Posso dirlo: finalmente ho terminato una lettura che trascinavo da un po' - OPEN. la mia storia di Andre Agassi -; a dire il vero, ne resta un'altra (Villette della Bronte)... ma una cosa alla volta, su ^_^
"Open. La mia storia" è l'autobiografia del grande tennista Andre Agassi, una "confessione" sincera e onesta di ciò che è stato e diventato, grazie alle (e, a volte, a causa di) persone che ha incontrato sul proprio cammino, alle vittorie e alle sconfitte affrontate, ai momenti di successo e alle cadute, che l'hanno reso l'uomo, il marito, il padre, che è oggi.
OPEN. La mia storia
di Andre Agassi
Ed. Einaudi
trad. Giuliana Lupi
pp. 512
€ 14,00
2015
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E poi: Non sono pronto a smettere."
Queste parole, presenti nelle primissime pagine di questo libro, colpiscono il lettore come un faro che abbaglia gli occhi in una stanza buia.
Il campione statunitense, che ha vinto 869 match nella sua carriera, che è il quinto nella classifica di tutti i tempi, il primo e finora unico tennista ad aver vinto i 4 tornei dello Slam, la medaglia d'oro del singolare olimpico, il torneo ATP World Championship e la Coppa Davis... odia lo sport che l'ha reso un'icona?
Eh sì, è proprio così e spesso e volentieri ci ritroveremo davanti a dichiarazioni di odio/amore da parte di Andrè verso questo sport solitario:
"...il tennis è uno sport così maledettamente solitario. Soltanto i pugili possono capire la solitudine dei tennisti – anche se i pugili hanno i loro secondi e i manager. Perfino il suo avversario fornisce al pugile una sorta di compagnia, qualcuno a cui può avvinghiarsi e contro cui grugnire. Nel tennis sei faccia a faccia con il nemico, scambi colpi con lui, ma non lo tocchi mai, né parli a lui o a qualcun altro. Il regolamento vieta perfino che un tennista parli col proprio allenatore mentre è in campo."
Altra cosa che colpisce da subito, che fa pensare e anche un po' indignare, spingendoci a provare un'immediata simpatia per Andre, è il ruolo della figura paterna: un iraniano dal carattere molto difficile, irascibile, violento, prepotente, spesso tirannico verso i figli, poco sensibile verso la moglie.
Sarà questo padre a insegnare e ad avviare Andre, sin da piccolissimo, verso il tennis, ma lo farà con aggressività, senza curarsi neanche di capire e sapere se al figlio questo sport piaccia davvero; per Mike Agassi ciò che conta è che lui voglia che il figlio un giorni diventi Il campione, il Numero Uno.
Poco importa se lo voglia anche Andre, che il padre è disposto a costringere perchè si alleni duramente tutti i giorni, tralasciando lo studio e i normalissimi (e legittimi) giochi d'infanzia; ogni energia del figlio deve essere indirizzata verso la perfezione in questo sport.
E' chiaro, leggendo, come Andre non metta mai in dubbio l'affetto paterno, quanto più che altro il modo che aveva di dimostrarlo, il suo carattere particolare ecc..., ed è fuor di dubbio che se è diventato "una stella del tennis", lo deve anche al padre.
Resta il fatto che è comprensibile come Andre abbia sviluppato nei confronti del tennis questo sentimento ambivalente!
Da una parte lo odia perchè è praticamente costretto dal padre ad allenarsi e a gareggiare con altri; dall'altra, la consapevolezza di avere talento, di essere un'effettiva promessa in questo ambito, lo porta un po' ad amarlo, a sentirlo come parte di sè, e una parte molto importante, tra l'altro.
Seguiamo quindi, pagina dopo pagina, l'infanzia, l'adolescenza e la giovinezza di Andre, il rapporto complicato con questo padre dispotico (che non ammette il minimo errore negli incontri del figlio e che lesina complimenti pure quando il ragazzo vince), con i fratelli (in particolare, quello molto stretto col comprensivo fratello maggiore, Philly, tennista mancato, considerato "perdente" dal padre), e poi ancora la sua condotta, spesso irrispettosa delle regole, all'interno della Bollettieri Academy, per lui vista come una prigione soffocante.
Ma la carriera e i primi successi arrivano presto, quando è solo un adolescente, e tra salite e discese, sconfitte brucianti e sudate vittorie, Agassi resterà sui campi da tennis per vent'anni, tra aspre critiche per ogni minimo atteggiamento o look giudicati eccessivi e provocatori, ed elogi e applausi a fronte delle numerose vittorie.
"...quali che siano i miei sentimenti nei confronti del tennis, il gioco è la mia casa."
Gioco e continuo a giocare perché ho scelto di farlo. Anche se non è la tua vita ideale, puoi sempre sceglierla. Quale che sia la tua vita, sceglierla cambia tutto.
E ogni giorno, seppur combattuto tra "continuo finchè ce la faccio, finchè il corpo regge" e "basta, sono stremato, mi ritiro", Andre continua a giocare, sostenuto, nel corso degli anni, da figure amiche e fedeli, che saranno i punti di forza nella sua vita: non solo il fratello, ma anche l'amico (tennista anch'egli) Perry, e soprattutto il preparatore atletico Gil, il suo punto di riferimento, una figura paterna per Andre.
I capitoli procedono con descrizioni minuziose e vivaci dei vari match, alternate ai momenti di vita privata; io non sono un'appassionata di questo sport e ammetto che le sequenze relative alle partite non mi hanno vista proprio entusiasta, però c'è da dire che non le ho trovate noiose (quanto meno non a livelli insopportabili) perchè esse non sono mai semplici o sterili cronache sportive, in quanto sempre accompagnate dai pensieri più profondi, dalle emozioni e dalle aspettative del narratore/protagonista.
Non c'è partita descritta, non c'è incontro/scontro con i tanti (e di sovente, ripetuti) avversari affrontati, in cui l'Andre tennista sia separato dall'Andre uomo, con le sue tantissime insicurezze, fragilità, paure paralizzanti, dolori fisici e psicologici, che arrivano a noi lettori dandoci una chiave di conoscenza di questo campione assolutamente umana, non più filtrata dall'artificiosità (e tanto spesso, dalle menzogne, dalle esagerazioni) della stampa (giornalistica e gossip) e della tv, troppo preoccupata a puntare i riflettori sullo sportivo unicamente per rivelarne magagne, atteggiamenti ribelli e spocchiosi, difetti, curiosità sciocche e frivole.
E non di rado, lo stesso Andre si lascerà prendere la mano dalla popolarità che va e viene, vivendo periodi di "sballo", caratterizzati da evidenti cali di rendimento a livello agonistico.
Conosciamo anche i suoi amori più importanti: quello giovanile e passionale con l'amica Wendi; quello più tranquillo ma anche freddo e patinato con la bellissima attrice Brooke Shields (con cui sarà sposato per un paio di anni), fino ad arrivare al matrimonio con l'attuale moglie, la campionessa di tennis Steffi Graff.
Leggere quest'autobiografia (per la cui stesura l'autore ringrazia, a fine libro, lo scrittore J.R. Moehringer, che Andre scelse perché lo aiutasse a dar forma alle proprie memorie, dopo aver letto il libro autobiografico "Il bar delle grandi speranze") è stato davvero molto interessante, non solo perché è un genere che mi piace, ma soprattutto per com'è scritta, per l'onestà che traspare ad ogni pagina: Andre racconta tutto di sé, non ci nasconde i momenti bui e di terribile scoraggiamento, gli errori (anche gravi) commessi e che hanno messo a serio rischio la sua carriera, i periodi decisamente no, le crisi in seguito alla rottura delle poche ed importanti relazioni sentimentali, le frequenti sensazioni di essere arrivato alla fine, di non potersi rialzare dalle sconfitte...; e questo suo lato oscuro, lungi dallo "scioccarci" negativamente, ce lo rende "amabilmente umano", ci spinge a simpatizzare con lui nelle risalite, nei momenti di felicità nello sport come nella vita privata, nei traguardi raggiunti come nelle lacrime versate, e ci fa sentire, almeno per 500 pagine, suoi fans, presenti anche noi ai suoi incontri e pronti a tifare per lui e a gridare: "Andiamo, Andre, un altro set. Forza!".
Lettura consigliata a chi ama il genere autobiografico, lo sport (il tennis, in particolare)... ma anche a chi non ama né l'uno né l'altro e vuol semplicemente immergersi a capofitto nell'appassionante racconto di vita di un campione, che ci parla di sé senza veli e ipocrisie, con uno stile romanzato reso piacevole, profondo e scorrevole dal tocco di Moehringer .
Non amo le autobiografie ma amo leggere le tue splendide recensioni. Un caro saluto :)
RispondiEliminasei troppo gentile, cara :=)
EliminaCiao Angela, hai fatto una recensione bellissima di questo libro: non so se lo leggerò (non sono molto appassionata di sport) ma il tuo post mi ha lo stesso catturato! Buona serata :-)
RispondiEliminagrazie, Ariel. ero reticente anche io per le stesse tue ragioni, ma è scritto bene e scorre molto; ne sono rimasta colpita positivamente pur partendo da un certo disinteresse per agassi :D
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