Carissimi lettori, in questi giorni sto divorando
MIOR di Simon Rowd, e leggendo mi ha incuriosito il riferimento dell'Autore alla celebre
evasione dalla Libby Prison.
Mi sono immediatamente chiesta se si trattasse di un riferimento fittizio o realmente accaduto: cercando in web ho scovato qualche informazione su quella che rientra tra
le fughe dal carcere più incredibili della storia.
In particolare a tornarmi utile è stato questo sito: http://www.jourdelo.it/ (vedere anche
QUI)
Siamo nel 1861: allo scoppio della Guerra Civile Americana le autorità Confederate avevano necessità di sistemare i prigionieri nordisti catturati in battaglia, e pensarono di utilizzare (sequestrare..) una serie di edifici e di adibirli a prigioni; in particolare, il grande magazzino di Luther Libby, situato a Richmond, capitale della Confederazione, sembrava perfetto per lo scopo.
La Libby Prison non aveva una bella nomea e finire in prigione lì significa soffrire le pene dell'inferno.
Nell’estate 1863 il Colonnello Thomas H. Rose, catturato nel corso della battaglia di Chickamauga, fu incarcerato; i propositi di fuga nacquero immediati nella sua testa di uomo intraprendente e coraggioso.
Supportato dal Maggiore A.G. Hamilton, Thomas capì che l’unica possibilità di fuga era scavare un tunnel a partire dal Rats’ Hell, l’unico ambiente del carcere vuoto e poco controllato.
Proprio come Andy Dufresne in "Le ali della libertà", scavando scavando i due si sarebbero dovuto trovare in una larga fogna che conduceva verso un capannone abbandonato in una strada poco frequentata di Richmond.
Ma come raggiungere Rats' Hell?
Rimediato un coltello, il Maggiore Hamilton si introdusse di notte nelle cucine e cominciò a togliere mattoni per creare un piccolo buco nella canna fumaria. Aiutati da otto uomini, iniziarono a scavare il passaggio per lo scantinato; in dodici notti di duro lavoro i fuggitivi riuscirono ad aprirsi un varco e con l’aiuto di un’asse di legno usata come scivolo, poterono finalmente scendere nel Rats’ Hell.
Ma la grande fuga è solo iniziata: ora bisognava scavare il tunnel per sbucare nella fogna.
I lavori dei prigionieri continuarono per giorni (anzi, per notti e notti), armati di scalpello, tronco di legno e mani nude; grande fu la delusione nell'appurare che l'agognata fogna era completamente allagata ed inutilizzabile.
I fuggitivi cercarono di non scoraggiarsi e fecero un altro tentativo, che però fallì.
Ma il Colonnello Rose era deciso ad effettuare un ultimo tentativo.
Coinvolse nel progetto di fuga altri ufficiali, organizzò squadre di lavoro in gruppi di cinque e su turni.
Fortunatamente, la terra era abbastanza soffice e veniva rimossa con facilità, e trovarono anche il sistema per farla sparire.
Intanto il Colonnello Rose recuperò alcune funi da imballaggio depositate nel magazzino della prigione, e creò una scala di corda, al posto dello scivolo di legno.
Proseguendo con gli scavi notturni, i lavoratori immaginarono di aver ormai superato la palizzata che recintava il lato est della prigione.
E l’8 febbraio 1864, la galleria oltrepassò la palizzata e arrivò fin sotto il magazzino abbandonato di Dock Street.
La notte seguente gli uomini coinvolti avrebbero potuto portare con sé un altro prigioniero e fu così che alle 20 del 9 febbraio 1864, dopo oltre due mesi di duro lavoro, il Colonnello Thomas Rose imboccò per primo la galleria dicendo: La ferrovia sotterranea verso il Paese di Dio è aperta!
Una volta in Dock Street, i trenta evasi si divisero e si dileguarono nel buio delle strade di Richmond.
Inevitabilmente, nel carcere cominciò a girare la voce del tunnel e questo fece sì che altri ufficiali (più di un centinaio) provassero ad attraversare la galleria e darsi alla fuga....
La mattina dopo, quando i Confederati procedettero all’appello dei prigionieri, si accorsero dell’assenza di alcuni di essi, ma inizialmente non diedero peso alla cosa, finchè non si accorsero che a mancare erano davvero in troppi!
Passarono un sacco di ore a contare e controllare, dando così un grande vantaggio agli evasi.
Ben 61 fuggitivi riuscirono a raggiungere sani e salvi le linee nordiste.
Uno dei primi a portare a termine la fuga fu il Maggiore Hamilton; invece il Colonnello Thomas Rose fu ripreso, proprio mentre si trovava a pochissimi chilometri dall’accampamento nordista di Williamsburg.
La fuga dalla prigione Libby divenne subito leggenda e per i nordisti gli evasi erano degli eroi, tanto che negli anni a seguire molti di loro si diedero a scrivere memoriali e resoconti riguardanti la loro partecipazione all’avvenimento.
La stessa prigione al termine del conflitto fu trasportata al Nord e trasformata in museo, prima di essere definitivamente demolita nel 1895.
L’unico a scegliere di non rilasciare mai dichiarazioni sull’argomento fu proprio il Colonnello Rose, ideatore della fuga.
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prigione |
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diagramma della prigione
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