sabato 3 febbraio 2018

Recensione: OLGA DI CARTA - JUM FATTO DI BUIO di Elisabetta Gnone



Il buio fa paura. Ce lo ricordano i bambini, nella loro innocenza e ingenuità, che non di rado ne hanno paura, perchè è lì che sono acquattati i mostri più spaventosi.
Ma basta accendere la luce, anche un lumino piccolo piccolo, per illuminare questo buio e accorgerci che i mostri scappano via...!



JUM FATTO DI BUIO
di Elisabetta Gnone



Salani Editore
È inverno nel pacifico villaggio di Balicò e tutti sono in attesa del Natale, mentre intanto la neve scende ad imbiancare ogni cosa.
La piccola Olga Papel, una ragazzina sottile come un foglio di carta, sempre in compagnia del suo amato e fedele cane Valdo, riscalda i cuori degli abitanti con le sue bellissime storie, che tutti – piccoli e grandi – attendono con ansia.

Finchè un giorno la dolce e timida bambina racconta una storia diversa dalle altre in cui compare un personaggio inquietante, capace di mettere i brividi a chi ascolta: Jum fatto di buio.

Di chi si tratta? È un essere informe e molle, senza né mani né piedi, che va in cerca di… persone che soffrono!E sì, perché Jum si nutre di lacrime! È fatto di buio e ama il vuoto che è dentro ogni essere umano; quando incontra qualcuno che piange abbondanti e amare lacrime per aver perduto qualcosa o qualcuno, Jum scoppia di felicità, incoraggia la vittima a continuare a piangere e intanto lui ingrassa e si sazia bevendo il suo dolore.
È un personaggio davvero crudele, malvagio ed è comprensibile che un po’ di paura la metta a chi sente parlare di lui la prima volta.

Eppure la narratrice è tranquilla nel parlare di questo torbido essere, forse perché ella sa qual è l’unico modo per liberarsi di questo lui: ridere, essere felici!! Jum ha il terrore delle risate, dei sorrisi, degli scoppi di gioia, e davanti ad essi fugge immediatamente!

Ma non tutti colgono questa soluzione, anzi, le tante storie che man mano Olga racconta ai suoi attenti ascoltatori si diffondono nel villaggio, saltando di bocca in bocca e seminando un panico irrazionale, superstizioso e… pericoloso!
Molti cominciano a guardare Olga di traverso, come se lei avesse introdotto Jum nelle loro vite per terrorizzarli e far del male; tanti si convincono che Jum fatto di buio sia fatto di carne e ossa, che non sia semplicemente frutto della fantasia di una bambina bizzarra che lavora troppo di immaginazione, ma che sia un pericolo concreto per ciascuno di loro, pronto a danneggiarli in qualche modo.
Questa sciocca convinzione non solo alimenterà diffidenze, mormorii e sguardi ostili, ma genererà comportamenti decisamente sconsiderati che metteranno a repentaglio la vita di qualcuno molto caro alla nostra “racconta storie”…

Olga voleva soltanto portare speranza a chi ha il cuore triste, a chi piange per aver smarrito ciò che lo rendeva felice, ma si ritrova a dover combattere proprio con ciò che temono gli abitanti di Balicò: le paure cui non sappiamo dare un nome e una spiegazione, il vuoto nascosto in ogni persona, il buio che ci fa sentire persi, incapaci di vedere il bello che è in serbo per tutti, e che notiamo solo se lo cerchiamo e non ci chiudiamo in noi stessi.

“Jum fatto di buio” è un romanzo che fa riflettere grazie alla sua dolcissima protagonista: Olga è una bimba sensibile, giudiziosa, sempre in giro con Valdo in cerca di avventure da vivere con lui o con i suoi amici più cari, come Bruco, un ragazzino sincero e simpatico; ci fa tenerezza la timidezza di Olga in presenza del ragazzo che le piace e davanti al quale non riesce a non arrossire; ci commuove la sua bontà d’animo, che la spinge a raccontare storie che facciano bene al cuore di tutti, perché non c’è persona che non abbia vissuto o non viva dei momenti di buio:

“Quando qualcuno che amiamo, o qualcosa a cui teniamo, se ne va per non tornare oppure si perde per sempre, dentro di noi si crea un grande spazio vuoto e quel vuoto è buio come il fondo di un pozzo. Ed è gelido. E qualche volta anche così vasto che sembra d’essere fatti solo di un buio gelido e vuoto. Però non è proprio così, giusto? Ci sembra in quel momento perché siamo disperati”.

Siamo in presenza di una storia che ha al suo interno tante piccole storie, come una matrioska: dentro un racconto ce ne sono degli altri ed ognuno ha la sua particolarità: c’è l’artista che ha perso il suo amato gatto (e con esso la capacità di dipingere), un uomo disperato per aver perso il proprio passato, una famiglia che ha smarrito il coraggio, l’uomo che fissava il buio, la bambina infelice che desiderava essere come Jum, cioè fatta anche lei di buio, essere un tutt’uno con il vuoto, perché tale era la sua esistenza, dopo essere rimasta completamente sola al mondo.Tutti i personaggi delle storie di Olga trovano il proprio personale perché per allontanare il buio dalla loro esistenza, per riempire il vuoto creatosi nel loro cuore con qualcosa che dia nuovamente valore ai loro giorni. 

Ed è proprio questo, per quanto mi riguarda, l’insegnamento principale che possiamo trarre da questa bellissima storia: il buio può far capolino nella nostra vita, e con esso la sensazione di vuoto, la paura che non riusciremo più ad essere felici e che non ci resti altro che piangere su noi stessi, chiudendoci al mondo.
Ma il mondo continua ad esserci e a riservarci, nostro malgrado, delle sorprese; sorprese che a volte sono semplici, nulla di eclatante: la bellezza di prendere il cappotto e uscir di casa a passeggiare, un micio da accarezzare, un cagnolone che ci fa compagnia, le stelle che dal cielo blu ci sorridono…

Sta a noi prendere la decisione di non affogare nei rimpianti, nel dolore, nelle lacrime, nella paura, ma sforzarci di guardarci attorno e riscoprire tante piccole ma importanti ragioni per le quali vale la pena vivere con gioia e speranza.

Un’altra verità che la bravissima Elisabetta Gnone ci porta a considerare è che quando ci lasciamo prendere dalla paura e dalla suggestione, finiamo per non ragionare più e per agire in maniera sconsiderata, provocando solo guai, quando invece sarebbe bastato fermarsi e riconoscere che spesso ciò che ci frena, che ci porta ad isolarci, che ci fa sentire al buio, che genera vuoti che poi riempiamo di cose tristi… non è fuori di noi, ma dentro!

E se Jum fosse qualcosa che noi stessi generiamo, quando perdiamo la capacità di guardare le cose belle e goderne?

Il vuoto dentro di noi non è creato solamente da ciò che ci viene tolto, ma spesso anche da ciò che desideriamo ardentemente ma non riusciamo ad avere; immergendomi nella lettura di queste pagine non ho potuto fare a meno di farmi delle domande su me stessa, e di considerare quante volte anche io mi sia trovata nel buio, sentendo pozzi gelidi di infelicità aprirsi sotto di me, mentre mi sentivo sprofondare senza riuscire a risalirne; in fondo, quando perdi o non hai qualcosa (che pensi possa rendere la tua vita davvero piena ed entusiasmante) è comprensibile soffrirne, e forse è anche necessario attraversare questa fase buia per uscirne più forti.


“Siamo lumini che attendono di splendere, il buio non ci appartiene”.

Come non ci appartengono i vuoti, che lasciati a se stessi sono pericolosi in quanto, presi da scoraggiamento, sconforto, timori…, rischiamo di riempirli di troppa roba, e magari di “spazzatura”.

E se provassimo a guardare il vuoto come un grande spazio che attende di essere colmato di nuove possibilità? E se il buio che ci attanaglia e fa indurire il nostro cuore non aspettasse altro che di essere spazzato via da una luce, per piccola che sia?


Olga di carta, la giovanissima protagonista di questo incantevole racconto, vuole aiutare chi l’ascolta (e, come noi, la legge) a capire proprio questa verità; certo, i mostri che abitano dentro di noi sono diversi, ci rendono fragili (chi di noi non lo è? E non sono le fragilità a renderci meravigliosamente umani?) e liberarcene non è proprio un’impresa semplicissima; forse a volte, con alcuni di essi, dovremo imparare a conviverci, ma ciò che conta è che non ci blocchino, impedendoci di splendere, di essere luce.

Ho apprezzato tutto di questo libro: la scrittura semplice ma stimolante per i giovani lettori, lo sfondo (il villaggio di Balicò) fittizio e incantato, la neve che rende il Natale ancora più magico, i diversi personaggi - alcuni buffi, altri burberi ma generosi, altri un po’ pettegoli… -, che danno vivacità allo sviluppo delle vicende, e in particolare la protagonista, tanto giovane quanto riflessiva e sensibile, i cui racconti riescono a “volare” dalla carta al singolo lettore, parlandogli, mostrandogli qualcosa di sè che magari non aveva il coraggio di riconoscere, e in questo modo... lo consola.

Perché è questo che può fare la lettura (o l’ascolto di storie): consolare, guarire, e lo fa con estrema generosità e naturalezza, stimolando la nostra fantasia senza farci perdere il contatto con la realtà, con ciò che ci circonda.
Consiglio assolutamente la lettura di questo meraviglioso romanzo, adatto ai giovanissimi ma anche ai più grandi, perché sa affascinare, far sorridere, commuovere, pensare, il che non è affatto di poco conto, tanto più in tempi come i nostri, in cui si dicono e leggono tante, troppe parole (spesso vuote e senza senso), in cui non c’è tempo per fermarsi a meditare, ascoltare, parlarsi… (si va troppo di fretta, ci sono troppe cose da fare, troppi stimoli ai quali rispondere), e allora Elisabetta Gnone sa come caricare di significato, valore e sentimento la sua narrazione, andando dritto al cuore e regalando emozioni pulite ai suoi lettori.

Deliziosa la cover e molto belle le illustrazioni in bianco e nero che arricchiscono il libro.

venerdì 2 febbraio 2018

Novità Intrecci Edizioni: FRATELLI DI STORIA di Marco Casula



Cari amici, oggi vi do il buongiorno con una novità Intrecci edizioni.


FRATELLI DI STORIA
di Marco Casula




Pagine: 278
Prezzo: 16,00 €
Collana: Enne di Intrecci

«Perché fratelli di storia?»
Perché c’è un luogo nella vita dove andare davvero. Questo luogo è la storia che abbiamo passato insieme. È l’unica cosa che ci lega. Nonostante i drammi, le lacerazioni, i conflitti. Non sono le idee o le ideologie o i fatti, è la storia.

Non è un romanzo storico. La storia è cornice. Di più, è uno spazio mentale nel quale si inscenano, dentro uno squarcio di vita nazionale, due esistenze in contesti storici assai diversi, ma contigui.

Due date simboliche nelle quali si consuma il dramma di una nazione:
⁃ 8 settembre 1943, il giorno dell’armistizio con gli anglo americani nel 2° conflitto

mondiale; il giorno della catastrofe; il giorno nel quale è morto il concetto di patria.
⁃ 12 dicembre 1969, il giorno della strage di piazza Fontana a Milano; il giorno nel quale molti italiani persero la loro innocenza, ma presero coscienza che la democrazia si prende e non si concede.

Che storia è. È storia di un tentativo di redenzione laica. Ciò che l’uomo è disposto a fare, a rischio di perdersi pur di salvarsi dalla tempesta.
È l’itinerario umano di anime perdute nella tempesta dei Giorni.
I protagonisti sono come gli Arcangeli nel Paradiso Perduto di John Milton. Cacciati dal paradiso dei loro ideali, si sfracellano nel fango e nel sangue della Terra, perdono la loro purezza e diventano Diavoli. Vedi i Nomi dei personaggi o i Nomi dei Luoghi che i personaggi frequentano. I temi della Follia, della Violenza e l’esperienza della Morte.

È il viaggio del nostro esserci. Del nostro essere nel mondo. Generazioni che hanno scontato la storia del Novecento, un secolo rivoluzionario, partecipando a quello che era l’ordine del giorno a quel tempo.

giovedì 1 febbraio 2018

Bilancio di letture di Gennaio e Reading Challenge 2018



Buongiorno cari lettori!!
Febbraio è entrato ed io, come d'abitudine, mi accingo a tirare le somme delle letture del mese appena trascorso.

Partiamo dagli obiettivi della Reading Challenge 2018:


Reading Challenge
.
  • Obiettivo n. 4 - Un libro in cui ci sia il mare come elemento importante. IL PROFUMO DELLA TEMPESTA di E. Gaudì (RECENSIONE). Il mare tempestoso e immenso e un'ambientazione esotica e affascinante fanno da sfondo ad una storia di amore e di passione tra due anime forti che la vita ha messo a dura prova.
  • Obiettivo n. 28 - Un libro che nel titolo abbia un elemento meteorologico. IN PIEDI SULL’ARCOBALENO di F. Flagg (RECENSIONE): è il vivace ritratto delle vite degli abitanti di una semplice cittadina del Missouri: persone spontanee, generose, curiose, alcune timidissime altre stravaganti ed estroverse, le cui vicende personali e famigliari ci scorrono sotto gli occhi nell'arco di più di quarant'anni, strappandoci sorrisi e regalandoci un pizzico di dolce nostalgia.
  • Obiettivo n.18 - Un libro che parli di una battaglia personale. NON CHIEDERE PERCHE’ di F. Di Mare (RECENSIONE). La vita di un giornalista dedito completamente al lavoro, con un matrimonio naufragato alle spalle e uno spirito costantemente mosso da inquietudini cui non sa dare un nome, viene rivoluzionata dall’incontro inatteso con una bambina bosniaca, sola e abbandonata in un Paese martoriato dal conflitto balcanico degli Anni ’90.
  • Obiettivo n.30 - Un libro il cui titolo abbia la stessa iniziale del proprio nome. APPUNTI DI MECCANICA CELESTE di D. Dara (RECENSIONE): sette personaggi le cui storie personali gravitano come pianeti solitari in un universo dominato solo apparentemente dal caso e dal caos; esistenze che si intrecciano tra loro e che nascondono ciascuna senso, significato, scopo, che si scoprono solo vivendo.
  • Obiettivo n.9 - Un libro che contenga ricette. VENDEMMIA ROSSO SANGUE di M. Castellani (RECENSIONE). Un uomo in bicicletta muore misteriosamente, ma prima sussurra due parole straniere all’orecchio dell’albergatore Marco Vincenti che, insieme ai suoi amiconi Piero e Andrea, e sotto la supervisione fel maresciallo Bevacqua, si impegnerà a risolvere un nuovo caso di omicidio.
  • Obiettivo n.6 - Un libro in cui il protagonista è impegnato in una lotta contro il tempo. IL GIOCO DEGLI OCCHI di S. Fitzek (RECENSIONE): Fitzek ha scritto un thriller psicologico ad alta tensione, ricchissimo di colpi di scena, in cui il lettore viene coinvolto, capitolo dopo capitolo, in una corsa contro il tempo che lo porta faccia a faccia col male più profondo che c’è nell’uomo. 
  • Obiettivo n.13 - Una biografia/autobiografia di uno scienziato: BREVE STORIA DELLA MIA VITA di Stephen Hawking (RECENSIONE). La breve autobiografia di uno scienziato dei nostri giorni, segnato nel corpo da una grave disabilità che non gli ha impedito di affermarsi come uno dei più influenti matematici al mondo.

Altre letture non rientranti nella sfida:

  • HELGA di A. Aschiarolo (RECENSIONE): un breve racconto fiabesco, che trasporta il lettore in un tempo e spazio indefiniti in cui la dolce protagonista è chiamata a scegliere tra una vita semplice e le ricchezze.
  • IL CASO DEMICHELLIS di F. Marìn (RECENSIONE): Un avvocato, una giovane donna e uno strambo detective sono i protagonisti di questo coinvolgente giallo ambientato tra le strade e i tribunali di Ibiza e che cattura il lettore già dalle prime pagine. 

La lettura più bella di Gennaio? Tra esse (che comunque mi sono piaciute tutte) scelgo senza dubbio  quella che mi ha emozionata maggiormente: "Appunti di meccanica celeste".


LIBRI ATTUALMENTE IN LETTURA:

Jum fatto di buio di E. Gnone: un libro per ragazzi con una protagonista molto dolce, che racconta storie davvero speciali!
Il matrimonio degli opposti  di A. Hoffman: la storia di una donna dal carattere d'acciaio e delle tempeste che la vita le ha messo davanti.
Little Boy Blue di E. Bunker: la storia di un ragazzino destinato dalla vita e dalle tristi circostanze che l'hanno coinvolto alla criminalità.


E ADESSO TOCCA A VOI!
COME SONO STATE LE VOSTRE LETTURE DEL MESE?
QUALE/I LIBRO/I VI HA MAGGIORMENTE COLPITO/DELUSO?

mercoledì 31 gennaio 2018

Recensione: HELGA di Antonio Aschiarolo



Una breve ma significativa storia dai contorni fiabeschi che ci ricorda come per essere felici non sia affatto necessario aspirare a possedere ricchezze materiali e potere.


HELGA
di Antonio Aschiarolo



self publishing
E' una fredda giornata d'inverno quando una coppia di umili contadini senza figli trova un bimba in fasce, abbandonata in un bosco, decidendola di prenderla con sè, accogliendola come un dono del cielo.
La piccola Helga cresce nella semplicità e nei sani principi, amata profondamente dai genitori "adottivi", per i quali la figlia è davvero ciò che di più prezioso essi hanno mai avuto.
Cresce spensierata finché un giorno, mentre è da sola nei pressi di un fiume, viene rapita da due malfattori, che la conducono in presenza della madre naturale, una regina potentissima, che insisite perchè Helga ascolti i vari tentativi (falliti) da lei fatti per ritrovarla e cosa si aspetta da lei, ora che l'ha ritrovata.

Cosa vuole adesso dalla ragazza, la sua vera madre?
Helga sentirà dentro di sè il desiderio di tornare alla vita umile ma felice e vera nella quale è cresciuta o accetterà di impossessarsi di quel destino splendido che, per nascita, le appartiene di diritto, e che potrebbe donarle la possibilità di diventare principessa e di governare un intero regno?

E' un racconto piccolo ma incantevole; come già in passato, anche questa volta lo stile dell'Autore affascina per il linguaggio che sa unire la ricercatezza nell'uso della terminologia con la poesia contenuta nelle descrizioni della natura e ancora con la genuinità e la purezza dei sentimenti provati dai personaggi: l'amore senza riserve dei genitori adottivi di Helga, la saggezza e la gratitudine di quest'ultima,  cui si contrappongono l'egoismo e l'arroganza della regina madre, convinta che l'affetto si possa comprare con i beni materiali.
Lettura molto scorrevole, veloce e che ha il sapore delle fiabe tradizionali, la cui lettura fa sempre bene al cuore.

Recensione: BREVE STORIA DELLA MIA VITA di Stephen Hawking (RC2018)



La breve autobiografia di uno scienziato dei nostri giorni, segnato nel corpo da una grave disabilità che non gli ha impedito di affermarsi come uno dei più influenti matematici al mondo.



BREVE STORIA DELLA MIA VITA
di Stephen Hawking



Ed. Mondadori
134 pp
16 euro
"Per i miei colleghi sono semplicemente un fisico come un altro, ma per il pubblico più vasto sono forse diventato lo scienziato più famoso del mondo. Ciò è dovuto in parte al fatto che io corrispondo allo stereotipo del genio disabile. Non posso camuffarmi con una parrucca e degli occhiali scuri: la sedia a rotelle mi tradisce." 

Stephen Hawking, dopo l'enorme successo ottenuto con le sue opere divulgative a carattere scientifico, ha deciso di parlare per la prima volta di sè, della propria vita, dall'infanzia trascorsa a Londra negli anni del dopoguerra alla goliardica adolescenza al college, proseguendo con il manifestarsi della malattia neurodegenerativa che l'ha colpito all'età di ventun anni, riducendone le capacità di movimento e di comunicazione, fino a portarlo all'immobilità quasi assoluta.
Hawking è diventato nel tempo uno studioso di fama internazionale e in queste poche pagine, accompagnate da fotografie inedite, impariamo a conoscere un uomo dalle mille sfaccettature e dall'incredibile intelligenza, che con onestà, ironia e leggerezza ci racconta di sè bambino, della precoce passione per la matematica, lo studente curioso e brillante (inizia a frequentare l'università di Oxford a 17 anni), soprannominato dai compagni "Einstein", che trovava il lavoro accademico fin troppo semplice e per il quale non si impegnava come avrebbe dovuto...:

"...all'epoca condividevo tale atteggiamento con la maggior parte dei miei compagni di studi. Ostentavamo un'aria irrimediabilmente annoiata e la convinzione che non ci fosse cosa per cui valesse la pena di fare uno sforzo. Un effetto della malattia è stato di cambiare tutto ciò. Quando si ha di frnte la possibilità di una morte prematura, ci si rende conto che la vita reale vale la pena di essere vissuta e che ci sono innumerevoli cose che si vogliono fare."

Dopo la laurea in Scienze Naturali, intraprese il proprio percorso formativo in Cosmologia a Cambridge, cominciando ad interessarsi dell'origine dell'universo e del Big Bang.
La malattia (una forma di sclerosi laterale amiotrofica) gli fu diagnosticata a soli 21 anni e progressivamente finì per limitarlo nei movimenti, fino a costringerlo su una sedia a rotelle, oltre a dargli un sacco di gravi problemi collaterali, come quelli respiratori.

Ma comprendiamo subito come Stephen non abbia mai smesso di essere un uomo determinato, che si divertiva a fare scommesse con gli amici sull'esistenza dei buchi neri, che non si è precluso la possibilità di avere un'esistenza il più possibile vicina alla normalità - si è sposato due volte e ha avuto tre figli - e non ha mai smesso di lottare per conquistare un posto nel mondo accademico, decidendo di non arrendersi di fronte all'aggravarsi delle proprie condizioni di salute.

E' una lettura che si legge in pochissimo tempo, anzitutto per la sua brevità ma anche perchè fruibile e semplice nel linguaggio, e interessante nei contenuti: l'Autore ci racconta aneddoti e situazioni della propria vita privata e sintetizza, con parole accessibili ai suoi lettori, alcuni degli argomenti scientifici e matematici di cui si è maggiormente occupato, dalla teoria dei buchi neri al tempo immaginario alle spiegazioni su come ha avuto origine l'universo.
Ammetto di non amare particolarmente tutto ciò che ha a che fare con la fisica e la matematica, e per quanto la cosmologia mi affascini, in realtà poi mi perdo nei paroloni tecnici e finisco per distrami e capirci ben poco.
E' vero che in questo libro ci sono dei capitoli in cui l'Autore disserta sugli argomenti che ho menzionato più su, ma grazie a uno stile volutamente molto discorsivo e di facile comprensione, non mi sono annoiata e anzi è stato piacevole soffermarsi su contenuti appartenenti ad ambiti di conoscenza che (purtroppo) "mastico" poco ma che innegabilmente stimolano tante domande e curiosità.

Ma soprattutto, ciò che queste pagine mi hanno lasciato è una profonda e sincera ammirazione per un uomo che non si è lasciato sconfiggere dalla malattia degenerativa che l'ha colpito, il che non significa che non abbia affrontato il proprio personale "buco nero" (la depressione), ma che ha fatto della propria passione, della sete di studio e conoscenza, la missione di una vita, trovando sempre il modo di superare limiti e difficoltà e lasciandosi apprezzare per la forza di carattere e per l'intelligenza straordinarie.

Consigliato, in particolare a chi ama leggere le autobiografie.


Reading Challenge
obiettivo n. 13.
Una biografia o autobiografia di uno scienziato

martedì 30 gennaio 2018

PREMIO LETTERARIO “UN MONTE DI POESIA” 2018 (XIII edizione)



Concorso di poesia!!

PREMIO LETTERARIO “UN MONTE DI POESIA” 2018
(XIII edizione)


Patrocinato dall’Amministrazione Comunale e Proloco di Abbadia S.S. (SI) e dall’Accademia Alfieri di
Firenze, il premio è articolato in 4 sezioni:


  1.  Poesia a tema “La montagna”
  2. Poesie a tema libero 
  3. Sezione Dialetto tema libero 
  4. Sezione giovani.

Gli elaborati (max 3 a sezione) dovranno essere inviati entro il 22
LUGLIO 2018.

È previsto per ciascuna sezione un contributo di € 10 per la prima poesia e € 5 per ognuna delle successive (esclusa Sezione giovani).
I testi (max 25 versi, in 2 copie di cui una riportante i dati e i
recapiti dell’Autore) potranno essere inviati per posta a INFOPOINT PRO LOCO Viale Roma N°10 -
53021 Abbadia San Salvatore (SI) e per e-mail a unmontedipoesia@alice.it

Il contributo potrà essere
versato tramite: VAGLIA POSTALE (indirizzo Pro Loco), POSTEPAY intestata a Tiziana Curti n° 5333
1710 1655 0440
oppure BONIFICO BANCARIO su iban IT59W0760105138241080941082 sempre beneficiario Tiziana
Curti
(inviare la copia della ricevuta di pagamento).

La premiazione è fissata per Domenica 20 Ottobre 2018 in occasione della FESTA D’AUTUNNO presso il teatro Servadio , via Pinelli 13 di Abbadia S.S. (SI). Ai vincitori saranno assegnate coppe, medaglie e
pergamene e, solo per i primi classificati, premi in denaro (esclusa Sez. giovani).


Per informazioni: INFOPOINT PRO LOCO tel. 0577 770361 oppure TIZIANA CURTI cell.
3395904072.(solo sera dopo le 20)

lunedì 29 gennaio 2018

Segnalazione thriller psicologico: "La Fuoriuscita" di Giuseppe Lago



Cari lettori, vi presento un romanzo psicologico che affronta in modo particolarmente accurato il tema della psicoterapia e dei suoi eccessi, non rinunciando al piacere di una trama intrigante, a tinte gialle. 

Giuseppe Lago, consulente per Skytg24, Tgcom e Virgin Radio, ci conduce in un intenso e spiazzante viaggio nel mondo delle emozioni, degli affetti e delle dinamiche interpersonali.


LA FUORIUSCITA
di Giuseppe Lago


Ed. Alpes Italia
278 pp
19 €
          Sito Autore

Martha Weber, un’artista di trent’anni, entra nello studio dello psichiatra Livio Spada. Racconta di essere fuoriuscita da un gruppo terapeutico, detto “grande gruppo”, che frequentava da otto anni. 
Il gruppo è gestito da Adele Lussari, psichiatra affascinante e anticonvenzionale, che tiene le proprie sedute a villa Incom.
 Martha racconta la sua esperienza di seguace della donna, la quale ha creato una setta i cui seguaci sono costretti ad accettare l’autorità assoluta della loro conduttrice, e ad acquisire nel tempo i tratti della sua personalità, divenendo delle copie e rinunciando al libero arbitrio. 
Martha e Livio sono gli unici a vedere oltre la coltre di fumo che la Lussari ha generato. 
Martha racconterà di Diego, suo compagno, anche lui coinvolto nel sistema di villa Incom, e Livio Spada arriverà a insinuarsi nelle sedute della sedicente psicoterapeuta, e a svolgere direttamente un interessante e trascinante confronto con lei. 

L'autore. 
Giuseppe Lago è un medico specializzato in Psichiatria e Psicoterapia breve e integrata. Direttore dell’Istituto Romano di Psicoterapia Psicodinamica Integrata, fondatore e condirettore del periodico semestrale Mente e Cura. Ha pubblicato vari libri tra i quali:Orientamenti diagnostici in Psichiatria e Psicoterapia clinica (2002) Ma.Gi. Roma; La Psicoterapia Psicodinamica Integrata: le basi e il metodo (2006) Alpes Italia, Roma; L’illusione di Mesmer (2014) Castelvecchi, Roma; Compendio di Psicoterapia (2016) Franco Angeli, Milano.

domenica 28 gennaio 2018

Recensione: IL GIOCO DEGLI OCCHI di Sebastian Fitzek (RC2018)



Fitzek ha scritto un thriller psicologico ad alta tensione, ricchissimo di colpi di scena, in cui il lettore viene coinvolto, capitolo dopo capitolo, in una corsa contro il tempo che lo porta faccia a faccia col male più profondo che c’è nell’uomo.


IL GIOCO DEGLI OCCHI
di Sebastian Fitzek

Elliot ed.
trad. C. Crivellaro
«I serial killer sono i perdenti della nostra società. Non cerchiamo un forte antieroe, ma qualcuno in lite con il proprio destino. Io li definisco "uomini nicchia". Dall'esterno del tutto normali, spesso invisibili; dentro di loro completamente imprevedibili»
Il romanzo di Fitzek inizia... dalla fine, dall'epilogo;l'incipit è incisivo e ha tutti i requisiti per catturare l’attenzione del lettore e accendere il suo interesse:

“Ci sono storie che, come spirali mortali, affondano incessantemente i loro uncini corrosi nella profondità della coscienza di chi le ascolta. Io le chiamo "moto perpetuo". Storie che non sono mai cominciate e che mai finiranno, perché parlano della morte eterna. (...) Non so come siate approdati a queste righe. Ma di sicuro non erano destinate a voi. Un trattato dell'orrore non dovrebbe mai cadere nelle mani di qualcuno. In nessun caso. Neppure in quelle del vostro peggior nemico.”


Alexander Zorbach è un ex poliziotto che, dopo essere stato protagonista di una difficile e traumatica esperienza mentre svolgeva il proprio lavoro (ha ucciso una donna per salvare il piccolo che lei aveva rapito), ha deciso di sfruttare il proprio intuito formidabile e la capacità di entrare nei meccanismi mentali contorti dei serial killers diventando cronista di nera.

Questo lo ha portato a seguire sin dall'inizio per conto del giornale le folli bravate del killer noto come il Collezionista di occhi, che rapisce i bambini e li nasconde dopo averne ucciso la madre.
Il padre ha quarantacinque ore di tempo a disposizione per scoprire il nascondiglio in cui il povero figlioletto è nascosto: è una sorta di macabro gioco con un terribile ultimatum, scaduto il quale, la vittima muore.
Ma l'orrore non finisce qui, perché al cadavere del bambino manca sempre un occhio.
Oltre che per la squadra omicidi, il Collezionista è quindi anche l'ossessione di Alex, sposato con Nicci (con cui sta attraversando una crisi coniugale) e padre di un bimbo di 11 anni, Julian; purtroppo, ben presto, l’uomo si rende conto di essere diventato una pedina importante nel drammatico gioco dell’assassino, che è molto astuto e senz’altro abile nel non lasciare tracce che riconducano a lui. 

Mentre sta cercando di capire cosa è accaduto a due gemellini, Tobias e Lea, la cui povera mamma è stata trovata brutalmente assassinata (scoprire l’identità della vittima sarà un duro colpo per lo stesso Alex, che la conosceva bene…), per una serie di strane misteriose circostanze, il nostro ex-poliziotto si ritrova ad essere il sospettato numero uno, fino a quando, improvvisamente, compare una testimone misteriosa: Alina Gregoriev, una giovane fisioterapista cieca che si presenta a Zorbach sostenendo di avere il dono di vedere nel passato delle persone attraverso il semplice contatto fisico. 

Stando alle sue dichiarazioni, il suo ultimo paziente è stato proprio il Collezionista...

La ragazza afferma di aver già lasciato la propria deposizione in polizia ma di essere stata mandata via tra lo scetticismo e lo scherno dei poliziotti che, ovviamente, non hanno creduto alle sue parole e alle sue presunte informazioni sul Collezionista.

Angosciato per la sorte dei bimbi rapiti - su cui incombe il tempo che scorre inesorabile come una mannaia - e turbato al pensiero che la polizia (tra cui il suo amico ed ex-collega Stoya) sospetti che lui sia il serial killer, il confuso Alex non sa cosa pensare di questa ragazza cieca che gli si presenta senza preavviso dicendo di “aver visto” nel passato di un uomo che lei è convinta sia il Collezionista, ed è a conoscenza di particolari raccapriccianti che riguardano il modus operandi dell’uomo.

Ma perché Alina è andata proprio da lui? Come ha fatto a conoscere il suo rifugio, di cui nessuno (solo la madre, che non ci sta più con la testa) sa l’esistenza? Chi può averla mandata e perché? 

Una cosa, tra le mille domande, emerge con chiarezza: il Collezionista ha aperto una partita proprio con lui, come se lo stesse sfidando a risolvere i suoi giochi mortali, dimostrando di sapere cose personali di Alex, il che non fa che inquietarlo sempre di più.


E se Alina fosse una pazza o una sporca bugiarda che si sta inventando tutto? O magari è una complice del furioso omicida...?

Nonostante i dubbi, Alex si affida alle “visioni” della cieca, imparando al contempo tante cose su quel che pensano e sentono queste persone che vivono costantemente immerse nel buio. 

Un buio che sta invadendo anche la mente e il cuore di Alex; un buio che è esattamente quello creato da un assassino tanto intelligente quanto crudele.

Cercare di capire cosa muove le sue azioni, il motivo per cui sta mettendo su questo agghiacciante gioco sarà inevitabile per poter provare a salvare i bambini prima che sia troppo tardi, e questo sarà possibile grazie alle visioni particolareggiate, anche se non sempre attendibili in toto, di Alina, anch’ella spaventata dal suo dono, che la conduce a “guardare” negli abissi della lucida follia di un uomo che va assolutamente fermato.

Come dicevo, la storia inizia presentandoci lo stato attuale in cui si trova il protagonista, la sua profonda disperazione per i fatti vissuti e ai quali è sopravvissuto e che hanno reso la sua vita un inferno.

Se solo avesse fatto scelte diverse…, avrebbe potuto tener lontano l’incubo messo in moto dal Collezionista e non farsene travolgere?

La sua voglia di risolvere il caso e salvare dei poveri innocenti lo condurrà a immergersi anima e corpo nelle indagini, e questo darà il via a un percorso irreversibile, da cui sarà impossibile tornare indietro e di cui dovrà affrontare le tremende conseguenze…

La ricerca dei bambini tenuti prigionieri, prima, e dell’assassino poi, avanza con un ritmo chiaramente molto concitato; di capitolo in capitolo, il lettore si ritrova davanti a una serie di circostanze e particolari che rendono gli sviluppi della narrazione avvincenti, costellata com’è da colpi di scena, rivelazioni, che tengono viva la suspense e mischiano continuamente le carte in tavola.


Personalmente, durante la lettura di thriller psicologici complessi e dalla trama intricata, non mi lascio prendere dalla smania di scoprire chi è l’assassino, nel senso che mi godo la storia con i suoi sviluppi e le graduali “scoperte”, senza giocare a fare la poliziotta; eppure, leggendo mi è venuto un mezzo dubbio su chi potesse essere il Collezionista e infatti esso è stato confermato; nonostante l’intuizione, l’effetto sorpresa c’è stato comunque, per non parlare del finale (che riprende inevitabilmente l’incipit; preciso, inoltre, che si procede in senso"inverso", cioè dalla fine, tant'è che anche le pagine scorrono dall'ultima alla prima), che mi ha lasciata spiazzata, perché è una "genialata".

Non c’è che dire: Fitzek sa regalare al suo lettore dei thriller molto ben costruiti, in cui il confine tra reale e surreale (in questo caso c’è l’aspetto del “dono”, la capacità paranormale di “vedere” cose delle quali non si è stati realmente spettatori), tra normalità e follia è sempre molto fugace, e questo rende il tutto molto intrigante; è una scrittura che sa appassionare 
il lettore e trasmettergli tutte le angosce e le paure dei personaggi principali; la narrazione segue i punti di vista di più persone, Zorbach in primis, ma anche Alina, Stoya ed altri. 

Lo consiglio, in particolare agli appassionati del genere; si legge tutto d’un fiato, con voracità e coinvolgimento.


Reading Challenge
obiettivo n.6.
 Un libro in cui il protagonista è impegnato in una lotta contro il tempo

sabato 27 gennaio 2018

Recensione: PUOI FIDARTI DI TE di Raffaele Morelli



I consigli del noto psicologo e psicoterapeuta Raffaele Morelli a chi desidera comprendere come fare per tendere verso la felicità e imparare ad amarsi davvero.



PUOI FIDARTI DI TE
di Raffaele Morelli





Tutti noi, che ce ne accorgiamo o meno, indossiamo delle maschere nella nostra vita, nei nostri rapporti con gli altri; tutto ciò che noi crediamo di essere è, infatti, soltanto una maschera che raramente corrisponde all’essere invisibile che è alla base della nostra unicità. Per tale ragione, diffidiamo di chi dice “Io sono me stesso”, perché è solo un illuso…!
Eppure, dietro tali maschere, dentro di noi, c’è qualcosa che sa benissimo cosa è utile o meno per la nostra vita: è un’Immagine segreta, una forza originaria, innata e sconosciuta in grado di guidarci, curarci e donarci improvvisi “attacchi di felicità”, perché essa contiene tutto ciò che ci contraddistingue come persone, la struttura stessa della nostra personalità.
Ciò che dobbiamo fare è darle ascolto, chiudere gli occhi, dare un taglio a domande, dubbi, perplessità e fidarci di questa parte intima che abita in noi, nella nostra anima.

Secondo Morelli, non serve scervellarsi e ragionare su se stessi, sui propri pensieri, disagi, bensì ciascuno deve affidarsi a questa Immagine Originaria, questa traccia antica che vive dentro di noi e che da sola è capace di guidarci per “la giusta via”.

Certamente, non è semplice fidarsi della nostra voce interiore, soprattutto quando essa ci conduce verso malesseri e disturbi, ansie e pensieri negativi; eppure quelle che possono sembrare delle negatività da tener lontane, delle lacune da colmare, dei problemi da risolvere, dei traumi da superare… sono in realtà gli elementi che fanno di ciascuno di noi le persone uniche che siamo.

Solo accettandole possiamo imparare ad amare noi stessi. Soltanto chi decide di somigliare solo ed unicamente a se stesso - piuttosto che ai vari e distorti modelli che la società ci propone/impone - può aspirare alla felicità.

“Amarsi è desiderare la propria diversità, così com’è, con i suoi fastidi e i suoi tesori”.

“Il malessere non va visto come una punizione, ma come il tentativo di portare alla luce energie sepolte che il nostro IO non utilizza”.

Le parole d’ordine, quindi, per lo psicoterapeuta Morelli, non sono "sfògati”, “indaga nella tua anima, sui tuoi stati emotivi e cerca i perché delle tue azioni”, ma l’esatto contrario: smetti di interrogarti, di “ossessionare” la tua anima con domande inutili, di giudicarti, di restare attaccato ai pregiudizi, al passato, alle brutte esperienze… e fidati di te stesso.

Cosa vuol dire fidarsi di se stessi?

Questa è la domanda fondamentale, come il titolo stesso del libro ci lascia intuire, alla quale l’Autore prova a dare una risposta.

Il libro di psicologia scritto dal famoso psicoterapeuta, un volto noto che spesso vediamo ed ascoltiamo in tv, ha un linguaggio semplice, alla portata di tutti, in cui ritroviamo diverse citazioni ed aforismi di vari studiosi e intellettuali - filosofi, psicologi ecc… - e stralci di lettere e conversazioni intercorse tra l’Autore e le tantissime persone che hanno richiesto il suo aiuto; in queste pagine egli espone la sua visione di come si possa essere felici, spiegando che non è tanto il racconto di sé, dei propri problemi, ansietà, angosce… il punto di partenza per conoscersi meglio e tentare di raggiungere un equilibrio fisico e mentale, quanto l'accogliere questi problemi come punti di forza, come un modo che la nostra anima ha per prendersi cura di noi e mandarci del messaggi importanti.

Sinceramente mi aspettavo qualcosa di diverso, di più "pratico" ed utile;certo, lui fa spesso riferimento a problemi reali di tanta gente che gli ha chiesto aiuto, eppure ho trovato le sue risposte poco concrete, come se si fosse lasciato andare a una serie di frasi... "astratte", più filosofeggianti che legate agli aspetti concreti della vita, senza considerare il fatto che alla fine, gira e rigira, dice sempre le stesse cose, risultando quindi un tantino ripetitivo.
Come manuale di psicologia in grado di offrire spunti realmente efficaci, non so se lo consiglierei con troppa convinzione...

Voi avete letto questo o altri libri di Morelli?

venerdì 26 gennaio 2018

Segnalazione Raccolta di poesie: “L’esigenza del silenzio” di Michela Zanarella e Fabio Strinati



E’ in uscita sabato 10 febbraio 2018 “L’esigenza del silenzio”, il nuovo libro di Michela Zanarella e Fabio
Strinati, edito da Le Mezzelane Casa Editrice. 
Una raccolta di poesie a quattro mani, che è da considerarsi un’esplorazione condivisa dell’anima. I due autori hanno scelto di unire le loro voci e di compiere un percorso di analisi interiore, consapevoli che la scrittura in versi libera emozioni e sentimenti a volte inaspettati.

Le Mezzelane C.E.
152 pp
14.90 €
Dal 10 febbraio 2018
Dante Maffia, che ha curato la prefazione del volume, scrive: “Michela e Fabio compiono un viaggio insieme e ne danno un resoconto non attendibile, fuori dalla verità comune. Perché nelle loro parole c’è la verità di un cielo che si è specchiato senza cercare la deflagrazione. La metafora per fare intendere la catena di metafore sottese in ogni pagina, il fluire limpido e a volte magmatico dei pensieri e delle emozioni, lo sforzo per poter entrare nell’invisibile e trarne ragioni ineluttabili. Non è questo del resto il compito dei poeti? Non è quello di squarciare veli e di entrare nella magia di insondabili chimere per offrire poi la dovizia di nuovi cammini?”

E’ un dialogo intimo, riflessivo ed avvolgente dove ogni percezione, ogni elemento della natura si adegua al ritmo di scrittura dei due poeti, che ad un certo punto fondono i loro i stili, fino a diventare unico canto. Il silenzio è il luogo ideale, dove mente e cuore trovano riparo dalle ombre della realtà.

Gli autori
Michela Zanarella è nata a Cittadella (PD) nel 1980. Dal 2007 vive e lavora a Roma. Ha pubblicato le seguenti raccolte di poesia: Credo (2006), Risvegli (2008), Vita, infinito, paradisi (2009), Sensualità (2011), Meditazioni al femminile (2012), L’estetica dell’oltre, 2013), Le identità del cielo (2013) Tragicamente rosso (2015) Le parole accanto (2017). In Romania è uscita in edizione bilingue la raccolta Imensele coincidente (2015). È inclusa nell’antologia Diramazioni urbane (2016), a cura di Anna Maria Curci. Autrice di libri di narrativa e testi per il teatro, è redattrice di Periodico italiano Magazine e Laici.it. Le sue poesie sono state tradotte in inglese, francese, arabo, spagnolo, rumeno, serbo, greco, portoghese, hindi e giapponese. Ha ottenuto il Creativity Prize al Premio Internazionale Naji Naaman’ 2016. È ambasciatrice per la cultura e rappresenta l’Italia in Libano per la Fondazione Naji Naaman. E’ speaker di Radio Doppio Zero. Socio corrispondente dell’Accademia Cosentina, fondata nel 1511 da Aulo Giano Parrasio. Si occupa di relazioni internazionali per EMUI EuroMed University.

Fabio Strinati (poeta, scrittore, compositore) nasce a San Severino Marche il 19 gennaio 1983 e vive ad Esanatoglia, un paesino della provincia di Macerata nelle Marche. Molto importante per la sua formazione, l'incontro con il pianista Fabrizio Ottaviucci. Ottaviucci è conosciuto soprattutto per la sua attività di interprete della musica contemporanea, per le sue prestigiose e durature collaborazioni con maestri del calibro di Markus Stockhausen e Stefano Scodanibbio, per le sue interpretazioni di Scelsi, Stockhausen, Cage, Riley e molti altri ancora. Partecipa a diverse edizioni di "Itinerari D'Ascolto", manifestazione di musica contemporanea organizzata da Fabrizio Ottaviucci, come interprete e compositore. Strinati è presente in diverse riviste ed antologie letterarie. Da ricordare Il Segnale, rivista letteraria fondata a Milano dal poeta Lelio Scanavini. La rivista culturale Odissea, diretta da Angelo Gaccione, Il giornale indipendente della letteratura e della cultura nazionale ed Internazionale Contemporary Literary Horizon, la rivista di scrittura d’arte Pioggia Obliqua, la rivista “La Presenza Di Èrato”, la revista Philos de Literatura da Unia Latina, L’EstroVerso, Fucine Letterarie, La Rivista Intelligente, aminAMundi, EreticaMente, Il Filorosso, Diacritica, la rivista Euterpe, Il Foglio Letterario, Versante Ripido.

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