mercoledì 13 gennaio 2016

In lettura: IL GIOVANE HOLDEN di Jerome D. Salinger



Ci sono libri che ho sempre desiderato leggere, sin dai tempi della scuola (dalle medie in su), ma che poi ho rimandato perchè attratta da altri autori, altre storie.

Uno di questi è il celeberrimo romanzo di Jerome D. Salinger:


IL GIOVANE HOLDEN
di Jerome D. Salinger


Ed. Einaudi
trad. A. Motti
248 pp
12 euro
2008
Sinossi

Sono passati cinquant'anni da quando è stato scritto, ma continuiamo a vederlo, Holden Caufield, con quell'aria scocciata, insofferente alle ipocrisie e al conformismo, lui e la sua "infanzia schifa" e le "cose da matti che gli sono capitate sotto Natale", dal giorno in cui lasciò l'Istituto Pencey con una bocciatura in tasca e nessuna voglia di farlo sapere ai suoi. 
La trama è tutta qui, narrata da quella voce spiccia e senza fronzoli. Ma sono i suoi pensieri, il suo umore rabbioso, ad andare in scena. Perché è arrabbiato Holden? 
Poiché non lo si sa con precisione, ciascuno vi ha letto la propria rabbia, ha assunto il protagonista a "exemplum vitae", e ciò ne ha decretato l'immenso successo che dura tuttora. 
È fuor di dubbio, infatti, che Salinger abbia sconvolto il corso della letteratura contemporanea influenzando l'immaginario collettivo e stilistico del Novecento, diventando un autore imprescindibile per la comprensione del nostro tempo. Holden come lo conosciamo noi non potrebbe scrollarsi di dosso i suoi "e tutto quanto", "e compagnia bella", "e quel che segue" per tradurre sempre e soltanto l'espressione "and all". 
Né chi lo ha letto potrebbe pensarlo denudato del suo slang fatto di "una cosa da lasciarti secco" o "la vecchia Phoebe". 
Uno dei libri del Novecento che tanto ha ancora da dire negli anni Duemila.

L'autore.
J.D. Salinger, all'anagrafe Jerome David Salinger, è stato uno scrittore statunitense.
È divenuto celebre per Il giovane Holden (The Catcher in the Rye), un classico romanzo di formazione che ha conosciuto una enorme popolarità fin dalla sua pubblicazione nel 1951.



La poesia presente in LA TREGUA di Primo Levi (epigrafe)



Pochi giorni fa ho terminato e recensito qui sul blog il romanzo autobiografico LA TREGUA di Primo Levi (RECENSIONE).

Vi posto la toccante poesia che introduce il racconto dell'Autore e che fa riferimento alla tragica esperienza vissuta nel Lager, ormai indelebile nella sua memoria.




« Sognavamo nelle notti feroci
Sogni densi e violenti
Sognati con anima e corpo:
tornare; mangiare; raccontare.
Finché suonava breve sommesso
Il comando dell’alba;
«Wstawać»;

E si spezzava in petto il cuore.
Ora abbiamo ritrovato la casa,
il nostro ventre è sazio.
Abbiamo finito di raccontare.
È tempo. Presto udremo ancora
Il comando straniero:
«Wstawać». »

(11 gennaio 1946)




ANCHE IL LIBRO CHE STATE LEGGENDO VOI 
HA UNA CITAZIONE INTRODUTTIVA O UNA BELLA DEDICA?



"Iscrizione in fronte a un libro o scritto qualsiasi, per dedica o ricordo; più particolarm.,
citazione di un passo d’autore o di opera illustre che si pone in testa
a uno scritto per confermare con parole autorevoli quanto si sta per dire


martedì 12 gennaio 2016

Novità Spazio Esordienti: IL SIBERIANO di Giovanna Roma



Cari amici lettori, buon pomeriggio.
Quest'oggi sottopongo alla vostra attenzione un dark contemporary romance di recente pubblicazione:


IL SIBERIANO
di Giovanna Roma


Self-pubblishing
Dark Contemporary
DATA PUBBLICAZIONE: 
16 dicembre 2015
ISBN: 9788892528871 
€ 1,99
PAGINE: 347
LINK DI ACQUISTO: 
 
Kindle      GPlay    Kobo    Bookrepublic



SINOSSI

Sono stato tradito dal mio migliore amico.
Maksim non ha ben chiaro contro chi ha dichiarato guerra. È giunto il momento di un cambio al vertice, di pagare per i propri errori. Lacrime di sangue righeranno le guance della sua bella Katerina.
Non supererà mai il dolore che gli infliggerò. Ha avuto l’audacia di tradirmi ancora, ma scoprirà sulla sua pelle che sarebbe stato meglio non essere ritrovati dal Siberiano.

NOTA DELL'AUTRICE: **Attenzione**

Questo romanzo contiene situazioni inquietanti, scene molto forti, violente, esplicite e un linguaggio crudo. Non adatto a minori o persone particolarmente sensibili o suscettibili. Leggerlo potrebbe scioccarvi, persino disturbarvi. 


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TWITTER: @_GiovannaRoma_     FACEBOOK


L'AUTRICE.
Giovanna Roma è nata e cresciuta in Italia e ha viaggiato sin da bambina. I generi che legge spaziano tra thriller, psicologia, erotico e dark romance. Anche quando un autore non la convince, concede sempre una seconda possibilità, leggendo un altro suo libro. Ha già scritto un altro libro, "Lamia vendetta con te".

Recensione film: QUO VADO? di Gennaro Nunziante, con Checco Zalone



Anch'io e mio marito abbiamo contribuito ai 50 milioni di euro di incasso per il film "QUO VADO?" con protagonista il divertente Luca Medici, meglio conosciuto come Checco Zalone.


QUO VADO?


Gennaio 2016
Regia: Gennaro Nunziante
Sceneggitura: G. Nunziante, C. Zalone
Cast: Checco Zalone - Eleonora Giovanardi - Sonia Bergamasco - Maurizio Micheli - Ludovica Modugno -Ninni Bruschetta - Lino Banfi


Trama raccontata da Checco: 
"Il tema è un uomo, che sono sempre io, Checco, l'ultimo fortunato che ha il posto pubblico fisso, inamovibile, finché arriva la riforma e viene messo in mobilità. Racconto l'odissea di quest'uomo che pur di non lasciare il suo posto fisso è disposto ad andare sino in Norvegia. Da un ufficio a tre metri da casa affronta un cambio radicale di vita che lo porterà in una cultura totalmente diversa da quella italiana, fatta di gente virtuosa, civile, efficiente, dove il welfare è molto forte. Però sono tutti depressi. E si uccidono. Perché?" (fonte: Trovacinema)

E' proprio così: Checco è stato baciato da una buona stella dalla nascita!
Posto fisso assicurato grazie al politico di turno - l'angelo custode/nonno Libero (L. Banfi) - che ha raccomandato presso il Comune e la Regione sia il padre che uno zio di Checco, cresciuto e tirato su con l'idea che ciò che conta nella vita è avere il posto fisso, sinonimo di stabilità, di tredicesima assicurata, di pacchia assoluta nell'orario di lavoro, di favori da fare ma di altrettanti da riceverne.

Insomma, chi sta meglio di Checco, che a 38 anni vive con mamma e papà, coccolato all'estremo dall'adorante genitrice, fidanzato ad una ragazza che aspetta con ansia di essere impalmata e diventare la moglie di un impiegato alla Provincia? Chi sta meglio di lui che lavora di fronte a casa propria e che in ufficio ha il faticoso compito di mettere timbri per dare permessi nell'ambito della caccia e della pesca?

Ma i problemi non tardano ad arrivare e una legge ostile rischia di far traballare il posto fisso di Checco, facendolo cadere nel vortice della "mobilità professionale".
L'alternativa che gli viene proposta è un bell'assegno di TFR per porre fine al rapporto di lavoro, altrimenti, se vuole continuare a tenersi il posto, dovrà accettare di essere trasferito altrove in Italia, in località sperdute in cui in tanti, prima di lui, hanno rifiutato di andare.

La voce tonante dell'angelo custode gli urla: "Ricorda che il posto fisso è sacro!", quindi mai barattarlo per un assegno di TFR, per quanto allettante.

E da qui comincia l'odissea di Checco, che - nonostante le insistenze della dottoressa Sironi (S. Bergamasco), che vorrebbe liberarsi di lui facendogli firmare il famoso assegno - accetterà con entusiasmo ogni trasferimento, anche nei posti più improbabili, pur di mantenere il posto fisso.
Arriverà addirittura in Norveglia - Paese scelto di proposito per metterlo alle strette e invogliarlo ad andarsene - ma questo segnerà una svolta per la sua vita perchè inaspettatamente, tra krill e orsi polari, perderà la testa per la bella ricercatrice Valeria (E. Giovanardi), una donna dallo spirito libero...

Beh, del "fenomeno Zalone" stanno parlando in tanti in queste settimane: dai tg ai talk-show domenicali, a Striscia la notizia...: 50 milioni di euro di incasso al botteghino e una popolarità che cresce a dismisura tutte le volte che l'attore pugliese finisce al cinema.

Io personalmente seguo molto volentieri Checco, non mi sono persa neanche un suo film al cinema e ogni volta mi son divertita; ho la mia personalissima classifica di gradimento tra Cado dalle nubi, Che bella giornata, Sole a catinelle e Quo vado?, ma in generale devo dire che Checco ha sempre soddisfatto la mia voglia di ridere e trascorrere un paio d'ore di totale spensieratezza.

La sua comicità, le sue battute esilaranti, sono solo apparentemente sciocche e demenziali, ma in realtà un significato - fosse anche minimo - lo si trova nei suoi film; il suo personaggio volutamente "grezzo", ignorante culturalmente, che parla e sparla (qualche espressione colorita c'è sempre, ma insomma, niente di eccessivamente volgare, a mio modesto avviso) rigorosamente in dialetto pugliese, sostenitore convinto della distinzione di ruoli tra maschio e femmina..., riflette in realtà moltissimi tratti, pregiudizi, modi di fare e pensare stereotipati non solo dell'uomo del Sud Italia, ma dell'italiano medio in generale, mettendoli simpaticamente alla berlina, quasi smascherandoli per riderci su senza troppe paranoie.
In questo film Checco, in un momento storico complesso e attraversato dalla ormai onnipresente "crisi socio-economica", in cui il problema del lavoro e della disoccupazione è quanto mai ossessivo, si sofferma proprio sulla chimera del posto fisso, il desiderio segreto (e neanche tanto) di molti (tutti?), e spesso associato a quel tipo di professione che richiede poca fatica, pochi requisiti e molta raccomandazione, dandoti un dignitoso stipendio con privilegi annessi, e senza apparente rischio di restare disoccupato (per la serie: il posto fisso è per sempre).

Ma per esser felici è davvero necessario o sufficiente il posto fisso?

Con la leggerezza che gli appartiene, unita alla sagacia e alla capacità di inquadrare il nostro tempo, con i suoi vecchi e nuovi problemi, offrendone una visione simpatica, divertente, con una soluzione ed uno sguardo sempre ottimisti, Checco fa centro anche stavolta col suo personaggio che pensa positivo, che non si arrende davanti a niente e nessuno, e che alla fine a modo suo riesce sempre a uscire vincente da qualsiasi piccola o grande sfida.

Se già in passato Checco vi ha divertito, forse come me non mancherete a quest'altro appuntamento; se non l'avete mai visto e avete voglia/bisogno di un'iniezione di sane risate, provare non vi farà male ^_-


Per leggere altre recensioni di film, cliccate sull'etichetta "Cinema".

lunedì 11 gennaio 2016

Recensione: LA TREGUA di Primo Levi



Appena terminato un libro intenso che, in particolare nelle ultime pagine, mi ha messo su un magone di tristezza e commozione.

Giornata della Memoria

LA TREGUA
di Primo Levi


Ed. Einaudi
10 euro
272 pp
2005
Nel gennaio 1945 i cancelli di Auschwitz furono aperti; spinti dall'avanzata dell'Armata Russa, i tedeschi si diedero precipitosamente alla fuga, nonostante l'ordine "dall'alto" fosse quello di non lasciare sopravvissuti e di "recuperare ogni uomo abile al lavoro".

Da quel momento inizia l'odissea di Primo Levi - e del resto dei sopravvissuti al Lager - verso la libertà, in vista del ritorno a casa.

In questo suo secondo romanzo - col quale vinse nel 1963 la prima edizione del premio Campiello e da cui è stato tratto, nel 1997, un film per la regia di Francesco Rosi, con protagonista John Turturro -, che è il seguito di Se questo è un uomo (1947), Levi narra proprio di questo suo rocambolesco viaggio che, partendo dalla terribile e dolorosa Auschwitz, lo porterà a Torino, ma soltanto dopo aver attraversato ben sette Paesi: Polonia, Unione Sovietica (Bielorussia e Ucraina), Romania, Ungheria, Cecoslovacchia, Austria (due volte), Germania. 

È un viaggio incredibile, popolato da personaggi  multiformi e pittoreschi, tutti a modo loro segnati da una guerra non ancora davvero finita, e forse, come dice il Greco - uno degli uomini con cui Primo si ritroverà a legare i primi tempi - "la guerra non finisce mai".
Il lungo periodo che precederà il sospirato ritorno nella sua Torino va da gennaio ad ottobre, e vede il nostro Autore stremato da fatiche, digiuni, umiliazioni, malattie, ma sempre mosso da una buona dose di determinazione per cercare di continuare a sopravvivere, nonostante il tortuoso viaggio che lo aspetta e la sosta in diversi campi russi non sempre super puliti o organizzati.

Il viaggio di Levi, come dicevo, si popola man mano di persone, fatti, aneddoti, valutazioni e riflessioni personali, in cui emergono le difficili condizioni di vita dei sopravvissuti, che in fondo non sempre ricevono quella pietosa accoglienza che si sarebbero aspettati, dopo l'orrore visto e subito nei campi di concentramento.
Un orrore incancellabile e per sempre racchiuso negli occhi e nella mente di chi ne è stato vittima:

"Poichè, ed è questo il tremendo privilegio della nostra generazione e del mio popolo, nessuno ha mai potuto meglio di noi cogliere la natura insanabile dell'offesa, che dilaga come un contagio. E' stolto pensare che la giustizia umana la estingua. Essa è una inesauribile fonte di male: spezza il corpo e l'anima dei sommersi, li spegne e li rende abietti; risale come infamia sugli oppressori, si perpetua come odio nei superstiti, e pullula in mille modi, contro la stessa volontà di tutti, come sete di vendetta, come cedimento morale, come negazione, come stanchezza, come rinuncia"

Ma siamo ancora all'inizio e non tutti sanno bene - o vogliono sapere? - quello che è successo in quei posti tremendi per mano dei vigliacchi nazisti tedeschi, e spesso Levi e compagni dovranno fare i conti con atteggiamenti di diffidenza, sospetto, misti a una indefinita pietà, da parte dei popoli presso cui troveranno temporaneamente rifugio.

Levi ci descrive il trascorrere dei giorni, dei mesi, all'interno dei campi russi, in attesa di poter mangiare, di potersi lavare, di conoscere il proprio destino; ed intanto, al pari di una commedia umana, ci passano davanti episodi di vita quotidiana che spesso fanno sorridere, altre volte fanno tristezza, in cui Levi ricorda con e per noi le diverse persone incontrate: dall'efficiente infermiera Marja alla segretaria giovane e prorompente Galina, dal burbero e cinico Mordo Nahum - chiamato il Greco - all'esuberante romanaccio Cesare.

Il Nostro passa le giornate, che scorrono spesso noiose e lente, con compagni di viaggio più esuberanti e creativi di lui, e tra essi spiccano in particolare i già citati il Greco e Cesare, accomunati da un alto senso pratico e una spiccata propensione per gli affari, pur essendo diametralmente opposti di carattere (scontroso e taciturno il primo, solare e spensierato il secondo); e lui segue i due compari come un segugio, occupando il tempo in negoziazioni per le quali non è molto portato, ma che quantomeno gli permettono di metter qualcosa nello stomaco e di riempire le giornate...:

"...allo scopo di non aver tempo, perchè di fronte alla libertà ci sentivamo smarriti, svuotati, atrofizzati, disadattati alla nostra parte"

E così le settimane passano, mentre il sogno ad occhi aperti di tornare in patria resta, accompagnato da altri piccoli deliri giornalieri, altri sogni più confusi, insensati, perchè

"E' questo il frutto più immediato dell'esilio, dello sradicamento: il prevalere dell'irreale sul reale. Tutti sognavano sogni passati e futuri, di schiavitù e di redenzione, di paradisi inverosimili, di altrettanto mitici e inverosimili nemici cosmici, perversi e sottili, che tutto pervadono come l'aria".

Storie di singole persone che sono passate - anche se brevemente - nella vita dell'Autore, lasciando ciascuna un loro segno, un ricordo degno di essere trascritto e "immortalato"; storie di una vita che ricomincia con timore, paura, speranza, con addosso 

"la sensazione greve, incombente, di un male irreparabile e definitivo, presente ovunque, annidato come una cancrena nei visceri dell'Europa e del mondo, seme di danno futuro".

Ho letto questo libro sempre col pensiero di quel è stata la morte di Primo Levi, e sono giunta alle ultime righe, come vi anticipavo, con un senso enorme di tristezza.

Quanta è stata immane e inumana l'esperienza dei Lager per chi c'è stato, per ogni singola persona che l'ha vissuta e che è riuscita a sopravviverne?

Il ritratto che del viaggio - e, con esso, delle persone incontrate, dei fatti accaduti... - verso casa ci ha dato l'Autore è struggente ed intenso, perchè incredibilmente lucido e vero, scritto con una penna ora ironica e leggera, ora greve e nostalgica, di certo sempre essenziale e diretta, di chi sta riportando qualcosa che ricorda bene, che mai dimenticherà, e lo è ancor di più - ed è questo che mi commuove e tocca profondamente - se si pensa al fatto che arrivare a casa, ritrovarsi in compagnia di familiari ed amici, in un clima finalmente disteso e sereno, non ha significato automaticamente uscire dall'incubo del Lager anche con la mente e col cuore.

Eh no, la memoria di un sopravvissuto, ci dice Levi, torna là, in quel campo, e sembra quasi che quella sia la realtà e la propria casa sia il sogno.
Il numero tatuato a ricordargli cosa ha vissuto, e nelle orecchie quella voce perentoria e tragicamente nota che, crudelmente, continua a chiamarti all'appello, come a ricordargli che una parte di lui non sarà mai libera.

Non posso che consigliare la lettura di questo romanzo autobiografico.


libro sull'Olocausto

Prossimi arrivi Newton Compton (14 - 21 gennaio)



Buongiorno amici!
Questa settimana sul blog inizia con qualche prossima anteprima Newton Compton che sta solleticando il mio interesse!

Diamo inizio alle danze con un thriller che ruota attorno alla inquietante domanda: arriveresti a uccidere per salvare tua figlia?

UCCIDILO E LEI VIVRA'
di Freda Wolff


Trad. F. Cardella,
A. Armili
352 pp
7.43 pp
in uscita:
14 GENNAIO 2016

Trama

La psicologa Merette Schulman e il suo ex marito, l’ufficiale di polizia Jan-Ole, si sono presi una pausa dallo stress quotidiano per passare qualche giorno in una baita isolata nella Norvegia più selvaggia.
Non hanno però il tempo di rilassarsi, perché la prima notte, l’uomo viene assalito e rimane gravemente ferito. 
Mentre Jan-Ole si trova in ospedale privo di sensi, Merette apprende con terrore che Aksel, uno dei suoi ex pazienti, è fuggito dal carcere psichiatrico. La donna è convinta che sia lui il responsabile dell’aggressione a Jan-Ole e lo stesso giorno riceve proprio da lui un messaggio con una foto di sua figlia Julia, seguito a breve distanza da un altro terrificante SMS: “Uccidilo e lei vivrà”.
Ma come si può scegliere tra la vita del proprio uomo e quella di una figlia? 
E c’è davvero Aksel dietro questo macabro e inquietante gioco?





Continuiamo con una storia d'amore, per le lettrici più romantiche:

domenica 10 gennaio 2016

Romanzi in uscita il 14 e il 19 gennaio 2016 (anteprima libri)



Diamo una scorsa a qualche prossima anteprima!!

Lasciatemi un commento, se vi va, per dirmi cosa vi attira e cosa no! ^_-

LA SARTA DI DACHAU
di Mary Chamberlain


Ed. Garzanti
320 pp
16.90 euro
in uscita:
14 GENNAIO 2016
Trama

Londra, 1939. Ada Vaughan non ha ancora compiuto diciotto anni: il suo sogno è diventare una sarta famosa, aprire una casa di moda, realizzare abiti per le donne più eleganti della sua città. 
Ha da poco cominciato a lavorare presso una sartoria in Dover Street, e la vita sembra sorriderle e un viaggio imprevisto a Parigi fa sembrare il suo sogno sempre più concreto.
Ma la guerra allunga la sua ombra senza pietà. 
Ada è intrappolata in Francia, senza la possibilità di ritornare a casa. Viene deportata nel campo di concentramento di Dachau. 
Ada si aggrappa all’unica cosa che le rimane, il suo sogno. 
La sua abilità con ago e filo le permette di lavorare per la moglie del comandante del campo. 
La sua fama travalica le mura di Dachau e arriva fino alle più alte gerarchie naziste. 
Le viene commissionato un abito che dovrà essere il più bello della sua carriera ma Ada non sa che quello che le sue mani stanno creando non è un abito qualsiasi. 
Sarà l’abito da sposa di Eva Braun, l’amante del Führer… 

Una storia di orrore e di speranza, di vite spezzate e della capacità di sopravvivere grazie ai propri sogni. La storia di una donna che non si arrende e che continua a lottare anche quando tutto sembra perso.


NOLI ME TANGERE
di Andrea Camilleri


Ed. Mondadori
180 pp
17 euro
in uscita:
19 GENNAIO 2016
Andrea Camilleri dà vita a una pièce affilata e appassionante, che con le potentissime armi dell'arte – dal Beato Angelico e Tiziano fino ai versi di Dino Campana e a Cocktail Party di T.S. Eliot – indaga il fascino e il tormento di una donna.

Trama

Laura è un'esperta storica dell'arte, giovane, bella, sposata ad un famoso scrittore che la venera. 
È capace di concedersi emozioni intense con altri uomini, quando lo desidera, senza farsi travolgere dal senso di colpa. 
Ma, in certi momenti, è come se si alzasse nel suo cuore il temibile vento del deserto, che la prostra e la costringe a giorni di reclusione durante i quali nessuno deve azzardarsi a toccarla. 
Poi torna la bonaccia, e Laura è di nuovo la donna volubile e luminosa che tutti ammirano. 
Fino a che, una notte, Laura scompare. 
Il commissario Maurizi – uomo colto e fine indagatore dell'animo umano – capirà che di Laura ognuno ricorda un volto diverso. 
Al primo sguardo sembra una donna facile, ma in realtà una tensione bruciante è nascosta in ogni suo gesto.

Queste pagine sono costruite con la sapienza di un pittore che, pennellata dopo pennellata, svela le luci e le ombre di un panneggio finissimo: quello dell'animo di una donna inconsueta, affamata di vita e bisognosa di assoluto, per la quale il corpo non è che lo strumento che ci consente di arrivare a toccare lo spirito con la massima intensità.



What are you reading?



Libri attualmente in lettura.
Il primo non è proprio recente ed io personalmente mi sono accostata ad esso per la prima volta nei lontani anni delle scuole elementari; l'altro è il noto prosieguo di "Se questo è un uomo" di Primo Levi.

Li avete letti? Cosa ne pensate?
Cosa state leggendo voi?


LESSICO FAMIGLIARE
di Natalia Ginzburg


Ed. Einaudi
264 pp
12 euro
«Nel corso della mia infanzia e adolescenza mi proponevo sempre di scrivere un libro che raccontasse delle persone che vivevano, allora, intorno a me.
Questo è, in parte, quel libro: ma solo in parte, perché la memoria è labile, e perché i libri tratti dalla realtà non sono spesso che esili barlumi e schegge di quanto abbiamo visto e udito».

Trama

Lessico famigliare è il libro di Natalia Ginzburg che ha avuto maggiori e piú duraturi riflessi nella critica e nei lettori. La chiave di questo straordinario romanzo è delineata già nel titolo. Famigliare, perché racconta la la storia di una famiglia ebraica e antifascista, i Levi, a Torino tra gli anni Trenta e i Cinquanta del Novecento. E Lessico perché le strade della memoria passano attraverso il ricordo di frasi, modi di dire, espressioni gergali.

Scrive la Ginzburg: «Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all'estero: e non ci scriviamo spesso. Quando c'incontriamo, possiamo essere, l'uno con l'altro, indifferenti, o distratti. Ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase, una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte, nel tempo della nostra infanzia. Ci basta dire "Non siamo venuti a Bergamo per fare campagna" o "De cosa spussa l'acido cloridrico", per ritrovare a un tratto i nostri antichi rapporti, e la nostra infanzia e giovinezza, legata indissolubilmente a quelle frasi, a quelle parole».




LA TREGUA
di Primo Levi



Ed. Einaudi
10 euro
272 pp
2005

Premio Campiello 1963. 

"La tregua" è considerato da molti il capolavoro di Levi: diario del viaggio verso la libertà dopo l'internamento nel Lager nazista, questo libro, più che una semplice rievocazione biografica, è uno straordinario romanzo picaresco. 
L'avventura movimentata e struggente tra le rovine dell'Europa liberata - da Auschwitz attraverso la Russia, la Romania, l'Ungheria, l'Austria fino a Torino - si snoda in un itinerario tortuoso, punteggiato di incontri con persone appartenenti a civiltà sconosciute, e vittime della stessa guerra. 
L'epopea di un'umanità ritrovata dopo il limite estremo dell'orrore e della miseria.

venerdì 8 gennaio 2016

Recensione: IL VIAGGIATORE INCANTATO di Nikolàj Leskòv



Carissimi lettori, incredibile ma vero: proseguono le recensioni di questo nuovo anno!

Sono stata alle prese con un romanzo breve di un autore russo:

IL VIAGGIATORE INCANTATO
di Nikolàj Leskòv


info
Ed. Adelphi
QUI
(Gruppo Editoriale L'Espresso; numero in allegato con La Repubblica; trad. D. Cavaion).

E' un racconto del 1872 in cui predomina la figura di un monaco sui generis, narratore di avventure davvero incredibili e improbabili. 

La scena iniziale ci presenta un gruppetto di uomini che discorrono tra loro durante un viaggio  in mare; tra gli argomenti ce n'è uno in particolare che attira l'attenzione del nostro monaco: una persona suicida può ottenere preghiere per la salveza della propria anima?
Nonostante la veste religiosa cattolica indossata, l'uomo sostiene che non è vero che non si possa pregare per l'anima di un suicida, perchè lui stesso conosce un "pretino ubriacone" che lo fa.

Da questo momento in poi, il monaco diventerà l'intrattenitore del gruppo con i suoi racconti interessanti e strabilianti e il suo modo di narrare avvincente e immediato.

Apprendiamo la storia della vita di Ivan - questo il nome del monaco - e le straordinarie, quanto improbabili, avventure da lui vissute, la sua infanzia nell'amata "madre Russia", la madre mai conosciuta (perchè deceduta per partorirlo), l'incidente che lo rese orfano di padre e che lo vide, da quel momento in poi, diventare servo di diversi e bizzarri padroni.

Nonostante la vita non sempre sia stata particolarmente generosa con lui, e la morte abbia cercato di prenderlo per proi sempre rifiutarlo, stupisce e  fa sorridere la forza fisica e morale di questo russo insolente, col dono di domare i cavalli, capace di vincere in un corpo a corpo con chiunque.
Un uomo che vanta la propria fede cattolica ma che si lascia dominare da istinti a passioni fino ad uccidere i suoi simili per svariate ragioni, nelle quali trova sempre il modo per giustificare se stesso, convinto che tanto prima o poi si realizzerà il proprio destino: finire i propri giorni in convento a pregare per la propria anima e per quella degli altri.

Ivan è un bogatyr, un eroe delle antiche leggende russe, che sopporta la noia e la desolazione delle steppe caucasiche - dove vive come prigioniero - e neanche la compagnia di diverse donne sembra placare il suo spirito eternamente inquieto.

L'unica donna a smuoverlo è la zingarella Grùsa, nei cui confronti si rivela un uomo pietoso e buono.

Ivan è davvero un pellegrino incantato, invincibile, che quasi con fare comico e con una buffa sicurezza di sè racconta ai suoi attenti ascoltatori le sue peripezie, dalle quali esce sempre vincitore.

Il romanzo è diviso in capitoli, ognuno dei quali racconta un particolare episodio e fase della vita di Ivan, la cui narrazione è sollecitata dalla curiosità e dalle domande di chi ascolta; un racconto che risulta divertente e assurdo insieme, a metà tra fatti realistici e altri decisamente favolisitici, con un tono ironico, leggero, un ritmo vivace reso tale dall'abbondanza di dialoghi e dall'uso di un linguaggio immediato, colorito e gergale, vicino al parlato, con cui Leskov ci conduce ad un finale, di proposito, bruscamente interrotto.

Un romanzo breve che si legge in poco tempo, per nulla pesante, nè nello stile nè nella trama, e che trae la sua forza da questo viaggiatore carismatico e strano.



Un romanzo di un autore russo

giovedì 7 gennaio 2016

Viaggiare leggendo con Amore, zucchero e cannella



Ed eccoci ad un altro appuntamento con la rubrica VIAGGIARE LEGGENDO!

A portarci in giro per la bella Londra è la protagonista di "Amore, zucchero e cannella", Juliet.

Cominciamo dall'appartamento che sarebbe dovuto diventare il nido d'amore di Juliet e Simon, prima che lui mandasse all'aria tutto: in LOVELACE AVENUE, nell'area di GIPSY HILLS.


Se non ho capito male, questa zona dal nome molto romantico, c'è davvero; googlando si trovano dei risultati, ma per lo più sui siti immobiliari.

Gipsy Hill è un'area vicino ad Upper Norwood, nella città di Londra; la zona è molto famosa poiché da essa è possibile vedere tutto lo skyline londinese (Wikipedia).

qui

In King Street sono situati gli uffici in cui lavora Juliet.
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