giovedì 29 giugno 2017

Recensione: IL BAMBINO BUGIARDO di S.K. Tremayne (RC2017)




Dopo l'appassionante LA GEMELLA SILENZIOSA, Tremayne torna con un altro thriller psicologico, e anche qui l'Autore si districa tra allucinazioni, disturbi psichiatrici, strani avvenimenti al limite del paranormale all'interno di un'antica ed enorme casa isolata nell'aspra Cornovaglia: una donna con un passato molto difficile da seppellire, un figliastro dal visetto angelico ma dalla condotta decisamente inquietante e la insistente "presenza" di una donna morta a turbare la serenità di tutti...



IL BAMBINO BUGIARDO 
di S.K. Tremayne



Ed. Garzanti
trad. C. Marseguerra
USCITA
20 APRILE 2017
Rachel Daly ha 30 anni e si è sposata da poco con un ricco avvocato londinese, David Kerthen, proprietario di una grandissima e vetusta dimora sita in Cornovaglia, su cui aleggiano numerose leggende, tutte legate alla dura vita (e alle tristi morti...) dei tanti dipendenti della famiglia che, nel corso delle generazioni, hanno lavorato nelle miniere dei Kerthen, la cui ricchezza, quindi, si è basata moltissimo sui sacrifici di poveri disgraziati che avevano bisogno di lavorare per campare.

Affascinata dalla bellezza di questa casa, dal rumore ritmico e costante delle onde del mare che fanno da sottofondo, nonchè dalle suggestive leggende e storie che ruotano attorno alla tenuta di Carnhallow, Rachel fatica a credere che essa ora sia anche casa sua. 
Proprio di una come lei che viene da zone povere e periferiche di Londra, e che per arrivare dov'è adesso ha dovuto sgomitare e superare traumi non indifferenti...
Vissuti dolorosi che non ha raccontato al marito David; per vergogna, perchè certe ferite non si rimarginano mai...., ma un giorno gli dirà tutto. Forse.

Ma ciò che conta è che la donna ha avuto il coraggio di gettarsi
alle spalle la sua vita tormentata grazie al matrimonio con David e al rapporto con il figlio di lui, Jamie, un bambino timido e silenzioso, segnato dalla tragedia della morte della madre, due anni prima.
Nina Kerthen infatti - la prima moglie di David - è rimasta vittima di un terribile incidente nelle miniere sotterranee su cui si erge Carnhallow e il suo corpo non è mai stato ritrovato. 

Rachel si affeziona immediatamente al piccolo come se fosse suo ma, dopo una fase iniziale normale e serena, il comportamento del bambino comincia a diventare molto strano e ossessionato nei confronti della madre defunta.
Il piccolo sembra avere la capacità di predire il futuro, di vedere immagini di cose che accadranno di lì a poco, e la stessa Rachel ne fa esperienza, per quanto sia restia, inizialmente, a credere a questa "capacità sovrannaturale" che, a detta dell'anziana suocera - Juliet, che da un po' ha cominciato a mostrare i segni di demenza senile e la cui memoria e lucidità la stanno pian piano abbandonando - è posseduta dai Kerthen: 

"...un dono spaventoso, un sesto senso o una specie di chiaroveggenza (...) Nel dialetto della Cornovaglia esiste un nome specifico per chi possiede un simile dono: tus-tanyow. Significa persone di fuoco, persone con la luce".

Sarà così anche per Jamie? Il bambino possiede questo "potere" di vedere le cose che avverranno?
David, al solo sentirne parlare, si infuria: Jamie è solo turbato e ancora sconvolto per la perdita della mamma, tutto il resto sono fandonie, storielle sciocche da raccontare ai bambini.

Eppure, ad aumentare il senso di inquietudine di Rachel, è una dichiarazione disperata del bambino, che durante una notte di tempesta, mentre i due sono soli in casa, le rivolge queste parole: 


"«La mamma mi parla durante il giorno (...) Vedo una cosa, una cosa nel futuro che è molto brutta. Molto brutta... (...) Rachel, tu non sarai qui a Natale. Non ci sarai più.»
Lui prende un altro respiro profondo, poi, scandendo bene le parole, quasi confessando il più atroce dei segreti, dice: «Tu morirai il giorno di Natale".»


Queste parole sconvolgono Rache, che comunque cerca di essere razionale e di dar retta al marito, che le dice di non fissarsi sulle stranezze del figlio, anzi di essere per lui una presenza positiva, che lo aiuti a ritrovare la normalità, e non una ancora più destabilizzante, che solleciti i suoi pensieri disturbati.

Ma i comportamenti irrequieti e folli di questo bambino, che insiste nel dire di "vedere" e "sentire" la madre, la quale gli dice che presto ritornerà da lui, cominciano a confondere anche Rachel, ad insinuarsi come un tarlo pericoloso nella sua mente, non priva di fragilità personali...

Terribili dubbi si fanno spazio e scavano nella sua mente: cosa è successo due anni prima nei pressi del pozzo della miniera? La madre di Jamie è davvero morta? Perché David si rifiuta di parlarne con lei? È possibile che il marito di cui è tanto innamorata le nasconda qualcosa? Forse è in qualche modo coinvolto nell'incidente della defunta consorte?
Ma poi... è stato davvero un incidente? E' possibile che si sia trattato di altro..., magari un suicidio o addirittura un omicidio?

I giorni, lunghi e silenziosi, passano e dicembre si avvicina; Rachel sa che deve scoprire la verità, e pure in fretta, perché ogni angolo della sua nuova casa nasconde un pericolo mortale, e lo stesso David comincia a guardarla con diffidenza e sospetto, come se fosse lei la pazza e la causa della follia del bambino.

E se fosse così? Se anche Rachel stesse sviluppando problemi psichici, allucinazioni visive e uditive?
La donna è spaventata non solo dal figliastro, che fa e dice cose terrificanti circa la presenza di Nina, ma anche dal fatto che lei stessa avverte che c'è una presenza oscura che si aggira nelle stanze fredde e solitarie dell'immensa villa, sente delle voci terrificanti e profumi lì dove invece non dovrebbe esserci nessuno.
Cosa le sta accadendo? Sta perdendo la testa anche lei, insieme a Jamie?
Rachel sa che questo è possibile, ahilei... E' il suo passato doloroso a ricordarglielo, un passato che ha generato in lei, nella sua testa, incubi, paure, lacerazioni che il tempo non ha guarito del tutto, e anche se lei è stata brava e coraggiosa ad andare avanti e a rifarsi una vita lontana dalla sua famiglia d'origine, gli spettri che l'hanno tormentata rischiano di riaffacciarsi e farle perdere quel barlume di lucidità cui lei deve strenuamente aggrapparsi per non farsi trascinare negli abissi della follia.
Restare sana di mente è l'unica cosa che può fare per aiutare Jamie a non impazzire e a non far passare lei per matta agli occhi di David, che è sempre più diverso dal marito premuroso di cui lei si è innamorata...
 

Tremayne, come dicevo nell'introduzione alla recensione, gioca, anche in questo secondo romanzo, nel presentarci una verità che non ha mai una sola faccia, dove un’aura di sospetto strisciante pervade il lettore non facendogli capire chi è il matto e chi è il sano, chi mente di proposito e chi dice la verità, o ancora chi mente perchè purtroppo la testa gioca brutti scherzi.

Come già nel precedente libro, anche qui il personaggio principale, che dà vita a tutto il perverso meccanismo della realtà che si mescola con l'immaginazione, è un bambino particolare, le cui parole enigmatiche e la cui condotta irrazionale e incomprensibile danno vita a una serie di eventi che man mano confondono le carte, così che il lettore si ritrova a chiedersi, pagina dopo pagina, dove stia il bandolo della matassa: Jamie è disturbato o è semplicemente bugiardo? Rachel si lascerà sopraffare dai disturbi mentali che la minacciano e che lei vorrebbe con tutte le sue forze contrastare? Che ruolo ha avuto David nella morte dell'ex moglie e cosa è disposto a fare pur di nascondere eventuali segreti che è meglio restino sepolti?
Ma Nina, poi, è morta davvero?

Insomma, Tremayne mette il dubbio ad ogni capitolo, tutti sembrano avere le proprie ragioni e al contempo la consapevolezza delle loro bugie ci insospettisce e non ci lascia intravedere la piega che via via prenderà la storia, a motivo dei piccoli colpi di scena e delle verità gradualmente rivelate.
La tensione emotiva c'è, favorita dall'ambientazione ricca di mistero, sinistra, dove c'è un silenzio tombale che viene interrotto da piccoli rumori inspiegabili e a malapena percettibili, che però mettono i brividi; la villa è in un luogo isolato, dove resti scollegato dal mondo se nevica, il che mette addosso al lettore la sensazione di pericolo inevitabile; inoltre, è un luogo in cui aleggiano leggende e storie agghiaccianti, dove la morte ha fatto capolino troppo spesso, dove i fantasmi delle tante persone decedute nelle infide e oscure miniere sembrano essere ancora lì.
La suspense è alimentata anche dal fatto che i capitoli sono denominati in base ai giorni che mancano al Natale, il che catalizza l'attenzione del lettore su quel giorno, in cui accadrà qualcosa di grave, che stravolgerà tutto e di certo risolverà ogni nodo. 
Ed infatti è così, solo che il colpo di scena finale l'ho trovato sinceramente un po' forzato, tirato per i capelli, basato su coincidenze che però a me hanno lasciato qualche perplessità...
Comunque, il finale di per sè mi soddisfa, anche se ci si arriva in un modo poco convincente...

Il bambino mi ha ricordato sia un po' il Danny  Torrance di "Shining" per questa presunta "luccicanza", sia Cole di "Il sesto senso" - "Vedo la gente morta" -, però è un personaggio intrigante, che fa anche tenerezza perchè, dietro i suoi deliri, si percepisce il dolore per la morte della mamma.
David passa dall'essere il marito troppo perfetto al marito con oscuri segreti che destano più di un sospetto; Rachel è quella più complessa, perchè di lei conosciamo il passato a piccole dosi e con qualche bugia in mezzo, quindi arriviamo a capirla totalmente solo verso la fine.

Nel complesso, devo dire che è un thriller che si lascia leggere con trasporto, perchè l'atmosfera è carica di tensione, suggestioni, misteri, quindi ci si fa coinvolgere da tutto il contesto e dal mix realtà-delirio, i cui confini sono sempre più labili e poco chiari.
Ricordo che anche de "La gemella silenziosa" era stato il finale l'elemento (l'unico) meno convincente, e anche qui è la stessa cosa; ma a parte questo, mi piace come scrive Tremayne, mi piacciono le storie che costruisce, la trepidazione che percepisco quando lo leggo, la voglia di scoprire cosa accadrà nel capitolo successivo e soprattutto come risolverà tutto il mega nodo ingarbugliato che ha prodotto.

Se vi piace il thriller psicologico, attraversato da una bella tensione narrativa, ve lo consiglio!!


READING CHALLENGE
Obiettivo n.19 - Un libro che parli di fragilità





martedì 27 giugno 2017

Recensione: GLI INCANTEVOLI GIORNI DI SHIRLEY di Elisabetta Gnone



Continuano le avventure delle gemelle Pervinca e Vaniglia che, insieme agli amici della Banda di Grisam e alla potente strega Shirley, si ritrovano a risolvere un altro mistero...


GLI INCANTEVOLI GIORNI DI SHIRLEY
di Elisabetta Gnone



Ed. Salani
Nel precedente romanzo Capitan Grisam e l’amore, la fatina Felì ha cominciato il suo dettagliato racconto del primo dei quattro misteri di Fairy Oak, promettendo una storia per ogni sera: 

"La prima sera parlai d'amore, 
la seconda di mirabolanti incantesimi, 
la terza di amicizia, 
la quarta sera raccontai un addio."

Siamo quindi alla seconda sera e al secondo mirabolante racconto, che ruota attorno al favoloso mondo degli incantesimi!

A Fairy Oak sta per arrivare la primavera, ma nell’aria in realtà non si respira il dolce profumo di questa bella stagione: da giorni, infatti, non fa che piovere e, come se non bastasse, il fiume rischia di straripare e di arrecare notevoli danni al villaggio e al paesaggio circostante.

C’è un modo per fermare tutto questo? Il fiume è sempre stato amico del villaggio…: cosa gli sta accadendo?

Il sindaco vorrebbe che i magici, della Luce e del Buio, mettessero in atto tutte le loro arti e capacità per fermare la furia di una natura che sembra ribellarsi, ma c’è ben poco da fare, se non rimboccarsi le mani per limitare i danni ed arginare il flusso dell’acqua. Del resto…:

“La pioggia cade, la terra s’inzuppa, frana, colma i fiumi, l’acqua straripa e invade la valle. È la Natura! (…) Crea e distrugge, proprio come noi. I suoi poteri sono i nostri poteri, ma lei è sopra di noi e ci comprende. Non possiamo combatterla.”.

Mentre gli adulti sono impegnati con questi problemi, i giovani membri della Banda capeggiata da Grisam, sono alle prese con un altro mistero, che gira attorno alla vivace e incantevole Shirley Poppy, una streghetta che racchiude in sé il cosiddetto Infinito Potere, in grado di assicurare il ciclo della vita, l’equilibrio delle cose e la stessa pace nella Valle e nel villaggio. 
Lei è la magia fatta persona; vive col padre, la zia, un topolino e un cane, ma è anche circondata da numerosi animali, che rallegrano la sua casa.
La rossa e potentissima Shirley ha trovato, nascosto nel laboratorio di sua zia, un ricettario molto, molto strano, in cui si fa cenno a spade di sale, a pezzi di cielo, a cuori di pietra e a un segreto, il Segreto del Bosco.
Cos’è questo segreto? La sola parola basta a raddrizzare le antenne della curiosità delle gemelle, Pervinca e Vaniglia, e dei loro amici della Banda del Capitano, tutti prontissimi ed eccitati all’idea di essere coinvolti in una serie di mirabolanti avventure.
Sarà pericoloso, i ragazzi lo sanno - come lo sa la preoccupata e sempre presente fatina Felì - ma ciò che vedranno e impareranno li ripagherà di ogni ferita e paura.

Ritroviamo Pervinca (Vì), sempre così pragmatica, un po’ maschiaccio, restia ad ogni forma di sdolcinatezza e sentimentalismo (ma un cuoricino ce l’ha anche lei e batte per il bel Grisam!), e la dolce Vaniglia (Babù), una signorina sognante, di buon cuore, romantica e che sospira d’amore aspettando il ritorno del suo Jim.
E poi ci sono gli altri amici, la piccola Sophie, l’intellettuale Acanti con la “eVVe” moscia, la vivace Flox…, insomma il giovane lettore vive con i suoi amici di carta un’altra esperienza magica, tra boschi incantati, topolini curiosi, strani ingredienti da ricercare, frasi misteriose da completare, e piccoli incantesimi che all’occorrenza trasformano tutti loro in animaletti veloci e coraggiosi.

Shirley è un personaggio molto carino: libera, indipendente, sembra una ragazzina ma in realtà ha la saggezza di un’adulta; trasmette sicurezza ai suoi amici, è sempre pronta a proteggerli ma soprattutto ad insegnar loro il rispetto per il mondo che li circonda, per gli animali come per la natura, che va ascoltata, rispettata perché siamo noi ad aver bisogno di lei, non il contrario.

Il mondo di Fairy Oak ha sempre quell’incanto fiabesco che fa sognare, immergendo il lettore in un luogo in cui tutto è magico e colorato, dove le casette sono adorabili e al loro interno si respirano profumi di dolcetti deliziosi dai nomi e dagli ingredienti improbabili ma buonissimi; dove fiori, piante, animali… si animano e vivono di vita propria sotto gli occhi curiosi e stupiti dei giovanissimi personaggi creati da Elisabetta Gnone. L’amicizia è un elemento imprescindibile, che lega Vì e Babù ai loro inseparabili compagni di ventura, tutti caratterialmente differenti, tanto buffi quanto altruisti e generosi.

Adatto soprattutto a lettori molto giovani (dagli 8 anni), con il suo stile piacevolissimo, molto scorrevole, il linguaggio semplice e preciso, l’ambientazione da favola, personaggi giovanissimi pieni di voglia di giocare, divertirsi e scoprire i piccoli grandi misteri che colorano le loro giornate; ad arricchire questa edizioni ci sono le illustrazioni coloratissime, con disegni molto belli e ben fatti. 
Una lettura che riesce a regalare momenti di svago e spensieratezza anche a una lettrice adulta come la sottoscritta ^_-

Ringrazio la C.E. Salani per la copia e presto vi parlerò del seguito…: “Flox sorride in autunno”.

Musica e citazioni letterarie (#3)



Citazione letteraria di Claudio Baglioni che fa da apertura alla sua canzone "Gli anni della gioventù" (album "Con Voi"):


Quant'è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.

Lorenzo De' Medici

...
da Claudio leggermente modificata in...:

Quant’è bella giovinezza
che si fugge tutta via,
del doman non v’è certezza,
chi vuol esser, lieto sia!
da PensieriParole <https://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-2995>




lunedì 26 giugno 2017

Recensione film: 12 ANNI SCHIAVO (Steve McQueen) // PALME NELLA NEVE (Fernando González Molina)



Avete visto qualche film interessante di recente e che magari mi consigliereste?
Sono sempre alla ricerca di "cose belle" da vedere, oltre che da leggere ^_-

Oggi vi segnalo un paio di film che ho gradito, diversi tra loro per genere, contesto storico di riferimento ecc..., eppure aventi in comune un elemento fondamentale: uomini che rendono schiavo il prossimo, umiliandolo e ritenendolo inferiore a motivo del colore della sua pelle.

Il primo film è tratto da un'autobiografia (12 Years A Slave), pubblicata a metà dell’Ottocento, che rese note le drammatiche vicende di Solomon Northup, il quale trascorse 12 anni in schiavitù in diverse piantagioni della Louisiana, pur essendo legalmente un uomo libero.

La pellicola ha ottenuto diversi riconoscimenti e premi, tra cui tre Oscar (Miglior film, migliore sceneggiatura non originale e miglior attrice non protagonista a Lupita Nyong'o).

12 ANNI SCHIAVO


Aggiungi didascalia
Regia: Steve McQueen.
Cast: Chiwetel Ejiofor, Michael Fassbender, Brad Pitt, Benedict Cumberbatch, Paul Dano, Sarah Paulson, Paul Giamatti, Lupita Nyong'o, Dwight Henry.


Siamo nel 1841, prima della guerra di secessione, e Solomon Northup, talentuoso violinista di colore, vive libero nella cittadina di Saratoga Springs (nello Stato di New York) con la propria famiglia - la moglie Anne e i figli Margaret e Alonzo.
Un giorno però viene avvicinato da due falsi agenti di spettacolo che gli offrono un lavoro; in realtà essi sono trafficanti di schiavi: rapiscono Solomon, gli tolgono i documenti e lo portano in Louisiana, dove rimarrà in schiavitù fino al 1853, cambiando per tre volte padrone e lavorando principalmente nella piantagione di cotone del perfido schiavista Edwin Epps.

Solomon inizialmente cerca di ribellarsi a quello che, ora dopo ora, sembra diventare purtroppo il suo destino, gridando a gran voce il proprio nome e la propria condizione legittima di uomo libero..., ma riceve solo frustrate e umiliazioni, e deve anche accettare un nuovo nome (Platt), come a ricordargli di scordarsi la sua "vecchia vita".

Il primo padrone cui viene venduto è William Ford, predicatore battista e proprietario di una piantagione; questi non è un uomo crudele, anzi è un timorato di Dio e cerca di trattare con umanità gli schiavi; purtroppo, Ford cede Solomon al proprio dipendente John M. Tibaut (pur avendo su Solomon dei diritti, in quanto Tibaut non aveva potuto pagare per intero la somma per comprare lo schiavo) e questi si rivela essere molto malvagio e cinico; il protagonista rischia anche di morire a causa sua ma Ford viene in suo aiuto; i guai non sono finiti e Tibaut successivamente vende Platt ad un proprietario più meschino e folle più di lui: Edward Epps.

Epps, interpretato da un (sempre *_*) favoloso Fassbender, è davvero crudele e spietato con i suoi "negri"; ha sempre la frusta in mano per colpire a sangue, e con tutte le energie che ha, le loro schiene straziate; nella storia di Solomon c'è un altro personaggio di cui, per un tratto, seguiamo le dolorose vicissitudini, ed è la giovanissima Patsey, che è morbosamente oggetto delle attenzioni violente e perverse del padrone schiavista: abusa costantemente di lei, infatti, scatenando le ire e le gelosie della moglie, che quanto a sadismo non gli è da meno, e a causa sua assistiamo a scene drammatiche e di intensa malvagità nei confronti della povera schiava, che ne subisce di tutti i colori...

Molto forte è, in particolare, una scena in cui Patsey viene punita più atrocemente del solito: legata ad un albero, nuda, Epps costringe Solomon a frustarla ma quando si accorge che l'uomo vi mette decisamente poca energia, prende la frustra e ci pensa lui..., lacerando la pelle della povera vittima senza pietà.

Presso Epps, Northup resta circa dieci anni e solo grazie all'arrivo di un carpentiere, di nome Samuel Bass (un canadese abolizionista, cui dà il volto Brad Pitt), al quale per la prima volta racconta tutta la sua storia, nel povero Solomon si riaccende la speranza di poter uscire da quell'inferno.

Questo film racconta con realismo e intensità, a mio avviso, la storia di Solomon Northup, la sua disperazione, l'impotenza di fronte a ciò che gli stava accadendo e al quale non riusciva a ribellarsi, pur provandoci; racconta la sua lotta non solo per sopravvivere, ma anche per conservare la propria dignità. 

A me fa sempre un certo effetto e mi colpisce tanto vedere questo genere di film in cui l'essere umano, perdendo ogni umanità, rende il proprio simile suo schiavo, trattandolo come un oggetto, senza provare una briciola di misericordia, di empatia, di pentimento, di rimorso per le proprie azioni aberranti.
Non ho letto il libro, ma mi pare di poter dire - stando alle informazioni che circolano in web - che il film sia piuttosto fedele nel riportarci l'incredibile e terribile esperienza vissuta da Solomon, e non si può non provare tanta rabbia davanti a questa ingiustizia.
Secondo il mio giudizio, è uno di quei film fatti bene che si è meritato i premi ricevuti.



Il secondo film è Palme nella neve, tratto dal romanzo di Luz Gabas (Ed. Mondadori), che, sullo sfondo della realtà coloniale in Guinea, ruota attorno alla storia commovente di un amore proibito ed esotico.


domenica 25 giugno 2017

Novità editoriali (Ed. Leucotea - indies g&a - WLM Edizioni)



Buona domenica, amici!
Non sono a casa questo week end, quindi ho programmato giusto qualche post, in particolare di segnalazioni.

Comincio da un romanzo che esaspera la naturale condizione dell'uomo: perché se tutto può andare per il verso sbagliato, quasi sicuramente accadrà. L'opera, seppur inventata, tratta in alcuni casi argomenti ed emozioni vissuti in prima persona dall'autore.


TI FARANNO DEL MALE
di Andrea Ferrari



Edizioni Leucotea 
Pagine: 106
Prezzo: 
12.90 euro (cartaceo)
5.99 euro (e-book)



Andrea vive in un appartamento protetto del servizio di salute mentale, dentro cui trascorre le proprie giornate quando non lavora come magazziniere o riflette sulla sua condizione vagando per la città. Ormai le donne sono per lui una chimera, non coltiva amicizie e ha una condizione economica precaria. 
L'uomo è rinchiuso in se stesso e affranto; neanche la pubblicazione del suo primo romanzo, gli dona speranza. Dopo essersi ritrovato, suo malgrado, a vivere in tre diversi ospedali psichiatrici, l'arrivo di Carolina cambierà la sua vita. 
Questa ragazza dalle vedute antisemite e dai comportamenti particolari, lo condurrà verso situazioni difficili da affrontare.


Breve estratto 


Ero uscito fuori a correre, era il cinque febbraio, sono dovuto rientrare perché l’aria mi perforava i polmoni, il freddo era una specie di morsa. “Meglio”, pensai, così posso tornare nella mia stanza, davanti al computer portatile, a eiaculare in santa pace. In quel periodo la mia mente prediligeva le webcam girls; queste ragazze, per la maggior parte straniere, che esponevano i loro corpi attraverso un monitor. Donne incantevoli dai capelli tinti di vari colori, qualche piercing, a volte ricoperte di tatuaggi e con il basso ventre in perenne esposizione. Ricordo che puntavano la videocamera esattamente sui loro punti forti, per poi rimanere voltate verso lo schermo e gestire la stanza dove si conversava, incitando a fornire loro moneta virtuale e ignorando o escludendo dalla camera chi poneva richieste senza aver pagato.Quella sera, erano le ventuno circa, sono tornato in casa dopo poche decine di metri. Indossavo una maglia elastica e traspirante, adatta alla corsa; il cielo ero nero, illuminato da quei pochi lampioni che si presentavano sotto casa mia, per poi sprofondare nell’oscurità più assoluta la, nei campi. Dannata casa. Mi trovavo ancora in un appartamento protetto, a vivere a contatto con persone a me estranee e sulla cui sanità mentale si potrebbe avere da obiettare.



Proseguo col segnalare la raccolta Stanze sul mare di Franco Iannelli, di recente entrata a far parte della collana indies g&a e disponibile in versione digitale sugli store di Amazon e Kobo.
I protagonisti dei racconti che ne fanno parte sono rifiutati dal mondo, altri invece fuggono dal mondo, e tutti cercano con ostinazione un barlume di vita autentica nel disordinato grigiore quotidiano. Tema ricorrente è la perdita del lavoro e l’apertura successiva su mondi di desolazione, ma anche su nuovi itinerari di ricerca esistenziale.


STANZE SUL MARE
di Franco Iannelli


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Una donna in carriera abbandona il lavoro e il successo professionale e in una giornata gelida arriva su una spiaggia dell’Adriatico dove vorrebbe sentire di nuovo le cose o farsi capire da chi vive dall’altra parte del mare e soffre la durezza di guerre e incomprensioni.
Un ragazzo triste e solitario, in rivolta contro tutto, in una biblioteca di quartiere politicamente corretta cancella con il bianchetto le parole superflue dei libri, per liberare la vita dalle finzioni e dalle parole inutili.
Un uomo sposato abbandona famiglia e amici per tornare su un’isola vulcanica e mettere a confronto la natura selvaggia con le immagini crudeli dei quadri di Francis Bacon che non riesce dimenticare.
Un giovane bizzarro e sconclusionato, pieno di problemi con la giustizia, rimpiange la lontananza del fratello affermato nel lavoro, che forse lo ha iniziato alle droghe, e sogna l’amore, una ragazza cui potersi presentare con spavalda sicurezza.
Sono alcuni dei protagonisti dei racconti veloci, intensi, dolorosi, e talvolta comici, di Franco Iannelli. Persone sull’orlo: il mondo non li vuole o loro non vogliono il mondo. Persone che cercano con testardaggine un senso e un barlume di vita autentica nel disordinato grigiore quotidiano.E davanti agli occhi e all’anima, il mare, sogno perpetuo o brutale schiaffo in faccia, approdo liberatorio o muro insormontabile di fronte agli itinerari di fuga. Come per il piccolo protagonista dei “Quattrocento colpi” di François Truffaut che, finalmente arrivato al mare tanto desiderato e mai visto, torna indietro e guarda sconsolato gli spettatori.




Termino con l'uscita del romanzo noir Musical 80, vicenda di un commissario varesino in azione tra Urbino e Roma, che immerge il lettore nei ricordi di musica, cinema horror e soft/core e società degli anni 80 con un taglio ironico e dissacrante.







Musical 80 
di Nicola Gervasini 



Casa editrice: WLM Edizioni
Data pubblicazione: Aprile 2017
Pagine: 206 
Prezzo: € 17,00 
Genere: giallo/noir/poliziesco
 Anni 80: gli anni delle musica di plastica, delle attrici maggiorate nei film soft-erotici, degli splatter, dei politici pronti ad arraffare tutto prima del terremoto di Mani Pulite e della crisi economica degli anni novanta. Anni visti con sospetto da tutti, ma non dal commissario Paolo Manfredi, costretto a rovistare nella vera essenza di quel decennio per risolvere il suo primo caso di omicidio. 
Al Teatro Sanzio si sta allestendo Musical 80, opera su musica e costumi dei tempi, quando una delle attrici viene trovata morta nel suo appartamento di Fossombrone. Manfredi intraprende così un viaggio nella vita di una ex attricetta nota con il nome di Zara Blacks. 
Un percorso che da Urbino e i suoi vicoli arriva fino ai salotti dei politici romani e alle mura della Rocca di San Leo. Svogliato, superficiale, non sempre politically correct, e con un evidente conflitto da risolvere con il mondo femminile, Manfredi, originario di Varese, è un uomo che vive con il rimpianto di una carriera di scrittore mai veramente tentata, un matrimonio appena fallito, e un quotidiano impegno a non cadere negli stereotipi. 
Gli stessi che da tempo condizionano la visione di un decennio che forse non fu poi così frivolo e scanzonato.

sabato 24 giugno 2017

Recensione: NEL SORRISO DELL'AURORA di Imma Pontecorvo



Greta è una giovane pediatra che ha trovato una sua serenità nel lavoro e accanto alla propria mamma; una serie di eventi inaspettati sconvolgerà la sua esistenza, mettera' in dubbio molte certezze ma al contempo porterà con sè tante novità, e chissà.... forse anche un amore bello e intenso.


NEL SORRISO DELL'AURORA
di Imma Pontecorvo



Ed. Youcanprint
LINK AMAZON

Greta Valenti è una giovane donna che svolge con amore la professione di pediatra in una clinica; vive con la madre Elsa, infermiera, e le due hanno un rapporto molto stretto fatto di complicità e sostegno reciproco.
Purtroppo nella loro vita c’è un vuoto da più di venti anni che non è mai stato colmato e che ha influenzato non poco le loro esistenze: quando Greta aveva solo sei anni, suo padre le ha abbandonate, senza fornire loro la benché minima spiegazione. Forse aveva incontrato un’altra donna, se n’era innamorato e ha voluto cambiar vita?
La risposta a questa, come ad altre mille angosciose domande, non c’è mai stata e le due donne hanno dovuto adattarsi a una nuova vita senza la figura maschile in casa; un adattamento forzato, triste, che ha gettato sulle loro spalle un forte senso di abbandono e sfiducia, senza però privarle della voglia di andare avanti.
A condividere i giorni di buio e quelli di sole c’è stata la nonna materna, Aurora (purtroppo deceduta qualche anno fa), una figura importantissima per Greta: una donna saggia, buona, che ha sempre infuso fiducia alla nipote, dimostrandole affetto e dicendole di essere fiera di lei e delle sue scelte.
Sì perché Greta col tempo sviluppa un forte desiderio di aiutare il prossimo arrivando a proporsi come medico volontario per Emergency, andando a lavorare in Sudan, lasciandosi coinvolgere dalle storie tristi e dolorose di donne e bambini afflitti da povertà, guerre, malattie. Lì conosce Julienne, medico anche lei, con cui si instaura un bellissimo rapporto di amicizia che prosegue anche dopo il ritorno dalla missione umanitaria da parte di Greta, che trova stabilità nel lavoro di pediatra.
Ma questa stabilità viene presto sconvolta da una lettera proveniente dallo studio di un avvocato del Texas, il signor Wilson.
Greta apprende, con suo stupore, di aver ricevuto in dono, da un donatore misterioso di cui non le viene svelata l’identità, nientemeno che un ranch… in Texas…!
Sbalordita ma curiosa, Greta parte e approda a Houston, dove conosce l’avvocato che si occupa della donazione, tale David Wilson, uomo giovane, affascinante, elegante e di bell’aspetto, che la incuriosisce.
Giunta al ranch, Greta conosce anche un cowboy che ne è il responsabile: Terence, bello, virile e gentile, che sin dai primi momenti sarà non solo molto disponibile verso la nuova e bella proprietaria italiana, ma anche un po’ possessivo e di sicuro molto strano. In sua presenza, infatti, Greta si sente turbata, inquieta, non tranquilla, come se dietro quegli occhi penetranti, il sorriso affabile, la premura nel portarle la colazione…, ci fosse altro: c’è qualcosa in Terence che da un lato l’attrae - ed infatti non mancano attimi di passione - e dall’altra la spaventa, per quella vaga sensazione che lui nasconda qualcosa.
Ma Greta si convince che siano timori infondati e intanto prosegue la sua mini vacanza in Texas, conoscendo un po’ il bellissimo paesaggio naturale che circonda la tenuta, assaggiando del buon cibo piccante tipico della zona, perdendosi nel cielo azzurro e tra i profumi di questa terra vasta e, fino a quel momento, sconosciuta. Eppure, inspiegabilmente, in certi angoli della casa all’interno della tenuta - tra l’altro arredata come piace a lei, come se chi gliel’ha donata potesse conoscere o immaginare i suoi gusti - si respirano profumi famigliari, come quello del gelsomino, che le ricorda la sua nonna.
Questo ranch, che le piace molto, questo nuovo posto che legalmente le appartiene, potrebbe mai diventare casa sua?
“Impossibile!”, si dice Greta, consapevole di come le sue radici siano impiantate in Italia, dove ha il suo bel lavoro e dove c’è la sua cara mamma, che mai si sognerebbe di abbandonare, sapendo già quanta sofferenza ha già subito dopo l’abbandono del marito.
La cosa migliore sarebbe vendere il ranch ma un evento imprevisto cambia i suoi progetti; Greta conosce Daisy, una bimba affetta da sindrome di Down, dolcissima e molto affettuosa, che la donna invita al ranch, regalandole la gioia di poter cavalcare un pony.
Constatare la felicità della piccola mentre è a contatto con la natura e con i cavalli,  dà alla sensibile Greta l’input per un’idea meravigliosa: e se quel ranch, invece di essere venduto, diventasse un centro per l’ippoterapia, a vantaggio dei bambini speciali come Daisy?
Greta si lascia prendere dall’entusiasmo, non condiviso da Terence e accolto con qualche perplessità dall’avvocato, David, con il quale la ragazza comincia a stringere un rapporto sempre più confidenziale, in cui percepisce l’attrazione che li attraversa quando sono vicini.
Questo però la manda in confusione: verso chi si sente più spinta, verso il cowboy passionale dallo sguardo enigmatico, o verso il bel David, un vero gentleman pieno di premure, precisino ma anche terribilmente sexy?
Greta non sa che fare e pensare, si confida con alcune amiche fidate e intanto la sua vita viene nuovamente sconvolta da una persona che spunta direttamente dal passato e, dopo oltre venti anni, torna a rivelarle verità che la turberanno ancora di più.
Che ne sarà dei progetti sul centro di ippoterapia? Greta sente forte il desiderio di dare vita a questo bellissimo progetto, ma alcuni piccoli ostacoli e tensioni ne metteranno in pericolo la realizzazione.
Eppure è proprio attraversando la notte che è possibile godere della bellezza della luce, e dopo il buio non c’è che da attendere il luminoso chiarore di un’aurora pronta a portare con sé una nuova vita.
Greta deve fare chiarezza dentro se stessa e capire cosa desidera davvero, cosa e chi la fa sentire bene, la rende appagata e felice, e fare le sue scelte; la vita, a sua volta così imprevedibile già di suo, farà il resto….!

“Nel sorriso dell’aurora” è un romanzo breve ma intenso; intense e vivide sono le descrizioni della natura, dei paesaggi, dei piatti tipici texani, degli arredamenti…; la penna di Imma è abile nel farci immergere in questo contesto, permettendoci di viaggiare con l’immaginazione tanto che ci sembra di essere in Texas con Greta, di godere delle meraviglie di una natura generosa, di sentire la dolce brezza della sera che accarezza la pelle o il sapore deciso e speziato del cibo locale.
Intensa è anche la storia di Greta, che racchiude in sé il desiderio di amare, misto alla paura di fare un passo falso e di rivivere il dolore di un ennesimo abbandono, dato che quello paterno ha lasciato delle ferite non rimarginate nel cuore suo e della sua cara mamma, alla quale è legatissima.
L’Autrice ci parla anche di affetti famigliari, di amicizia - come quella con Julienne -, di scelte di vita intraprese per amore e sincero altruismo verso il prossimo più indifeso; ci parla di quanto benefica sia la mano della natura sul nostro spirito, a volte reso inquieto dai problemi quotidiani; ci parla di disabilità, e di come essa sia in realtà una ricchezza di umanità che spesso i cosiddetti “normali”  non possiedono; come canta Renato Zero nella bellissima “Nei giardini che nessuno sa”: “siamo noi gli inabili per pur avendo a volte non diamo”!

Scritto in modo accurato, chiaro, intriso di sensibilità, “Nel sorriso dell’aurora” scorre sotto gli occhi del lettore coinvolgendolo, regala emozioni, ha un tocco di giallo che lo rende intrigante e dà diversi messaggi positivi: la vita può assumere un senso e un significato attraverso progetti di vita arricchenti; non dobbiamo avere sempre paura di dare uno scossone alla nostra esistenza, lasciandoci abbattere dalle delusioni di un passato che comunque resterà immutabile, ma dobbiamo avere anche coraggio e fiducia per rischiare, per continuare a sperare che qualcosa di nuovo e bello c’è anche per noi, perchè alla notte segue sempre il sorriso radioso di una nuova alba.
Ringrazio l’Autrice per la possibilità di leggere questo suo secondo scritto; di Imma avevo già apprezzato la scrittura chiara e profonda, che scava nei sentimenti dei personaggi, e la scelta delle tematiche delicate, affrontate con molta sensibilità, come la disabilità nel presente romanzo o il bullismo in “L’azzurro dell’amicizia”.

Non mi resta che consigliarvene la lettura!

"Downton Abbey": presto sarà un film?




"Downton Abbey", serie diventata una delle più popolari, vista in tutto il mondo, in onda in almeno 150 paesi, ha al centro le vicende della nobile famiglia Crawley in Inghilterra e dei loro servi, agli inizi del 1900.
Ebbene, potrebbe diventare un film!!


Thirteen.org
A dirlo è  il presidente di NBC Universal International Studios, Michael Edelstein: "c'è un film in corso d'opera (...). "Stiamo lavorando per completare la sceneggiatura correttamente, e poi dovremo capire come rimettere insieme il cast... Ci auguriamo di girarlo (...) il prossimo anno".

Insomma, nel 2018 potrebbero iniziare le riprese, sempre che si riesca a coinvolgere tutto il cast della popolare serie televisiva.

Sophie McShera, che ha interpretato la cuoca Daisy Mason, ha confermato che sarebbe felice di prendere parte al film se si facesse", e lo stesso ha dichiarato Laura Carmichael (Lady Edith),




VI PIACEREBBE UN FILM SU QUESTA SERIE?


https://www.comingsoon.it
http://edition.cnn.com
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