sabato 13 febbraio 2016

"Io non mi arrendo": la storia di Roberto Mancini, il poliziotto "morto per dovere"



Lunedì 15 e martedì 16 febbraio andranno in onda su Rai Uno due puntate della nuova fiction Rai con protagonista Beppe Fiorello: "Io non mi arrendo". 

giuseppe fiorello
E' la straordinaria vicenda, ispirata a una storia vera, del poliziotto Roberto Mancini (nel film: Marco Giordano) che ha combattuto l'ecomafia.
Con le sue indagini ha anticipato di quasi vent'anni il disastro della Terra dei Fuochi, ma nessuno gli aveva creduto.
Roberto è morto a 52 anni per un tumore contratto proprio nel corso delle sue indagini.

La sua storia è narrata nel libro "Io morto per dovere"  di Lucia Ferrari e Nello Trocchia, scritto con la collaborazione della moglie di Roberto, Monika, e ci restituisce un ritratto commovente ed esemplare.

Ed. chiarelettere
15 euro
11.02,2016
Sinossi

Un uomo sapeva già tutto del disastro ambientale nella cosiddetta Terra dei Fuochi. Vent'anni fa conosceva nomi e trame di un sistema criminale composto da una cricca affaristica in rapporto con gli immancabili colletti bianchi, giudici, imprenditori e avvocati in combutta con la feccia peggiore della malavita organizzata e con le eminenze grigie della massoneria.
Quest'uomo è Roberto Mancini, riconosciuto come "vittima del dovere" dal Ministero dell'Interno.


Recensione: IL CASTELLO di Franz Kafka



Recensione dolente.
Eh sì, perchè si tratta di lui, dell'autore ceco con cui io non sono riuscita finora a stabilire la benchè minima affinità.
Anzi, le cose peggiorano a vista d'occhio - nel senso di "ogni volta che mi accosto ad una sua opera" -, e me ne dispiace..., non per Franz, ci mancherebbe, ma per me, che evidentemente ho difficoltà ad apprezzare uno dei  massimi autori del Novecento.


IL CASTELLO
di Franz Kafka


Ed. Oscar Mondadori
trad. A. Rho
362 pp
10 euro
Il protagonista di questa incredibile avventura - che mai alcun uomo immaginerebbe e desidererebbe vivere - è il signor K., che di mestiere fa l'agrimensore.
Per svolgere la propria mansione lì dove è stato chiamato (da chi? non si sa...), K.giunge in un villaggio (di cui non si sa il nome e la collocazione geografica), governato da un Conte anch'egli senza nome che trascorre la sua vita in un Castello e che, dall'alto della collina su cui questa dimora è costruita, incombe sul circostante territorio, tenendo tutto e tutti sotto il suo controllo pur non facendosi praticamente mai vedere.

K. è armato di buona volontà ed è pronto ad affrontare la neve e il gelido inverno in questo posto sconosciuto pur di compiere il proprio dovere, ma da subito incontra difficoltà: in poche parole, nessuno lo sta aspettando in paese, e la sua venuta genera immediatamente, nelle prime persone con cui viene a contatto, un sacco di stupore, perplessità e fastidio.

A questo atteggiamento degli abitanti poco accogliente si aggiunge un problema più serio: il castello, che è la sede di una mostruosa burocrazia, è organizzato secondo una complicata e inesorabile gerarchia, che amministra il villaggio con un mucchio di leggi contrarie alla morale e alla logica. 
Quali siano queste regole stabilite dall'altro non è facile saperlo per lo straniero che pretende di risiedere nello sperduto villaggio, i cui abitanti non si fanno alcun problema a mostrare comportamenti diffidenti verso l'agrimensore, e soprattutto vivono accettando passivamente queste fantomatiche leggi del castello, facendosene anche scudo e utilizzandole come delle armi per tener lontano lo straniero.

K. non è un tipo arrendevole e cerca da subito di imporre la propria presenza, insistendo sul fatto che se lui è lì è perchè evidentemente qualcuno l'ha assunto, quindi non ha alcuna intenzione di andarsene, ma resterà e farà il suo lavoro.

Il suo atteggiamento determinato viene immediatamente interpretato dalle persone del posto come arrogante, invadente, cocciuto e terribilmente stupido.
K. parla come l'ignorante che è, non sa e non capisce come funzionano le cose al villaggio; questo rimprovero che gli viene mosso non è però accompagnato da esaustive e sensate spiegazioni che facciano comprendere a K. la ragione per cui non è ben accetto e, soprattutto, per cui non può parlare con chi l'ha assunto.

Ma chi l'ha assunto? Con chi deve parlare K. per chiarire l'equivoco, per dimostrare al villaggio che ha ragione a voler pretendere di fare il proprio lavoro come agrimensore in mezzo a loro?

K. non riceve che risposte enigmatiche, mezze frasi, sorrisi maliziosi e furbi, da parte di chi fa mostra di sapere ma non vuol dire; K. capisce solo che la risposta sta lì, tra le mura del castello, ma ogni volta che cerca di farsi accompagnare, qualcosa o qualcuno lo devia dalla strada giusta (sempre che ci sia).

Nonostante sembri che la sua presenza sia frutto di un equivoco, K. viene affiancato da due uomini  strani, infantili, sciocchini e molto seccanti (che però almeno fanno sorridere con i loro gesti buffi), che verranno chiamati "aiutanti" per gran parte del libro, ma che non saranno mai d'aiuto per K.

Intanto, nei fiumi di parole che K. si sente rivolgere controvoglia da maleducati locandieri e ostesse di paese, capisce che c'è un funzionario importante che potrebbe tornargli utile: un certo Klamm, che tutti conoscono ma nessuno è in grado di descrivere o di presentargli.
Per arrivare a parlare con questo Klamm, K. progetta un piano, e per realizzarlo riesce a sedurre una giovane ragazza, Frieda, che gode i favori di Klamm in quanto sua amante.

Frieda è un personaggio ancora più ambiguo di tutti gli altri matti che intervengono nella storia, perchè in alcuni momenti sembra voler bene a K., in altri pare solo circuirlo e prenderlo in giro.

Il povero K. si ritrova solo più che mai in questo villaggio dominato dal freddo, in cui non ha una sola persona che gli sia amica, dove tutti sembrano detestarlo o al massimo sopportarlo sì, ma con compassione.

Dall'ostessa che fa di tutto per tenerlo lontano da Frieda, parlando di lui in termini poco lusinghieri, al giovane Barnabas, il messaggero di Klamm al servizio di K., che all'inizio sembra l'unica figura amica, disponibile, ma che si rivelerà sfuggente e immaturo; dalle sorelle di Barnabas, Olga e Amalia, enigmatiche, misteriose, inaffidabili, alla cameriera Pepi, invidiosa della posizione di Frieda; dalla indisponente e acida maestra della scuola al maestro, arrogante e cinico; per non parlare dei funzionari che K. incontrerà!

Tutti chiacchierano in un modo impressionante, intortano il povero e ignaro K. con parole su parole, inutili e senza senso, ognuno con la pretesa di spiegare a K. qualcosa sul loro sistema burocratico, ma in realtà confondendolo ancora di più...

Eh sì, perchè il nocciolo di tutto il libro, su cui si parla e parla e parla è proprio la mostruosa e complicata burocrazia del Castello, che K. non potrà mai comprendere perchè lui è e resterà sempre un estraneo, un sempliciotto arrogante che vorrebbe scavalcare (secondo gli abitanti e i funzionari) le regole del villaggio per fare come vuole lui, ma questa sua volontà è solo un'illusione perchè niente e nessuno può vivere al villaggio e non obbedire alle sue regole.

Considerazioni

Il romanzo ha quest'atmosfera molto inquietante, oscura, claustrofobica, buia e gelida come è l'inverno nel villaggio, e K. affronta le sue bizzarre avventure in piena solitudine, incompreso da tutti, preso in giro e rimproverato per ogni domanda, ogni discorso; nessuno lo prende sul serio, tutti vogliono insegnargli qualcosa ma alla fine per K. le cose non cambiano mai in meglio, perchè ci sarà sempre qualche nuovo ostacolo burocratico da affrontare (senza superarlo).

K. è un protagonista che a me ha messo su un gran nervosismo, ma abbiate pietà, non chiedetemi perchè: so solo che mi è stato difficile cercare di mettermi nei suoi panni, vedere le cose dal suo punto di vista, perchè tutto nella storia è assurdo, surreale, a tratti comico, sicuramente insensato e illogico. A rendere difficoltosa ogni empatia, poi, contribuisce il nome, indicato con la sola iniziale puntata, che lo rende ancora più distante e anonimo.
Ad aumentare l'irritazione nella lettura è la tediosità dei discorsi: fiumi di chiacchiere sterili su questa benedetta e incomprensibile burocrazia, che non hanno nè capo nè coda e che è di una noia mortale.

K. è una povera vittima di questa piccola società chiusa, che ha un proprio oscuro ordinamento al suo interno, inaccessibile per chi viene da fuori, e lui inevitabilmente si sente rifiutato, alienato, solo a cospetto di un ambiente ostile, minaccioso e misterioso, nel quale è impossibile integrarsi.

Le sensazioni che la storia di K. mi rimanda sono tutte negative: non ho trovato nulla che mi piacesse, ahimè, benchè ne riconosca il messaggio, il valore letterario e la genialità dell'autore, che tra l'altro non ha neppure portato a compimento questa sua opera, ragion per cui non è possibile neanche sapere la fine di K., fatto che aumenta la mia frustrazione >_<

Chiariamo, il punto non è se Il Castello sia un capolavoro o meno - lo è e basta -, ma quello che ha trasmesso a me..., e purtroppo mi ha dato principalmente questa percezione: quella di trovarmi, insieme a K. - che non mi fa alcuna simpatia come protagonista, anche se a volte mi suscitava pietà - in un labirinto, di notte, sulla neve, disperata, mentre tendo le braccia per aggrapparmi a qualcosa o qualcuno... ma non c'è alcuna mano a sostenermi; solo un continuo cicaleccio di gente antipatica e sapientona che pretende di dirmi che ho sbagliato a trovarmi da sola al buio nella neve nel loro complicato labirinto, senza poi darmi un aiuto per uscire fuori.

Scusate il pensiero contorto, spero non sia troppo incomprensibile.

Insomma, a me non è piaciuto, ma parliamo di Kafka, quindi di non consigliarlo non me la sento; anzi, se lo leggete o l'avete già letto, lasciatemi un vostro parere, sarò lieta di leggerlo e mettere in discussione il mio! ^_-


29.Un libro dell'autore più odiato

venerdì 12 febbraio 2016

Libri consigliati nel corso della 3^ puntata "Per un pugno di libri"



Cari lettori, come molti di voi sapranno ogni sabato alle 18, su Rai Tre va in onda la bellissima trasmissione "Per un pugno di libri".

Ammetto che spesso dimentico questo interessante appuntamento in tv, ma sabato scorso sono riuscita a guardare la puntata, anche se non dall'inizio.

Volevo condividere con voi alcuni libri che il professor Piero Dorfles  ha consigliato nel corso della puntata, a cominciare dal classico attorno al quale vertevano i giochi:


CASA HOWARD
di Edward Mrogan Forster


Casa Howard
Ed. Feltrinelli
316 pp
8 euro
2008
Si tratta di una saga famigliare e sono tre le famiglie coinvolte.
I Wilcox, borghesi arricchiti e arroganti, disumanizzati dal potere economico; le sorelle Schlegel, raffinate, colte, idealiste; infine i coniugi Bast, lei una donna volgare, lui un povero impiegato, sull'orlo della rovina. 
I loro destini si incrociano a partire da quando la signora Wilcox stringe una profonda amicizia con Margaret Schlegel e, sul letto di morte, decide di lasciarle in eredità il suo amatissimo cottage di campagna, Casa Howard.
 Quella dimora non è un semplice edificio: è il simbolo stesso dell'Inghilterra di nobili tradizioni, la patria non ancora snaturata dalla civiltà commerciale e industriale.





Altri romanzi consigliati dal professore:

GLI ANNI DELLA LEGGEREZZA
di Elizabeth J. Howard


Gli anni della leggerezza. La saga dei Cazalet
Ed. Fazi
trad. M. Francescon
6'6 pp
18.50 euro
E l'estate del 1937 e la famiglia Cazalet si appresta a riunirsi nella dimora di campagna per trascorrervi le vacanze. 
E un mondo dalle atmosfere d'altri tempi, quello dei Cazalet, dove tutto avviene secondo rituali precisi e codici che il tempo ha reso immutabili, ma sotto la rigida morale vittoriana, incarnata appieno dai due capostipiti affettuosamente soprannominati il Generale e la Duchessa, si avverte che qualcosa sta cominciando a cambiare. 
L'affascinante Edward si concede svariate amanti mentre la moglie Villy si lacera nel sospetto e nella noia; Hugh, che porta ancora i segni della grande guerra, forma con la moglie Sybil una coppia perfetta, salvo il fatto che non abbiano idea l'uno dei desideri dell'altra; Rupert, pittore mancato e vedovo, si è risposato con Zoe, un'attrice bellissima e frivola che fatica a calarsi nei panni della madre di famiglia; infine Rachel, devota alla cura dei genitori, che non si è mai sposata per un motivo ben preciso. E poi ci sono i nipoti, descritti mirabilmente nei loro giochi, nelle loro gelosie e nei loro sogni, in modo sottile e mai condiscendente, dalle ingenuità infantili alle inquietudini adolescenziali. Ma c'è anche il mondo fuori..


CLARISSA 
di Stefan Zweig


Ed. Elliot
trad. M. Zapparoli
186 pp
16.50 euro
2015
Il mondo tra il 1902 e l'inizio della Prima guerra mondiale, visto attraverso gli occhi di una donna".
Clarissa, figlia di un militare austriaco, è nata nel 1894 e ha sempre condotto un'esistenza solitaria.
Alla vigilia della guerra incontra a Lucerna, in Svizzera, un insegnante di ginnasio, Léonard. Il giovane, in cui molti hanno rintracciato il profilo dell'amico di Zweig, Romain Rolland, è un socialista francese circondato da un'aura di gentile cordialità, e fin dall'inizio Clarissa lo sente affine e vicino. La guerra però si frappone tra i due amanti e Clarissa rimane sola e incinta. In un'Europa lacerata dalla morsa dell'isteria nazionalista, l'accettazione di questa maternità diventa, più che una scelta personale, un destino e un simbolo, un'occasione per cogliere il senso di una vita che sembra non avere più dignità.
Allo scoppio della Seconda guerra mondiale Zweig fu toccato dalle persecuzioni nei confronti degli ebrei e decise di distruggere il romanzo, ma nel 1990 l'opera fu recuperata, rimessa insieme e data alle stampe.
A oggi viene considerata il testamento in cui il grande scrittore austriaco riassunse acutamente la sua disperazione, ma anche i suoi ideali umanistici.




E lasciamo il mondo dei classici moderni per terminare con un libro che fa un'accusa importante a tutti noi: non si studia più... e la cosa grave è che a a nessuno importa!


LA PASSIONE RIBELLE
di Paola Mastrocola


La passione ribelle
Ed. Laterza
14 euro
149 pp
2015
«Chi studia è sempre un ribelle.
Uno che si mette da un’altra parte rispetto al mondo e, a suo modo, ne contrasta la corsa.
Chi studia si ferma e sta: così, si rende eversivo e contrario.
Forse, dietro, c’è sempre una scontentezza: di sé, o del mondo. Ma non è mai una fuga. È solo una ribellione silenziosa e, oggi più che mai, invisibile.
A tutti i ribelli invisibili è dedicato questo libro.»

Oggi non si studia più. È da predestinati alla sconfitta. Lo studio evoca Leopardi che perde la giovinezza, si rovina la salute e rimane solo come un cane. È Pinocchio che vende i libri per andare a vedere le marionette. È la scuola, l’adolescenza coi brufoli, la fatica, la noia, il dovere. È un’ombra che oscura il mondo, è una crepa sul muro: incrina e abbuia la nostra gaudente e affollata voglia di vivere nel presente.
Lo studio è sparito dalle nostre vite. E con lui è sparito il piacere per le cose che si fanno senza pensare a cosa servono.
La cosa più incredibile è che non importa a nessuno.

LI CONOSCETE? LI AVETE LETTI? 
ASCOLTERETE I CONSIGLI LETTERARI DI DORFLES? ^_-

Recensione: REPARTO n.6 di Anton Cechov



Un libriccino che si legge davvero in pochissimo tempo  ma che colpisce il lettore per la lucidità disarmante con cui tocca un argomento molto delicato, quello delle condizioni vergognose in cui versavano (ahimè, in certi sensi e in certi casi, versano ancora, seppur in contesti differenti) i malati di mente, rinchiusi in strutture che, prima ancora che ospedali, erano delle vere e proprie prigioni.


REPARTO n.6
di Anton Cechov


Ed. Ginko Edizioni
Veshnikova M.
5.60 euro
56 pp
2010
L'autore russo lascia entrare subito il lettore in questo reparto ospedaliero di psichiatria, in cui sono rinchiusi cinque poveri ospiti, affetti da diverse malattie mentali: tra essi c'è l'ebreo Mojseika, l'unico ospite che può uscire fuori dall'ospedale e che quando torna sta sempre con la mano tesa a chiedere un soldino; c'è Ivan Dmitric Gromov, che ama parlare e parlare, fino a quando qualcosa dentro sè non lo blocca e non lo fa urlare di disperazione.

Di lui Cechov ci dà una breve biografia, facendoci conoscere la sua situazione antecedente il ricovero e come, lui che era un uomo intelligente e amante della lettura, un filosofo raffinato, a un certo punto si sia ritrovato preda di manie di persecuzione, ossessionato dal pensiero che da un momento all'altro potessero accusarlo ingiustamente di aver commesso chissà quale crimine e arrestarlo.Purtroppo per lui, l'incubo in un certo qual modo si avvera, anche se invece del carcere viene rinchiuso in questo squallido ospedale, dove le condizioni di vita dei poveri ammalati sono davvero inumane.

La prima figura negativa di questo racconto è senza dubbio l'uomo che "assiste", o meglio sorveglia al pari di un aguzzino, i poveri ospiti, picchiandoli e maltrattandoli ogni giorno.
Ci saranno dottori in questo postaccio invivibile? C'è forse la speranza di uno spiraglio di umanità?
Assolutamente no e ce lo dimostrerà un'altra figura che avrebbe potuto, in virtù del proprio ruolo, essere positiva per i pazzi del reparto, ma che sarà drammaticamente risucchiato dal vortice oscuro e tragico al quale la sua indifferenza ha dato vita.
Andrej Efimjc, è il medico psichiatra che dovrebbe curare i malati; a dire il vero, avrebbe voluto fare l'ecclesiastico ma s'è ritrovato a studiare medicina, suo malgrado.
Ed evidentemente il proprio lavoro non lo ama più di tanto, vista l'indifferenza e l'aria di superiorità con cui guarda i poveri matti del reparto, delle cui condizioni lui non si preoccupa minimamente, anzi, le meschine e crudeli regole su come gestirlo è lui stesso ad approvarle.
Ma la ruota gira per tutti ed arriva anche per quest'uomo troppo sicuro di sè il momento di una profonda ed improvvisa crisi esistenziale.
Chiacchierando, prima con sarcasmo e poi con sincero interesse, con Dmitric, Andrej Efimjc affronta argomenti di un certo livello filosofico e spirituale tra cui l'immortalità dell'anima, il senso della nostra esistenza, la capacità di comprendere le sofferenze altrui, il pensiero della morte... e non passerà molto tempo prima che qualcosa scatti anche nella sua testa, mandandola in confusione: qualcosa che si rivelerà per il dottore una spiacevole sorpresa, capovolgendo la sua sorte e la sua vita, rendendolo vittima delle sue stesse meschinità...

Un racconto che vuol essere denuncia sociale della mentalità oscurantista che maltratta e allontana coloro che son considerati pazzi, senza poi occuparsi davvero del loro diritto di esseri liberi e di essere dei malati bisognosi di cure vere ed efficaci.
Cechov ci porta a chiederci: qual è il confine tra follia e normalità? L'autore ci mostra un confine davvero sottile e lo fa con lo stile e il tono che gli sono propri, in un mix di dramma e comicità insieme, soprattutto nell'ultima parte, in cui il dottore diventa consapevole dell'inutilità della propria esistenza e di come essa finirà proprio in quel luogo di squallore da cui sentiva e si era illuso di essere lontano.

Da leggere, per apprezzare l'originalità e lo stile di uno tra i più grandi autori della letteratura internazionale dell'Ottocento.


READING CHALLENGE
3.Un libro con meno di 80 pagine

giovedì 11 febbraio 2016

Novità da leggere: LA MOGLIE DI VAN EYCK di Giacinta Caruso (ebook)



Buon pomeriggio, cari lettori!
Ritorno qui con voi per segnalarvi un romanzo (ebook) uscito soltanto ieri, un giallo sospeso tra passato e presente, della nota autrice laziale Giacinta Caruso, che con Panesi Edizioni ha pubblicato anche Il triangolo di Rembrandt (2014) e La Camera Ardente (2015).


LA MOGLIE DI VAN EYCK
di Giacinta Caruso


Editore: Panesi Edizioni
Formati: epub e mobi
150 pagine
Prezzo: € 2,99
(in offerta € 0,99 fino al 14/02)
Isbn: 9788899289362
Genere: investigativo
Collana: Syn
Data di uscita: 10/02/2016



Sinossi

Il professore inglese George Conway, scomparso a Bruges durante una campagna di scavo, viene ritrovato due anni dopo, con il cranio sfondato, a pochi passi dal sito archeologico di cui era responsabile. 
Il caso è affidato all’ispettrice belga Ingrid Blondeel e al collega Damian Travis di Scotland Yards, che si erano già occupati della sparizione dell’archeologo. 
Ma i due investigatori hanno idee contrapposte e le indagini si ingarbugliano. 
Ingrid è convinta che nel delitto sia coinvolta Blanche Solly, la professoressa che ha preso il posto di Conway alla direzione dello scavo. 
Trevis invece ritiene che l’omicidio sia legato all’ossessione di Conway di ritrovare lo sportello del polittico di Jan van Eyck, rubato dalla cattedrale di Gand nel 1934. 
E proprio le vicende del maestro fiammingo si intrecciano con l’inchiesta.

Fra false piste e indizi inquietanti, il mistero s’infittisce, ma qualcosa di terribile deve ancora accadere, rimettendo tutto in discussione.


L'autrice.
Giacinta Caruso è nata al Lago Albano, vicino Roma, dove tuttora vive. È giornalista professionista. È stata cronista prima in un giornale locale, poi per una decina di anni in un quotidiano romano. Conclusa l’esperienza giornalistica, si è dedicata alla scrittura. Ha partecipato, vincendo, alla terza e ultima edizione del premio letterario "La Prairie: racconti di donna", con il romanzo breve Aleyt. Nel 2005 ha scritto il thriller Il giardino delle delizie (le vicende del pittore fiammingo Bosch si intrecciano con una serie di delitti nella Londra dei nostri giorni) pubblicato dall’editore Flaccovio di Palermo. I diritti del romanzo sono stati venduti in Serbia, Repubblica Ceka e Russia. Successivamente ha scritto altri tre mistery dove, con la stessa formula, si ripercorre la vita dei pittori Van Eyck, Dürer e Rembrandt (quest'ultimo tradotto in lingua spagnola da un editore di Buenos Aires). Infine, Flaccovio ha pubblicato anche il suo quinto romanzo, dedicato al campione automobilistico Achille Varzi, l'eterno rivale di Nuvolari.



Breve estratto:
«L'hanno trovato.»«Chi?», chiese guardingo. Ormai in più di vent'anni di carriera aveva sviluppato un sesto senso per i guai. E in quel momento sentiva che ne era in arrivo uno gigantesco.«Il tuo professore», annunciò compiaciuto il comandante.Damian ammutolì dalla sorpresa.«Non dici nulla? Non pensavo che avresti fatto i salti gioia. Ma un minimo di entusiasmo, che diamine, quello sì che me l'aspettavo. Non sei contento che quel dannato professore sia finalmente saltato fuori?»Trevis continuò a restare in silenzio. Nella sua mente si materializzò l'immagine di un uomo dal viso massiccio, incorniciato da stopposi capelli biondi, che due anni prima era stata per settimane sui giornali di mezz'Europa. Lo avevano cercato dappertutto, senza risultato.«Mi aspetto che tu dia il meglio, Trevis. Vai a fare la valigia. Partirai per Bruges nel pomeriggio, ma prima di andare all'aeroporto passa in ufficio da me». Fece una pausa. «Comunque», aggiunse poi in tono tagliente prima di chiudere la telefonata, «è un cadavere quello che dovrai identificare.»

Libri. Anteprime del 16 e 23 febbraio 2016



Febbraio è un mese ricco di pubblicazioni interessanti!

Storie di donne alla ricerca di sensazioni forti per sentirsi vive, di donne in preda a interrogativi su loro stesse e sull'ipocrisia della loro vita; storie di famiglie alle prese con malattie che sconvolgono l'esistenza di tutti in casa..


MRS BRIDGE
di Evan S. Connell


Ed. Einaudi
trad. G. Boringhieri
300 pp
19.50 euro
USCITA:
16 FEBBRAIO 2016

Mrs Bridge è una donna come tante, nulla sembra rendere particolare la sua vita.
Moglie premurosa di un marito taciturno e distratto, cdel quale non si lamenta mai; madre ansiosa di tre figli a cui dedica tutte le energie e che sembrano più felici quando son lontani da casa.
E cosí, giorno dopo giorno, Mrs Bridge riempie con mille incombenze il vuoto che si spalanca nella sua esistenza. 
Man mano che la vita va avanti e la solitudine aumenta, quella che all’inizio sembrava quasi una benevola satira della "casalinga perfetta" diventa una discesa affettuosa e commovente, partecipe e tragica, nel mistero dell’esistenza, al fondo di ciò che ci rende tutti umani. 

Pubblicato per la prima volta nel 1959, Mrs Bridge ha fatto di Evan S. Connell un autore di culto, ammirato da generazioni di scrittori per la sua capacità di cesellare ogni parola, di fare di ogni frase lo strumento piú affilato per mostrare la vita e inseguirne il senso.

L'autore.
Evan S. Connell (1924-2013) è stato un romanziere americano, poeta e scrittore di racconti. La sua scrittura ha coperto una grande varietà di generi, anche se ha pubblicato più di frequente fiction.
Nel 2009, Connell è stato nominato per il  Man Booker International Prize, premio alla carriera e successivamente è stato premiato con una Los Angeles Times Book Prize per il suo contributo alla letteratura americana.


LA SCELTA DI KATIE
di Lisa Genova


Ed. Piemme
408 pp
18.50 euro
USCITA:
16 FEBBRAIO 2016
Trama

Un inspiegabile gesto di rabbia; cose che scivolano di mano; improvvisi tic nervosi; errori sul lavoro: sono solo le avvisaglie dell’uragano che sta per travolgere la vita di Joe O’Brien, poliziotto quarantatreenne di Boston, affetto dalla corea di Huntington, la malattia neurologica degenerativa “più crudele” tra quelle conosciute. Per lui, la moglie Rosie, e i figli JJ, appena sposatosi, Patrick, Meghan e la più giovane, Katie, è una tragedia.
Trattandosi di una malattia ereditaria, i quattro figli hanno il cinquanta per cento di possibilità di svilupparla. 
Ogni certezza, per la famiglia O’Brien, si sgretola; tutto ciò che sembrava così scontato diventa improvvisamente il ricordo struggente di un tempo in cui ogni felicità era possibile – solo che nessuno se n’era accorto.
Ma se Joe troverà il coraggio di affrontare gli anni che gli restano grazie all’amore che lo circonda, e alla volontà di stare accanto ai suoi figli, non c’è che compiere la scelta più difficile: conoscere gli esiti del test genetico. 
L’ultima a decidere di voler leggere il proprio destino sarà Katie: ma la sua scelta sarà comunque una sola. Quella di vivere la vita che ha davanti.

L'autrice.
LISA GENOVA è nata in Massachusetts, dove vive tuttora con la sua famiglia. Dopo una laurea in neuropsichiatria ad Harvard, ha dedicato la sua vita allo studio del cervello e delle sue malattie tuttora più misteriose, come l’Alzheimer. Still Alice, il suo esordio, inizialmente distribuito porta a porta da lei stessa, è stato poi acquistato da un grande editore americano ed è diventato un incredibile caso editoriale, premiato da un clamoroso successo internazionale. Ne è stato tratto l’omonimo film con cui Julianne Moore ha vinto nel 2015 il Premio Oscar. La scelta di Katie è il suo ultimo romanzo, dopo Ancora io e Tre sassi bianchi.


UNA DONNA PERICOLOSA
(Hausfrau)
di Jill Alexander Essbaum


Ed. Feltrinelli
trad. S. Rota Sperti
304 pp
16 euro
USCITA:
25 FEBBRAIO 2016
Trama

Anna Benz è una donna 40enne di origine americana che vive con il marito Bruno, un banchiere svizzero, e i loro tre bambini a Zurigo.
La sua vita è solo apparentemente stabile e serena; in realtà, dentro la donna sta cadendo a pezzi. 
Sempre meno in grado di relazionarsi con Bruno, emotivamente distante, o addirittura con i propri pensieri e sentimenti, Anna decide di buttarsi a capofitto in nuove esperienze nella speranza di risvegliarsi dal torpore: un corso di tedesco, un'analisi junghiana e una serie di avventure sessuali che si concede con una facilità della quale è la prima a stupirsi. 
Presa dal vortice della passione, Anna prova a se stessa di essere ancora viva, ma ben presto deve affrontare le conseguenze delle proprie azioni. 
Anche l'adulterio ha le sue leggi: lasciare un amante ha il suo costo e tornare a essere una brava moglie non è così semplice. 
Come combinare razionalità e istinto? Come scegliere tra gli obblighi famigliari e i propri desideri più intimi, quando non coincidono? Come rinunciare a se stessa? 
Le tensioni e le bugie aumentano, fino a perderne il controllo. 
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.
Navigando lungo il confine tra amore e lussuria, senso di colpa e vergogna, giusto e sbagliato, Anna scoprirà cosa succede quando si raggiunge il punto da cui non si può più tornare indietro.

L'autrice.
Jill Alexander Essbaum è poetessa, scrittrice e insegnante americana. Le sue più recenti collezioni sono i manoscritti Harlot e Necropoli. Il suo stile si caratterizza per i giochi di parole e humour nero, spesso mescolato con immagini religiose ed erotiche.Attualmente insegna presso l' Università della California nel Masters di Scrittura Creativa
.




mercoledì 10 febbraio 2016

Prossime letture: "Il templare" - "Una lettera dal passato"



Prossimi libri che ho intenzione di leggere?
Eccoli:


IL TEMPLARE
di Jan Guillou


Ed. Tre60
416 pp
2012
Trama

Svezia, Anno Domini 1150. Una notte, Sigrid, devota moglie del nobile svedese Magnus Folkesson, ha una visione: mentre un giovane cavaliere con le insegne da Crociato si staglia davanti a lei, la voce dello Spirito Santo le intima di donare ai monaci cistercensi la tenuta di Varnhem. 
La donna è in dolce attesa del secondogenito, Arn, che nasce poco dopo. Ed è proprio lui, cadendo da una torre del castello durante un gioco, a cambiare l'esistenza della sua famiglia. I genitori infatti decidono di prometterlo al Signore se questi ne salverà la vita ma, quando il piccolo si riprende miracolosamente, Sigrid e Magnus ignorano il voto fatto. 
Almeno fino al giorno in cui la donna non viene colpita da una misteriosa malattia che lei interpreta come un segno del Cielo. 
Così il ragazzino viene mandato al convento di Varnhem, dove cresce studiando le Sacre Scritture e imparando l'uso delle armi sotto la guida di fratello Guilbert, un cavaliere templare ritiratosi a vita monastica. 
E per il giovane Arn, generoso, intelligente e desideroso di conoscere il mondo, il destino ha in serbo una svolta inattesa: la sua strada infatti lo porterà lontano, in Terrasanta, a servire come Templare...


UNA LETTERA DAL PASSATO
di Max Simon Ehrlich 


Ed. Sperling&Kupfer
256 pp
18.50 euro
2012
Trama

George e Martha Radcliffe sono considerati la coppia ideale nella cittadina in cui abitano: hanno raggiunto un notevole benessere economico, la loro unione è stata coronata da due splendidi figli, e sono ancora profondamente innamorati l'uno dell'altra dopo venticinque anni di matrimonio. 
Ma la loro vita tranquilla e felice viene sconvolta una mattina quando una lettera minatoria arriva da un lontano passato trasformando un'unione perfetta in un incubo di dubbi e sospetti. 
E una inquietante domanda li mette alla prova: fino a che punto conosciamo veramente le persone che amiamo di più?



LI CONOSCETE? LI AVETE LETTI?

Recensione film: PER AMOR VOSTRO di Giuseppe Gaudino



E dopo aver parlato di libri, passiamo al cinema, con un film del 2015, del regista Giuseppe Gaudino, che vede come attrice protagonista una bravissima Valeria Golino, che s’è meritata la Coppa Volpi come miglior attrice alla Mostra del Cinema di Venezia 2015 con questa interpretazione, nei panni di Anna Ruotolo.

PER AMOR VOSTRO 


Regia: Giuseppe M. Gaudino

Cast:
Anna Ruotolo:Valeria Golino
Luigi Scaglione: Massimiliano Gallo
Michele Migliaccio; Adriano Giannini
Ciro: Salvatore Cantalupo
Arturo: Aedoardo Crò
Santina Scaglione: Elisabetta Mirra






Anna vive a Napoli, è sposata a Luigi Scaglione (M. Gallo) ed ha tre figli, Cinzia, Santina e Arturo (quest’ultimo è sordomuto).
La donna ha appena trovato lavoro in un set cinematografico come suggeritrice, sostituendo Ciro, un amico di famiglia che adesso, senza lavoro, e con un sacco di debiti, non sa dove sbattere la testa, arrivando a chiedere ad Anna di aiutarlo economicamente.

Sul set Anna viene apprezzata e lusingata per il suo lavoro da tutti, ed in particolare dall’affascinante attore Michele Migliaccio (A. Giannini), che inizia anche a corteggiarla con insistenza.

Anna va un po’ in confusione perché le attenzioni di quest’uomo bello e galante le fanno piacere come donna, soprattutto considerato che il suo rapporto col marito Gigi non va affatto bene.

Gigi infatti è un tipo gretto, violento, che mostra poca pazienza e attenzione ai figli, in particolare ad Arturo, e per la moglie non ha più alcun gesto di amore o tenerezza.
Anna non sa più cosa significhi amare e essere amata.

La sua esistenza trascorre grigia e piatta, ma nonostante il suo matrimonio sia ormai solo un vano tentativo di tenere insieme una famiglia che di felice non ha più niente, prova a trovare un lavoro per Gigi, che però non sa che farsene, visto che ha già le sue fonti di guadagno; fonti alquanto illecite, che gli hanno nel tempo dato la triste fama di usuraio spietato che rovina le famiglie.
Ed infatti, sono tante le persone nel quartiere che lo odiano e che estendono questo odio anche su Anna e i figli.

Anna è sempre stata una donna molto comprensiva e generosa, pronta ad aiutare gli altri, fino a dimenticarsi di se stessa; infatti con gli anni – da bimba sfacciata e spavalda che era - è diventata remissiva, limitandosi a subire ingiustizie e decisioni prese dagli altri per lei, pagandone il prezzo in termini di infelicità.

C’è stato sempre qualcuno che ha deciso al posto suo e lei non è mai riuscita a far ciò che davvero sentiva e voleva, e sin da quando era piccola è stata costretta a pagare per errori non suoi, nascondendo le malefatte altrui…

Ma adesso che è una donna adulta e non una ragazzina, non può più sentirsi innocente nel nascondere gli sbagli di chi le è accanto.

Avrà la forza di aprire gli occhi e denunciare il marito per la sua attività di strozzinaggio?

O continuerà a nascondere la testa sotto la sabbia e a tirare avanti, consapevole che spesso tra le sue mani son passati soldi sporchi, intrisi della disperazione di persone in cerca d’aiuto, convincendo se stessa che il suo silenzio è stato un atto d’amore, ancor prima che di convenienza e vigliaccheria?

Forse la presenza di un uomo come Michele, che sembra apprezzarla e farla sentire la donna bella che è, potrebbe infonderle nuovo coraggio per fare le sue scelte?

Il film è recitato per lo più in dialetto napoletano, è accompagnato da musiche e canzoni che fanno da sfondo a diversi momenti, rendendoli suggestivi e significativi; dalle canzoni allegre del Quartetto Cetra, che Anna canta allegramente con i figli, a quelle in napoletano, incentrate proprio su questa figura femminile, vissuta per troppo tempo nell'ignavia e nella codardia.

Il film è quasi tutto in bianco e nero - che sono poi i tristi colori che rappresentano l'esistenza di questa donna - tranne che per alcuni particolari e circostanze importanti – che fanno riferimento agli stati d’animo della protagonista – e nella scena finale.

Per quanto la storia sia realistica - come lo è il contesto della città di Napoli -, la tecnica scelta per raccontare la storia di Anna e la sua presa di coscienza si accompagna a scene e momenti che hanno un che di surreale, onirico, visionario perché sono espressione visibile e vivida dei tormenti di Anna, dei suoi ricordi di bambina e delle sue paure di donna sola, che da sempre ha cercato di fare del suo meglio per il bene dei propri cari ma che adesso sente di non poter più continuare così.
Finora ogni scelta subìta le è stata sempre presentata come qualcosa di poco importante (“non è niente, Anna, è cosa da niente”), ma forse è arrivato il momento di aprire gli occhi e di rendersi conto di che genere di persone ha avuto finora accanto.

Per amor vostro è la storia dei sentimenti e dei demoni di una donna che deve imparare a prendere coraggio e ribellarsi a ciò a che gli altri hanno deciso per lei, e lo deve fare per se stessa, oltre che per i figli.

La Golino ha dato un’ottima prova di sé, è in pratica l'anima di questo film, e mi è piaciuta molto nei panni di una donna timidamente affascinante - ha sempre un sorriso di una ragazzina, la Valeria! -, e di una madre amorevole, che con i figli cerca di essere sempre spensierata; sono belli i momenti in cui tutti e quattro cantano, scherzano e comunicano nella lingua dei segni, e sia lei che i giovani attori che interpretano i figli sono stati molto bravi (anche) sotto questo aspetto.

Un bel film, che affronta il tema dell'usura, del coraggio di ribellarsi al male che abita vicino a noi, nella nostra stessa casa, e lo fa in modo originale e suggestivo.

Consigliato!

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Recensione: CAZZIMMA di Stefano Crupi



Come vi avevo anticipato ieri, ecco un'altra recensione.
Questa volta si tratta non di una storia d'amore ma della storia di un ragazzo nato e cresciuto in una realtà difficile.
Il titolo è composto da una sola parola ed è di certo molto significativo: cazzimma, un termine napoletano che fa riferimento all'atteggiamento di chi cerca di prevaricare sugli altri con ogni mezzo per il proprio egoistico tornaconto, anche se questo vuol dire danneggiarli; "tene 'a cazzimma" quella persona che non solo è maligna ma prende piacere nell'essere cattiva e far del male.

CAZZIMMA
di Stefano  Crupi


Ed. Mondadori
Sisto è un ragazzo di 18 anni che vive a Napoli con sua madre e lo zio Antonio, fratello del defunto padre, dalla morte del quale si occupa della cognata e del nipote.

La sua giovane vita sembra già organizzata e segnata dalla delinquenza; con il suo scooter, il ragazzo va in giro per le strade della città campana facendo “consegne” poco pulite, un modo veloce per far soldi, con poco sudore ma di certo con molto rischio.
Suo compare negli affari è l’amico di sempre, Tommaso detto Profumo, e insieme hanno messo su una sorta di giro di consegne di droga in proprio.

Attorno a loro ruotano altri personaggi, altri ragazzi di strada, duri, cinici, violenti, come Salvatore detto Hamsik, al quale è dedicato un capitolo, raccontato come uno sfogo veloce, violento, che ci fa conoscere qualcosa di questo ragazzaccio infuriato con la vita, senz’altro bravo con un pallone tra i piedi ma che non riesce a sfondare a causa del suo caratteraccio.

Le giornate di Sisto vanno avanti così, tra lavoretti di questo tipo, uscite con gli amici per rimorchiare e sballarsi con alcool e qualche droga, finchè un giorno qualcuno di potente non decide che è arrivato per lui il momento di darsi una calmata.

Si tratta del temutissimo boss Cavallaro, che ha la mani in pasta su molte cose a Napoli e che quindi mette regole e divieti dove e come vuole, pretendendo obbedienza da tutti gli affiliati.
Zio Antonio compreso.

Antonio è un uomo intelligente, che sa il fatto suo, che si è sempre fatto rispettare da amici e conoscenti; gli basta uno sguardo e una minaccia verbale per assicurarsi fedeltà e silenzio da negozianti e imprenditori vittime del pizzo, ed è un tipo che si è fatto le ossa sulla strada, da solo, e sa quanto sia difficile restare in piedi e non farsi fregare.

“…restiamo sempre ragazzi di strada, per tutta la vita. Che la strada ti entri dentro è un male, certo, ma è un male necessario, dal quale nessuno può esimersi, come un rito di iniziazione che si rinnova ogni giorno.”

È un uomo di strada, e lui sa che anche suo nipote lo è, e che deve sempre tenere ben presente da dove viene e cosa ci si aspetta da lui.

Sisto è ancora così giovane, indisciplinato, pensa di poter fare ciò che vuole, si sente un dio sul suo scooter, immortale, invincibile, ma lo zio è intenzionato a insegnargli come vivere e sopravvivere in mezzo agli squali.

“ Se vuoi imparare a campare, ti devi fare furbo, dice, devi essere cattivo. Funziona così, è così in tutto il mondo: devi tenere cazzimma, ma tenerne assai.”.

Nonostante Antonio sia severo e molto rigido con il nipote, gli vuole bene, perché è figlio del fratello e vede in lui “della stoffa”, delle buone caratteristiche per farsi avanti nel loro mondo; ma perché questo avvenga, il giovanotto deve abbassare la testa al momento opportuno e fare l’uomo tosto e sicuro di sé quando ce n’è bisogno.
Adesso che Cavallaro si è messo in testa di fargliela pagare a quei due mocciosi di Profumo e Sisto, che si son messi in affari nei suoi quartieri senza il suo consenso, zio Antonio sa che non può perdere tempo e che deve proteggere il nipote, costi quel che costi.

Ma prima che arrivi per Sisto il momento opportuno per dare una virata alla propria esistenza, il ragazzo dovrà passare per una prova difficilissima, che sarà solo il primo passo perché dentro di lui scatti qualcosa che lo spingerà a interrogarsi su come sta vivendo, su cosa sta diventando.

Il trasferimento forzato a Prato, il lavoro in fabbrica e soprattutto l’incontro con una ragazza onesta e sincera, che gli si affeziona, insieme ad altre drammatiche vicende, faranno sì che nella sua coscienza cominci a smuoversi qualcosa: un sentimento che fino ad allora non aveva ancora preso radice.
La speranza concreta di poter cambiare, il desiderio di non sentirsi costantemente in pericolo, di non dover fare cose orribili che poi gli pesano sulla coscienza.

Sisto è solo un ragazzo, non è cresciuto circondato da uomini santi e irreprensibili che lo guidassero verso il bene, ma questo non gli toglie la responsabilità individuale di decidere cosa fare della propria vita, che direzione darle.

Il senso di colpa per aver commesso qualcosa di atroce e lo spiraglio di un amore puro e sincero potranno essere gli stimoli necessari per il suo riscatto da un tipo di vita che sembra già decisa, unicamente in virtù del fatto che è nato e cresciuto in un certo tipo di famiglia, con certi “amici”, respirando aria di camorra sin da ragazzino?

Cazzimma è la storia di un ragazzo di quartiere che deve fare i conti con la realtà di una città che non fa sconti a nessuno, che sembra regalarti guadagni facili e veloci, uno pseudo rispetto da parte di chi è costretto ad obbedirti per non vedersele brutta, ma che in realtà è altrettanto pronta a toglierti tutto alla prima occasione.
Tutto dipende se hai qualcuno che ti copre le spalle, che ti protegge, ma in certe realtà il santo in paradiso può non bastare.

Zio Antonio vorrebbe a modo suo e con i suoi mezzi essere l’angelo custode per quel nipote istintivo e inesperto che, lui sente, potrebbe non essere per forza destinato (condannato?) alla sua stessa vita, sempre in pericolo, sempre sul chi va là, attento a riconoscere di chi ti puoi fidare e di chi devi diffidare.

La narrazione si focalizza su zio e nipote e segue i rispettivi punti di vista, passando dalla terza alla prima persona, così da darci tanto un quadro esterno della realtà in cui sono immersi, quanto uno interno, condividendo col lettore pensieri, dubbi, paure, convinzioni, speranze, progetti.

Essendo storia di gente di strada – e di strade malfamate, dove le questioni si risolvono a suon di botte e colpi di pistola – Cazzimma procede con un linguaggio consono all’ambiente, immediato, colorito quando è il caso, ma anche preciso nel fornirci uno spaccato realistico di quella parte di società che purtroppo non esiste solo nelle serie tv e nei film di questo genere (credo sia inevitabile leggere queste pagine e pensare, ad es., a Gomorra) per intrattenere gli spettatori, ma per tanti giovani è pane quotidiano.

I giovani di Cazzimma sono dei ragazzi che giocano a fare i grandi, i duri, e che prestissimo assumono atteggiamenti, linguaggio, pose, condotte da delinquenti, da mafiosetti pronti a menare, ma a quanti di loro viene data la possibilità di decidere se cambiar vita?
Accanto a loro, ci sono degli adulti (tutti con soprannomi che dicono qualcosa del loro passato e del loro modo di essere, per il quale sono noti ai più) che di certo non si presentano come degli esempi di vita da prendere a modello, ma che, vuoi o non vuoi, sono dei punti di riferimento per le giovani leve.

C’è per loro la possibilità di riscatto?

Senza moralismo, senza elargire giudizi di alcun genere sui suoi protagonisti, senza scendere nel banale e nella retorica, Crupi ci racconta la storia di un ragazzo della Napoli “cattiva”, non presentandocelo come un eroe ma neppure come un mostro, ma “semplicemente” come un giovane, cui spetta la decisione più importante della propria vita, dalla quale può dipendere il proprio futuro.

Sicuramente un esordio interessante, si legge con molta scorrevolezza, i dialoghi ci sono e il fatto che non siano delimitati da virgolette ma inseriti nel pieno della narrazione contribuisce a dare al ritmo un che di concitato, quasi obbligando il lettore a vivere la stessa ansia e tensione dei protagonisti; forse solo il finale perde un po’ di forza e tensione, come se si risolvesse tutto con poco e fin troppo facilmente, ma nel complesso direi che mi è proprio piaciuto, e se anche voi leggete con interesse questo tipo di storie di vita e di malavita, non posso che consigliarvi la lettura di Cazzimma.





16. Un libro di un giovane autore italiano,
magari proprio quello di esordio

Anteprima: LA FINE DELLA NOTTE di Anonima Strega, il capitolo conclusivo di "Le spose della notte"



Buongiorno cari amici e lettori!
Questa mattina, prima di proporvi un paio di recensioni, desidero segnalarvi il terzo ed ultimo capitolo della trilogia delle Spose della notte di Anonima Strega, preceduto da Le Spose della Notte e Luna di Notte.


LA FINE DELLA NOTTE
di Anonima Strega


Genere: urban fantasy/paranormal romance
Data di uscita: 14 febbraio 2016

(anche per Kindle Unlimited)


Trama

Elias è libero, privato della memoria, e sta svolgendo il programma di recupero impostogli dal Consiglio, mentre Dunia, riunitasi alle consorelle, scopre di essere incinta. Jeremiah è occupato a tenere sotto controllo un’area in cui pare che i piani di procreazione della Loggia siano ancora in atto, ma continua a lavorare per accordare privilegi a Dunia. 
Il Consiglio vorrebbe che le ragazze si stabilissero a Palazzo, ma Jeremiah pressa affinché Elias e Dunia non si incontrino. 
Quando Dunia, incitata da un rituale che ha messo lei e le consorelle in guardia nei confronti della Loggia, decide di rivelare la verità sulla gravidanza a Jeremiah, questi cede al Consiglio e porta a Palazzo le tre donne per proteggerle, ma non sa che qualcuno di molto vicino sta manovrando in segreto contro di loro.
Fra un rituale e un incontro, però, certi stimoli visivi possono far riaffiorare i ricordi anche in chi non dovrebbe averne più...


L'autrice.
ANONIMA STREGA si occupa da sempre di tematiche legate all’occulto. Preferendo tutto quanto concerne l’universo femminile neopagano, è di conseguenza al contempo molto romantica, anche se l’oggetto dei suoi desideri esce spesso dalle righe, così come i personaggi delle sue storie. Crede fermamente che gli elementi del creato siano guida e strumento, sia per le streghe, sia per i protagonisti di avventure d’amore paranormali, come quelli dei romanzi “Spettabile Demone”, della trilogia “Le spose della notte”, dei racconti “Killer di cuori”, “La felce e il falò”, “Clausola di rescissione” (su “La mia biblioteca romantica”) e “La fame del ghoul” (su “Romanticamente Fantasy”). Il suo antro è situato in un luogo nascosto, custodito da una gatta nera d’angora e una coppia di anziani troll norvegesi. Dispensa consigli magici su anonimastrega.blogspot.it
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