Nel weekend scorso ho letto un bel po', con mia somma gioia, maturando qualche recensione da condividere con voi; tra esse, c'è anche quella di un film di recente uscita, ma... andiamo con ordine!
La prima recensione che vi propongo è quella di un romanzo di una scrittrice che amo e che ho già apprezzato in tre sue opere:
Avete capito di chi sto parlando ed eccomi qui con il mio parere su un altro celebre romanzo di Margaret Mazzantini, che ovviamente non mi ha delusa, anzi..:
NON TI MUOVERE
di Margaret Mazzantini
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Ed. Mondadori
295 pp
11.90 euro |
Timoteo è un uomo di oltre 50 anni, affermato chirurgo e primario, che una mattina riceve la notizia più brutta che possa ricevere un genitore: sua figlia 15enne, Angela, ha avuto un incidente col motorino e arriva in ospedale in condizioni davvero critiche.
Rischia la morte e questo getta nello sconforto più totale il povero dottore che, in attesa che giunga la moglie Elsa (fuori per lavoro), si lascia andare ad un’accorata, intima e onesta confessione di sé, dell’uomo che è stato e che è diventato.
Timoteo getta la maschera in presenza della propria figlia, ignara e immota ascoltatrice del monologo paterno, e a lei confida un segreto che l’accompagna ormai da 16 anni: un segreto che ha un nome soltanto, quello di Italia, il grande amore della sua vita.
Italia è
l’altra donna, l’amante segreta, conosciuta per caso, a causa di un guasto all’auto, in una sosta in un bar come tanti alla ricerca di un meccanico; i rapporti con Italia – che colpisce al primo sguardo Timoteo, anche se lui mai lo ammetterebbe a se stesso, perché effettivamente la donna non ha nulla di attraente, da nessun punto di vista (fisico, modo di parlare, di vestirsi, luogo in cui vive…) – iniziano nel peggior modo possibile: lui la violenta, e questo per ben due volte.
Eppure,
dalla violenza fisica nasce inspiegabilmente un rapporto forte e sincero, un amore viscerale, che fa sentire Timoteo vivo, amato, e italia diventa presto un pensiero fisso, una vera e propria ossessione della quale lui non potrà più fare a meno.
Ma non è solo di questo amore clandestino che Timoteo parla con Angela, bensì anche di se stesso, del suo rapporto con Elsa e di quello con il padre, presenza assente e allo stesso tempo ingombrante nella sua vita, che ha contribuito a far di lui l’uomo che è, nel bene e nel male.
Chi è Timoteo?
Per un’ironia della sorte, sempre beffarda e meschina, anch’egli si sente per Angela
un padre presente e assente insieme, sempre con la sensazione di essere ospite in casa propria, un ingombro, uno spettatore distante di ciò che accade in casa, che da lontano guarda (e invidia silenziosamente?) il rapporto vivo e complice (seppur fisiologicamente conflittuale) tra la moglie Elsa e la figlia adolescente.
La bella, elegante, efficiente, rigida, sicura di sé e fredda Elsa, che Timoteo si renderà conto – grazie a Italia – di non amare, ma che non sarà facile lasciare, forse in nome di quella coppia perfetta che sono sempre stati e che tutti i loro amici e parenti vedono in loro.
E Italia, chi è?
Non potrebbe essere più lontana dalla perfetta Elsa: fragile, un animaletto selvatico, bruttina, dall’aria sciatta e trascurata, stramba negli atteggiamenti, sola, taciturna; non c’è nulla di attraente in lei.
A guardarla,
non c’è nulla che potrebbe renderla bella e desiderabile agli occhi di un uomo in carriera come Timoteo, che però in presenza di questa donna insignificante “perde la testa”, perde il controllo di sé, assumendo inizialmente atteggiamenti animaleschi, da uomo cinico e bruto, quasi a voler ferire e far male volutamente a questa donnetta che lo attrae senza un perché, dalla quale vorrebbe star lontano, ma
che sente vicina a sé, quasi contro ogni ragione e volontà.
Forse perché entrambi sono due anime in pena, infelici, terribilmente sole, un po’ selvagge, incomprese, con una pesante e scomoda sensazione di inadeguatezza rispetto al mondo.
Due anime simili si incontrano e sentono di non poter fare a meno l’uno dell’altra, e nasce così
questo amore clandestino, vissuto a morsi, rubando attimi e momenti a un quotidiano dorato ma soffocante come una gabbia alla quale il nostro chirurgo credeva di essersi rassegnato.
Timoteo ed Italia sono affamati d’amore, e il loro rapporto, da fisico e violento diventa
dolce, tenero, protettivo, così che la piccola e sgraziata donnina che vive in un quartiere squallido insieme al suo cane cieco si trasforma in
un amore travolgente per Timoteo, necessario come l’aria, da vivere ogni volta che può, anche se questo significa mettere a rischio un matrimonio apparentemente solido, con una moglie che tutti ti invidiano.
Potrebbe essere più semplice di quanto pensi, Timoteo: ti sei accorto di non amare più tua moglie, ami un’altra donna, allora lascia la prima e vivi il tuo amore con la seconda.
Ma evidentemente le cose non sono così logiche e naturali e l’amore tra Timoteo e Italia potrebbe non avere la forza di imporsi contro tutto e tutti. Del resto, riflette Timoteo…
“gli amori nuovi sono pieni di paure…, non hanno un posto nel mondo e non hanno capolinea”.
Il racconto di sé, il fiume di parole e pensieri cui si lascia andare diviene una specie di àncora di salvezza nel momento della disperazione, qualcosa di fermo cui aggrapparsi, perché l’amore di e con Italia è una delle poche certezze della sua vita, non è mai morto ma è sopravvissuto nel suo cuore, perché Timoteo lo sa:
“chi ti ama c’è sempre…, c’è prima di conoscerti, c’è prima di te”.
Che ne è stato dell’amore di Timoteo e Italia, quindici anni dopo? Che senso ha raccontare di lei ad una figlia che non può ascoltarti?
Il monologo di quest’uomo pieno di rimpianti, che si guarda indietro e fa i conti con se stesso, con ciò che è stato e che ha vissuto, con progetti e sogni realizzati e non, nasce dal bisogno di esorcizzare la paura di perdere nuovamente e irrimediabilmente una persona amata.
Un’altra persona alla quale dire piangendo e supplicando: Non ti muovere, resta un altro po’ con me.
Considerazioni sullo stile
Lo stile della Mazzantini è sempre molto diretto, pronto a scavare dentro l’anima dei suoi personaggi, quasi dandocene una radiografia che li metta a nudo senza pudori; una scrittura che somiglia ad un’accetta che taglia, affetta, ferisce, capace di essere tanto brutale e ruvida quanto profonda e sensibile nel parlare di sentimenti, stati d’animo, dubbi, speranze; in ogni caso, la scelta delle parole da parte dell’autrice ha sempre una sua forza, un suo significato, anche nel suo essere maniacale nella narrazione di pensieri, azioni, parole, emozioni, quasi vivisezionando tutto – Timoteo in primis - con precisione chirurgica, la stessa alla quale è chiamato lui nel proprio lavoro.
Un’attenzione ai particolari, “buttati in faccia” al lettore spesso senza delicatezza, anzi fino a scendere in una voluta volgarità, senza peli sulla lingua, come per far attecchire anche sulla pelle di chi legge tutto ciò che di positivo e negativo prova il protagonista e narratore.
Se dovessi per forza far la pignola e trovare quell’unica cosa che proprio non mi va giù nel modo di scrivere di quest’Autrice contemporanea di casa nostra (tra le mie preferite ^_^), potrebbe stare unicamente nel pallino per l’organo genitale maschile, chiamato all’appello poco e spesso nella narrazione, ma a parte questo “particolare”, io adoro la scrittura della Mazzantini, che riesce a coinvolgermi, mi piace il modo in cui mi fa entrare nella testa e nel cuore del protagonista, mostrandomene tutti i lati del suo modo di essere, senza pietà, senza fare sconti.
Ecco, è proprio il suo essere così diretta, esplicita,” spiazzante” che mi piace, mi tiene incollata, mi spinge a tornare indietro, durante la lettura, per rileggere un passaggio, una frase, che sento particolarmente vicini a quel che sento anch’io.
Considerazioni sul film:
Dopo aver chiuso il libro, ho pensato di riguardarmi il film, visto che era già passato un po’ di tempo dall’ultima volta che l'avevo guardato.
Vi ho ritrovato inevitabilmente la stessa “ferocia”, lo stesso “graffio” presente nel romanzo: l’amore selvaggio e tenero, disperato e necessario tra Italia e Timoteo c’è tutto; la Cruz nei panni della bruttina – lei che è sensuale e affascinante di suo – è strepitosa; la complessità del personaggio di Timoteo, le sue contraddizioni, le sue paure, emergono in maniera più approfondita nel libro, perché ne leggiamo lo sfogo direttamente dalla sua “voce”, ma per carità, “Castellitto c’è sempre, e bene”, e a me piace molto come attore e come regista.
Le musiche azzeccatissime contribuiscono a rimandarci la malinconia di quest’amore perduto, la follia e la tenerezza che l’hanno caratterizzato, e fanno da colonna sonora a questa storia della quale ti ritrovi a cercare il senso:
“anche se questa storia un senso non ce l’ha… Sai che cosa penso, che se non ha un senso, domani arriverà, domani arriverà lo stesso…”.
Parola di Vasco.
Io la Mazzantini la consiglio perché semplicemente mi piace, mi arriva, mi travolge e coinvolge, le sue storie mi lasciano sempre qualcosa mentre le leggo e anche dopo; se dovessi dirvi se ho preferito il libro o il film, beh, Sergio, non me ne volere, ma a differenza di Nessuno si salva da solo, stavolta vince tua moglie; di poco, ma vince ^_-
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