sabato 21 settembre 2019

Recensione: LA CURA SCHOPENHAUER di Irvin D. Yalom



Improvvisamente costretto a confrontarsi con una malattia inguaribile e l'approssimarsi della morte, lo psicoterapeuta Julius Hertzfeld è costretto a riesaminare la sua vita e il suo lavoro, mettendosi così alla ricerca di Philip Slate, che anni prima non è riuscito ad aiutare. E adesso Philip afferma di essere guarito, miracolosamente trasformato dagli insegnamenti pessimisti del filosofo tedesco Arthur Schopenhauer! Scettico ma curioso, Julius invita Philip a unirsi al suo gruppo di terapia: riuscirà questa volta ad essere di aiuto a Philip, prima che sia troppo tardi e la morte ponga fine a questa sua ultima missione?


LA CURA SCHOPENHAUER 
di Irvin D. Yalom



Ed. Neri Pozza
trad. S. Prina
440 pp
 18 euro
Julius Hertzfeld, è uno stimato e brillante professore di psichiatria presso l’università della California, oltre che un bravo terapeuta.
Vedovo, sente la mancanza dell'amata moglie - consapevole di come forse non sempre le abbia dato il giusto valore, quand'ella era in vita -, ma non sa che un'altra bella batosta sta per scaraventarsi su di lui che, con i suoi sessantacinque anni, ha sempre vantato una buona salute ed un fisico prestante.
Purtroppo gli viene diagnosticato un tumore (un melanoma aggressivo e ormai diffuso nel suo corpo) e gli viene comunicato, con fredda e brutale sincerità, che ha poco più di un anno di vita. Un anno, anzi, di «buona salute», come ha detto con amara ironia Bob, l’amico dermatologo, almeno finché il male non si manifesterà in altre parti del corpo.
Scoprire che è iniziato una sorta di tragico countdown della propria esistenza dev'essere qualcosa di difficilissimo da digerire, e il povero Julius passa i primi giorni dopo la diagnosi oppresso da un senso di impotenza, infelicità e depressione, al pensiero di come, da un momento all'altro, la propria esistenza
spensierata stia per terminare a causa di un nemico materializzatosi in tutta la sua terrificante realtà... e senza alcun preavviso!

Lo spettro della malattia e, ancor più, della morte, si fa sempre più concreto, pesante e pressante, divenendo un fardello emotivo e psicologico non indifferente.

Come si può continuare a vivere normalmente dopo aver saputo che la sabbia nella fragile clessidra della propria vita ha incominciato a scendere giù inesorabilmente, granello dopo granello? 
Forse la consapevolezza di essere affetto da una malattia mortale che non perdona può spingerlo a vivere con consapevolezza fino all'ultimo giorno, succhiando questa vita fino al midollo, per non lasciar sprecato neanche un attimo?

"«Consumate la vostra vita». «Muori al momento giusto». Queste due frasi colpirono nel segno. Vivere la nostra vita nel modo più completo: e allora, soltanto allora, morire. Non lasciarsi alcuna parte di vita non vissuta alle spalle."

O forse non sarà il caso di ricercare una maggiore saggezza, rinunciando a piaceri futili ed inutili, all’ambizione, al prestigio, all'approvazione degli uomini, in vista del raggiungimento di una sorta di nirvana, di liberazione dal dolore, allontanandosi da tutto e da tutti come insegna il Buddha?

Julius non è un uomo di fede, non cerca consolazione in un'entità ultraterrena come insegnano le religioni; lui è un uomo di scienza e non ha dubbi su come trascorrerà il suo "ultimo anno di buona salute": continuerà a occuparsi dei suoi pazienti e a cercare di ridestare, nella terapia di gruppo da lui portata avanti, il sentimento della vita dentro di loro

A questa mission, si affianca, per poi intrecciarsi, un'altra: il pensiero di morire lo induce a chiedersi come finora sia stato il proprio lavoro di terapeuta. È stato realmente in grado di aiutare i propri pazienti, che nel corso di decine di anni, sono venuti nel suo studio, trascorrendo del tempo con lui per riceverne aiuto? Quanti, al contrario, di questi suoi pazienti, sono stati un autentico fallimento?
Se dovesse pensare a quest'ultima categoria, il primo nome a venirgli in mente è uno ed uno soltanto: Philip Slate.
Philip si rivolse a lui venticinque anni prima, quand'era un giovanotto con un problema di difficile gestione e soluzione: il sesso compulsivo. Philip era alla continua ed ossessiva ricerca di donne da portarsi a letto, una a sera, nessuna relazione sentimentale ma solo e soltanto sesso, godimento dei sensi, ricerca del piacere fisico.
Purtroppo la terapia con Julius non portò ad alcun buon risultato e Philip abbandonò il suo terapeuta deluso e irritato.
Anni dopo, lo psichiatra lo contatta per sapere se quel loro rapporto professionale, al tempo fallimentare, abbia magari prodotto frutti buoni a distanza di tempo... 
Insomma, come stai Philip? La tua vita è migliorata? E la tua ossessione per il sesso...: sempre uguale?

Philip Slate accetta di incontrare il buon vecchio terapeuta, ma ormai è un altro uomo: altro che fornicatore seriale, adesso è un intellettuale, un dottore in counseling filosofico che ha aperto uno studio per aiutare i propri pazienti attraverso il pensiero di uno dei massimi filosofi dell'età moderna: Arthur Schopenhauer, le cui idee sono state per lui la sola cura efficace, che gli ha permesso di guarire dal suo problema e di raggiungere un equilibrio che le "normali" psicoterapie non gli hanno dato.

Eppure, a sentirlo parlare, a Julius non pare che Philip sia migliorato molto: ok, forse è riuscito a fermare i propri impulsi sessuali, ma quanto ad empatia, è assolutamente avaro, arido, incapace di comunicare e di mettersi in contatto con gli altri. Come può un uomo siffatto, privo di qualsivoglia capacità di immedesimazione, di umana comprensione, di amicizia, un uomo che si vanta di essere solo e di bastare a se stesso senza la necessità di avere relazioni con i propri simili, essere un terapeuta? Come fa uno così - arrogante, freddo, privo di ironia, serioso, incapace di donare un sorriso spontaneo, una parola di comprensione (non ha mostrato alcuna compassione e solidarietà all'udire la notizia della scoperta del tumore da parte di Julius)... - ad aiutare il prossimo a risolvere conflitti e traumi personali?

Philip è un soggetto sorprendente, che suo malgrado affascina il terapeuta (e noi lettori!), il quale prova sentimenti contrastanti verso di lui: da un lato la sua sicurezza lo spiazza e lo intriga, dall'altra essa risulta irritante.
I due terapeuti, alla fine, giungono a una sorta di patto professionale, secondo una logica del do ut des: in cambio di una supervisione per il proprio lavoro di counselor, Philip è disposto ad illustrare a Julius la "cura Schopenhauer", che tanto bene ha fatto a lui e di cui, secondo Philip, l'altro necessita, proprio in seguito alla scoperta della malattia; ma il dottor Hertzfeld pone una condizione: accetterà di fare da supervisore a Slate solo se questi farà parte per sei mesi del gruppo di terapia guidato da Julius; quest'ultimo ritiene, infatti, che il suo ex-paziente ne abbia urgente bisogno in quanto assolutamente non equipaggiato di quelle abilità umane ed interpersonali indispensabili per un terapeuta.

Seppur mal volentieri, Philip Slate accetta di entrare all'interno del gruppo di Hertzfeld, conoscendo così i suoi membri: Gill, Stuart, Tony, Rebecca, Bonnie; manca Pam, attualmente in viaggio in India alla ricerca di se stessa e di quella pace che finora ancora le sta sfuggendo.
Dal momento in cui entra nel gruppo, già consolidato e affiatato, è inevitabile che Philip inneschi dinamiche, reazioni, tentativi di approccio, perplessità, contrasti...: interagire con lui non è semplice, e se Julius lo sa per esperienza, gli altri lo impareranno pian piano.

I ragazzi del gruppo di terapia sanno come interagire gli uni con altri, conoscono le regole, seguono le indicazioni e i saggi consigli del loro terapeuta per cercare di far venir fuori ciò che è dentro di loro;  al contrario, la new entry è completamente a digiuno circa il condurre una conversazione di gruppo, il rispondere a domande personali, rivolgersi direttamente al proprio interlocutore (lui che rifiuta il minimo contatto interpersonale, fossero anche solo sguardi), e soprattutto esprimere i pensieri e le emozioni che di volta in volta le varie discussioni e gli interventi di ciascuno suscitano negli altri.

Insomma, il gruppo mette alla prova Philip, e viceversa, e ne vengono fuori dinamiche vivaci, che mettono in discussione ogni membro, Julius e Philip compresi.
E se il terapeuta più anziano cerca in tutti i modi di coinvolgere il più giovane, in modo da abbattere quella barriera di imperturbabilità di cui questi si è circondato attraverso il "pessimismo" del maestro Schopenhauer, l'altro a sua volta usa le convinzioni che gli derivano dal pensiero stesso del filosofo tedesco per contrapporsi ai membri del gruppo, quasi ergendosi al di sopra di essi, convinto di aver raggiunto certezze da cui loro sono ben lontani.

Quali siano queste certezze, il lettore ne viene messo a parte nel corso di tutto il libro, che alterna la storia principale a quella del famoso filosofo, di cui ci vengono date informazioni sull'infanzia, le esperienze esistenziali che l'hanno portato a sviluppare il proprio pensiero, il rapporto coi genitori, con le donne e, in generale, con tutti i bipedi (così definiva i propri simili Arthur) sciocchi e inutili che lo circondavano.
Volendo sintetizzare, di Schopenhauer ci viene illustrato come egli vedesse la vita umana come un pendolo che oscilla da una parte all'altra, «tra il dolore e la noia, che sono in realtà i suoi veri elementi costitutivi». Come fa l'uomo a liberarsi del dolore? Divenendo consapevole del destino di sofferenza che lo attende; non solo, ma la ricerca del piacere è qualcosa di illusorio, che appaga per beve tempo e al quale segue la noia; solo annullando la volontà si entra in uno stato di quiete, di distacco ascetico che permette anche l’annullamento del desiderio di felicità e di vita.
E così, spenta ogni volontà, si spegne ogni dolore. Del resto, già Aristotele lo aveva dichiarato: «Il saggio non persegue il piacere, ma l'assenza di dolore".
Arthur "non rinunciò mai al credo che la vita non fosse che uno «strato di muffa» sulla crosta della terra, e «un futile episodio perturbatore nella beata pace del nulla»".

Una tale filosofia può costituire davvero la cura ideale per la persona, con i suoi tormenti interiori, le sue paure, i suoi conflitti, le sue contraddizioni, speranze, ossessioni, ansietà, bisogni emotivi complessi....?
Philip è convinto di sì, e cercherà, con l'impassibilità iniziale che lo contraddistingue, a trasmetterla ai "bipedi di Julius", oltre che a Julius stesso.
Quello che forse non si aspetta è che quel gruppetto di estranei, ciascuno con i propri problemi e segreti inconfessati - all'interno del quale vi è anche una persona che, in virtù di un evento passato in cui è coinvolto Philip stesso, col suo atteggiamento creerà diversi momenti di tensione -, potrebbe essere davvero di grande aiuto per uno come lui, alienato, anaffettivo, pieno di sé, allergico ad ogni forma di scambio umano.

"La cura Schopenhauer" è un testo notevole, per stile e argomenti, una lettura che richiede la giusta concentrazione perchè ricca di filosofia ed elementi di psicoterapia; le parti relative al filosofo - alla sua vita e al suo pensiero -, lungi dall'imporsi come mere informazioni biografiche e filosofiche, sono in realtà necessarie per comprendere il pensiero articolato che sta alla base di questa "cura" in cui il co-protagonista, Philip, crede ciecamente.
Per il resto, le parti inerenti il rapporto tra Julius e Philip prima, e poi di questi con i membri del gruppo di terapia, sono sempre più coinvolgenti.
E lo sono non soltanto per il tipo di relazioni che si creano e sviluppano tra le persone, per le evoluzioni che essi vivono nel corso delle vicende, ma anche per lo stile dell'autore, che sa rendere materie non semplici come la psichiatria e la filosofia alla portata del lettore. Aggiungo a questo, anche la vivacità dei dialoghi, abbondanti, sempre pertinenti e stimolanti, tanto da affascinare chi legge e da farlo sentire membro del gruppo al pari dei personaggi, come se anche a lui fosse data una sedia per stare lì in cerchio, in mezzo a queste persone, ciascuna con il proprio carattere, mancanze, risorse, difetti e virtù..., in fondo comuni a ogni essere umano.

Un romanzo che sa catturare l'attenzione e la concentrazione  del lettore - preferibilmente amante delle discipline in oggetto -, offrendogli spunti interessanti dal punto di vita delle relazioni umane, della necessità dell'empatia, della comprensione reciproca, dell'ascolto attivo, dell'atteggiamento proattivo e della sensibilità verso le miserie e le fragilità altrui.
La ritengo una lettura arricchente e istruttiva; sono giunta alle ultime battute (anzi, sedute, incontri) curiosa di scoprire il destino di questo gruppo, l'evoluzione personale di Philip (un personaggio davvero complesso, che per la maggior parte della narrazione difficilmente suscita emozioni e pensieri positivi in chi legge) e attratta dall'umanità e dalla professionalità di Julius; sempre verso la fine, c'è una scena in particolare che, a mio modestissimo avviso, vale tutta la terapia e che mi ha anche commossa.

Consigliato, Yalom è uno scrittore di spessore, profondo per tematiche e scrittura, con una grande esperienza e conoscenza della materia trattata.


Alcune citazioni:


"Se mai qualcosa merita di essere onorato e bene­detto, dovrebbe semplicemente essere questo, il dono inesti­mabile della pura e semplice esistenza."

" L’infanzia priva d’amore di Arthur ebbe serie implicazioni per il suo futuro. I bambini deprivati dell’amore materno non sviluppano la fiducia necessaria per amare essi stessi, per cre­dere che gli altri li ameranno, o per amare il fatto di essere vivi."

"Vivi nel modo giusto (...) e abbi fede che così usciranno da te cose buone anche se non lo saprai mai."

"Nessuna penna può scrivere qualcosa di eterno che non sia immerso nell’umore della notte."

venerdì 20 settembre 2019

Prossimi arrivi in libreria per chi ama le storie ricche di suspence




Cari lettori, anche quest'oggi vi presento un paio di pubblicazioni in uscita; sono tutte noir/thriller ^_-



"Tutta quella brava gente”, romanzo d’esordio di Marco Felder, è una storia che si sviluppa tutta a Bolzano e in Alto Adige, e racconta anche di questioni legate all’attualità e al recente passato, alternando toni duri tipici del noir con quelli più leggeri della commedia.

Ed. Rizzoli
18.50 euro
USCITA
24 SETTEMBRE 2019

Per un poliziotto siciliano da troppi anni a Roma, desideroso solo di tornare a casa, non c’è niente di peggio dell’attendere un trasferimento che non arriva. Anzi, una cosa c’è: un trasferimento punitivo con decorrenza immediata. 
A Bolzano. 
anino Barcellona avrebbe fatto meglio a non inimicarsi certi superiori. Adesso che è in esilio tra le montagne, circondato da gente che parla tedesco, con la colonnina di mercurio inchiodata allo zero, non ha nemmeno il tempo di pentirsi degli errori commessi. 
Un assassino è all’opera: soffoca le sue vittime e non lascia traccia. Il caso è da prima pagina, l’inchiesta delicatissima. E Tanino è costretto ad affiancare nell’indagine Karl Rottensteiner, un veterano della Mobile che assomiglia a Serpico. 
I due formano una coppia esplosiva: tanto è schietto, impulsivo coi guastafeste e galante con le donne il siciliano, quanto è laconico, indecifrabile e tormentato il collega. 
Se poi ci si mette Giulia Tinebra, agente scelto dai capelli rossi con la passione per le moto di grossa cilindrata, allora i fuochi d’artificio sono assicurati. 
Tra vecchie birrerie, strade ghiacciate e baite nel fitto dei boschi, i poliziotti dovranno risolvere un mistero che affonda nel passato – ancora aperto – di una terra contesa, dove le guerre, i vessilli del nazionalismo e il boato del tritolo non sono mai stati dimenticati. 
Qui le ferite non si rimarginano, qui i cuori covano odi antichi. Alternando i toni della commedia alla durezza del noir, Tutta quella brava gente riapre una delle pagine più controverse della storia d’Italia e racconta dal bordo di un confine gli incubi collettivi di ieri e di oggi.

L'autore.
MARCO FELDER è lo pseudonimo di Jadel Andreetto e Guglielmo Pispisa, membri dell’ensemble narrativo : Kai Zen : e autori di romanzi, saggi e racconti.





Eraldo Baldini, maestro del gotico rurale, ci trascina in un mondo sospeso tra religiosità e superstizione, tormentato da paure ancestrali, in cui è impossibile distinguere il naturale dal sovrannaturale, i giusti dai colpevoli, i carnefici dalle vittime.


LA PALUDE DEI FUOCHI ERRANTI
di Eraldo Baldini


Rizzoli
17.50 euro
USCITA 
1°  OTTOBRE 2019
Romagna, 1630. Tra le paludi e il monastero si nasconde il Male.

Anno del Signore 1630. A Lancimago, villaggio perso tra campi e acquitrini, gli abitanti aspettano con angoscia la peste che si avvicina. Per prepararsi al peggio, i monaci della vicina abbazia decidono di preparare una fossa comune. 
Ma durante i lavori di scavo trovano numerosi scheletri sepolti in modo strano, con legacci intorno agli arti e crani fracassati. 
La memoria collettiva non sa dire chi siano e i frati più anziani, interrogati, rispondono con un muro di reticenza e silenzio. Mentre, con poteri di commissario apostolico, arriva monsignor Diotallevi, incaricato di allestire i cordoni sanitari per contenere il contagio, nelle paludi nebbiose, nei poderi smisurati e nelle boscaglie intorno cominciano a succedere cose inspiegabili e inquietanti: fuochi che paiono sospesi nell'aria, animali scomparsi, presunti untori che si aggirano tra le vigne. 
«È opera del Demonio» dicono i paesani, e subito cercano streghe e fantasmi da combattere; ma c'è anche chi a Satana si rifiuta di credere, e in nome della scienza perlustra i terreni a caccia di risposte...


L'autore.
Eraldo Baldini è uno scrittore noir, si specializza in Antropologia culturale ed Etnografia, nei suoi romanzi ha saputo coniugare “gotico rurale”, noir e horror in una vena originale. Inizia a scrivere saggi in questo settore e approda alla narrativa negli anni '90. Nel 1991 vince il Myfest di Cattolica con il racconto Re carnevale. Scrive una lunga serie di romanzi, tra cui due per ragazzi: L'estate strana (edizioni EL, 1997) e Le porte del tempo (Disney Avventura, 2001).
La notorietà arriva con il romanzo Mal'aria (Frassinelli 1998, 2003), pubblicato anche in Francia, con cui vince il prestigioso premio "Fregene". Tra i suoi libri ricordiamo Come il lupo (Einaudi, 2006) con cui ha vinto il premio "Predazzo" 2006; Melma (Edizioni Ambiente, 2007), Quell'estate di sangue e di luna (Einaudi 2008), L’uomo nero e la bicicletta blu (Einaudi 2011), Gotico rurale (Einaudi 2012), Nevicava sangue (Einaudi 2013), Stirpe selvaggio (Einaudi 2016). Per Fernandel nel 2015 ha pubblicato la raccolta di racconti umoristici Fra l'Adriatico e il West.
Tra i progetti: una sceneggiatura di un film a episodi (scritta con Giampiero Rigosi), tratta da quattro dei suoi racconti.


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Un thriller avvincente che ha per sfondo Roma, scritto con la leggerezza di un interludio, in cui i personaggi si muovono in un cerchio sempre più stretto, a precipizio sugli abissi.

INTERNO 11
di Concita Borrelli


Ed. Mondadori
18 euro
USCITA
8 OTTOBRE 2019
«Papà, hai un'altra?» È dalla domanda feroce, inaspettata, della figlia Clotilde che ha inizio il monologo interiore del protagonista di queste pagine, un maturo magistrato, ora anche affermato scrittore, in bilico tra due amori e in perenne discussione con se stesso. 
Da una parte la moglie, necessaria come un'inestinguibile parte di sé, rappresenta il passato, il presente e la certezza domestica: grazie a lei il narratore regola i propri passi, e in sua assenza non può fare altro che incespicare. 
Ma l'antica passione si è ormai trasformata nella rassicurante consuetudine quotidiana, e allora entra in gioco l'altra donna, giovane e vitale da togliergli il fiato: con lei vive uno stato di gioia pura, non fa programmi, si sente libero come una foglia al vento. 
La rievocazione innescata dall'implicita accusa della figlia lo porta a ripercorrere le proprie origini e a confrontarle con l'oggi, alternandole alla lucida e spietata osservazione del nostro tempo. Famiglie ai saggi di pianoforte, ragazzine con borse griffate che progettano le estati a Panarea, madri nascoste nei Suv e in sogni pacifici, padri troppo compresi nel ruolo sociale di uomini arrivati. Tutto è apparentemente perfetto. 
A intervallare il racconto, le lettere di Marina, una intraprendente carcerata condannata a trent'anni per aver ucciso il marito. Il magistrato ne accoglie la confessione e in cambio le suggerisce la lettura di un romanzo in cui lei possa rispecchiarsi e trovare conforto: L'amante di Lady Chatterley . 
Tutti attraversano l'amore e la ferita. Tutti hanno diritto a sanarla e chiedere alla vita giustizia per il mal tolto. Ma di amore si muore? 

Nel riconoscere la bellezza dell'imperfezione e nel cercare di comprendere e accettare lo scandalo delle nostre contraddizioni, Concita Borrelli dà forma a un thriller avvincente che ha per sfondo Roma, scritto con la leggerezza di un interludio, in cui i personaggi si muovono in un cerchio sempre più stretto, a precipizio sugli abissi.


L'autrice.
Concita Borrelli è avvocato, giornalista e autrice televisiva. Collabora con Rai Uno ("Unomattina" e "In famiglia"), con le testate del gruppo QN e la rivista "Lampoon"
.

giovedì 19 settembre 2019

Le mie prossime letture (settembre 2019)



Le mie nuove letture: i primi due sono thriller che, dalle prime pagine e/o dalle sinossi, mi sembrano promettere bene; il terzo è un poliziesco ambientato in Cina.

Li conoscete? Li avete già letti (i primi due libri sono di recente pubblicazione)?


THE CHAIN
di Adrian McKinty


Longanesi ed.
trad. A. Pezzotta
345 pp
Mi chiamo Rachel Klein e fino a pochi minuti fa ero una madre qualunque, una donna qualunque.
Ma adesso sono una vittima. Una criminale. Una rapitrice.
È bastato un attimo: una telefonata, un numero occultato, poche parole.
Abbiamo rapito tua figlia Kylie. Segui le istruzioni. E non spezzare la Catena, oppure tua figlia morirà. 
La voce di questa donna che non conosco mi dice che Kylie è sulla sua macchina, legata e imbavagliata, e per riaverla non sarà sufficiente pagare un riscatto.
Non è così che funziona la Catena. Devo anche trovare un altro bambino da rapire.
Come ha fatto lei, la donna con cui sto parlando: una madre disperata, come me.
Ha rapito Kylie per salvare suo figlio.
E se io non obbedisco agli ordini, suo figlio morirà.
Ho solo ventiquattro ore di tempo per fare l’impensabile.
Per fare a qualcun altro ciò che è stato fatto a me: togliermi il bene più prezioso, farmi precipitare in un abisso di angoscia, un labirinto di terrore da cui uscirò soltanto compiendo qualcosa di efferato. Io non sono così, non ho mai fatto niente di male nella mia vita. Ma non ho scelta.
Se voglio salvare Kylie, devo perdere me stessa".


L'autore.
Adrian McKinty è nato e cresciuto a Belfast negli anni del conflitto nordirlandese. Figlio di un ingegnere navale costruttore di caldaie e di una segretaria, dopo aver studiato filosofia a Oxford grazie a una borsa di studio si è trasferito negli Stati Uniti, per insegnare inglese alle superiori. Il suo thriller d’esordio, Dead I Well May Be, è stato selezionato per il Dagger Award 2004 e ha un’opzione per i diritti cinematografici con la Universal Pictures. I suoi libri hanno vinto l’Edgar Award, il Ned Kelly Award, l’Anthony Award, il Barry Award e sono stati tradotti in oltre 20 lingue. Adrian McKinty è critico letterario per il Sydney Morning Herald, l’Irish Times e il Guardian. Vive a New York con la moglie e i due figli. In via di pubblicazione in 35 paesi, The Chain diventerà presto un film prodotto dalla Paramount.

IL MANOSCRITTO
di Franck Thilliez


Fazi ed.
trad. F. Angelini
478 pp
Franck Thilliez, maestro del giallo francese, proprio come la protagonista del Manoscritto, costruisce un intreccio calibrato al millimetro, giocando con i temi perturbanti del doppio e della memoria, incastrando in ogni svelamento un nuovo mistero; il risultato è un thriller implacabile, che non lascerà scampo a nessuno, lettore compreso.

Léane Morgan è considerata la regina del thriller, ma firma i suoi libri con uno pseudonimo per preservare la propria vita privata, che ha subito un profondo sconvolgimento: sua figlia Sarah è stata rapita quattro anni prima e la polizia ha archiviato il caso come omicidio a opera di un noto serial killer, pur non essendo mai stato ritrovato il corpo della ragazza. 
Dopo la tragedia, del suo matrimonio con Jullian non è rimasto che un luogo, la solitaria villa sul mare nel Nord della Francia che Léane ha ormai abbandonato da tempo; ma quando il marito viene brutalmente aggredito subendo una perdita di memoria, lei si vede costretta a tornare in quella casa, carica di ricordi dolorosi e, adesso, di inquietanti interrogativi: cosa aveva scoperto Jullian, perso dietro alla ricerca ossessiva della verità sulla scomparsa della figlia? 
Intanto, nei dintorni di Grenoble, viene ritrovato un cadavere senza volto nel bagagliaio di una macchina rubata: potrebbe forse trattarsi di un'altra vittima del presunto assassino di Sarah. 
Le intuizioni del poliziotto Vic, dotato di una memoria prodigiosa, permetteranno di incastrare alcuni tasselli del puzzle, ma altri spaventosi elementi arriveranno a confondere ogni ipotesi su una verità che diventa sempre più distante, frammentaria e, inevitabilmente, terribile.

L'autore.
È un ingegnere e scrittore francese. Informatico, è appassionato di tecnologie telematiche. Nel 2004 pubblica il suo primo libro Train d’enfer pour Ange rouge. Ha vinto i premi Prix des lecteurs Quais du polar 2006 e Prix sncf du Polar franc¸ais 2007 con il libro La Chambre des morts. Tra le sue pubblicazioni in Italia si ricordano: Foresta nera (Nord, 2008), La stanza dei morti (TEA, 2009), Il manoscritto (Fazi, 2019).



LE LACRIME DEL LAGO TAI
di Qiu Xiaolong


Marsilio Ed.
trad. F. Zucchella
330 pp
L'ispettore capo Chen Cao è finalmente in vacanza, ospitato in una residenza di lusso sulle rive dell'idilliaco lago Tai. Spento il cellulare, per una settimana vuole solo godersi la natura, passeggiare e dedicarsi al buon cibo. 
Ma l'incanto che avvolge il paesaggio è un'illusione: le acque del lago, da sempre rinomate per la loro purezza, sono devastate da alghe tossiche e fetide. L'economia intorno fiorisce, e le fabbriche scaricano da decenni veleni senza curarsi delle conseguenze. 
Quando il direttore di una delle più importanti industrie chimiche della zona viene assassinato, i sospetti convergono su Shanshan, giovane donna attiva in un movimento ambientalista, pronta a denunciare lo scempio che si nasconde dietro a quel miracolo economico. 
Affascinato dalla determinazione e dalla bellezza di Shanshan, e spinto dal suo caparbio senso del dovere, a Chen non resta che prendere in mano le indagini e avventurarsi nella giungla di un vero e proprio scandalo ecologico. 
In una realtà dove il denaro sembra essere l'unico parametro per misurare il successo, ognuno cerca di sopravvivere come può: adattandosi, oppure inseguendo sogni di un mondo migliore, a proprio rischio e pericolo. 

Ripercorrendo mutamenti e traumi di un paese in cui molti credono che la cupidigia sia un male necessario per lo sviluppo, il poliziesco di Qiu è una critica implacabile al malfunzionamento della nuova Cina, e un omaggio a chi è ancora capace di opporvisi con fermezza, in nome della giustizia.

L'autore.
Xiaolong Qiu, scrittore e traduttore, è nato a Shanghai e dal 1989 vive negli Stati Uniti, dove insegna letteratura cinese alla Washington University di Saint Louis. Oltre alle inchieste dell’ispettore Chen, pubblicate in trenta paesi, già adattate per una popolare serie radiofonica della Bbc e presto anche per una serie televisiva, di Qiu Marsilio ha pubblicato i due romanzi che raccontano le storie del Vicolo della Polvere Rossa e una raccolta di poesie dedicate a Chen Cao.

mercoledì 18 settembre 2019

Cover reveal - "Adesso tutti sanno" di Giovanna Roma



Buongiorno lettori!


Oggi ho il piacere di svelarvi la cover del romanzo in uscita di Giovanna RomaAdesso tutti sanno.

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FORMATO: digitale e cartaceo
Self-pubblishing
GENERE: Dark romance
DATA PUBBLICAZIONE: 7 ottobre 2019
GRAFICO: SP Designs 



La prima volta che lo percepii, fu nel salotto di casa nostra.
Ed ebbi terrore
Di chi fosse,
Di cosa pretendesse da noi
E in cosa mi avrebbe sfigurata.
Aveva imparato una lezione che voleva condividere. Una lezione che non si dovrebbe insegnare a un bambino, perché la felicità non segue sempre la tragedia, né la speranza il dolore.
Niente cambierà la sua natura impassibile, quel temperamento deciso e la fedeltà verso una promessa.
Eravamo gli opposti, eppure nei suoi occhi intravedevo dei frammenti di me. Vorrei aver conosciuto la nostra storia bene quanto oggi.
Avrei saputo ribellarmi alle regole prescritte? E se fossi stata capace, quale prezzo sarei stata disposta a pagare?
Non c’è tempo per riflettere.
Ecco, senti i passi dietro di noi? È lui che sta arrivando.






BIOGRAFIA AUTRICE: Sono nata e cresciuta in Italia e viaggiato sin da bambina. I generi che leggo spaziano tra thriller, psicologia, erotico e dark romance. Anche quando un autore non mi convince, concedo sempre una seconda possibilità, leggendo un altro suo libro. Sono autrice dei romanzi "La mia vendetta con te, il suo sequel "Il Siberiano", lo storico "Il patto del marchese" e la serie dark "Deceptive Hunters".

martedì 17 settembre 2019

Prossimamente in libreria (settembre-ottobre 2019)



Prossimi arrivi in libreria!

Segreti nascosti tra gli specchi della casa di famiglia che forse sarebbe bene lasciare sepolti; un figlio che cerca di ricucire il rapporto con la propria madre, che ha dovuto abbandonare da ragazzino; un thriller psicologico in cui per la prima (e forse unica?) volta Håkan Nesser fa incontrare i suoi personaggi più amati nella soluzione di un intricato cold case;  Corina Bomann ci regala una nuova storia ammaliante e impetuosa come le sue indimenticabili protagoniste; tre donne, tre diverse generazioni che la vita mette dinanzi a un intenso e potente viaggio di redenzione. Ognuno ha perso la sua strada e avranno bisogno l'una dell'altra per trasformare le loro vite



LA CASA DEGLI SPECCHI
di Cristina Caboni



Garzanti Ed.
256 pp
USCITA
19 SETTEMBRE 2019
Della grande villa di Positano in cui è cresciuta insieme al nonno Michele, Milena ne conosce ogni angolo, a partire dal maestoso ingresso rivestito da dodici specchi con cornici d'argento intarsiate.
Un giorno proprio tra essi trova qualcosa di inaspettato: un gancio che apre il passaggio a una stanza segreta.
All'interno le pareti sono tappezzate di locandine di vecchi film e una delle interpreti è sua nonna che, tanti anni prima, è fuggita in America senza lasciare traccia.
Frugando tra le sue carte, Milena scopre che era un'attrice nella Roma della dolce vita, che ha lottato per farsi strada in un mondo affascinante, ma dominato dagli uomini.
Anche lei vuole calcare le scene, ma ha paura di mettersi in gioco. Fino a quando non si imbatte in alcuni indizi che suggeriscono qualcosa di misterioso e non può fare a meno di chiedersi perché nessuno le abbia mai parlato di sua nonna.
C'è solo una persona che può darle spiegazioni, ed è nonno Michele, restio ad affrontare l'argomento. Milena è convinta che nella storia della sua famiglia ci sia un segreto che nessuno vuole riportare a galla, mentre per lei è vitale far emergere la verità per capire a fondo il presente.


IL TRENO DEI BAMBINI
di Viola Ardone

Einaudi Ed.
200 pp
USCITA 26 SETTEMBRE 
Mentre cammina per le vie di Napoli dietro la madre Antonietta, Amerigo fa il suo gioco preferito: guardare le scarpe altrui.
Il padre è emigrato in America a cercar fortuna, ma in compenso il ragazzino nel vicolo ha molti amici.
Tutti lo conoscono e lo chiamano Nobèl, perché parla tanto e sa un sacco di cose, dato che ascolta le storie di chiunque.
Nle 1946, però, Amerigo è costretto a lasciare il vicolo e la madre per salire su uno dei treni che attraversano l'intera penisola per andare a trascorrere un anno in una famiglia del Nord.
Il Partito Comunista ha creato una rete di solidarietà per strappare i piccoli alla miseria delle zone più devastate dall'ultima guerra.
Prima smarrito e nostalgico, poi sempre più curioso, a Modena Amerigo si affeziona alla nuova famiglia e, attraverso il «papà del Nord», scopre pure un talento per la musica.
Sarà proprio questo, al suo ritorno a Napoli, a segnare il distacco doloroso da Antonietta, che non riesce più a capirlo.
Fino a quando, cinquant'anni dopo, lui non tenta di ricomporre quella lacerazione, anche se è ormai troppo tardi.


LA CONFRATERNITA DEI MANCINI
di Hakan Nesser


Ed. Guanda
512 pp
USCITA
26 SETTEMBRE 2019
1991. Doveva essere una rimpatriata fra vecchi conoscenti, che da ragazzi, accomunati da una caratteristica al tempo considerata un grave difetto da correggere, avevano fondato la Confraternita dei Mancini.
Ma durante la cena un terribile incendio distrugge la pensione in cui si sono riuniti; eppure qualcosa non torna: i partecipanti erano cinque, ma i cadaveri sono quattro.
Del quinto nessuna traccia: facile pensare che sia lui l'assassino e che sia riuscito a fuggire.
2012. Ventun anni dopo, viene ritrovato un corpo sepolto poco lontano dalla Pensione Molly. L'ex commissario Van Veeteren riprende in mano quel caso a cui aveva già collaborato in passato, nonostante si stia godendo la meritata pensione come libraio...
Le sue indagini andranno a incrociarsi con quelle del più giovane ispettore Barbarotti, che sta lavorando a un omicidio avvenuto in Svezia, e insieme i due dovranno ricomporre un puzzle molto complesso, un caso costellato di false piste e di misteri che si dipana attraverso gli anni.




IL SEGRETO DI MATHILDA. Le signore di Löwenhof
di Corina Bomann



Ed. Giunti
704 pp
USCITA 9 OTTOBRE 2019
Stoccolma, 1931. A soli diciassette anni Mathilda ha perso entrambi i genitori, rischiando di dover rinunciare al suo sogno: frequentare una scuola commerciale e aprire un giorno un mobilificio insieme a Paul, il ragazzo di cui è innamorata.
Non immagina certo che la madre abbia provveduto al suo futuro con un testamento molto singolare. Così, una mattina, si ritrova davanti un’elegante sconosciuta che le annuncia di essere la sua tutrice: si tratta di Agneta, contessa di Löwenhof. 
Per quale motivo la mamma ha affidato la sua vita a un’estranea? E cosa poteva legarla a quell’aristocratica così raffinata e indipendente, che guida persino l’automobile? 
Piena di dubbi, Mathilda dovrà lasciare Stoccolma e l’amato Paul per seguire Agneta nella maestosa tenuta di Löwenhof, con le sue vaste terre e i recinti di cavalli purosangue. 
Potrà mai sentirsi a casa in quel luogo? 
Il dubbio cresce quando conosce i due figli gemelli della contessa, Ingmar e Magnus, e quest’ultimo le mostra fin da subito un’aspra ostilità. 
Ma perché la signora continua a tacere sul misterioso legame che le unisce? 
Proprio mentre Mathilda tenta di scoprire la verità, un’altra guerra torna a minacciare l’Europa, sconvolgendo per sempre le esistenze degli abitanti di Löwenhof...


VOLA VIA
di Kristin Hannah




Ed. Mondadori
USCITA
8 OTTOBRE 2019
Durante gli anni dell'adolescenza, negli anni Settanta, Kate Mularkey e Tully Hart erano inseparabili, lo sono state per decenni.
Ora Tully si trova a gestire la perdita della sua migliore amica, a cui ha fatto una promessa: essere presente per i figli di Kate, ma è una promessa che non ha idea di come mantenere. Cosa ne sa Tully di cosa voglia dire far parte di una famiglia?
Poi c'è Marah, la figlia di Kate, distrutta dal dolore... finché non si innamora di un giovane che la fa sorridere di nuovo e la conduce nel suo mondo pericoloso e oscuro...
E infine Dorothy, la madre di Tully, una donna instabile che vorrebbe poter essere, finalmente, per la figlia la buona madre che non è stata finora. Per aiutare Tully, Dorothy deve affrontare le sue paure più oscure e rivelare questo terribile segreto del suo passato: solo così potrà sperare di aiutare la propria figlia ferita.
Tre generazioni, tre donne ferite che per iniziare una nuova vita hanno bisogno l'una dell'altra. E forse di un miracolo…

lunedì 16 settembre 2019

Recensione: "Io Khaled vendo uomini e sono innocente" di Francesca Mannocchi



La scioccante storia di un trafficante di esseri umani. La tragedia dei migranti raccontata dalla voce contraddittoria di un carnefice, vittima del ricatto di un Paese nel caos.



Io Khaled vendo uomini e sono innocente
di Francesca Mannocchi


Einaudi Ed.
pp. 208
€ 17,00
«Ci chiamano mercanti della morte, immigrazione clandestina, la chiamano. Io sono la sola cosa legale di questo Paese. Prendo ciò che è mio, pago a tutti la loro parte. E anche il mare, anche il mare si tiene una parte della mia mercanzia. (...) 
Mi chiamo Khaled, il mio nome significa immortale. 
Mi chiamo Khaled e sono un trafficante».

Ha trent'anni o poco più, Khaled, ma è come se ne avesse almeno il doppio, per le esperienze vissute e per il tipo di vita che conduce.

"L’ho capito solo dopo, che eravamo cosí schiavi che i vecchi dovevano inventare una lingua magica, una lingua di sciarade per raccontare la realtà. (...) Le storie di mio nonno erano la voce del deserto, che arriva solo alle orecchie di chi la vuole sentire."

Era solo un ragazzo quando ha partecipato attivamente alla rivoluzione per far fuori il Fratello Guida, Gheddafi, ma le speranze riposte nella rivoluzione sono state puntualmente disattese.

"Non penso piú che cambieremo questo Paese. E non penso che gli africani cambieranno il loro futuro. Io non cambio il Paese e non lascio che lui cambi me. Oggi penso questo, gioco la mia partita. Resisto, provo a salvarmi."

Perché una volta eliminato "il male" nella persona di Gheddafi, la Libia non è cambiata affatto e, in fondo, i libici non si sono per nulla liberati del loro dittatore, che...:

"Ci ha insegnato la paura e quando lui è morto, il demone che ha lasciato in ognuno di noi è emerso. Siamo (...) tutti piccoli dittatori di noi stessi."

Lui, Khaled, che è cresciuto in casa con un padre decisamente poco affettuoso ma pragmatico e concreto fino all'esasperazione:

"Mio padre era uno pratico, piú che figli eravamo investimenti, a volte ci trattava come soldati, a volte ci picchiava con la cintura militare. (...) diceva che non aveva tempo da perdere, e non aveva nemmeno tempo per parlare, lo considerava superfluo. Non sprecava tempo e non sprecava le parole: si rivolgeva a noi per rimproverarci o darci ordini (...) Mio padre non ha mai amato nessuno se non sé stesso, quindi parlava poco. Non ha mai pensato a nessuno se non a sé stesso, nemmeno a noi".

Lui, che voleva fare l'ingegnere e costruire uno Stato nuovo, ha riposto il proprio sogno in un cassetto senza chiave e s'è dato a ben altri affari; lui, che ha perduto il suo unico vero modello, il fratello maggiore Murad, proprio a causa di quella stessa rivoluzione volta a ridare libertà alla Libia. Il ricordo e l'affetto di quel fratello eroe e martire, adorato e amato in famiglia, lo accompagna ogni giorno e il pensiero di ciò che sarebbe potuto essere ma non è stato, non accenna ad abbandonarlo, anzi, lo spinge a pensare, riflettere, valutare ciò che accade attorno a sé, nonché le proprie stesse azioni.

Ora che è diventato un anello importante della catena che gestisce il traffico di persone, Khaled si è arricchito e può permettersi di comprare quel che vuole per migliorare la propria esistenza e quella dei propri cari.
Organizza le traversate del Mediterraneo, smista donne, uomini e bambini dai confini del Sud fino ai centri di detenzione: le carceri legali e quelle illegali, in cui i trafficanti rinchiudono i migranti in attesa delle partenze, e dove gli stessi subiscono torture, stupri, ricatti a danno dei propri cari.

Uomini che trattano i propri simili come nullità, come individui privi di dignità e diritti, cui è richiesto "solo" di trovare i soldi per partire, per lasciare il Paese e assicurarsi un posto su barconi malandati e gommoni; dopo di che, ciò che accade una volta che sono in mare aperto, sono affaracci loro.
Se avranno sete, freddo, fame, se il loro bambino si ammalerà e rischierà di morire, se il mare si agiterà fino a far capovolgere la barca..., sono sempre fatti loro.
Non è un problema del trafficante di neri.

Non è un problema tuo, vero, Khaled?
Perché, tu, Khaled, assisti praticamente ogni giorno a questo ignobile traffico di poveri disgraziati che sono disposti a vendere tutto il poco che hanno pur di donare a se stessi e ai propri familiari una speranza; lasciare casa propria, il proprio Paese martoriato da povertà, guerriglie interne, malattie, fame..., per provare a costruirsi un futuro, anche modesto - per carità, nessuna grossa pretesa! -, in un altro Paese, in cui si spera che ci sia posto anche per loro.
Ma per andare incontro alla nuova riva, bisogna attraversare il mare.
E il mare non è sempre amico dell'uomo.

Nel mare vige la regola del "si salvi chi può", e nessuno aiuta l'altro perché si pensa soltanto a se stessi e alla propria pellaccia.

"Tutti pensano a salvare se stessi, nessuno salva nessun altro in mare. Non ho mai creduto al mare, quando eravamo bambini ci insegnavano a non fidarci di tre cose: i cammelli, i negri e il mare. Il cammello non dimentica mai e non perdona mai, i negri sono fatti con un quarto di cervello, testardi e ingrati, e il mare. Nonno diceva che il mare ha bisogno di anime e le chiede. E se le porta via."

E tu queste cose le sai, Khaled: nonostante credi di essere salvo, di essere diventato immune ai pianti, alle implorazioni, ai volti disperati e contorti dal dolore di quei disgraziati che tratti come merce di scarso valore, dentro di te le senti le loro voci, vedi il loro agitarsi tra le onde del mare o quei corpi gonfi, ormai senza vita, che raggiungono la riva; nonostante il tuo voler restare indifferente alla crudeltà alla quale partecipi, il tuo autoconvincerti di essere innocente, di non essere la causa della morte di questa gente, non sei affatto libero.

Che ne è stato di quella libertà di cui chiedevi spiegazioni al tuo nonno saggio e sognatore, nonostante in casa tuo padre ti dicesse di starti zitto ché le tue domande erano odiose?


«Nonno che vuol dire liberi, che cos’è la libertà?» E lui abbassava la testa e diventava triste e poi diceva: «È una cosa dei grandi, la libertà».

Tu assisti noncurante, talvolta partecipi di persona per riempire i barconi; guardi quegli infelici e in cuor tuo li disprezzi, per te sono soltanto un'occasione di guadagno e se ci scappa il morto (o meglio, i morti), beh, è un problema loro, nessuno li ha costretti a partire!

Chi sei, Khaled?
Un ex-rivoluzionario rassegnato e deluso che ha deposto le armi per pensare ad accumulare soldi?
Una sorta di schiavista e negriero dei nostri giorni?
Un trafficante di uomini e donne che affidano a te e ai tuoi compari le proprie misere e fragili esistenze?
Un assassino?
Forse è davvero questo ciò che sei, benché tu ti senta innocente.

Tu che chiami il siriano o l'eritreo, che ti chiedono aiuto per scappare, "africano, negro, schiavo", giocando a dadi con le loro vite, con i loro sogni; già, perché anche questi tristi sognano, Khaled, e aspettano il giorno in cui potranno finalmente camminare a testa alta e la gente li chiamerà col loro nome.
Perché ciascuno di essi, ciascun uomo, ciascuna donna, ciascun bambino che ti affretti a far salire sui barconi, ammassati come sardine, senza scarpe, documenti, danaro (come potrebbero averne? Hanno dato tutto a quelli come te), hanno un nome, una storia, delle speranze. E invece per te sono solo teste che vanno giù, come una cosa che muore.


Un libro che dà voce a due diverse prospettive di un medesimo dramma, quello dell'immigrazione clandestina: da una parte c'è colui che vive in un Paese come la Libia - con le sue complesse dinamiche a livello sociale, politico ecc... - e che partecipa a tale orribile traffico di esseri umani, dall'altra ci sono coloro che fanno parte di questo traffico, e di essi l'Autrice ci racconta le paure, le speranze, il senso di disperazione, e dà loro un nome, quando ne immagina e ci racconta la storia personale, perché ogni individuo che lascia tutto per emigrare è una persona con un'identità, un nome e un cognome, un volto, è un padre, una madre, un figlio, una sorella; a un occhio superficiale, sono gruppi di estranei di cui non sappiamo nulla e del cui destino non ci sentiamo responsabili, ma a ben guardare, sono persone che, come tutti, desiderano, sperano, soffrono, rischiano.

La scrittura della Mannocchi ci offre questa doppia prospettiva senza pregiudizi o giudizi vòlti a separare in modo netto il bene dal male, il giusto dallo sbagliato, ma mostrandoci sfumature e ombre di questa piaga sociale.
È una lettura che invita a riflettere su ciò che quotidianamente accade a tanti nostri simili e che non deve diventare qualcosa cui abituarsi, qualcosa che, dopo un po', ci lascia indifferenti, quanto piuttosto ci ricorda che si tratta di storie che interrogano ciascuno di noi e sottolineano la necessità di "restare umani" e di non sentirci legittimati a voltare la testa dall'altra parte davanti alle certe tragedie.



C'è uno che guarda avanti

e come è duro stare in tanti sulla barca del futuro
viene via dal sud il vento contro
ma non c'è un viaggio se non c'è un miraggio che ti si fa incontro
se si va per mare non vuol dire
che la promessa di una terra sia davvero poi la terra promessa

isole del sud sotto la luna
e l'una e l'altra giù in preda ai venti
venti mila e più leghe dal fondo
e in fondo sorge su un altro tempo
un tempo, un mare, un uomo sa che non si può fermare
se uno arriva un altro va per non tornare
in ogni tempo, in ogni mare, in ogni uomo che è fatto di avvenire
perché partire è vivere e un po' morire:
siamo quelli che non sono mai né là né qua vite a metà
noi siamo acqua
perché partire è vivere e un po' morire.

(ISOLE DEL SUD, C. Baglioni)





Citazioni:

"le migliori intenzioni non fanno futuro se non c’è memoria. Se non c’è memoria non c’è libertà»."

"La strada verso casa è la piú dolorosa delle strade se casa non ti appartiene piú"

"...il cielo sarà coperto di nuvole e sarà impossibile vedere le stelle guida. Ma sono sempre lí e un giorno il vento soffierà. Khaled, se il cielo è coperto, fermati e aspetta, perché prima o poi il vento soffierà. Quando il vento soffia tutto si schiarisce, le nuvole si sposteranno e la tua strada sarà di fronte agli occhi distesa e luminosa, come la sabbia del deserto che cerca la sua forma. Ma ricorda, – diceva, – la cosa piú importante per trovare la strada nel deserto è sapere dove si vuole andare".


** CURIOSITA':  il desiderio di leggere questo libro è sorto in seguito ad un "consiglio letterario" di Chef Rubio ^_-  **

domenica 15 settembre 2019

Frammenti di letture (settembre 2019)



Citazioni tratte da AMATISSIMA

"Certe cose passano e se ne vanno. altre restano. Pensavo che era colpa della mia memoria. Lo sai, no, ci sono delle cose che si dimenticano e altre che non si dimenticano mai. Ma non è così. I posti, i posti sono sempre lì. Se il fuoco brucia una casa, la casa sparisce, non c'è più, però il posto - l'immagine del posto - rimane".

"C'è una solitudine che può essere cullata. Le braccia incrociate, le ginocchia avvicinate. Continua, continua questo movimento che, a differenza di quello di una nave, rende calmi e contiene in sé colui che culla. È una cosa interna - tesa come la pelle. Poi c'è una solitudine che vaga. Neanche cullandola la si può tener ferma.  È viva, per conto suo. 
Una cosa secca, che si allarga, e fa risuonare i passi 
di chi cammina come se venissero da un posto lontano".





Citazioni tratte da POMODORI VERDI FRITTI:

"...non versò mai una sola lacrima. Era troppo addolorata per piangere. 
Sa, un cuore si può spezzare, ma continua lo stesso a battere".

"Ci sono persone magnifiche su questa terra, 
che se ne vanno in giro travestite da persone normali".

"Finché una persona non viene messa alla prova, 
non si può mai sapere che cos'ha in cuore".

venerdì 13 settembre 2019

Recensione: AMATISSIMA di Toni Morrison



"Amatissima" è la drammatica e straordinaria storia di una donna di colore, il suo tragico e tormentato viaggio per spezzare le catene della schiavitù e conquistare la libertà, e il suo profondo amore per i propri figli.


AMATISSIMA
di Toni Morrison



Ed. Frassinelli
trad. G. Natale
398 pp
Siamo nel 1873, la guerra di secessione è finita da pochi anni e la protagonista, Sethe, una donna di colore forte e determinata, vive a Cincinnati (Ohio), insieme alla figlia adolescente Denver.

Le due donne vivono in  Bluestone Road 124, nella casa appartenuta a Baby Suggs, un'anziana signora molto rispettata in città, nonché suocera di Sethe, che ha sposato suo figlio Halle.
Baby Suggs ha vissuto con loro fino alla sua morte, avvenuta otto anni prima, e poco prima che l'anziana donna lasciasse questo mondo, i due figli di Sethe, Howard e Buglar, sono scappati di casa, non riuscendo più a vivere tra quelle mura.
Come mai?
Sethe è convinta che essi siano fuggiti a causa della presenza malevola di un fantasma violento, che perseguita gli abitanti del 124, dando loro il tormento da anni.
Alla giovanissima Denver - considerata da tutti eccessivamente chiusa, taciturna, e quindi "un po' strana" - il fantasma non dà fastidio, anzi, gli è quasi affezionata, forse perché anche lei è convinta che si tratti dello spirito di sua sorella (maggiore) morta, da lei mai conosciuta ma ricordata e pianta dalla madre, che ha innalzato in sua memoria una lapide, con su scritto solo una parola: "Amata".
Sethe è arrivata da Nonna Baby dopo essere miracolosamente fuggita (ed era incinta proprio di Denver) da coloro che la tenevano schiava, e soprattutto dopo aver  subito azioni turpi e disumane a danno della propria persona.

Diciotto anni dopo quella fuga rocambolesca, Sethe è ormai un'ex-schiava, che ha un lavoro presso un ristorantino e vive sola con l'unica figlia rimastale; tutto procede come sempre - fantasma fastidioso compreso - finché non arriva, direttamente dal passato, una vecchia conoscenza: Paul D (un nero che Sethe non vede da quando hanno lavorato insieme nella piantagione "Dolce Casa" di Mr Garner nel Kentucky circa venti anni prima) si ferma al 124 per far visita alla donna, che non ha mai dimenticato da allora.
Il suo arrivo spiazza Sethe e Denver, seppur per ragioni diverse; se la ragazza vede un intruso in Paul D, una figura maschile di cui lei non sente alcuna necessità ma che, anzi, potrebbe rubarle le attenzioni materne, la madre vede l'uomo come colui che, con la propria presenza, la costringerà a rivivere  ricordi dolorosissimi, da anni sepolti nella propria mente, per cercare di continuare a vivere dopo le bruttissime esperienze vissute.

Dall'arrivo di Paul D, la storia si dipana lungo due piani temporali: il presente a Cincinnati e tutta una serie di eventi avvenuti circa venti anni prima, principalmente nel Kentucky, e che ci lasciano entrare nell'ambiente della piantagione della "Dolce Casa", così da conoscere, attraverso questi flashback frammentati dei personaggi principali, cosa hanno vissuto gli schiavi neri per mano dei loro, troppo spesso crudeli e inumani, padroni bianchi.

Schiavi messi in catene, torturati, o costretti, ogni mattina, a saziare i maledetti appetiti di chi sorvegliava con spietatezza il loro lavoro; donne frustate a sangue, la cui povera schiena conserverà per sempre le tristi cicatrici di una tale atrocità; figli che si sacrificano a lavorare qualche anno in più pur di riscattare la propria madre; madri disperate, che vedono nella fuga la loro unica àncora di salvezza da una vita che vita non è e che, se mai fosse possibile, vorrebbero fosse risparmiata ai propri figli.

Si tratta di un viaggio che dal presente conduce al passato, ed è costellato di ricordi penosi, in cui emerge il dramma della schiavitù, le sue tragiche conseguenze non soltanto a livello sociale, ma anche famigliare e, ancor di più, psicologico.

Sethe ci appare nel presente come una donna decisa, sufficientemente serena, che di proposito ha chiuso in un angolino del cuore e della mente quel passato ingombrante, custode di un segreto indicibile per una madre, e lo ha fatto per non soccombere ai sensi di colpa, alla necessità di un perdono che non arriverà mai; è una donna consapevole della propria libertà, che non vuole sia intaccata dalla presenza di un uomo, quale Paul D, che alla fine si intrufola al 124, cominciando a convivere con Sethe e Denver.
Tramite i salti temporali avanti e indietro nel tempo, conosciamo una Sethe che la vita ha messo a dura prova e che, quando decide di spezzare l'ingiusta catena della schiavitù, lo fa principalmente per mettere in salvo le proprie creature.

Cosa è disposta a fare una madre disperata pur di "salvare dal male" il frutto del proprio grembo? E se l'incubo di non potercela fare diventasse orrendamente concreto, quali devastanti conseguenze potrebbero verificarsi nella mente di una povera donna sola?

Quello di Paul D non è l'unico arrivo che porterà scompiglio nel quotidiano di Sethe e Denver; ad esso, infatti, ad un certo punto si affianca l'entrata in scena di una ragazza, che appare all'improvviso e senza dare alcuna informazione su di sé, se non che si fa chiamare Amata.

Chi è questa giovanetta sola, enigmatica, che sa cose che non le possono essere state raccontate, e che piano piano, in modo subdolo, riuscirà ad entrare nelle vite delle due donne, sconvolgendo in particolare Sethe?

Attorno al personaggio di Amata l'Autrice tesse un'atmosfera piena di mistero e suggestione, facendoci capire chi possa essere e immergendoci quindi, ulteriormente, in quel realismo magico che caratterizza il romanzo; in esso, infatti, sono presenti elementi propri della cultura afroamericana - il sovrannaturale, le superstizioni, credenze folkloristiche circa i morti e le anime di chi ancora si sente legato alla dimensione terrena, finendo così per "infastidire" i vivi, il peccato che ci ritrova e chiede di essere, in qualche modo, "espiato".

Interessante anche l'evoluzione del personaggio di Denver, che da ragazzetta silenziosa e riservata, affettivamente dipendente prima solo dalla madre e poi anche da Amata, riesce, con la forza della propria volontà e con la consapevolezza di ciò che accade attorno a lei, a "riscattarsi", a provare a guardare al domani per costruirsi un futuro.

La storia narrata dalla Morrison non è sempre di agevole lettura, proprio a motivo di questi ripetuti balzi tra ieri e oggi, che fanno sì che si crei un intreccio non lineare delle vicende, narrate di volta in volta da prospettive diverse, così che ogni narrazione di un evento aggiunge qualche elemento in più circa le precedenti, avendo, giunti alla fine, un quadro completo di tutto.
Questa frammentarietà, però, lungi dall'essere fastidiosa, assume una propria forza evocativa, magica, che rapisce e ammalia il lettore.

Amatissima ci offre uno spaccato genuino e semplice, tenero e lacerante della schiavitù  e del suo impatto durissimo e a lungo termine sulle persone che ne sono state vittime. La narrazione è intensa, ipnotica, commovente, procede con un tono triste e di attesa, attraverso verità sospese, segreti nascosti; i dialoghi si alternano a lunghi monologhi, la realtà si mescola alla magia e le componenti ultraterrene vengono accettate dai personaggi come dati di fatto.

Un romanzo che va letto con calma e attenzione, che chiede al lettore di lasciarsi coinvolgere dal suggestivo flusso di ricordi, anche quando sente di essere solo in parte consapevole di tutte le sfumature del loro peso sulla vita dei personaggi.

martedì 10 settembre 2019

Letture romantiche - novità




Per chi non è mai sazio di romanticismo...:


LA RINASCITA DEL MARINE
di Silvia Carbone & Michela Marrucci

.


Quixote Edizioni

AMBIENTAZIONE: San Diego
COVER ARTIST: Rocchia Design
SERIE: Destini Intrecciati #4
GENERE: Contemporaneo/Military
FORMATO: E-book (Mobi, Epub, Pdf) e cartaceo
PAGINE: 180
PREZZO: €3,99 (e-book) 
DATA DI USCITA: 23 agosto 2019


Una profonda cicatrice sulla guancia è il ricordo indelebile che i rapitori colombiani hanno lasciato sul corpo di Bree. 
Nel suo cuore alberga ancora la paura, ma la tenacia non le manca e ora che è di nuovo in pericolo ha una certezza in più: sa che può contare – ancora una volta – su Afsling. O meglio, Travis O'Connely. 
Sopravvissuto a un tragico incidente, il misterioso Marine, diventato un Navy SEAL e comandante dello squadrone Renegade, ha ormai una sola missione: proteggere Breanna e mantenere il proprio cuore e la propria anima nera al riparo dai ricordi di un passato che ancora lo tormenta.
Ma l'amore è più forte di tutto. E chi ama protegge. E proteggere è la più bella voce del verbo amare.


UNEXPECTED
di Allyson Taylor




481 pp
USCITA: Giugno 2019
A volte bisogna avere coraggio e compiere scelte difficili… 
E questo è ciò che fa Fanny Reyes quando decide di lasciare Miami e tutte le sue certezze per trasferirsi a Sacramento. 
Cominciare una nuova vita non è semplice, ma lei ci riesce: vive in un piccolo e vecchio appartamento e lavora in una pasticceria. 
Tutto sembra perfetto, almeno fino al momento in cui incontra Zach in drammatiche circostanze. 
Da quel giorno, la vita di Fanny cambia completamente per la seconda volta e l'unica persona che la può aiutare è proprio Zach.

lunedì 9 settembre 2019

IL TULIPANO PARLA D'AMORE



Oggi, lettori, vi parlerò di un fiore che amo molto: il tulipano!


CURIOSITA'


Il suo nome deriva dal turco "tulband", cioè turbante, probabilmente perché la sua forma ricorda questo copricapo.

Il tulipano è un fiore originario della Turchia, infatti le sultane turche della stirpe di Osman erano solite sigillare lettere e messaggi con un contrassegno a forma di tulipano.

Da sempre, in tutti i giardini d'Oriente sono presenti i tulipani. A Costantinopoli, durante il mese di aprile, si celebra la festa del tulipano.

Il sultano delle Mille e una notte utilizzava questo fiore per far capire alle donne del proprie harem che le aveva scelte.

Ma esistono anche leggende che sostengono, al contrario, che fossero le odalische a lanciarli oltre le sbarre dell'harem per mandare messaggi al fidanzato perduto. 

Qualunque sia la verità, una cosa è certa: in tutto il mondo il tulipano ha sempre parlato d'amore.

La leggenda più antica è ancora una volta di origine mediorientale (persiana) e sostiene che un giovane di nome Shirin partì in cerca di fortuna lasciando la sua amata Ferhad. La ragazza attese per lungo tempo il suo ritorno, poi, disperata, partì a sua volta alla ricerca dell'innamorato. Vagò per molto tempo e soffrì la fame, il freddo, la sete, finché un giorno non cadde su pietre aguzze e pianse con la consapevolezza che sarebbe morta senza rivedere Shirin. Le lacrime si mescolarono al sangue e cadendo in terra si trasformarono in fiori rossi: i tulipani.

Questo bellissimo fiore introdotto in Europa nel 1500 dall'ambasciatore austriaco ad Istanbul e riscosse notevole successo presso le corti europee, tanto che presso le classi borghesi i bulbi costituirono la dote di alcune ragazze in età da marito.
Ma fu in Olanda che si creò ben presto un vero e proprio culto del tulipano; fu addirittura creata
un'unità di misura che serviva appositamente per stimare la qualità dei bulbi, il "persit", ed inoltre, sempre i bulbi furono oggetto di quotazioni in borsa.

Il tulipano selvatico simboleggia il primo amore, mentre nell'arte e nella poesia questo fiore ha rappresentato spesso l'onestà, l'incostanza, l'amore perfetto, la mancanza di discernimento. L'apparente contraddizione dei significati attribuiti al tulipano forse va attribuita ai molteplici e contrastanti stati d'animo vissuti durante un amore.



IL TULIPANO NEI LIBRI


Il tulipano nero di A. Dumas

Ed. Newton Compton
La Tulipe noire viene pubblicato da Alexandre Dumas nel 1850, sei anni dopo l’enorme successo dei I tre Moschettieri e de Il Conte di Montecristo, quando lo scrittore è ormai divenuto un beniamino del grande pubblico francese.
Ambientato negli anni della cosiddetta “bolla dei tulipani”, nella laboriosa Olanda repubblicana del Seicento che vide l’ascesa di quella prospera e raffinata borghesia tramandataci dai dipinti di Rembrandt e di Vermeer, il romanzo narra un vero e proprio caso di spionaggio industriale e al tempo stesso una delicata, insolita storia d’amore. Intorno al favoloso “tulipano nero”, il fiore perfetto e impossibile, ruota una folla di personaggi sia storici che fantastici, che l’autore riesce a rendere vivi e veri con la consueta abilità. Un Dumas insolito, quasi con cadenze di fiaba, che rinuncia, per una volta, ai grandi colpi di scena e ai superuomini del feuilleton.




Tulip Fever. La tentazione dei tulipani di Deborah Moggach

Amsterdam, 1636. Mentre il commercio prospera e le arti fioriscono,
Ed. Sperling&Kupfer
Cornelis Sandvoort, ricco mercante, e la sua giovanissima consorte, Sophia, stanno posando per il ritratto che li renderà immortali. 
Insieme a loro, nel dipinto, un vaso di tulipani: i fiori che, secondi soltanto alla sua bellissima moglie, sono la più grande passione di Cornelis. 
Così come di tutta l'Olanda, che sembra preda di una follia collettiva: i bulbi di tulipano valgono una fortuna, e c'è chi è disposto a ricorrere a ogni mezzo, lecito o illecito, pur di possedere quelli più pregiati. 
È Jan van Loos, uno degli artisti più promettenti del momento, a fissare su tela quella scena, che dovrà trasmettere per sempre magnificenza e armonia. Ma il suo occhio, attento ai minimi dettagli, sa penetrare l'apparenza e cogliere l'essenza più profonda. Il fuoco sotto la cenere, l'irrequietezza dietro l'obbedienza. 
Giorno dopo giorno, tra il pittore e la sposa del mercante si instaura un dialogo muto, fatto di sorrisi furtivi e occhiate rubate. E mentre il ritratto prende forma, fuori dalla cornice prende vita una passione bruciante.


IL TULIPANO... IN MUSICA!




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