sabato 16 settembre 2017

Recensione: IL CORVO di Kenneth Roycroft



Questa è l’inquietante e allo stesso tempo struggente storia di un grande amore che resta inalterato nonostante la morte; ma è anche un amore violentato, ferito, straziato… che grida vendetta. Questa è la storia di un uomo che ritorna tragicamente in vita per vendicarsi di chi, un anno prima, ha barbaramente ucciso lui e la sua amata fidanzata.


IL CORVO
di Kenneth Roycroft


Ed. Sperlinkg&Kupfer
trad E. Malossini Fumero
1996
Siamo a Detroit, nella notte del 30 ottobre, nota anche come “la notte del diavolo”, e lo scenario non è dei più rassicuranti: la città urla il suo dolore, il suono assordante delle sirene della polizia ricorda ai cittadini che non c’è pace sulla terra: da troppo tempo il crimine e la violenza hanno preso il sopravvento, c’è paura per le strade, la gente si chiude in casa terrorizzata e pregando che bande di teppisti senza morale li lascino in pace. Gli omicidi crescono di numero e la polizia sembra inerme e impotente davanti a tanta violenza. Sembra quasi che acchiappare i criminali sia un’utopia o una missione impossibile, e non resta che la rassegnazione al cospetto di tanto orrore e della decadenza di ogni valore morale.

Ed è in questa notte nera come la pece, illuminata purtroppo solo dai numerosi incendi che affliggono la città, che il corvo ode l’appello e diviene consapevole di ciò che deve fare: c'è un'anima che ha bisogno di lui. Un’anima che ha subito un’enorme ingiustizia e che ha conosciuto l’orrore negli ultimi penosi secondi della sua esistenza.

“Un tempo la gente era convinta che quando qualcuno muore un corvo porta la sua anima nel regno dei morti. A volte però succede qualcosa di tanto brutto che una tristezza disperata attanaglia l’anima, che non riesce a trovare pace. A volte, solo qualche volta, il corvo può riportare sulla terra quell’anima, affinchè ripari l’ingiustizia che ha subito.”

L’anima sofferente è quella di Eric Draven, giovane musicista che esattamente un anno prima è stato assassinato da quattro teppisti - mandati da un uomo senza scrupoli che domina su Detroit e detta legge, Top Dollar – che, entrati con la forza in casa sua, hanno prima ammazzato lui facendogli fare un volo di diversi metri, e poi hanno stuprato e torturato la fidanzata Shelly, morta dopo ore di agonia in ospedale.

Il corvo fa da guida al rinato Eric affinchè possa attuare la propria vendetta sui quattro che hanno commesso questi atroci delitti, ed Eric, col viso pitturato di bianco e vestito come uno spietato angelo vendicatore, andrà alla ricerca di ciascuno dei quattro delinquenti – Tin Tin, T-Bird, Funboy e Skank – per dar loro ciò che si meritano.

In questa missione ritroverà due persone importanti per lui: il sergente Albrecht, un poliziotto buono, che soffre per la malvagità dirompente attorno a lui, e che è stato vicino alla povera Shelly nelle sue ultime ore di vita; e poi c’è la piccola dodicenne Sarah, la ragazzina di cui Shelly ed Eric si prendevano cura, visto che la madre, Darla, è una sciagurata tossica che non mostra alcun interesse materno verso la figlia.

Sarah, un anno dopo quei tristissimi eventi che le hanno strappato le uniche due persone che le volevano bene, si sente ancora tanto sola ma “Non può piovere per sempre”, le sussurra una familiare voce roca che lei riconosce come quella de suo amico Eric.

Davvero Eric Draven è tornato dal regno dei morti?, si chiedono perplessi Albrecht e Sarah, dopo aver fatto strani incontri in cui è sembrato loro di vedere e sentire proprio “lui”; ma soprattutto, a chiederselo saranno i quattro balordi assassini, nonchè lo stesso Top Dollar, anch’egli coinvolto nella vendetta di Draven.

"Un edificio verrà bruciato e tutto ciò che rimarrà sarà cenere. Prima pensavo che questo valesse per ogni cosa, famiglie, amici, sentimenti... Ora però so che a  volte, quando l'amore è vero amore, nulla può separare due persone create per stare insieme".

Non mi dilungo ulteriormente, la storia è nota a quanti hanno visto il celebre e omonimo film (a sua volta ispiratosi ad un fumetto) diretto da Alex Proyas nel 1994 (dalla cui sceneggiatura Kenneth Roycroft ha tratto questa versione romanzata) e che purtroppo è diventato ancora più famoso a causa del terribile fatto di cronaca ad esso legato: l’attore protagonista, Brandon Lee (figlio di Bruce) è morto durante una scena del film, ucciso da una pallottola che doveva essere a salve.

Asciutto ed essenziale nello stile e nello svolgersi delle vicende, il libro è praticamente identico al film, nelle sequenze delle scene, nelle battute…, in tutto, non si discosta neanche un po’; se vi era piaciuto il film, in queste pagine vi ritroverete dentro questa storia più fantasy che horror (anzi, di horror non c'è proprio nulla), dalle atmosfere dark, gothic e con sfumature romantiche.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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