giovedì 14 marzo 2019

Recensione: LE PAROLE DI SARA di Maurizio De Giovanni



La donna invisibile, dai capelli grigi e dall'aspetto insignificante, è tornata, impegnata in un nuovo caso che vede coinvolta una sua vecchia conoscenza e che la mette di fronte alla scelta se seguire il cuore o la ragione.


LE PAROLE DI SARA
di Maurizio De Giovanni



Ed. Rizzoli
LINK LIBRO
368 pp
19 euro
Dal 12 marzo
“Sara era un animale pericoloso. Di quelli che sembrano innocui e per questo sono molto più feroci e letali delle belve che ruggiscono. Era una donna di molti silenzi, ma adesso aveva scoperto di custodire parole nascoste che dicevano tanto di lei, anche senza essere pronunciate, proprio come quelle che era abituata a leggere negli altri.” 

Sara Morozzi e Teresa Pandolfi sono due ex-colleghe; hanno fatto parte entrambe, per anni, di un'unità segreta impegnata in intercettazioni non autorizzate.

Sara ha un “dono” particolare, che l’ha sempre resa unica e necessaria nel suo lavoro e per la sua squadra: lei è la donna che sa sa rubare i segreti delle persone, leggendo le loro labbra, anche quando si tratta di semplici mormorii, di frasi appena sussurrate, anche quando il limite per la decodifica delle parole è un filmato di pessima qualità con immagini sgranate e poco nitide; non solo, ma Sara è esperta anche nell’interpretazione del linguaggio non verbale. A lei non sfugge nulla, non c’è sopracciglio inarcato o un gesto apparentemente insignificante o uno sguardo attraversato anche soltanto per un secondo da un’emozione forte, che passi inosservato. È nata per leggere i dettagli, Sara; ti legge dentro: la tua faccia, il tuo corpo e i segnali che mandi attraverso essi, fanno di te un libro aperto per lei. Una donna così non può che far carriera in polizia, no?

Eppure Sara è attualmente in pensione ed è convinta di essere fuori dai giochi; da quegli sporchi giochi che l’hanno sommersa per trent’anni di fango e melma, di tutto il marcio che può nascondere l’esistenza di un essere umano, con i suoi segreti, le sue viltà, i suoi amori, i tradimenti, le preoccupazioni di tutti i giorni o i guai grossi in cui è capace di infilarsi. Cose private di cui lei (insieme ai suoi colleghi) veniva a conoscenza tramite le intercettazioni e che la trascinavano inevitabilmente nelle brutture, nelle menzogne e nelle malefatte di cui tanta gente si macchia ogni giorno e che lei aveva il compito di smascherare.

Sara non fa più parte di tutto questo. Dopo aver perso l’amore della sua vita, Massimiliano, morto recentemente a causa di un male incurabile e dopo atroci sofferenze, la donna si sente demotivata, svuotata, inaridita e priva di voglia di vivere.

E il suo aspetto lo dimostra, del resto. Capelli grigi, abbigliamento poco curato e dimesso, a volte ai limiti della sciatteria, volto sempre struccato: Sara continua a nascondersi dietro il proprio intenzionale anonimato, dietro quell’invisibilità che l’ha sempre seguita come un’ombra (o una maledizione?) e che racchiude la sua volontà di non voler indossare alcuna maschera, alcuna finzione.
E poi, per chi deve farsi bella?
Il suo grande amore è morto e le manca così tanto che vivere è diventato un peso ormai; il fantasma di quest’amore distrutto dalla malattia la perseguita giorno e notte.
E accanto ad esso ce n’è un altro: quello di Giorgio, suo figlio, morto qualche mese prima in seguito a quello che sembrava un normale incidente…

Giorgio: il figlio abbandonato e che non l’ha mai perdonata per non esserci stata. Sì, perché Sara si è innamorata di Massi pur essendo sposata e mamma del piccolo Giorgio; e lei, che tutto è fuorché un’ipocrita, ha lasciato marito e figlio per vivere il proprio legame con Massi, e non se n’è mai pentita, nonostante le sue scelte le abbiano fatto guadagnare l’etichetta di “madre snaturata”.

Eppure, nonostante il dolore per la perdita degli unici uomini che lei abbia mai amato, la vita le sta offrendo una seconda possibilità attraverso Viola, l’ultima compagna del figlio, che ha partorito da pochi mesi il bimbo di Giorgio. Il nipote di Sara Morozzi.

Sara è abituata a rubare le parole altrui e non a manifestare le proprie…,; è riservata, silenziosa, sfuggente, mostra il lato più duro e metallico di sé, eppure quel nipotino (la “nuora” l’ha chiamato Massimiliano, come il compagno di Sara) le infonde tenerezza, speranza… e motivazione.
La motivazione a contribuire affinchè il mondo sia un po’ più “pulito”, libero da certa gentaccia che lo imbratta con la propria disonestà.
È per questo che, nonostante le perplessità, accetta una “missione” affidatale dalla vecchia collega ed amica Teresa?
Perché proprio lei, Sara, che sta cercando di uscire dalla propria solitudine e da un doloroso letargo emotivo?

Le due donne sono sempre state l’una l’opposto dell’altra ma si sono sempre capite al volo perché le proprie capacità erano (e sono) complementari.
“Che strana magia, che potere occulto il tempo e il lavoro avevano conferito alle due donne: quello di sentire, di interpretare i segni, di distinguere le parole in un ronzio sommesso che il resto della gente non avrebbe nemmeno riconosciuto come una conversazione.”

Ma per il resto, più diverse non potrebbero essere, a cominciare dall’aspetto fisco per finire con la personalità.

Là dove Sara Morozzi è bruna (o meglio, era, da giovane, ora è ingrigita) e veniva soprannominata Mora, l’altra è bionda (ed è infatti chiamata Bionda); se la prima è poco curata nel vestire, si imbruttisce di proposito, è un tipo di cui non ci accorge in mezzo alla gente, l’altra è invece sempre vestita di tutto punto, curatissima nell’aspetto esteriore, piacente; Sara fa vita da reclusa, Teresa cambia uomini (e tutti molto giovani) quasi ogni notte: inquieta, terribilmente sola, inacidita e indurita da un lavoro (è lei adesso il capo dell’unità segreta, al posto di Massimiliano) che toglie spazio alla vita intima, alla voglia di farsi una famiglia, di costruire legami duraturi, crede di trovare nel sesso occasionale una valvola di sfogo per sentirsi viva.

Ma, superati i 50, evidentemente il suo sesto senso s’è un po’ appannato perché anche lei, come già la Mora anni prima, sta facendo i conti con quel sentimento travolgente e spiazzante che si chiama Amore.
E Cupido le ha fatto commettere un errore: si è fatta ammaliare dagli occhi e della bellezza di Sergio, un giovane e fascinoso ricercatore, che lei ha introdotto come stagista nell’unità di cui è a capo.
Ma dopo una notte di fuoco, l’indomani il ragazzo sparisce senza lasciare traccia, e a lei non resta che chiedere aiuto all'amica di un tempo.

Così Sara, la donna invisibile, torna sul campo, ma non è sola: insieme a lei ci sono il goffo ma buono e disponibile ispettore Davide Pardo (col suo fedele, grosso e incontenibile cane Boris) e Viola, la “nuora” alla quale non sfugge nulla quando ha in mano la sua macchina fotografica.

Sara indaga, fa domande, osserva ogni particolare, legge silenzi, sguardi, gesti…, e pian piano capisce che dietro la scomparsa di Sergio si nascondono intrallazzi e interessi di uomini potenti, che se venissero fuori rischierebbero di destabilizzare i più alti livelli degli apparati di pubblica sicurezza.
Ma più i “panni sono sporchi” e più Sara sa cosa deve fare.

“Sara era brava, la più brava. Sembrava una donnetta sciatta e insignificante, invece era la donna invisibile; ed era affilata come una lama, perché non aveva scrupoli. E neanche legami, o troppa voglia di vivere. Soprattutto, non aveva bisogno di alibi, perché non le serviva alcun movente. Una giustiziera perfetta, insomma.”

Insieme alla protagonista e ai suoi fidi collaboratori, scopriamo cosa è successo a Sergio, chi è coinvolto e qual è la posta in gioco per difendere la quale gente senza scrupoli è pronta a commettere atti criminali.

È la prima volta che leggo questo Autore e devo dire che mi è piaciuto molto: lo stile è davvero molto fluido e scorrevole, c’è un’analisi dei personaggi principali profonda, puntale, intima; simpatici i bisticci tra Pardo e Viola (qui gatta ci cova…), che danno attimi di leggerezza a una storia nera, in cui, insieme a Sara, il lettore deve fare i conti con la parte oscura e sporca che c’è nell’Uomo.

Mi è piaciuta la protagonista perché tra queste pagine cambia, evolve in alcuni aspetti della personalità, pur restando sempre la donna “che da lontano riusciva a leggere sussurri, a distinguere passioni celate da un semplice gesto e sentimenti racchiusi in un’espressione sfuggente”.

Ma la vicinanza di affetti nuovi e veri aprono uno spiraglio di luce, vita e speranza nella sua esistenza spenta e tormentata dal passato.
Sara allora non è soltanto colei che deve carpire le parole altrui, che deve continuare a nascondersi dietro terribili silenzi: anch'ella ha delle parole da pronunciare e se c’è qualcuno che sa intuirle e “leggerle”, ciò significa che queste parole esistono e lei è ancora in tempo per dirle.
Un noir con una protagonista femminile che non è una super donna, anzi: ha le sue sconfitte personali da accettare, hai i suoi gravi errori con cui fare i conti, la sua solitudine,  rimorsi e rimpianti pronto a tormentarla, ma che nonostante questo non ha ancora ammainato la bandiera.

Bello, lo consiglio e al più presto colmerò la lacuna di “Sara al tramonto” (precedente romanzo).
Ringrazio l'Ufficio Stampa della Rizzoli per la copia in pdf.

mercoledì 13 marzo 2019

Recensione. DEVORA di Franco Buso



Fantasia e realtà sono il mix alla base di questo romanzo storico che, partendo dalla "maledizione dei Templari" pronunciata (secondo quanto narra la leggenda) dal Gran Maestro dell'Ordine Jacques de Molay, narra le esistenze avventurose di due donne eccezionali (madre e figlia), protette dai Cavalieri Templari e con il dono della chiaroveggenza; due donne libere, generose e determinate che saranno spettatrici (in prima linea) di eventi storici particolari.


DEVORA
di Franco Buso



SATT
364 pp
10.90 euro
E' la sera del 18 marzo 1314 e sull’isola dei Giudei (poco distante dall’Ile de la Cité), poco distante dalla cattedrale di Notre-Dame, sta per essere eseguita la condanna a morte di due uomini innocenti.

E' il re di Francia Filippo IV il Bello a volere la morte al rogo di  Jacques de Molay, Gran Maestro dei Templari, e di Geoffroy de Charnay, precettore di Normandia, i quali, arrestati qualche anno prima (insieme agli altri Cavalieri) con l'accusa di eresia, apostasia, idolatria, blasfemia e sodomia, avevano prima confessato di essere colpevoli per poi ritrattare e sostenere di aver confessato solo in quanto sottoposti a torture indicibili e disumane.
La folla è accorsa nei pressi della pira allestita per l'occasione, bramosa di assistere al truce spettacolo...
E ciò cui assistono è un uomo - Jacques de Molay - pieno di dignità e calma, che chiede di avere le mani slegate per poter congiungerle in un'ultima preghiera a Dio.
Mentre il boia appicca il fuoco e le fiamme si levano, prima che avvolgano il Maestro, questi lancia una ferma e accorata invettiva contro coloro i quali hanno inflitto sofferenze inaudite ai Templari, sopprimendone l'Ordine con infamanti accuse (che in realtà celano solo l'avidità e la brama di potere del re), vale a dire lo stesso sovrano Filippo IV, il papa Clemente V (un burattino nelle mani di Filippo, incapace di schierarsi dalla parte della verità): ad essi dice che compariranno entro un anno davanti al tribunale di Dio per ricevere il castigo che meritano.
In particolare, il papa sarebbe morto entro 40 giorni, il re entro la fine dell'anno; inoltre, la casa reale francese sarebbe caduta definitivamente entro la 13^ generazione e "quel papato" sarebbe cessato entro 700 anni dalla morte del Maestro.

La folla è sbigottita nell'udire una tale nefasta e precisa profezia; ma in mezzo a loro c'è una ragazza di soli 15 anni, dai magnifici occhi color oro, che fino a pochi minuti prima ha guardato negli occhi quell'uomo morente per infondergli coraggio; ella crede fermamente alle parole del Templare. 
La giovinetta si chiama Devora ed è una donna speciale, la cui vita sarà un'avventura senza sosta e incredibile.

Dal 1314 facciamo un salto indietro, al 1288, quando Miriam, la madre di Devora, aveva solo 7 anni. 
La piccola Miriam, nata in Palestina, è appena rimasta orfana a seguito dello sterminio della sua famiglia da parte dei Mamelucchi; la famiglia di un conoscente - il falegname Ephraim -  decide di prendersene cura e la portano con loro da Gerusalemme ad Acri.
Miriam è una bimba generosa e forte, si fa voler bene e instaura un bellissimo legame con la figlia di Ephraim, la dolce e assennata Jochebed, tanto che le due col passare del tempo si sentiranno unite come sorelle.
Miriam, nell'attraversare il deserto di Giuda, viene punta da uno scorpione il cui veleno possiede poteri straordinari; non solo la bimba non muore, ma i suoi occhi cambiano colore (le iridi assumono sfumature giallo oro) e da quel momento ella comincerà a sentire voci interiori e ad avere visioni legate a cose future, che lei riesce a "prevedere".
Ovviamente Miriam è confusa all'inizio e non sa come interpretare questi "segni", cerca di non pensarci ma col tempo dovrà fare i conti con la realtà: ha il dono della chiaroveggenza, e purtroppo non sempre questo si rivelerà una cosa positiva, tutt'altro...
Solo Jochebed, attenta e intelligente, si accorge subito che la sua "sorellina" è cambiata, che ha ricevuto un dono speciale in seguito alla puntura.

Quando ha solo nove anni la giovanissima Miriam va a servizio del templare Jacques de Molay, che la prende sotto la sua ala protettrice, così che la bimba si trasferisce a Cipro (lasciando a malincuore la sua amata "sorella" Jochebed e tutti i suoi cari) per lavorare per lui, entrando a far parte della numerosa "famiglia dei Templari", che avranno sempre verso di lei un atteggiamento di stima, affetto e protezione.

Sembra che la vita della bambina finalmente sia felice ma ci sono delle voci dentro di lei che la turbano, e ben presto Miriam si ritrova a vivere una nuova tragedia; a sette anni ha perso i genitori naturali, a dieci perde la famiglia acquisita: Jochebed (che ha appena partorito la piccola Devora) e tutta la sua famiglia vengono brutalmente uccisi dai mori.

Miriam è nuovamente orfana e sola al mondo, se non fosse per la protezione di Jacques, che viene nominato Gran Maestro dell'Ordine.
Anche su di lui la piccola ha avuto, una notte, una brutta visione, che non sa spiegarsi e che ha che fare con la lontanissima Parigi che, è sicura, un giorno visiterà.

Dopo il dramma di aver perso i propri cari, Miriam cresce in seno all'ordine dei Crociati, imparando a impugnare la spada, a cavalcare, matura una personalità tenace, forte, combattiva, pur restando una ragazzina buona, dolce e sempre affabile, tanto da catturare le simpatie di chiunque la conosca.

La sua esistenza è sempre costellata da sensazioni cui non sa dare un nome, ma che comunque sono molto decise e parlano al suo cuore e alla sua mente, condizionandone le azioni, le decisioni, gettandola ora nello sconforto ora nel dubbio.

A un certo punto decide di andare a Parigi, non prima però di aver "dato una mano al destino", così da restare incinta di una bambina speciale come lei, e che chiamerà Devora.

Seguiamo la giovane Miriam nel suo peregrinare, approdando nella suggestiva Venezia (dopo essere sopravvissuta ad un naufragio) e finalmente a Parigi; affronterà pericoli, incontrerà molte persone, uomini e donne, che subiranno il suo fascino semplice e misterioso insieme, offrirà, con l'altruismo che le è proprio, il suo prezioso e saggio aiuto, soffrirà perchè la vita continuerà a strapparle affetti cari e preziosi, prenderà a cuore le sorti di Jacques (cui è unita da un filo importante), e intanto tirerà su una figlia speciale quanto lei, la bella Devora, che ha ereditato dalla mamma gli occhi gialli e la capacità di "prevedere" eventi futuri.

L'Autore, attraverso queste due donne - Miriam e Devora - ci immerge in un periodo storico  particolare (il Medioevo), denso di avvenimenti, combattimenti, sangue, morte, tradimenti (del resto, tutta la Storia è fatta di questo, no?), ingiustizie, in cui il Papato esercitava un'influenza molto forte, allargando le proprie sfere d'interesse dal campo religioso a quello politico; un periodo in cui ci voleva poco per essere accusati di stregoneria ed eresia, in cui l'Inquisizione mieteva le sue vittime (per lo più innocenti) e tra queste c'erano appunto i Templari.

Da un certo momento in poi, la prima protagonista, Miriam, diventa secondaria rispetto alla seconda, sua figlia Devora; comprendiamo che le loro vite sono strettamente legate alla inquietante profezia dell'ultimo dei Templari e come alle due donne - in particolare alla seconda - interessi assicurarsi che esse si realizzino, affinchè, in un certo qual modo, l'innocente de Molay riceva giustizia.
E Devora soprattutto farà in modo che ciò avvenga.

Durante la lettura mi sono ritrovata davanti a luoghi, fatti, personaggi storicamente documentati che però si collegavano man mano, attraverso tutta una serie di circostanze e coincidenze ben incastrate dall'Autore (le date contano molto) a fatti e personaggi fittizi, di cui Devora è la principale protagonista; così alla ragazza si accosteranno figure storiche notevoli, da Giordano Bruno a Giovanna D'arco, da Luigi XVI agli ultimi papi a noi contemporanei.

Non c'è solo la mescolanza di elementi inventati con un contesto storico reale (e ben ricostruito), ma dai primi capitoli viene inserito l'elemento sovrannaturale della chiaroveggenza, cui si affiancherà un altro elemento "miracoloso", sovrumano (anch'esso conseguenza della puntura dello scorpione) e che permette alla protagonista di attraversare epoche tra loro lontane...!

La presenza dell'aspetto "paranormale" un po' mi ha spiazzato (in special modo nella seconda parte della storia, riservata maggiormente a Devora) perchè chiaramente è surreale, però proseguendo nella lettura ho trovato fosse un artificio narrativo interessante e godibile, che nonostante desse un'atmosfera quasi "fantasy" al romanzo, rendesse le vicende più vivaci, soprattutto in vista degli ultimi punti relativi alla maledizione dei templari, parecchio distanti dal 1314, dal punto di vista temporale.

Le due protagoniste sono donne con un carattere volitivo, deciso, uno spirito "guerriero", impavide, coraggiose ma comunque molto femminili, sensibili, piene di amore e tenerezza e mi sono piaciute molto; le vicende relative ai templari mi hanno sempre incuriosita, altrettanto il periodo medievale, quindi l'ambientazione storica l'ho trovata bella e ben descritta.
Leggere questo libro è stata una sorta di viaggio nel tempo; l'Autore ha una scrittura chiara, precisa, il ritmo si mantiene costantemente scorrevole; ho apprezzato la conoscenza del contesto storico e l'immaginazione dello scrittore nel trovare collegamenti tra il reale e ciò che non lo è.

Se vi piacciono i romanzi storici in cui la realtà si confonde con la fantasia, credo proprio che questo romanzo possa piacervi!

martedì 12 marzo 2019

Spazio Autori Emergenti: COSI' VENNE LA NOTTE di Francesco Morga (segnalazione)



Carissimi lettori, la fine del mondo è vicina... ma tranquilli, solo sulle pagine di questo romanzo che sto per presentarvi :-)



COSI' VENNE LA NOTTE
di Francesco Morga



Casta Editore
Genere: horror

308 pp.
13.50 €
Quando l’ultima grande notte scese sulla Terra, la battaglia finale tra Lui e L’Altro ebbe inizio. 
Al centro l’umanità, in fuga dai demoni sotto un cielo sull’orlo del collasso.

L’Apocalisse si presenta come un Vaso di Pandora impossibile da richiudere. 
Se ne renderanno conto Alessandro, Laura, Giovanni, Davide, Angela e Andrea, vittime e carnefici di loro stessi, imprigionati in un labirinto di macerie e orrori alla ricerca di una salvezza che non esiste. 
O forse sì?

L'autore.Francesco Morga, classe 1983, è laureato in Lettere e specializzato in Filologia Moderna presso l’Università degli Studi di Bari. Autore di narrativa e poesia, blogger casuale, è appassionato di horror, libri, musica, cinema e serie TV. Parla delle sue passioni sul web da sempre. Si definisce un “collezionista di cose inutili”. Così venne la notte è il suo primo romanzo.



Link utili: 


IBS      AMAZON


lunedì 11 marzo 2019

Recensione: EDUCAZIONE EUROPEA di Romain Gary



Un libro in cui regnano la morte, il tradimento, la miseria, lo sfruttamento... e accanto ad essi la speranza, la libertà, il desiderio di combattere per un mondo meno ingiusto in cui "ci sarà musica, ci saranno libri, ci sarà pane per tutti e calore fraterno. Non più guerre, nè odio".


EDUCAZIONE EUROPEA
di Romain Gary


Ed. Neri Pozza
trad. M. Nardi
271 pp
13.50 euro
“nessuna cosa importante muore”

"Se non esistesse il cuore dell’uomo, 
non ci sarebbe disperazione sulla terra."


Siamo in pieno conflitto mondiale e tra queste pagine Romain Gary (scritte quando era aviatore delle forze alleate durante la seconda guerra mondiale) ci racconta la storia di un gruppo di resistenti polacchi, la loro "piccola guerra" contro il nemico, contro i tedeschi che questa sporca guerra l'hanno voluta, i loro sogni, le loro speranze, i litigi e i momenti di amicizia e, seppur rari, di tenerezza, e ancora i loro ideali, le loro piccole e grandi miserie e i compromessi che la guerra esige. 
Uomini e donne che ogni giorno devono cercare di sopravvivere e resistere, per affermare anche nel dolore e negli stenti che neppure la guerra, con i suoi cumuli di macerie (materiali e morali) è in grado di spezzare la speranza e l'attaccamento alla vita.

Il personaggio centrale del romanzo è Janek, un ragazzo di 15 anni che ha trovato rifugio nella buca scavata col padre, il quale un giorno se ne va (dicendogli di andare dalla moglie) per non tornare mai più, lasciandolo solo e senza alcun punto di riferimento; però prima di andar via, gli suggerisce di cercare i partigiani, nel momento in cui le riserve di cibo della buca fossero terminate.

E così avverrà: a un certo punto il ragazzo si vede costretto a lasciare il suo rifugio e ad inoltrarsi nella foresta, in cerca del gruppo di partigiani.
Conosce così tante persone - uomini e donne -, in particolare Dobranski, lo studente (che intrattiene i suoi compagni leggendo loro pagine tratte dal libro che sta scrivendo, sempre incentrato sulla guerra  e il cui titolo è proprio "Educazione Europea") e Zosia, una ragazza che dà il proprio contributo alla causa partigiana seducendo i soldati tedeschi, concedendosi a loro e cercare di carpire più informazioni segrete possibili, così da trasmetterle poi ai compagni.
Tra i due nasce un sentimento puro, innocente, tenero, che aiuta entrambi ad affrontare l'orrore della guerra, della fame, delle umiliazione cui le va incontro in quanto spia.

Attraverso Zosia, Janek conosce l'amore, attraverso Dobranski il culto della libertà e dai compagni di lotta, la semplicità di chi combatte per un ideale. 

Janek resta tre anni con i partigiani e in questo tempo cresce, da ragazzo approda - e con quanta durezza! - all'età adulta.

La cosa che colpisce del giovane protagonista è che, pur nella spietata durezza del combattimento clandestino, nonostante il freddo e gli stenti, il tradimento, l'orrore e la morte, egli non si lascia andare all'odio; questo non significa che anche lui non si adeguerà alla lotta e non si troverà a dover sparare, uccidere, a far scattare un detonatore..., ma non perderà mai la sua umanità, restando in grado di apprezzare l'arte, la letteratura, la musica, di immaginare un mondo in cui gli uomini non si faranno più la guerra

Ed infatti da ogni riga di questo romanzo di formazione e sulla guerra emerge prepotente "il grande sogno": che dalla resistenza comune ai popoli oppressi dal nazismo, non solo sorga il sentimento di una solidarietà europea ma che «l'ultimo stato sovrano crolli ai colpi dei patrioti europei» e «si spenga nel mondo l'eco dell'ultimo canto nazionale».

Un mondo in cui non ci saranno più questi conflitti tra popoli, ma dove tutti si impegneranno a costruire un mondo nuovo, felice, dal quale il timore e la paura saranno banditi per sempre. 

"Tutta l’Europa sarebbe stata libera e unita; ci sarebbe stata una rinascita spirituale più feconda e costruttiva di quanto l’uomo, nei suoi momenti più ispirati, avesse mai potuto sognare..."

E' un libro sulla guerra che contiene una galleria di eroi comuni, di cui probabilmente ricorderemo più che i nomi, il loro combattere coraggiosamente per la libertà.

Gary ci fa riflettere sulla guerra, sulla sua bruttezza e crudeltà, e su quanto siano stupidi gli uomini nel farsi illudere sulla sua "utilità" o giustezza:

"gli uomini non combattono mai per un’idea, ma semplicemente contro altri uomini, (...) la forza del soldato non è lo sdegno ma l’indifferenza, e (...) le vestigia delle civiltà sono e saranno sempre le rovine..."

"A chi dà profitto, questa guerra? Mica a quelli che partono: questi si fanno ammazzare o, se ritornano, trovano i loro focolari distrutti. No, la guerra dà profitto a quelli che restano."

Oltre al protagonista, una figura interessante è sicuramente Dobranski, anima colta e sensibile, che ben riassume il pensiero di Gary quando definisce il senso dell'Educazione Europea:

"In Europa abbiamo le cattedrali più antiche, le più vecchie e celebri università, le più grandi biblioteche, ed è qui che si riceve l’educazione migliore, sembra che vengano in Europa da tutti gli angoli del mondo per istruirsi. Ma alla fine, quel che ti insegna tutta questa famosa educazione europea è come trovare il coraggio e delle buone ragioni, valide e convenienti, per ammazzare un uomo che non ti ha fatto nulla e che se ne sta seduto (...) aspettando la fine."


Una scrittura asciutta, che descrive con vivacità e realismo il periodo e le vicende in oggetto ma non lo fa in maniera cupa e triste, bensì con quella misurata leggerezza e un'accennata ironia malinconica che gli appartengono, ritraendo i suoi personaggi femminili in modo da lasciarne trasparire la fragilità, la sofferenza e, allo stesso tempo, la forza interiore, e i maschili con pennellate vivide, dando vita a una variegata umanità, a volte grottesca, altre più nobile, quasi "romantica"; mi sono commossa leggendo le ultime battute del libro, che non posso non consigliare.

Sono contenta di aver accolto il suggerimento di Mariella (Doremifa-sol, libri e caffè) circa la lettura di questo libro, che mi sta facendo apprezzare Romain Gary sempre di più (avevo già avuto modo di conoscerlo con LA VITA DAVANTI A SE').


domenica 10 marzo 2019

Novità Kimerik Edizioni (marzo 2019)



Novità Kimerik Edizioni.



LO SFASCIO
di Simone Maccarone



164 pp
15 euro
LINK
La storia di tre adolescenti: problematiche, sole, mature prima del tempo, diventa per Simona Maccarone lo spunto per narrare una vicenda umana comune a tante e a tanti: la paura degli altri, la solitudine di una famiglia priva d’amore, la preoccupazione per un domani che non sembra offrire niente di buono.

Ambientato in una fredda e sterile periferia milanese, il romanzo condensa in un tempo narrativo relativamente breve una forte intensità, seguendo giorno dopo giorno la vita di tre liceali “difficili”.






SCREAMING
di Anna Laura Cittadino



60 pp
13 euro
LINK
Come fare per difendersi da questi soggetti?
Non esiste un vaccino che non sia fatto principalmente di esperienza; si possono però ascoltare le storie di chi ha vissuto tutto ciò e non mettersi nella condizione di presunzione in cui si pensa “questo a me non può capitare”, perché può capitare a tutti, se non si aprono gli occhi e si cominciano a notare quei segnali che certamente vi sono fin dall’inizio in una relazione del genere, ma che spesso vengono sottovalutati.
In questo, il racconto che segue può essere una di quelle storie da leggere con attenzione per far sì che si notino certi segnali fin dal principio e non quando ormai è troppo tardi. (Dott. Fabio Delicato Psicologo, Criminologo, Presidente Ass.ne Criminiseriali).



PETALI D'AUTUNNO
di Franca Franco


244 pp
15  euro
LINK
I petali d'autunno è la storia di due storie, di due generazioni a confronto, incrociatesi fra le corsie di un ospedale.
Da una parte l’esperienza della guerra, della resistenza, del dopoguerra e numerosi ricordi della vita della Signora Anita Grando, dall’altra la storia contemporanea di Franca Franco, fatta di numerose sfide e di una grande speranza nel futuro.
Un incontro, dunque, fra passato e futuro, che queste pagine hanno saputo racchiudere grazie all’abile penna dell’Autrice, che narra di infinite storie, spesso difficili e tragiche, con il senso della vita nel cuore.





HEBDOMAS. Hostaria delle pene
di Pier Luigi Caligaris, Luigina Ganau



140 pp
14 euro

È un lunedì mattina come tanti e Greg, come fa da anni, si appresta a salire sul treno per raggiungere la solita destinazione.
Quando sta per prendere posto nella cabina, nota su un sedile un libro abbandonato. Spinto dalla curiosità, lo prende e inizia a leggerlo. 
L’Hostaria delle Pene è una locanda in cui l’oste, il santone russo Rasputin, accoglie di volta in volta diversi personaggi, storici e non, i quali condividono con il loro interlocutore storie personali e la loro visione del mondo. 
Man mano che la lettura procede, in Greg maturano riflessioni sulla piaga dell’omologazione incentivata dal sistema, sulla sua vita e sul rapporto con il figlio, a cui non può far a meno di pensare senza tormentarsi. 
Ma cosa è accaduto al ragazzo? A chi appartiene il libro misterioso? Ma soprattutto, l’Hostaria delle Pene è solo un luogo fittizio, oppure esiste davvero?

sabato 9 marzo 2019

Recensione: LA CASA DI VETRO di Simon Mawer



Un edificio all'avanguardia, moderno e innovatore, simbolo di razionalità e perfezione, diviene specchio dell'imperfezione e delle fragilità presenti nelle persone che lo abitano, travolte non solo dalle proprie passioni, dai propri segreti, ma ancor più da eventi esterni più grandi di loro e non difficilmente gestibili.




LA CASA DI VETRO
di Simon Mawer


Ed. Neri Pozza
trad. M. Ortelio
464 pp
18 euro
Viktor e Liesel Landauer sono una giovane coppia di sposi in viaggio di nozze. 
Lui è un imprenditore, co-proprietario della Landauer, l’azienda di famiglia, un vero e proprio impero industriale che produce automobili e motociclette.
Viktor ha origini ebraiche, ma non è praticante; non solo, ma è un uomo estremamente realista, pratico, nel suo approccio alla vita c'è decisamente poco spazio per lo spirituale e i ragionamenti astratti, a differenza della sua neo-moglie, Liesel (appartenente a una famiglia dell’alta borghesia tedesca), una ragazza riflessiva e dalle tendenze più romantiche e artistiche.

Dopo aver attraversato la Carinzia, i Landauer si dirigono a Venezia, dove soggiornano al Royal Danieli. In occasione di una festa in un antico palazzo sul Canal Grande, incontrano Rainer Von Abt, celebre architetto, raffinato, creativo, innovativo.
Von Abt è galante con Liesel, in certi momenti sembra farle sfacciatamente la corte, apprezzando questa giovane donna attraente, sofisticata, visibilmente ammaliata da lui e dai suoi discorsi da "poeta dello spazio e della forma. Un poeta della luce"; l'uomo si dimostra loquace anche con Viktor, con cui si impegna in appassionate conversazioni sull’architettura moderna.

Quando illustra la sua idea di costruzione con materiali non convenzionali come il vetro e l’acciaio, Viktor si entusiasma a tal punto da proporgli di disegnare una casa per loro a Město, in Cecoslovacchia. Von Abt accetta e nel 1929 iniziano i lavori della casa di vetro (Glasraum), un magnifico edificio modernista fondato su una radicale concezione dello spazio aperto, trasparente.

"L'essenza della stanza di vetro è l'idea di ragione. Almeno questo è ciò che ha sempre pensato Viktor. Per lui il Glasraum incarna la pura razionalità dei templi greci, l'austera bellezza di un'opera perfetta, la grazia e l'equilibrio di un dipinto di Mondrian. Nessuna curva viene a disturbare il rigore rettilineo di quello spazio. Non vi è nulla di convoluto o involuto, nulla di goffo o complicato. Ogni cosa al suo interno ha una logica, rispetta i criteri della proporzione."

Una volta terminata, la villa diviene il centro dell’esistenza dei Landauer.

Il lettore diviene un inevitabile spettatore che sbircia nelle stanze in cui vivono i due novelli sposi, che si amano di un amore giovane e ardente, fatto forse di poche parole ma sicuramente di complicità e passione nonostante le diversità caratteriali (e magari, proprio grazie a queste), entrando nella loro intimità, cominciando a carpirne i veri pensieri, sentimenti, aspettative, delusioni.

E se la vita matrimoniale scorre abbastanza piatta, a darle colore e vivacità ci pensa l'amica del cuore di Liesel, Hana, giovane, spregiudicata, con molti amanti oltre a un marito (molto più anziano di lei), diretta, sfacciata, senza peli sulla lingua, che stabilisce subito un morboso, intimo e ambiguo rapporto con la signora Landauer, a suo modo divertita dall'intraprendenza dell'amica, che non si fa alcun problema a trattare argomenti scabrosi e che poco si addicono ad una signora.

Liesel sa di essere una donna "attraente ma non troppo", di essere un tipo fin troppo tranquillo, abitudinario, forse a motivo dell'educazione ricevuta, e a volte non può fare a meno di chiedersi se suo marito non sia in fondo più attratto da donne spavalde come Hana, nonostante Viktor ostenti tutta la propria antipatia per quest'ultima e la giudichi male proprio per la sua esuberanza.

Il matrimonio viene rallegrato dalla nascita di due figli, Ottilie e Martìn; la seconda gravidanza, però, si rivela complicata e rischiosa per la povera Liesel, che passerà un periodo post-partum molto difficile, che porterà il marito, già di suo poco affettuoso, ad allontanarsi da lei.

Sarà proprio questo periodo a gettare le basi del tradimento da parte di Viktor?
Nella vita dell'uomo entra, infatti, Kata, una donna che vende il proprio corpo per racimolare con facilità qualche soldo in più per mantenere se stessa e la figlioletta; Kata è giovanissima e molto bella, che con i suoi chiari occhi celesti irretisce il razionale e rigoroso Viktor, il quale perde letteralmente la testa per lei, cominciando pian piano a nutrire un sentimento forte, unito alla passione fisica che lo attrae come una calamita. Kata pian piano si trasforma in un'ossessione, ne diventa geloso, arriva a pagarla con un cifra notevole purché lei gli prometta che non si concederà ad altri uomini.

E mentre Liesel si riprende, soprattutto grazie alla vicinanza e all'affetto (o forse è più corretto dire: all'amore) di Hana, mentre suo marito trova conforto e un senso di rinascita tra le braccia della seducente Kata, il mondo si prepara alla guerra, che porta con sè molti stravolgimenti le cui conseguenze anche un individuo sicuro di sè, metodico e pianificatore come Mr Landauer non riuscirà ad affrontare come vorrebbe.

"Il futuro, benigno o avverso che sia, è in mano alla sorte. Per Viktor il domani è sempre stato un materiale da plasmare, qualcosa da piegare ai propri desideri, ma ora capisce che si trattava di una visione fallace. Il futuro avviene e basta. Come la tragedia che incombe sul paese e ciò che sta per accadere fra loro in quella stanza."

Viktor può essere ricco e snob quanto gli pare... ma è pur sempre un ebreo, e agli ebrei ben presto vengono tolti diritti di ogni genere; Landauer non può permettersi di avere un'azienda a suo nome e prima che la situazione precipiti in maniera irrimediabile (cominciano a girare voci sul triste destino degli ebrei...) l'uomo prende la decisione di fuggire dalla Cecoslovacchia, insieme alla sua famiglia (e non solo con essa...), e di abbandonare la maestosa casa di vetro, lasciandola nelle mani del domestico Lanik.

Tra amori proibiti, tradimenti e segreti inconfessabili, la vita dorata dei Landauer nella lussuosa e moderna Glasraum viene mandata in frantumi dall’avvento del nazionalsocialismo, che si abbatte come una scure sulla loro esistenza e sulla loro magnifica dimora.

I Landauer fuggono prima in Svizzera e poi in America, e intanto la casa di vetro diviene un laboratorio per gli esperimenti genetici dei nazisti.

Gli anni passano e se il presente con il marito sembra aver perso irrimediabilmente vigore, motivazione, se l'amore s'è dileguato lasciando dietro sè un affetto blando e fatto di consuetudini, a Liesel non resta che continuare a guardare con nostalgia a quella vita lontana ormai chilometri e chilometri, a quel passato che sembra appartenere a qualcun altro e in cui le era parso di poter essere felice con la propria famiglia, con gli amici di sempre, organizzando festicciole e recital nella loro splendida e ammirata casa... Quella casa in cui sembrava non potessero esserci segreti ma che anzi tutto fosse chiaro, visibile, evidente:

«Se vivessimo tutti in case di vetro non ci sarebbero più segreti, né inganni. Sarebbe il trionfo della lealtà, della franchezza».
Ma la vita l'ha smentita bellamente - suo marito aveva una vita segreta, un amore segreto, un'amante bellissima con cui s'incontrava regolarmente di nascosto, dicendole un sacco di bugie - e ormai l'unico collegamento con quel mondo passato è la sua cara Hana. Hana l'impavida, l'impertinente, che non si fa problemi a concedersi a un uomo se questi può rivelarsi utile ai suoi scopi...
Ma la guerra, con le sue orribili e disumane ideologie, è capace di rendere gli uomini crudeli, cinici, insensibili, portandoli a commettere azioni vergognose e prive di carità, e la stessa Hana ne pagherà il caro prezzo.

Mentre i Landauer sono lontani dal proprio paese, le vicende di altri personaggi si intrecciano e ruotano sempre attorno alla "casa di vetro", che negli anni verrà confiscata dal governo e diventerà prima un laboratorio per studi antropologici ed eugenetici (durante il conflitto) e più tardi una palestra in cui i bambini disabili vanno a fare fisioterapia.

E così seguiremo Hana, che per sua sfortuna avrà a che fare con il freddo e sprezzante scienziato che si occupa di studi di eugenetica a nome del Terzo Reich (ansioso di ricevere conferma che sì, le razze umane esistono, che ci sono tratti specifici per ognuna di esse e che è giusto preservare la purezza di quelle superiori...), e successivamente conosceremo Zdenka, un'ex-ballerina che lavora con bambini poliomielitici nella Glasraum ormai divenuta palestra (dopo la guerra).

I personaggi di questo romanzo sono costretti dai grandi eventi storici a separarsi, a soffrire, a provare sulla propria pelle solitudine, impotenza, angoscia, smarrimento, incertezza circa il futuro..., ma il destino sa essere bizzarro e alla fine il cerchio si chiuderà definitivamente (come per mettere "le cose a posto") e ciò accadrà proprio tra le mura della casa di vetro.

La storia ruota dunque attorno a questa magnifica costruzione che guarda al domani e che rappresenta un’epoca di splendore e magnificenza, bruscamente travolta dalla prima guerra mondiale e definitivamente annientata dalla seconda, con gli orrori del nazismo prima e dello stalinismo poi.

E' un romanzo piacevole, l'ho letto con sufficiente interesse (non ho mai avuto voglia di mollarlo e la lettura non è mai rallentata), in particolare quando i riflettori erano fermi sulla coppia protagonista, sul loro microcosmo, la loro intimità e sulla loro vita agiata nella stanza di vetro, su ciò che accadeva tra quelle mura trasparenti che non ammettono segreti, dove tutto è esposto alla luce del sole, allo sguardo dei curiosi:

"La stanza di vetro non ammette segreti. È un luogo dove regnano trasparenza e apertura mentale, un luogo dove non si può mentire."

Nel complesso mi è piaciuto però personalmente ho trovato la prosa un tantino "distaccata", poco emozionale (e questo per me è un aspetto che conta, e non poco), come se volesse ricalcare le orme della freddezza e del raziocinio che caratterizzano la vera protagonista della storia - sempre lei, la casa -; eppure non mancano i momenti drammatici, eh! 
Non so, sarà lo stile dell'Autore (che resta un ottimo narratore, ci mancherebbe) ma non sono riuscita ad empatizzare con i vari personaggi (parlo soprattutto di quelli femminili), e credo che questo potrebbe essere stato causato in particolare dal fatto di dislocare la storia su un arco di tempo troppo vasto (arriviamo addirittura al 1990, per quanto sia alla fine) e di coinvolgere e rendere protagonisti troppi personaggi, distraendoci dai principali e dalle loro vicissitudini.

Un po' dispersivo, ecco, inoltre ci sono troppe casualità e coincidenze che risultano un po' forzate, come se - l'ho anticipato più su - l'Autore avesse voluto sistemare ogni cosa per forza in modo lineare, logico, ogni tessera al posto giusto, e regalarci un finale "sensato", ragionevole, una sorta di soluzione a tutto il caos portato dalla guerra.

Comunque, ripeto, è un buon libro, tra l'altro è basato sulla storia vera di casa Tugendhat (il celebre edificio di vetro e acciaio costruito da Mies van der Rohe a Brno per una ricca -famiglia ebrea), e questo è un elemento che incuriosisce; inoltre, affronta dei macro-temi importanti, dal nazismo all'antisemitismo, dalla follia dell'ideologia razzista ai presunti studi per giustificarla, e un micro-tema principale, quale il contrasto tra la trasparenza dell'architettura e il suo opposto, cioè la mancanza di trasparenza nelle vite umane, così dense di contraddizioni ed imperfezioni, in cui la linearità e la logicità non sempre fanno da padrone e in cui tutto è delicato e frangibile, proprio come il vetro.

venerdì 8 marzo 2019

Donna



Con  le nostre contraddizioni e fragilità,
con il nostro coraggio e il nostro amore,

capaci tanto di affrontare dolori e difficoltà inimmaginabili
quanto di piangere per un uomo 
che non ci apprezza.

Allegre e solari in compagnia
ma a volte anche desiderose di godere di inevitabili momenti di solitudine.

Single, mogli, madri, fidanzate, nonne
casalinghe, donne in carriera.

Donne celebrate, amate, onorate.
Donne picchiate, schernite, abbandonate.
Uccise.

Donne che accettano in silenzio meschini soprusi....
Donne che combattono per se stesse e per altre donne,
a testa alta e con dignità,
semplicemente per affermare il proprio inalienabile
DIRITTO di essere

DONNA

Cinque parole che racchiudono questo e tanto altro ancora
di meraviglioso,
forte ed unico.



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