venerdì 17 febbraio 2023

ANTEPRIMA GIUNTI - ATLAS. LA STORIA DI PA' SALT di Lucinda Riley, Harry Whittaker, dall'11 maggio in libreria

 

La bellissima saga LE SETTE SORELLE, dell'autrice di origini irlandesi, Lucinda Riley, sta per terminare con l'uscita dell'ottavo romanzo, dedicato all'enigmatica e sfuggente figura del benefattore e padre adottivo delle sorelle D'Aplièse, Pa' Salt. 

Prima di lasciarvi con la sinossi del libro, riepiloghiamo insieme il viaggio che ci ha portati dalla scoperta delle origini di Maia all'ultima sorella, Merry.

Nel primo libro (Le sette sorelle. Maia), conosciamo le sei sorelle D'Aplièse, i cui nomi prendono ispirazione dalle sette stelle della costellazione delle Pleiadi: Maia, Ally (Alcyone), Star (Asterope), CeCe (Celaeno), Tiggy (Taygete) ed Electra. Manca la settima e questo è evidente da subito, il che fa presagire che la sorella che manca all'appello (Merope) sia un mistero tutto da risolvere... ma per il quale bisognerà aspettare che le prime sei trovino ciascuna la propria strada, che conoscano le proprie origini e le famiglie nelle quali sono nate.

Tutto parte dalla improvvisa morte di Pa' Salt, che ovviamente lascia un immenso vuoto nelle vite delle figlie adottive, che l'amano moltissimo.
L'uomo ha lasciato ad ogni figlia una lettera di addio, nella quale dà loro gli indizi necessari per avviare la ricerca delle proprie origini: sugli anelli della sfera armillare presente in giardino ci sono una frase e delle coordinate geografiche utili a cercare il luogo in cui le ragazze sono nate, per poter – se vogliono - finalmente sapere chi sono e da dove vengono.

Megan Montaner
La prima a buttarsi nella scoperta del proprio passato e della famiglia di provenienza è quindi Maia, che vola in Brasile e lì, in compagnia di Floriano (uno scrittore) conoscerà la storia di Izabela, la sua bisnonna, vissuta nel 1927.
Sarà un viaggio fitto di sorprese e informazioni sconvolgenti che aiuteranno la donna - che soffre per scelte dolorose fatte in passato - a fare i conti con sé stessa, accettando ciò che non può essere cambiato e provando ad essere felice e serena.


rachelle lefevre
Ally è la seconda sorella (Ally nella tempesta), velista professionista che s'innamora dello skipper Theo..., ma il loro amore subisce un durissimo contraccolpo ed Ally si ritrova sola, con la triste consapevolezza di come il suo presente stia procedendo con una perdita dopo l'altra. Cosa fare per cercare di risollevarsi? 
La sfera armillare la conduce nella contea di Telemark, in Norvegia, ed Ally entrerà nel mondo di Anna Landvik, una giovinetta con un talento canoro immenso.


Phoebe Dynevor

Star è la terza delle sette figlie adottive, la più solitaria e silenziosa, sempre all’ombra (La ragazza nell'ombra) della sorella CeCe, con cui sin da piccola condivide un rapporto simbiotico, fin troppo stretto, che finora le ha impedito di emergere, "sbocciare".
Grazie agli indizi lasciati da Pa' Salt, Star conosce un libraio particolare e la sua meravigliosa libreria londinese; da lì, approda nella bucolica tenuta High Weald, appartenuta ai propri avi, e conosce la storia di una certa Flora MacNichol, una donna volitiva e coraggiosa, che ha avuto al suo fianco, come amica, niente meno che la scrittrice Beatrix Potter.


Nel quarto appuntamento della saga famigliare è CeCe (La ragazza delle perle) a ritrovarsi davanti
Emilia Clarke

alla scelta di mettersi o meno alla ricerca di se stessa e della propria famiglia d'origine; lo farà, of course, attraverso una fotografia in bianco e nero e il nome di una donna che viveva in Australia più di cento anni fa: Kitty McBride, la cui già avventurosa esistenza si era intrecciata con quella della sua serva aborigena, dando vita a nuove dinamiche. Ad attendere una stupita CeCe, insomma, c'è una splendida e affascinante Australia, ricca di sorprese.



hilal altınbilek

Ne La ragazza della luna, è la dolce e sensibile Tiggy a cercare notizie sul proprio passato e ad aiutarla c'è un anziano signore che conosce molti dettagli del passato di sua nonna: la famosa ballerina di flamenco Lucía Amaya Albaycín. Dall'incantevole e fredda Scozia il lettore viaggia insieme alla protagonista e giunge nell'assolata Spagna, venendo proiettato dal 2007 al 1912 (anno in cui nasce Lucìa) e poi negli anni Trenta/Quaranta.



Giovane, bella, ricca, inseguita dai paparazzi: Electra è la ragazza del sole, la top model di  
Diamond white

successo con grossi problemi di dipendenza da alcool e droga. È il passato stesso a bussare alla sua porta nella persona di Stella Jackson, un'anziana donna di colore che le somiglia molto, bella ed elegante a dispetto degli anni: ella le dice di aver conosciuto Pa' e di avere una storia da raccontarle, per aiutarla a riscoprire se stessa sotto una nuova luce...
Stella comincia a raccontare e, insieme ad Electra, il lettore viene catapultato nel 1939, a New York, dove conosce Cecily Huntley-Morgan, una giovane ragazza di buona famiglia che si trasferisce in Kenya e quel soggiorno, che doveva essere temporaneo, le cambierà la vita.

caitriona balfe

E infine c'è lei, Merope: trovarla non sarà facile, le sei sorelle si trasformeranno un po' in detective e un po' in quasi stalker, ma "chi la dura, la vince" e riusciranno a contattare la loro sorella perduta, la cui identità rivelata comincerà ad avvicinare tanto le sorelle quanto noi lettori alla verità circa Pa' Salt, che sarà il protagonista dell'ottavo e ultimo (sob!) romanzo della bella serie.
Merry McDougal ci conduce in un'Irlanda del passato, dilaniata da sanguinose guerre interne, portate avanti in nome della libertà.



Beh, non mi resta che aspettare maggio!

ATLAS. LA STORIA DI PA' SALT
di Lucinda Riley,  Harry Whittaker



Ed. Giunti
trad. L. Taiuti
864 pp
23 euro
USCITA 
11 MAGGIO 2023
Nizza, 2008. 
Dopo averla inseguita per tutto il mondo, le ragazze D’Aplièse hanno finalmente trovato la sorella perduta, e ora che sono finalmente insieme a bordo dello yacht di famiglia, sono pronte a salpare per commemorare la morte di Pa’ Salt. 

Merope, però, arriva portando con sé il prezioso diario del padre e così, nelle lunghe ore di navigazione per raggiungere il Mar Egeo, le sorelle, circondate dai loro cari, potranno finalmente scoprire la verità sull’uomo che le ha accolte e cresciute e che in fondo conoscevano appena. 

Parigi, 1928. La famiglia Landowski trova un bambino di sette anni svenuto nel proprio giardino. A un passo dalla morte, viene salvato e accolto come se fosse uno dei loro figli. Nonostante sia un ragazzo gentile, precoce e talentuoso, pur di non spiegare da che cosa sta fuggendo si chiude in un ostinato mutismo. 
Mentre diventa un giovane uomo, si innamora, prende lezioni al prestigioso Conservatorio di Parigi e sembra quasi poter dimenticare i terrori del suo passato, ma poi una nuova minaccia lo costringe a partire: non potrà mai essere al sicuro, non finché il suo migliore amico non avrà compiuto la sua vendetta.

mercoledì 15 febbraio 2023

** RECENSIONE ** UNA MINIMA INFELICITÀ di Carmen Verde

 

Un romanzo che ruota attorno al rapporto tra una figlia e sua madre; la prima non fa che cercare attenzioni dalla seconda per tutta la vita, anelando un affetto che la genitrice, per prima, non riesce ad esternare perché l'amore, da lei, è sempre fuggito via lontano, lasciandosi dietro non poca infelicità.



UNA MINIMA INFELICITÀ
di Carmen Verde


Ed. Neri Pozza
160 pp
 La mia missione – sublime quanto irrealizzabile – era meritare finalmente l’attenzione di Sofia Vivier. La felicità di poter dire (...) «Io la guardo e lei mi guarda», a me era negata. Mamma non mi guardava mai. Ma la sua indifferenza non faceva che accrescere il mio amore già smisurato.


Annetta Baldini apre l'album dei ricordi e, mostrandoci diverse fotografie di famiglia, ci racconta la sua storia quando è ormai adulta... e sola.
Terribilmente e irrimediabilmente sola.

La sua vita è trascorsa all'ombra della figura materna: Sofia Vivier, le cui attenzioni e il cui affetto saranno l'oggetto costante del desiderio da parte dell'unica figlia, Annetta appunto.
Annetta che cresce poco poco, secca secca, bassina, come se il suo corpo si rifiutasse di lasciare l'infanzia.
Annetta che cerca con lo sguardo sempre quello della mamma, che però troppo spesso ha gli occhi assenti, che sembrano passarla attraverso e non guardarla mai davvero.

Annetta che fa di tutto per farsi amare da Sofia, ma Sofia non sa come si fa, perché lei, di amore, non ne ha mai avuto e non sa come amare quella eterna bimba magrolina, del cui sviluppo anomalo e tardivo un po' si vergogna.

Sofia, la mamma bella, elegante e tanto, tanto inquieta. Un'anima in pena che non si preoccupa di dare scandalo.
Sposata con Antonio Baldini, ricco commerciante di tessuti (un uomo molto più grande di lei), Sofia sa che su di lei la gente chiacchiera, spettegola a più non posso: è una poco di buono, ha più di un amante e il marito lo sa e - che vergogna! - non dice e non fa nulla.
Un debole, un codardo senza polso, che accetta che la moglie si comporti come una sgualdrina, e con una figlia in casa, poi!

Antonio lavora e non parla; dentro casa è come un'ombra, un fantasma che attraversa lieve quelle stanze; la sua presenza lascia indifferenti sia la giovane moglie che la figlia, con la quale farà sempre fatica a instaurare un rapporto anche minimo di confidenza.

Annetta va a scuola dalle suore, ama leggere poesie che, a parere delle religiose, sono inadatte a una mente così giovane, sono inopportune, come del resto lo è Sofia, moglie infedele e madre distratta, che dimentica pure di andare a prendere la figlia a scuola.

Sofia sembra non curarsi dei pettegolezzi, ma fa ciò che desidera; se deve far entrare un uomo in casa, lo fa e basta.
E come potrebbe comportarsi diversamente, lei che è alla ricerca costante di qualcuno che la ami?

"L’amore era il suo pensiero più ostinato, la sua ferita più profonda, mai rimarginata. Se da ragazza l’aveva atteso, sicura di non esserne delusa, adesso lo inseguiva disperatamente, ossessivamente, arrancando per immonde strade di periferia, nella speranza di raggiungerlo.
Le era parso, a volte, che l’amore la sfiorasse nella direzione opposta e allora aveva cambiato strada (è questione d’istinto, l’amore), fino a perdersi. Altre, era rimasta ad aspettare e aspettare, fin quasi a non sapere più chi o cosa stava aspettando.
Povera Sofia. Credeva nell’amore come altri credono in Dio, ma in lei l’amore non aveva mai creduto."

In fondo, su questo aspetto, lei e la piccola Annetta sono simili: anche sua figlia è bramosa d'amore, ma lo cerca unicamente da quella sua mamma strana, distante, poco espansiva, parca di sorrisi, e ancor più, di abbracci o carezze.

I tre abitanti di casa Baldini, lontani l'un dall'altro, rinchiusi ciascuno nel proprio personale spazio privato (che sia il negozio per Antonio, la cucina o un'altra stanza della casa per madre e figlia), vivono insieme ma le loro esistenze si sfiorano senza concedersi spazio; il comune denominatore è l'infelicità: tutti e tre sono inesorabilmente infelici.

"L’infelicità è un luogo, un luogo fisico, una stanza buia nella quale scegliamo di stare. Tanto che, quando accendiamo un lume, subito lo schermiamo, perché nessuno possa spiare all’interno.
Fu nonna Adelina a insegnare a mia madre l’infelicità. Non dovette essere complicato: Sofia era un’allieva volenterosa."
"La vita non è meno della letteratura. Bisognerebbe studiare a scuola l’infelicità delle nostre madri."

A gettare, per diversi anni, un po' di scompiglio e malumori dentro casa ci pensa una donna: Clara Bigi, una domestica assunta per prendersi cura, inizialmente, della piccola Annetta, per controllarla affinché non legga cose poco adatte a lei e per dettare delle regole in quella famiglia lasciata un po' a se stessa.

La donna, in effetti, impone le proprie regole rigide e insensate, introducendo sì discontinuità nella vita familiare ma, al contempo, dando modo ad Annetta di crearsi un'apertura verso la mamma: le due, infatti, condividono la brutta opinione che hanno di quella domestica prepotente, crudele, che sembra essere diventata la padrona in casa Baldini, col silenzioso beneplacito di Antonio, che le lascia fare il bello e il cattivo tempo.

Ma quella vicinanza originatasi dalla comune antipatia verso Clara non durerà per sempre e, nel corso degli anni, diverse cose cambieranno: presenze che vanno via, altre che arrivano e poi se ne vanno anch'esse, mentre mamma e figlia restano sempre lì, ancorate a quella casa che assume, di anno in anno, le sembianze di un tempio (o di una tomba?), testimone di un'infelicità famigliare e dei tentativi fallimentari di dare e ricevere amore.

In questa sorta di sacrario Annetta si chiude, continuando a mettere al centro di tutto lei, sua madre, e finendo imprigionata in quel piccolo e insignificante corpo che non cresce, come se volesse restare bambina, sempre e solo figlia e non ancora (forse mai?) donna.

"L’anima è in pace solo nei luoghi che conosce." 

L'esordio letterario di Carmen Verde mi ha colpita positivamente per la sua penna lieve, delicata, intensa, minuziosa, che sa come trasmetterci i pensieri più profondi della protagonista, il suo famelico bisogno di amore insoddisfatto, che la lascia a digiuno e che in qualche modo è riflesso in quel corpo non cresciuto a dovere.

"Tutta la mia persona era perfettamente contenuta in quella di mia madre. Il mio piccolo corpo non era, in fondo, che una porzione del suo."

Ci arriva tutta anche la profonda tristezza, l'assenza di gioia e vitalità caratterizzanti queste singole esistenze, che sembrano vagare, come barchette portate di qua e di là dalle onde del mare, senza meta, incapaci di darsi affetto, conforto, vicinanza, reciproca comprensione.

Nonostante la mancanza di dinamiche ed avvenimenti avvincenti, Una minima infelicità è un romanzo che riesce a "costringere" il lettore a proseguire nella lettura, e il ritmo rilassato, la scrittura profonda, ipnotica e introspettiva, lo inducono a restare chiuso in casa con Annetta, a respirarne la stessa aria, a spegnere la luce e chiudere le porte di stanze disabitate e silenziose, a osservarla rimpicciolirsi sempre più, con il corpo e l'anima prosciugati.

Adatto a chi ricerca una lettura intima, di quelle che non ci portano, con l'immaginazione, in posti lontani e attraenti, ma che ci lasciano entrare dentro luoghi privati, tra le mura della casa di una famiglia infelice (come ce ne sono tante), a guardare, con un misto di tenerezza e pietà, una bambina affamata che guarda con occhi adoranti una mamma troppo assente e distante.



lunedì 13 febbraio 2023

❤ RECENSIONE 💔 I NOSTRI CUORI PERDUTI di Celeste Ng



In un tempo che non è poi così futuro ma, anzi, fin troppo vicino e simile al nostro, a seguito di una profonda crisi economica, il governo degli Stati Uniti ha deciso di difendere le proprie radici culturali  imboccando la strada del fanatismo e dell'odio interrazziale, perseguitando e allontanando tutto ciò che è asiatico, intervenendo in particolare sulle famiglie, separando genitori ritenuti sovversivi dai loro figli.
Il giovane protagonista è costretto a crescere senza sua madre e, come lui, tanti altri giovani e innocenti cuori perduti, separati con la forza dalle mamme e dai papà.


I NOSTRI CUORI PERDUTI
di Celeste Ng



Ed. Mondadori
trad. F. Aceto
384 pp

Bird - il cui vero nome è Noah, ma sua madre l'ha sempre chiamato Bird e per lui questo è l'unico nome con cui si identifica - ha dodici anni e vive a Cambridge, nel Massachusetts, con suo padre Ethan, un ex linguista ora impiegato nella biblioteca universitaria di fronte a casa. 

Padre e figlio vivono un'esistenza alquanto solitaria, quasi del tutto priva di relazioni sociali, fatta eccezione per quelle a scuola e al lavoro.
La loro quotidianità è scandita sempre dalle medesime attività e tra i due regna, costante, un pesante silenzio: quello di chi avrebbe un sacco di cose da dirsi e da chiedere, ma sa che è meglio tacere.

Bird, ad esempio, ha moltissime di domande in testa circa la sua mamma, Margaret: perché se n'è andata? Perché non ha fatto mai sapere dov'è, neanche con una telefonata o un messaggio? Tornerà mai? Pensa qualche volta a Bird e ad Ethan, o si è rifatta una vita chissà dove e con chissà chi?
Ma sua madre gli ha mai voluto davvero bene??

La donna è andata via da un giorno all'altro, in circostanze misteriose, quando lui aveva solo nove anni; era una poetessa di origini cinesi ed è stata proprio una sua poesia a metterla in cattiva luce davanti al governo americano, in quanto quei suoi pochi versi ("ridateci i nostri cuori perduti") erano diventati lo "slogan" dei gruppi di dissidenti che manifestavano contro le leggi in vigore. 

Leggi autoritarie, denominate con la sigla PACT (Preserving American Culture and Traditions Act): un insieme di norme volte alla difesa della cultura e delle tradizioni americane, il che implica la messa al bando di tutto ciò che non è americano, compresi i libri o le forme d’arte "non allineati", giudicati pericolosi perché contrari allo spirito patriottico, nazionalistico.

Ma dove affonda le radici questa esterofobia che da subito si converte nell'avversione e nella paura verso  tutto ciò che proviene dalla Cina?

Tutto è partito dalla crisi economica, la peggiore degli ultimi decenni; cosa l'ha causata: la speculazione, l’inflazione...? Gli esperti non ne sono convinti e, da lì a breve, i vecchi risentimenti e il desiderio di individuare qualcuno da incolpare non tardano a venire a galla e "nel giro di pochi anni si decise che questo qualcuno era la Cina: la perenne minaccia gialla. Da quel momento per ogni caduta, per ogni frattura provocata dalla Crisi si sarebbe data la colpa ai sabotatori cinesi."

E fu così che, in modo quasi impercettibile, il racconto della Crisi aveva cominciato a cristallizzarsi e sempre più persone - dagli economisti agli operai - arrivarono a dire: chi è che se la sta passando bene grazie al nostro declino? Gli sguardi e le dita accusatori puntarono decisi verso est: la Cina e, pian piano, tutto ciò che è asiatico, si trasformò nel mostro da tener lontano per il bene di tutti.

Uno degli interventi precipui per salvaguardare la sicurezza nazionale colpisce le famiglie perché, si sa, è dal nucleo famigliare che partono l'educazione, la trasmissioni di valori, principi..., e sono le singole famiglie a formare la società, ergo, bisogna agire su di esse prima che su qualsiasi altro aspetto sociale.

Vengono individuate quelle case in cui ci sono uno o entrambi i genitori cinesi, filo-cinesi o anche soltanto contrari al PACT: i figli di questi soggetti vanno tolti ai genitori e “ricollocati” in altre famiglie di americani fedeli, patriottici.

In questo clima di paura, Bird - consapevole di essere per metà un bimbo di origini cinesi - sa che non deve fare domande e non deve neppure nominare sua madre; suo padre è stato chiaro: Noah deve dimenticare la mamma e non deve neppure nominarla, ma fingere che ella non ci sia mai stata.
Entrambi non vogliono più dover sentire la mancanza di cose e persone che non potranno mai riavere.

"Tutti sapevano che la madre di Bird era una persona di origine asiatica. Le autorità non facevano che sottolineare che essere un PAO – Person of Asian Origin – non era di per sé un reato. Il presidente ribadiva che il PACT non era una questione di razza, ma di patriottismo e di mentalità."

Bird, negli ultimi tre anni, non ha fatto che mettere quella mamma amata - che l'ha abbandonato senza spiegazioni - in un cantuccio buio del cuore; è andato avanti giorno per giorno quasi rinnegando lei e quella sua passione per il raccontare storie, cercando di obbedire all'unico genitore rimastogli, che altro non fa che vivere sempre in penombra, a testa bassa, come se volesse rendersi invisibile.
E Bird deve fare altrettanto: "Non attirare l’attenzione. Tieni la testa bassa. Se vedi che le cose si mettono male, tu va’ nella direzione opposta"

Bird a scuola è guardato con sospetto, disprezzo, diffidenza, perché tutti sanno chi è Margaret Miu: sua madre, la poetessa cinese, la sovversiva antiamericana; non ha amici e l''unica coetanea con cui ha legato è Sadie.
Sadie è stata tolta alla sua famiglia originaria (filo-cinese) e affidata a diverse famiglie di fedelissimi americani; ma la ragazzina ha un carattere ribelle e non si arrende: lei vuol cercare i propri genitori e tornare da loro!

Un giorno accade qualcosa che comincia a creare crepe in quella quotidianità piatta e priva di emozioni in cui Bird è rinchiuso: riceve una lettera al cui interno c’è un foglio costellato di minuscoli gatti disegnati.
Bird capisce che si tratta di un messaggio in codice che gli ha inviato sua madre. 

Allora non l'ha dimenticato! E cosa sta cercando di suggerirgli attraverso quei gatti?

Un po' alla volta, un turbine di sensazioni, sentimenti, ricordi - dapprima confusi, poi via via sempre più nitidi - si riaffaccia prepotentemente nella sua mente: la sua mamma, così brava a raccontargli storie interessanti, a usare le parole per aprire preziose fessure da cui potesse entrare la magia, riempiendo il mondo di possibilità e conferendogli senso.

Ormai curioso di vederci chiaro, Bird inizia un'affannosa ricerca per ritrovare Margaret, partendo proprio dalle storie che lei gli raccontava da piccolo e, attraverso una rete clandestina di bibliotecari che aiuta le famiglie dei bambini rapiti, il ragazzino approda a New York e lì capirà tante cose di questo periodo strano e della società in cui sta vivendo e, soprattutto, potrà ricevere finalmente le risposte alle tantissime domande che da tempo desiderava poter rivolgere alla madre.

"I nostri cuori perduti" è un distopico che, come dicevo, non è collocato in un futuro lontano e diverso dal nostro, per cui non è affatto difficile immaginarlo né ipotizzare che ciò che viene narrato sia verosimile e fattibile: può succedere che gli USA (e non solo, certo) sviluppino un odio profondo verso la Cina tanto da tagliare i rapporti con questa nazione? Tanto da "perseguitare" con leggi fatte ad hoc chiunque sia associabile ad essa? Tanto da togliere dei figli ai propri genitori se, secondo il governo, ce ne sono le condizioni e con la motivazione di proteggere i bimbi e la comunità?
Beh, credo che la risposta sia sì: è possibile, non è nulla di fantascientifico.

L'atmosfera vissuta in questa parte di mondo è apparentemente placida, "normale", quasi noiosa..., ma in realtà si percepisce che sotto quella presunta tranquillità, dietro quell'ordine e quell'obbedienza alle leggi, si celano sentimenti di diffidenza, pregiudizi verso il diverso (chi ha gli occhi a mandorla sa che non può stare proprio tranquillo, e lo stesso Bird è tra questi...), paura del vicino impiccione, un eccesso di prudenza nel parlare, nell'esternare pensieri ed opinioni discordanti col rischio che qualcuno faccia una segnalazione alle autorità.

Protestare? Ovviamente non c'è spazio per i ribelli: bisogna puntare all'unità nazionale a tutti i costi, e l’unità necessita di un nemico comune su cui sfogare la rabbia e che impersoni tutte le peggiori paure della gente.

Questo romanzo ha un ritmo placido, non toglie il fiato ma instilla in modo sottile un vago senso di inquietudine verso un modo di vivere che è identico al nostro, se non fosse che ci sono troppe case all'interno delle quali si vivono tragedie, separazioni, arresti, rapimenti nel cuore della notte.
Troppi cuori perduti, sparsi nel territorio statunitense; troppi genitori che piangono figli che non possono più crescere, amare, proteggere.
Tutto mentre il mondo sta a guardare queste ingiustizie.

Metafora struggente e autentica di come la paura del diverso e la voglia di trovare un capro espiatorio davanti a problemi troppo grandi, siano dietro l'angolo e possano da un momento all'altro stravolgere intere esistenze, il libro della Ng racconta anche il coraggio di continuare a coltivare la speranza in tempi bui mantenendo il cuore intatto, nonché il potere dell’amore feroce e forte di una madre cui viene toccato il proprio bambino.

Le battute finali sono potenti nel loro essere commoventi e intense.

Consigliato, mi è piaciuto molto per la scrittura limpida, delicata e fluida, che diventa però uno strumento vigoroso e incisivo per denunciare un rischio concreto e da non sottovalutare: lasciare che modi di pensare pericolosi, discriminatori, razzisti, possano condizionare i singoli e interi Paesi, con effetti davvero terribili e inumani. 


ALCUNE CITAZIONI

"Forse, pensa, la vita è proprio questo: una lista infinita di errori che non cancellano certo le gioie, ma che semplicemente le ricoprono, mescolandosi con esse, tutti i piccoli momenti che compongono il mosaico di una persona, una relazione, una vita."

"Volevo che tu non fossi solo la pianta che cresceva, ma la persona che la faceva crescere. Volevo che avessi potere sulla tua vita, che indirizzassi la tua energia verso ciò che deve venire, rivolto verso la luce. (...) 
Sei uno che sa prendersi cura degli altri, proiettato verso il futuro; e sei un lottatore, difendi quello che già c’è."

"Quand’è che si può considerare conclusa la storia di qualcuno che ami davvero? Finiamo per rigirarci tra le mani i nostri ricordi più preziosi, fino a consumarli, per poi riscaldarli di nuovo con il calore del nostro corpo. Passiamo le mani sulle curve e sulle cavità di ogni dettaglio che abbiamo, li memorizziamo, li snoccioliamo tutti in continuazione anche se già li conosciamo intimamente. Chi mai pensa, cercando di evocare il volto della persona amata che non c’è più: basta così, ti ho guardato abbastanza, ti ho amato abbastanza, abbiamo avuto abbastanza tempo, tutto quello che c’è stato è stato abbastanza?" 

sabato 11 febbraio 2023

❤️ RECENSIONE ❤️ SEGRETI DI UNA NOTTE D'ESTATE di Lisa Kleypas

 

Quattro donzelle in età da marito, desiderose di scrollarsi di dosso l'etichetta di "zitelle", sono pronte a tutto pur di accalappiare un bel partito da cui farsi impalmare, possibilmente bello, preferibilmente non troppo maturo e sicuramente aristocratico.
E l'amore? Quello non è detto che ci sia..., ma se c'è, allora è bene non farselo scappare!


SEGRETI DI UNA NOTTE D'ESTATE 
di Lisa Kleypas


Leggereditore
Serie Wallflowers n.1
272 pp
C'è stato un tempo in cui non avere un fidanzato o un marito a (soli!!!) venticinque anni era una vera e propria tragedia, perché a quell'età eri già "vecchia" per trovare un buon marito, e più passava il tempo e più il rischio di restare zitella si faceva concreto.
Annabelle è una ragazza che versa in queste... "condizioni"!
Vive nell'Inghilterra della seconda metà dell'Ottocento, proviene da una buona famiglia ma, da quando suo padre è morto, lei, sua madre e il suo giovanissimo fratello si trovano in serie difficoltà economiche.

Annabelle non ha una dote e, se non fosse per il buon nome della famiglia, non verrebbe neppure invitata a feste e balli, in cui comunque fa da tappezzeria e nessun damerino celibe la invita a ballare, nonostante sia molto bella.

La ragazza è piuttosto scoraggiata: il suo bel faccino e la sua spiccata intelligenza nulla possono contro la povertà, contro quegli abiti consunti... e contro la certezza che ci sarà sempre qualche fanciulla ricca più quotata e preferibile a una disgraziata come lei.

Certo, c'è un giovanotto che la guarda con occhi penetranti e pieni di ardore, in barba ai problemi economici di Annabelle, ma è decisamente il pretendente sbagliato!

Simon Hunt è figlio del macellaio presso cui la mamma di Annabelle si serve da sempre: è bello, alto, con un fisico possente, uno sguardo magnetico e un sorriso impertinente, ed è anche molto ricco..., ma non è un nobile! La ricchezza di Hunt proviene dai suoi affari commerciali (è un imprenditore) e non dal possedere un titolo nobiliare e dall'essere erede della fortuna di un casato dell'aristocrazia inglese.

Insomma, neppure lui, come la fanciulla, è un buon partito.
Certo, ogni qualvolta i due si vedono e i loro sguardi si incrociano, a lei parte più di un brivido lungo la schiena e a lui un groviglio di sensazioni mai provate al cospetto di un'esponente del gentil sesso..., ma entrambi restano fermi nelle loro posizioni: lei disprezza quel borghese arricchito dai modi rozzi e sfacciati, lui adora stuzzicarla e provocarla (avendo capito che Annabelle ha un bel caratterino e una lingua tagliente) ed è convinto che, presto o tardi, fosse anche solo per necessità, lei gli cadrà tra le braccia..., ovviamente non come moglie (è uno scapolo nell'animo) ma come amante!

Annabelle preferirebbe restare nubile a vita piuttosto che concedersi a quell'arrogante di Simon Hunt e cerca, con le sue nuove ed esuberanti amiche, Lillian, Evie e Daisy, di architettare dei piani per trovare un marito all'altezza delle aspettative.

Belle, giovani, piene di speranze, sogni e timori, e soprattutto stanche di aspettare che l'uomo della loro vita venga a cercarle, le quattro zitelline stringono amicizia e il loro sincero legame le rende ogni giorno, e a ogni ballo e ricevimento, più audaci e intraprendenti: si promettono di aiutarsi l'una con l'altra a raggiungere il loro scopo (accalappiare un ottimo partito e imbarcarsi in un matrimonio da favola, che permetta loro di frequentare "la meglio nobiltà" e fare la bella vita), che forse nulla ha di romantico, ma è sicuramente pratico e intelligente. 

Non è semplice, però: Annabelle è in disgrazia e senza dote; le sorelle Lillian e Daisy Bowman (americane) sono troppo peperine, sfacciate e chiacchierone per i placidi nobili inglesi, ed Evie vive con una zia zitellona, arcigna e acida, che non le permette di "spiccare il volo".

Insomma, quattro piccole tragedie in cerca di un lieto fine ciascuna.

L'occasione d'oro arriva quando lord Westcliff (uno degli scapoli "papabili") organizza nella propria immensa dimora una battuta di caccia, dove ad essere "cacciati" sono soprattutto gli uomini, prima ancora che gli animali.
Quale migliore occasione, che questa gita nell'Hampshire, per mettersi in mostra con qualche duca ricco e accomodante, bello o brutto poco importa, basta che abbia un bel conto in banca e sia almeno gentile nei modi e fisicamente passabile?

Le quattro spumeggianti e determinate amiche sono più che intenzionate a trovare un marito, partendo da Annabelle, che è la maggiore tra loro e quindi quella più bisognosa di un piano d'attacco efficace.

Peccato che a rovinare i piani ci si metta quell'antipatico di Simon Hunt, sempre tra i piedi e sempre pronto a prendere in giro e stuzzicare Annabelle, con cui inizia un gioco di seduzione e desiderio, in cui ben presto non sarà più chiaro chi insegue e chi fugge. 

Fino a quando, come nel gioco degli scacchi, il più esperto dei giocatori (Cupido!) si intrufolerà tra Annabelle e Simon e farà la mossa più imprevista di tutte, lasciandoli impreparati e senza fiato.

Simon conquisterà il cuore di Annabelle e riuscirà ad averla tutta per sè?
Cosa farà la giovane: cederà al fascino irresistibile di quel giovanotto bello e sicuro di sé o continuerà a cercare il marito ideale, quello più ricco e generoso, mettendo in secondo piano il bisogno/desiderio di amare ed essere amati?


Il primo romanzo di questa serie dedicata a quattro donne dalle passioni coraggiose, pronte a sfidare le rigide regole della società vittoriana, è una lettura romantica deliziosa, scorrevole, uno svago piacevole e adatto a chi cerca storie d'amore, con personaggi ben tratteggiati, rispondenti a degli stereotipi propri del genere, dialoghi abbondanti e con momenti di passione.

giovedì 9 febbraio 2023

🌼 RECENSIONE 🌼 LE CICOGNE DI TAUCHWALD di Mirtis Conci




Una fantastica avventura attende quattro giovani cicogne, che impareranno, tra avversità e sfide, il valore dell'amicizia, la ricchezza dell'essere diversi e la possibilità di superare i propri limiti.



LE CICOGNE DI TAUCHWALD
di Mirtis Conci


161 pp

Salli e Manfri sono due giovanissime cicogne (sorella e fratello) che vivono con la famiglia a Tauchwald; per loro è arrivato il primo anno di scuola, dove devono imparare le regole del giusto volo e prepararsi a rispettare la posizione e il ruolo che lo stormo richiede.

Salli ha il sogno di diventare capo-pilota, come è successo alla sua amata e saggia nonna Dorotea; è cosciente del fatto che per le femmine il ruolo di capo-pilota è contemplato solo in casi eccezionali, com'è stato proprio per la nonna, che lo è diventata solo dopo una disgrazia accaduta al marito (nonno Manfredo), mettendola, tra l'altro, in una condizione famigliare non ben vista dal resto della comunità.
Nonostante nonna Dorotea sia una capo-pilota provetta e abbia dimostrato abbondantemente di essere esperta e affidabile, la mentalità vigente tra le cicogne nel villaggio ha fatto sì che il suo ruolo non venisse comunque accettato.
Insomma, Manfri e Salli sanno di essere considerati membri di un nucleo famigliare un po' "strambo", e ad aggiungere un ulteriore elemento di diversità ci pensa il loro aspetto fisico: hanno, infatti, la testa dal piumaggio nero!

I due fratellini sono entusiasti all'idea di andare a scuola ma devono fare i conti con i primi ostacoli : c'è una cicogna un po' monella (Florian) che da subito comincia a "bullizzarli", stuzzicando Manfri (per litigarci) e prendendo in giro la povera Salli, che cerca di ignorare il compagno dispettoso e i suoi amici... ma non è facile!

A scuola Salli fa amicizia con un'altra cicogna, Melanie, che - pur venendo da una famiglia in vista e stimata - ha pure lei le sue difficoltà, che cerca di non rivelare a nessuno per non sentirsi diversa, oltre che per non deludere le aspettative dei genitori.

Manfri, poi, pur studiando per diventare ciò che gli altri si aspettano che diventi (capo-pilota), in realtà non ambisce a questo ruolo: sono altre le attività per cui si sente portato!

Manfri, Salli, Melanie, Florian: quattro caratteri differenti, ciascuno con i propri sogni segreti nel cassetto, con le proprie personali paure, i limiti, le insicurezze, e tutti e quattro accomunati dal desiderio di scoprire qual è il loro posto nel mondo!

Per adesso, in quanto allievi, sanno di dover seguire le lezioni e impegnarsi per imparare a memoria le regole di volo, che vanno rispettate senza se e senza ma, perché quando arriverà il momento di  affrontare una lunga migrazione, tutte le cicogne in volo dovranno arrivare sane e salve nelle terre calde dove trascorreranno l'inverno.

La prima traversata arriva e, a causa del comportamento immaturo di Florian, lo stormo perderà non solo lui ma anche Salli, Manfri e Melanie, che saranno obbligati a passare un lungo inverno insieme, tentando di sopravvivere, con la speranza di riprendere il volo quando (e se) sarà possibile. 

Questo inconveniente non ci voleva... o forse sì?

I quattro amici vivranno un'avventura particolare, non priva di difficoltà e preoccupazioni, ma sarà una grande occasione per crescere, per stringere i legami tra loro, per conoscersi meglio, imparando ad accettarsi, incoraggiarsi, perdonarsi, e trovare il coraggio di decidere cosa vogliono fare da grandi, senza paura di deludere i genitori, che aspettano di riabbracciarli.

Durante l'inverno, in attesa di cercare lo stormo emigrato, i quattro vengono accolti da alcuni simpatici animali che vivono nella foresta, tra i quali c'è qualcuno di speciale, che mai avrebbero immaginato di incontrare...

"Le cicogne di Tauchwald" è un breve romanzo di formazione, adatto a giovani lettori, ma ovviamente non solo; il mondo degli animali, con le sue regole e la sua organizzazione, la natura con i suoi doni  meravigliosi, il ciclo delle stagioni..., tutto ci ricorda quanto abbiamo da imparare da ciò che ci circonda, e come sia fondamentale rispettarlo per il bene di tutti - uomini, animali, piante...

L'autrice ci accompagna nel mondo delle cicogne, raccontandocelo in modo preciso e affascinante, con un linguaggio semplice e rigoroso allo stesso tempo; diverse sono le tematiche presenti, da cui è possibile prendere spunto per riflettere con i piccoli lettori: il valore della vera amicizia, che fa superare qualsiasi avversità; differenze di ruolo, possibilità, aspirazioni ecc.. tra maschi e femmine in seno alla famiglia e, in generale, nella comunità; coltivare i propri talenti e sogni; ognuno è unico e speciale, non c'è da vergognarsi di ciò che si è, neanche dei propri "difetti"; rispettare le regole (in famiglia, a scuola...) porta beneficio al singolo come al gruppo; saper chiedere scusa e saper perdonare; non lasciarsi scoraggiare dai pregiudizi altrui ma perseverare - con una sana caparbietà - nei propri obiettivi, perché questo potrebbe essere anche d'aiuto a chi ci è vicino, aiutandolo a non restare impantanato nei propri limiti ma ad aprirsi e ad accogliere le diversità, che offrono sempre occasioni di ricchezza e di confronto costruttivo.

Una lettura divertente e formativa, per grandi e giovanissimi.

Ringrazio l'autrice, Mirtis Conci, per il dono graditissimo di questo libro; ricordo anche che sul blog c'è la recensione di un altro racconto di cui ella è co-autrice >>  IL PARCO DEI TESORI

martedì 7 febbraio 2023

Gli Jenisch, "zingari bianchi" - il genocidio dimenticato dei "bambini di strada"



Pochi giorni fa vi ho parlato di un film del 2017, “Dove cadono le ombre” di Valentina Pedicini, che racconta l'atroce storia del genocidio degli Jenisch (i cosiddetti “zingari bianchi”) in Svizzera nel corso del Novecento: centinaia e centinaia di bambini “zingari” furono rinchiusi in ospedali psichiatrici, in orfanotrofi, dove subirono abusi, furono sterilizzati e sottoposti a elettroshock per estirpare loro il gene del “nomadismo”, con l'obiettivo di farne delle persone “normali” e ricollocarli in nuove famiglie di svizzeri “puri”.

Pur facendo parte in generale della comunità zingara, mentre le popolazioni romani (Rom, Sinti, Kalé, Romanichals) sono etnie di derivazione indiana, l'origine degli Jenisch è germanica e hanno un loro proprio idioma; la Svizzera è stato il Paese che ha da sempre contato il maggior numero di Jenisch, sin dall’XI secolo (in Germania nel XIII secolo). 
Già nel 1825, a Lucerna, un gruppo di Jenisch fu torturato e processato per crimini contro la società; più tardi, alle famiglie vennero sottratti i figli in modo da combattere la cultura, la lingua e i modi di vita di questa comunità errante.
Il bieco tentativo di sterminio scientifico terminò solo nel 1975. 
Secondo i parametri applicati dalle autorità elvetiche, i nomadi erano considerati pericolosi, asociali, irrecuperabili, da tenere a bada con metodi repressivi. A nulla contava avere la cittadinanza svizzera. 

Fotografie scattate da Walter Studer in occasione di un reportage sul nomadismo,
realizzato nel 1954 nei dintorni di Oensingen © Peter Studer, Berna.



Nel 1926, quando le teorie eugenetiche (che si proponevano di ottenere un miglioramento della specie umana, attraverso le generazioni) erano in piena espansione, un insegnante di ginnasio, Alfred Siegfried (espulso dall’insegnamento con l'accusa di pedofilia), diventò responsabile della sezione Scolarità Infantile della fondazione Pro Juventute, e diede vita al programma “Opera di assistenza per i bambini di strada” (Kinder der Landstrasse), attivo fino al 1972. 
Proprio Siegfried, nel 1943, tenne a Zurigo una conferenza nella quale rese noti gli scopi, i metodi e l’ideologia alla base della propria attività: gli Jenisch erano dei “vagabondi” e “una piaga” per la società, a motivo della loro appartenenza etnica. 
Nel 1970, il governo svizzero condusse una politica semi-ufficiale che si proponeva di istituzionalizzare i genitori Jenisch, ritenuti “malati di mente”, e togliere loro i figli, nel tentativo di eliminare la cultura zingara (il nomadismo era considerato una patologia degenerativa ereditariamente trasmissibile); agli "zingari" Jenisch veniva impedito il matrimonio, le nascite erano controllate, si praticarono le sterilizzazioni * e privazioni della libertà personale. 

Centinaia, anzi migliaia, di bambini e bambine furono strappati alle loro famiglie di origine (con cui perdevano ogni contatto) e consegnati in affidamento, rinchiusi in orfanotrofi, cliniche psichiatriche o istituti penitenziari; il  progetto prevedeva il cambio di identità delle piccole vittime e l’attribuzione di un nuovo nome di battesimo; ovviamente, essi venivano anche "rieducati" dal punto di vista culturale e linguistico, obbligati a non usare la loro lingua madre. 

Ruth Dreyfuss, ex consigliere federale e presidente della Confederazione svizzera nel 1999, affermò in proposito: «Le conclusioni degli storici non lasciano spazio al dubbio: […] è un tragico esempio di discriminazione e persecuzione di una minoranza che non condivide il modello di vita della maggioranza.»

Solo nel 1987 la Confederazione elvetica si è scusata con gli Jenisch, riconoscendo la propria responsabilità morale e politica. 

Il numero esatto delle vittime non è noto, ma si presume che il numero di bambini coinvolti in questo maledetto progetto oscilli tra 500 a 2.000. 

Tra le vittime più note del programma di discriminazione e persecuzione dell’etnia jenisch, ricordiamo il politico Robert Huber e Mariella Mehr, nata a Zurigo nel 1947 (morta nel 2022) da una famiglia Jenisch, che ha raccontato la propria drammatica esperienza.
Mariella Mehr

"Io sono un essere umano. È importante preoccuparsi del fatto che siamo essere umani, più che della razza".

Mariella è stata soggetta a ripetuti ricoveri coatti in istituzioni mediche, dove già a partire dai nove anni subisce l’elettroshock; fu resa anche oggetto di lezioni universitarie e cliniche, quale esempio di «razza tarata». 
A 17 anni ebbe un bambino, che le fu tolto; a 24 anni venne sottoposta a sterilizzazione, come fecero già con la madre Maria Emma Mehr. 

Dal 1975, come giornalista, ha scritto molti articoli di denuncia. Negli ultimi vent'anni ha vissuto prevalentemente in Toscana. Ha pubblicato diversi romanzi e quattro libri di poesia. In italiano: il libro autobiografico Silviasilviosilvana (Guaraldi 1995), i romanzi Il marchio (Fandango, 2018), La bambina (Fandango, 2019) e Accusata (Effigie 2008), le raccolte poetiche Notizie dall'esilio (Effigie 2006), San Colombano e attesa (Effigie 2010) e Ognuno incatenato alla sua ora (Einaudi 2014).


"Stiamo separati di fronte al mondo"

Stiamo separati di fronte al mondo,
ognuno incatenato alla sua ora,
i nostri cani vanno a toccare un ieri,
quante volte e senza conseguenze?

Nebbia avvolge quel laggiù privo di sponde
nebbia si appoggia sulla mia spalla,
diventa pesante, più pesante, diventa pietra.

C’è una sola parola captata origliando
che voglio cavare fuori e conservare,
perché resti indietro una ferita aperta,
a mia consolazione, una via nel domani.

Bastava la speranza? Allora sperate con me,
tutti voi soccombenti.
Spera anche tu,
mio cuore,
un’ultima volta.

Mariella Mehr (Traduzione di Anna Ruchat)



* La sterilizzazione era una pratica conosciuta in Svizzera, considerata un’operazione rientrante nel normale lavoro del medico, prescritta per ragioni terapeutiche anche verso altre tipologie di persone quali alcolizzati, tossicodipendenti e persone malate di malattie veneree (in totale, il caso svizzero, ha visto tra il 1935 e il 1975 la sterilizzazione di circa 63mila persone, per la quasi totalità donne).


Fonti consultate:

https://www.rsi.ch/cultura/focus/Mariella-Mehr-14987043.html
https://tracce.studio/catalogo-generale/podcast/ognuno-incatenato-alla-sua-ora/  (podcast gratuito)
https://corriereitalianita.ch/gli-jenisch-in-svizzera-una-storia-di-persecuzioni/
https://thata.ch/jenische.htm
https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/008247/2010-03-08/
https://www.einaudi.it/autori/mariella-mehr/

lunedì 6 febbraio 2023

>> RECENSIONE << "La notte che stirai dieci camicie e divenni onnipotente" di Santa Fe

 

Ventidue racconti che, come recita il "foglietto illustrativo", sono indicati per il trattamento di depressione, dubbio, senso di vuoto, incertezza, sensazione di aver perso il senso della propria vita.


"La notte che stirai dieci camicie e divenni onnipotente"
di Santa Fe



Questa breve raccolta, dal titolo originale e curioso, comprende ventidue racconti, tutti narrati in prima persona da una "voce" maschile. 
Qual è il tema (i temi) di queste piccole storie? Difficile dare una risposta univoca, ma di certo essi hanno degli aspetti in comune, a cominciare dall'atteggiamento del protagonista/narratore verso la vita: a tratti pessimista e rassegnato, ma altresì desideroso di godersela fino in fondo, perché la felicità è qualcosa di fugace e questa vita disordinata e imprevedibile va vissuta cogliendo gli attimi, a volte seguendo la ragione, anche se il più delle volte non conviene, perché a furia di guardare il mondo con gli occhi della ragione, e non con quelli del cuore, si perde di vista ogni profondità.

In ogni racconto c'è un incontro di istinti e voglie, di corpi bramosi e di anime sole, che condividono sudore, gemiti, piacere, odori, confidenze, che bastano a riempire le notti e nulla più.

Grazie ad un linguaggio diretto, informale e senza peli sulla lingua, il lettore si ritrova, di volta in volta, introdotto in scene surreali, oniriche, come se si trovasse all'interno di un sogno grottesco, che parte da situazioni leggere, "normali" (andare a bere qualcosa in un locale con un amico, rimorchiare una tipa al bancone del bar), goliardiche, per poi sfociare in qualcosa di fantasioso, bizzarro e quasi sempre legato al sesso.
E infatti, se c'è un comune denominatore in tutti i racconti, è proprio il pallino per il sesso, per le parti del corpo, che giocano un loro ruolo importante, sono un elemento essenziale, non solo per dare piacere fisico ma quale mezzo per "entrare" nell'altra persona, per divenire un tutt'uno con essa, perdersi dentro di lei.

Ogni racconto è un sogno composto da frammenti variegati, folli, pieni di parole, personaggi, di tante cose confuse e lucide assieme, in cui la razionalità e il buon senso cedono il passo alla stravaganza e a dialoghi e situazioni apparentemente prive di senso, che per questo non di rado strappano un sorriso.

In ognuno di essi c'è un fondo di insoddisfazione (che va in qualche modo sfogata, e il sesso è la valvola di sfogo per eccellenza), di tristezza anche un po' patetica, un atteggiamento scettico verso l'amore, la vita, il futuro, anche verso la speranza, in quanto quest'ultima, proiettandoci verso quello che ancora non c'è, ci spinge a ignorare il presente, non permettendoci di godere di ciò che ci è vicino per pensare a quello che chissà, un giorno potremo avere o fare o essere.

Insomma, scene strampalate e irreali che celano un certo pessimismo, che, lungi dall'essere deprimente, è attraversato da non poco umorismo, in cui l'ironia fa da padrone, veicolata da un linguaggio irriverente, sfacciato, di chi ha capito che per essere onnipotenti non c'è bisogno di scomodare la divinità: è sufficiente riuscire a fare ciò che si vuole, quando si vuole.

Non è propriamente il mio genere: non adoro i racconti (tanto meno quelli troppo brevi e, oltretutto, slegati alla dimensione reale, con personaggi con cui non hai modo di "entrare in sintonia") e la presenza di scene di sesso ogni due pagine non mi diverte né intrattiene, ma ho apprezzato la fluidità nello stile di scrittura; un po' meno i refusi e/o gli errori presenti nel testo.

sabato 4 febbraio 2023

** RECENSIONE ** LA LINEA VERDE. GIALLO A GERUSALEMME di Francesco Diodati



Intrighi e complotti sono al centro di questo giallo/spy story ambientato nella Gerusalemme dei nostri giorni, da decenni dilaniata e sporca del sangue di tanti, troppi morti innocenti.



LA LINEA VERDE. GIALLO A GERUSALEMME 
di Francesco Diodati



Ed. Feltrinelli
300 pp
15 euro
Susan Foster è una giovane e valida giornalista americana che viene inviata dal suo capo-redattore a Gerusalemme, come corrispondente.
Arrivata in questa città affascinante, ricca di storia ma anche di contraddizioni, la donna si propone di preparare articoli che si basino sul rapporto diretto con le persone, così da capire - e riuscire a raccontare in modo fedele - che aria si respira in quei territori, martoriati da decenni di guerre e sangue.
In particolare, a colpire il suo interesse, di giornalista ma, prima ancora, di essere umano, è la drammatica situazione vissuta dai palestinesi, intervistando i quali Susan comprende, direttamente dalla loro bocca, tutti i disagi e le sofferenze create da quella che è, di fatto, uno stato di occupazione da parte di Israele, e che genera apartheid, discriminazioni, violazione di diritti.
Questo è il quadro che si delinea sotto gli occhi attenti e sconcertati della giornalista, la quale si ritrova anche a familiarizzare con alcune famiglie palestinesi, a godere della loro ospitalità e, di conseguenza, a provare un grande senso di ingiustizia verso ciò che questa gente vive in quella striscia di terra in cui sono nati, che appartiene loro e alla quale loro sentono di appartenere.

Conosce un collega di nome Tom, con il quale scatta prima una amichevole simpatia e poi la passione, tanto da decidere di andare a vivere insieme.

Ambiziosa e determinata a scrivere di ciò che vede con i propri occhi, senza lasciarsi intimorire da nulla e nessuno, Susan è disposta a rischiare anche la propria sicurezza e incolumità pur di intervistare un personaggio importante e a capo di un'organizzazione che combatte per la liberazione della Palestina dall'occupante; l'uomo è ovviamente ultra ricercato dai servizi segreti israeliani, i quali hanno tutto l'interesse a prendere quello che giudicano un pericoloso terrorista. 

Com'è logico immaginare, non è proprio un gioco da ragazzi ottenere un incontro nientemeno che con un uomo super ricercato, eppure le possibilità che questo accada non saranno poi così lontane né assurde...
Certo, i pericoli sono tanti e dietro l'angolo, e Susan in effetti rischia davvero moltissimo buttandosi in quest'impresa, ma al suo fianco c'è il premuroso Tom...

In parallelo con le vicende di Susan e della sua esperienza nei Territori occupati - esperienza che la spinge a empatizzare con i palestinesi -, seguiamo di alcuni uomini israeliani che lavorano alacremente per scovare i covi dei terroristi, prevenire attentati e mantenere l'ordine. 
Seppur in forma romanzata, l'autore ci presenta entrambi i punti di vista, quello degli israeliani e quello dei palestinesi, separati da quella linea verde che fa da confine tra "Israele" e i "territori palestinesi occupati" (Cisgiordania e Gerusalemme Est, occupati durante la Guerra dei Sei giorni del 1967): mentre i primi che desiderano vivere serenamente e senza problemi nel loro stato ebraico, i secondi si vedono oppressi e privati dei diritti e libertà fondamentali.

Il lettore viene anch'egli, come Susan, catapultato in una realtà feroce, contraddittoria, violenta, fatta di complotti, operazioni militari, aggressioni verso i civili, controlli infiniti ai check-point, attentati; tra i vicoli polverosi della Città Vecchia e lungo la linea verde, ci sono coloro che si battono per un processo di pace (dalla stessa Susan a un altro personaggio importante, un israeliano che decide di scendere in politica per portare avanti un discorso di tolleranza e della necessità di trovare dei punti di incontro tra i due popoli) e coloro che son disposti a tutto pur di proteggere ciò in cui credono, ricorrendo a mezzi leciti e illeciti.

Il libro si divide in due parti, separati da pochi anni di distanza e in cui rivediamo sempre Susan, che dopo la prima (difficile e dolorosa) esperienza, va via da Gerusalemme per poi tornarvi, schierandosi apertamente accanto alla causa palestinese; nella prima come nella seconda volta, il gioco si fa sempre più grande e pieno di pericoli, tra destra sionista, Hamas, Mossad e gli scandali della corruzione. 

La storia si dipana tra oscure trame di potere, colpi di scena, tradimenti, in un mix di filoni narrativi, che comprendono spionaggio, giallo e un tocco di rosa, il tutto su uno sfondo difficile, doloroso, contrassegnato da oppressione, conflitti, inimicizie, giovani che preferiscono suicidarsi e contribuire così a liberare il proprio popolo, che continuare a vivere e soffrire sotto occupazione.
Ho apprezzato che l'autore abbia fatto sicuramente delle ricerche per scrivere il romanzo, cercando di  guardare a quella che è nota come "questione palestinese" senza filtri e pregiudizi, ma provando a restare oggettivo e a limitarsi a denunciare - attraverso gli occhi di Susan - ciò che accade in questa parte del mondo in cui la pace, ad oggi, è lontana dall'essere raggiunta.
Piacevole nello stile, può costituire uno stimolo a interessarsi ed informarsi circa la tematica "Palestina/Israele".


venerdì 3 febbraio 2023

GENNAIO 2023 - LIBRI E SERIE TV



Il primo mese dell'anno è passato ed eccomi con il recap di gennaio.

  1. FIORI SOPRA L'INFERNO di I.Tuti: thriller, la prima inchiesta di Teresa Battaglia, burbera
    commissario di polizia, si svolge in un fitto bosco, sotto gli occhi di un gruppetto di bambini innocenti di oggi e di un adulto non amato da bambino (4.5/5);
  2. BUBULINA. UNA STORIA STRAORDINARIA di G. Boschettiracconto per bambini legato alla tradizionali icone religiose russe (3.5/5);
  3. I DONI DELLA VITA di I. Némirovsky: la vita va avanti e continua a elargire i suoi doni nonostante le atrocità della guerra (4/5).
  4. IL NIDO di T. Winton: anche nelle vite più disprezzate si possono annidare i semi della speranza e della redenzione (3.5/5);


AUDIOLIBRI


🚙 TUTTO IL BLU DEL CIELO di M. Da Costa: cosa faremmo se sapessimo di avere poco tempo da vivere? Il protagonista parte per un viaggio, che si rivelerà indimenticabile. Romanzo on the road commovente (5/5);
👩‍❤️‍👨 L'INVENZIONE DI NOI DUE di M. Bussola: romanzo sull'amore e sul rapporto di coppia. Cosa si arriva ad inventarsi per recuperare un matrimonio scricchiolante? (4/5);
LA LINEA VERDE. GIALLO A GERUSALEMME di F. Diodatigiallo/spy story - intrighi, complotti e attentati sullo sfondo di una Palestina martoriata e insanguinata (3.5/5);
♣ Amon il macellaio - Goebbels, il diavolo zoppo - Irma Grese. La iena di Auschwitz (RECENSIONE): in un'ora e mezza circa sono concentrate le esistenze di tre criminali nazisti, devoti all'ideologia hitleriana fino all'ultimo respiro e capaci, in suo nome, di commettere le peggiori nefandezze.
♦ PORRAJMOS - la persecuzione nazifascista di rom e sinti di A. Giuseppini: la persecuzione su base razziale, scientificamente programmata con lo scopo di distruggere l’intero popolo sinti, la sua cultura e la sua lingua, portò alla morte di oltre 500.000 persone.


Tra le letture più belle ci sono FIORI SOPRA L'INFERNO, molto avvincente e con una protagonista che si fa voler bene in quanto, dietro quella scorza dura, c'è un grande dolore, e TUTTO IL BLU DEL CIELO, intenso e toccante."


Sul fronte Reading Challenge, per il mese di gennaio ho scelto di leggere:

ZOMBIE di J. C. Oates: l'inquietante viaggio nella disturbata mente di un serial killer (3/5).


CITAZIONE DEL MESE

"Mi definiscono una persona riservata, ed è abbastanza vero. Lo dicono quasi fosse un limite. Io, al contrario, ho sempre pensato alla riservatezza come a una specie di regalo. Riservare qualcosa ha a che fare col tenerlo in serbo per qualcuno".



FILM / SERIE TV

Ho guardato un film su Raiplay,
-
DOVE CADONO LE OMBRE
, diretto da Valentina Pedicini, con 
Elena Cotta, Federica Rosellini, Josafat Vagni, Lucrezia Guidone, Alberto Cracco.
A catturare il mio interesse sono state le breve righe introduttive, in cui compare la parola eugenetica e la precisazione che le vicende siano ispirate "a una storia vera, a 2000 storie vere".

La protagonista è Anna, infermiera in un istituto per anziani; Hans è il suo fedelissimo assistente e ha un ritardo cognitivo che fa sì che parli e agisca come se fosse un ragazzino.
Anna ci appare da subito come una ragazza triste, cupa, che raramente sorride; compie il proprio lavoro con diligenza, questo sì, ma si percepisce che qualcosa in lei non va..., o meglio, che è qualcosa è "rotto".
Attraverso numerosi e oscuri flashback, capiamo che tra quelle mura Anna e Hans hanno trascorso la loro infanzia in quanto la struttura, in passato, è stata un orfanotrofio; quando fu chiuso per poi diventare una casa di riposo, i due (ormai cresciuti e non adottati) sono rimasti a lavorare lì.

Sempre attraverso i salti temporali nel passato, scopriamo però anche un'altra tristissima verità: quell'orfanotrofio non era una semplice struttura che accoglieva bimbi senza famiglia in attesa che fossero "ricollocati": tra quei corridoi, in quelle stanze... avvenivano torture fisiche e psicologiche, effettuate su quei bambini con l'intento crudele e iniquo di condurre esperimenti di eugenetica.
I piccoli ospiti non erano scelti a caso, ma per l'appartenenza a una "razza" giudicata asociale, pericolosa: gli "zingari bianchi", gli Jenisch, residenti in Svizzera e che dallo stato furono perseguitati.

➤Poiché ho intenzione di parlarne più in dettaglio in un altro post, per adesso vi dico solo che migliaia di bambini, tra gli Anni Venti e Settanta del secolo scorso, furono strappati alle proprie famiglie per essere ricoverati forzatamente in questi pseudo-orfanotrofi, con l'assurda speranza di "raddrizzarli" socialmente.

Ma torniamo al film: Anna e Hans, quindi, portano sulle proprie spalle i drammatici ricordi di un'esperienza atroce, che li ha segnati, nel corpo e nell'anima, rendendo il ragazzo "un idiota" e lei una donna chiusa, angosciata, con la mente ancorata a quel passato e al ricordo di un'amichetta amata e poi perduta (Franziska).
Un giorno viene ricoverata una vecchietta che sbuca dritta dritta da quel maledetto passato: Gertrud, colei che, ai tempi in cui Anna era una ragazzina, ha effettuato le sue torture pseudo-scientifiche sui poveri corpi dei bambini.
Le due si riconoscono immediatamente e Gertrud cerca di essere gentile con Anna, anzi, addirittura pretende di ricordarle quell'infanzia terribile come se niente fosse, come se non avesse portato dolore nella ragazza e negli altri ricoverati.
L’istituto perde dunque i contorni attuali e torna ad essere, per la sconvolta e arrabbiata Anna, ciò che ha rappresentato per tantissimi innocenti: un posto infernale.
Cosa farà adesso che ha tra le sue mani quell'anziana donna, fragile nel corpo ma ancora d'acciaio nello spirito e tagliente nel parlare? Anna si farà travolgere da quel dolore mai sopito che ora rischia di riesplodere in tutta la sua forza carica di odio e risentimenti per coloro che le hanno fatto del male?

Il film, coerentemente col titolo, è cupo, sempre su tonalità fredde, come freddo è il cuore di Anna, che sembra incapace di provare ed esternare tenerezza, compassione; anche nei confronti del povero e incolpevole Hans lei è quasi cattiva, insultandolo e alzando le mani su quel poverino, che continua a seguirla come un cagnolino indifeso e solo.
Dietro quell'atteggiamento sempre impettito e glaciale, Anna nasconde dentro di sé un fuoco di emozioni che Gertrud, con la sua calma serafica e inopportuna (di chi si ostina a non voler fare mea culpa per i propri peccati) le sta riaccendendo, rendendola furiosa e rancorosa.

Ve ne consiglio la visione, è fatto bene, l'attrice protagonista, in particolare, è molto brava nel renderci tutta la sofferenza, per anni soffocata, di Anna; e poi è un modo per conoscere o approfondire uno di quegli "stermini" di cui si sa e si parla poco.



Sul fronte serie tv, ne ho guardata una anch'essa ispirata a fatti realmente accaduti: Unbelievable. 
REGIA: Susannah Grant, Lisa Cholodenko
CAST: Toni Collette (Detective Grace Rasmussen), Merritt Wever (Detective Karen Duvall), Kaitlyn Dever (Marie Adler).

Si basa sulla vera storia di Marie (il nome di battesimo è lo stesso, il cognome no) Adler, 
.
una ragazza che ha denunciato 
alla polizia di essere stata vittima di stupro ma che si è scontrata con la diffidenza e lo scetticismo dei poliziotti che hanno raccolto la sua deposizione.

Marie è un'adolescente "problematica", con una storia di abbandoni e affidi alle spalle; attualmente segue un percorso di reinserimento sociale e quando racconta, con comprensibile difficoltà, che un uomo è entrato in casa sua mentre dormiva, l'ha legata, imbavagliata e abusato di lei, qualcosa nel suo racconto non convince chi indaga e neanche una delle madri affidatarie.
Troppi buchi, troppe contraddizioni, domande senza risposta, ricordi vaghi, annebbiati..: come si fa a trovare uno stupratore senza avere i necessari indizi ed elementi? 

La versione di Marie traballa, ha qualcosa che non va e lei stessa sembra reticente nel fornire dettagli preziosi, che permettano al detective Parker e al suo fido collaboratore di avere un quadro attendibile di ciò che è accaduto.

Marie, non è che te lo sei inventato? Magari per un bisogno di attenzioni, di far parlare di te, di ricevere premure scarsamente avute negli anni a causa del tuo percorso di vita?

Mossi dalla consapevolezza di non possedere una vera e propria pista d'indagine e dall'atteggiamento insicuro e inaffidabile (?) di Marie, Parker e collega la convincono, anzi la costringono (sotto minaccia di accusarla di falsa testimonianza) a ritirare le accuse e a
ritrattare la sua storia.

Intanto, in altri stati e distretti americani, vengono denunciati altri stupri e - tadaaaa - tutti hanno caratteristiche mooolto simili (per non dire gli stessi) al resoconto della povera Marie, che, dopo la doppia terribile esperienza (violenza sessuale e in non essere stata creduta) ha dovuto tirare avanti portandosi dietro tutto il carico di malevolenza che le sue "bugie" le hanno attirato addosso, all'interno del quartiere e da parte delle persone con cui aveva rapporti di amicizia e lavoro. 
Insomma, oltre al danno, la beffa! Da vittima a bugiarda megalomane.

Sui nuovi stupri indagano due poliziotte fortunatamente diverse da Parker: due donne toste, determinate, coscienziose, che amano il proprio lavoro, credono in ciò che fanno, empatizzano con le vittime e, soprattutto, credono alle loro denunce, vedono il dolore nei loro occhi e nella difficoltà a riprendere in mano la propria vita! 
E' vero, il po*co è astuto, intelligente e attentissimo, tanto da lasciare immacolate le scene del reato, come se lui in quelle case non ci sia mai passato, ma questo non induce le detective Karen Duvall e Grace Rasmussen ad essere scettiche e ad etichettare come bugiarde le vittime, quanto semmai ad impegnarsi per rimettere in ordine tutte le tessere del drammatico puzzle e acciuffare il colpevole. Perché c'è e va fermato, visto che per almeno due anni ha agito indisturbato in varie città.
Riusciranno a prenderlo? E a Marie verrà data la possibilità di dimostrare che non ha mai mentito?

La serie Netflix è basata sui reportage di Christian Miller (ProPublica) e Ken Armstrong (The Marshall Project) e sul loro libro "A false report. A true story of rape in America" (QUI), che dimostra come l'indagine della polizia di Lynnwood (relativa al caso di Marie) fosse viziata e condotta davvero male e con troppi pregiudizi ad ostacolare il lavoro di professionisti che tali, purtroppo, non si sono rivelati.
Assolutamente consigliata!!

giovedì 2 febbraio 2023

FEBBRAIO, TRA LETTURE E READING CHALLENGE


 Il primo mese dell'anno s'è dileguato. 

Inizio febbraio leggendo codesti libri:


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❤ I NOSTRI CUORI PERDUTI di Celeste Ng: un distopico ambientato negli USA, dove sta crescendo di giorno in giorno l'odio verso chiunque e qualunque cosa venga dai paesi orientali.

🦢LE CICOGNE DI TAUCHWALD di Mirtis Conci: un racconto per bambini/ragazzi, una storia di avventura, coraggio e tanto divertimento che ci racconta il valore della vera amicizia che fa superare qualsiasi avversità.

Aggiungo l'audiolibro UNA DONNA IN FUGA di Linda Castillo: una donna ta scappando da qualcosa, e il buon Amish Adam la soccorre, senza immaginare in che guaio si sta cacciando.


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Per la RC del mese di febbraio devo scegliere, come leggete nell'immagine, un libro tra:

 📗un classico
 🇮🇹📘un contemporaneo italiano
📗🌍 un contemporaneo straniero.
❤️ 📘un libro amato dall'organizzatrice della RC.


Fatta eccezione per Wells, che non mi attira molto, gli altri due autori li trovo stimolanti; della Dunne ho letto un solo libro diverso tempo fa, riproverei volentieri; Simi è uno di quegli autori italiani che mi ripeto di leggere e che finora ho rimandato.
La Mazzantini è di certo tra le mie scrittrici preferite e per adesso confesso di propendere leggermente per Manola, di cui posseggo la copia.




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