Parlare del Sud Italia in termini di cambiamento, di progresso, di sviluppo, è possibile: il Sud non è solo mafia, camorra, 'ndrangheta, corruzione, arretratezza, giovani che scappano perchè "qui non c'è futuro". No, esso è molto altro: in questa terra meravigliosa è possibile ripartire perchè ci vivono milioni di persone convinte che il Meridione non sia l'arto zoppo che rende l'Italia claudicante e "lenta" rispetto ai tempi e alle altre Nazioni, ma che anzi esso racchiuda in sè un'incredibile energia (in tutti i sensi!) e la capacità di non arrendersi ma di lottare perchè "qualcosa cambi", e in meglio.
A ME PIACE IL SUD
di A. Cannavale, A. Leccese
Armando Editore |
Il saggio, breve ma efficace nel suo scopo, di Alessandro Cannavale e Andrea Leccese, esamina con un occhio onesto e realista i tanti problemi che purtroppo sono presenti nel nostro Sud Italia.
Un Sud presentato per quello che è, senza nascondere nulla: con la classe politica dirigente che non fa ciò che dovrebbe, con le organizzazioni mafiose che sporcano il nostro territorio e alle quali troppo di sovente tanti cittadini strizzano l’occhio; la disoccupazione giovanile, l’arretratezza economica, la carenza di infrastrutture adeguate… e tanto altro!
Eppure il Sud resta una “terra d’opportunità”, e potrebbe esserlo con maggiore consapevolezza se si cercassero soluzioni concrete ai tanti problemi pratici che l’affliggono.
Problemi che non sono certo nuovi ma anzi affondano le proprie radici nella storia del nostro Paese e che si riassumono nella celebre (e abusatissima?) “questione meridionale”, che a dispetto dell’aggettivo non è solo “un affare del Meridione”, ma interessa l’intero Paese, perché questi non vedrà mai un vero e proprio progresso se una larga parte dello stesso versa in condizioni di arretratezza (di infrastrutture, di reddito, di occupazione, per non parlare a livello culturale e sociale).
Perché qualcosa cambi, è necessario che del Sud si parli, e non soltanto in termini di illegalità, disagio, come se in esso ci fossero solo la mafia, i criminali e gente corrotta e ignorante.
Questo non significa negare che in effetti c’è pure quest’anima negativa o illudersi che “al Sud va tutto bene”, tutt’altro: è necessario un approccio realista che porti a proporre soluzioni e percorsi nuovi, che ridiano dignità al Sud, restituendo ai suoi cittadini il senso di comunità e d’appartenenza al territorio.
Sono diversi e attuali i temi affrontati in questo scritto; temi che richiedono forse spazi maggiori per essere trattati in modo esaustivo, eppure già tra queste pagine il lettore viene stimolato a riflettere, a ragionare, a farsi una propria idea su tanti argomenti.
A partire dalla già menzionata “questione meridionale”, e alla tendenza a parlarne andando troppo in là nel tempo, come se la colpa dell’arretratezza dovesse essere attribuita solo al periodo unitario e a tutto ciò che l’ha caratterizzato (sui diversi fronti, politico, economico, sociale…): non sarà il caso di porre attenzione ad anni ben più recenti, così da cercare di individuare le responsabilità delle scelte politiche operate in epoche decisamente più vicine a noi?
Leggendo, il lettore si ritrova a confrontarsi con considerazioni e riflessioni circa il “fenomeno della corruzione” (e del sodalizio tra le mafie locali e i “colletti bianchi”), il familismo amorale (la tendenza, presente all’interno di una certa parte di famiglie meridionali, a fare i propri interessi anche quando essi cozzano con quelli sociali e con le leggi dello Stato), i giovani talenti che lasciano il nostro Sud (e non solo) per cercare migliori opportunità di vita e di lavoro altrove; il divario tra il Nord e il Sud (e le sue radici), il “problema delle energie rinnovabili”, la difesa dell’ambiente, il consenso sociale dei cittadini nei confronti delle mafie e delle loro attività.
E questi argomenti vengono esaminati principalmente attraverso le risposte ottenute dagli Autori in alcune interviste fatte a svariati esponenti del mondo della cultura, del giornalismo, dell’università ecc...
Intellettuali, economisti, storici, ma anche “semplici” giovani dotati di grande coraggio e volontà: tutte persone che esprimono amore e rispetto per il Meridione non a chiacchiere, ma dando indicazioni concrete, che pongano l’accento sulla responsabilizzazione e da parte della classe dirigente e di ogni singolo cittadino.
Lo scopo del libro infatti non è altro che quello di andare oltre pregiudizi e luoghi comuni, provando a non arenarci nella rassegnazione passiva di che non crede che le cose possano migliorare, ma anzi mirando all’elaborazione di proposte costruttive che ridiano speranza al nostro Mezzogiorno.
Il Sud merita che si investano risorse nelle sue regioni, ma per farlo urge una “rivoluzione”, che dev’essere culturale anzitutto, di pensiero, e che non resti teorica ma promuova davvero lo sviluppo economico e sociale, ad es. sostenendo certe fasce di popolazione che vivono in condizioni di disagio, fornire ai giovani capaci e volenterosi aiuti concreti perché restino “a casa” e costruiscano qui il proprio futuro, perché se è vero che il nostro amato (e bistrattato) Meridione è pieno di ferite, è altresì vero che esso non è assolutamente privo di energie e di opportunità, che però vanno colte e canalizzate in progetti ben precisi.
Un libro che sa stimolare la riflessione, accennando con chiarezza tematiche molto attuali e urgenti; ritengo che il linguaggio sia alla portata della maggior parte dei lettori, essendo privo di tecnicismi e paroloni incomprensibili o difficili perché troppo specifici (e se anche ce ne fosse qualcuno, è bello che la lettura ci incoraggi ad accrescere la nostra cultura e il nostro vocabolario personale), ragion per cui “A me piace il Sud” si legge con scorrevolezza, è interessante per le tematiche e per il punto di vista adottato, che non è quello di chi “crede di saperne più di noi”, anzi, ha quell’umiltà propria di chi non solo “sa di cosa sta parlando”, ma ancor di più ama l’argomento in oggetto e sa restituirne la complessità, offrendo spunti in modo critico e diretto.Ringrazio la C.E. Armando Editore per avermi fatto conoscere questo libro, e ne consiglio lettura, tanto a chi, come me, è meridionale quanto a chi non lo è ^_-
Un Sud presentato per quello che è, senza nascondere nulla: con la classe politica dirigente che non fa ciò che dovrebbe, con le organizzazioni mafiose che sporcano il nostro territorio e alle quali troppo di sovente tanti cittadini strizzano l’occhio; la disoccupazione giovanile, l’arretratezza economica, la carenza di infrastrutture adeguate… e tanto altro!
Eppure il Sud resta una “terra d’opportunità”, e potrebbe esserlo con maggiore consapevolezza se si cercassero soluzioni concrete ai tanti problemi pratici che l’affliggono.
Problemi che non sono certo nuovi ma anzi affondano le proprie radici nella storia del nostro Paese e che si riassumono nella celebre (e abusatissima?) “questione meridionale”, che a dispetto dell’aggettivo non è solo “un affare del Meridione”, ma interessa l’intero Paese, perché questi non vedrà mai un vero e proprio progresso se una larga parte dello stesso versa in condizioni di arretratezza (di infrastrutture, di reddito, di occupazione, per non parlare a livello culturale e sociale).
Perché qualcosa cambi, è necessario che del Sud si parli, e non soltanto in termini di illegalità, disagio, come se in esso ci fossero solo la mafia, i criminali e gente corrotta e ignorante.
Questo non significa negare che in effetti c’è pure quest’anima negativa o illudersi che “al Sud va tutto bene”, tutt’altro: è necessario un approccio realista che porti a proporre soluzioni e percorsi nuovi, che ridiano dignità al Sud, restituendo ai suoi cittadini il senso di comunità e d’appartenenza al territorio.
Sono diversi e attuali i temi affrontati in questo scritto; temi che richiedono forse spazi maggiori per essere trattati in modo esaustivo, eppure già tra queste pagine il lettore viene stimolato a riflettere, a ragionare, a farsi una propria idea su tanti argomenti.
A partire dalla già menzionata “questione meridionale”, e alla tendenza a parlarne andando troppo in là nel tempo, come se la colpa dell’arretratezza dovesse essere attribuita solo al periodo unitario e a tutto ciò che l’ha caratterizzato (sui diversi fronti, politico, economico, sociale…): non sarà il caso di porre attenzione ad anni ben più recenti, così da cercare di individuare le responsabilità delle scelte politiche operate in epoche decisamente più vicine a noi?
Leggendo, il lettore si ritrova a confrontarsi con considerazioni e riflessioni circa il “fenomeno della corruzione” (e del sodalizio tra le mafie locali e i “colletti bianchi”), il familismo amorale (la tendenza, presente all’interno di una certa parte di famiglie meridionali, a fare i propri interessi anche quando essi cozzano con quelli sociali e con le leggi dello Stato), i giovani talenti che lasciano il nostro Sud (e non solo) per cercare migliori opportunità di vita e di lavoro altrove; il divario tra il Nord e il Sud (e le sue radici), il “problema delle energie rinnovabili”, la difesa dell’ambiente, il consenso sociale dei cittadini nei confronti delle mafie e delle loro attività.
E questi argomenti vengono esaminati principalmente attraverso le risposte ottenute dagli Autori in alcune interviste fatte a svariati esponenti del mondo della cultura, del giornalismo, dell’università ecc...
Intellettuali, economisti, storici, ma anche “semplici” giovani dotati di grande coraggio e volontà: tutte persone che esprimono amore e rispetto per il Meridione non a chiacchiere, ma dando indicazioni concrete, che pongano l’accento sulla responsabilizzazione e da parte della classe dirigente e di ogni singolo cittadino.
Lo scopo del libro infatti non è altro che quello di andare oltre pregiudizi e luoghi comuni, provando a non arenarci nella rassegnazione passiva di che non crede che le cose possano migliorare, ma anzi mirando all’elaborazione di proposte costruttive che ridiano speranza al nostro Mezzogiorno.
Il Sud merita che si investano risorse nelle sue regioni, ma per farlo urge una “rivoluzione”, che dev’essere culturale anzitutto, di pensiero, e che non resti teorica ma promuova davvero lo sviluppo economico e sociale, ad es. sostenendo certe fasce di popolazione che vivono in condizioni di disagio, fornire ai giovani capaci e volenterosi aiuti concreti perché restino “a casa” e costruiscano qui il proprio futuro, perché se è vero che il nostro amato (e bistrattato) Meridione è pieno di ferite, è altresì vero che esso non è assolutamente privo di energie e di opportunità, che però vanno colte e canalizzate in progetti ben precisi.
Un libro che sa stimolare la riflessione, accennando con chiarezza tematiche molto attuali e urgenti; ritengo che il linguaggio sia alla portata della maggior parte dei lettori, essendo privo di tecnicismi e paroloni incomprensibili o difficili perché troppo specifici (e se anche ce ne fosse qualcuno, è bello che la lettura ci incoraggi ad accrescere la nostra cultura e il nostro vocabolario personale), ragion per cui “A me piace il Sud” si legge con scorrevolezza, è interessante per le tematiche e per il punto di vista adottato, che non è quello di chi “crede di saperne più di noi”, anzi, ha quell’umiltà propria di chi non solo “sa di cosa sta parlando”, ma ancor di più ama l’argomento in oggetto e sa restituirne la complessità, offrendo spunti in modo critico e diretto.Ringrazio la C.E. Armando Editore per avermi fatto conoscere questo libro, e ne consiglio lettura, tanto a chi, come me, è meridionale quanto a chi non lo è ^_-