paterno - severo poeta, orgoglioso del proprio nobile casato - e i numerosi figli di lui, alcuni dei quali coetanei dello stesso Patrick.

Immerso in una realtà famigliare a dir poco bizzarra, il piccolo Patrick si impegna giorno dopo giorno a diventare un giovanotto con carattere e con le idee chiare.

È un libro di poco più di 100 pagine ma vi assicuro che è piacevolissimo in quanto il ritratto che Amèlie ci dà della propria storia familiare sa intenerire e divertire.

In quanto figlia, la scrittrice ci parla di Patrick in modo vivido e dettagliato, dandoci l'opportunità di conoscere aneddoti curiosi e aspetti interessanti della personalità del diplomatico belga, il cui primo incarico l'ha visto impegnato in Congo, tra non poche difficoltà.

Non avevo mai letto nulla di questa scrittrice, di cui ho apprezzato molto la penna elegante e ricca di sfumature e di cui ho intenzione di leggere altro.


mercoledì 8 gennaio 2025

LA TORRE D'AVORIO di Paola Barbato [ RECENSIONE ]



Cinque donne dalle personalità opposte l'una all'altra e legate da un affetto sincero, nato tra le mura di una struttura psichiatrica e cementato dalla consapevolezza che ad unirle è una triste sorte comune, contrassegnata dalla follia, dall'isolamento, dall'essere incomprese agli occhi del mondo e da esso stigmatizzate, etichettate come pazze.
Cinque amiche di diversa età che si ritrovano insieme per un'ultima volta per supportare una di loro che è finita nei guai senza aver fatto nulla di male.


LA TORRE D'AVORIO 
di Paola Barbato


Neri Pozza
416 pp
Ottobre 2024
"per tanti anni mi sono detta che avevo bisogno della Torre
ma la Torre è dentro di me, nella mia testa
la Torre sono io".


Sono tredici anni che Mara Paladini vive isolata in uno stabile dimenticato da tutti a Milano, in un appartamentino essenziale in cui a farle compagnia sono solo cataste di pesanti scatoloni che rischiano di caderle addosso e seppellirla.
Ma a lei non importa, anzi, le sta benissimo così.

È la pena da scontare per i suoi peccati, per le sue colpe.
Per i suoi crimini.

Anni prima, infatti, la donna - il cui vero nome è Mariele Pirovano -
è stata arrestata, processata per il tentato omicidio del marito e dei due figli (Andrea e Clara) e condannata a scontare la pena in una struttura psichiatrico-giudiziaria (REMS), dov'è rimasta per otto anni.

Da cinque è una donna praticamente libera, che ha pagato il proprio debito con la giustizia e le è stato concesso il diritto di rifarsi una vita lontana da quella famiglia che lei stessa ha messo in pericolo.
Ora ha una nuova identità e un nuovo indirizzo, che in pochi conoscono.

Si è costruita la sua "torre d'avorio" in cui si sente al sicuro, a centinaia di chilometri dal proprio passato, impossibilitata a contattare l'ex-marito Luca e quei figli che non vede da tredici anni e che adesso sono diventati due giovani adulti.
La sua quotidianità la tiene lontana dal mondo esterno, Mara sta bene attenta a non uscire di casa (se non di notte o comunque senza attirare mai l'attenzione) e tutto ciò che le serve è rinchiuso con lei in quella casa procuratale dai servizi sociali, che è diventata la sua prigione personale in cui seppellire per sempre la "cattiva" Mariele. 

Mariele: la moglie e la mamma sciagurata, affetta dalla sindrome di Münchhausen per procura – una patologia che porta a far ammalare le persone che si amano per poi curarle e prendersi il merito della loro guarigione – e che ha rischiato di ammazzare i propri famigliari...

Secondo la giustizia e gli psichiatri, gli anni trascorsi alla Rems sono serviti a guarirla.
È davvero così?
Mara non sa se davvero sia guarita o no, fatto sta che è meglio non correre rischi e restarsene per i fatti propri.

Ma un giorno la sua esistenza solitaria e quieta viene scombussolata da un evento drammatico e improvviso.

Tutto ha inizio da una piccola macchia di umidità sul soffitto, che la costringe ad andare al piano di sopra per avvertire il vicino, un elegante industriale di nome Eugenio Pirozzi. 
Quello che dovrebbe essere uno sciocco inconveniente sarà invece l'inizio di un'avventura a dir poco "drammaticamente esilarante" che vedrà Mara fuggire per non soccombere davanti ad accuse che fin troppo velocemente si ritroverebbe a dover respingere, da innocente.

Infatti, la scena che le si presenta sotto gli occhi è quella di un uomo morto stecchito; ma non è mica morto per esser caduto dalle scale o per infarto, no! Sul suo corpo sono palesi e inequivocabili i segni di avvelenamento da una sostanza che Mara conosce molto, troppo bene, in quanto è lo stesso veleno con cui ella ha quasi ucciso le tre persone che amava di più.

Pur sapendo, oltre ogni ragionevole dubbio, di non aver ucciso lei questo Pirozzi, Mara sa anche che la presenza di quel maledetto veleno fa di lei la sospettata numero uno, anzi la sospettata perfetta.
Tredici anni prima è stata condannata per aver usato quella sostanza tossica sui suoi cari e, anche se ha scontato la propria condanna, chi crederebbe che quella morte nel palazzo - in cui è stata adoperata la stessa "arma" - non sia opera sua?
Nessuno sarebbe disposto a crederle; né Luca, né i loro figli, né l'assistente sociale che la segue, né la psichiatra che l'ha avuta in cura né tanto meno la polizia o l'opinione pubblica.

Mara/Mariele sarebbe additata come la sola ed unica colpevole.

Ma "...per quanto da anni non facesse che punirsi e impedirsi di dimenticare le cose orribili che aveva fatto, non poteva accettare una colpa non sua. Le sue colpe le andavano benissimo, le aveva coltivate e nutrite amorevolmente per tredici anni, ma quella no."

Mara non è intenzionata a rassegnarsi a un destino che qualcuno - colui o coloro che hanno ucciso Pirozzi - sembra voler scrivere su di lei, per farle cadere addosso colpe che non ha, così decide di fuggire e cercare di capire chi e perché vuole incolparla e incastrarla in un omicidio che non ha commesso.

La fuga di Mara coinvolgerà man mano le sue amiche, conosciute alla Rems: la determinata e combattiva Moira, l'imprevedibile ed eccentrica Fiamma, l'impulsiva Maria Grazia, la dolce Beatrice, più alcuni personaggi maschili che si ritroveranno a fare "da spalla".

La narrazione delle vivaci e movimentate vicende del presente (ottobre 2024) sono interrotte da numerosi flashback che ci riportano indietro in diversi momenti e situazioni, riguardanti sia Mara (il giorno in cui ha quasi ammazzato la famiglia, il periodo nella struttura, ecc...), sia le sue amiche, di cui ci viene raccontata brevemente ma con chiarezza la malattia e il perché erano finite anch'esse alla Rems.

Ognuna della cinque donne ha il proprio particolare disturbo, che ne determina il comportamento, accentuandone le bizzarrie e le insicurezze; la loro malattia è la loro più grande debolezza e, al contempo, il motore che, eliminando ogni freno inibitorio, le induce a infilarsi in questa rocambolesca fuga assieme all'amica Mara, a viverla a 360°, in nome di quell'affetto tra sorelle accomunate non dallo stesso sangue ma da problemi e sbagli molto simili. 

"Noi siamo quattro donne instabili, un’assassina, un’avvelenatrice, una manipolatrice e la quarta parla con i morti."

Se Moira aiuta Mara a scappare di qua e di là per non farsi prendere dalla polizia e dai veri assassini, Fiamma trova un riparo temporaneo per tutte loro; Beatrice le raggiunge per dare il proprio contributo dolce e ingenuo, mentre Maria Grazia agisce in modo incisivo restando quasi nell'ombra.

E nell'ombra, intanto, a monitorare la fuga della disperata Mara - disposta a convivere con la propria reale colpa, con l'odio legittimo dei suoi cari, a passare la vita a pagare le proprie scelleratezze, tanto da essersi costruita di proposito una Torre per tormentarsi fino all'ultimo dei suoi giorni, ma assolutamente non disposta a vedersi accusata di qualcosa che non ha fatto - ci sono diverse persone, attente a seguirla passo passo, chi con nobili e chi con cattive intenzioni.

Man mano che le cinque folli ma fedeli amiche scappano, i problemi aumentano e così le probabilità che a Mara vengano addossate responsabilità criminali che non ha.

Per trovare il modo di discolparsi, Mara/Mariele deve individuare i veri colpevoli, che le sono alle calcagna e, una volta che le saranno di fronte, adottare la strategia più giusta per affrontarli.


"...diventa tutte loro!
imponiti come Moira
menti come Fiamma
agisci d’impulso come Maria Grazia
distaccati dalla realtà come Beatrice
impazzisci in quattro modi diversi
no, in cinque
richiama Mariele".


"La torre d'avorio" mi ha sorpresa positivamente, tanto da inserirlo tra i dieci libri più belli del 2024.
Appassionante, dinamico, con una trama originale e intrigante, che regala momenti leggeri, ironici, senza però mai dimenticare che quegli atteggiamenti dei personaggi femminili principali, che potrebbero farci sorridere in quanto sopra le righe, sono comunque frutto di disturbi psichiatrici, che hanno creato e creano sofferenze, disagi, stigma sociale, isolamento, sensi di colpa, solitudine, problemi con i famigliari.

Le storie delle cinque donne sono drammatiche, certo, ma il lettore non ne è sopraffatto emotivamente, non ne è appesantito, perché ciò che vede davanti a sé sono cinque amiche che, fronte contro fronte, si sostengono, bisticciano anche, ma alla fine si vogliono bene e sono pronte a mantener fede a quel legame che le tiene reciprocamente strette.

Più si procede nella lettura, più elementi si acquisiscono su Mara e le altre, più si vuol andare avanti, per scoprire chi ci sia dietro questa diabolica ragnatela volta a intrappolare Mara.

Un romanzo avvincente, esilarante, che per certi versi mi ha ricordato il film di Virzì La pazza gioia; non posso che consigliarvene la lettura: verrete travolti in un'avventura con personaggi che non dimenticherete facilmente.

lunedì 6 gennaio 2025

RECENSIONE - ELEGIA AMERICANA di J.D. Vance



L'autobiografia genuina e onesta del senatore e attualmente vice-presidente degli USA: la sua infanzia, la sua famiglia, l'educazione e i valori ricevuti, la formazione culturale, sociale e accademica, arricchita da un ritratto accurato e realistico del contesto politico e socio-economico relativo alla zona in cui egli è nato e cresciuto (Middletown, Ohio).



ELEGIA AMERICANA
di J.D. Vance



Garzanti
trad. R. Merlini
272 pp
"Quanta parte della nostra vita, buona o cattiva che sia, dovremmo attribuire alle nostre decisioni personali e quanta parte è solo il retaggio della nostra cultura, delle nostre famiglie e di genitori che hanno tradito i loro figli?"

James David "J.D." Vance è cresciuto in una povera città della Rust Belt, in una famiglia che definire vivace è un eufemismo.

I suoi amatissimi nonni erano poveri e innamorati quando emigrarono giovanissimi dalle regioni dei monti Appalachi verso l’Ohio nella speranza di una vita migliore. 

Il famoso "sogno americano", avete presente?

Ma tra sogno e realtà c'è spesso (sempre?) un abisso e le speranze di costruirsi un'esistenza di benessere e riscatto sociale viene solo sfiorato, perché la realtà in cui si ritrovano a vivere essi, e i figli i nipoti dopo di loro, è dura, complicata e tanto difficile.

Leggendo questo memoir veniamo trascinati in un contesto sociale e famigliare disfunzionale, disagiato, in cui fanno da padrone problemi gravi come la miseria, la violenza domestica, le discriminazioni, le dipendenze, e i traumi che ti segneranno a vita sono all'ordine del giorno.

Basta dire che la madre ha avuto sin da giovane problemi di tossicodipendenza, ha portato in casa una serie di compagni pigri e nullafacenti, che si sono susseguiti uno dopo l’altro caratterizzando l'infanzia dei figli Lindsay e James in termini di precarietà e instabilità emotiva e psicologica, oltre che finanziaria.

E con i vicini di casa non andava necessariamente meglio, visto che tanti di essi erano alcolisti impegnati unicamente a cercare di sopravvivere attraverso i sussidi, per poi passare il tempo a lamentarsi del governo per la disoccupazione dilagante e  per le scarsissime (se non nulle) opportunità scolastiche e lavorative offerte in quella parte di mondo miserabile.

Un disastro, insomma.
Eppure quella che J.D. Vance racconta senza applicare sconti ma, allo stesso tempo, con un amorevole orgoglio di appartenenza, è una storia non solo personale e famigliare, ma di un Paese intero, di quel proletariato bianco degli Stati Uniti che nelle recenti elezioni presidenziali ha espresso la sua frustrazione portando alla vittoria Donald Trump.

In Elegia americana il politico celebra un’America silenziosa popolata da famiglie e individui dimenticati (i "bianchi poveri") e dà voce. attraverso il racconto vivace e piacevole della propria storia personale, a questa classe operaia scontenta, frustrata, piena di difficoltà quotidiane per sbarcare il lunario, arrabbiata.

Le memorie personali sono mescolate all'analisi critica sociologica, economica e politica, e Vance approfondisce temi riguardanti povertà, dinamiche familiari complesse, dipendenze e disintegrazione delle comunità nell'America rurale; in questo modo il lettore è portato a riflettere insieme a lui sui valori della cultura in cui egli è cresciuto - lealtà, resilienza, orgoglio, forte senso di appartenenza alle proprie radici, amore per la famiglia, l'importanza di non adagiarsi rassegnati nel clima di incertezza e frustrazione che ci circonda, ma di investire su se stessi e sulle proprie capacità... - ma anche sui tanti e profondi meccanismi distruttivi di disfunzione e declino sociale che hanno colpito molte persone in quell'area.

J.D. non manca mai di sottolineare il ruolo fondamentale della sorella Lindsay (responsabile, equilibrata, premurosa, un pezzo insostituibile della sua vita) e dei nonni, in primis della nonna materna, un pilastro, una roccia, la vera madre che lo ha allevato e ha fortemente contribuito a renderlo l'uomo che è. E lui è un povero, nato e cresciuto in un ambiente che nulla di buono aveva da offrire, che invece ce l'ha fatta. Il sogno americano è stato per lui una realtà concreta.


Ammetto di aver scelto questo libro "a scatola chiusa": non mi sono minimamente preoccupata di sapere chi fosse l'autore ma l'ho iniziato volutamente senza cercare info prima, spinta dal titolo.
Quando mi sono resa conto che a narrare è uno che lavora nel governo Trump stavo per mollarlo ma poi ho deciso di godermi il libro pensando solo a ciò che è: l'autobiografia di uno sconosciuto, tra l'altro esposta con una prosa efficace, brillante, ironica, mai patetica e sorprendentemente piacevole.
Ho proseguito mettendo da parte eventuali pregiudizi (di natura politica) e mi sento di aver fatto bene, perché il libro mi è piaciuto e mi sentirei anche di consigliarlo.

(N.B.: libro terminato nel 2024)



sabato 4 gennaio 2025

LIBRI LETTI NEL 2024 - TOP TEN

 


Ed eccomi con il post in cui tiro le somme del mio 2024 in merito alle letture affrontate.


NARRATIVA CONTEMPORANEA


Ho letto un totale di 36 libri appartenenti genericamente alla narrativa contemporanea.



GIALLO/THRILLER/NOIR

Totale: 21 libri.

Oltre ai titoli che troverete in top ten, aggiungo LA CENA di M. Österdahl e STELLA DI MARE di Pulixi.



FANTASY


Totale: 7 libri.

In questo genere, sicuramente le mie preferenze vanno ai primi due volumi della saga Blackwater di M. McDowell (La piena, La diga), al terzo libro della saga Outlander della Gabaldon (Il ritorno), ma soprattutto al distopico L'unità di N. Holmqvist.


Totale libri appartenenti ad altri generi (romance, saggistica, narrativa per l'infanzia, poesia, biografia/memoir...): 25.


Da gennaio a dicembre 89 libri mi hanno fatto compagnia, cui si aggiungono diversi testi di letteratura cristiana (studi, saggistica) letti con mio marito. 



Ho letto 54 libri in formato digitale.
Ho ascoltato 22 audiolibri.
Ho letto 14 libri in formato cartaceo.


TOP TEN 2024


1. CAMBIARE L'ACQUA AI FIORI di V. Perrin 
2. LA TORRE D' AVORIO di P. Barbato
3. X (V. Mira)
4. IL MANOSCRITTO (F. Thilliez)
5.UN ANIMALE SELVAGGIO (J. Dicker)
6. L'UNITÀ (N. Holmqvist)
7. PER UN'ORA D'AMORE di P. Pulixi
8. LO SCIAMANO di S. Esposito
9. NINFA DORMIENTE di I. Tuti



SERIE TV

1. OUTLANDER (st. 7)
2. THE  8 SHOW
3. THE FIVE
4. THE GLORY
5. PYRAMID GAME

giovedì 2 gennaio 2025

LE LETTURE DI DICEMBRE 2024



Lettori carissimi, buon 2025!!

Vi auguro un anno ricco di sogni realizzati e nuovi entusiasmanti traguardi da raggiungere... e ovviamente auguro a me e a voi di godere di letture belle e indimenticabili *_*




Ma ciancio alle bande!

Eccomi con il recap del mese di dicembre; seguirà poi il post con il riassunto del mio 2024 libroso e la top ten delle mie letture più belle.
E poi devo scrivere e pubblicare le mie recensioni degli ultimi tre libri terminati l'anno scorso: La torre d'avorio, Elegia americana e La cena.


  1. LA TORRE D'AVORIO di P. Barbato: un giallo particolare e appassionante, che ruota attorno alle avventure di cinque donne accomunate da disturbi mentali più o meno gravi. Esilarante (5/5). SE HAI VISTO E AMATO "LA PAZZA GIOIA", LEGGILO! In realtà, leggilo ugualmente :-D
  2. ELEGIA AMERICANA di J.D. Vance: l'autobiografia genuina e onesta del senatore e attualmente vice-presidente degli USA - la sua infanzia, la sua famiglia, la sua formazione culturale, sociale, con annessa analisi socio-economica della zona in cui è nato e cresciuto (Middletown, Ohio). Più interessante di quanto mi aspettassi (4/5). SE HAI VOGLIA DI LEGGERE STORIE DI VITA VISSUTA, RACCONTATE CON REALISMO E IRONIA.
  3. LA CENA di M. Österdahl: domestic thriller ambientato a Capodanno in Svezia, in casa di una coppia che accoglie per cena i consuoceri. Non andrà benissimo (4/5). PER CHI DESIDERA UN THRILLER PSICOLOGICO IN CUI LA TENSIONE SALE AD OGNI PORTATA.
  4. PER UN'ORA D'AMORE di P. Pulixi: noir ambientato a Milano ma con un caso da risolvere che viene dalla Sardegna; a indagare il brillante Vito Strega con il suo team (4,5/5). SE CONOSCI GIA' STREGA-CROCE-RAIS, NON TE LO PERDERE.
  5. CAMBIARE L'ACQUA AI FIORI di V. Perrin: narrativa francese - un romanzo ricco di appassionanti storie intrecciate, in cui la vita e l'amore superano il dolore, il tempo che passa e la paura della morte (5/5). EMOZIONANTE.


READING CHALLENGE

Ho scelto l'obiettivo della graphic novel con 

6. CARAVAGGIO di M. Manara: graphic novel sul celeberrimo e talentuoso artista rinascimentale. Accuratissima e con disegni molto belli e realistici (4,5/5). 


Sul fronte serie tv e e film, ho iniziato soltanto Cruel summer e ho finito di vedere L'Amica geniale - Storia della bambina perduta.

sabato 28 dicembre 2024

Buoni propositi 2024: com'è andata quest'anno?

  

Buongiorno, lettori.

È da un po' che non mi affaccio sul blog ma sono settimane di fuoco e mi è difficile trovare il tempo non solo per preparare post ma anche per leggere.

Di questo me ne dispiaccio relativamente  perché la motivazione risiede nel fatto che il tempo tolto al blog è dedicato alla famiglia, e non posso che essere felice di stare con i miei cari.


Ad ogni buon conto, stavo spulciando sul blog e mi è balzato agli occhi il post di inizio anno sui buoni propositi per il 2024.


READING CHALLENGE 

Ho raggiunto per ogni mese un obiettivo,
per cui posso dire di aver completato la sfida letteraria.


GENNAIO: obiettivo LIBRO DOVE RELIGIONE/FEDE HA UN RUOLO IMPORTANTE. Chi ha peccato di A.  Bailey.
FEBBRAIO: obiettivo RACCOLTA DI POESIE. D come Davide. Storie di plurali al singolare di D. R. Colacrai.
MARZO: obiettivo LIBRO CON NOME PROPRIO NEL TITOLO. Sogno. Le due vite di Jean Louis di G. Boschetti.
APRILE: obiettivo AUTOBIOGRAFIA. Il successo di essere nessuno di A. Regis.
MAGGIO: SAGGIO BREVE. Israele e i Palestinesi di M. Travaglio.
GIUGNO: LIBRO SULLA MENSOLA DA OLTRE 5 ANNI. Il giardino degli incontri segreti di L. Riley.
LUGLIO: CLASSICO. Eva di G. Verga.
AGOSTO: LIBRO DI AUTORE DEL CUORE.  Mare al mattino di Mazzantini.
SETTEMBRE: obiettivo RILETTURA DI UN MITO. Moonshine in the darkness di Èclipse. 
OTTOBRE: obiettivo AUTRICE ITALIANA DEL '900. ILARIA TUTI, Ninfa dormiente.
NOVEMBRE: STORIA D'AMORE. Aqua e tera di F. Franceschini.
DICEMBRE: obiettivo GRAPHIC NOVEL. Caravaggio di M. Manara.


SAGHE/SERIE DA CONTINUARE

- Outlander: ho proseguito solo col terzo vol., IL RITORNO.
- I Cazalet: stessa situazione, ho letto il terzo (CONFUSIONE).

Purtroppo non ho proseguito con L'amica geniale, ma il proposito resta per l'anno nuovo.

Ho proseguito con:

- Teresa Battaglia, attraverso NINFA DORMIENTE di Ilaria Tuti.
- Vito Strega e la sua squadra, STELLA DI MARE - PER UN'ORA D'AMORE di Pulixi.



SAGHE INCOMINCIATE

- LA SAGA DI BLACKWATER di Michael McDowell, di cui ho all' attivo i primi due libri, LA PIENA - LA DIGA, che mi sono piaciuti molto per cui di certo proseguirò col terzo.

- LA VILLA DELLE STOFFE di Anne Jacobs. Sono al primo volume e penso proprio di andare avanti.

- LO SCIAMANO di Salvatore Esposito, primo romanzo della trilogia thriller con Christian Costa.



SCOPERTE LETTERARIE

- PAOLA BARBATO, con La torre d'avorio.
- ROMANA PETRI,con Tutto su di noi.
- FRANCK THILLIEZ, con Il manoscritto.


Mi hanno colpita positivamente due autori che principalmente non sono scrittori:

- DARIO FRANCESCHINI,  con Aqua e tera.
- SALVATORE ESPOSITO, con il già menzionato Lo Sciamano


A gennaio farò il recap delle mie letture del 2024 e stilerò la top ten.

A presto e colgo l'occasione per augurarvi un buon proseguimento di festività.

giovedì 19 dicembre 2024

KATIE di Michael McDowell - dal 14 gennaio in libreria




A gennaio in libreria arriva un romanzo di Michael McDowell, di cui ho iniziato a leggere la saga di Blackwater.



KATIE


Neri Pozza 
Trad. E. Cantoni
440 pp
14.90 €
USCITA 
14 GENNAIO 2025
«Katie contiene i miei omicidi più inquietanti ed è sicuramente il mio romanzo più crudele. Scriverlo è stato divertente. Da morire». - Michael McDowell


Quando Philomena Drax riceve una lettera dal nonno, caduto nelle grinfie della crudele famiglia Slape che mira ai suoi soldi, si precipita in suo aiuto. 
Ma non ha fatto i conti con Katie Slape, giovane selvaggia, ladra spietata, veggente assassina. 
Fra sedute spiritiche, incendi, spettacoli di cabaret e due colpi di martello, le due si rincorreranno come in una danza macabra nell’America della Gilded Age. 
Perché nessuno sfugge alla furia di Katie.

martedì 17 dicembre 2024

PER UN'ORA D'AMORE di Piergiorgio Pulixi [ RECENSIONE ]



Una donna, di origine sarda ma emigrata a Milano assieme al figlioletto di due anni, viene ritrovata cadavere in circostanze inquietanti, con indosso un abito da sposa.
Il caso viene preso a cuore da Bepi Pavan, che coinvolge il vicequestore Vito Strega e la preziosa poliziotta Eva Croce: i tre si buttano a capofitto in un'indagine che si rivela, sin dal primo momento, complicata e legata a feroci e sempre più frequenti episodi di violenza contro le donne; parallelamente, in Sardegna l'efficientissima Mara Rais - che non ha affatto mandato giù il comportamento poco corretto di Strega nel corso delle indagini sull'omicidio di Maria Stella Coga - dà il suo indispensabile contributo alla soluzione del caso.


PER UN'ORA D'AMORE 
di Piergiorgio Pulixi



Rizzoli
336 pp
Nessun genitore dovrebbe mai seppellire un figlio; è contro natura ed è uno strazio indicibile sopravvivere alla morte dei propri figli.

È così - straziato e lacerato - che si sente Italo, un anziano signore sardo che ha dovuto lasciare la propria terra per venire a stare nella grande e piovigginosa Milano per prendersi cura del nipotino di due anni, Filippo ("Pippo"), rimasto orfano da quando, otto mesi prima, è morta Maria Donata, figlia di Italo e mamma del piccolo.

La donna è stata uccisa, ritrovata con addosso un abito da sposa che non le apparteneva.
Chi è stato il mostro che le ha tolto la vita e perché l'ha fatto?

Italo non si può rassegnare alla morte così tragica e spaventosa della propria amata figliola ed è intenzionato a scoprire cosa possa esserle accaduto. 
Purtroppo, dopo otto mesi di indagini infruttuose, l’omicidio rischia di diventare uno dei tanti cold case che vengono archiviati e restano senza soluzione.

Ma Italo non si arrende e così decide di rivolgersi al brillante criminologo Vito Strega. 

La prima persona con cui Italo riesce a comunicare e a raccontargli dell'omicidio della figlia è Bepi Pavan, che sente verso quell'uomo anziano un'empatia speciale, cosa che lo induce immediatamente a prendere a cuore le indagini, sottoponendole all'attenzione di Strega, che a sua volta coinvolge Eva.

Cominciando a indagare e a raccogliere informazioni sulla vita privata di Maria Donata, i tre capiscono che per arrivare a individuare chi l'ha voluta morta e perché, non possono restare a Milano, ma devono allargare le ricerche fino in Sardegna, là dove Maria Donata è vissuta, dove ha avuto relazioni, legami d'amicizia e di lavoro, così da inquadrare meglio la sua vita e le persone con cui ha avuto a che fare.

In pratica, devono coinvolgere la burbera e incavolatissima Mara Rais perché faccia le proprie ricerche sull'isola e, come sempre, Mara riesce ad essere incisiva e a scoprire dettagli importantissimi sul passato della vittima.

Ma il caso di Maria Donata, purtroppo, non è qualcosa di isolato, nel senso che già dai primi accertamenti, Vito e la sua squadra devono fare i conti con una triste realtà: questo omicidio si inserisce in una serie di femminicidi e aggressioni alle donne che sta scuotendo la città già da un po'; un disegno criminale più ampio e oscuro, nel quale nessuna donna sembra essere al sicuro. 

Accanto alla storia della "sposa", ci sono altre storie di donne brutalmente aggredite da uomini che, evidentemente, le pedinano e le controllano per diverso tempo prima di passare vigliaccamente all'attacco.

E chissà come mai, i principali sospettati hanno sempre degli alibi incrollabili, perfetti. Troppo perfetti, tanto da sembrare costruiti ad hoc.

Il contesto criminale nel quale man mano Vito si trova a doversi muovere è "sommerso", difficile da individuare, afferrare, e coloro che sono invischiati in questi crimini sono furbi e ben organizzati, oltre che accomunati e motivati da una concezione bieca, violenta e maschilista della donna.


Sullo sfondo di una Milano crepuscolare, violenta e indifferente, spazzata dalla pioggia e dal vento, si consumano crimini legati alla violenza di genere, vendette di uomini frustrati e arrabbiati con le donne, incattiviti all'idea che esse siano libere, vincenti, che ricoprano ruoli di rilievo al lavoro, che possano rifarsi una vita dopo una storia finita.

Come sempre nei suoi noir, anche in questo Pulixi racconta una storia che non è "semplicemente" un caso di omicidio da risolvere, non ci sono solo assassini da acciuffare: è prima di tutto il tratteggio di diversi drammi umani, di tragedie famigliari, che richiedono, da parte di Strega, Croce e Pavan, una grande sensibilità e dolcezza.

Ognuno dei poliziotti ha il proprio vissuto, ha le proprie cicatrici, un passato denso di fantasmi da cui cercano di fuggire,e i casi che cercano di risolvere li mettono inevitabilmente faccia a faccia con ciò che sono e con ciò che li tormenta.

Eva Croce ha un matrimonio fallito alle spalle e un dolore immenso e inguaribile, che l'avvicina a Italo e al dolce Pippo.

Bepi rivede in quell'anziano minuto nel fisico, ma solido nell'animo e nel cuore, quel padre con cui non si è lasciato troppo bene, prima che questi morisse.

Rais ha le sue preoccupazioni con una figlia preadolescente che già si comporta come un'adolescente, e inoltre ha la sua bella dose di rancore e rabbia verso Strega, che ancora non riesce a smaltire.

Vito Strega ha quel continuo e disturbante "canto degli innocenti" che lo perseguita, che occupa la sua mente, che disturba i suoi sogni, che sempre più spesso non gli dà tregua.
Egli è consapevole di come sia necessario che nessuno - a parte il suo amico psichiatra, che lo conosce da quand'era un bambino impaurito e traumatizzato - debba mai venire a sapere di queste "voci", perché potrebbero costargli la carriera in polizia.

Eppure, Vito non può ignorare una cosa fondamentale: qualcun altro sa.
Qualcuno che lo sta controllando, che lo tiene sotto scacco, che forse è pronto a ricattarlo.
Una donna senza volto e senza nome, una stalker che lo odia.
Ma chi è? E perché ce l'ha con lui?

A questa domanda ci verrà data risposta proprio alla fine del romanzo che, come accade sempre con Pulixi, ci riserva sorprese e colpi di scena; il finale è aperto e si intuisce che ci sarà un seguito.

Apprezzo sempre la struttura del libro - il susseguirsi dei cambi di scena, luoghi e personaggi, che creano dinamicità e, essendo i capitoli relativamente brevi, non mettono in confusione il lettore, anzi, gli permettono di tenere sott'occhio i vari sviluppi delle vicende senza perdere di vista nessun intreccio e personaggio importante.
Mi piacciono le tematiche - femminicidio, violenza contro le donne, traumi personali e famigliari -, il tratteggio approfondito dei personaggi principali, che sono bravi nel loro lavoro non solo perché intelligenti, attenti, professionali, ma soprattutto perché profondamente umani, fragili, sensibili, capaci di mettersi nei panni dei parenti delle vittime e desiderosi di dar loro un minimo di giustizia.

Graditissimi i momenti intrisi di ironia e umorismo, legati in particolare alle scaramucce verbali tra la poliziotta col chiodo e Dr Martens (Eva Croce) e la collega con le Louboutin e gli abiti alla moda (Mara Rais), alla gigantessa Clara Pontecorvo, con le sue disavventure amorose, e a Bepi con la sua battaglia contro la propria ciccia (e forse ci siamo, stavolta).

Ho ascoltato Per un'ora d'amore dalla voce di Michele Maggiore e mi è piaciuto il suo modo di leggere e interpretare.
Un noir appassionante, con una trama molto ben costruita, che piacerà ai fan di Strega & co.


Romanzi della serie in cui compaiono Rais, Croce e Strega:

  1. L'ISOLA DELLE ANIME
  2. UN COLPO AL CUORE
  3. LA SETTIMA LUNA
  4. STELLA DI MARE

sabato 14 dicembre 2024

UN GIRO IN LIBRERIA


Stamattina sono andata in libreria per acquistare dei regali alle mie nipotine.

Ve li mostro 😍





Per la più grande delle bambine (11 anni e mezzo) ho pensato a ANNA FRANK - DIARIO in versione graphic novel (Einaudi).

Il 12 giugno 1942, per il suo tredicesimo compleanno, Anne Frank riceve in regalo un diario. In quelle pagine l'indicibile orrore della persecuzione e della deportazione del popolo ebraico assume una dimensione quotidiana e insieme universale attraverso lo sguardo di una tredicenne ironica, vivace e profonda, animata da una grande voglia di vivere.

 Oggi, grazie allo sceneggiatore e regista Ari Folman (vincitore del Golden Globe per Valzer con Bashir ) e all'illustratore David Polonsky, le parole di Anne si trasformano in una forma nuova che, però, ne mantiene intatto lo spirito. 
Anne da grande s'immaginava giornalista e scrittrice, e nel racconto per immagini emerge, con toccante chiarezza, la sua capacità di restituire la propria esistenza, ordinaria eppure straordinaria, grazie alla precisione dei dettagli: uno sguardo rubato tra i banchi di scuola, le piccole rivalità con una sorella apparentemente perfetta, il gesto amorevole di un padre in una notte in cui la paura toglie il sonno.


 Alla nipote di mezzo (9 anni) regalerò PICCOLE DONNE di Louise May Alcott (Gribaudo ed.).

Poco prima di Natale le quattro sorelle Meg, Jo, Beth ed Amy ricevono una lettera dal padre, impegnato al fronte per la guerra di secessione. Le ragazze si stringono intorno alla madre, preoccupata per la sorte del marito, e si impegnano a fare il possibile per avere la meglio sulle avversità, dovute anche alla povertà in cui si trova la famiglia. La riflessiva Meg, l'anticonformista Jo, la dolce Beth e la vanitosa Amy impareranno, così, ad affrontare la vita, superando situazioni difficili e prove dolorose. 
Ognuna di loro, con i propri pregi e difetti, vivrà la trasformazione da fanciulla a donna, in un affresco famigliare ricco di valori positivi quali la solidarietà, il coraggio, lo spirito di sacrificio, la generosità. 

La copertina pieghevole si trasforma nel poster del club delle amiche-sorelle.



Per la nipotina di 8 anni, ho pensato a IL PICCOLO PRINCIPE di Antoine de Saint-Exupéry. (Bompiani).

Una "panne" di motore — un aviatore scende dal cielo in pieno deserto: sabbia, solitudine, e, sopra il suo capo, le stelle... Ma, a un tratto, una voce: «Mi disegni, per favore, una pecora?» Di dove viene? Chi parla? Cosa significa quella strana domanda? È un minuscolo ragazzo, il Piccolo Principe, che vaga per gli spazi; è il più meraviglioso, impensato e umano compagno; la più deliziosa creatura che spirito di poeta abbia inventato. 
E chi narra la sua storia è il pilota poeta, il cantore delle nuove gesta dell’uomo nel cielo, che, con inimitabile grazia di poesia, ha, tra una guerra e l’altra, dato nei suoi libri alla Francia una serie di opere indimenticabili. 

«Il Piccolo Principe» è un capolavoro della letteratura infantile, che si rivolge a piccoli e a grandi, e sa trovare un linguaggio immortale. 
Volume di 128 pagine, illustrato con 10 tavole f.t. a colori.



Che ne pensate?

Spero che le bimbe saranno contente di ricevere un libro 🙏🏻❤️
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