Sette racconti che, partendo (quasi tutti) da situazioni realistiche, sfociano in elementi surreali, paranormali, in cui a far capolino nelle esistenze dei protagonisti (e di chi ruota loro attorno) sono incubi terribili, la cui origine risiede, in definitiva, nel lato oscuro che si cela in ognuno. E nascondersi per sfuggire a questi mostri diventa davvero impossibile...
POCHI INUTILI NASCONDIGLI
di Giorgio Faletti
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Ed.Baldini Castoldi Dalai
371 pp
2008 |
"Forse l'errore stava tutto lì. Era l'errore che tutti gli uomini fanno da sempre. Cercare di mostrarsi forti e sprezzanti e vincitori quando forse basta avere il coraggio di chinare la testa e dire: ho paura".
Marco Barison (in
Una gomma e una matita) è un uomo solo e solitario, che si sta nascondendo da qualcosa, o forse è più giusto dire... da qualcuno.
E questo qualcuno è lui stesso.
Marco è divenuto un uomo apatico, freddo, taciturno, che rigetta i rapporti umani e preferisce starsene per conto proprio, a rimuginare sulle disgrazie accadutegli negli ultimi anni in totale solitudine, nutrendo dolore, rancori, risentimenti, odio verso coloro che egli giudica responsabili della sua attuale condizione di miseria, economica ma ancor di più emotiva, umana.
Cosa gli è accaduto?
C'è stato un periodo in cui Marco è riuscito a farsi strada come fumettista e disegnatore e, con una gomma ed una matita, a creare una serie di personaggi che gli hanno procurato non pochi guadagni ed una piacevolissima notorietà; del resto, è sempre stato un mago con la matita, sin da bambino. Non solo, ma le cose andavano bene anche sul fronte sentimentale, grazie al matrimonio flash con la bellissima modella Ivana.
Poi qualcosa è andato storto e le persone di cui si fidava l'hanno tradito, lasciandolo sul lastrico.
Adesso ha deciso di sparire da tutti e tutto stabilendosi in Grecia, in una casa isolata per cercare - è ciò che dichiara alla amata sorella Martina, l'unico contatto umano che sopporta attualmente - di riprendersi dalle delusioni, dalle amarezze, e provare a cominciare a disegnare ancora, nonostante tutto.
Nonostante abbia perso ogni cosa, Ivana compresa...
Ma la verità è che in lui
l'odio e il desiderio di vendetta e rivalsa hanno preso posto in un modo pericoloso e da qualche parte questi sentimenti negativi devono uscire.
Ciò che Marco riuscirà a fare con quella matita e quella gomma che egli porta sempre con sè, ha dell'incredibile: due strumenti innocui diventano il mezzo per vendicarsi di chi l'ha tradito con cinismo e indifferenza, e questa vendetta sarà tremenda ma, soprattutto, assurda, inspiegabile per l'umana ragione, rappresentata dal commissario che si ritrova a indagare su alcuni efferati e misteriosi delitti, di cui, se anche si arrivasse a capire l'autore, sarà impossibile comprenderne le modalità... e darne una spiegazione credibile e sensata...
In
L'ultimo venerdì della signora Kliemann a far da padrone non è la vendetta, non è l'odio, ma il
dolore, quello acuto e inconsolabile che prova chi non riesce ad andare avanti senza la persona più importante della propria vita.
Carlo Anselmi vive nell'isola d'Elba, è sposato, non ha figli, è sempre in giro con gli amici bontemponi con cui trascorre molto tempo tra una chiacchiera e un caffè; lavora, ma con un discreto margine di libertà, per i coniugi Kliemann, due tedeschi che vengono sull'isola toscana solo in vacanza e che pagano mensilmente Carlo perchè si occupi della manutenzione della casa, soprattutto quand'essi non ci sono.
E' solo maggio quando la signora Greta Kliemann giunge ad Elba col marito, e Carlo è preoccupato di essere licenziato in quanto consapevole di aver trascurato la cura dell'abitazione e del giardino...
Ma la sua preoccupazione assume presto sfumature e interessi differenti e più sinistri, quando comincia a capire che attorno a Greta, una sessantenne ancora piacente che da giovane ha fatto girare la testa a tutti gli isolani, v'è un'aura di mistero... Lei sostiene che il marito è con lei, nella villa..., ma qualcosa fa supporre a Carlo che le cose non stiano così...
La bella tedesca nasconde forse qualcosa?
Greta in effetti cela dentro di sè una profonda tristezza e un grande dolore, ma forse è arrivato il momento tanto atteso, quello che la ricongiungerà al suo amore..., e tutto sotto gli occhi sbigottiti di Anselmi, che non sa se ciò che gli tocca vedere è reale o meno...
Claudio Marino è un professore di Lettere in
Graffiti, ed è un uomo sgradevolissimo.
Odia il proprio lavoro e, più di tutto, odia gli esseri umani con cui quotidianamente ha a che fare, che si tratti dei colleghi docenti, degli alunni adolescenti o dei bidelli.
A dirla tutta, il suo odio è totale e si riversa pure sul portiere del condominio in cui vive, sui vicini di casa - con cui non ha alcun tipo di relazione -, sull'unico fratello che ha, per il quale non prova il minimo affetto.
Claudio è un tipo assolutamente e indiscutibilmente solo, perchè solo vuol stare; è un misantropo nel senso puro del termine e se ne vanta: guarda tutti dall'alto in basso, con un cipiglio arrogante, sprezzante; pur ostentando un atteggiamento pacato e sufficientemente cortese, nella sua testa vomita continuamente insulti pesanti verso tutti, e in lui alberga una tale repulsione verso il prossimo da lasciarci attoniti e disgustati.
E' privo di sentimenti di rispetto, pietà, empatia, amicizia, solidarietà, rimorsi...
C'è solo una persona che suscita in lui un interesse morboso, ossessivo, lascivo: una ragazza bella, dal sorriso dolce e malizioso al contempo, che pare aspettarlo, che sia alla fermata del tram o sotto casa...; non sa il suo nome, non sa dove abita, chi sia..., sa solo che ha un cappotto rosso vistoso e un sorriso che lo attrae.
Ma non c'è alcuna purezza nei suoi pensieri e nei suoi desideri verso la bella bionda sconosciuta, e anzi..., Marino deve stare molto attento a se stesso e a ciò che concupisce con lussuria e insensibilità, perchè
tutto il marcio che ha invaso il suo cuore e la sua mente potrebbero rivoltarsi inaspettatamente contro se stesso...
Un contadino, giunto ormai alla vecchiaia, vorrebbe essere libero di trascorrerla in serenità..., ma purtroppo c'è qualcuno che vuol rovinargliela, cercando di costringerlo a dire addio ai frutti di una vita intera di lavoro e sudore; tra questi, c'è anche un suo nipote, che molto cinicamente e senza tener conto del vecchio zio, sta contribuendo a danneggiarlo.
Ma lui e il suo degno compare non hanno fatto in conti con la realtà (e la natura) che li circonda e che essi vorrebbero sottomettere alle proprie egoistiche voglie imprenditoriali - nell'ignobile convinzione che con il danaro puoi comperare tutto -, ma che rischia invece di ribellarsi a qualsiasi azione irrispettosa verso se stessa... (
Spugnole)
In
La ragazza che guarda l'acqua siamo in presenza, sin dalle prime pagine, di un racconto che ha del fantastico in modo esplicito, in quanto il vero protagonista è un essere soprannaturale che vive nelle acque del lago (un po' in stile mostro di Lochness, ma decisamente più tenero e docile); nessuno l'ha mai visto ed egli sta molto attento affinchè la propria esistenza continui così, nascosta agli sguardi superficiali e anche crudeli degli esseri umani.
Ma il suo cuore, per quanto non umano, è più generoso di quello di tante persone, e il suo desiderio di venire in aiuto a chi è in difficoltà lo spinge a rivelare la propria presenza...
Il sesto racconto (
L'ospite) è il mio preferito, non fosse altro che buona parte di esso è attraversato da una
verve ironica e brillante che ho gradito molto, e questo soprattutto grazie al protagonista, Riccardo, un 38enne intelligente, simpatico, pieno di humor e ottimista per natura.
Di mestiere fa il giornalista ed è alla ricerca dello scoop dell'anno, quello che gli permetterà di guadagnare una barca di soldi; ad aiutarlo ci pensa la nipote 18enne, la bella e vivace Sara, con cui vola fino a Guadalupa, alla ricerca di un noto personaggio della tv scomparso misteriosamente da un po' di anni.
Tra fraintendimenti e piccole sorprese, il razionale Riccardo viene messo davanti alla realtà che
non tutto a questo mondo si può spiegare e capire, e che tanti incubi e paure personali prendono forma in cose apparentemente insignificanti, ma che a ben guardarle, mettono i brividi...
Arriviamo all'ultimo racconto -
Physique du role -, in cui veniamo introdotti nel mondo del cinema, in particolare dei film d'horror: conosciamo il regista Andrea alle prese con la realizzazione di un lungometraggio fantastico-horror incentrato sui licantropi.
Attenzione, Andrea: a volte certi sogni ad occhi aperti e certi mostri della notte di cui parli ridendo e scherzando, potrebbero materializzarsi e l'esperienza che t'aspetta potrebbe essere non soltanto molto vivida... ma anche terribilmente, fatalmente realistica...
Come dicevo nell'introduzione, questa è una raccolta di sette storie brevi ma intense che il compianto e bravissimo Faletti ci ha lasciato; in essi, egli ci regala sette spaccati e sette protagonisti diversi l'un dall'altro, con contesti di vita differenti, che però hanno in comune una cosa fondamentale ed inquietante: il sentimento d'angoscia provato in presenza di ciò che non riescono a spiegare, a identificare con la ragione... ma che pure c'è, e queste presenze malevoli e funeste, pur provenendo da un "mondo" fantastico, che non appartiene alla vita vera, reale, a ciò che è normale e ragionevole, spiegabile scientificamente, hanno in verità fin troppa consistenza, e quando fanno la loro comparsa nella vita delle persone presenti in questi racconti, hanno su di essa un impatto tutt'altro che irreale e illusorio...
Alcune di queste storie son più brevi di altre ma tutte, a modo loro, vogliono ricordarci qualcosa: in ognuno di noi c'è una zona d'ombra, una parte oscura, che teniamo ben nascosta e che gli altri non conoscono, perchè se la conoscessero fuggirebbero inorriditi; è una parte di noi a volte marcia, altre volte semplicemente debole, altre ancora avida e superficiale..., fatta eccezione per "La ragazza che guardava l'acqua" in cui al centro non v'è un essere umano, e infatti in esso non c'è un lato cupo ma solo gentilezza e bellezza interiore, che stonano con l'aspetto esteriore che è mostruoso.
Inevitabilmente a unirli sono quindi sentimenti e stati d'animo negativi: la malinconia, una tristezza mortale, l'egoismo, l'arroganza, e soprattutto la paura, il terrore che proprio ciò che si teme possa assumere a un tratto contorni ben definiti, e aggredirci senza che noi possiamo riuscire a scappare, a salvarci.
Io che non ho un amore sviscerato per i racconti, ho trovato questi di Faletti sicuramente coinvolgenti, ben scritti, molto piacevoli e scorrevoli, capaci di creare nella mente del lettore immagini vivide di ciò che è descritto e facendoci provare le emozioni dei personaggi; confesso di aver trovato un paio di essi troppo brevi e mi sarebbe piaciuto che fossero meglio sviluppati e non interrotti con finali pure un po' scontati (mi riferisco nello specifico a Spugnole e Graffiti), ma nel complesso non posso che apprezzare lo stile e la forza narrativa di questo scrittore che ci ha lasciato troppo presto e che sicuramente ci avrebbe regalato ancora tante storie emozionanti.