Il buio fa paura. Ce lo ricordano i bambini, nella loro innocenza e ingenuità, che non di rado ne hanno paura, perchè è lì che sono acquattati i mostri più spaventosi.
Ma basta accendere la luce, anche un lumino piccolo piccolo, per illuminare questo buio e accorgerci che i mostri scappano via...!
JUM FATTO DI BUIO
di Elisabetta Gnone
Salani Editore |
È inverno nel pacifico villaggio di Balicò e tutti sono in attesa del Natale, mentre intanto la neve scende ad imbiancare ogni cosa.
La piccola Olga Papel, una ragazzina sottile come un foglio di carta, sempre in compagnia del suo amato e fedele cane Valdo, riscalda i cuori degli abitanti con le sue bellissime storie, che tutti – piccoli e grandi – attendono con ansia.
Finchè un giorno la dolce e timida bambina racconta una storia diversa dalle altre in cui compare un personaggio inquietante, capace di mettere i brividi a chi ascolta: Jum fatto di buio.
Di chi si tratta? È un essere informe e molle, senza né mani né piedi, che va in cerca di… persone che soffrono!E sì, perché Jum si nutre di lacrime! È fatto di buio e ama il vuoto che è dentro ogni essere umano; quando incontra qualcuno che piange abbondanti e amare lacrime per aver perduto qualcosa o qualcuno, Jum scoppia di felicità, incoraggia la vittima a continuare a piangere e intanto lui ingrassa e si sazia bevendo il suo dolore.
È un personaggio davvero crudele, malvagio ed è comprensibile che un po’ di paura la metta a chi sente parlare di lui la prima volta.
Eppure la narratrice è tranquilla nel parlare di questo torbido essere, forse perché ella sa qual è l’unico modo per liberarsi di questo lui: ridere, essere felici!! Jum ha il terrore delle risate, dei sorrisi, degli scoppi di gioia, e davanti ad essi fugge immediatamente!
Ma non tutti colgono questa soluzione, anzi, le tante storie che man mano Olga racconta ai suoi attenti ascoltatori si diffondono nel villaggio, saltando di bocca in bocca e seminando un panico irrazionale, superstizioso e… pericoloso!
Molti cominciano a guardare Olga di traverso, come se lei avesse introdotto Jum nelle loro vite per terrorizzarli e far del male; tanti si convincono che Jum fatto di buio sia fatto di carne e ossa, che non sia semplicemente frutto della fantasia di una bambina bizzarra che lavora troppo di immaginazione, ma che sia un pericolo concreto per ciascuno di loro, pronto a danneggiarli in qualche modo.
Questa sciocca convinzione non solo alimenterà diffidenze, mormorii e sguardi ostili, ma genererà comportamenti decisamente sconsiderati che metteranno a repentaglio la vita di qualcuno molto caro alla nostra “racconta storie”…
Olga voleva soltanto portare speranza a chi ha il cuore triste, a chi piange per aver smarrito ciò che lo rendeva felice, ma si ritrova a dover combattere proprio con ciò che temono gli abitanti di Balicò: le paure cui non sappiamo dare un nome e una spiegazione, il vuoto nascosto in ogni persona, il buio che ci fa sentire persi, incapaci di vedere il bello che è in serbo per tutti, e che notiamo solo se lo cerchiamo e non ci chiudiamo in noi stessi.
“Jum fatto di buio” è un romanzo che fa riflettere grazie alla sua dolcissima protagonista: Olga è una bimba sensibile, giudiziosa, sempre in giro con Valdo in cerca di avventure da vivere con lui o con i suoi amici più cari, come Bruco, un ragazzino sincero e simpatico; ci fa tenerezza la timidezza di Olga in presenza del ragazzo che le piace e davanti al quale non riesce a non arrossire; ci commuove la sua bontà d’animo, che la spinge a raccontare storie che facciano bene al cuore di tutti, perché non c’è persona che non abbia vissuto o non viva dei momenti di buio:
Siamo in presenza di una storia che ha al suo interno tante piccole storie, come una matrioska: dentro un racconto ce ne sono degli altri ed ognuno ha la sua particolarità: c’è l’artista che ha perso il suo amato gatto (e con esso la capacità di dipingere), un uomo disperato per aver perso il proprio passato, una famiglia che ha smarrito il coraggio, l’uomo che fissava il buio, la bambina infelice che desiderava essere come Jum, cioè fatta anche lei di buio, essere un tutt’uno con il vuoto, perché tale era la sua esistenza, dopo essere rimasta completamente sola al mondo.Tutti i personaggi delle storie di Olga trovano il proprio personale perché per allontanare il buio dalla loro esistenza, per riempire il vuoto creatosi nel loro cuore con qualcosa che dia nuovamente valore ai loro giorni.
Ed è proprio questo, per quanto mi riguarda, l’insegnamento principale che possiamo trarre da questa bellissima storia: il buio può far capolino nella nostra vita, e con esso la sensazione di vuoto, la paura che non riusciremo più ad essere felici e che non ci resti altro che piangere su noi stessi, chiudendoci al mondo.Ma il mondo continua ad esserci e a riservarci, nostro malgrado, delle sorprese; sorprese che a volte sono semplici, nulla di eclatante: la bellezza di prendere il cappotto e uscir di casa a passeggiare, un micio da accarezzare, un cagnolone che ci fa compagnia, le stelle che dal cielo blu ci sorridono…
Sta a noi prendere la decisione di non affogare nei rimpianti, nel dolore, nelle lacrime, nella paura, ma sforzarci di guardarci attorno e riscoprire tante piccole ma importanti ragioni per le quali vale la pena vivere con gioia e speranza.
Un’altra verità che la bravissima Elisabetta Gnone ci porta a considerare è che quando ci lasciamo prendere dalla paura e dalla suggestione, finiamo per non ragionare più e per agire in maniera sconsiderata, provocando solo guai, quando invece sarebbe bastato fermarsi e riconoscere che spesso ciò che ci frena, che ci porta ad isolarci, che ci fa sentire al buio, che genera vuoti che poi riempiamo di cose tristi… non è fuori di noi, ma dentro!
E se Jum fosse qualcosa che noi stessi generiamo, quando perdiamo la capacità di guardare le cose belle e goderne?
Il vuoto dentro di noi non è creato solamente da ciò che ci viene tolto, ma spesso anche da ciò che desideriamo ardentemente ma non riusciamo ad avere; immergendomi nella lettura di queste pagine non ho potuto fare a meno di farmi delle domande su me stessa, e di considerare quante volte anche io mi sia trovata nel buio, sentendo pozzi gelidi di infelicità aprirsi sotto di me, mentre mi sentivo sprofondare senza riuscire a risalirne; in fondo, quando perdi o non hai qualcosa (che pensi possa rendere la tua vita davvero piena ed entusiasmante) è comprensibile soffrirne, e forse è anche necessario attraversare questa fase buia per uscirne più forti.
Come non ci appartengono i vuoti, che lasciati a se stessi sono pericolosi in quanto, presi da scoraggiamento, sconforto, timori…, rischiamo di riempirli di troppa roba, e magari di “spazzatura”.
E se provassimo a guardare il vuoto come un grande spazio che attende di essere colmato di nuove possibilità? E se il buio che ci attanaglia e fa indurire il nostro cuore non aspettasse altro che di essere spazzato via da una luce, per piccola che sia?
Olga di carta, la giovanissima protagonista di questo incantevole racconto, vuole aiutare chi l’ascolta (e, come noi, la legge) a capire proprio questa verità; certo, i mostri che abitano dentro di noi sono diversi, ci rendono fragili (chi di noi non lo è? E non sono le fragilità a renderci meravigliosamente umani?) e liberarcene non è proprio un’impresa semplicissima; forse a volte, con alcuni di essi, dovremo imparare a conviverci, ma ciò che conta è che non ci blocchino, impedendoci di splendere, di essere luce.
Ho apprezzato tutto di questo libro: la scrittura semplice ma stimolante per i giovani lettori, lo sfondo (il villaggio di Balicò) fittizio e incantato, la neve che rende il Natale ancora più magico, i diversi personaggi - alcuni buffi, altri burberi ma generosi, altri un po’ pettegoli… -, che danno vivacità allo sviluppo delle vicende, e in particolare la protagonista, tanto giovane quanto riflessiva e sensibile, i cui racconti riescono a “volare” dalla carta al singolo lettore, parlandogli, mostrandogli qualcosa di sè che magari non aveva il coraggio di riconoscere, e in questo modo... lo consola.
Perché è questo che può fare la lettura (o l’ascolto di storie): consolare, guarire, e lo fa con estrema generosità e naturalezza, stimolando la nostra fantasia senza farci perdere il contatto con la realtà, con ciò che ci circonda.
Consiglio assolutamente la lettura di questo meraviglioso romanzo, adatto ai giovanissimi ma anche ai più grandi, perché sa affascinare, far sorridere, commuovere, pensare, il che non è affatto di poco conto, tanto più in tempi come i nostri, in cui si dicono e leggono tante, troppe parole (spesso vuote e senza senso), in cui non c’è tempo per fermarsi a meditare, ascoltare, parlarsi… (si va troppo di fretta, ci sono troppe cose da fare, troppi stimoli ai quali rispondere), e allora Elisabetta Gnone sa come caricare di significato, valore e sentimento la sua narrazione, andando dritto al cuore e regalando emozioni pulite ai suoi lettori.
Deliziosa la cover e molto belle le illustrazioni in bianco e nero che arricchiscono il libro.
Finchè un giorno la dolce e timida bambina racconta una storia diversa dalle altre in cui compare un personaggio inquietante, capace di mettere i brividi a chi ascolta: Jum fatto di buio.
Di chi si tratta? È un essere informe e molle, senza né mani né piedi, che va in cerca di… persone che soffrono!E sì, perché Jum si nutre di lacrime! È fatto di buio e ama il vuoto che è dentro ogni essere umano; quando incontra qualcuno che piange abbondanti e amare lacrime per aver perduto qualcosa o qualcuno, Jum scoppia di felicità, incoraggia la vittima a continuare a piangere e intanto lui ingrassa e si sazia bevendo il suo dolore.
È un personaggio davvero crudele, malvagio ed è comprensibile che un po’ di paura la metta a chi sente parlare di lui la prima volta.
Eppure la narratrice è tranquilla nel parlare di questo torbido essere, forse perché ella sa qual è l’unico modo per liberarsi di questo lui: ridere, essere felici!! Jum ha il terrore delle risate, dei sorrisi, degli scoppi di gioia, e davanti ad essi fugge immediatamente!
Ma non tutti colgono questa soluzione, anzi, le tante storie che man mano Olga racconta ai suoi attenti ascoltatori si diffondono nel villaggio, saltando di bocca in bocca e seminando un panico irrazionale, superstizioso e… pericoloso!
Molti cominciano a guardare Olga di traverso, come se lei avesse introdotto Jum nelle loro vite per terrorizzarli e far del male; tanti si convincono che Jum fatto di buio sia fatto di carne e ossa, che non sia semplicemente frutto della fantasia di una bambina bizzarra che lavora troppo di immaginazione, ma che sia un pericolo concreto per ciascuno di loro, pronto a danneggiarli in qualche modo.
Questa sciocca convinzione non solo alimenterà diffidenze, mormorii e sguardi ostili, ma genererà comportamenti decisamente sconsiderati che metteranno a repentaglio la vita di qualcuno molto caro alla nostra “racconta storie”…
Olga voleva soltanto portare speranza a chi ha il cuore triste, a chi piange per aver smarrito ciò che lo rendeva felice, ma si ritrova a dover combattere proprio con ciò che temono gli abitanti di Balicò: le paure cui non sappiamo dare un nome e una spiegazione, il vuoto nascosto in ogni persona, il buio che ci fa sentire persi, incapaci di vedere il bello che è in serbo per tutti, e che notiamo solo se lo cerchiamo e non ci chiudiamo in noi stessi.
“Jum fatto di buio” è un romanzo che fa riflettere grazie alla sua dolcissima protagonista: Olga è una bimba sensibile, giudiziosa, sempre in giro con Valdo in cerca di avventure da vivere con lui o con i suoi amici più cari, come Bruco, un ragazzino sincero e simpatico; ci fa tenerezza la timidezza di Olga in presenza del ragazzo che le piace e davanti al quale non riesce a non arrossire; ci commuove la sua bontà d’animo, che la spinge a raccontare storie che facciano bene al cuore di tutti, perché non c’è persona che non abbia vissuto o non viva dei momenti di buio:
“Quando qualcuno che amiamo, o qualcosa a cui teniamo, se ne va per non tornare oppure si perde per sempre, dentro di noi si crea un grande spazio vuoto e quel vuoto è buio come il fondo di un pozzo. Ed è gelido. E qualche volta anche così vasto che sembra d’essere fatti solo di un buio gelido e vuoto. Però non è proprio così, giusto? Ci sembra in quel momento perché siamo disperati”.
Siamo in presenza di una storia che ha al suo interno tante piccole storie, come una matrioska: dentro un racconto ce ne sono degli altri ed ognuno ha la sua particolarità: c’è l’artista che ha perso il suo amato gatto (e con esso la capacità di dipingere), un uomo disperato per aver perso il proprio passato, una famiglia che ha smarrito il coraggio, l’uomo che fissava il buio, la bambina infelice che desiderava essere come Jum, cioè fatta anche lei di buio, essere un tutt’uno con il vuoto, perché tale era la sua esistenza, dopo essere rimasta completamente sola al mondo.Tutti i personaggi delle storie di Olga trovano il proprio personale perché per allontanare il buio dalla loro esistenza, per riempire il vuoto creatosi nel loro cuore con qualcosa che dia nuovamente valore ai loro giorni.
Ed è proprio questo, per quanto mi riguarda, l’insegnamento principale che possiamo trarre da questa bellissima storia: il buio può far capolino nella nostra vita, e con esso la sensazione di vuoto, la paura che non riusciremo più ad essere felici e che non ci resti altro che piangere su noi stessi, chiudendoci al mondo.Ma il mondo continua ad esserci e a riservarci, nostro malgrado, delle sorprese; sorprese che a volte sono semplici, nulla di eclatante: la bellezza di prendere il cappotto e uscir di casa a passeggiare, un micio da accarezzare, un cagnolone che ci fa compagnia, le stelle che dal cielo blu ci sorridono…
Sta a noi prendere la decisione di non affogare nei rimpianti, nel dolore, nelle lacrime, nella paura, ma sforzarci di guardarci attorno e riscoprire tante piccole ma importanti ragioni per le quali vale la pena vivere con gioia e speranza.
Un’altra verità che la bravissima Elisabetta Gnone ci porta a considerare è che quando ci lasciamo prendere dalla paura e dalla suggestione, finiamo per non ragionare più e per agire in maniera sconsiderata, provocando solo guai, quando invece sarebbe bastato fermarsi e riconoscere che spesso ciò che ci frena, che ci porta ad isolarci, che ci fa sentire al buio, che genera vuoti che poi riempiamo di cose tristi… non è fuori di noi, ma dentro!
E se Jum fosse qualcosa che noi stessi generiamo, quando perdiamo la capacità di guardare le cose belle e goderne?
Il vuoto dentro di noi non è creato solamente da ciò che ci viene tolto, ma spesso anche da ciò che desideriamo ardentemente ma non riusciamo ad avere; immergendomi nella lettura di queste pagine non ho potuto fare a meno di farmi delle domande su me stessa, e di considerare quante volte anche io mi sia trovata nel buio, sentendo pozzi gelidi di infelicità aprirsi sotto di me, mentre mi sentivo sprofondare senza riuscire a risalirne; in fondo, quando perdi o non hai qualcosa (che pensi possa rendere la tua vita davvero piena ed entusiasmante) è comprensibile soffrirne, e forse è anche necessario attraversare questa fase buia per uscirne più forti.
“Siamo lumini che attendono di splendere, il buio non ci appartiene”.
Come non ci appartengono i vuoti, che lasciati a se stessi sono pericolosi in quanto, presi da scoraggiamento, sconforto, timori…, rischiamo di riempirli di troppa roba, e magari di “spazzatura”.
E se provassimo a guardare il vuoto come un grande spazio che attende di essere colmato di nuove possibilità? E se il buio che ci attanaglia e fa indurire il nostro cuore non aspettasse altro che di essere spazzato via da una luce, per piccola che sia?
Olga di carta, la giovanissima protagonista di questo incantevole racconto, vuole aiutare chi l’ascolta (e, come noi, la legge) a capire proprio questa verità; certo, i mostri che abitano dentro di noi sono diversi, ci rendono fragili (chi di noi non lo è? E non sono le fragilità a renderci meravigliosamente umani?) e liberarcene non è proprio un’impresa semplicissima; forse a volte, con alcuni di essi, dovremo imparare a conviverci, ma ciò che conta è che non ci blocchino, impedendoci di splendere, di essere luce.
Ho apprezzato tutto di questo libro: la scrittura semplice ma stimolante per i giovani lettori, lo sfondo (il villaggio di Balicò) fittizio e incantato, la neve che rende il Natale ancora più magico, i diversi personaggi - alcuni buffi, altri burberi ma generosi, altri un po’ pettegoli… -, che danno vivacità allo sviluppo delle vicende, e in particolare la protagonista, tanto giovane quanto riflessiva e sensibile, i cui racconti riescono a “volare” dalla carta al singolo lettore, parlandogli, mostrandogli qualcosa di sè che magari non aveva il coraggio di riconoscere, e in questo modo... lo consola.
Perché è questo che può fare la lettura (o l’ascolto di storie): consolare, guarire, e lo fa con estrema generosità e naturalezza, stimolando la nostra fantasia senza farci perdere il contatto con la realtà, con ciò che ci circonda.
Consiglio assolutamente la lettura di questo meraviglioso romanzo, adatto ai giovanissimi ma anche ai più grandi, perché sa affascinare, far sorridere, commuovere, pensare, il che non è affatto di poco conto, tanto più in tempi come i nostri, in cui si dicono e leggono tante, troppe parole (spesso vuote e senza senso), in cui non c’è tempo per fermarsi a meditare, ascoltare, parlarsi… (si va troppo di fretta, ci sono troppe cose da fare, troppi stimoli ai quali rispondere), e allora Elisabetta Gnone sa come caricare di significato, valore e sentimento la sua narrazione, andando dritto al cuore e regalando emozioni pulite ai suoi lettori.
Deliziosa la cover e molto belle le illustrazioni in bianco e nero che arricchiscono il libro.