mercoledì 26 settembre 2018

LA RAGAZZA DELLA LUNA (The Moon Sister) di Lucinda Riley - dal 2 gennaio in libreria



Lettrici fans di Lucinda Riley, il nuovo anno ci porta in dono il quinto volume della serie LE SETTE SORELLE:


LA RAGAZZA DELLA LUNA
(The Moon Sister)


Cover originale
Giunti Editore
672 pp
16.90 €
USCITA: 2 GENNAIO 2019

Sono trascorsi sei mesi dalla morte di Pa' Salt e al contrario delle altre sorelle D'Aplièse, Tiggy ha ricevuto indicazioni precise sulle sue origini. Quando sarà pronta non dovrà fare altro che andare a Granada, nella zona di Sacromonte e bussare a una
porta azzurra nel Cortijo del Aire.
Ma ancor prima di decidere di intraprendere questo viaggio, Tiggy conosce Chilli, un vecchio gitano che vive in una baita all'interno della tenuta.
Giunti edizioni
Sarà proprio lui a raccontarle la storia di sua nonna: Lucía Amaya-Albaycin. Granada 1922. La piccola Lucía si esibisce, a soli 10 anni, nel Concurso di Cante Jondo, un festival di musica e ballo flamenco, incantando pubblico e giuria con la sua eccezionale tecnica e il temperamento vulcanico. Nonostante la tenera età, Lucía ha dentro di sé il duende, lo spirito del ballo, che arde così luminoso attraverso i suoi occhi da essere soprannominata "La Candela". 
La sua bravura e la sua ambizione la porteranno a intraprendere molto presto la carriera di ballerina e a lasciare la famiglia e la Spagna per inseguire il suo sogno. 
Ma a quale prezzo? 

Un viaggio in un esotico passato che porterà Tiggy a scoprire un lato di se stessa finora sconosciuto e a capire qual è il suo vero posto nel mondo. «La ragazza della luna» è il quinto episodio della saga delle Sette Sorelle.

NON SO QUANTI DI VOI STESSERO ASPETTANDO QUESTA USCITA, MA IO PERSONALMENTE... SÌ *_____*

1. Le Sette Sorelle. Maia
2. Ally nella tempesta
3. La ragazza nell'ombra
4. La ragazza delle perle

martedì 25 settembre 2018

Recensione: MEDEA di Euripide (RC2018)



Il personaggio mitologico di Medea è al centro dell’omonima tragedia di Euripide andata in scena per la prima volta ad Atene nel 431 a.C.

La trama è semplice e lineare: Medea
96 pp
è sposata con Giasone e hanno due figli; il marito, però, lascia la famiglia per convolare a nozze con la figlia di Creonte - re di Corinto - per garantirsi la successione al trono.
Da donna passionale qual è, Medea non può accettare l’idea che il consorte la tradisca e l’abbandoni per sposare un’altra donna, nonostante lui cerchi di blandirla e di mostrarle i vantaggi di questo matrimonio soprattutto per i loro figli.

Medea, scaltra (il suo nome significa proprio “scaltrezza, furbizia”) e intelligente, finge a un certo punto di voler trovare un punto d’incontro col marito, ma in realtà il suo cuore è ormai pieno di desiderio di vendetta, risentimento e odio, innanzitutto verso l’ex marito, ma anche verso la sua promessa sposa e il padre di questa, che immaginando i sentimenti negativi di Medea verso chi l’ha tradita e sta contribuendo alla sua umiliazione, ordina che la donna e i figli vadano in esilio.

Medea non esita a supplicare e inginocchiarsi al cospetto del re Creonte, chiedendo clemenza per sé e per i figli; lei non sa dove andare, perché per sposare Giasone, anni prima, si era messa contro la propria famiglia, ma Creonte non si commuove dinanzi alle parole della donna.

Quest’ultima allora medita un piano terribile e sanguinoso. e non si darà pace fino a quando non si sarà vendicata di Giasone e di coloro che stanno cercando di piegarla.

La sua rabbia cieca e folle la porta a commettere azioni turpi, a commettere degli omicidi, anche a scapito di innocenti che lei per prima avrebbe dovuto proteggere e amare…

Medea è una donna forte, determinata, sa cosa vuole e come ottenerlo; consapevole di quali sacrifici abbia fatto per dimostrare il proprio amore al marito, è oltremodo offesa davanti all’insolenza di lui, che la lascia per sposare un’altra donna (che poi non ama, è guidato solo da avidità, brama di potere), dimenticandosi di ciò che hanno condiviso insieme e dei figli stessi.
Compaiono altri personaggi, tra cui le donne (coro), il pedagogo dei figli di Medea e Giasone, e la nutrice, serva fedele della protagonista.

Medea medita sulle decisioni da prendere e queste sono tremende, richiedono un sangue freddo e un cinismo che turbano, fanno scuotere il capo per la disapprovazione, eppure lei porta avanti le proprie scelte, il proprio malvagio piano, a prescindere da tutto, andando contro se stessa, in un certo senso, perché l’odio è diventato in lei più grande e più forte anche dell’amore. Ciò che conta, per lei, è far soffrire l’arrogante ed egoista Giasone, e se per raggiungere questo scopo ella deve commettere l’azione più abietta che ci sia per una persona (tanto più per una madre…), ebbene è pronta ad andare avanti, imperterrita.

Gli déi vengono menzionati dai personaggi di questa tragedia, ma non intervengono nel destino dell’essere umano.


“La donna è di solito piena di paura, e inadatta alla lotta, e repugna alla vista di un’arma; ma se offesa nei suoi diritti di sposa, non c’è altro cuore più assetato di sangue”. 

“…noi donne, se anche siamo, per nostra natura, le meno capaci a ben fare, siamo però di ogni male le artefici più esperte”. 


“Cuore violento è il suo, di essere maltrattata non tollera (…). Tremenda donna è, e certo non facilmente, chi si scontri con lei nemica, potrà riportarne vittoria.” 

Non sono una grande appassionata di tragedie greche, però ammetto di aver trovato la lettura di questa breve opera davvero interessante, e anzi non escludo la possibilità di leggere altro, non necessariamente solo di Euripide.

Si accettano consigli ^_^




Reading Challenge
obiettivo n. 17
Una tragedia greca o un'opera di un autore greco
o latino in traduzione italiana.

lunedì 24 settembre 2018

Qualche curiosità su Francis Scott Key Fitzgerald.



In questo giorno, ma nell'A.D. 1896 (ben 122 anni fa), nasceva Francis Scott Key Fitzgerald.

Per ricordarlo, vediamo insieme alcuni fatti e curiosità che lo riguardano.



  • Nacque a St. Paul (Minnesota) il 24 settembre 1896 e prese il nome da Francis Scott Key, l'avvocato e scrittore che scrisse le parole dell'inno nazionale americano, "The Star Spangled Banner", durante la guerra del 1812.
  • Francis è stato un pessimo studente, pur leggendo tanto e mostrando di possedere, sin da ragazzo, un talento per la scrittura; purtroppo, però, per avere qualche voto decente sia nella scuola elementare che al college, ha dovuto darsi parecchio da fare. Inoltre, nonostante la sua leggendaria capacità di scrittura, pare che soffrisse di dislessia.  Addirittura, dopo aver letto una versione di "This Side of Paradise" (il suo primo romanzo), il critico letterario Edmund Wilson - compagno di classe di Fitzgerald durante i suoi giorni a Princeton - dichiarò che si trattava di uno dei libri scritti male mai pubblicato, pieno di parole inglesi usate male.
  • Si arruolò nell'esercito americano come sottotenente ma in realtà non è mai sceso sul campo di battaglia; quel tempo però non fu inutile, in quanto Scott - preoccupato che potesse morire in guerra - iniziò freneticamente a scrivere nelle ore notturne nella speranza di lasciare un'eredità letteraria, riuscendo a completare una bozza di un romanzo inedito intitolato "The Romantic Egotist", che poi rielaborò e divenne un suo grande successo "This Side of Paradise" (Di qua dal Paradiso).
  • Ha tenuto una registrazione straordinariamente dettagliata della sua vita.  Tra il 1919 e il 1937, infatti, Fitzgerald registrò ossessivamente i progressi della sua vita e della sua carriera in un grosso libro mastro, dedicato alla registrazione dei suoi lavori pubblicati come scrittore e al suo reddito, ma c'è anche una sezione in cui egli fornisce un resoconto mensile delle sue attività sin dalla nascita, compresa ad es. la sua prima parola o la sua altezza a 13 anni, fino alla data in cui si innamorò di Zelda (7 settembre 1918).
  • Poco dopo la pubblicazione di "This
    .
    Side of Paradise", Fitzgerald sposò Zelda Sayre, figlia di un giudice dell'Alabama. Bella e imprevedibile, Zelda è stata una grande fonte di ispirazione per la nuova generazione di ragazze "flapper" (cioè "maschietta", intendendo una giovane donna che aveva anche atteggiamenti e attitudini maschili), insomma quel tipo di donna di cui spesso Fitzgerald ha scritto nei suoi romanzi. Fumava e beveva, è stata una brava pittrice, ballerina e scrittrice.  Sfortunatamente, il matrimonio tra Zelda e Scott finì davvero male: lui affondò ogni dispiacere nell'alcolismo e faticò a scrivere, e Zelda ebbe un esaurimento mentale e trascorse l'ultima parte della sua vita dentro e fuori gli istituti  psichiatrici.
  • Scott e Zelda si sposarono pochi giorni dopo la pubblicazione del suo primo romanzo. Fu una cerimonia tenutasi in tutta fretta nella Rectory of St. Patrick's Cathedral di New York. Tre delle sorelle di Zelda hanno partecipato ma non erano presenti i genitori e nessuna festa o ricevimento c'è stato il servizio. I neo sposi andarono in luna di miele al Biltmore Hotel di New York.
  • Lo scrittore non ha mai vissuto nello stesso posto per più di qualche anno. Nonostante guadagnasse una certa fortuna come scrittore, Fitzgerald non ha mai posseduto una casa e passava la maggior parte della sua vita a vivere in diverse case, appartamenti e hotel di lusso. Tra il 1920 e il 1940, visse a New York, nel Connecticut, nel Minnesota, a Long Island, a Parigi, in Costa Azzurra, a Roma, a Los Angeles, nel Delaware, in Svizzera, a Baltimora e nella Carolina del Nord.
  • Ha avuto un'amicizia molto stretta con Ernest Hemingway. La strana coppia: il "macho" Hemingway e l'urbano Fitzgerald. Eppure i due hanno legato da subito, dopo essersi incontrati a Parigi nel 1925. Il loro rapporto amicale è stato complicato dall'intensa (e reciproca) avversione di Hemingway nei confronti di Zelda Fitzgerald, che lui ha definito una "pazza" e una pericolosa distrazione per l'attività letteraria di suo marito. I due romanzieri si allontanarono durante la fine degli anni '20, e nel 1937 Fitzgerald si lamentò di questa amicizia finita.
  • La sua opera più famosa è stata considerata un flop al momento della pubblicazione; infatti, nonostante le ottime recensioni da parte di TS Eliot e Edith Wharton, il capolavoro di Fitzgerald del 1925 "The Great Gatsby" (Il Grande Gatsby) non è mai stato un bestseller negli anni della sua vita. Vendette poco più di 20.000 copie e portò davvero un magro profitto al suo editore. L'interesse popolare per il libro ha raggiunto il picco alla fine della seconda guerra mondiale, quando circa 150.000 copie furono inviate ai militari statunitensi all'estero. Il libro attualmente vende circa 500.000 copie ogni anno.  Questo libro è considerato il "grande romanzo americano" e fu scritto dall'autore in occasione dei suoi viaggi in Europa.
  • Il personaggio di Jay Gatsby richiama la figura del nonno materno di Fitzgerald, Philip Francis McQuillan, che emigrò a otto anni dalla contea di Fermanagh, in Irlanda, nel 1842, stabilendosi con la sua famiglia a Galena, nell'Illinois. Proprio come Gatsby, McQuillan ha saputo reinventarsi, a 38 anni ha rilevato un'attività commerciale accumulando rapidamente una fortuna. Passato dalla povertà degli immigrati alla prosperità dell'età industriale, è morto giovane (solo una settimana dopo i suoi 43 anni), accusando problemi di nefrite cronica, aggravata dalla presenza della tubercolosi. 
  • Dopo la pubblicazione di The Great Gatsby, Fitzgerald sperava di scrivere un romanzo sociale dall'argomento forte; al centro doveva esserci un omicidio; il terribile e famoso caso di Leopold e Loeb di Chicago, passato alla storia come "il delitto del secolo" (1924), che vide l'omicidio di un ragazzino da parte di due adolescenti, forse gli suggerì la trama. 
  • Ha lavorato come sceneggiatore a Hollywood. Dopo una serie di battute d'arresto e ripetuti tentativi di smettere di bere, Fitzgerald si trasferì a Los Angeles nel 1937 e ottenne un lavoro come sceneggiatore; ad es., ha lavorato per oltre due anni come sceneggiatore non accreditato per film come "Via col vento" e "A Yank at Oxford", ma i suoi copioni, inclusi i progetti proposti per Greta Garbo e Joan Crawford, sono stati quasi sempre respinti. Alla fine, il Nostro ha ottenuto un solo credito hollywoodiano per la sceneggiatura di un film del 1938 intitolato "Tre compagni". 
  • È morto prima di finire il suo ultimo romanzo Nel 1940, Fitzgerald iniziò a scrivere "L'amore dell'ultimo milionario", un romanzo ispirato alle sue esperienze lavorando a Hollywood. Era indebitato e stava ancora lottando per non riaffogare nei fumi dell'alcool, ma credeva nel proprio. Purtroppo,  il 21 dicembre 1940 fu stroncato da un infarto e morì all'età di 44 anni, lasciando incompleto il suo romanzo, che fu pubblicato postumo dal critico Edmund Wilson.




https://www.history.com/
https://www.publishersweekly.com







domenica 23 settembre 2018

Dietro le pagine di... "La sconosciuta" (Pretty Baby)




"La sconosciuta" è un thriller psicologico della scrittrice Mary Kubica di cui vi ho parlato in questo post >>>>  (RECENSIONE).

In che modo e a partire da cosa l'autrice ha trovato ispirazione per questo suo romanzo?

In generale, la Kubica dichiara di non delineare nè programmare in anticipo cosa scriverà perchè preferisce sviluppare i personaggi e lasciare che prendano il controllo nel processo di scrittura. Quando inizia ogni romanzo ha solo una vaga idea di dove è diretto, e procede con calma, un capitolo alla volta. 
,
Secondo lei, pensare troppo alla trama toglie il flusso naturale degli eventi e rende il sentimento forzato, meno spontaneo. I suoi personaggi la sorprendono per tutto il tempo con colpi di scena che si sviluppano nella trama, e per le decisioni inaspettate che essi prendono strada facendo. Spesso ha poca o nessuna idea di come finiranno le sue storie fino a quando non scrive le scene finali.

Pretty Baby (questo il titolo originale) inizia con un incontro casuale ed innocente tra due donne in una stazione ferroviaria.
Il primo personaggio che è balzato alla mente dell'Autrice è stata Willow.
L'ispirazione è giunta in seguito a una necessità: aveva una scadenza urgente circa la stesura del secondo romanzo e aveva bisogno di un'idea, che faticava a nascere: non era semplice scrivere una nuova trama avvincente dopo "Una brava ragazza" e iniziava a sentirsi un po' frustrata. 
Mentre seguitava a scacciare ogni idea che le veniva in mente e che le sembrava poco plausibile o poco originale, ecco che a colpirla è l'immagine di una giovane ragazza senzatetto con un bambino in braccio, in attesa accanto alla "L" di Chicago. Non aveva idea di chi fosse in quel momento o quale sarebbe stata la sua storia ma sapeva che sarebbe stata al centro del suo prossimo libro. 
Cominciò immediatamente a scrivere le scene iniziali del romanzo, dove Heidi incontra Willow per la prima volta, e a quel punto la storia era pronta per funzionare.


Risultati immagini per dietro le pagine chicchi
.



Siti consultati per l'articolo:
  • https://www.sheknows.com
  • https://www.huffingtonpost.com

sabato 22 settembre 2018

Recensione: L'UOMO DELLA PIOGGIA di John Grisham



Un giovanotto di Memphis, non ancora avvocato, ha l'opportunità di difendere i diritti di una povera famiglia che s'è vista imbrogliata da una grande e nota società assicurativa. Ce la farà a far valere il diritto e la giustizia combattendo contro un nemico decisamente più esperto di lui?



L'UOMO DELLA PIOGGIA
di John Grisham



Ed. Mondadori
trad. R. Rambelli
535 pp
Rudy Baylor è uno studente di legge dell'università di Memphis che attende di superare a breve l'esame per essere finalmente un vero avvocato.
Rudy è un idealista, un bravo ragazzo che ha intrapreso questi studi con la ferma convinzione di essere un buon legale, uno che intende rispettare il codice deontologico per filo e per segno battendosi per i diritti dei deboli e degli indifesi (a dire il vero, c'è anche un'altra motivazione che inizialmente l'ha spinto a iscriversi a legge: fare un dispetto a suo padre, che odiava a morte gli avvocati).

Un mese prima dell'esame, mentre l'ansia di non superarlo lo divora e lo tiene sveglio di notte, viene incaricato di fornire assistenza legale gratuita a un gruppo di anziani.
È in questa circostanza che incontra i suoi primi clienti, nella persona in particolare della signora Birdie e dei coniugi Black.

La prima è una vecchina simpatica che gli chiede di occuparsi del proprio testamento: ha una cospicua eredità che però desidera donare ai figli e nipoti che se lo meritano, escludendone altri che non si fanno né vedere né sentire e che quindi non si beccheranno un solo spiccio.
La signora Birdie vive in una grande casa tranquilla e pacifica, e Rudy riesce a farsi affittare un'ala della casa per viverci, pagando una somma irrisoria cui si aggiungono lavoretti di giardinaggio; ma di meglio non può pretendere, essendo lui rigorosamente senza un quattrino in tasca.

I secondi clienti sono Dot Black e suo marito Buddy; se quest'ultimo è un alcolizzato taciturno e alienato, chiuso nei propri cupi e dolorosi pensieri, sua moglie Dot appare sin dai primi momenti una donna forte, sincera, senza peli sulla lingua e, soprattutto, molto arrabbiata.
Contro chi si rivolge la sua rabbia?
Contro la Great Eastern, una società assicurativa tra le più famose d'America: un colosso, insomma.

Dot spiega, in poche parole, al giovane quasi-avvocato che lei e la sua famiglia, da tempo coperti da un'assicurazione che hanno sempre pagato ogni mese con regolarità, hanno cercato, nell'ultimo anno, di ottenere la copertura assicurativa a favore del figlio, Donny Ray, malato di leucemia e bisognoso di un trapianto di midollo osseo; il trapianto, inoltre, non è affatto impossibile da praticare perché Donny ha un gemello che è risultato idoneo all'operazione. Mancano solo i soldi per il trapianto, che purtroppo ha il suo costo esoso, e i Black non possono permettersi una tale spesa.

Ed è qui che entra in gioco la Great Eastern: non ci sono clausole che vietino ai Black di chiedere alla compagnia i soldi per il trapianto..., eppure tale compagnia si rifiuta di coprire i costi di questo tipo di spesa sanitaria, adducendo vaghe motivazioni e opponendo, in diverse lettere inviate a Dot in risposta alle sue richieste (suppliche) di aiutarli per il trapianto, fermi rifiuti.

Ma non c'è tempo da perdere: Donny Ray sta morendo, il male sta avanzando, è ogni giorno più debole, più pallido... Se non riceve in poco tempo il midollo dal fratello, morirà.
E in realtà, a vedere il malato, si intuisce che davvero non ha molto tempo... e che se si va a processo, se anche vincessero i Black, chissà se si riuscirebbe ad aiutare il povero Donny Ray.

Ma a prescindere da quanto gli resta da vivere, Dot è convinta di una cosa: lei ha ragione a volere quei soldi dalla Great Eastern, e se suo figlio morirà sarà colpa loro, che non hanno fatto il loro dovere pagando il trapianto.
Dot vuole smascherare quei farabutti e far sì che tutti sappiano che sono colpevoli delle sofferenze del suo povero ragazzo, che quasi sicuramente potrebbe guarire perchè il donatore c'è, non va neppure cercato...!

Rudy capisce di trovarsi di fronte a uno dei più clamorosi casi di frode assicurativa mai visti, un caso che, se concluso vittoriosamente, farebbe la fortuna di qualsiasi studio legale.
E farebbe di lui, Rudy Baylor, l'avvocato giovane e inesperto, senza un soldo, privo di un reale lavoro, ancora neppure abilitato professionalmente, che però ha saputo mettere con le spalle al muro una delle più potenti e rinomate compagnie americane e il suo team di avvocati abili e arroganti, tra cui spicca Leo Drummond, un legale di prim'ordine, con anni e anni di esperienza e celebre per le sue frequentissime vittorie in tribunale.

Rudy non è uno sciocco e si rende conto di essere un pivello al confronto; lui non ancora mai portato avanti nessuna causa, la sua unica cliente è una vecchina che dice di essere ricchissima (e bisogna pure vedere se è vero) e al suo fianco, come collaboratore, c'è soltanto Deck Shifflet, che si spaccia per avvocato senza mai aver passato il relativo esame di abilitazione e adotta metodi discutibili per arraffare clienti.

Eppure, quando guarda negli occhi arrabbiati e stanchi di Dot e in quelli limpidi e sofferenti di Donny Ray, Rudy capisce che non può tirarsi indietro: lui è convinto che i Black abbiano ragione e la Great Eastern torto. Donny è così giovane..., non merita di morire perchè un gruppo di boriosi mascalzoni si permette di rifiutare capricciosamente la copertura assicurativa in un caso che è letteralmente "di vita o di morte".
E no, nessuno ha il diritto di giocare con la vita altrui; non lo puoi fare neanche se sei una mega società che fattura decine milioni di dollari l'anno. Anzi, forse tanto meno in quel caso...

Ed è così che assistiamo a una battaglia legale implacabile, in cui Rudy - con la collaborazione del suo assistente Deck (un tipo pasticcione ma che in fondo si rivelerà un buon amico) - si impegnerà in tutti i modi per dimostrare che la Great Eastern aveva il dovere legale e morale di riconoscere la giusta indennità per le cure della leucemia di Donny; non solo non l'ha fatto, ma ha dimostrato un mostruoso cinismo verso i poveri Black e per questa ragione merita di essere punita.

Rudy punta ad un risarcimento punitivo come mai s'è visto in una aula di tribunale in Tennessee: una condanna esemplare, che smascheri il modo fraudolento della compagnia di gestire i propri affari e le richieste dei propri clienti e che serva da lezione alla stessa.

Riuscirà nel suo scopo? Vincerà la causa convincendo della bontà e della giustezza delle proprie tesi 12 giurati sconosciuti?
Per fortuna, dalla sua parte c'è il giudice cui è affidata la causa, Tyrone Kipler, che mostra apertamente la propria ostilità nei confronti di Leo Drummond, un principe del foro che sa come muoversi in tribunale e che il povero Baylor ha tutte le ragioni di temere.

Il titolo (The Rainmaker, "l'uomo della pioggia") non è di facile intuizione perchè la pioggia non ha niente a che vedere col caso, quindi per capirne il senso personalmente ho avuto bisogno di attingere alla sinossi del libro, che mi ha illuminata facendomi sapere come nel gergo degli studi legali, "l'uomo della pioggia" sia l'avvocato che genera i profitti più alti, il socio che porta i clienti più ricchi e le cause più remunerative a beneficio del proprio studio.

E' una lettura che rientra molto nei miei gusti, perché ho sempre amato i gialli giudiziari, le battaglie legali nei tribunali a colpi di "Obiezione, Vostro Onore" e "Accolta/Respinta!", le testimonianze inaspettate, le schermaglie tra l'accusa e la difesa, gli sguardi (non sempre impassibili)  da interpretare da parte della giuria...: tutte cose che mi appassionano, e Grisham - che ha esercitato l'attività di avvocato penalista per una decina d'anni - riesce alla grande a catturarmi, non lesinando sui particolari, sui pensieri e sui timori del giovane protagonista, sui dibattiti in aula,  dando così vita ad un romanzo sì corposo ma molto scorrevole, di facile lettura, che - a mio avviso - non risulta ripetitivo o lento, anche perchè riserva colpi di scena e spezza la routine del caso introducendo una questione personale che coinvolge Rudy: infatti, parallelamente al processo, egli conosce una giovane donna, Kelly Riker, vittima di violenza domestica ad opera del giovane e aggressivo marito; tra i due nasce una simpatia che aspetta solo di trovare il momento e il modo giusto per sfociare in qualcosa di più forte, anche se non sarà facile per via del coniuge pazzo...

La trama la ricordavo vagamente perchè vidi l'omonimo film diretto da Francis Ford Coppola, con Matt Damon nei panni di Rudy Baylor, che è un protagonista positivo, con cui si entra facilmente in empatia e simpatia, in quanto è un bravo ragazzo, che crede nella Legge e davvero desidera far giustizia ai suoi clienti.

Lo consiglio a chi ama, in particolare, il genere.

giovedì 20 settembre 2018

Recensione: LUCKY di Alice Sebold



Alice Sebold, autrice di “Amabili resti”, in questo memoir racconta la terribile esperienza vissuta quando aveva solo 18 anni - lo stupro - e di come è stato sopravvivere ad esso, accettarlo come un qualcosa che non avrebbe mai potuto cancellare e andare avanti. Comunque.


LUCKY
di Alice Sebold


Ed, E/O
trad. C.V. Letizia
320
9.90 euro
2018
“Lucky” vuol dire “fortunata” e la scelta di questo titolo è presto spiegata: «Sei fortunata» si sentì dire Alice dal poliziotto che raccolse la deposizione dopo lo stupro da lei subìto quando aveva 18 anni.

«Una ragazza fu stuprata e smembrata in quel luogo tempo fa» le spiegarono, come per farle intendere che Alice era sì una vittima di stupro ma anche una “sopravvissuta”: ecco, già solo per non essere morta, la ragazza doveva ritenersi, appunto, fortunata.

Ma è davvero così? Alice chiarisce subito che, per quanto la riguarda, il suo stato d’animo di allora - immediatamente successivo alla violenza - la rendeva più vicina alla ragazza morta che alle sue coetanee.
E nel profondo di se stessa, nonostante gli anni, si sentirà sempre un po’ così… Perchè quella notte, in quel dannato parco, in quella maledetta galleria in cui il suo aggressore la trascinò, una parte di Alice morì per sempre e nulla sarebbe più stato come prima.

Questo libro è stato scritto 18 anni dopo i fatti narrati e 36 anni dopo la Sebold scrive un’introduzione in cui tratta la questione della violenza sulle donne e di come, purtroppo, tante non ricevano giustizia perché troppi sono i pregiudizi nei confronti del “sesso debole” in merito a questo delicato argomento; l’Autrice spiega anche come in effetti, da un certo punto di vista, riconosca di essere stata davvero fortunata, considerato che il suo stupratore è stato processato e condannato, cosa cui non tutte le vittime di stupro hanno la "fortuna" di assistere.

La narrazione - introduzione a parte - introduce subito il lettore nel vivo della tragica violenza carnale subìta dalla protagonista, che ci racconta con lucidità e molti particolari tutto ciò che successe (chiaramente ci si basa sui ricordi, che sono piuttosto vividi.. Del resto, certe esperienze non si dimenticano facilmente…) in quella galleria, neanche troppo distante dal college in cui studiava, le parole sgradevoli che lui le rivolse, gli odori, i suoni e i rumori, i pensieri che lei fece in quei momenti, i particolari (insignificanti?) ai quali la mente di Alice si aggrappò con disperazione per non soccombere, per cercare di restare lucida, con la speranza di non essere uccisa.
In quella notte di maggio del 1981, non soltanto il suo corpo registrò in maniera inequivocabile le lesioni provocate dallo stupratore (le botte, la violenza sessuale - lei era vergine, particolare che si rivelerà importante nel processo -), ma ancor di più la sua anima, la sua mente, e qualcosa dentro le si spezzò irrimediabilmente.

La denuncia da parte di Alice giunge subito e la ragazza cercherà in tutti i modi di razionalizzare i fatti per raccontarli con più fedeltà possibile, così da arrivare a identificare il suo violentatore e sperare in un suo arresto.

Il ritratto autobiografico che ne vien fuori colpisce come un pugno in un occhio perché l’Autrice narra ogni cosa con onestà, in un certo senso con candore e con un’ammirabile acutezza psicologica: ci parla della sua famiglia, di come è stata la sua vita fino a prima del fattaccio, ci parla di quei momenti fatidici e tremendi, di chi le è stato vicino, di come hanno lavorato (bene) i poliziotti…, e ci spiega pure come è stato il dopo, in ogni aspetto della vita, da quella privata (il suo rapporto coi ragazzi, il sesso…) a quella famigliare, a quella accademica e l’ambito delle amicizie.

Non ci nasconde nulla, Alice, ma con piglio coraggioso, anticonvenzionale, ironico, ci parla di sè, mettendosi a nudo, e non possiamo non farci coinvolgere dal suo dolore, dai tanti e contrastanti sentimenti che la travolgono dopo lo stupro: sofferenza, rabbia, impotenza, frustrazione, ribellione, paura, vergogna, sensi di colpa…, ma anche speranza.

La speranza di non essere per tutta la vita “la vittima di uno stupro”, ma di trovare la forza di uscire dall’incubo, di uscire dalla galleria in cui un essere spregevole l’ha ingiustamente trascinata, violandola, derubandola della sua giovinezza, della sua purezza, del sorriso, della leggerezza propria della sua età…

Alice, amante della poesia sin dai tempi della scuola, ha un animo sensibile, dà importanza alle parole, ai loro significati, alla loro forza comunicativa, ed è per questo che anni dopo scriverà questa testimonianza, cruda e forte, che racconta di come una giovane donna abbia dovuto subire il senso di solitudine, la tristezza della discriminazione, la rabbia per essere ritenuta con compassione “rovinata” agli occhi di familiari, amici e fidanzati, proprio in seguito al fatto, e oltretutto... costretta ad accettare il dato di fatto che quello in cui si trova a vivere è un mondo che ha solo due "colori", ciò che è sicuro e ciò che non lo è. 

Ma se c’è una cosa che mi ha colpito è il grandissimo coraggio,la forza d’animo che Alice ha saputo trovare in se stessa per superare prove durissime e darsi l’opportunità di vivere in un mondo dove, purtroppo, orrore e amore convivono.
“Posso anche desiderare di non essere mai stata violentata, e quindi di non aver mai scritto né Lucky né Amabili resti, ma non è andata così. Alla fine credo che la mia più grande fortuna sia stata aver trovato le parole per raccontare la mia storia, e che quelle parole siano state ascoltate.” 

Tante riflessioni scaturiscono da questa lettura emotivamente intensa; ad es., non ho potuto fare a meno di considerare quanto sia difficile empatizzare con una vittima di stupro se poi ci si imbarazza soltanto a pronunciare la parola, considerata quasi un tabù; teniamo conto anche del periodo storico, e per carità non parliamo del 1300 ma del 1981, eppure Alice denuncia proprio la forza dei pregiudizi verso le vittime, che devono subire anche l'umiliazione di dover dimostrare che davvero non erano consenzienti, che non hanno provocato "il maschio" con abiti succinti o altri atteggiamenti discutibili. Ma queste sono cose che, ahinoi, accadono ancora oggi, nel 2018...

Ne consiglio la lettura: è una testimonianza vera e limpida che ci fa conoscere questa brava Autrice, e in quali circostanze difficili e tortuose sia nato e maturato il suo talento di scrittrice.

mercoledì 19 settembre 2018

Bando XX Edizione Premio Nazionale di Poesia e Narrativa “Emozioni e Magie del Natale” Città di Piacenza



Cari lettori che amate anche scrivere, ecco un concorso letterario di poesia e narrativa:

Bando XX Edizione
Premio Nazionale di Poesia e Narrativa 
“Emozioni e Magie del Natale” 
Città di Piacenza


Scadenza iscrizione: 10 novembre 2018


  •  Organizzazione: Atelier d’Arte di Roberta Braceschi in collaborazione con Famiglia Piasinteina 
  •  Indirizzo: Piazza Cittadella 38 – 29100 Piacenza

 Email: atelier.roberta.braceschi@gmail.com roberta.braceschi@gmail.com

Telefono: 0523.325340 - 335.5254919 – 328.3331680 – 0523.326604
Sito internet: www.robertabraceschi.com


  • Sezioni:


 Poesia: Il Natale oggi, Tema Libero, 100 anni dalla Grande Guerra; Libro edito (2008 – 2018);

Prosa (Racconto breve): Tema libero, 100 anni dalla grande Guerra;
Giovani (fino a 21 anni): Tema libero; Poesia Rotary Piacenza Farnese: Siate di ispirazione; Dialetto (Poesia e Prosa): tema libero (con traduzione italiana)


  • Lunghezza opere ammesse: 2 poesie max 45 versi; 2 racconti max 3 cartelle;  N° Copie da spedire: 6 copie anonime (Libro edito inviare solo 3 copie), scheda di adesione contenente i dati personali in busta sigillata contenente anche una copia personalizzata delle opere (Libro edito solo scheda) 

Quota di adesione: 20 € (25 € per libro edito; 10 € per le sezioni giovanili) per spese di stampa, corrispondenza e segreteria


  • Premi: oggetti in vari materiali, diplomi d’onore, diplomi di segnalazione. 

A tutti diploma di partecipazione.

Pubblicazione delle opere premiate in volume (17° della serie). Una copia gratuita a tutti i premiati.

 Trofeo Città di Piacenza: per 20° anniversario del Premio

 Premio Speciale La Famiglia Piasinteina

 Premio Rotary Club Piacenza Farnese

Premio Speciale della Giuria alla memoria della Poetessa Laura Guarracino

Premio Speciale della Giuria alla memoria della N.D. Esperia Balestra Caracciolo

Premio Speciale della Giuria alla memoria della Poetessa Renata Navalesi Gerevini

Premio Speciale della Giuria alla memoria del Prof. Luigi Paraboschi


  •  Premiazione: 15 dicembre 2018 alle ore 16.00 presso Auditorium S.Margherita della Fondazione di Piacenza e Vigevano, via S. Eufemia 12 – 29121 Piacenza


Notizie sul risultati: telefonate, e-mail o telegrammi ai premiati, pubblicazione sui quotidiani e sui periodici locali. Servizi sulle televisioni locali

Giuria: Danilo Anelli; Doriana Riva; Luigi Galli; Francesco Mastrantonio; Lucia Favari; Roberta Braceschi.

Patrocinio: Comune di Piacenza, Provincia di Piacenza, Rotary Club Piacenza Farnese, Diocesi di Piacenza Bobbio, Regione Emilia Romagna, Camera dei Deputati (richiesto), Senato della Repubblica (richiesto)

Note: Il ricavato delle vendite del volume, detratte le spese di pubblicazione, come sempre, verrà devoluto In beneficenza.
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