giovedì 22 agosto 2024

RECENSIONE - OMBRE DI LUCE. LE FIGLIE DI NAPOLI di Grazia De Gennaro


Luce e ombra, chiarezza e oscurità, verità e paura; il romanzo di Grazia De Gennaro è intriso di concetti antitetici e complementari che trovano in una Napoli magica, realistica e visionaria insieme, il terreno ideale: per le piazze e per i vicoli e attraverso l'arte, di cui è pregna la città campana, emergono storie e personaggi che si muovono come sospesi tra la vita e la morte, e la stessa protagonista - una giovane artista molto talentuosa - si ritroverà ad affrontare un inaspettato viaggio mistico, contrassegnato da  fede, credenze, religione e fatalismo, al termine del quale ciò che le era oscuro diverrà chiaro e l'aiuterà a crescere e a divenire una donna consapevole di sé stessa, dei propri doni, delle proprie contraddizioni e speciali imperfezioni che la rendono unica.



OMBRE DI LUCE. LE FIGLIE DI NAPOLI
di Grazia De Gennaro



Pensiero Creativo
176 pp
LINK
Luce Balzani è una bravissima e apprezzata fotografa con la passione per la pittura e l'arte in generale; orfana di entrambi gli amati genitori, è una ragazza madre, avendo avuto la piccola Amaris quando era appena ventenne, nel corso della relazione con l'allora fidanzato, Tiberio.

Il legame con quest'ultimo è naufragato già da un po', più precisamente da quando Luce ha scoperto che egli la tradiva con la sua migliore amica: il più classico dei cliché che però ha generato una profonda ferita nel cuore della fotografa, contribuendo a renderla chiusa e diffidente verso tutti.

Un giorno, mentre è in visita alle Gallerie dell’Accademia di Venezia ed è in piedi davanti al dipinto Tempesta di Giorgione, si accorge di non essere sola ad ammirare l'opera d'arte: al suo fianco è apparsa una giovane dai capelli corti rosso mogano e dai grandi occhi espressivi.
Le due iniziano a parlare e, immediata, nasce un'alchimia frutto della comune passione per l'arte.

Edith Esposito - questo è il nome dell'interlocutrice - è anch'ella un'artista, ha un modo di fare e di parlare affascinante ed empatico, ma c'è in lei un che di enigmatico, misterioso e tali sono anche alcune frasi che rivolge a Luce, la quale è turbata e rapita da questa sconosciuta che sembra scrutarle dentro l'anima come nessuno ha mai fatto.

«Continui a respingere le ombre, ti fanno troppa paura. Ma la tua arte non mente»

...le dice Edith a un certo punto, incoraggiandola a non cercare le ragioni per vivere fuori da sé stessa: Luce è la ragione e solo guardando con onestà e senza timori dentro di sé, attraversando il buio e le ombre, potrà afferrare la luce.

Le parole sibilline ma forti che una perfetta estranea le rivolge, con la sicurezza di chi la conosce meglio di chiunque altro, colpiscono una perplessa Luce nel profondo.
L'incontro con quella sensibile artista le resta scolpito nel cuore e non può che augurarsi di incontrarla nuovamente.

Il suo lavoro di fotografa le permette di incontrare e stringere amicizia con una modella non solo esteticamente molto bella ma anche intelligente, acuta e schietta: Ginevra.
Anche se non si erano mai incontrate prima, Ginevra in realtà non è una "perfetta estranea", essendo la nipote di Betta, un'anziana vicina di casa non vedente che tiene con sé la piccola Amaris quando Luce è impegnata con il lavoro.

Frequentandola, Luce si rende conto di come Ginevra sia una donna dalle mille risorse, che le parla con estrema franchezza, confidandosi in modo sincero, raccontandole di sé e del proprio percorso personale, che le ha permesso di essere la donna che è oggi, consapevole della propria bellezza fisica, dietro alla quale c'è un'anima sensibile, amante dell'arte.

E proprio grazie a Ginevra, Luce avrà modo di fare esperienze particolari che l'aiuteranno a maturare, a scoprirsi e a tirar fuori la sua vera essenza.

In questo percorso fuori dall'ordinario e mistico, altri personaggi avranno il loro ruolo, come Betta - che ha un dono straordinario, grazie al quale "vede" ciò che gli occhi fisici non possono cogliere -, don Carmine (un prete centenario, che accoglie Luce per ascoltare ciò che le pesa sul cuore) e la stessa Amaris, una creaturina sveglia e speciale.

Luce, quindi, comincia un viaggio interiore che la porta gradualmente a realizzare cosa voglia dire essere "una figlia di Napoli".


«sei figlia di Napoli, non si può mai sapere».
«Che significa?» le tremò la voce.
«Acca’, ’e viv e ’e muort camminano ’ngopp ’a stessa via».


I vivi camminano fianco a fianco a coloro che non non ci sono più, in un continuo andirivieni tra vita e morte, in un eterno filo che lega l'oscurità alla luce.

"Non c'è luce senza le ombre": è il fil rouge che accompagna la protagonista nella sua scoperta di sé, che non può avvenire senza l'attraversamento di ciò che la fa star male.

Luce deve imparare a riconoscere le proprie paure, debolezze, mancanze, a non rinnegarle, a non rifuggirle come se se ne dovesse vergognare; le difficoltà affrontate fino a quel momento l'hanno indotta a crearsi una corazza per mostrare a sé stessa e agli altri che lei è forte, che può prendersi cura della propria persona e soprattutto di una figlia nonostante siano morti i propri genitori e nonostante il padre di Amaris sia un uomo poco affidabile.

Ma essere forti non significa non piangere, non ammettere di avere delle fragilità e dei timori: al contrario, solo tirandoli fuori è possibile imparare a vivere appieno, e l'arte - con la sua bellezza e la sua perfezione - è per Luce sicuramente uno strumento importante per lasciare la propria "firma", la propria impronta nel mondo.

Attraverso l'arte, Luce può far emergere la propria anima.

"L’anima è una cosa che abbiamo dentro, e si può vedere solo quando facciamo le cose che amiamo."


Nel proprio percorso di consapevolezza e, in un certo senso, di rinascita, Luce vivrà qualcosa di misterioso e sovrannaturale, un'esperienza che unisce terreno e ultraterreno, il mondo dei vivi e il regno dei morti, tradizioni popolari, credenze religiose e folklore, in un mix ammaliante che rende la protagonista simile al poeta Dante, il quale seguiva affascinato la propria guida, Virgilio, in un viaggio meraviglioso e sorprendente.


Ma il viaggio di Luce non la porta nei gironi dell'inferno né in paradiso, bensì è un percorso inevitabile per imparare ad apprezzarsi, a perdonarsi, ad avere fiducia in se stessa e nelle sue capacità.
Il passato, in questo cammino interiore, ha la sua importanza perché ci sono ferite che hanno un'origine e una causa ben precise ed è lì, dove hanno avuto inizio e luogo, che dobbiamo ritornare per "mettere a posto" ciò che, nel presente, ci crea malessere e angosce, limitandoci.


Il romanzo di Grazia De Gennaro è un'opera particolare per contenuti e stile, che si legge con vero piacere grazie ad una penna raffinata, colta, a un racconto intenso, ricco, in cui si respira l'arte (e l'amore per l'arte) ad ogni pagina.

Oltremodo affascinanti sono i dettagliati e precisi i riferimenti a luoghi della città, dal Cimitero delle Fontanelle alla Piazza del Gesù, dall’Accademia di Belle Arti al il Maschio Angioino e i Quartieri Spagnoli. 
Napoli non è semplicemente uno sfondo ma è accompagnatore silenzioso della metamorfosi cui va incontro Luce Balzani, una donna ferita ma forte, determinata, con dentro una luce che ella per prima deve riconoscere e lasciar emergere proprio da quelle crepe che la vita ha creato in lei e che, lungi dal renderla debole, l'hanno fortificata e resa la persona che è e che ancora può diventare.

"...dietro ogni luce c’è sempre un’ombra. Dietro ogni bel sorriso ci sono state lacrime amare, dietro ogni sogno realizzato ci sono sempre rinunce e delusioni. Dietro una morte, c’è stata una vita...".

Leggendo, mi sono sentita trasportare per le vie di questa Napoli piena di storia, bellezza artistica, ricchezza umana e anche a me, come alla protagonista, è sembrato che la realtà e ciò che è materiale non fossero poi così lontani dall'aldilà, dal sogno, e che il visibile e l'invisibile spesso si intreccino in modi inspiegabili.
In "Ombre di luce"  il lettore diventa per un po' anch'egli "figlio di Napoli" e si sente pronto a mettere da parte la razionalità per far spazio a ciò che è trascendente, immateriale, oltre da noi ma non per questo meno vero.

È una lettura coinvolgente e piena di fascino, che consiglio in special modo a chi desidera immergersi in una storia originale, profonda, a tratti impalpabile ed eterea, in cui si dà risalto, attraverso la passione per l'arte, alla bellezza che c'è nell'anima di ognuno di noi.

mercoledì 21 agosto 2024

[ Cover Reveal ] TULIPANI di Khrystyna Gryshko, disponibile dal 27 agosto

 

Lettori, oggi qui sul blog vi presento un romanzo avvincente e ricco di colpi di scena, dove amore, coraggio e redenzione si intrecciano in una storia che vi terrà incollati alle pagine fino all'ultima parola: Tulipani, dell'autrice Khrystyna Gryshko, in uscita il 27 agosto.



TULIPANI
di Khrystyna Gryshko


Collana Editoriale Nirvana – PubMe
300 pp
 Autoconclusivo
0,99 euro (ebook)
16 euro (cart.)
Uscita prevista:
27 agosto 2024

SINOSSI

Londra, XIX secolo. 

Edgar Scott, giovane nobiluomo, vede il suo mondo crollare con la morte della madre, abbandonando il sogno di studiare Medicina e diventare chirurgo.

Pur avendo sempre amato un'altra donna, l'italiana Angelica, sua amica d'infanzia e unico amore, l'incontro con Sofia, una brillante giovane di umili origini, cambia ogni cosa per lui. Tra scontri e attrazioni nascoste, insieme i due scoprorno che l'amore potrebbe persino superare le barriere sociali.

Ma quando la verità sulle origini di Edgar emerge e la società si ribella, Sofia si trova a combattere non solo per il suo futuro, ma anche per l'onore di colui che ha accanto. 

Riusciranno Edgar e Sofia a superare scandali e segreti per trovare insieme la felicità?


Genere: Historical Romance, Slow Burn. Social Gap, Hidden Identity, Enemies to lovers, Forced Proximity.

Disponibile: Formato E-book su Amazon e Kindle Unlimited e Formato Cartaceo in tutti gli store online e nelle librerie.


martedì 20 agosto 2024

CONFUSIONE di Elizabeth J. Howard [ RECENSIONE ]



Con il terzo volume dei Cazalet siamo nei primi anni '40 del secolo scorso e, in particolare, ci tuffiamo nel cuore della Seconda Guerra Mondiale, periodo ricco di profondi cambiamenti in cui la benestante famiglia protagonista è passata da un modo di vivere spensierato a uno decisamente più cupo e dominato da incertezze e timori.


CONFUSIONE
di Elizabeth Jane Howard

Fazi Ed.
trad. M.Francescon
526 pp
13 euro
È il 1943 e siamo in pieno conflitto mondiale; i raid aerei e il razionamento del cibo sono sempre all’ordine del giorno ma le giovani fanciulle della famiglia Cazalet stanno uscendo dal guscio e possono cominciare a vivere con maggiore indipendenza la propria vita.
È ciò che sta accadendo alle maggiori tra le cugine: Louise, Polly e Clary, che fanno il loro ingresso ufficiale nel mondo "dei grandi". 

Affamate di libertà, autonomia e futuro, le tre giovani donne sono eccitate e curiose nei confronti di ciò che le aspetta al di fuori delle confortevoli e conosciute mura domestiche; si avviano, quindi, lungo percorsi differenti, ciascuna con i propri sogni e speranze e con la propria personalità.

Superati i venti anni, Louise finisce per restare imbrigliata in un matrimonio sì di classe, vantaggioso e fonte di sicurezza, ma che si rivelerà da subito claustrofobico, opprimente..., la famigerata gabbia dorata ma infelice.

Sul legame tra lei e il marito - Michael, che ha passato i trenta e tratta la sua giovane mogliettina come un'adolescente immatura, deliziosamente capricciosa e bisognosa di essere guidata in ogni cosa... - incombono diversi problemi: non solo la guerra (che separa marito e moglie molto spesso, essendo Michael impegnato nel conflitto) ma ancor di più la suocera, che ha col figlio un rapporto eccessivamente forte e controllante, che sfocia nel morboso.

Le vicende riguardanti Louise sono pregne di sentimenti di infelicità, insoddisfazione, senso di colpa, in quanto la ragazza, da una parte, è cosciente di non amare alla follia il marito, di sentirsi intrappolata in una vita che non le permette di essere davvero sé stessa (sognava di fare l'attrice, tanto per iniziare), né tanto meno la fa sentire libera e appagata, dall'altra si sente un'ingrata perché sa che tantissime coetanee farebbero carte false per essere al suo posto, vale a dire sposate a un uomo affascinante e ricco come Michael, che si prende cura di lei come il più affettuoso dei consorti.
Quando poi scopre di essere incinta, la giovane figlia di Villy e Edward avvertirà un sempre maggiore senso di oppressione e di impotenza...

Polly e Clary sono due belle signorine che hanno lasciato finalmente le mura di Home Place per trasferirsi a Londra e fare i loro primi passi nell’agognata età adulta, che però si rivela essere complicata, ingarbugliata ma anche eccitante. 
Le due cugine si vogliono un gran bene e, pur avendo caratteri molto diversi, condividono sogni e speranze; i segreti, un po' meno: la bellissima Polly a un certo punto si innamora ma è molto reticente a confidare alla cugina (che lei vede come ancora poco matura) l'identità del fortunato.

Per quanto riguarda gli adulti, beh, essi hanno il loro gran daffare con lutti, tradimenti, relazioni clandestine e rinunce: Rachel è sempre la devota figlia nubile che non riesce a non dedicarsi anima e corpo alla famiglia, consapevole di come tutti in casa abbiano praticamente bisogno di lei, dalla mamma (la Contessa) che ha un'età avanzata, al Generale (il padre), ormai cieco.
Ma anche la sua "amica speciale" Sid ha bisogno di lei e desidera insistentemente che Rachel le dedichi tempo e attenzioni, ben sapendo che è giunto il momento, per entrambe, di viversi alla luce del sole.
Riuscirà Rachel a decidersi a pensare un po' di più alla propria felicità?

Zoë, la seconda moglie di Rupert (padre di Clary, partito per la guerra) ha dato alla luce la loro figlia Juliet ma di cosa sia successo al caro Rupert resta ancora un mistero, che lascia tutti i famigliari in apprensione; è passato del tempo da quando hanno saputo che non era morto bensì disperso, ma col trascorrere dei mesi, la speranza che torni vivo dalla guerra si fa sempre più flebile.
A sperarci è soprattutto Clary, che continua con costanza a scrivere un diario-lettera indirizzato al padre, in cui aggiorna tutto ciò che le accade, con la speranza che un giorno il padre possa leggerlo.

Dal canto suo, Zoë è ancora così giovane e desiderosa di vita ed emozioni! Vivere in quel limbo, in cui non è né vedova né sposata, la sta lacerando e rendendo insoddisfatta..., ma il destino le mette davanti un uomo con cui immediatamente nasce un'affinità sincera e intima...

Edward prosegue con le sue menzogne e la sua relazione adulterina con Diana, alla quale promette di prendere decisioni serie (cioè lasciare Villy) ma la coerenza non è il suo forte...

Insomma, seguiamo le vicende dei nostri amati Cazalet mentre la guerra è in corso, influenzando le vite dei singoli e di tutti, con conseguenze sulla vita quotidiana, sui legami interpersonali e sul modo stesso di pensare dei personaggi, su come affrontano le diverse situazioni di cui sono man mano protagonisti.

Se gli adulti - fatta eccezione per Zoë, le cui vicende personali sono molto coinvolgenti - sono "sempre gli stessi" e non attraversano particolari evoluzioni, a maturare molto sono le ragazze, che diventano delle giovani consapevoli che la vita le sta chiamando a confrontarsi con le proprie responsabilità di adulte e con la legittima voglia di ritagliarsi il proprio posto nel mondo.


La Howard ha una scrittura elegante e raffinata, un modo di narrare estremamente fluido e piacevole; come credo di aver scritto nelle recensioni dei due libri precedenti, la ricchezza di dettagli con la quale l'autrice si sofferma su ambienti, personaggi e situazioni, è assolutamente apprezzabile e, pur diluendo il ritmo narrativo, non annoia il lettore ma anzi ha il pregio di trasportarlo nel cuore della storia, anzi, delle singole storie, avvicinandolo a ogni personaggio, così che di ciascuno egli "senta" gli stati d'animo, i pensieri, i turbamenti.

Confusione ci dà un ritratto autentico dell'Inghilterra durante gli anni della guerra, evento che fa da sfondo alle vicissitudini dei personaggi, i quali sono sempre assolutamente ben delineati e realistici; si potrebbe essere indotti a pensare che il fatto che essi appartengano all'agiata borghesia inglese (e siano quindi dei "ricconi privilegiati") li renda idealizzati e lontani da noi, ma non è così: uomini e donne, adulti e giovani, i Cazalet sono persone che continuano a crescere, a sbagliare e a rialzarsi, a trovare nuovi modi e nuove risorse personali per adattarsi ai grandi e piccoli cambiamenti storico-sociali

Consigliato a chi, ovviamente, ha già letto e apprezzato i primi due libri; per chi ancora non l'ha fatto ed ama le saghe famigliari storicamente ben contestualizzate, il mio invito è di dare una chance a questa serie: non sarà difficile affezionarsi ai Cazalet e, personalmente, ho infatti molta voglia di proseguire con il terzo libro, Allontanarsi, anche perché Confusione termina con un bel colpo di scena.




I LIBRI DELLA SAGA "I CAZALET"

GLI ANNI DELLA LEGGEREZZA
IL TEMPO DELL'ATTESA
CONFUSIONE
ALLONTANARSI
TUTTO CAMBIA






domenica 18 agosto 2024

LA DIGA di Michael McDowell (Blackwater II) [ RECENSIONE ]


Nel primo libro della saga famigliare gothic/paranormal Blackwater - La piena - ci siamo lasciati con la mia curiosità di proseguire a sbirciare nelle vite dei membri della ricca famiglia Caskey, del resto degli abitanti di Perdido e, soprattutto, di aggiungere nuovi elementi per meglio conoscere la enigmatica e scaltra Elinor Dammert, entrata con passo felino nell'esistenza del buon Oscar Caskey e osteggiata ferocemente dalla testarda e prepotente suocera, Mary-Love.
A complicare i legami famigliari. già di per sé molto tesi, si aggiunge il progetto di costruire una diga che protegga la cittadina da future eventuali inondazioni.
Elinor è forse l'unica voce contraria al progetto ed è convinta che nulla di buono ne verrebbe se la diga venisse costruita...



LA DIGA
 (Blackwater II)
di Michael McDowell



Neri Pozza
Trad. E. Cantoni
256 pp
Sono trascorsi tre anni dalla terribile piena che ha inondato Perdido, in Alabama; pian piano la vita è ripresa normalmente e la gente ha cercato di riavviare le proprie attività, compresi i Caskey, impegnati con le loro segherie.

Tra Mary-Love Caskey e l'adorato figlio Oscar le frizioni non mancano a motivo dell'ostilità tra la matriarca e la nuora, Elinor;  nonostante quest'ultima abbia praticamente "barattato" Oscar con la loro primogenita Miriam (su cui la nonna e la zia Sister hanno decretato l'assoluto possesso manco fosse figlia loro) senza che tale "operazione" l'abbia turbata più di tanto, i rapporti con la suocera non sono affatto migliorati.
E adesso Elinor è nuovamente in attesa di un altro bambino e, mentre le due donne ostentano indifferenza, in realtà sotto le ceneri covano odio e rancori profondi l'una verso l'altra.

In particolare, è Mary-Love a non darsi pace: umiliare la nuora è diventata una missione che occupa la sua mente in maniera quasi ossessiva e il destino sembra darle una grossa mano...


Nel 1922 la città di Perdido vota quasi all'unanimità perché si avviino i lavori per la costruzione di un'imponente diga, unico baluardo possibile contro la furia dell'acqua. 

Ad occuparsi del progetto è l'ingegnere Early Haskew, un giovanottone dall'aspetto decisamente rustico al limite dello zotico ma, a dispetto delle poco raffinate apparenze, nasconde un buon cuore e una grande gentilezza d'animo.

Prepotente e controllante come sempre, Mary-Love insiste per offrire ospitalità all'uomo, ma non certo per uno slancio di pura magnanimità: desidera solo "far schiattare" Elinor, che abita accanto e che vedrà con i propri occhi come la suocera stia ospitando nientemeno che "il creatore" della diga che lei tanto detesta.

E in effetti la suocera riesce nell'intento di far innervosire grandemente Elinor, che non fa che lanciare improperi e anatemi verso il nefasto progetto: il Blackwater non vuole la diga costruita dagli uomini, le sue acque non potrebbero comunque essere fermate e le conseguenze saranno terribili.

Quando ne parla con un perplesso Oscar, questi non sa che rispondere all'amata consorte: perché per lei è una tale tragedia la costruzione di un qualcosa che, al contrario, potrebbe proteggerli da una prossima piena e concedere loro serenità?
Elinor è convinta che non ce ne saranno ma che è importante non "sfidare" il fiume con un tale progetto, e più lei si lascia andare a queste strambe dichiarazioni, meno Oscar ci vede chiaro.

A noi lettori, però, viene data una prospettiva differente che ci lascia capire con sempre maggiore chiarezza come Elinor sia visceralmente legata alle acque furiose del Blackwater, come se la sua stessa natura ed esistenza dipendessero da esse.
La domanda si fa spontaneamente insistente: chi è davvero Elinor?

Ad aggiungere un inquietante e crudele elemento per rispondere al quesito ci pensa un innocente: John Robert, un ragazzino di Perdido, figlio di una coppia umile e onesta che ama con tutto il cuore questo figlio speciale.
John Robert, infatti, è un ragazzino particolare, un po' "lento" di comprendonio, spesso assente e perso nel proprio mondo, caratteristica che fa sì che gli adulti lo guardino con compassione (quando non con sprezzante sufficienza) e i coetanei lo prendano in giro ferocemente, come solo i ragazzini sanno fare quando sono in gruppo e prendono di mira il più debole della classe o della combriccola.

Attorno al personaggio di John Robert prendono forma dinamiche che finiscono per turbare il lettore e lasciargli addosso una sensazione di amarezza e di ingiustizia, ed Elinor avrà la sua parte centrale in queste dinamiche e, anzi, le sue azioni confermeranno la sua natura, legata a qualcosa di sovrannaturale e spaventoso.

Intanto, in casa Caskey, dopo Oscar (sempre più vicino alla moglie e, di conseguenza, distante dalla invadente genitrice) è il turno di Sister di cercare di tagliare il cordone ombelicale con questa madre controllante e troppo abituata a comandare e disporre egoisticamente delle esistenze di chi le è vicino.

Sarà proprio la presenza quotidiana e rassicurante dell'ingegnere Early ad offrirle l'occasione per spiccare il volo e, finalmente!!, prendere decisioni in autonomia, lavorando per la propria felicità, il proprio futuro, cercando di perseguire i propri obiettivi senza l'ingerenza materna.

Ma a Perdido non arrivano solo Haskew e tutti gli uomini impegnati a lavorare nel cantiere allestito per la costruzione della diga: arriva anche Queenie Strickland con i suoi due figli.
La donna è la cognata di James Caskey, cognato di Mary-Love, padre della piccola Grace e divenuto (nel precedente libro) vedovo dopo la morte della moglie, Genevieve (morta in circostanze piuttosto "turbolente"... e strane), che aveva appunto una sorella, Queenie.

Queenie ha lasciato casa propria e il violento marito ed è venuta a rifugiarsi a Perdido, sotto le ali di James; essendo una persona chiacchierona fino all'esasperazione, nonché incline ad approfittare e chiedere favori, in pochi a Perdido hanno una grande e positiva considerazione di lei; e se Mary-Love la tollera a malapena, a farci amicizia è ovviamente soltanto Elinor, le cui "profezie" circa le nefaste conseguenze che porterà con sè la diga coinvolgeranno la stessa Queenie in modo abbastanza drammatico.

Il romanzo non può che terminare con una nota di mistero e ad avvertirla è, ancora una volta, un'anima pura e innocente - una bambina - la quale sente - anche se non saprebbe denominarla con esattezza - che qualcosa di sinistro vive attorno a lei.
Qualcosa che la terrorizza e che sembra guardarla con occhi cattivi e pronta ad aprire le fauci per divorarla...


Anche il secondo libro della saga l'ho letto celermente e con crescente interesse, grazie alle atmosfere ricche di suspense, a una narrazione dettagliata che fa proprio della ricchezza di particolari e di immagini vivide la sua forza, contribuendo a innescare nel lettore continue sensazioni di inquietudine e di attesa.

Ritroviamo il tema dei legami famigliari (con tutte le tensioni e le problematiche ad essi legati, quando  i rapporti sono "sbilanciati" e c'è un membro più forte che domina sugli altri, i quali si sono sempre lasciati condurre e comandare, per poi decidere improvvisamente di ribellarsi), della natura con la sua intrinseca potenza e vitalità, che non sempre può essere domata dalla forza dell'uomo, convinto di poter disporre di essa a proprio piacimento.

E ovviamente c'è il Male, che si manifesta tanto in forme sovrannaturali quanto attraverso i comportamenti umani; i personaggi di Blackwater sono complessi e ben sviluppati, di essi conosciamo punti deboli, insicurezze, timori, difetti, li vediamo in balia dei propri demoni interiori e desideri nascosti, e le loro singole azioni, unite alle interazioni tra essi, creano (o mantengono o aumentano) tensioni e conflitti che danno ulteriori movimenti e spinte alla trama.

Concludendo, la storia si fa sempre più interessante e la lettura del terzo libro penso proprio che non tarderà ad arrivare.


LIBRI DELLA SAGA

1. LA PIENA
2. LA DIGA

3. LA CASA
4. LA GUERRA
5. LA FORTUNA
6. PIOGGIA

venerdì 16 agosto 2024

DUE NUOVI ACQUISTI LIBROSI


 Buonasera, lettori!!

Le "vacanze elvetiche" sono terminate proprio oggi e pian piano il blog riprenderà con le pubblicazioni dei post 🙂

Durante il viaggio di ritorno mi sono regalata due libri, approfittando dell' offerta 2 libri 9.90€.


Eccoli ⤵️


BLACK BLUES di Attica Locke (pp. 336, trad. A. Padoan, 2020).

Una sera d'inverno Levi King, nove anni, sta navigando da solo sul lago Caldo ( che si estende tra il Texas e la Louisiana) nella piccola barca del nonno. Ha fatto tardi da un amico e il sole ormai è tramontato, ma deve tornare a tutti i costi a casa, a Hopetown, prima che la madre si accorga della sua assenza.

Ma non tornerà, né quella sera né il giorno dopo.

I suoi genitori sono convinti che sia vivo e non vogliono arrendersi, ma il tempo passa e secondo loro la polizia non si sta impegnando nelle ricerche: il padre di Levi, Bill King, in carcere per omicidio – ha ucciso un uomo di colore ed è un membro della Fratellanza Ariana del Texas – decide di scrivere direttamente al Governatore dello Stato perché coinvolga i suoi uomini migliori nel caso.

Ad affiancare la polizia locale viene quindi spedito Darren Mathews, Texas Ranger di colore che si è distinto per la brillante risoluzione di un caso poche settimane prima.

Ma a Hopetown non basta un distintivo per mettere al sicuro un nero: in un clima di odio e intolleranza, Mathews si dedica all'indagine, che lo conduce nel passato della cittadina, al cuore della convivenza forzata tra nativi americani, schiavi liberati (o fuggiti) e la minoranza bianca che continua a dettare legge e si sente ancor più legittimata dal nuovo inquilino della Casa Bianca.

Una scrittura vivida e una trama serratissima per parlare di diritti e di giustizia in un romanzo che conferma Attica Locke come un'interprete del presente.




GUARDACI di T. L. Toma (trad. B. Villa, pp. 324, 2024).

Martin si occupa di finanza, Lily è un avvocato in uno studio importante di New York.

Incontrarsi, sposarsi, fare figli, avere una bella casa, frequentare i ristoranti stellati, fare vacanze stellate: sono le tappe irrinunciabili della loro ascesa, i requisiti per una vita perfetta.

Ma quando la tata dei loro due gemelli annuncia di voler cambiare vita il castello crolla. Per fortuna entra in scena Maeve, una giovane e intraprendente irlandese che diventa subito indispensabile in famiglia.

E non solo per i gemelli, che la adorano, ma anche per Lily e Martin. Fino a varcare la soglia della loro camera da letto, prima osservatrice, poi partecipe di un gioco di tensione in cui nessuno sa più chi è e tutti hanno bisogno di tutti.

La storia di un matrimonio contemporaneo in pericolo, una storia che risulta a tratti comica prima di diventare e restare disturbante: è lo specchio del nostro tempo, in cui la dimensione privata sfuma fino ad annullarsi, e davvero abbiamo tutti sempre bisogno di essere guardati dagli altri per esistere.

Che ne pensate leggendo le trame?

A presto con una recensione!! 

domenica 4 agosto 2024

[ LUGLIO 2024 ] Letture, film, serie tv



Ed eccomi con il mio recap di luglio 2024.


  1. CONTO ALLA ROVESCIA di S. Lecce e C. Cazzato: un thriller dalla struttura
    particolare, che parte dalla fine e procede a ritroso nel tempo (4.5/5). PER GLI AMANTI DEL GENERE.
  2. LA STAGIONE BELLA  di F. Carofiglio: narrativa italiana - 40enne rimane orfana di madre ma scopre di averla conosciuta meno di quanto immaginasse (4.5/5). SE CERCHI UN ROMANZO SUL RAPPORTO MADRE-FIGLIA, DAI TONI DELICATI E PROFONDI.
  3. ALDA MERINI. LA POETESSA DI TUTTI di O. Spagnulo: saggio sulle opere della poetessa dei Navigli, attraverso cinque concetti-chiave, identità, fede, amore, malattia, poesia (4/5). ADATTO A CHI AMA ALDA MERINI E DESIDERA APPROFONDIRNE LE TEMATICHE.
  4. IL GRANDE GELO di S. De Marchi: romanzo noir dalle atmosfere inquietanti, con al centro due famiglie incapaci di comunicare, chiusa ognuna nel proprio frustrante isolamento (4/5). SE NON RIFUGGI DA UNA LETTURA DAL FINALE AMARO.


Per la Reading Challenge ho letto un libro per la categoria CLASSICI (che vale tutto l'anno):

5. EVA di G. Verga: classico della letteratura italiana del '900, una storia d'amore tumultuosa in una Firenze corrotta (4/5). PER CHI VUOL CONCEDERSI UN CLASSICO BREVE.


Attualmente in lettura ho 
CONFUSIONE di E. J. Howard, il terzo libro della saga della famiglia Cazalet;
LA DIGA di M. McDowell, libro secondo della saga Blackwater.

Da domani sono ufficialmente in vacanza e, con mio marito, parto per la Svizzera, destinazione scelta ogni anno perché ci vivono mio fratello e famiglia ^_^ 

Con me non porto libri cartacei per questioni di spazio ma ho già riempito il Kindle delle letture che ho in previsione di iniziare, tipo:

  • MARE AL MATTINO di Margaret Mazzantini, leggendo il quale potrò dire di aver letto tutti i libri di questa scrittrice italiana che amo ma che purtroppo non pubblica un nuovo libro da troppo tempo (ahimé). 
  • OMBRE DI LUCE. LE FIGLIE DI NAPOLI di G. De Gennaro.

Sicuramente leggerò altro durante le ferie, ma devo ancora scegliere :-D

E' moooooolto probabile che nelle prossime due settimane sarò un po' meno presente del solito, per cui colgo l'occasione per augurarvi un buon proseguimento d'agosto e buone vacanze a chi ci andrà o vi è già.

Fatemi sapere se avete già in mente dei libri da portare con voi al mare, in montagna, in piscina od ovunque voi andiate ^_-









venerdì 2 agosto 2024

IL GRANDE GELO di Samuele De Marchi [ RECENSIONE ]

 


Atmosfere cupe ed inquietanti permeano questo romanzo in cui una famiglia, in cerca di stabilità e serenità, crede di averle trovate trasferendosi in una nuova casa.
In effetti, tutto sembrerebbe tranquillo, se non fosse per gli anziani padroni di casa, decisamente strani.


IL GRANDE GELO
di Samuele De Marchi



Nulla Die Ed.
84 pp


È la primavera del 1984 e una giovane coppia - Patrizia e Stefano Ferraris - con il loro figlioletto Pietro, va a vivere in un piccola località lacustre.

Entrambi sono davvero molto giovani - poco più che ventenni - e hanno messo su famiglia abbastanza presto, cosa che ha generato inevitabilmente qualche frustrazione, il timore di aver preso decisioni radicali troppo presto e troppo frettolosamente e il rimpianto di aver rinunciato ad obiettivi e progetti decisamente più ambiziosi.

Ma ciò che i Ferraris desiderano adesso è trovare una sistemazione che dia loro un senso di stabilità, e la casa che prendono in affitto potrebbe costituire per tutti e tre un buon inizio.

L'appartamento è carino e funzionale e appartiene a tre anziani fratelli che occupano il piano superiore dell’edificio: Amedeo, Iride e Luigina.
Mentre Luigina sembra alienata dalla realtà circostante a motivo della sua sordità (che la spinge a starsene sempre seduta, a guardare la tv a  un volume alto e fastidioso, mentre consuma una quantità esagerata di mele), Amedeo e Iride sono più in forma e con loro, in principio, i nuovi arrivati instaurano un clima sereno che prelude a un rapporto di vicinato amichevole e comprensivo.

Anche Pietro sembra felice di essere nella nuova casa e allaccia un buon legame con gli anziani vicini, i quali lo invitano spesso a casa loro per giocare.

Pietro va a trovarli volentieri, anche perché Iride ha in serbo per lui un sacco di giochi per bambini, cosa che stupisce non poco il bambino in quanto i tre non sembrano avere dei figli o dei nipoti..., quindi a chi appartengono i tanti giocattoli?
Ma a stuzzicare l'infantile curiosità di Pietro è la stanza segreta alla quale egli non può accedere, perché Amedeo e Iride si arrabbierebbero moltissimo se vi entrasse.

E quanto ad arrabbiarsi, Amedeo ci mette davvero poco a perdere le staffe.

Se nei primi tempi i sorrisi e la cortesia sembrano sprecarsi, col passare dei giorni Patrizia e Stefano - in modi e in tempi differenti - si accorgono che in realtà i due fratelli anziani sembrano sopportarli a malapena; alla prima occasione, Amedeo non fa che inveire con rabbia, rimproverarli al minimo (presunto) sgarro, urlare e chiudere porte in faccia durante le discussioni con Stefano.

Insomma, dalla gentilezza si è passati in poche settimane ad atti di vera e propria maleducazione, che oltre a creare disagi materiali alla giovane coppia, non fanno che rendere i rapporti sempre più astiosi.

La tensione tra le due famiglie non fa che salire, come salgono le temperature nei mesi estivi; a rendere nervosi marito e moglie, inoltre, si aggiungono altre situazioni personali, che contribuiscono via via a isolare sempre più Patrizia e Stefano, i quali si ritrovano ad allontanare le vecchie amicizie e a cercare di riempire le giornate unicamente con il lavoro e le incombenze strettamente famigliari.

In questo clima teso, amareggiato e poco sereno si insinua sempre di più l'ombra inquietante di Iride e Amedeo: cominciano a verificarsi tanti piccoli eventi strani e inspiegabili che turbano Patrizia e Stefano, i quali si rendono conto con sempre maggiore chiarezza di come i proprietari della loro casa siano due persone ambigue, dispettose, burbere, e quello che sembrava essere un atteggiamento simpatico e amichevole era in realtà solo una facciata.

Una facciata che nasconde... cosa?

L'ostilità di Amedeo e della sorella verso i Ferraris si esprime non soltanto negli sguardi o nei toni di voce ma anche in comportamenti scorretti, come togliere l'acqua calda per settimane...

Intanto, passano l'estate e l'autunno, e infine arriva un inverno e nevoso, ed in questa cornice gelida  accadranno eventi drammatici che condurranno verso un finale "nero" e molto, molto amaro per tutti.


"Il grande gelo" è un romanzo dalle atmosfere noir, che parte da una situazione di apparente placidità per introdurre pian piano tanti dettagli che inducono il lettore a comprendere come di tranquillo, in quella casa e con quei vicini, non ci sia proprio nulla.

L'autore punta molto sul creare momenti di tensione e mistero attraverso i comportamenti bizzarri dei due anziani - Amedeo e Iride - lasciando presagire come essi non siano persone limpide ma che nascondano qualcosa e che verso i loro giovani affittuari non nutrano una sincera benevolenza.

Durante la lettura scopriamo quale triste passato e quali drammatici segreti si celino nelle esistenze dei questi due fratelli, che sono legatissimi l'uno all'altra e che farebbero di tutto pur di difendersi reciprocamente.

Patrizia e Stefano sono una coppia davvero molto giovane, che ormai da qualche anno si è sobbarcata di responsabilità il cui peso - in questo periodo di novità e cambiamenti, in cui il trasferimento sul lago Maggiore appare come l'inizio di una nuova e più rosea fase della loro vita insieme - comincia a farsi sentire, rischiando di far scricchiolare il loro rapporto coniugale, che in certi momenti sembra mantenersi in piedi solo a motivo del figlio Pietro.

Al centro di questo romanzo non v'è tanto l'aspetto "thriller", che si concentra più che altro nelle battute finali, ma a predominare sono di più gli aspetti psicologici e comportamentali: per gran parte della narrazione, infatti, il lettore percepisce le note inquietanti e disturbanti che circondano i personaggi e ciò che nascondono gli uni agli altri, il loro chiudersi e isolarsi nei propri pensieri, nelle proprie paranoie, nei rimpianti e nelle frustrazioni, oltre che nel personale passato che continua a far sentire la propria cattiva influenza.
Entrambe le famiglie, per ragioni differenti, si stanno arenando in un mare di tristezza e di incomunicabilità, isolandosi, per finire soffocati nella loro disperata infelicità.

Un romanzo breve, che si legge con piacere per la sua scorrevolezza e immediatezza di linguaggio, per l'attenzione posta alle personalità dei personaggi, ai loro traumi e stati d'animo, e per quella sfumatura di mistero e di tensione che stuzzica il lettore a procedere con la lettura.

Consigliato!!

mercoledì 31 luglio 2024

[ RECENSIONE ] EVA di Giovanni Verga



Un breve classico ambientato nella Firenze della seconda metà dell'Ottocento che ruota attorno alla storia d'amore tra un giovane pittore ed Eva, una ballerina bellissima  e sensuale.


EVA
di Giovanni Verga


Feltrinelli
125 pp
In questo romanzo verghiano un giovanotto, che ha trascorso la sua breve esistenza vivendo d'arte, confida a un amico che sta per affrontarsi in un duello d'onore e di essere, oltretutto, molto malato.
Tra i due ragazzi nasce immediatamente un legame d'amicizia fraterno che spinge l'artista - il cui nome è Enrico Lanti - a lasciarsi andare a confidenze intime; gli racconta così il grande amore della sua vita: Eva.

Eva è una giovane donna tanto bella quanto sensuale, e nelle movenze, nelle sue performance (lavora come ballerina a teatro) come nel suo interagire con gli uomini sa essere un'ammaliatrice, sa incantare le persone e farle sentire considerate e importanti con un solo sguardo o sorriso.

Lo stesso Enrico se ne invaghisce sin dalla prima volta che la vede ballare, consapevole, però, di essere solo uno dei tanti ammiratori e che sicuramente la meravigliosa Eva mai perderebbe il proprio tempo con un pittore spiantato come lui.

Eppure... non è così e, anzi, non solo Eva lo nota ma a sua volta prova un'infatuazione inspiegabile per quel ragazzotto di origine siciliana che vive dei propri quadri.
Un artista ha sicuramente un animo nobile e appassionato, pensa Eva, e questo aspetto - unito ai modi di fare di Enrico, riservati e non arroganti come solitamente sono gli uomini che l'avvicinano - la spingono verso di lui e le smuovono dentro dei sentimenti che ella asseconda, arrivando a frequentarlo regolarmente.

Ma Enrico non è solo infatuato: lui ama appassionatamente la sua "dea" Eva, è onorato e lusingato di essere stato scelto tra tanti uomini e spasimanti e per lei è disposto a spendere anche oltre ciò che può, indebitandosi e chiedendo prestiti ai famigliari. Inoltre, la gelosia per quel corpo, che per Enrico è solo suo, si fa sentire ed è sempre più ingestibile...

Proprio quando sembra che il legame amoroso e passionale tra loro sia all'apice, qualcosa interrompe l'idillio, gettando nell'animo dell'uomo i semi del rancore e della rabbia che daranno vita a una pianta velenosa.

"Eva" non ha un'ambientazione rurale come altre opere più note di Verga, bensì si avvicina ad una realtà più moderna e borghese. 

Eva è sicuramente una donna dai tratti moderni in quanto è indipendente, sicura di sé, padrona del proprio corpo, delle proprie capacità, dei propri sentimenti e della propria vita; non vuole padroni, non si fa comandare e se rinuncia a qualcosa è unicamente perché lo desidera e nulla le vieta di cambiare idea e ritornare sui propri passi.

Enrico è un brav'uomo ma volubile ed egoista, ossessionato dal successo e dalla fama, conscio però che la propria arte è condizionata dai capricci del pubblico e di chi gli commissiona opere.
La voce narrante è la sua e da essa traspaiono tutti i suoi stati d'animo, le emozioni che gli sconquassano l'anima, dalla rabbia alla passione, dal risentimento alla tristezza, dai sensi di colpa all'amara consapevolezza di aver fallito; il suo "tono" è a volte drammatico, altre sarcastico e cinico.

Il romanzo si inserisce ovviamente in una cornice verista ed è attraversato da un'aura  cupa, decadente e pessimista; l'affascinante città fiorentina alberga nelle sue vie tanto il materialismo e la corruzione quanto l'arte, e queste umane contraddizioni la rendono ancora più ammaliante.
Il linguaggio è semplice e diretto, coerente con l' epoca di riferimento e con la rappresentazione della realtà quotidiana. 

Verga è un autore che ho letto soprattutto nel periodo scolastico, mi piacerebbe riprenderlo. Eva è un buon punto di partenza.

lunedì 29 luglio 2024

[ RECENSIONE ] CONTO ALLA ROVESCIA di Salvatore Lecce e Cataldo Cazzato



In un'atmosfera di crescente suspense, il romanzo di Salvatore Lecce e Cataldo Cazzato si serve di un meccanismo narrativo insolito per indurre il lettore ad approcciarsi a ciò che legge con la consapevolezza che, per avere le risposte a tutte le domande e porre ogni tessera al posto giusto, dovrà partire dalla fine.

CONTO ALLA ROVESCIA
di Salvatore Lecce e Cataldo Cazzato



A Bari, il luogotenente dei carabinieri Vito Amoruso ha risolto un caso complesso in pochi giorni ma la soddisfazione per l'ottimo risultato conseguito insieme ai suoi validi collaboratori, non è completa perché non pochi dubbi ed interrogativi - su come le cose siano andate realmente - continuano ancora a frullargli in testa.

Ed infatti, la domenica mattina dell'11 aprile, Amoruso si vede recapitare a casa, come concordato con un fidato amico, due file video da cui riesce ad ottenere le risposte che cercava.
Risposte che, se da una parte danno ragione al suo sesto senso di poliziotto caparbio, intuitivo, che spesso utilizza metodi d'indagine "alternativi" e che, in questa situazione, non si era "accontentato" di come il caso fosse stato risolto, dall'altra gli mettono addosso l'amara sensazione che far trionfare la verità potrebbe non essere davvero la cosa più giusta...

Le indagini non ufficiali portate avanti da Vito si intrecciano con le vite di altri uomini, coinvolti nella vicenda in modi e per ragioni molto differenti.

In un frantoio in disuso, a pochi chilometri di distanza da Bari, un giovanotto di nome Nicola Greco si risveglia dopo aver vissuto una delle esperienze più brutte della sua vita: qualcuno lo ha rapito due giorni prima ma egli non ha idea né di chi si tratti né del perché... 

Il suo migliore amico, Daniel Basile, figlio di un pregiudicato della zona, sta cercando di riscattarsi agli occhi del padre - che non si fida del ragazzo, giudicandolo inaffidabile e incapace di seguirlo negli "affari" -  attraverso la collaborazione con uno spacciatore albanese di nome Bledar, che sembra volergli vendere della "roba" davvero buona. 

E infine Luca Torre, un uomo il cui unico desiderio è uccidere e nulla e nessuno può distoglierlo dal suo obiettivo.
Perché a muoverlo e motivarlo è la sete di vendetta.

Queste persone sono legate da un filo sottile e inestricabile che, nell'arco di sette giorni, terrà il lettore attento e coinvolto guidandolo a mettere insieme e ordinatamente tutti i tasselli dell'enigmatico puzzle che gli si profila davanti dal primo momento.

"Conto alla rovescia" è un thriller molto particolare e atipico perché si serve di un meccanismo narrativo intrigante e capace di infondere suspense e mistero presentando le vicende a partire... dalla fine e non dall'inizio!

Sì, avete capito bene: si parte dal finale per arrivare, di capitolo in capitolo e seguendo le vicissitudini di ciascuno dei personaggi principali, al punto in cui tutto è iniziato, chiudendo così il cerchio.

In questo viaggio alla rovescia, veniamo immersi nel territorio di Bari e provincia, muovendoci tra la città e le frazioni e i casolari attorno; ad ogni cambio di location, l'attenzione si sposta sull'uno o sull'altro degli uomini coinvolti a vario titolo nell'indagine seguita da Amoruso, il che ci permette di volta in volta di focalizzare la nostra attenzione su ognuno di essi, facendo caso ai loro movimenti, alle loro interazioni, ricordando sempre che stiamo procedendo al contrario, per cui quello che viene narrato prima è la conseguenza di ciò che segue (e che si è già verificato).

Detta così, potrebbe sembrare disorientante e complicato ma la lettura in realtà procede fluida e senza intoppi, grazie ai capitoli brevi (anch'essi indicati "al contrario"), al ritmo sempre dinamico e incalzante, alla scrittura asciutta ed essenziale, con descrizioni (ad esempio delle ambientazioni) mai dispersive ma, anzi, precise e utili a creare l'immagine nella mente del lettore, così da guidarlo nel porre attenzione ai punti focali della storia.

I personaggi ne escono tratteggiati in modo coerente in base al loro ruolo: se di alcuni (come Amoruso o Daniel) inquadriamo più in fretta peculiarità e tratti di personalità, altri appaiono inizialmente più enigmatici e misteriosi, per ragioni che ovviamente diverranno palesi andando avanti.

Amoruso è il numero uno nel proprio campo, è scrupoloso, intuitivo e, se serve e pur di vederci chiaro, è disposto anche a prendere iniziative personali, malgrado sia consapevole di non incontrare l'approvazione dei suoi superiori.
Interessante il personaggio di Bledar, che parte in sordina per poi regalarci sorprese; la giustizia - rappresentata da Amoruso - si scontra necessariamente con la malavita organizzata (barese) ma anche con le condotte dei singoli, alcuni dei quali agiscono in maniera incosciente senza considerare le conseguenze delle proprie azioni.

Il fatto che la narrazione proceda "dalla fine all'inizio" crea sicuramente tensione e accende la curiosità poiché si desidera sciogliere ogni nodo, rispondere ai perché che affiorano man mano che si va avanti (o indietro, a voler essere pignoli) e mette il lettore nella condizione di prestare una maggiore attenzione per far caso anche ai dettagli.

Un romanzo che ho letto con vivo interesse e coinvolgimento grazie alla sua struttura particolare e alla capacità degli autori di tenere sempre alta l'attenzione sui comportamenti dei personaggi, cercando di capire cosa possa aver visto Amoruso, nel capitolo iniziale, da renderlo entusiasta e dubbioso allo stesso tempo.

Assolutamente consigliato, è un libro scritto molto bene e appassionante.

giovedì 25 luglio 2024

LA STAGIONE BELLA di Francesco Carofiglio [ RECENSIONE ]



Viola ha appena perso sua madre e si sente sola, smarrita, privata del suo unico vero punto di riferimento. La dolorosa assenza, però, fa nascere domande e perplessità sul passato della madre,  su quella fase della sua vita in cui Viola non c'era ancora, di cui non sa nulla e che adesso vuol conoscere, seguendo odori, voci, indirizzi, nomi... in grado di guidarla verso risposte necessarie per ritrovare non solo l'amata mamma ma soprattutto sé stessa.



LA STAGIONE BELLA
di Francesco Carofiglio



Garzanti
288 pp
A quarant’anni Viola è rimasta orfana.
Di madre, perché di padre lo è da sempre, nel senso che non l'ha conosciuto e ha vissuto con quest'assenza come un dato di fatto, un dettaglio della sua vita assodato e immodificabile.
Di quel padre - che da qualche parte c'è (c'è stato) per forza - sua madre Barbara non ha mai parlato, chiudendo ogni discussione e domande nascenti su di lui con la frase "Non abbiamo bisogno di nessuno, noi due".

Per quarant'anni, effettivamente, Viola e Barbara si sono bastate, ma adesso che la mamma non c'è più e restano soltanto le sue cose da portar via da casa, la figlia si sente come una bambina che s'è persa, che ha lasciato d'improvviso la mano al genitore e si ritrova a guardarsi attorno non sapendo che strada prendere.

L'assale una grande infelicità, un'opprimente malinconia e l'amara sensazione di non riuscire a stare nel mondo senza la confortante presenza costituita da sua madre.

Senza di lei, Viola non ha null'altro che dia senso alla sua esistenza.

"Quando Barbara è morta sono rimasta sola, in un fragore immobile, mutilata, immobilizzata in un mondo stretto. Imprigionata dalla libertà di esistere."

Non ha un legame sentimentale (mai avuto nulla di stabile), non ha figli; ciò che prova è tanta solitudine che lei cerca di soffocare come può: attraverso il lavoro, ad es., e andando a nuotare.

Viola nuota, ogni giorno, sin da quando era bambina, ritrovando nell'acqua il suo elemento, in cui si sente sé stessa, a proprio agio, separata dal mondo circostante nel quale, invece, si sente sempre un po' come "un pesce fuor d'acqua".

"È quello che so fare meglio: essere altro da me. Essere altrove."

Viola sembra sempre altrove, come se i suoi giorni fossero un susseguirsi di ore sospese nell’ipnosi leggera di un tempo che scorre lento e scandito costantemente dalle stesse azioni, luoghi, persone, in una continua atmosfera di struggente malinconia.

Anche il suo lavoro - per quanto abbia una componente creativa - porta con sé inevitabili accenti nostalgici e si basa molto sui ricordi e sul tornare indietro nel tempo con la memoria, attraverso odori e profumi unici e particolari.
Nella sua bottega a Milano, infatti, Viola e il suo socio (e amico di vecchia data) Marcello creano fragranze per una Maison francese; nel suo laboratorio ricevono clienti che grazie agli odori cercano, e a volte ritrovano, ricordi d'infanzia che sembravano perduti per sempre e che invece, una volta recuperati, sono in grado di lenire una ferita, di infondere pace, tranquillità.

"Siamo tutti alla disperata ricerca di un segnale, una traccia, qualcosa che riporti al passato e dia un senso al presente."

Viola (laureata in psicologia) ascolta con empatia le storie dei suoi clienti e cerca, con la maestria e la professionalità che le appartengono in qualità di "naso profumiere", di creare essenze e profumi adatti ad ogni occasione, così da aiutare le persone a incamminarsi in un viaggio sensoriale  che permetta loro di riconnettersi con qualcosa che ha a che fare col passato e che desiderano "risentire", ritrovare.

"La commozione dell'olfatto. Gli odori hanno il potere straordinario di raccontare le emozioni, senza passare attraverso le regole dell'intelletto, senza dover entrare nelle strettoie della mediazione linguistica. Ecco, volevo studiare il modo di usare questo potere, e cercare di aprire alcune stanze segrete dell'inconscio."


Viola conosce bene la forte componente emotiva legata a queste esperienze che è lei stessa a rendere possibili con la propria abilità, e quando inizia a riordinare la casa della sua infanzia, dopo la morte di Barbara, succede qualcosa, tra gli odori di canfora e di lavanda: in un cassetto c’è una scatola, mai vista prima, in cui Viola trova lettere, fotografie e un nastro registrato di quando la sua amatissima madre viveva a Parigi, prima che lei nascesse. 

E forse, dentro quella scatola, si nascondono delle verità su Barbara che Viola, pur avendo avuto con lei un rapporto simbiotico e indistruttibile, non conosce.

Viola inizia così a chiedersi quanto conoscesse realmente Barbara e, in effetti, a pensarci ora, la sente e la "vede" per ciò che è sempre stata: inafferrabile, con quegli occhi che si perdevano e andavano lontano, a giorni in cui Viola non c'era ancora e in cui la vita di Barbara era piena di altre persone, altre sensazioni ed esperienze.

È il tempo di Parigi, quando sua madre ha vissuto nella capitale francese da ragazza libera, indipendente, ammirata per la sua bellezza, il suo fascino (la belle italienne la chiamavano gli amici), in cui - scopre man mano leggendo e informandosi - Barbara era un'altra persona: solare, luminosa, piena di vita e voglia di sperimentare, e non la donna assente e riservata che è stata invece in quanto madre di Viola.

"Chi era mamma, prima di me? E poi la domanda alla quale non c'è stata mai una risposta, né mai ci sarà. Chi era mio padre ?"


Chi era Barbara da giovane? Come ha vissuto, chi erano i suoi amici e, soprattutto, chi è l'uomo con cui ha avuto la sua unica figlia? Perché non le ha mai voluto parlare di lui? Forse perché l'ha fatta troppo soffrire?

"Di cosa non abbiamo parlato, mamma?
Quel grumo che ti sei portata dentro, quel dolore. E io quella forma simmetrica di sofferenza, quell'assenza mai colmata che neanche adesso riuscirò a colmare."

Intenzionata ad avere le risposte che cerca, Viola arriva a rintracciare delle persone che hanno conosciuto Barbara quando era nella sua "stagione più bella", quella parigina; per Viola sarà un tuffo in un passato a lei sconosciuto, che sembra quasi quello di un'estranea, ma che in realtà la riguarda da vicino.

La narrazione segue tanto le vicende di Viola (presente) quanto quelle di Barbara (passato), anche se poi il lettore scoprirà il "segreto" di Barbara assieme a Viola, nella sua determinata ricerca dei tasselli che le permettano di completare il puzzle del passato della madre, che è poi è la via necessaria affinché Viola stessa possa trovare quella quiete interiore che sembra essere troppo distante da lei.

Quello di Viola è principalmente un viaggio emotivo che lei intraprende non soltanto per il bisogno di sapere, conoscere, ma ancor prima per dare un'origine, un senso, a "quello stupido dolore del mondo di quando ero bambina", che le sta attaccato addosso e che lei non sa come lasciar andare. 
Viola si sente svuotata dentro ("dimagrita nell'anima") e non capisce perché; si accorge di non essere mai stata davvero felice e si sente continuamente 

"trascinata nelle sabbie mobili di una solitudine compiaciuta, nel mio non essere altro che recipiente di altre vite. Mai viva, io stessa, mai presente."

Un "mal di vivere" che la fa sentire - e la mostra agli occhi del lettore - fragile, piena di contraddizioni e insicurezze, di vuoti affettivi che non sa come e con chi colmare, il che l'ha portata (e la porta ancora) a lasciarsi andare a brevi e fugaci esperienze fisiche (sessuali) in cui a "parlare" e a guidarla sono il suo corpo e quella frenesia, quell'urgenza di chi vuole a tutti i costi sentirsi vivo, come se attraverso l'abbandono al piacere Viola volesse accertarsi di avere ancora e di saper rispondere a sensazioni, impulsi, carezze, baci.
Di non essere morta anche lei come Barbara.

Al centro di questo romanzo vi sono tematiche quali il rapporto madre-figlia (forte, inscindibile, pieno di amore ma non privo di contrasti, acuiti dalla sensazione, che diviene poi certezza, che ci siano dei segreti a dividerle), la perdita di una persona amata, la potenza della memoria e l'aspetto evocativo dei ricordi (solleticato dalle odorose essenze create dalla stessa protagonista), la consapevolezza di come il sentirsi fragili, incompleti, insoddisfatti possa essere la conseguenza di qualcosa di irrisolto e sospeso, il bisogno di scavare nel passato per dare un senso al proprio presente.

Come già mi era successo con "L'estate dell'incanto", anche in questo libro di Francesco Carofiglio ho ritrovato una grande delicatezza e la capacità di tratteggiare con sensibilità i propri personaggi, mostrandocene le tante sfaccettature, le lacrime e gli struggimenti, i momenti di disperazione come quelli in cui si comincia a dar spazio alla speranza.

Mi piace il suo modo di scrivere perché vi (ri)trovo semplicità e chiarezza ma, allo stesso tempo, eleganza e raffinatezza: uno stile di scrittura minuzioso, accurato, in cui ogni parola non è messa lì a caso ma è pensata, scelta, utile a evocare e coinvolgere il lettore, è una qualità che apprezzo moltissimo e che questo scrittore possiede, assieme alla intensità emotiva delle sue storie e dei suoi protagonisti, entrambi carichi di suggestioni e note malinconiche che, lungi dal provocare una sterile tristezza, conferiscono al testo ricchezza, complessità, bellezza, contrasti, introspezione.

Non posso che consigliarne la lettura a chi cerca una storia intima e intensa che porta anche noi lettori in una sorta di viaggio sensoriale, avente una forte connotazione olfattiva grazie alle fragranze di spezie segrete capaci - al pari delle madeleine di proustiana memoria - di far volare la memoria lungo il viale dei ricordi, tornando indietro nel tempo, in quei luoghi in cui siamo stati genuinamente felici, in cui abbiamo lasciato la parte più spensierata di noi e a cui di sovente guardiamo e ripensiamo con uno stato d'animo ricco di malinconia mista a commozione e dolcezza.

 


Altre citazioni

"Ho desiderato scrivere sin da quando ero ragazza, ma ho sempre provato un impaccio nel maneggiare le frasi, le parole in sequenza, il pensiero è sempre stato più rapido, troppo più veloce della mia mano, più denso di qualsiasi parola potesse esprimerlo."

"Comincio a piangere, tanto non si vede, piango e non si vede. Sento il dolore venirmi addosso, penetrarmi, fondersi con me. E io lo accetto, come una cosa dovuta, come se qualcuno lo avesse assegnato, una parte di dolore del mondo che è mia. Sono la custode inconsolata di un dolore inspiegabile."

"Questa sofferenza mi sarà anche utile. Io annuisco. Tutti sanno come funziona, questa faccenda della sofferenza, tranne me. Tutti riescono a riprendersi, a reagire, soltanto io sono dentro una palude e non riesco a uscirne."


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