domenica 27 agosto 2017

Recensione: LA BAMBOLA DEL CISTERNINO di Diego Collaveri



Una prostituta avanti negli anni e un noto imprenditore trovati assassinati a pochi giorni di distanza; due casi slegati tra loro?
Ad occuparsene c'è il sanguigno e schietto commissario Mario Botteghi, con la sua eterna sigaretta in bocca, i modi di fare spesso burberi, i suoi personali demoni sempre pronti a riempire la sua solitudine e il suo intuito che non sbaglia un colpo.


LA BAMBOLA DEL CISTERNINO
di Diego Collaveri



Frilli Editori
295 pp
12,90 euro

Siamo a Livorno ed il commissario Botteghi è alle prese con l'omicidio di una vecchia prostituta nei pressi del Cisternino; l'anziana e non proprio piacente Lucia Biagini è stata strangolata... e ovviamente nessun testimone interrogato è in grado di dare informazioni utili!
In compagnia dei suoi fedeli e giovanissimi agenti, Busdraghi e Mantovan, il commissario deve quindi cominciare a raccogliere informazioni che aprano piccoli e graduali spiragli alla soluzione per capire il caso, che all'inizio vede la polizia andare un po' "alla cieca" per mancanza di indizi.

A chi poteva dar fastidio una prostituta grossa e vecchia? Chi e perchè poteva avere interesse a farla fuori? Forse la donna faceva parte di qualche brutto giro - legato alla prostituzione o altro... - o magari poteva aver visto qualcosa che non avrebbe dovuto assolutamente vedere nè conoscere?

Botteghi non sa che pesci pigliare; una cosa è certa: il formicolio che lo prende alla base della testa gli fa capire che deve spremere le meningi perchè c'è qualcosa che gli sta sfuggendo e che invece potrebbe essere fondamentale per raccapezzarsi nell'indagine, che pare procedere troppo lentamente e senza grosse novità, almeno nei primi giorni.
Non solo, ma il caso di questa prostituta ha risvegliato in lui ricordi sepolti e risalenti all'infanzia, che Mario aveva rimosso.
Ricordi legati alla melodia di una canzone che ogni tanto, senza accorgersene, si ritrova a canticchiare, come un motivetto assillante, di quelli che ti restano in testa e non se ne vanno.

Queste sensazioni sgradevoli e angoscianti tengono desta l'attenzione di Botteghi, stuzzicando il suo formidabile intuito, per il quale è noto ai colleghi, i quali forse non lo apprezzeranno per altri lati del suo carattere, ma di certo ne riconoscono le capacità investigative.
Il caso della Biagini sembra interessare solo a lui, che ne fa infatti quasi una questione personale. 

Frustrato per gli scarsi risultati, Botteghi si ostina a non voler mollare l’indagine neppure quando il Questore gli impone un caso più risonante ma, inizialmente, anch'esso poco semplice da risolvere: un certo Andreini, imprenditore edile, autore di importanti restauri storici della città, è stato trovato morto nel parco di Villa Corridi. 

Indagando e interrogando le persone -  colleghi, parenti e conoscenti - a lui vicine, Botteghi e i suoi obbedienti agenti scoprono che il defunto aveva il vizietto di giocare a carte, cosa che in passato lo aveva indebitato parecchio. Forse la sua morte ha a che fare con qualche storia di debiti di gioco? 
Eppure, sembra che negli ultimi tempi l'uomo riuscisse a pagare sempre i creditori...

Il caso che ha tra le mani è fin troppo complicato: regolamenti di conti, inseguimenti nei sotterranei della città, un misterioso killer e un vecchio traffico di droga... Troppa carne sul fuoco, troppi personaggi coinvolti in un'indagine che si fa via via sempre più ampia, e soprattutto il nostro commissario intuisce in fretta che i due omicidi sono intrecciati tra loro.
Ma in che modo?
Scoprirlo non sarà affatto un gioco da ragazzi perchè i colpi di scena non mancano e le raffinate capacità investigative di Botteghi vengono messe a dura prova. 

Riuscirà il commissario a scoprire l’incredibile verità concernente la morte della prostituta, il suo collegamento con quella dell'imprenditore e tutta la fitta ed ingarbugliata rete di loschi traffici che c'è dietro, che vede come teatro niente meno che l’antico acquedotto Leopoldino livornese? 

"La bambola del Cisternino" è uno squisito noir, in cui al centro vi è senza dubbio la risoluzione di alcuni omicidi tra loro connessi, ma non solo: i riflettori sono puntati sul protagonista, su questo commissario dalla psicologia complessa, che prima di essere un uomo di polizia intuitivo, tenace, testardo, capace di andare contro tutto e tutti pur di seguire e portare a termine le proprie indagini, franco e diretto con superiori e sottoposti, è soprattutto un uomo.
Un uomo che deve lottare ogni giorno con il proprio doloroso passato, con i fantasmi che lo popolano e con un presente che lo vede sostanzialmente solo e triste.
Dedito com'è al proprio lavoro, Mario ha sacrificato una parte importantissima della sua vita personale, degli affetti che le davano un senso..., e se è vero che a certe azioni e a certi errori del passato non è possibile rimediare, è altrettanto vero però che possiamo far qualcosa per migliorare il presente e il futuro.

E Mario ha qualcuno di importante dal quale vorrebbe ricevere perdono, comprensione, affetto..., ma la sua testa dura e il suo carattere non proprio facile finora gli hanno impedito di riallacciare un rapporto civile con questa persona...
Neanche i consigli appassionati, materni... e un tantino invadenti!, dell'amica di sempre, Mariella (le cui prelibatezze culinarie lo aiutano a rinvigorire un po' il corpo stressato e, perchè no?, pure lo spirito), riescono a sostenerlo più di tanto, perchè lui è così: un tipo che scivola nei propri oscuri pensieri, avvolto dal gelo della solitudine, schiacciato dal peso di ricordi che gli attanagliano il cuore, da un carico di emozioni che lo soverchiano e che non sempre sa gestire... e questo modo di essere contorto lo rende il commissario bravo che è, perchè con  Botteghi sai che nessun particolare è lasciato al caso e che, a furia di scervellarsi su tanti piccoli particolari, a costo anche di schiacciare i piedi a chi non dovrebbe, prima o poi riesce ad ottenere ciò che vuole.

L'Autore ci fa fare un interessante e culturale tour in questa bella città toscana, avvolgendola in un'atmosfera piacevolmente malinconica, cullandoci con la melodia di una famosa canzone degli anni ’60 e attraverso personaggi e storie per le quali non sempre c'è riscatto o redenzione.

E' uno di quei libri che leggi con trasporto perchè non puoi fare a meno di lasciarti coinvolgere dai casi da risolvere, così ti ritrovi a seguire passo passo le speculazioni e i pensieri di Botteghi, il suo modo spiccio e pratico di confrontarsi con i giovani agenti, che pendono dalle sue labbra e lo rispettano, perchè il loro commissario sa essere sì esigente ma anche divertente, e non di rado stempera le tensioni con qualche battuta.
Ricco di dialoghi che contribuiscono a rendere il ritmo incalzante, diversi e graduali colpi di scena che si susseguono - in base alle intuizioni che via via si presentano alla mente di Botteghi & co. -, un contesto di riferimento ricco di fascino e storia (che concorre per creare movimento e novità rispetto alle indagini), una trama ben strutturata, che si infittisce man mano per poi districarsi totalmente solo alla fine: per tutti questi elementi, e non solo, "La bambola del Cisternino" è un romanzo che cattura da subito il lettore, sia per la storia in sè che per il suo esuberante e intelligente protagonista.

sabato 26 agosto 2017

Novità e anteprime da non perdere



Stavo dando una pigra occhiata su un paio di store online, quando la mia attenzione è stata attirata da queste pubblicazioni, di cui la prima già in libreria, le altre due in uscita; tutte, comunque, di autori di cui m son piaciuti precedenti romanzi.

Partiamo da un romanzo storico che fa parte di una serie (vedi QUI), di cui purtroppo ho letto soltanto il primo libro: "La figlia del boia" (RECENSIONE).


IL MAGO E LA FIGLIA DEL BOIA
di Oliver Pötzsch




Ed. Neri Pozza
trad. A. Patrelli
524 pp
Luglio 2017


Germania, 1666. Simon e Magdalena partecipano a un pellegrinaggio al santuario di Andechs in Baviera, dove ogni anno si svolge la festa delle Tre Ostie.
Jakob è rimasto a Schongau con i nipotini Peter e Paul e la moglie malata.
 Al loro arrivo al monastero, Simon e Magdalena si trovano immediatamente coinvolti in misteriosi avvenimenti, tra cui la morte non accidentale di un novizio e una epidemia inspiegabile che si diffonde tra i pellegrini. 
Quando viene ritrovato il cadavere di un altro novizio e il frate orologiaio scompare misteriosamente, i sospetti cadono sul frate farmacista, che è subito imprigionato e consegnato al tribunale regionale. 
Magdalena riesce a parlare con l'accusato e scopre così che si tratta di un carissimo amico di gioventù del padre. 
L'intervento di Jakob si rende perciò necessario.



Da settembre in libreria il prossimo romanzo (storico anch'esso), potente e pieno di atmosfera, di Hannah Kent,  di cui ho amato molto il primo, "Ho lasciato entrare la tempesta" (RECENSIONE).

Questo secondo libro tocca temi vicini al primo; infatti racconta lo scontro tra ragione e superstizione, ricreando, senza giudizi, un mondo che vive di leggi proprie, pericolosamente dominato dall’irrazionalità, dove le fate e gli elfi sono, per gli uomini, imperscrutabili compagni di viaggio. 


LA DONNA DEL BOSCO
di Hannah Kent



Ed. Piemme
408 pp
18.50 euro
USCITA
12 SETTEMBRE 2017
Irlanda, Contea di Kerry, 1825. 
Cosa è accaduto al piccolo Micheál, che a quattro anni non si muove più, colpito da una paralisi inspiegabile?
Una fatalità, una disgrazia, un dispetto delle fate, sortilegi e rapimenti ad opera di creature del bosco maligne e dispettose, storie di peccati e di punizioni?
Tra le strade polverose del piccolo paesino di campagna dove Nóra, sua nonna, cerca di tirarlo su, in un mondo dominato dalla superstizione e dalla paura più che da qualunque altra cosa, un bambino diverso come Micheál è un bambino che le fate hanno scelto per i loro scherzi cattivi. 
Le stesse fate che possono essere buone, malvagie, leggere o fatali a seconda del loro capriccio. 
Ma Nóra è decisa a salvare il suo nipotino: insieme a Mary, la ragazza che la aiuta a occuparsi di Micheál, l’unica a non provare repulsione per quella strana creatura, cercherà in tutti i modi di curarlo, confrontandosi con le inumane credenze popolari e i pregiudizi feroci della religione, e infine approdando a Nance, la donna del bosco. 
L’unica a essere in contatto con le creature che possono aver fatto del male a Micheál, sostituendolo con il “mostro” che è diventato adesso… 



E' un autore di cui ho letto "La casa buia" (RECENSIONE), un thriller articolato che solleva interrogativi morali; ora torna con un altro romanzo che, ancora una volta, non teme di addentrarsi nelle più profonde e torbide vicissitudini dei suoi personaggi.


OGNI NOSTRA CADUTA
di Dennis Lehane


Ed. Longanesi
USCITA:
28 AGOSTO 2017

Rachel Childs è diventata una giornalista di successo. 
Tormentata e imprevedibile, ha però ancora addosso il peso di un’ingombrante figura materna, insieme al mistero mai risolto sull’identità del padre. 
Ma ha raggiunto un equilibrio e la sua vita procede felicemente. Fino al crollo. A seguito di un’umiliante crisi di nervi, traumatizzata, si ritrova a vivere come una reclusa, abbandonata da tutti. 
È un evento inatteso in una sera di pioggia a stravolgere profondamente la visione che Rachel ha di se stessa, oltre che la sua vita privata. Un incontro con un uomo che torna dal suo passato e che l’aiuta a risollevarsi dal baratro in cui è prigioniera. Ma proprio quando si sente di nuovo sulla vetta, Rachel scopre di trovarsi in realtà sull’orlo di un precipizio ancora più spaventoso.
Attirata in una trama intessuta nell’inganno, Rachel dovrà trovare dentro di sé la forza per affrontare le sue più grandi paure e accettare verità che non avrebbe mai potuto immaginare…



venerdì 25 agosto 2017

Segnalazione Metropoli d'Asia: SVEGLIAMI ALLE NOVE DOMATTINA di A Yi



E' ritenuto «...uno degli autori più interessanti della nuova generazione» (La Lettura, Corriere della Sera) e grazie alla C.E Metropoli d'Asia, specializzata nella pubblicazione di autori orientali innovativi e di spicco, i lettori italiani possono conoscerlo e apprezzarlo; è al suo secondo romanzo A Yi, «l’enfant prodige della letteratura cinese» (Internazionale):


SVEGLIAMI ALLE NOVE DOMATTINA
di A Yi


Ed. Metropoli d'Asia
trad. P. Magagnin
Hongyang, un malavitoso locale che per molti anni ha tenuto in un pugno un villaggio di campagna e le zone limitrofe, viene trovato morto dalla sua donna all’indomani di un banchetto, forse a causa dell’eccessivo consumo di alcolici, o forse no… 

Il romanzo, attraverso le voci narranti di famigliari, amici e nemici, ricostruiscono la sua storia, la sua figura, i suoi legami criminali e personali in una società cinica e disperata che costituisce la cifra narrativa di A Yi, il quale riversa in una prosa densa e audace il suo vissuto di poliziotto e la sua capacità di cogliere negli uomini e nelle situazioni aspetti sconosciuti e nascosti.


L'autore.
Nato nel 1976 a Ruichang, nella provincia dello Jiangxi, A Yi (pseudonimo di Ai Guozhu) ha lavorato come poliziotto, giornalista sportivo e redattore prima di dedicarsi alla scrittura, a trentadue anni. Dopo un breve periodo nel consiglio di redazione di Chutzpah/Tian Nan, una nuova rivista letteraria che pubblica scritti di autori giovani e innovativi (tra cui lo stesso A Yi), ora lavora per la casa editrice Xiron come direttore della collana di narrativa “Iron Gourd”. La sua prima opera, la raccolta di racconti Grey Stories, esce nel 2008. Segue nel 2010 The Bird Saw Me, un’altra raccolta in cui l’autore sviluppa il suo stile insolito e la sua tutt’altro che romantica visione del mondo e che viene accolta con grande favore da pubblico e critica. Nel 2012 esce in Cina E adesso?, il suo primo romanzo; il suo ultimo lavoro è Domattina svegliami alle nove (Metropoli d’Asia).

Recensione: LE OTTO MONTAGNE di Paolo Cognetti (RC2017)



Vincitore dell'ultima edizione del Premio Strega, "Le otto montagne" di Paolo Cognetti sa richiamare tutta l'attenzione del lettore per la sua intensità, nella scrittura come nella genuinità dei sentimenti raccontati e che legano due amici, le cui esistenze sono ineluttabilmente non soltanto vincolate tra loro ma ancor di più con quel luogo straordinario e pieno di fascino che è la montagna.


LE OTTO MONTAGNE
di Paolo Cognetti


"Se il punto in cui ti immergi in un fiume è il presente, pensai, allora il passato è l’acqua che ti ha superato, quella che va verso il basso e dove non c’è piú niente per te, mentre il futuro è l’acqua che scende dall’alto, portando pericoli e sorprese. Il passato è a valle, il futuro a monte. Ecco come avrei dovuto rispondere a mio padre. Qualunque cosa sia il destino, abita nelle montagne che abbiamo sopra la testa."

Il protagonista di questo romanzo è Pietro, un ragazzino milanese, solitario e un po’ scontroso; è figlio unico e i suoi genitori formano una coppia apparentemente male assortita: tanto sua madre è socievole - abituata com'è, anche per la professione svolta (lavora in un consultorio di periferia) oltre che per carattere, a farsi carico degli altri, a intrecciare relazioni sociali -, quanto suo padre Gianni è, al contrario, un chimico dal carattere molto ombroso, chiuso, rigido nel modo di pensare, che torna a casa ogni sera dal lavoro carico di rabbia.
Eppure i genitori di Pietro sono uniti da una passione comune (che purtroppo è stata contrassegnata da una tragedia famigliare), che li avvicina sin dalla giovane età: in montagna si sono conosciuti, innamorati, si sono addirittura sposati ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo.

La montagna è ciò che più li unisce ed è per questo che la vita a Milano è adombrata da un alone di malinconia e tristezza, e alle vette innevate vanno i loro pensieri più nostalgici; quando scoprono il paesino di Grana, ai piedi del Monte Rosa, sentono di aver trovato il posto giusto per passarvi qualche mese all'anno, lontano dal tran tran cittadino, riavvicinandosi così al loro "grande amore": i monti.
Non solo, ma stando lì durante le vacanze, anche Pietro avrà modo di trascorrere tre mesi in quei luoghi meravigliosi, in cui pare che il tempo trascorra più lentamente e dove il contatto con la natura è immediato e forte.

Del resto, la montagna non è solo neve e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli: essa è proprio un modo di vivere la vita, dove le giornate e le notti sono scandite ora dai rumori prodotti dall'ambiente stesso e da chi lo abita (uomini e animali) ora dal silenzio, dove l'aria è impregnata dell'odore del fieno, del fumo che esce dai camini.

Il giovanissimo Pietro viene "arruolato" presto da suo padre per fare insieme a lui i sentieri di montagna, segnando sulla mappa i posti raggiunti:

"..cominciai a imparare il modo di andare in montagna di mio padre, la cosa piú simile a un’educazione che io abbia ricevuto da lui."

Ma ad arricchire le giornate di Pietro, oltre alle scarpinate con l'esperto papà, c'è anche un'altra presenza: Bruno.
Bruno è un coetaneo del protagonista, figlio di montanari, nato e cresciuto a Grana, pascolando mucche, stando all'aria aperta e venendo su "selvatico", con una tempra dura e pragmatica come può esserlo un ragazzo di montagna che non ha mai lasciato quei posti.
Tra i due si instaura un'amicizia che li vedrà protagonisti di piccole avventure, giornate estive fatte di esplorazioni e scoperte, tra le case abbandonate, il mulino e i sentieri piú aspri.

Ben presto Bruno diventa parte integrante della vita a Grana di Pietro, entrando anche "in famiglia", conquistando le simpatie della mamma di Pietro (donna sensibile, che si rende conto di come gli adulti che ruotano attorno a Bruno non tengano conto di tante sue esigenze di ragazzo che sta crescendo) e anche quelle di papà Gianni, che comincia a portare anche lui nelle loro piccole scalate, per le quali Pietro sembra non essere molto portato, visto che si accorge di soffrire di "mal di montagna".

Lo stringersi dei rapporti tra l'amico e i propri genitori crea in Pietro sentimenti contrastanti, forse perchè avverte che Bruno è più affine a Gianni di quanto lo sia lui, che pure è il figlio ma che sembra non conoscerlo davvero.

Col passare degli anni e delle estati, giungendo sulla soglia della vita adulta, Pietro decide di "abbandonare" la montagna, lasciando anche Milano per motivi di studio; Grana e i suoi monti diventano "i luoghi dell'infanzia", qualcosa da relegare in un angolino poco illuminato della memoria e ai quali guardare con un pizzico di malinconia; ma quando è poco più che trentenne, suo padre muore e Pietro scopre di aver ricevuto da lui in eredità un edificio malmesso, disperso tra i monti...

«Eccola lí, la mia eredità: una parete di roccia, neve, un mucchio di sassi squadrati, un pino».

Un’eredità che necessita di lavori, tempo e fatica per essere messa in sesto, affinchè diventi una casetta accogliente, una sorta di rifugio dal caos della città, in cui poter star tranquilli; e questo progetto lo riavvicinerà a Bruno, che prenderà a cuore la sistemazione del rudere.

I due, ormai uomini fatti, hanno così modo di passare diverso tempo insieme, riallacciando quel rapporto che li aveva uniti da ragazzini, scoprendo così di avere più cose in comune di ciò che pensano.

L'amore per la montagna però non porta necessariamente a fare le stesse scelte di vita: se Pietro maturerà il desiderio di viaggiare, conoscere altri luoghi del mondo, altre popolazioni e scalare altre vette, Bruno, invece, resterà fermo lì dov'è nato e ha sempre vissuto, lì dove ci sono le sue radici più profonde, che nulla e nessuno riesce a sradicare, perchè egli è un tutt'uno con i suoi monti, con la vita che tra essi si conduce; ne condivide la solitudine, le fatiche, le vacche da accudire, l'acqua dei torrenti, i cupi e rigidi inverni, le fresche estati; Bruno non sa e non vuol conoscere altri modi di essere ed esistere perchè tutto ciò di cui ha bisogno è lì, attorno a sè.
Potrebbe la sua amata montagna trasformarsi in una sorta di triste prigione per lui?

Pietro sa che il suo amico resta abbarbicato là, e che finchè c'è Bruno, lui avrà sempre un luogo in cui rifugiarsi e al quale tornare.

Considerazioni

In "Le otto montagne" l'Autore ci parla della bellezza aspra e verace della montagna - e di tutto ciò che le è proprio -, del suo essere così viva, dei suoi inverni, dei suoi rifugi, perchè essa non è soltanto qualcosa che contraddistingue un paesaggio naturale ma è un vero e proprio modo di essere, vivere, respirare, sapere e conoscere.
E' anche un romanzo di formazione che ha al centro i rapporti umani, a cominciare da quello padre-figlio, con le incomprensioni che spesso lo caratterizzano, i silenzi carichi di cose non dette che aiuterebbero a conoscersi di più, ad aprirsi e ad apprezzarsi; positiva è la figura materna, questa donna saggia, paziente, capace di stimolare il figlio ad essere più aperto verso il mondo e le persone.

E ancora c'è, come già anticipato, il rapporto d'amicizia tra Pietro e Bruno, un'amicizia che non ha bisogno di chissà quali discorsi e frequenti pacche sulle spalle, di confidenze a cuore aperto, di risate e battute, anzi: è fatta di silenzi, di sguardi brevi ma complici, di presenza ed aiuti concreti; è un'amicizia che si alimenta di gesti, di andate e ritorni, resistente al tempo e alle assenze, che manterrà negli anni la propria schiettezza, perchè essa è perenne come i ghiacciai, forte come la roccia, pura come l'aria frizzante che si respira ad alta quota.

I personaggi sono semplici e complessi insieme, nel senso che, pur essendo facile "etichettarli" e comprenderne a grandi linee la personalità (Bruno, il montanaro selvatico e "rozzo"; il padre autoritario, insofferente, volubile; la madre comprensiva e saggia; Pietro, poco socievole, refrattario a gestire relazioni umane in cui investire sentimenti), leggendo si percepisce, al contempo, come essi nascondano un animo più "contorto" ed inafferrabile rispetto a ciò sembra a una prima valutazione.

Pur non essendo io una "fan" della montagna (sono una "ragazza di collina" ^_-), devo riconoscere di aver apprezzato moltissimo questo libro, che si lascia leggere e gustare con facilità grazie ad uno stile e ad un linguaggio estremamente scorrevoli, affascinanti, a una scrittura coinvolgente, che sa far amare i luoghi di cui si parla, sa emozionare perchè quella di Pietro è la storia di un uomo che, andando alla ricerca di se stesso e delle proprie radici, sa di dover costantemente tornare lì dove ha lasciato un pezzettino - quello più importante - di sè, lì dove si incrociano i ricordi più belli, quelli che nulla può cancellare, come fa l'estate con la neve, perchè sono "ricordi d'inverno" e, proprio come un ghiacciaio, essi non vanno via e non vogliono essere dimenticati.

Non ho letto gli altri romanzi che concorrevano per lo Strega, ma il mio modestissimo parere è che la vittoria di Cognetti ci stia tutta ;-)


Obiettivo n.9 - Un libro che parli di alta montagna

giovedì 24 agosto 2017

Chicchi di curiosità su.... Paulo Coehlo



Oggi, 24 agosto, compiono gli anni diversi scrittori: Borges, Antonia S. Byatt, Valeire Tong Cuong e... Paulo Coehlo!

Ci soffermeremo proprio su di lui e su alcune piccole curiosità relative alla sua persona e alla sua vita.

  • Paulo Coelho è nato nel 1947 a Rio de Janeiro, in Brasile.
  • Ha frequentato una scuola gesuita da bambino. 
  • Sin da adolescente, ha espresso la voglia di diventare uno scrittore, ma sua madre era del parere che Coelho avrebbe dovuto orientarsi verso qualcosa di diverso tenore, facendo un lavoro più concreto, come quello paterno (ingegnere); vedendo la determinazione del figlio e l'atteggiamento "ribelle" (o meglio, le sue aspirazioni artistiche...), i genitori cercarono di "raddrizzarlo" prendendo una drastica decisione: internarlo in un istituto per persone con problemi mentali, da cui il ragazzo fuggì tre volte, fino a quando ottenne di essere dimesso, a 20 anni. Paulo ha sempre sostenuto che i suoi genitori avessero agito in buona volontà, fatto sta che tra quelle mura è stato sottoposto a shock elettrico, che ha colpito la sua memoria a breve termine.
  • Da bambino, Coelho era un bersaglio dei bulli ma ha imparato a conquistare gli altri bambini raccontando storie favolose.
  • E' stato uno studente "invisibile", non proprio il più popolare negli della scuola, insomma!
  • Coelho ha frequentato una scuola di diritto per compiacere i genitori, nel 1970, mettendo da parte il desiderio di scrivere. Si trasferì poi in Sud America, Nord Africa, Messico e Europa, vivendo come un hippie. 

  • Nel 1974 Paulo e la sua fidanzata di allora, Gisa, furono rapiti in circostanze poco chiare; si è speculato molto su questa storia e si dice che fossero stati fatti prigionieri da un commando brasiliano, probabilmente perchè sospettati di essere simpatizzanti di sinistra; ciò che è accaduto dopo il loro sequestro è stato avvolto nel mistero fino al 2007.
  • Prima di dedicarsi totalmente alla scrittura, Paulo è stato anche regista teatrale, attore e giornalista.
  • Ha cantato assieme al cantante brasiliano Raul Seixas.
  • Ha creato una propria casa editrice con la terza moglie Christine Oiticica (sposata nel 1980), pubblicando il loro primo libro nel 1982 - una raccolta di scritti di Coelho chiamata Arquivos do Infierno.

  • "L'Alchimista", forse la sua opera più famosa, è stata scritta in sole due settimane.
  • Coelho ha vissuto a Portobello, Londra, per un anno, che in seguito sarà l'ambientazione del suo romanzo La strega di Portobello
  • Lo scrittore è un mago a tutti gli effetti, e fa parte della Catholic order Regnus Agnus Mundi.
  • Sembra che Paulo provi un profondo fascino per tutte le religioni monoteiste come l'ebraismo, il cristianesimo e l'Islam, infatti in quasi tutti i suoi libri ci sono riferimenti ad esse.
  • Il suo risveglio spirituale è iniziato quando ha camminato per più di 500 miglia, percorrendo il Cammino di Santiago de Compostela, nella Spagna nord-occidentale, un'esperienza che ha cambiato la sua vita.

Articoli consultati per il post:

http://www.mphclick.com/
http://listupon.com/
http://www.famousauthors.org/

mercoledì 23 agosto 2017

Remembering River



"River was a remarkable artist and a rare human being.
I miss him every day

(Keanu Reeves)


23.08.1970
31.10.1993

martedì 22 agosto 2017

Segnalazioni editoriali: SETTE GIORNI di Pablo Cerini // BLACK LOVE di Cristian Mazza // IN BASSO, AGLI INFERI di Alberto Alessi



Come anticipato ieri, ho alcune interessanti segnalazioni editoriali da condividere con voi.

Partiamo da un romanzo new adult, influenzato da Irvine Welsh e scritto da Pablo Cerini:



SETTE GIORNI
di Pablo Cerini





"F. guarda il miscuglio di grigiore cittadino e luce dietro i grattacieli. Sembra che l'aurora abbia ormai rinunciato all'ambizione di poter restituire un po’ di bellezza al panorama e si accontenta solo di mischiare i propri raggi alla tavolozza di amarezza con cui la città è stata dipinta."

La vita li ha fatti arrivare stanchi al momento della verità, ma invece il destino li chiama ad essere pronti. In gioco c'è tutto. La carriera. L'amore. Il senso di tutti i giorni spesi fino ad ora.
Come si è giunti a qui?
Sono passati giorni. Sette, per la precisione, in cui tutto poteva essere ripensato e riscritto.
Ma l'abitudine e la noia hanno avuto il sopravvento.
Poi sarà troppo tardi per svegliarsi. Adesso, accanto a lei.
Credevo che si fosse seduta al tavolo da gioco già sconfitta in partenza. Spesso sopravvaluto la mia capacità di capire le persone. E adesso è troppo tardi per il rewind. Siamo in tre sul bordo del precipizio. E uno di noi deve cadere.

"Mentre F. guida nell'alba nascente, P. pensa al corpo di L., alle parti nude che le sue mani hanno da poco accarezzato. F. sta parlando di progetti e investimenti ma la sua voce sembra provenire da un programma tv nella stanza a fianco. La città scorre fuori dal finestrino."

C'è una storia d'amore, in fondo. Anche se parlare d'amore è esagerato. Forse, è sufficiente dire che c'è stato un incontro e due solitudini non hanno più avuto il coraggio di tornare a guardarsi indietro. Qualcun altro pagherà le conseguenze, tanto. In fondo, le figlie di papà si possono permettere tutto. Tranne alzare la testa davanti al proprio papà. Ma uscire dalla solitudine può donare il coraggio necessario al riscatto.
"Vive un terribile deja-vu di quando tornava dal liceo magari più tardi di quanto previsto perché si era fermato nel baretto fuori da scuola a giocare al videogioco di Golden Axe."
 Sì, e c'è della nostalgia. Per forza. Perché anche chi non è vissuto negli anni 90 sente la nostalgia per gli anni 90. Sono stati i peggiori di tutti. E i più felici di tutti. Chi ci è vissuto non riesce a dimenticarli. Chi è arrivato dopo cerca disperatamente simulazioni veritiere che lo rendano partecipe di quelle sensazioni esclusive e distruttive.

"Allora è proprio un insoluto, pensa amaramente. Forse è colpa del troppo vino che ha bevuto a pranzo, non ha capito bene i segnali che gli stanno attorno. Il genio della PNL."

E c'è anche il business. Perché quale storia non gira attorno ai soldi? Persino il colpo di scena del Vangelo costa trenta denari. Qui invece abbiamo l'annoiato mondo corporate che parla più con le posizioni del corpo che con il cervello. E le vendite vanno chiuse. Spostando il limite sempre più in là.

"Piove violentemente sugli alberi e sulla chiesetta nascosta nel bosco. L’acqua cola dal crocefisso,rigando i mosaici delle vetrate mentre le gocce penetrano tra le pietre della cupola e bagnano l’affresco del giudizio universale che decora il muro dietro l’altare."

 E c'è una visione. Che non interessa a nessuno ma che rimane la pietra angolare di tutto. La pietra su cui scivoleremo sfracellandoci. Perché il perdono arriva. Ma chiede il suo obolo da pagare.


L'autore.
Pablo Cerini lavora come sviluppatore software ma, oltre che codice, ama anche scrivere storie.
“Sette giorni” è il suo primo romanzo ed ha ricevuto notevole interesse da parte di blog letterari e radio locali. È stato intervistato da Radio Lombardia e altre emittenti.



Proseguiamo con la pubblicazione del romanzo Young Adult “Black Love" di Cristian Mazza (autopubblicato). Black Love, primo capitolo dell'omonima trilogia, racconta la storia di Alicia, una ragazza somala arrivata clandestinamente sulle coste siciliane. Lo sviluppo della storia lascia il lettore inevitabilmente senza fiato, in un percorso di amore e violenza, di razzismo e di cambiamento.



BLACK LOVE
di Cristian Mazza




Alicia è una ragazza Somala, arrivata clandestinamente sulle coste siciliane con un piccolo gruppo di persone guidate da Faisal, il leader, che costringe la comunità a continuare a vivere clandestinamente, in un casale in campagna, a pochi kilometri da Noto,un paesino dove il tempo sembra essersi fermato all'età barocca.
Joseph Delia è un membro dell'associazione sportivo-culturale "nido delle aquile", che da qualche tempo ha preso una piega violenta e razzista, pratica la boxe, come il resto dell'associazione, e tutti sono temuti e rispettati dalla gente del paese.
Le vite dei due ragazzi sono legate da un destino così cupo e crudele da sembrare sadico.
Lo sviluppo della storia lascia il lettore inevitabilmente senza fiato, in un percorso di amore e violenza, di razzismo e di cambiamento.
Niente è come sembra, Alicia scoprirá quanto la vita possa essere dura e quanto la crudeltà della gente spropositata.

L'autore.
Cristian Mazza nasce a Noto il 27/09/1987. Dopo aver conseguito gli studi di maturità classica, si trasferisce a Catania per lo studio universitario. Ad oggi è attore di teatro,e la sua produzione conta cinque romanzi e due sceneggiature. Black Love è il primo libro che decide di condividere con il pubblico.



Termino con la terza segnalazione:


IN BASSO, AGLI INFERI
di Alberto Alessi



Ed. Montag
321 pp
Futuro imprecisato. L'Europa vive in pace e prosperità, i popoli seguono principi di eguaglianza e fratellanza e nulla sembra poter turbare lo status quo, almeno fino a quando, lungo il confine che la separa dall'Asia, si verificano rapimenti e attacchi da parte degli eserciti degli stati asiatici, e a nulla servirà l'intervento degli ambasciatori europei, rapiti anch'essi.
Il protagonista, Chira, si troverà prigioniero, sepolto in una fossa e solo grazie all'intervento dell'amico Nilo verrà liberato e, insieme, inizieranno il lungo viaggio che li condurrà verso le terre libere, in compagnia di altri esiliati come Madeira e Mekong, attraverso l'Africa (colonia statunitense), gli USA (potenza incontrastata), all'inseguimento di una libertà agognata, ma che governi, interessi economici e religioni minacciano di soffocare senza alcuna speranza.

L'autore.
"Mi chiamo Alberto Alessi, sono nato a Castelfranco Veneto il 20 aprile del 1984, abito a Cittadella (PD). Mi sono laureato a pieni voti in Lettere e Filosofia all'università di Padova, il mio esordio letterario è avvenuto due anni fa con "Due novelle rock'n'roll", due romanzi che ho voluto riunire in un unico volume, pubblicato da Lettere Animate, una casa editrice non a pagamento. Sono attivista volontario per la LAV onlus(Lega Anti Vivisezione). Suono e canto nel gruppo rock L’Amor Violento. “In basso, agli inferi” è edito da Edizioni Montag."

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