Un breve romanzo che, partendo dal triste tema della violenza sulle donne, ci presenta la storia di una donna
desiderosa di guardare con speranza al futuro, di non lasciarsi sopraffare dai
fantasmi di un passato doloroso, aprendosi a nuove opportunità che la vita
ancora le riserva.
UN BATTITO NEGLI ABISSI
di Antonella Tafanelli
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Ed. La strada per Babilonia
115 pp
10 euro
2016 |
“Ho annullato me
stessa e ogni livido lo vedevo come una forma di amore”.
Margherita è una
donna bella e intelligente, con un lavoro ben avviato, una bella
famiglia (purtroppo ha perso sua madre) e tanti cari amici che le
rallegrano le giornate, tra cui spiccano Carla e Massimo, con cui si confida e che la conoscono bene.
Ma la vita serena
che conduce oggi Margherita, non è stata sempre così: la donna ha alle spalle
un matrimonio fallito ma soprattutto una storia di violenza domestica.
Sì, perché
Margherita, quand’era giovane e inesperta, si è innamorata di uomo –
sposandolo – che però si è rivelato un violento, che nei suoi momenti di ira
irrazionale si avventava sulla moglie con calci, pugni, schiaffi, guarniti di insulti, cattiverie ed umiliazioni di ogni tipo.
Insomma, vere e
proprie violenze fisiche e psicologiche, e ci son voluti anni prima che lei
riuscisse a liberarsi di lui, non solo fisicamente, ma anche mentalmente: anni
di analisi per cercare di recuperare se stessa dopo essere uscita da
quell’incubo.
Ma si esce mai da
certi inferni, che hanno provocato profondi solchi e ferite non solo nel corpo
(i lividi dopo un po’ vanno via), ma ancor di più nel cuore e nella mente?
Scacciare paura,
diffidenza, bassa autostima, senso di impotenza, solitudine, sfiducia verso gli
uomini e l’amore…: tutto questo è difficile da eliminare subito, e anzi a volte
è impossibile farlo.
Eppure Margherita è
un osso duro, ha una tempra forte e grintosa; non che non abbia insicurezze e
debolezze – come potrebbe non averne dopo l’esperienza con l’ex? -, ma col
tempo e con l’aiuto di chi le vuol bene, è riuscita a rialzarsi e a
riappropriarsi di se stessa e della propria vita, trovando la giusta stabilità
emotiva.
Ma l’amore non ha
smesso di bussare alla porta del suo cuore, nonostante questo cuore Margherita
lo abbia chiuso in una sorta di cassaforte, così da proteggerlo da delusioni e
sofferenze inutili; lei stessa si è infatti, trincerata dietro una corazza,
dietro un alto muro che non desidera sia scavalcato da nessun uomo, perché il
rischio di provare di nuovo paura è, nella sue mente, una spia sempre accesa,
che la spinge a stare attenta, “sul chi va là”.
La protagonista (che
vive in una città della provincia di Foggia), come dicevo, ha tanti cari amici
che, quando possono, si riuniscono per trascorrere insieme serate in allegria,
davanti a del buon cibo e a un bicchiere di vino; una sera le viene presentato
un ragazzo, Marco, bello e misterioso, con cui scatta un’immediata affinità.
Ma a scattare
immediatamente è anche il timore di imbarcarsi in una relazione che non si sa a
cosa potrebbe portare, anche perché Margherita, pur essendo molto attratta da
Marco, non è affatto convinta di voler iniziare una storia con lui (o con
chiunque altro), rinunciando alla propria libertà di “single per scelta” col
rischio di mettere in discussione la serenità faticosamente raggiunta.
La paura di
soffrire, i fantasmi del passato che non smettono di affacciarsi alla sua
mente… saranno più forti del desiderio di Margherita di amare di nuovo?
Più la conoscenza
con Marco si approfondisce, più lei lo apprezza e comincia ad andare in crisi,
e non sarà facile decidere cosa fare: dovrà combattere con la voglia di tenere
tutto in equilibrio e sotto controllo, e capire se desidera che Marco la scuota,
liberandola da quella prigione di sicurezza in cui si è arroccata per
proteggersi.
È un romanzo breve
ma profondo perché Margherita ci lascia entrare tra le pieghe della sua anima e
ci racconta tanto di sé, della famiglia, della sua città (che è anche la mia!),
del suo modo di essere, di ciò che ha sofferto e di come sia stato duro
riemergere dall’abisso di dolore in cui il matrimonio sbagliato e l'amore malato con l'ex-marito l’aveva confinata.
Il tema della
violenza sulle donne, lo sappiamo, è purtroppo fin troppo attuale e presente
nella nostra società, e l’Autrice, attraverso la protagonista, sa come
esprimere il dramma di chi ha condiviso anni con quella brutta categoria di
ominicchi che hanno
“schiaffi per il tuo
volto, (…) pugni per il tuo stomaco (…), strette così forti per le tue braccia,
che il dolore ti fa compagnia. Hanno insulti così ripetuti e urlati che il tuo
capo non può far altro che abbassarsi e iniziare a credere che la sbagliata sei
tu”.
Ma “Un battito negli
abissi” non vuol essere la storia triste di una donna ferita, bensì quella di
una donna che anzitutto ha avuto il coraggio di dire basta alla violenza
subita, e che poi ha cercato di non perdere se stessa ma di aggrapparsi a tutto
ciò che poteva salvarla ed aiutarla a non affondare.
Ho apprezzato questo
scritto: la scrittura immediata, fluida e un po’ “cervellotica”, propria di
chi pensa e ripensa, rimugina e riflette sulle cose, le sviscera per
comprenderle e per farle proprie; è un modo di narrare “intimo”, in cui ci
vengono palesati i pensieri, le emozioni, i dubbi e le fragilità della
protagonista.
Ho apprezzato anche
l’ambientazione – come già precisato, San Severo, la città in cui sono nata e vivo,
oltre ad altri paesi vicini menzionati –
perché inevitabilmente ha reso la
storia e i suoi personaggi familiari, vicini al mio mondo.
Consiglio questo
libro, si legge velocemente per la sua brevità ma “pesa” per i suoi contenuti
importanti e significativi.
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Obiettivo n. 37 - Un libro molto breve ma in grado di trasmetterci emozioni, non importa se positive o negative purché ci smuova qualcosa dentro |