martedì 22 ottobre 2019

Oggi nasceva... Doris Lessing



Doris Lessing (Doris May Tayler), scrittrice britannica, è nata a Kermanshah, in Iran, il 22 ottobre 1919, da Emily Maude e dal capitano Alfred Tayler, il quale perse una gamba durante il servizio prestato nel corso della prima guerra mondiale; fu impiegato per la Banca Imperiale di Persia.
Nel 1925, la famiglia si trasferisce nel sud della Rhodesia, una colonia britannica, dove coltivano una terra di proprietà di Alfred.
Doris frequenta una scuola cattolica romana a Salisbury fino all'età di quattordici anni; lasciata la scuola, studia da quel momento è autodidatta; ha iniziato a lavorare come bambinaia.

Dal suo matrimonio con Frank Wisdom nascono due figli (Jean e John). Divorziano nel 1943; qualche tempo dopo Doris prende a frequentare un'associazione culturale di orientamento comunista, il "Left Book Club", conosce e sposa Gottfried Lessing, divorzia anche da lui e in seguito si trasferisce a Londra con Peter (avuto dal secondo matrimonio).

Il suo primo romanzo, "The Grass Is Singing" (L'erba canta), è stato pubblicato nel 1950. Ambientato nella Rhodesia meridionale del decennio precedente, descrive la tensione razziale presente in quei luoghi. Il libro ha creato scalpore nei circoli letterari.

Dal 1956 Doris Lessing si dedica a temi più introspettivi e decisamente autobiografici, volgendo un occhio particolare alla condizione femminile, con "La noia di essere moglie" (1957), "L'abitudine di amare" (1957), "Il taccuino d'oro" (1962), una dichiarazione contro la guerra e contro lo stalinismo; ricevette il Prix Médicis, un premio letterario francese assegnato a nuovi scrittori.

Selezionato per il Booker Prize, il romanzo "Briefing for a Descent into Hell", pubblicato nel 1971, ci porta nei recessi interni delle nostre menti attraverso un terrificante viaggio psicologico.
"Memoirs of a Survivor" è un romanzo futuristico ambientato in un'epoca in cui le persone stanno lottando per sopravvivere in un mondo imbarbarito, senza valori familiari o morali.

L'ultima sua opera, "Alfred ed Emily" (2008), comprende sia elementi fittizi che biografici; la prima parte immagina come sarebbero vissuti i suoi genitori se la prima guerra mondiale non fosse avvenuta, mentre la seconda parte descrive come sono sopravvissuti.

Doris ha pubblicato più di 50 romanzi.

Nel 2001, la Lessing ha ricevuto il Premio David Cohen per il successo avuto nella letteratura britannica.
Nel 2007 ha vinto il premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: «cantrice dell'esperienza femminile che con scetticismo, passione e potere visionario ha messo sotto esame una civiltà divisa».

Nel 2015 si è scoperto che l'MI5 e l'MI6 (agenzie di spionaggio del Regno Unito) avevano un archivio segreto di ben cinque volumi con informazioni su lei, sulle sue associazioni con i comunisti e le attività anti-razzismo.

Doris Lessing è morta il 17 novembre 2013, all'età di 94 anni, nella sua casa a Londra.

In passato di quest'autrice ho letto SHIKASTA, ma ahimè non mi piacque moltissimo (RECENSIONE).


Fonti consultate:


https://biografieonline.it
http://manoflabook.com
https://www.thefamouspeople.com

lunedì 21 ottobre 2019

Recensione: "Psicologia del malato oncologico. Non muore il desiderio" di Gabriella Gagliardi



Un trattato che, nella sua brevità e immediatezza di linguaggio, si sofferma con sensibilità sulle conseguenze psicologiche che vivono coloro ai quali viene diagnosticato un tumore.



Psicologia del malato oncologico
Non muore il desiderio
di Gabriella Gagliardi

Armanda Editore
80 pp
10 euro
L'autrice di questo saggio è un'ex insegnante di Filosofia che un paio di anni fa ha scoperto di avere un tumore alle ovaie. 

Sentirsi dire, dallo specialista che ci ha appena visitato, di avere un male al quale generalmente associamo l'aggettivo terribile "incurabile", è qualcosa che non può non cambiarci, destabilizzarci, innescare dentro di noi un groviglio di pensieri ed emozioni contrastanti. e devastanti.

Ogni uomo desidera vivere a lungo e in salute, arrivando alla morte possibilmente senza passare per grosse sofferenze (fisiche e non solo).
Pur essendo un essere finito, limitato, l'uomo percepisce le proprie emozioni come eterne, e questo lo spinge a fare piani, nutrire sogni, guardare al domani tenendo il più lontano possibile lo spettro oscuro della morte.
Fino a quando non gli viene diagnosticata una malattia aggressiva e potenzialmente mortale, nessuno pensa alla morte come a qualcosa di reale e concreto, quanto piuttosto a un evento astratto e, per adesso, lontano.
Sappiamo di dover morire tutti, prima o poi..., ma finché si sta relativamente bene, non ci si pensa più di tanto.

Ma l'irrompere della malattia grave cambia inevitabilmente la persona, che si trova di fronte alla non facile sfida di ricostruire se stessa, la propria coscienza, a causa di questo evento traumatico inaspettato che viene vissuto come un'ingiusta batosta, quasi un insulto.

Un concetto che l'autrice lascia emergere con molta chiarezza è proprio questo: la malattia oncologica trasforma la persona, rendendola via via sempre più consapevole della fugacità dell'esistenza e del fatto che, per questa ragione, essa meriti di essere vissuta appieno, avendo progetti, coltivando sogni ed interessi.
"La vita è anche nella malattia".

Partendo da concetti etico-esistenziali, attingendo tanto alla filosofia quanto alla psicologia, Gabriella sa coniugare insieme l'esperienza vissuta e quella pensata, oggetto di riflessioni e considerazioni attente. 
Lei stessa, avendo vissuto il trauma della diagnosi di cancro, ha fatto esperienza personalmente di ciò che esso implichi, su tutti i livelli, da quello fisico a quello psicologico, da quello emotivo a quello sociale, giungendo alla consapevolezza che la malattia è in grado di affinare e sensibilizzare in un modo nuovo la coscienza; nessuno di noi conosce davvero le forze e le risorse di cui dispone fino a quando non è chiamato a resistere, tirandole fuori.

In queste pagine ci si sofferma a considerare il mondo in cui può reagire una persona alla quale viene diagnosticato un cancro, e come queste reazioni possano mutare ed evolversi col trascorrere del tempo e soprattutto con il passare dalla prima fase (in cui ci si trova faccia a faccia col "mostro" chiamato cancro) a quelle successive - cura, convalescenza, guarigione, fino ad arrivare a una progressiva normalità, con la speranza che la malattia venga debellata e non si ripresenti più.

Altro aspetto importante è la scoperta delle tantissime persone che stanno attraversando la medesima "odissea" e che quindi ci capiscono, e noi capiamo loro, come se fossimo una grande famiglia.

È possibile tirar fuori qualcosa di positivo da una condizione sicuramente negativa? La sofferenza può aiutarci a crescere, renderci "migliori" (più amorevoli, comprensivi, attaccati alle piccole gioie del vivere quotidiano, più profondi...)?

"...occorre ricordare che la malattia ci impone certamente dei limiti, ma non necessariamente dei confini: i limiti sono flessibili, nascono per essere superati, mentre i confini sono solitamente più rigidi (...). Se vivo la malattia come un confine, la mia tendenza sarà quella di utilizzarla come "strumento" per restare nella paralisi in cui mi trovo, per avere sempre pronta "una scusa" per me stessa e per gli altri. Se la vivo invece come un limite, saprò forse motivarmi (...) a guardare oltre, a rimettermi in movimento, a superare quei paletti che la malattia mi mette davanti, per riabilitarmi alla vita".

Oltre alle riflessioni personali e alla breve ma intensa testimonianza di vita dell'Autrice, vi sono contributi di altre persone - professionisti e non - che hanno/hanno avuto a che fare con la malattia oncologica, e le loro parole impreziosiscono l'argomento in questione, attraverso i vari ed interessanti punti di vista, di cui ci colpisce soprattutto l'umanità, la sensibilità, l'empatia.

Il testo ha, dunque, il pregio di saper trattare con chiarezza e con un linguaggio semplice ed accessibile a tutti, un tema di per sé difficile e complesso, che in maniera diretta e indiretta quasi sicuramente tocca/ha toccato la vita di tanti lettori, che si ritrovano incoraggiati e sensibilizzati rispetto all'argomento.


Dietro le pagine di "The Chain" di Adrian McKinty



Non troppi giorni fa ho letto e pubblicato il mio modesto parere su un thriller verso il quale nutrivo più di un'aspettativa... ma che purtroppo mi aveva in (larga) parte deluso.

Parlo di THE CHAIN di Adrian McKinty    >>>>>  RECENSIONE


Risultati immagini per dietro le pagine
da cosa ha tratto ispirazione l'Autore
per scrivere il libro?


Vi riassumo la trama: una donna single, mamma della 13enne Kylie, un giorno riceve una terribile telefonata anonima, che le comunica che sua figlia è stata rapita, che entrambe sono ormai entrate a far parte della cosiddetta "catena", una sorta di gruppo criminale segreto che rapisce minori e costringe i genitori della vittima a rapire a sua volta un ragazzino, mettendo in condizione la successiva famiglia a fare lo stesso..., se vogliono veder vivo il proprio figliolo.
Una catena di crimini, insomma, che non va spezzata, pena la morte di chiunque trasgredisca le regole.

Il tema del rapimento è super sfruttato all'interno di film e serie TV, ma l'idea di fondo di McKinty ha dalla sua un buon punto di partenza (che ahimè poi si va a perdere), che è quella di costringere il genitore della vittima (una persona comune ed onesta) a commettere a sua volta un rapimento per poter riavere il proprio bambino.
Qual è stata l'ispirazione per questa idea?

L'autore ha dichiarato che lo spunto ha preso avvio da tre elementi distinti.
Il primo affonda le proprie radici ai tempi della scuola elementare. Una delle prime cose studiate nella prima settimana di scuola è stata la mitologia greca, nella quale c'è il mito di Demetra e Persefone. Demetra va letteralmente all'Inferno per salvare sua figlia dagli inferi; questa storia lo colpì molto ed è rimasta nella sua mente per quarant'anni per poi finalmente emergere e accendere una lampadina.

Il secondo elemento è stato il soggiorno a Città del Messico
Stava lavorando a questo libro che sembrava non andare da nessuna parte.
Una sera, mentre era solo a leggere un giornale, gli occhi sono finiti su un articolo che raccontava proprio questo schema di rapimento in uso in Messico, in base al quale rapirebbero un membro di una famiglia e, mentre questa si sbatte per trovare i soldi del riscatto, deve anche scegliere chi dare come scambio ai rapitori per ottenere la liberazione del rapito, che è più vulnerabile.
Ha pensato: "È davvero intrigante, questa idea di rapimento e scambio". Lo ha davvero incuriosito in quanto bizzarra: una persona viene scambiata con un'altra!

Il terzo elemento ha a che fare con l'Irlanda (McKinty è di Belfast) e il mondo delle superstizioni; negli anni '70 i bambini, nel periodo di Halloween, si mandavano lettere piene di maledizioni e disegni di esagoni e altre diavolerie simili, e se chi li riceveva non ne faceva delle copie inviandole a sua volta ad altri ragazzi, i genitori sarebbero stati uccisi. 
Accadde poi che la sua insegnante di quarta elementare, la signora Carlyle, scoprisse tutto su queste catena di lettere che si inviavano i ragazzini e la trovo terrificante, tanto da chiedere ai ragazzi di portargliele: fece un grande falò fuori dalla classe per "spezzare" la catena di maledizioni e sfortune. 
Tutto ciò impressionò Adrian, che anno dopo si informò della signora Carlyle e seppe che.. no..., le maledizioni non avevano avuto alcun effetto su di lei, non le era accaduto nulla di brutto e, anzi, era viva ed in buona salute all'età di ottantotto anni!

Gli scambi di rapimenti, queste lettere a catena, una donna che spezza la catena: elementi che gli frullavano in testa, e poi l'idea di una madre che va letteralmente all'inferno per salvare sua figlia. 

E così quella notte a Città del Messico, si è seduto e ha iniziato a scrivere un racconto basato su questi punti: scrisse circa cinque pagine, per poi lasciarlo in un cassetto per circa cinque o sei anni. Fino al giorno in cui gli fu proposto di scrivere una "storia americana", lui disse di sì... ed è venuto fuori, "The Chain", tutto in una volta.



Fonti consultate per l'articolo:

domenica 20 ottobre 2019

Nuova Uscita CentoAutori Edizioni || "Svegliarsi con Trump una mattina", il nuovo romanzo di Peppe Lanzetta



Buongiorno e buona domenica, amici ^_^

Stamattina torno qui sul blog per segnalarvi l'uscita in libreria dell'ultimo romanzo di Peppe Lanzetta:
Svegliarsi con Trump una mattina. Un'odissea per il commissario Peppenella.


Parla, riflette e pensa il commissario, ma a volte sembra urlare con un urlo disperato trasmesso direttamente dal suo autore, lo scrittore Peppe Lanzetta, che con il suo grido dalle periferie dimenticate cerca di scuotere le coscienze di tutti.


SVEGLIARSI CON TRUMP UNA MATTINA
Un'odissea per il commissario Peppenella
di Peppe Lanzetta




CentoAutori
Collana L’Arcobaleno
Pagine 240
Prezzo 14€





Delitti assurdi, passioni amori e tradimenti, ma con la notizia dell’elezione di Trump… il commissario Peppenella capisce che la follia non contagia solo le strade di Napoli.

Amori e dolori per il commissario Peppenella alle prese con le vicissitudini sentimentali alimentate dalla seducente agente Zangrini mentre il caso del killer delle canzoni resta sempre irrisolto, anzi si complica.
Questa volta, infatti, le vittime non indossano un foulard colorato ma una maglietta bianconera… sì, quella della Juventus che ha soffiato il campione Higuain al Napoli lasciando un’intera città sotto shock.
Nel frattempo sullo scenario politico internazionale irrompe l’elezione di Donald Trump negli Usa che contribuisce ad alimentare le paradossali e caustiche riflessioni del malinconico commissario.

Peppe Lanzetta continua la saga dello sventurato commissario Peppenella, raccontandoci di una Napoli sempre più caotica, come se non bastassero le difficoltà per acciuffare i serial killer, Peppenella è sempre più alle prese con le pene d’amore, dopo essere stato sedotto dalla conturbante collega venuta dal Nord, l’agente Ada Zangrini.

L' Autore
Peppe Lanzetta (Napoli, 1956) è scrittore, attore e drammaturgo. Debutta sulla scena teatrale nel 1983 con Napoletano pentito. Tra gli altri suoi spettacoli ricordiamo: Bombatomica e Roipnol (entrambi del 1984), Il vangelo secondo Lanzetta (1986), Lenny (1988), Il peggio di Lanzetta (1993), Tropico di Napoli (1998), e L’Opera di periferia (2006). Ha vinto con Malaluna il premio Olimpici del Teatro 2004. Ha collaborato come autore di testi con vari musicisti tra cui: Edoardo Bennato, Tullio de Piscopo, James Senese, Enzo Avitabile, Joe Amoruso, Rino Zurzolo, Franco Ricciardi, Massimo Severino e Franco Battiato. Attore e autore anche per cinema e televisione, ha lavorato con registi come Sorrentino, Piscicelli, Tornatore, Cavani, De Crescenzo, Loy, Martone, Asia Argento, Scimeca e Abel Ferrara. La sua ultima apparizione è nel film Spectre, il 24esimo della saga di James Bond. Ha pubblicato i libri: Figli di un Bronx minore (Universale economica Feltrinelli 1993), Un Messico Napoletano (Universale economica Feltrinelli 1994), Incendiami la vita (Baldini & Castoldi 1996, poi Universale economica Feltrinelli 2007), Un amore a termine (Baldini & Castoldi 1998), Tropico di Napoli (Feltrinelli 2000), Ridateci i sogni. Ballate(Universale economica Feltrinelli 2002), Giugno Picasso (Feltrinelli 2006, premio Domenico Rea), InferNapoli (Garzanti 2011 Premio Frignano). Per Cento Autori ha pubblicato il romanzo Sognando l’Avana (2013), e le antologie: Figli di un Bronx minore (2014), L’isola delle femmine. 22 racconti sul femminicidio; (2015) e L’odio la banlieue napoletana (2018). La serie di gialli del commissario Peppenella è formata dai romanzi: Il cavallo di ritorno. La prima indagine del commissario Peppenella (2014) La luce sia con voi. Non c’è pace per il commissario Peppenella (2015) Ti lascio una canzone. Un Festival per il commissario Peppenella (2016). L’agente venuta dal Nord. Un amore per il commissario Peppenella (2018).

sabato 19 ottobre 2019

Recensione: L'ESTATE DELL'INCANTO di Francesco Carofiglio



Il ricordo di un'estate indimenticabile nasconde in sé il potere di riscaldare il presente, di rendere i giorni vissuti meno freddi e grigi perché, fino a quando la memoria resiste, non saremo mai del tutto soli.



L'ESTATE DELL'INCANTO
di Francesco Carofiglio


Ed. Piemme
272 pp
Miranda Soderini ha dieci anni nel 1939, ma il lettore fa la sua conoscenza quando ne ha ben novanta.
È tipico delle persone anziane guardarsi indietro con sempre maggiore frequenza e riportare a galla, per quanto la memoria traballante e caliginosa lo permetta, i ricordi di ciò che è stato, delle persone incontrate, amate, dei luoghi, degli odori, dei rumori... che hanno dato colore e significato all'esistenza.
E a questo bisogno cede anche la nostra Miranda, che nella solitudine delle proprie giornate e nel silenzio delle notti insonni rievoca frammenti di vita: la sua mamma dolce, bella, forte; il suo papà adorato, la cui dolorosa assenza, da un certo momento in poi, è stato un peso enorme da sopportare; i tanti viaggi in giro per il mondo, il soggiorno a Parigi, gli amori vissuti e poi persi, le persone conosciute, e soprattutto, quella bellissima estate del 1939 trascorsa nella villa di campagna del nonno paterno.

"È successo d'estate, molti anni fa.
Tra le nebbie che affollano, adesso, i miei pensieri di vecchia, una luce rischiara una porzione di mondo. Chiudo gli occhi e rivedo, intatta, la bellezza  radiosa della campagna. Riesco a distinguere ogni dettaglio, nel fremito delle ciglia, colpite dai raggi obliqui del mattino. 
Avevo dieci anni, e il mondo stava per affondare nell'abisso. Ma per me era solo estate e campagna.
La più bella estate della mia vita".

Miranda è una bimba felice; vive nella meravigliosa Firenze con mamma Sarah (di origini irlandesi) e il papà Arturo, uno studioso sempre in giro per via delle proprie ricerche in ambito accademico.
E in quell'anno, in quell'estate che fa da spartiacque nella sua vita (non solo, fu così anche per il mondo, alla vigilia dello scoppio del secondo conflitto mondiale), suo padre parte improvvisamente per un viaggio che lo terrà vai più a lungo del solito, ma la sua mancanza verrà mitigata dalla decisione della mamma di partire per una villeggiatura in un posto speciale: a casa di nonno Ugo Soderini, che vive nella propria antica villa di famiglia - Villa Ada -, sulle colline pistoiesi.

Il nonno Ugo è un pittore piuttosto noto, allievo di Cézanne; è un tipo solitario, riservato, parco di parole e gesti confidenziali; tiene tutti a debita distanza e anche con Miranda mantiene atteggiamenti di riserbo e ritrosia che fanno sì che la bimba provi timore in sua presenza.
A prendersi cura della casa c'è la governante Elda, anch'ella di poche parole, avara di sorrisi e affettuosità, ma pronta a rispondere alle esigenze delle due ospiti.
Una delle prime scoperte che Miranda fa è all'interno della casa ed è costituita dal laboratorio del nonno, in cui egli lavora ai propri quadri, circondato da tele, barattoli, polveri colorate, pennelli; la bambina sa che l'accesso alle stanze del vecchio le sono proibite, ma la sua curiosità la spinge ad essere impavida e a sfidare i propri timori, tanto da entrare di nascosto nel laboratorio per vedere i dipinti del nonno.
Resta affascinata dalla bravura di Ugo, dal suo saper rendere vivi i soggetti delle proprie opere, tutte per lo più concentrate sugli animali del bosco limitrofo.
La grande e austera cascina del nonno, infatti, è circondata da un bosco misterioso, abitato da molte specie di animali che infervorano la fantasia della piccola Miranda (Danda per i famigliari); bosco che ben presto diviene il teatro perfetto per le avventure spericolate insieme con Lapo, il nipote del buon Ottone, il fattore della villa.
Col ragazzino  - per il quale la ragazzina si prende la prima cotta della sua vita - allaccia una bellissima amicizia,  fatta di scorribande in bicicletta, scoperte pericolose, appassionate chiacchierate e il primo, innocente bacio.

Il bosco è anche il luogo abitato dalle creature parlanti, oggetto delle storie fantastiche raccontatele dalla sua mamma e che l'animo puro e fantasioso di bambina vede o crede di vedere.

Leggendo come la bambina trascorra le giornate dentro e fuori Villa Ada, viviamo insieme a lei le innocenti ed esaltanti emozioni provate durante quei mesi di villeggiatura, alla fine dei quali nulla sarà più come prima e l'incanto di quell'estate del 1939 verrà spazzato via dagli eventi che accadranno in seguito, colpendo - per ragioni e in modi differenti - l'amico Lapo e lei stessa.

L'Autore trasporta anche noi lettori in quella piccola porzione di mondo distante da noi ottant'anni, rischiarato da una luce che ha del magico, che illumina una parte dell'infanzia della protagonista, regalandole giorni spensierati, allegri, avventurosi, densi di emozioni e sensazioni sconosciute, in cui Miranda, col passare inesorabile del tempo, farà costantemente ritorno con la memoria, trovando in quel periodo, seppur breve, una sorta di consolazione, di "pacificazione degli occhi, una cura" alla solitudine, al freddo da cui spesso si sentirà avvolgere e attanagliare quando si ritroverà sola.

"Questo ricordo, delle persone e delle cose. Man mano che le immagini svaniscono e si perdono i dettagli delle parole e degli incontri. Mi ricordo degli odori. E metto ogni ricordo odoroso in una casella della memoria, che posso aprire e chiudere, quando serve. Sarà l'ultima cosa che terrò con me, credo, l'odore delle cose".

Miranda si guarda indietro e nei propri tratti invecchiati che vede allo specchio, ritrova se stessa bambina, e a quell'altra se stessa guarda con nostalgia e tenerezza, con la consapevolezza di chi sa che quello che è stato, ed è finito, non tornerà, è vero, ma le appartiene comunque, è dentro di lei, nel suo cuore e nella sua mente pieni di immagini, suoni, sapori, profumi, voci, sguardi, sorrisi, e nessuno può rubarglieli.

"La memoria è uno spazio bianco, che si distende e si contrae. E rende tutto presente. Non faccio  nessuna fatica, le immagini arrivano e tornano vive, e con le immagini i suoni, i rumori, quello che sento con le mani, con la lingua."

La scrittura fortemente evocativa di Carofiglio sa come rendere in modo nitido le percezioni sensoriali che avvolgono e travolgono la protagonista - bambina e poi anziana - e che attivano ricordi, associazioni, emozioni, pensieri non soltanto in lei ma anche nel lettore, perché ciascuno di noi, quasi sicuramente, ha un luogo del cuore (fisico o meno) al quale tornare con la mente di tanto in tanto per trarne sicurezza e conforto.

Le descrizioni presenti, lungi dall'essere noiose o dal rallentare il ritmo, si incastrano armoniosamente con la narrazione dei fatti, e "in ogni dettaglio sembra manifestarsi, potente, il mistero della vita che si avvera e ci abbandona"; il contesto che fa da sfondo alle vicende narrate è, come ho anticipato più su, quello immediatamente precedente l'inizio della seconda guerra mondiale, ed infatti l'ombra scura di questo tragico evento si allunga sull'infanzia felice di Miranda a Villa Ada, in particolare attraverso lo spettro del fascismo, delle camicie nere e delle leggi razziali.

Il lettore è quindi coinvolto in questa atmosfera antica, malinconica che va indietro nel tempo, e che gli fa provare (e condividere con Miranda) una "nostalgia silenziosa, un languore dell'anima" che lascia come dolcemente sospesi, con un senso di "galleggiamento" tra la realtà e il sogno.

Il passaggio tra il presente e il passato è lieve, naturale, mai brusco, e mi ha fatto apprezzare la sensibilità dell'Autore nel lasciarci entrare con discrezione e rispetto tanto nella quotidianità del presente di Miranda (simpatici e teneramente buffi i dialoghi tra lei e le sue amiche, novantenni pure loro, con cui si incontra spesso al bar per una chiacchiera) quanto nel suo passato, mostrandoci quella bambina di dieci anni piena di curiosità, innocenza, stupore verso la vita e verso dettagli apparentemente insignificanti; e a questo passato noi approdiamo attraverso la voce della protagonista, che si lascia cullare dal potere dei ricordi, molti dei quali sono nebbiosi, in penombra, ma allo stesso tempo, tanti di essi sono indelebili in quanto scolpiti per sempre nella sua anima.

Leggere questo romanzo di Carofiglio è stato come sentirsi accarezzare con delicatezza l'anima; è una lettura che a me ha trasmesso principalmente pace, serenità, il piacere di apprezzare la bellezza delle cose semplici, ed accanto a queste sensazione ci sono inevitabilmente la nostalgia e la malinconia, che però non sono cupe e opprimenti ma conservano sfumature di tenerezza, commozione.

È un libro che mi è piaciuto moltissimo, l'ho letto lentamente, come per assaporarne ogni parola, e anzi posso ben dire che lo scrittore ha avuto la grande capacità di farmi innamorare, prima ancora che di una storia, della magia di una narrazione sapiente,  matura, delicata, elegante, suggestiva, "sensoriale", e del meraviglioso potere che possono avere le parole quando sono usate con accortezza, consapevolezza, con un'armonia che ha un che di musicale.

Un libro che potrei riassumere in una parola, contenuta, non a caso, nel titolo stesso: incanto.
Se volete lasciarvi rapire da una scrittura raffinata ed intensa, capace di risvegliare emozioni, non posso che consigliarvi la lettura di questo libro.


venerdì 18 ottobre 2019

Epigrafe - "La grande casa bianca"



Citazioni che introducono la storia narrata da Maurizio Gramolini in "La grande casa bianca":


“Talvolta è necessario che la ragione dorma profondamente 
perché il nostro spirito possa incontrare i suoi mostri” 

“Lo specchio continuerà a riflettere l’immagine della mia camera anche quando io sarò uscito? 
Il mondo continuerà ad esistere anche quando io sarò morto?” 
Giorgio Gramolini – Pensieri Scorretti



“Un guerriero non ha bisogno di una storia personale. 
Un giorno scopre che non gli è più necessaria, e la abbandona.”  

“Non esistono due mondi separati, due realtà diverse, un mondo normale e uno paranormale... esiste un mondo unico, che si può “guardare” o “vedere” 
Carlos Castaneda   


“Più dolce sarebbe la morte se il mio sguardo avesse come ultimo orizzonte il tuo volto, e se così fosse... mille volte vorrei nascere per mille volte ancor morire.”  
William Shakespeare   


Non restare a piangere sulla mia tomba. 
Non sono lì, non dormo.  
Sono mille venti che soffiano.  
Sono la scintilla diamante sulla neve.  
Sono la luce del sole sul grano maturo. 
Sono la pioggerellina d'autunno.  
Quando ti svegli nella quiete del mattino...  
Sono le stelle che brillano la notte.  
Non restare a piangere sulla mia tomba. 
Non sono lì, non dormo. 
Canto Navajo






"Iscrizione in fronte a un libro o scritto qualsiasi, per dedica o ricordo; più particolarm.,
citazione di un passo d’autore o di opera illustre che si pone in testa
a uno scritto per confermare con parole autorevoli quanto si sta per dire

giovedì 17 ottobre 2019

Dal libro al grande schermo - film in uscita




Vicino all'orizzonte è un film diretto da Tim Trachte, con Jannik Schümann, Luna Wedler, Luise Befort, Jamie Bick, tratto dall'omonimo libro di Jessica Koch; è ispirato alla vera, struggente storia d'amore vissuta dalla scrittrice alla fine degli anni '90.

Cosa succede quando incontri l'amore della vita sapendo che non potrà durare? Jessica ha 18 anni e un futuro promettente quando un giorno incontra Danny. Bello, affascinante e sicuro di sé, dietro una facciata apparentemente perfetta il ragazzo nasconde in realtà un doloroso segreto. 
Jessica capisce presto che il futuro che sogna con lui forse non arriverà mai, ma vuole credere fermamente in Danny e nella loro storia. Perché alla fine l'unica cosa che conta davvero non è quanto dura un amore ma quanto è profondo.
Al cinema dal 24 ottobre.


Dovrebbe arrivare nella sale il 28 novembre il film diretto da Marco Bocci e tratto dal suo romanzo d'esordio (recensione): A Tor Bella Monaca non piove mai; nel cast: Libero De Rienzo, Andrea Sartoretti, Lorenzo Lazzarini, Antonia Liskova, Lorenza Guerrieri, Giorgio Colangeli.
Il film racconta la vita di Mauro, un ragazzo di trentacinque anni, e di tutta la sua famiglia, in un quartiere periferico di una grande metropoli. Quello che per molti è la normalità, in una realtà complessa come quella vissuta da Mauro, diventa un’utopia: trovare un lavoro decente, costruirsi un futuro con Samantha, la ragazza di cui è innamorato, sembrano obiettivi irraggiungibili, almeno seguendo il suo modo di essere e la sua indole ligia e corretta. Si può cambiare la propria natura per essere felici?

Il mistero di Henri Pick di Rémi Bezançon, con Fabrice Luchini, Camille Cottin, Alice Isaaz, Bastien Bouillon, tratto dall'omonimo romanzo di David Foenkinos. Dal 5 dicembre-
Chi è Henri Pick? Molti risponderebbero che è l'autore di un romanzo eccezionale, scoperto per caso in una misteriosa biblioteca nel cuore della Bretagna e diventato in brevissimo tempo un bestseller.


Dove la terra trema (Earthquake Bird) è un film diretto da Wash Westmoreland, con
Alicia Vikander e Riley Keough, basato sull'omonimo romanzo di Susanna Jones.
Nel 1989 la giovane inglese Lucy Fly si trasferisce a Tokyo, dove inizia a lavorare come traduttrice. Ben presto inizia un triangolo amoroso con la connazionale Lily e con un fotografo locale di nome Teiji. Quando Lily scompare, Lucy viene sospettata del suo omicidio. Su Netflix dal 15 novembre.


,
La celeberrima fiaba del fratelli Grimm, Hansel e Gretel sarà rivisitata in chiave horror in un film dal titolo Gretel e Hansel, diretto da Oz Perkins, con Sophia Lillis, Alice Krige, Jessica De Gouw, Ian Kenny, Charles Babalola. al cinema presumibilmente a febbraio 2020.
E' la storia di una ragazza e suo fratello minore. I giovani partono durante un periodo di pestilenza e carestia. Durante i loro viaggi incontrano un cacciatore gentile (Charles Babalola) prima di trovare conforto nella casa di una donna anziana (Alice Krige), che li accoglie in realtà con strane intenzioni. 






Film tratti dai libri in uscita nel 2019
POST CON TUTTE LE USCITE

mercoledì 16 ottobre 2019

Novità Fratelli Frilli Editore - ottobre 2019



Novità noir in casa Frilli Editore!


I conti con il passato li facciamo tutti. Il tempo è come un oste maledetto, ti ghermisce, ti liscia, ti seduce, poi all'improvviso ti porta un conto che non avevi preso in considerazione. Solo allora capisci che non era un tuo alleato ma solo un convivente: per constatarlo il tempo lo devi vivere al presente.


L'ESTATE DEL MIRTO SELVATICO
di Gian Luca Campagna



Frilli Ed.
242 pp
14.90 euro
Le stagioni della vita ti aggrediscono a tradimento, ti ghermiscono l’anima e cancellano la nostalgia dei ricordi. Federico Canestri, scrittore in crisi con la moglie e in difficoltà creativa, è chiuso in una bolla indolente nel suo appartamento di Roma, finché apprende dal web che in una cavità del monte Circeo è stato ritrovato uno scheletro di un adolescente. Federico forse sa di chi sono quei resti. 
È lì che affiorano i ricordi su quell’estate che ti cambia, che appartiene a quel periodo dell’adolescenza in cui scopri l’amore, l’invidia, la gelosia, i tradimenti. 
È l’estate in cui sulle spiagge di Sabaudia la banda dei buoni, guidata da lui, detto Barabba, insieme allo sbruffone Hollywood, al timido Tasso Mannaro, alla bella Camicetta e all’impacciato Dracula, si fronteggia con la banda dei bulli, capeggiata dall’arrogante Hammer, i rissosi Crisantemo, Kamikaze e Moscarda, più le disinibite Mantide e Raffa. Federico deciderà di tornare all’ombra del Circeo per affrontare finalmente il passato, la misteriosa scomparsa di Dracula, il rapporto conflittuale col padre, la vita felice vissuta con Veronica, cercando decisive risposte nel presente. 
Ma chi erano veramente i suoi amici? E il padre? E lui? 
Lui è veramente chi crede di essere?

In un doppio percorso temporale e narrativo Federico cercherà di scovare gli amici e i nemici di quell’estate che lo ha cambiato per sempre, per scoprire in un perverso gioco di verità, reticenze e bugie cosa è accaduto in quella tragica notte del 3 luglio 1990.


L'autore.
Gian Luca Campagna (Latina, 1970) è giornalista, scrittore e comunicatore. Per sua stessa ammissione, scrive e legge per evitare il processo di analfabetismo di ritorno. Ha pubblicato i romanzi ‘Molto prima del calcio di rigore’ (Draw Up, 2014), ‘Finis terrae’ (Oltre, 2016), vincitore sezione emergenti al Premio Romiti e secondo al Giallo Indipendente del Salone del Libro di Torino, ‘Il profumo dell’ultimo tango’ (Historica, 2017), vincitore del premio giuria al Premio Barliario di Salerno.




Si tratta della seconda indagine del commissario Manuel Castigliego, un poliziotto italo-spagnolo assegnato alla Squadra Mobile di Roma.
Il caso della morte di un giornalista indipendente viene seguito in maniera non ufficiale dal commissario Castigliego. Una pista lo porterà nuovamente in Vaticano dove, nel frattempo, si susseguono una serie di omicidi che a loro volta prenderanno svariate direzioni complicando oltremodo la soluzione del caso.
Dopo il successo di "ROMA E I FIGLI DEL MALE" (III ristampa) ritorna Alessandro Maurizi, lo scrittore-poliziotto rivelazione del 2018, con un romanzo giallo mozzafiato.


CASTIGLIEGO E I TORMENTI DEL PAPA
di Alessandro Maurizi




Frilli Ed.
240 pp
14.90 euro

Manuel Castigliego, giovane commissario italo- spagnolo, indaga in maniera non ufficiale sulla morte di Freitas, giornalista indipendente, e tra le sue carte trova un post-it su cui è vergata una sola parola: Sheol. Castigliego apprende dal suo amico arcivescovo Delfo Furiesi che, secondo l’Antico Testamento, lo Sheol è un luogo putrido e tenebroso, il regno di tutti i morti senza distinzione sociale, dove Dio minaccia di precipitare gli uomini. 
Nel frattempo, durante il conclave che elegge Papa Celestino VI, un cardinale muore avvelenato. Assassinio o tragica fatalità? 
La serie di omicidi non finisce qui e le indagini dell’affascinante commissario Castigliego si diramano in più direzioni, fino a prendere in considerazione la teoria dell’umana pietas, ma l’aiuto di un bizzarro anatomopatologo si rivela prezioso. 
Unico neo: dovrà diradare la frequentazione con la bella Aurora, la sua ultima conquista.


L'autore.
Alessandro Maurizi nasce nel 1965 a Tuscania. Sovrintendente Capo della Polizia di Stato, vive e lavora a Viterbo. Dal 2011 è il presidente dell’Associazione Letteraria Mariano Romiti alla quale è legato l’omonimo premio dedicato alla letteratura noir e poliziesca giunto alla settima edizione. Dal 2016 è direttore generale di Ombre Festival, un’importante manifestazione culturale che si svolge a Viterbo nel mese di luglio. Con Fratelli Frilli Editori ha pubblicato Roma e i figli del male (2018).

martedì 15 ottobre 2019

Il caso Elisa Claps. Storia di un serial killer e delle sue vittime (Prefazione di Gildo Claps)




Un caso di cronaca nera, che per anni è stato avvolto nel mistero, è sicuramente il terribile omicidio di Elisa Claps.


Il caso Elisa Claps. Storia di un serial killer e delle sue vittime, prefazione di Gildo Claps di Fabio Sanvitale e Armando Palmegiani (Armando Editore, 188 pp; prezzo 16,00 euro).
In libreria il 31 ottobre.


Potenza. 17 marzo 2010. A distanza di 17 anni dalla scomparsa, viene ritrovato il corpo di Elisa. Nella Chiesa della Santissima Trinità, nel cuore del centro storico di Potenza, il 12 settembre 1993, fu uccisa la studentessa potentina Elisa Claps. La sua misteriosa scomparsa fu a lungo un giallo rompicapo, risolto solo  quando il cadavere della ragazza fu ritrovato proprio nel sottotetto di quella chiesa. La mano omicida fu quella di uno spasimante respinto, Danilo Restivo “col vizietto di tagliare ciocche di capelli alle ragazze” – scriveranno i giornali –, una personalità disturbata e condannato con sentenza irrevocabile a 30 anni di reclusione.
L'uomo, che aveva ammesso di aver incontrato quel giorno la ragazza ma ha sempre negato di averla uccisa, sta scontando la pena in Inghilterra, dove è stato condannato per un altro delitto, quello di Heather Barnett, una sarta inglese uccisa il 12 novembre 2002 a Charminster, un quartiere  di Bournemouth.


In questo libro, Fabio Sanvitale, giornalista investigativo, scrittore, esperto di cold cases, e Armando Palmegiani, esperto della scena del crimine, indagano sui personaggi coinvolti nel caso Claps, a partire da Danilo Restivo, facendo luce sulle storie personali ma anche sulle caratteristiche psicologiche del serial killer e delle sue vittime.
Un ruolo particolarmente importante nel libro è quello della piccola città di provincia, Potenza, dei suoi abitanti e lo sforzo dei due Autori di spiegare i motivi di tanta omertà, e tanto disinteresse da parte di una fetta consistente dei suoi abitanti.
Scrivono gli Autori: «Perché un libro sul caso Claps? Perché è giusto non dimenticare Elisa, perché Danilo Restivo è un serial killer che stava per fare una terza vittima, perché volevamo cercare di entrare nella sua testa e capirlo. E capire anche come mai nessuno lo abbia fermato in famiglia e quali errori fecero le indagini, perché Elisa potevano trovarla dopo 17 ore, altro che 17 anni. Questa è una storia pazzesca, da raccontare. Poi i luoghi, le persone, i testimoni che sbagliano e poi i depistaggi, un caso unico nel panorama internazionale. C'era, insomma, da tirare le fila e riordinare una delle storie più lunghe che abbiamo mai affrontato».


Gli autori.
Fabio Sanvitale è nato nel 1966. Giornalista investigativo, scrittore, è esperto di cold cases. I suoi libri hanno contribuito a gettare luce su importanti casi, tra cui l’omicidio di Pier Paolo Pasolini e quello del Canaro della Magliana. Ha studiato criminologia con F. Ferracuti e F. Bruno, è laureato in Scienze e Tecniche Psicologiche ed ha conseguito un Master in Criminologia alla Sapienza. È docente in corsi di formazione criminologica. Ha scritto per “Il Tempo”, “Il Messaggero”, "Detective", "cronaca-nera.it" e “Giallo”. Ha pubblicato, con C. Camerani e P. Lombardo, Satanismo tra mito e realtà (2017) e, nelle nostre edizioni, con V. Mastronardi, Leonarda Cianciulli. La Saponificatrice (2010).


Armando Palmegiani è nato nel 1965 a Roma. Esperto della Scena del Crimine. Si è laureato in Psicologia Clinica. È docente di Criminologia Clinica e Psicopatologia Forense presso l’Università “eCampus” e docente di “Scena del crimine” nel Master in Criminologia e Scienze Strategiche dell’Università “Sapienza”. Nel corso della sua carriera si è occupato di molti casi di cronaca, tra i quali la bomba di via dei Georgofili nel 1993 a Firenze, l'omicidio di Marta Russo, l'omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin; ha partecipato all'identificazione delle vittime dello Tsunami in Thailandia. Armando Palmegiani e Fabio Sanvitale hanno scritto insieme per Sovera e Armando Editore: Morte a Via Veneto (2012), Omicidio a Piazza Bologna (2013), Sangue sul Tevere (2014), Sacro Sangue (2015), Accadde all’Idroscalo (2016), Amnesie (2018) e Un mostro chiamato Girolimoni (2019).

Recensione: LA GRANDE CASA BIANCA di Maurizio Gramolini



Il romanzo, ambientato sostanzialmente ai giorni nostri, racconta di un luogo leggendario, in Toscana, la cui storia affonda le proprie origini nell'epoca etrusca e ha a che fare con il passaggio tra questo mondo e l'aldilà.


LA GRANDE CASA BIANCA 
di Maurizio Gramolini



,
"la morte è sempre presente nelle nostre vite, fin dal nostro primo respiro su questa terra, è solo che vogliamo fingere di non saperlo."

Alberto è solo un bambino quando, nel 1946, mentre è in compagnia del padre, fa la sua prima esperienza legata al mondo ultraterreno: incontra, infatti, un monaco dall'aspetto inquietante e dalla voce cupa e minacciosa che si rivela stranamente interessato a lui; in presenza del religioso il bimbo sente voci e successivamente rumori sinistri e paurosi, che non riesce a spiegarsi.

Dopo quell'infelice incontro, il protagonista comincia ad avere sogni e visioni orribili, scene che si imprimono nella sua immaginazione e nella mente in modo vivido, fin troppo realistico e durante le quali sente voci che gli ordinano delle cose o lo mettono in guardia da altre.

Solo anni dopo, da adulto, consapevole di come l'elemento sovrannaturale non si sia mai allontanato dalla propria esistenza ma abbia fatto capolino senza che lui capisse di cosa o chi si trattasse, Alberto comprende che dietro i terribili e vividi sogni che lo tormentano, dietro le visioni di presenze e ombre evanescenti, si nasconde qualcosa di grande e pericoloso.

In particolare, dopo la morte dei cari genitori, quando lui e il fratello minore Gabriele riprendono a frequentare la vecchia e grande casa bianca di famiglia (la casa delle vacanze), posta sulla sommità di un colle a picco sul mar Tirreno, i due uomini cominciano a indagare sulle strane voci che girano attorno a quei luoghi, scoprendo che quella zona è stata teatro e custode inconsapevole dei segreti di un’antica leggenda, che attraverso anni e generazioni ancora fa sentire i propri angoscianti effetti.

La grande casa bianca della famiglia di Alberto, infatti, è situata su “…Colle Nitti, silenzioso custode di antichi segreti di vita e di morte" e si dice che proprio lì ci sia un varco aperto per il passaggio delle anime dei morti…

Chi sono quindi le oscure presenze che ossessionano il sonno e la veglia del povero Alberto? Sono davvero le anime dei suoi cari, che ancora non lasciano questo mondo? E se ci fosse qualcos'altro di più minaccioso, una catena insidiosa che dev'essere assolutamente spezzata perché smetta di pesare come una maledizione sulla sua famiglia (e non solo su di essa)?

Insieme alla (inizialmente) scettica Melissa (moglie) e con la collaborazione di un potente medium, Alberto dovrà intraprendere, in compagnia del fratello Gabriele, un viaggio necessario che lo condurrà in un'altra dimensione, e che potrebbe richiedere un sacrificio estremo per tentare di chiudere il varco tra la terra dei morti e quella dei vivi. 

In un'atmosfera onirica carica di minaccia e densa di terrore, il coraggioso protagonista va incontro al suo destino per affrontare la lotta epica tra il Bene e il Male, vivendo un viaggio visionario che lo conduce verso una dimensione alternativa a quella terrena, dunque sovrumana, dove i concetti di spazio e tempo sono diversi, manipolabili, e che è l'unica strada per reindirizzare in modo corretto il flusso delle anime verso la dimensione alla quale sono destinati, e soprattutto ricacciare le malvagie entità paranormali e ribelli che infestano quegli antichi luoghi.

Lo scrittore sa come trasmettere al lettore le sensazioni di terrore vissute dai personaggi coinvolti negli eventi extrasensoriali narrati, il loro senso di impotenza e la paura paralizzante di fronte all'approssimarsi di oscure presenze e sinistri segnali di pericolo provenienti da una realtà che, in quanto trascendente, è inafferrabile, non pienamente comprensibile e, quindi, spaventosa.
Le efficaci descrizioni del paesaggio e dei luoghi ben si sposano con l'atmosfera spettrale che attraversa tutto il libro.

Se vi piacciono le storie legate al mondo ultraterreno, credo che questo libro possa piacervi.


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