martedì 6 novembre 2012

Frammenti di poesie...



Anche se il colore è pallido 
e tenue è il suo profumo 
serviti di questo fiore 
finché c'è tempo - e coglilo.

                                               Tagore


lunedì 5 novembre 2012

IL LIBRO NELL'ARTE: RENOIR



E' il momento artistico con

art-book

Ecco un pittore incantevole, con alcuni suoi quadri in cui c'è di mezzo IL LIBRO...

PIERRE AUGUSTE RENOIR

Mme Coquet in lettura - 1876
Giovane Ragazza Che Legge, 1897 , Pierre Auguste, Renoir, Renoir, giovani lettura Pierre Auguste Renoir Renoir Pierre Auguste Renoir Pierre Auguste Renoir Pierre Auguste Renoir giovani jeune fille lettura Lisant femminile giornale cofano maniche a sbuffo impressionista
Giovane ragazza che legge (1897)

Ragazza in lettura - 1886

Donna che legge

La lettrice - 1876

Wishing well: "La lettrice" di A. Francoise




wishing well
Direttamente dal mio pozzo dei desideri tiriamo fuori oggi...

LA LETTRICE
di Annie Francoise

Ed. Tea
Collana Teadue
Trad. di F. Bruno
176 pp
8 euro
Trama

"Perché, di fronte alla lettura, non soltanto i cittadini non sono uguali, uomini e donne non più divisi, ma l'individuo stesso non reagisce in modo identico. Il libro può essere saporito o indigesto, il lettore sazio o affamato. Il suo appetito varia in funzione del suo temperamento, ma anche delle stagioni, delle circostanze, dei luoghi, della compagnia, della pace, del rumore, della carenza, dell'abbondanza, dell'amore, dell'odio. Egli segue i moti dell'umore e del cuore, le fluttuazioni del morale e del fisico."

Dimmi cosa leggi e ti dirò chi sei. Piccole manie e grandi passioni dettate dall'amore per i libri.

Vi è mai capitato di essere catturati da un libro al punto da non poter smettere di leggere? 
E di affondarvi il naso per sentirne l'odore? 
E di accarezzarne la copertina, sfogliare le pagine per sentire il fruscio che fanno, o tenerlo sul comodino per mesi o anni, semplicemente per godere della sua presenza? 
Allora questo libro è anche per voi, confratelli bibliomani. 
In questo «libro sui libri», infatti, l'autrice ci racconta le eroicomiche avventure di chi al libro, dio assoluto, dedica tempo, spazio, desideri, interessi e passioni, al punto da influenzare anche la sua vita domestica, amorosa, sociale, professionale. 
C'è chi ama leggere sdraiato, chi seduto, chi all'aperto, chi in metrò; chi odia prestare i libri e chi ama regalarli; chi li prende in biblioteca e chi li vuole possedere per sempre; chi fa loro spazio sacrificando il proprio e chi sceglie le architetture in base alla sua biblioteca. 

Di queste e altre situazioni, tutte rigorosamente vere, come sanno i veri lettori, è pieno questo delizioso, ironico inno alla magia della lettura.

L'autrice.
Annie François è nata nel 1944. Vive a Parigi dove lavora presso una casa editrice.

Dal libro al cinema: "Io e te" (da 25.10 al cinema)



Dalle pagine di un libro... al cinema:

IO E TE
di Niccolò Ammaniti

Ed. einaudi
122 pp
10 euro
2010
Una cantina.
Una bugia innocente.
L'idea strampalata di una settimana bianca nelle viscere del proprio palazzo.
E l'arrivo improvviso di una sconosciuta.

Con una manciata di ingredienti Ammaniti costruisce un racconto di fulminea precisione sul piú semplice e imperscrutabile dei misteri: come diventare grandi.

Trama

Barricato in cantina per trascorrere di nascosto da tutti la sua settimana bianca, Lorenzo, un quattordicenne introverso e un po' nevrotico, si prepara a vivere il suo sogno solipsistico di felicità: niente conflitti, niente fastidiosi compagni di scuola, niente commedie e finzioni.
Il mondo con le sue regole incomprensibili fuori della porta e lui stravaccato su un divano, circondato di Coca-Cola, scatolette di tonno e romanzi horror.
Sarà Olivia, che piomba all'improvviso nel bunker con la sua ruvida e cagionevole vitalità, a far varcare a Lorenzo la linea d'ombra, a fargli gettare la maschera di adolescente difficile e accettare il gioco caotico della vita là fuori.
Con questo racconto di formazione Ammaniti aggiunge un nuovo, lancinante scorcio a quel paesaggio dell'adolescenza di cui è impareggiabile ritrattista. E ci dà con Olivia una figura femminile di fugace e struggente bellezza.

L'autore.
Niccolò Ammaniti è nato a Roma. Ha pubblicato da Mondadori Nel nome del figlio, un saggio sull'adolescenza scritto insieme al padre (1995),Fango (1996) e Ti prendo e ti porto via (1999). Presso Einaudi sono usciti un suo racconto nell'antologia Gioventú cannibale (1996), i romanziBranchie (1997), Io non ho paura (2001 e 2011), Che la festa cominci(2009 e 2011), Io e te (2010), la raccolta di racconti Il momento è delicato(2012) e la raccolta di storie a fumetti Fa un po' male (2004), sceneggiata da Daniele Brolli e disegnata da Davide Fabbri. Dai suoi libri sono stati tratti film di successo, di importanti registi. È pubblicato in quarantaquattro Paesi.

Passiamo al film, dal 25 ottobre nelle sale italiane!

Locandina Io e te
locandina
Presentato lo scorso maggio al Festival di Cannes, il film tratto dal romanzo di Ammaniti segna anche il ritorno del maestro Bernardo Bertolucci dietro la macchina da presa.

«Una delle prime cose che ho fatto dopo aver scritto Io e te - ha detto Ammaniti in un'intervista perla Repubblica - è stata mandare il libro a Bernardo Bertolucci. [...] Per me, come per Bernardo, la reclusione è una condizione attraente. Significa confinare i personaggi in un luogo in cui è possibile guardarli da vicino. Da parte sua, nel film Io e te, c'è un osservazione proprio etologica dei due ragazzi. Quanto a me, ho avuto sempre la mania dei posti chiusi. Mi piace mettere i personaggi nell'impossibilità di muoversi [...]. Lorenzo è come il Gordon Pym di edgar Allan Poe: un giovane che s'infila nella stiva di una nave e ci resta per tutto il viaggio. La cantina ha qualcosa della stiva: è affollata di oggetti e vi risuonano i passi di quelli del piano di sopra».

Scritto insieme ad Ammaniti, prodotto da Fiction e da Mario Gianani (Wildside) in collaborazione con Medusa, il film vede nel ruolo dei due protagonisti, Lorenzo e Olivia, i giovani attori Jacopo Olmo Antinori (alla sua prima prova davanti alla cinepresa) e Lea Falco.

Sinossi

Uscire dal guscio, scoprire il mondo e diventare grandi: il più semplice e imperscrutabile dei misteri.

Lorenzo Cuni ha quattordici anni e vive a Roma in un bel palazzo. È un ragazzo sensibile e acuto, pieno di immaginazione e fantasia, ma è anche introverso e solitario, abituato a rendersi invisibile... con moderazione: «mi dovevo tenere il disparte, ma non troppo, sennò mi notavano. Mi confondevo come una sardina in un banco di sardine. Mi mimetizzavo come un insetto stecco tra i rami secchi».
Per evitare preoccupazioni ai genitori, soprattutto alla mamma affettuosa ma molto apprensiva e alla nonna malata, Lorenzo torna a casa raccontando aneddoti divertenti sulle sue giornate a scuola, ma la verità è ben diversa, si nasconde nel solco sempre più profondo che separa Lorenzo dagli altri: «più inscenavo questa farsa, più mi sentivo diverso. Da solo ero felice, con gli altri dovevo recitare. Questa cosa, alle volte, mi impauriva. Avrei dovuto imitarli per tutto il resto della vita?».
Un giorno, senza sapere bene perché, Lorenzo si inventa di essere stato invitato in settimana bianca a Cortina da una compagna di classe. Una bugia inoffensiva e innocente, che diventa grande come una valanga: non può tornare indietro, l'unica alternativa è fare i bagagli e fingere di andare a sciare con gli amici.
Lorenzo architetta un piano perfetto: si nasconde in cantina, in un inespugnabile bunker della felicità pieno di sottaceti, videogiochi, libri di fantascienza, merendine, fumetti di Silver Surfer e tonno in scatola. Una vera vacanza, lontano dagli altri, da faticose tecniche di mimetismo, dalle telefonate dei genitori, da paure e insicurezze, finché un'ospite inattesa piomba in cantina, trascinando con sé tutto il mondo vero.

Un romanzo nato «dall'idea di un adolescente che deve confrontarsi con i suoi coetanei - racconta Niccolò Ammaniti -. È una prova pazzesca, alla quale in genere non pensiamo. Lorenzo, il protagonista, è un ragazzo tormentato, chiuso, confinato nel suo mondo. Non ha amici. Vive la famiglia e la scuola come entità estranee. Ma avverte l'impulso di cambiare: perchè intuisce che per un diverso non c'è futuro».



Books&Titles (25)




Appuntamento con i titoli più belli!!

key
PER SEMPRE TUO (D. Glattauer, Feltrinelli, 192 pp, 19.50 euro, 2012). Tre semplici parole, di quelle che potrebbero trovarsi alla fine di una dedica, di una lettera... Mi piacciono perché le trovo romantiche e dolci, come un "sigillo d'amore", una promessa semplice, breve ma profonda.





vento
QUANDO TI CHIAMA IL VENTO (B. Freethy, Fabbri Life, 350 pp, 8.80 euro). Queste parole mi danno un senso di serenità, quella serenità che si prova quando sei, ad esempio, davanti al mare e tira quella brezza leggera e profumata, che ti basta per sentirti "leggero", senza pensieri....




hands
LA MANO CHE TENEVA LA MIA (M. O'Farrell, Tea, 384 pp, 9.90 euro).  Uno dei gesti più belli, per quanto semplici e frequenti, che due persone possono scambiarsi è darsi la mano; questo titolo mi piace molto perché dà delle sensazioni di tenerezza, di affetto, di cui si ha sempre un enorme bisogno!





stars
FRA LE STELLE E IL CIELO (E. Bertelegni. De Agostini, 304 pp, 13 euro). Stelle e cielo son due parole che mi fanno pensare a qualcosa di infinito, immenso, luminoso..., che vediamo sì, ma sempre da lontano e che esercita però un'attrattiva incredibile! E' un titolo che mi ha colpito nella sua semplicità perchè mi dà sensazioni magiche, da sogno...!

E VOI, AVETE QUALCHE TITOLO DA CONDIVIDERE?
QUESTI VI PIACCIONO (UNO/TUTTI/NESSUNO)?




Recensione "Quel che resta del giorno" di Ishiguro



Quel che resta del giorno
The remains of the day Ed. Einaudi
Super ET
Trad. di M.A. Saracino
271 pp
12 euro
2011
QUI per la trama
Ecco la recensione di un altro libro terminato ieri!!


QUEL CHE RESTA DEL GIORNO
di Kazuo Ishiguro

IL MIO PENSIERO

Quel che resta del giorno è un romanzo del bravissimo autore giapponese Kazuo Ishiguro, apprezzatissimo in Europa, vincitore del prestigioso Booker Prize; nel 1993 il regista James Ivory ha anche tratto da questo libro un film con un cast rilevante, tra i quali senz’altro spiccavano Anthony Hpkins ed Emma Thompson.

E’ di certo un romanzo scritto con molta intensità, del quale ho potuto apprezzare e gustare lo stile, la scorrevolezza, la fluidità del linguaggio, la profondità nello scavare nell’animo e nella mente del protagonista, Mr Stevens.

Stevens è un maggiordomo; anzi, è il maggiordomo per antonomasia, di quelli in perfetto stile english (del resto, diciamoci la verità: la parola maggiordomo non porta con sè, quasi in maniera connaturata, intrinseca, l’idea stessa di un personaggio inglese, di quelli appartenenti ad altre generazioni, a momenti del passato in cui vigeva un certo senso dell’ordine, della disciplina, del servizio, una certa serietà nel fare il proprio lavoro..., tutte cose che oggi si sono un pò perse e alle quali guardiamo a volte con un briciolo di nostalgia? ).
Il romanzo si presenta come un lungo e dovizioso viaggio introspettivo che Stevens compie in concomitanza anche con il primo e solitario viaggio intrapreso, in occasione di una settimana di ferie concessagli dal proprio datore di lavoro.
E’ una sorta di percorso intimistico, nel quale l’Autore ci dà modo di conoscere da vicino il nostro maggiordomo, di apprezzarne la serietà, la diligenza, la professionalità, l’imperturbabilità, l’atteggiamento irreprensibile..., in una parola la “dignità” di un uomo che sa quali sono i propri ruoli, le proprie mansioni e che desidera con tutto se stesso adempierli nel miglior modo possibile, in modo consono alla propria posizione di maggiordomo al servizio di gente rispettabile, all’interno di una casa prestigiosa e onorata.
La parola dignità ricorre davvero spessissimo in tutto l’arco del romanzo; Stevens ci tiene a dare le proprie idee circa il concetto di dignità e a chiarire come sia una qualità difficile non solo da definire in modo chiaro ed inequivocabile, ma soprattutto difficile da incarnare.

Tutta la sua vita è diretta a questo scopo: rappresentare la categoria dei maggiordomi a testa alta, imitando la figura paterna e tutti coloro che, a detta di Stevens, incarnano questo ideale, mostrando sempre fierezza, irreprensibilità, la giusta dose di freddezza, autocontrollo, fedeltà che sono requisiti indispensabili per poter dirigere come si deve una casa, tenendo sotto controllo schiere di camerieri/e che non sempre fanno il proprio lavoro in modo eccellente.

L’eccellenza è la fissa di Stevens; in moltissima parte delle sue riflessioni, che l’uomo si concede quasi pigramente mentre attraversa l’incantevole e tranquilla campagna inglese con la Ford del padrone o sedendo al tavolino in qualche modesta pensione, emerge come il fulcro attorno cui ruota la vita di quest’uomo sia il proprio lavoro, al quale è legato in modo eccessivo, tanto da non lasciare molto spazio ad altro.

In particolare, Ishiguro è bravissimo nel presentarci una personalità davvero singolare: Stevens è poco avvezzo a manifestare e ad ammettere nella propria esistenza un qualsivoglia slancio sentimentale; c’è solo e sempre il suo lavoro, il proprio servizio prestato in modo devoto e totalizzante a “sua signoria, Mr Darlington” (il datore di lavoro più importante per Stevens, presso il quale ha prestato anni e anni di onorato servizio; alla morte di Darlington, la casa e il personale sono finiti nelle mani dell’americano Mr. Farraday); le relazioni umane di cui si circonda questo placido ma fiero maggiordomo sono unicamente quelle legate al lavoro.

Della sua famiglia e degli affetti non sappiamo assolutamente nulla, se non fosse per la breve presenza del padre in casa Darlington, come vice di Stevens; anche verso il padre, ormai anziano e non sempre in grado di svolgere doviziosamento le proprie mansioni, Stevens non si lascia andare emotivamente, neanche al momento della morte del genitore.

La dignità cui sempre aspira lo porta a chiudersi in una sorta di gabbia protettiva, in cui tutto si riduce a frasi fatte, a dialoghi artificiosi, a rapporti anaffettivi, a distanze mantenute in nome della professionalità, ad atteggiamenti sempre fedeli ad una certa etichetta, ad un certo contegno che devono necessariamente caratterizzare coloro che portano avanti una casa.

Devo dire che Stevens di per sè è un personaggio emotivamente “piatto”, che non mi ha dato emozioni, se non di irritazione di fronte alla sua testarda ossessione per le etichette, alla sua rigidità mentale ma anche fisica; anche nel modo di porsi, oltre che di parlare, quest’uomo trasuda rigidità, incapacità a lasciarsi andare.

Ho apprezzato molto, per contro, la protagonista femminile di questo romanzo: Miss Kenton, la governante di Darlington Hall, collega di vecchia data di Stevens.

Durante il suo “viaggio a ritroso nel tempo”, in cui Stevens ci rende noti molti aneddoti accadutigli durante la sua lunga carriera a Darlington Hall, il personaggio di Miss Kenton compare molto di frequente, sin dall’inizio, lasciandoci pensare che abbia avuto una parte non del tutto irrilevante nella vita del nostro maggiordomo.
Dicevo, Miss Kenton mi ha colpito per la sua “umanità”, intendendo con questa espressione semplicemente il fatto che questa donna ha mostrato una personalità sobria ed equilibrata, rispetto al collega, in merito al lavoro.
Pur essendo ligia al proprio dovere, impeccabile, fedele, seria, attenta, “dignitosa”, Miss Kenton non vive rinchiusa tra le “quattro mura della propria professionalità”: è una donna che ha delle passioni, degli umori anche altalenanti, che ricerca un contatto umano, che spesse volte pretende dall’imperturbabile Stevens delle reazioni vere, autentiche, umane... non quelle reazioni aride, piatte di chi ha paura di "uscire dal seminato", lasciandosi andare ad un sorriso di più o ad una battuta ironica, con l’ossessione del contegno....!

Ecco, lo dico: se non fosse stato per un personaggio come Miss Kenton, la lettura dei pensieri di quest’uomo, sarebbe risultata alquanto noiosa....

Ma il confronto con questa donna, a Stevens non indifferente, mi ha portato a proseguire nella lettura, cercando di entrare nell’ottica di un personaggio che per natura non è proprio quello ideale per catturare la mia attenzione, ma che non posso non ammettere come l’Autore l’abbia costruito con mano sapiente, tanto da farmi a volte sorridere nell’immaginare la sua compostezza, il suo tono di voce controllato, pacato, il suo comportamento mai sopra le righe....

Nel corso della lettura ho provato molte volte una sorta di tristezza e “pietà” per Stevens: per le sue chiusure emotive e per i mancati palpiti che avrebbe potuto concedere al suo cuore, dando colore alla propria vita attraverso l’amore, l’amicizia vera...

Non aggiungo altro per non svelare qualcosa che, non volendo, potrebbe dir troppo su questa personalità, apprezzabile per la serietà e la “dignità professionale”, ma a mio avviso un tantino sterile e algida...

In alcuni momenti ho trovato la narrazione un po’ lenta, ma del resto, ripeto, è un romanzo “intimistico”, che segue una linea introspettiva, quindi non ci si deve aspettare azione, dinamicità; non nascondo, d’altro canto, coma la diffusa sensazione malinconica che riveste i ricordi del nostro Stevens non mi sia affatto sgradita, essendo io per carattere una persona tendente alla malinconia e alla nostalgia...

Lo consiglio perchè a rapire è lo stile dell’Autore, assolutamente ben costruito, con un linguaggio sì ricco ma allo stesso tempo scorrevole, quasi musicale; non solo, ma anche se Stevens come individuo non ha catturato la mia parte emotiva, pure riconosco che Ishiguro ce lo presenta con una sapienza psicologica di tutto rispetto.

S.O.S.: un'altra trilogia erotica in arrivo....!!!


O.o
Quando l'ho letto non ci volevo credere: un'altra trilogia che pretende di risvegliare i sensi delle donne (e degli uomini, non so...); ormai, dalle Sfumature in poi, davanti a noi: il baratro letterario (scusate, forse esagero, ma onestamente.... non è che ritenga questi libri il top della qualità letteraria, eh..!! poi, come si dice, de gustibus...).



Ecco la sensuale prima uscita, targata Newton Compton: 

INCONTRI PROIBITI. La seduzione
di Indigo Bloome

Ed. Newton Compton
Collana Anagramma
320 p
9.90 euro
USCITA: 22 NOVEMBRE 2012

«Fatti da parte, 50 sfumature di grigio, c’è un nuovo grande titolo nella letteratura erotica! Vi presento la risposta australiana alla storia di Anastasia Steele, che saprà soddisfare il pubblico ansioso di leggere altri romanzi piccanti. Il romanzo accontenterà chi ha amato il desiderio di evasione e il sadomasochismo offerti dalle 50 sfumature.»
The Sydney Morning Herald

«Questo libro supera le 50 sfumature, e di molto.»
Forbookssake.net

Un bestseller internazionale 
Il libro che tutti vorrebbero possedere 

Numero 1 in Inghilterra, Stati Uniti e Australia


Jeremy le svelerà gli oscuri segreti del piacere, ma Alexandra sarà in suo potere per 48 ore.
Si lascerà travolgere dalla seduzione?



Trama

La psicologa Alexandra Blake arriva a Sydney per tenere un ciclo di conferenze sulla stimolazione visiva e il suo impatto sulla percezione. A metterle ansia però non è l’idea di dover presentare il proprio lavoro di fronte a centinaia di persone, bensì la prospettiva di ciò che verrà dopo: quella sera, dopo anni, finalmente rivedrà il dottor Jeremy Quinn, suo ex amante ora divenuto ricercatore di successo. 
L’uomo, che le ha dato appuntamento all’Hotel Intercontinental, la invita nella sua suite di lusso e, dopo un paio di bicchieri di champagne, le propone di trascorrere con lui il resto del fine settimana. Alexandra è combattuta, ma finisce per cedere al fascino magnetico del dottor Quinn, dimenticando i suoi obblighi di moglie e madre: per le successive quarantotto ore sarà sua. 
Jeremy le requisisce il cellulare, e in cambio di un’esperienza sessuale che si annuncia irripetibile le impone due condizioni: che si lasci bendare, affidandosi completamente a lui, e che non faccia domande.
Alexandra non riesce a resistere e accetta tutte le regole del gioco, senza sapere che potrebbe diventare molto pericoloso…

L'autrice.
Indigo Bloome è sposata e ha due figli. Dopo una brillante carriera nel settore finanziario tra Sydney e il Regno Unito, ha abbandonato la frenetica vita di città per trasferirsi nella provincia australiana, dove ha avuto modo di scoprire ed esplorare la propria vena creativa. La passione per la lettura, l’interpretazione dei sogni, le conversazioni stimolanti e gli intriganti segreti della mente umana l’hanno portata a scrivere la trilogia Incontri proibiti.

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CHE NE PENSATE??

Recensione: "DENNY (L'URLO DEGLI DEI)" di Bruno Garbagnati



Ieri son riuscita a stendere due recensioni, così oggi inizierò un nuovo romanzo, quello su Maria Antonietta!! ^_^

Ok, passiamo alla prima recensione, su un libro che ho letto in pdf ma devo dire molto velocemente: Denny (l'urlo degli dei) di Bruno Garbagnati.

recensioni

IL MIO PENSIERO

Denny (la burla degli dei)
Youcanprint
Collana Narrativa
264 pp
12 euro
2012

Denny (l’urlo degli dei) è uno di quei romanzi che può essere definito “tosto”: per il linguaggio, le tematiche affrontate, i personaggi coinvolti. 


Protagonista è Denny, un ragazzo ormai diventato adulto che ci racconta la sua storia, le sue disavventure, le sue false illusioni che a un certo punto sono cozzate violentemente contro una realtà più dura di quel che egli stesso immaginava.

La storia, narrata in prima persona, si svolge a cavallo degli anni ’70-’80; Denny ha 18 anni, è un ragazzo molto particolare: porta i capelli lunghi (alla “figli dei fiori”), è bravissimo con la chitarra ed infatti è membro di un gruppo che suona regolarmente in un locale; ha tanti e cari amici, un po’ strambi come lui ma che non sono poi cattivi.
C’è però un problema nella vita di questo giovanotto dall’animo fondamentalmente buono: fa uso di droga, di amfetamine, in modo regolare; ricerca lo sballo, prende la roba per sentirsi in paradiso, condividendo questa sublime esperienza con gli amici più affezionati, come ad esempio Renato

La vita di Denny è una vita un po’ “lontana” dalla realtà, attraversata da un vago senso di onnipotenza, dalla falsa sensazione che niente e nessuno possa intaccarla: il giovanotto è felice per ciò che ha ed è, e non cambierebbe nulla della propria esistenza ed è certo che tutto continuerà sempre nello stesso modo, che la sua felicità è e resterà sempre a portata di mano.

Ma non ha fatto i conti con “il volere degli dèi”.

Denny si ritroverà nell’arco di poco più di una settimana a sbattere il muso contro la malvagità folle di gente che, per mestiere (e per vocazione?) dovrebbe vegliare sulle vite dei cittadini, proteggendole e facendo trionfare la giustizia, ma che, ahinoi, può nascondere in sè (nel sistema in generale, quantomeno) del marcio, che finisce col rovinare la vita di alcune persone.

Mi spiego, senza rivelare però troppo sulla trama.

Denny e il suo amico del cuore Renato, una sera, sono in giro in macchina; si sono appena “sparati” la loro buona dose di roba e Denny, in macchina, nasconde sotto il sedile un po' di fumo (purtroppo, Denny non ne fa solo uso personale, ma la spaccia anche).
Tutto ok, la serata procede tranquilla, è notte fonda, tra un po’ si torna a casa... quando ecco che due poliziotti sono alla fine del loro turno di ronda notturna; i due agenti sono una coppia davvero mal assortita: c’è il bravo Alfonso, che è diventato poliziotto per vocazione.
Lui crede davvero in ciò che fa, è onesto, scrupoloso, sente forte dentro di sè il senso di giustizia; ma il compagno e collega è il suo opposto; Antonio La Brasca è soprannominato “il Caimano”... ed un motivo c’è, no?
E’ un agente crudele, selvaggio, che fa del proprio potere uno strumento per dominare, comandare, vendicarsi, decidere quale piega debbano prendere le cose; diciamo che abusa alla grande del proprio potere e pretende di dover fare pulizia ed eliminare (o rinchiudere) dalla faccia della terra quegli esseri vergognosi e indegni che sporcano la società: tutti i delinquenti, insomma. 
E per fare questa pulizia, il Caimano non esita ad usare le maniere forti, ad imbrogliare, ad agire con incredibile disonestà pur di mettere nei guai coloro che lui reputa “vermi schifosi” (scusate l’espressione).

Ecco, questo è ciò che accadrà a Denny ed anche a Renato, benchè il bersaglio principale della follia e del fanatismo di La Brasca sia il primo: la sua convinzione malata di dover “fare un favore all’umanità” lo spingerà ad impegnarsi al meglio (cioè, al peggio...) per togliere dai piedi questi due drogati socialmente pericolosi; a tutti i costi....!

Da questo momento inizierà l’incubo vero e proprio nella vita di Denny, un personaggio davvero particolare, che mi ha innescato una serie di emozioni contrastanti: da una parte mi ha fatto rabbia per questo suo “delirio di onnipotenza” che lo porta a fare uso di droghe con la sciocca convinzione (tra l’altro, tipica dei tossicodipendenti) di poter smettere quando vuole, unita all’illusione che questo genere di vita anomala sia meravigliosa e vada preservata.
Dall’altra, la sua vicenda ha tirato su tutta quella serie di sentimenti di indignazione che si provano davanti alle ingiustizie colossali, che assumono queste proporzioni a maggior ragione quando a perpetrarle sono coloro che detengono una determinata autorità, la quale dovrebbe essere utilizzata sempre e solo per fini nobili, di giustizia sociale.

Come dicevo all’inizio, è un romanzo tosto non solo per le tematiche (la droga e i suoi effetti devastanti su giovani vite, il mondo dei piccoli spacciatori, il carcere e la sua durezza, la corruzione all’interno delle Forze dell’Ordine, il dramma che i familiari vivono quando un membro si ritrova in situazioni “difficili”...) ma anche per il linguaggio, che è molto realistico, non avaro di “parolacce” e di tutte quelle espressioni non proprio gentili ed educate ma che, purtroppo, c’è da dire, sempre più spesso albergano sulla bocca di tante persone, giovani e non; per quanto non ami leggere questo tipo di linguaggio, immagino che il loro uso nella narrazione abbia lo scopo di rendere il tutto vicino alla realtà, e ci riesce, a dire il vero.

Le scene si susseguono in un ritmo veloce, dinamico, l’Autore riesce a creare, capitolo dopo capitolo, la giusta suspense e a tener desto il livello di attenzione del lettore, che finisce per ritrovarsi completamente assorto nelle disgraziate vicende che coinvolgono Denny.

Molte cose ho apprezzato di questo scritto, tra cui il “tratteggio” dei personaggi: Denny, i suoi amici, gli agenti (buoni e cattivi)... sono portati alla nostra attenzione con chiarezza e con le giuste parole, tanto da farceli immaginare, se non fisicamente, almeno psicologicamente; forse in alcuni tratti, certe caratteristiche sono un pochino enfatizzate per darci il senso della “follia” che spesso risiede in certe menti, ma credo che il tutto sia, alla fine e nel complesso, molto efficace e il lettore è portato a sentirsi coinvolto in ciò che legge.

Condivido anche la nota finale dell’Autore in merito alle forze dell’ordine che non fanno una bellissima figura nel romanzo; ma si sa, non si può fare di un’erba, un fascio.

Il romanzo - tratto da un fatto realmente accaduto - alla fine ci aiuta a porci una domanda fondamentale, cui ognuno, credo, si ritrova prima o poi a farsela: ciò che ci càpita, nel bene e nel male, è davvero frutto di un destino cieco ed impietoso che spesso, capricciosamente, si accanisce contro Tizio piuttosto che con Caio, o sia Tizio che Caio devono attribuire anche un po' a se stessi la responsabilità delle proprie azioni e relative conseguenze?

Qualcosa di me... attraverso i libri



Ohilà, amici!!
Buongiorno e buon inizio settimana!!!
^_^
Trascorsa bene la domenica??
Io vorrei dirvi di sì..., ma qualche nuvoletta grigia ha oscurato il sole della serenità... Ma vabbè. è la vita...!
Bando alle lamentele...
Eccomi qui a inventarmi delle domande per un giochino letterario molto simpatico, di cui sicuramente avrete letto in giro un fac-simile: dare delle risposte attraverso i titoli di libri!!

Ecco, provo anch'io a rispondere ad alcune curiosità, alle quali pensavo ieri sera mentre guardavo Fazio a "Che tempo che fa"!!!

Il tuo umore oggi: Come nuvole rosa d'autunno (S. Moretti, Ed. Uceb)
Un aforisma per oggi: La felicità arriva in punta di piedi (S. Wilson, Ed. Piemme))
Da grande sognavi di essere: Voglio fare la scrittrice (P. Zannoner. Ed. De Agostini)
Il tuo eroe di sempre: Il principe delle maree (P. Conroy, Ed. Bompiani)
Il tuo uomo ideale: Così giovane, bello e coraggioso (L. Enger, Ed. Fazi)
Adori mangiare...: Chocolat (J. Harris)
Il momento migliore della giornata:  Una mattina in libreria (J. Burckhardt, Ed. Bompiani)
Una cosa che ti rattrista: Gli inganni del cuore (D. Steel, Ed. Numeri Primi)
Un rimedio all'infelicità: Toglietemi tutto ma non il sorriso (A. L. Russo, Ed. Mondadori)
Canticchia una canzone:  Vivere non basta (M. Veneziani, Ed. Mondadori)
Ora vorresti essere (in quale posto): Lontano da ogni cosa (M. Signorini, Ed. Ta)
Esprimi un desiderio: Un giorno ci racconteremo tutto (D. Krien, Ed. Rizzoli)

SE VI VA, PROVATE A RISPONDERE ANCHE VOI A QUESTE CURIOSITA' ATTRAVERSO I TITOLI CHE VI ISPIRANO DI PIU'!!

Catherine Dunne e il dramma del cyber-bullismo


L'8 novembre vedrà la sua pubblicazione in Italia "Quel che ora sappiamo" (vedi trama QUI), dell'autrice irlandese Catherine Dunne, libro nel quale si affronta il dramma di una tragedia familiare, in seguito al suicidio di un adolescente di 14 anni.
Nel suo ultimo romanzo, la Dunne tratta tematiche fondamentali, quali la famiglia, i conflitti che sorgono al suo interno, i rapporti non sempre facili con i figli, le loro fragilità..
Gli adulti riescono sempre e davvero a capire i problemi dei ragazzi, ad aiutarli prima che sia troppo tardi?

«Avevo in testa l’immagine di questo bambino in bicicletta che corre disperato. Come se gli fosse successo qualcosa di tremendo. Il libro è nato così», ha detto Catherine Dunne a proposito del suo romanzo, nel Salone dello Shelbourne Hotel, a Dublino.
Affianco a lei, la copia di un giornale in cui si dà notizia di una giovane di 15 anni - Clara Pugsley - e della canadese, anche lei adolescente, Amanda Todd, che si sono tolte la vita.
Perché?
Le due ragazze erano vittime del cyber-bullismo; la spietatezza di giovani come loro le ha spinte a desiderare la morte, piuttosto che continuare a vivere nell'inferno di una persecuzione che non sembrava dover cessare mai.

Ecco le parole della scrittrice in merito al triste fenomeno del bullismo perpetrato in rete.

Signora Dunne, quando ha scoperto i cyber-bullies?

«La prima volta che ne ho sentito parlare è stato per il caso di una ragazzina americana. Si era impiccata anche lei. Sono rimasta scioccata. Poi vicende analoghe hanno cominciato a riempire le pagine dei giornali irlandesi. Il disagio è diventato profondo».

Come ha reagito? 

«Ho fatto ricerche. Ho scoperto un livello di depravazione e di cattiveria spaventoso. Ho insegnato a scuola per diciassette anni. I ragazzi mi interessano. So quanto è importante per loro far parte del gruppo. Ovvio che la cosa mi abbia colpito».

Chi sono i più deboli? 

«I ragazzi artisti. Come Daniel nel mio libro. La persecuzione li umilia. E le ferite che si aprono sono tremende».

Non basta l’amore della famiglia a salvarli?

«Spesso no. I ragazzi tendono a tagliare fuori i genitori. Hanno paura che soffrano anche loro. Li proteggono. Vogliono cavarsela da soli. E sono convinti che papà e mamma non possano capire».

Che differenza c’è tra il bullismo di ieri e quello di oggi? 

«Internet. Una volta il bullo magari ti picchiava. Ma poi andavi a casa e ti sentivi protetto. Oggi ti inseguono con gli sms, su facebook, sullo smart phone. Non c’è mai tregua».

Perché questa cattiveria? 

«I bulli del mio libro, i J, hanno 14 anni. E lo fanno per il potere. Jason, il più duro, ha imparato a usare il computer in California. Sa come manipolarlo. E si sente il re del castello. La paura è il più potente mezzo di controllo».

Non si può essere leader semplicemente grazie alla personalità?

«Si, ma bisogna averla. Il carisma è figlio del talento. E il talento, a differenza della cattiveria, non te lo puoi dare».

Un genitore che strumenti ha per comprendere i figli?

«Pochi. I ragazzi, come gli adulti, sono persone diverse a seconda di chi hanno davanti. Noi conosciamo di loro solo delle parti. E la loro sofferenza in genere ci coglie di sorpresa».

Non c’è speranza?

«Certo che c’è. Forse non possiamo intuire ogni cosa. Ma possiamo chiedere. E chiarire che un adulto che ama può sopportare tutto».

Lei con suo figlio come se l’è cavata? 

«A volte meglio e a volte peggio. A 14 anni Eamon per quattro settimane non è andato a scuola. Si annoiava. E io, che facevo l’insegnante, non me ne sono accorta. E’ stato un segnale forte».

Lei parla di famiglia. Di tradimenti. È mai stata tradita?

«Non che io sappia. Ma ho avuto una relazione che si è interrotta dopo 30 anni e la cosa mi ha fatto molto soffrire».

E’ possibile tradire una donna e continuare ad amarla? 

«Sì. Ma non capisco perché una donna lo debba sopportare».

La prima moglie del suo protagonista perdona.

«Solo perché lui cambia strada. E poi hanno una bambina».

La cito: non so perché la gente abbia tanta voglia di parlare di sesso in modo volgare. Ha letto «50 sfumature di grigio»?

«Tre estratti. Per lavoro. Poi mi sono detta che la vita è troppo breve per perdere tempo in questo modo».

Ha avuto un successo planetario. Specie tra le donne.

«Evidentemente incarna lo spirito del tempo. Anche se le donne non sono così. E’ a loro che si dovrebbe consegnare il pianeta».

Lagarde e Merkel le sembrano diverse dagli uomini? 

«No. Ma solo perché giocano con le regole dei maschi. Le donne non hanno accesso al golden circle delle banche, quello che ha prodotto il disastro. In Irlanda ci sono famiglie che non hanno il cibo sulla tavola. E l’austerity peggiora le cose. In compenso gli amministratori delegati sono pieni di soldi e la deregulation invece di abbassare i prezzi non fa altro che produrre cartelli».

E’ la globalizzaione, no?

«La globalizzazione senza regole è solo criminalità».

(fonte: tratto da "La Stampa")
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