Il Divin Codino si racconta, senza ipocrisia e con estrema sincerità; ne viene fuori il ritratto autentico di un uomo che si è sempre lasciato guidare dalla passione, dall'amore e dall'innegabile talento per uno sport che lo ha reso uno dei migliori della storia del calcio, un fantasista ancora oggi nel cuore e nella memoria di chi lo ha apprezzato, dentro ma anche fuori dal campo.
UNA PORTA NEL CIELO di Roberto Baggio
TEA Ed. 304 pp |
"...i rigori li sbagliano soltanto quelli che hanno il coraggio di batterli. Quella volta ho fallito. Punto.
È stato quello momento il più brutto della tua carriera?
Sì. Mi ha condizionato per anni, lo sogno ancora. Uscire da quell'incubo è stata dura. Se potessi cancellare un'immagine dalla mia vita sportiva, cancellerei quella."
"...ognuno è responsabile di quello che gli succede: tutto ciò che ti capita, è colpa o merito tuo. Il buddhismo è una sfida durissima alla propria mente, è qualcosa che ti apre la mente ma che, al tempo stesso, la destabilizza. È una guerra a tutte le vecchie certezze consolidate. (...) Il buddhismo mi fa pensare alle cose che contano, mi fa stare bene, mi carica. E mi aiuta a non perdermi."
La fede acquisisce negli anni (si avvicina ai principi buddisti da giovanissimo, quando, arrivato a Firenze, fu costretto a restar fermo per un po' a motivo del ginocchio infortunato) un posto fondamentale nelle sue giornate (come anche la preghiera) e nella sua esistenza, diventando per Roberto "la strada maestra: praticando, dovevo trovare il coraggio di vivere. Era ed è un continuo allenamento spirituale al coraggio."
Mi è piaciuto moltissimo questo aspetto della vita e della personalità di questo campione, il cui talento non ha mai smesso di confrontarsi ed essere anche condizionato da una ricchezza interiore e spirituale che è andata via via crescendo: la sua crescita professionale non potesse avvenire disgiuntamente da quella umana.
A Baggio - tra le tante critiche mossegli - non è mai andata giù una in particolare: quella di essere un "mercenario", uno che non restava in una squadra mosso dall'amore per la stessa, per la città, per i tifosi, ma che preferiva fare le proprie scelte sulla base (unicamente) dei compensi economici,
"...il mio addio a Firenze è stato traumatico. Io non ho un carattere semplice, sono un tipo riservato, che si riguarda ad aprirsi in profondità con le persone, ma con i fiorentini stavo bene. Può sembrare strano, perché i toscani, specialmente se fiorentini, hanno generalmente un carattere aperto, sfrontato. Eppure, tra me e loro, l’intesa era semplice, naturale."
Roberto Baggio, il calciatore tradito dalle proprie ginocchia, che ha sempre trovato in sé stesso la forza di non restare a terra, di rimettersi in piedi " pesto, sanguinante, ma in piedi. Non ho conosciuto l’onta del ko, non sono andato al tappeto. Le ho prese, le ho date, a testa alta, sempre, guardando negli occhi il mio destino. Ero ancora in piedi, ero giovane, ero vivo. Nonostante tutto ero forte, anche dentro. Ero vivo. E piano piano ho capito che ce la potevo fare."
Sono belle le parole di Roberto verso i propri tifosi, sul cui affetto ha sempre potuto contare; bello il suo rapporto con Mazzone, suo allenatore al Brescia, che gli ha dato fiducia, gli ha voluto bene, permettendogli di ritrovare l'entusiasmo degli inizi.
Non ha mai amato le luci della ribalta, sempre riservato, lontano dal frastuono: caratteristiche che si porta dietro anche dopo la carriera calcistica, conducendo una vita appartata, dedicandosi alla famiglia, alle sue passioni, ai vecchi e fedeli amici, alla natura.
"Che immagine vorresti che serbasse di te la gente?L’immagine di una bella persona, coerente con se stessa, che ha provato a divertire le persone con la cosa che più gli piaceva al mondo. E l’ha fatto provando testardamente, continuamente, ogni giorno, a superare i suoi limiti iniziali e naturali. Dando tutto quello che aveva dentro. (...) E se la mia vita somiglia a un sogno, e a un sogno somiglierà, vorrà dire che qualcosa di speciale ci avrò messo davvero."
Io non sono una fan sfegata del calcio, nel senso che sì, sono juventina e di certo seguo la Nazionale quando gioca, ma a a parte questo, null'altro.