domenica 14 marzo 2021

Recensione: GRACE LO DICE FORTE di Emma Henderson



Grace è incastrata in un corpo "malato", "difettoso", brutto e sgradevole a vedersi, e pur pronunciando in modo incerto suoni inarticolati, la sua voce - prima di bambina, di ragazzina e poi di giovane donna - giunge forte e chiara al cuore del lettore, che la guarda crescere all'interno di un istituto per ragazzi con disabilità fisiche e psichiche gravi, assaporando insieme a lei e al suo giovane amore la voglia di vivere e il desiderio di libertà che gridano dentro di lei.



GRACE LO DICE FORTE
di Emma Henderson


La Tartaruga
trad. M. Premoli
307 pp
Conosciamo la protagonista, Grace Williams, quando ha solo pochi mesi (nel 1947) e la sua narrazione in prima persona di esperienze di vita quotidiana ci rapisce immediatamente e ci fa presagire che quella che ci attende è una  prospettiva franca e genuina, senza peli sulla lingua, tanto più vivace e comunicativa quanto più oggettive e gravi sono le barriere che le impediscono una "vita normale", fatta di relazioni interpersonali, di autonomia nel prendersi cura di sé, di sviluppo di capacità, sogni, desideri.

Grace è affetta da gravi handicap - è spastica, come viene chiamata da coloro che le girano attorno nel corso degli anni - di natura fisica (è anche poliomielitica, ha un braccio rinsecchito e inutilizzabile, la lingua le ciondola di lato, ha una brutta gobba alla schiena) e mentale (ha un grave ritardo, di quelli per cui i medici scuotono la testa decretando: "Non è educabile, è inguaribile, non migliorerà mai". Una sentenza di morte sociale, in pratica).

Trascorre i primi anni in famiglia, sostenuta soprattutto dalla madre, che fa di tutto perché sua figlia possa avere una vita il più  normale possibile. 

Ma la piccola va incontro a crisi sempre più violente, ingestibili, che mettono in difficoltà i genitori, i quali, a malincuore, si arrendono all'evidenza di questa figlia "handicappata" e decidono, quando lei ha undici anni, di affidarla a un istituto psichiatrico. 

Il Briar Mental Institute non è proprio un bel posto: lo capiamo dai primi momenti e ne riceveremo conferma nel corso della narrazione.

Quando i cancelli si chiudono alle sue spalle, per Grace è l'inizio dell'inferno; resterà quasi trent'anni tra quelle mura, dove creature "rotte" come lei, ragazzini senza speranza il cui corpo è tragicamente imperfetto e la cui mente è terribilmente lacunosa, sono costretti a sopportare metodi terapeutici e approcci relazionali da parte del personale assolutamente inadeguati, lesivi della dignità dei fragili ospiti: elettroshock, sofferenze, umiliazioni gratuite, situazioni incresciose di abusi, percosse, punizioni...

Ma inevitabilmente il Briar è anche un luogo che cela in sé una insospettabile vitalità, dove nascono  rapporti di amicizia, gesti di solidarietà e di complicità, scherzi e litigi. 

In particolare, a rendere l'esistenza difficile nell'istituto meno penosa è la presenza di Daniel, un ragazzino epilettico menomato nel fisico (non ha le braccia), che segnerà per Grace una svolta importante. 

Daniel è estroverso, chiacchierone, tenace e romantico, adora Grace ed è premuroso ed affettuoso con lei; diventerà tutto per la piccola Williams: l'amico, il compagno di giochi, il confidente, il primo amore. 

Daniel è un'àncora di salvezza per la protagonista e grazie al dono straordinario della fantasia, la porta via dall'opprimente istituto, in meravigliose città, e le dà una ragione per resistere, per prendersi cura di sé, per imparare ad accettarsi. 

In un luogo cupo, grigio, asettico, anaffettivo come il Briar - dove il personale scarseggia in gentilezza, in premure affettuose, in empatia . un legame sincero e bello come il loro è una stella che brilla nel cielo scuro.

Ed esso ci intenerisce tanto più ci rendiamo conto di quanto orrore possa nascondersi tra quelle mura, dove dovrebbero instaurarsi relazioni di cura, dove questi esserini fragili e malati dovrebbero essere trattati con amore, comprensione, e invece leggiamo scene di abusi e maltrattamenti che ci indignano, ci fanno arrabbiare.

Grace è una protagonista sorprendente attraverso i cui occhi ci scorrono davanti le giornate sue e degli ospiti di questa struttura, e lo è a maggior ragione se consideriamo che ella in realtà non è in grado di parlare fluentemente, anzi; la sua complessa e variegata vita interiore - sentimenti, aspettative, pensieri - cozza con quella da lei concretamente vissuta e percepita nel mondo esterno, dove dagli altri è vista semplicemente come una brutta anomalia vivente, una completa idiota con un corpo da mostro.
Nell'interagire con l'amico e amante, Daniel, è sempre lui che parla, inventa, racconta storie e immagina viaggi ed esperienze; non "sentiamo" la voce di Grace eppure avvertiamo che essa c'è, anche se purtroppo rimbalza contro il muro di un linguaggio che proprio non vuol saperne di uscire da quella sua bocca storta.

Ma, a dispetto di tutto e tutti - delle infermiere scorbutiche, delle insegnanti poco stimolanti, dei dottori irrispettosi e privi di umanità, della famiglia che va a trovarla sì ma, alla fine, sempre al Briar la lascia - Grace scruta, valuta, capisce: dietro quel corpo difettoso, ci sono pensieri eloquenti, osservazioni e ricordi precisi, che ci arrivano con intensità espressiva, coraggio e un'ironia arguta e brillante; non mancano, però, sfumature malinconiche, proprie di chi racconta il proprio vissuto in retrospettiva, com'è il caso di Grace.

Le vicende coprono un periodo di circa trent'anni e attorno a Grace satellitano altri personaggi, da Daniel agli altri ospiti, dalle infermiere ai famigliari.

L'autrice, con schiettezza e autenticità, traduce in parole i silenzi e i borbottii poco comprensibili di questa ragazza speciale, che sente, vede, soffre, ama, spera, e il racconto della sua esistenza ci appassiona perché non c'è vita che non abbia il diritto di essere narrata, anche quando essa viene di sovente, ed ingiustamente, offesa e sminuita.

La Henderson, attraverso la storia di Grace, ha dato voce alla propria sorella maggiore, anch'essa istituzionalizzata per più di trent'anni in quanto affetta da gravi disabilità. 

Un libro che, pur collocando le vicende in un istituto per malati fisici e mentali gravi e mostrandoci come essi spesso venissero (mal)trattati al suo interno, ci parla di vita, speranza, amore, tenerezza, voglia di gridare al mondo "io esisto, sono una persona con un proprio mondo interiore, con dei sentimenti, dei bisogni, non sono la mia malattia, ma molto di più".


venerdì 12 marzo 2021

Anteprima: "CUORI SCORDATI. Alla ricerca delle risonanze d’amore” di Sergio Roca e Paolo Quattrocchi

 

Buonasera, lettori!

Oggi vi segnalo a breve uscirà un romanzo che affronta il tema universale e sempiterno dell’amore, ma con un approccio nuovo, basato su una curiosa teoria e con un tocco di psicologia che non guasta mai.

"CUORI SCORDATI. Alla ricerca delle risonanze d’amore” di Sergio Roca e Paolo Quattrocchi ( Editrice LoGisma, 212 pp, 12,50 €, USCITA: 21 MARZO).

Il libro si può ordinare sul sito della casa

editrice, libroco.it, Amazon, IBS e altre librerie online.


Un amore ai tempi di internet? No, non
esattamente. È l’amore di sempre, ma capita di dover riscoprire quando si è spento, inaridito, frustrato o semplicemente dimenticato.
Anticipiamo i fatti, ma la teoria dei cuori scordati sarà tutta scoprire leggendo: Christine e Linda sono due ballerine appena scritturate per un importante musical, John insegna musicologia all’università.
Sono tutti e tre giovani, vivono a New York ma sono dei “cuori scordati”, cioè hanno perso la sintonia con i propri sentimenti e dimenticato come si fa ad amare sé stessi e gli altri. 

Le loro vite si incroceranno a una conferenza dove si parla di risonanze musicali e amorose.
Poi, durante un movimentato viaggio di lavoro i tre vivranno assieme una serie di incontri imprevisti, sorprese, passeggiate romantiche, balletti improvvisati, ma anche bugie, equivoci, liti furiose e attacchi di gelosia che li indurranno a riflettere e iniziare a “riaccordare” i loro cuori.
Un grave problema di salute però obbligherà i protagonisti a entrare nuovamente in conflitto tra loro fino al colpo di scena finale.


Gli Autori
Sergio Roca, romano, laureato in D.A.M.S. presso l’Università di Roma3, ha iniziato a scrivere già negli anni Ottanta per la radiodiffusione, su argomenti di telecomunicazioni, per la Deutschlandfunk, la B.B.C. e la Radiodiffusione Portoghese. Ha studiato recitazione e si è dedicato al teatro e all’improvvisazione teatrale, occupandosi anche di regia. Dal 2015 collabora, come critico teatrale, alla rivista online liminateatri.it. Nel 2017 ha pubblicato Salvatore Gambardella. Un musicista nella Belle Époque napoletana (LoGisma editore).

Paolo Quattrocchi, romano, laureato in Scienze Politiche, ha lavorato per anni all’estero per l’ICE, Istituto Nazionale per il Commercio Estero. È appassionato del Brasile e delle canzoni brasiliane. Ama il teatro, il cinema, la musica, la danza e l’amore. È autore di numerosi musical e commedie brillanti, vincitori di vari concorsi teatrali. Ha tenuto corsi di scrittura creativa.


mercoledì 10 marzo 2021

Recensione: EREDITÀ di Vigdis Hjorth


Un'eredità da spartire fra tre sorelle ed un fratello diventa l'occasione per lasciare emergere, con irruenza e con conseguenze irreversibili, un dramma famigliare dolorosissimo, su cui è regnato il silenzio per tanti, troppi anni, ma che adesso grida per essere riconosciuto e chiamato col suo nome.



EREDITÀ
di Vigdis Hjorth


Fazi Ed.
Trad. M. Podestà Heir
 374 pp
Non credo di sbagliare nel dire che in 4 famiglie su 5 può succedere che nascano litigi e problemi quando c'è da dividere l'eredità dei genitori tra i figli.
Anche la famiglia al centro di questo romanzo vive una situazione spiacevole, frutto di una decisione ingiusta presa dai genitori in merito ai beni da spartire tra i loro quattro figli.

La protagonista, nonché voce narrante, è Bergljot, cinquantreenne che lavora per una rivista di critica letteraria.
La donna non ha rapporti con la famiglia d'origine da ormai ventitrè anni, fatta eccezione per qualche sporadico contatto con una sorella, Astrid.

È costretta, però, a rivedere i famigliari quando gli anziani genitori fanno testamento: al momento di spartire l’eredità fra i quattro figli, essi decidono di lasciare le due case al mare alle due figlie minori (Astrid e Åsa), mentre Bård e Bergljot, il fratello e la sorella maggiori, vengono tagliati fuori. A loro verrà dato del denaro sulla base del valore degli immobili, che però inizialmente vengono quotati ad un prezzo ridicolo, cosa che fa arrabbiare Bård, che scatena un putiferio e minaccia di tagliare definitivamente i ponti con tutta la famiglia.
 
L'uomo, infatti, vive l'incomprensibile decisione dei genitori come un'iniquità, un’ingiustizia vera e propria, che si ripercuoterà anche sui figli: per quale ragioni le tradizionali case di famiglie non devono essere equamente divise tra i quattro eredi, così che un domani i nipoti possano goderne a loro volta senza alcun tipo di discriminazione?

Se Bård si fa il sangue amaro, Bergljot invece è indifferente a tutta la questione e, per quanto le riguarda, anzitutto non si aspettava nulla dai genitori e, in secondo luogo, mai si sarebbe sognata di pretendere le case al mare.
Come mai?
Questa sua indifferenza verso l'eredità ha a che fare con la decisione presa due decenni prima di troncare i rapporti con la famiglia?

Ovviamente sì..., e la ragione è da ricercare in qualcosa di estremamente doloroso per lei.

Non è un caso che proprio Bård e Bergljot siano stati esclusi dalla divisione delle case.
I due, infatti, non hanno avuto la stessa infanzia delle loro sorelle. 
Bård e Bergljot condividono il più terribile dei segreti.
Qualcosa che è accaduto quando ambedue erano piccoli e che ha stravolto i loro rapporti con i famigliari, in particolare con il padre e la madre.

È successo qualcosa tanti e tanti anni prima, quando Bergljot era solo una bambina; qualcosa di orribile, di indicibile: sono quei segreti sporchi e infamanti che si cerca di non far uscire dalle pareti di casa; pareti che, se potessero, parlerebbero e griderebbero quanto marcio ci può essere in una famiglia apparentemente normale di cui tutti hanno una buona considerazione.

Un marcio che per anni i membri della famiglia hanno rifiutato di sentire, o che hanno esplicitamente negato che sia mai avvenuto.

Immaginate quanto sia forte la sofferenza di una donna che ha fatto esperienza di come la famiglia non sia sempre e per tutti il posto più sicuro del mondo, un nido in cui sentirsi riparati dal male e circondati da amore, protezione, solidarietà..., e inoltre è costretta pure a scontrarsi con l'indifferenza di chi dovrebbe starle accanto, di chi avrebbe dovuto da sempre prendere le sue parti, difenderla, proteggerla, ma non l'ha fatto.

Bergljot non ha mai ricevuto solidarietà: l'indicibile che da bambina le è caduto addosso, condizionando ovviamente l'intera sua esistenza, rischia di essere relegato nel dimenticatoio ed etichettato come "menzogna".

Cosa importa a Bergljot dell'ingiustizia di non ricevere la casa al mare quando lei ne ha subita una ben più grave quando era una creatura indifesa, incapace di reagire in modo opportuno davanti a colui che, invece di cullarla, abbracciarla, amarla, è stato per lei l'orco, il suo peggior incubo?

Se solo le sorelle e la madre dicessero finalmente: "Ti crediamo, Bergljot: ciò che hai vissuto e subito tra le mura della nostra casa è qualcosa di atroce, di agghiacciante, la peggiore delle violenze... Perdonaci, perchè per tutti questi anni abbiamo fatto finta di niente, chiudendo le orecchie e il cuore, non ti abbiamo sostenuta nè abbracciata, non abbiamo asciugato le tue lacrime. Tu ti sei allontanata da noi perchè il solo vederci ti faceva star male, e noi ti abbiamo lasciata andare via, con crudele indifferenza. Perdonaci.".

Se solo loro avessero il coraggio di pronunciare parole come queste..., forse il cuore di Bergljot riceverebbe, seppur tardivamente, quel balsamo di amore e comprensione di cui negli anni avrebbe avuto bisogno per sentirsi meno sola a combattere contro i propri demoni, la propria infelicità. Contro quel trauma infantile che è stato relegato nell'inconscio per anni per poi uscir fuori nel corso di fondamentali sedute di psicoanalisi.

Il passato non può essere modificato, e così pure la sofferenza generata dall'abuso e dall'ossessivo ricordo dello stesso; ma il dolore non può che aumentare davanti alla consapevolezza che chi dovrebbe amarti ed essere dalla tua parte, non ti crede e ti dà della pazza per esserti inventata una brutta storia che, quasi sicuramente, è avvenuta nella tua testa e non nella realtà.

Ci sono libri difficili da mandare giù ed Eredità è uno di questi, ma non fraintendetemi: lo è  perché intriso di immensa sofferenza, di un dolore soffocato che pretende di essere urlato, di un'infelicità che non ha mai abbandonato la protagonista, anzi, come un serpente velenoso ha strisciato dentro di lei, lasciando una scia di ricordi orribili.

Questo è un libro sui traumi e sulla memoria; è un libro che mostra, con realismo, ferocia e in termini emotivamente forti, il senso di disperazione ed esasperazione, la rabbia profonda e impotente di chi si vede prevaricato e calpestato due volte: da colui che ha commesso l'indicibile (e verso cui inevitabilmente si provano sentimenti contrastanti: amore e odio, rivalsa e perdono, insensibilità e pietà) e dai famigliari increduli, che a loro volta si dividono in chi nega a gran voce e in chi "semplicemente" non sa e non se la sente di giudicare (!!).

È un libro che ci pone davanti alla sofferta solitudine di chi non ha mai avuto nessuno a difenderlo e che ha dovuto affrontare i propri mostri con le poche forze che aveva, anche se poi in realtà Bergljot s'è rivelata una donna resiliente e resistente (il che non toglie che il trauma vissuto abbia generato in lei determinati atteggiamenti e pensieri negativi e distruttivi).

L'Autrice ha scritto (pare ci siano elementi autobiografici) una storia ad alto impatto emotivo, che travolge letteralmente il lettore perché è come un grande sfogo che la narratrice si concede, riempiendolo di mille dubbi, interrogativi, sensi di colpa, sentimenti contraddittori, voglia di urlare, pianti, desidero di ricevere almeno delle scuse...
Arriveranno mai?

Vi lascio dicendovi che è un romanzo che lascia addosso dolore, rabbia, si empatizza con la protagonista e con la sua sofferenza, si provano tanti sentimenti non proprio nobili verso i famigliari e ci si sente imbrigliati dal suo fiume di parole ed emozioni, che non lasciano scampo.
Assolutamente consigliato, e aggiungo che probabilmente bisogna essere anche nelle condizioni emotive giuste per leggerlo.


ALCUNE CITAZIONI.


"È la strada dell’infanzia, ('..) a costituire la radice del mio essere . Mi ha infuso una serietà tanto profonda un giorno in cui mi sentivo profondamente abbandonata. Ha cosparso la mia anima di malinconia in una notte intrisa di pioggia. Mi ha scagliato una volta a terra per indurire il mio cuore, poi mi ha risollevato delicatamente asciugandomi le lacrime."


"È la strada dell’infanzia (...) quella che ti ha insegnato a odiare, che ti ha insegnato la durezza e la derisione, che ti ha fornito le armi più potenti. Devi saperle usare con dovizia."


"Non accarezzarsi la propria cicatrice, mettersi tutto alle spalle, uscire da quello stupido ruolo di vittima, non sarebbe stata una vera liberazione?"


"Mio padre era colpevole della mia infelicità, ma l’infelicità era diventata comune a tutti, e non era in mio potere cancellarla."

"È questa la vera, grande tragedia (...), perché quando non puoi dare un taglio netto, non puoi uscirne, non puoi scappare, sei condannato a rimanere e a essere fagocitato."

sabato 6 marzo 2021

Doppia segnalazione *** narrativa storica - thriller psicologico ***


Cari lettori, in questo sabato pomeriggio torno con voi per sottoporre alla vostra attenzione un paio di pubblicazioni, diverse per genere letterario ma a mio avviso interessanti.


Parto dalla prima: "Memoires" Olga I. Korostovetz (1895-1993) - Diario di un'epoca -  di Carlo Gastone.

Si tratta di racconti basati su fatti realmente accaduti, in particolare ruotano attorno alla vita avventurosa della figlia di un diplomatico tsarista di successo, Ivan J. Korostovetz (1862-1932), noto personaggio di una Russia Imperiale, Teocratica e Patriarcale. 
Olga descrive abitudini e usanze locali anche in presenza di personaggi conosciuti in Paesi, quali la Cina, il Giappone, la Mongolia e la Persia. 
Ritrae suggestivi affreschi di vita quotidiana in ambienti molto particolari. Per esempio riporta la descrizione dettagliata dell'udienza con lo Scià di Persia, o del viaggio sul proprio vagone della Transiberiana, appena finita di costruire, da San Pietroburgo a Pechino. 
Narra, inoltre, i cambiamenti epocali a cavallo del ventesimo secolo che vengono da lei vissuti in prima persona e che stanno già ad indicare la fine inevitabile di un periodo storico giunto al suo termine.

L'autore ha avuto l'idea di scrivere questo libro quando, dopo la morte della madre, ha ritrovato una vecchia valigia appartenuta alla nonna. Questo bagaglio conteneva documenti ed oggetti personali salvati dalla rivoluzione bolscevica nel 1917 quando Olga era venuta in Italia per sposarsi a Roma nel 1916 con un ufficiale della Marina Militare Italiana; tra i vari certificati, fotografie e manoscritti rinvenuti (appartenuti al bisnonno), figuravano alcuni quaderni che riportavano le sue memorie elaborate in francese. 

L'autore ha condotto diverse indagini, durate circa 3 anni (coinvolgendo 3 ricercatori universitari rispettivamente in: Mongolia, Russia e Israele e altri professori italiani di chiara fama oltre al noto slavista Piero Cazzola), sulla figura del suo bisnonno Ivan Jacovlevich Korostovetz (padre di Olga), e ha deciso di tradurre lui stesso il testo e di far pubblicare le memorie della nonna Olga.

Sinossi (da Pathos Edizioni):

Nel diario di Olga I. Korostovetz, figlia del diplomatico Ivan Jakovlevic Korostovetz, riportato alla luce dal nipote Carlo Gastone, scopriamo oltre ai successi già ottenuti nel 1905 col trattato di pace a Portsmouth nella guerra russo-giapponese, anche i protagonisti dell’evoluzione di Russia e Mongolia, attraverso la narrazione di una vita quotidiana colma di grandi eventi che hanno modificato l’assetto politico dei due paesi.
Ivan Jakovlevic Korostovetz (1862-1932), bisnonno di Carlo Gastone, fu un diplomatico russo, che ebbe l’Asia come oggetto di maggiore interesse del suo “cursus honorum”. Già negli anni 1890-94 lo troviamo in Cina con la funzione di secondo segretario della legazione russa a Pechino.
Dopo la rivoluzione di ottobre, nel 1917, quando era un membro provvisorio della Duma a Pietrogrado si rifiutò di collaborare con i bolscevichi.
Ha vissuto in esilio in Finlandia, Cina, Germania e Francia per poi morire a Parigi.
Dal matrimonio con Aleksandra V. Gordanov ebbe 3 figli, Flavius, Vadim, Olga.


L'autore.
Carlo Gastone nasce nell’agosto del 1950 a Johannesburg, Repubblica del Sud Africa.
Di origini italiane, proviene da una famiglia internazionale, sia per origine che per ambiente.
Le vicende della vita lo portano a viaggiare moltissimo ed a risiedere in differenti paesi e città: dall’Avana (Cuba) dove ha vissuto prima, durante e dopo la rivoluzione, a New York (Usa), a Lagos (Nigeria) e a Słupsk (Polonia) dove ha lavorato con diversi incarichi manageriali.
Oggi risiede a Torino e si dedica a sviluppare svariati interessi tra cui quello di ricostruire la storia e la genealogia della propria famiglia, andata dispersa a causa degli eventi bellici e rivoluzionari.
L’amore e la passione per sua nonna Olga lo hanno spinto a riportare alla luce le affascinanti “Memoires”, che includono importanti eventi storici a cavallo del 900.


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La seconda segnalazione è un thriller con una storia intricata e personaggi dalle molte sfaccettature.

Corpo estraneo
di Stefania Sperandio

Autoprodotto
439 pp
Manuela Guerra ha ventidue anni e lavora come stagista per una testata giornalistica, quando al suo rientro a casa viene aggredita da un misterioso sicario che la sequestra e la finisce con una pistolettata alla testa. Nel piano dell’omicida c’è solo un imprevisto: Manuela sopravvive. 
Otto mesi più tardi la ragazza è ancora viva, ma l’incubo di quella notte non è terminato.

Stefania Sperandio offre ai lettori un thriller tutto italiano, capace di incatenare alle pagine e tenere alta la suspense fino all’ultimo capitolo. Un romanzo in cui il confine tra il bene e il male, a volte, è solo una questione di prospettiva.


Estratto:

Manuela sentì le gambe tremare più violentemente a quell’aggressione e ricacciò il pianto che le faceva saltellare il respiro.
«Fai la brava e andrà tutto bene.»
«Prendi i soldi, la borsa, non sono ricca, non ho tanto, prendi quello che vuoi.»
«Non voglio soldi.»
Non voglio soldi.
Non voglio soldi.
Quella risposta terrificante, che escludeva l’opzione forse più rassicurante – è solo una rapina – le rimbalzò in testa come una sentenza.
«Non farmi male» fece, con un filo di voce, chiudendo gli occhi. «Per favore, non farmi male.»
«Stai zitta» si infastidì lui. «Adesso vieni con me.»
Manuela rimase incerta, immobile, le mani alzate premute contro la porta, il braccio sinistro di lui, piegato, che premeva tra la nuca e la testa per tenerla ferma.
«Se urli ti ammazzo» le ricordò, «devi stare zitta.»
La ragazza non osò fiatare e strinse gli occhi più forte che poteva, iniziando a temere di non essere stata troppo pessimista. Per un attimo, le sembrò di sentire Marco dirle una cosa che, invece, non era proprio da lui: te l’avevo detto, io, di non rientrare da sola di notte.



L’autrice.
Stefania Sperandio nasce in Sardegna nel 1989. Ha conseguito la Laurea in Scienze della Comunicazione presso l'Università degli Studi di Cagliari e la Laurea Magistrale in Televisione, Cinema e New Media presso l'Università IULM di Milano. Ha sempre coltivato l'amore per i libri e per la narrativa, esordendo da giovanissima con una trilogia di thriller psicologici. Oggi è caporedattrice di uno dei maggiori siti dedicati allo studio dell'intrattenimento elettronico e continua a scrivere romanzi per lasciare che i suoi personaggi le insegnino qualcosa.

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giovedì 4 marzo 2021

Recensione. "Manuale di Sopravvivenza. Come liberarsi dalla trappola del narcisista, quando l’arma sono i figli" di Ambra Sansolini




Quando una donna (e madre) decide di mettere la parola fine ad una relazione con un compagno violento (sotto diversi punti di vista), non di rado, purtroppo, accade che questa decisione coraggiosa venga presa male dal partner, che si vede messo all'angolo, cosa che non può assolutamente sopportare.
È frequente, in questi casi, che egli - da narcisista patologico qual è - metta in atto una forma subdola di violenza sull'ex, facendo leva in particolare sui figli. 
Come salvarsi da una morsa cosi stretta e terrificante? 
Questo piccolo manuale offre consigli pratici su come affrontare la comunicazione tossica col carnefice per sfuggire alle sue innumerevoli trappole, volte sempre a terrorizzare e colpevolizzare la donna.


Manuale di Sopravvivenza.
Come liberarsi dalla trappola del narcisista, quando l’arma sono i figli
di Ambra Sansolini



100 pp
Il presente volume è stato scritto da Ambra Sansolini, giornalista e amministratrice del sito www.violenzadonne.com, dedicato al fenomeno della violenza sulle donne sotto ogni punto di vista: psicologico, sociale, giuridico e culturale.

Attraverso questo manuale, l'Autrice si propone di fornire alle sue lettrici, che si ritrovano a vivere situazioni complesse e difficili con un ex dalla personalità narcisista patologica, un valido aiuto per individuare i meccanismi perversi attuati dall'ex e che potrebbero continuare a condizionarla e a renderla infelice e vittima.
È difficile affrancarsi da un ex perverso o psicopatico, ma - assicura la scrittrice - è un processo non soltanto necessario ma catartico, che permetterà alla donna di non essere più una preda ma di acquisire nuove consapevolezze su se stessa, sui propri limiti e fragilità, ma ancor più sui propri punti di forza, che nessun ex marito malvagio e sadico deve permettersi di calpestare e umiliare.

È un manuale di agevole lettura, davvero molto interessante, che chiarisce il modus operandi da tenere per neutralizzare i colpi dell'ex partner carnefice, che non sopporta l'idea che colei che egli considerava una sua proprietà possa rifarsi una vita senza di lui ed avere un'indipendenza sociale ed economica.

Un essere così cosa farà se non usare i figli in comune per far del male alla donna?
 
La Sansolini riporta diversi esempi pratici di dialoghi scritti tra la preda e l'offender, analizzandoli e ponendo in evidenza le sottigliezze, i messaggi nascosti e sempre manipolatori e umilianti che si celano dietro le parole infide e false di lui.

Purtroppo non è affatto infrequente che, quando una donna lascia il proprio partner psicopatico e avvezzo a violenze fisiche, psicologiche e verbali, questi pretenda sfacciatamente di vedersi garantiti i propri diritti di padre presente per i figli, anche se in realtà non è mai stato davvero attento e premuroso ma utilizzi meschinamente gli stessi per ricattare l'ex.

L'Autrice, nel dare consigli, porta esempi realistici (frutto di episodi a lei noti) analizzando eventuali errori di comunicazione della donna e soprattutto gli atteggiamenti infami e crudeli dell'uomo, come il voler sminuire la ex, facendola passare per pazza, o il sottolineare come lui abbia una buona reputazione in società e che lei sia la frustrata che si inventa cattiverie subite che non esistono.

Il testo fornisce indicazioni molto concrete e pratiche su come reagire e su come rispondere nelle varie situazioni in cui emerge la natura sadica e manipolatrice dell'offender.

Uno dei consigli è, ad es., quello di evitare troppe comunicazioni col carnefice, un manipolatore ambiguo che cerca solo di tenere soggiogata l'ex compagna/moglie, sottolineando come lei non sia in grado di prendersi cura dei figli in modo idoneo.

Ci si sofferma anche sulle pecche della legge italiana in materia di affido condiviso e di come, pur di non penalizzare nessuno dei due genitori, alla fine lo si faccia eccome..., e non solo: a pagare di più è quasi sempre il genitore vittima, la donna, che può ritrovarsi sola davanti a una legge che sembra remarle contro.

Ancora, vi sono suggerimenti su come gestire i colloqui in presenza degli assistenti sociali, per cercare in tutti i modi di non apparire la parte conflittuale, il genitore cattivo che vuol negare al povero padre il suo diritto di esercitare il proprio ruolo e dimostrare amore e cura per la prole.
È bene, tra le altre cose, che quando si è costrette ad interagire col padre dei propri figli, gli si diano risposte il meno emotive possibili, usando magari il sarcasmo o fingendo di assecondare le richieste (assurde e irrazionali), insomma evitando di rispondere con foga, istintivamente, con rabbia, perché l'offender questo vuole e di questo gode: provocare sentimenti e reazioni di ira nell'ex, così che possa tirar fuori condotte e parole "negative" di cui lui possa lagnarsi davanti a Servizi Sociali o in Tribunale.

La giornalista ha scritto un testo che, a mio modesto avviso, contiene "istruzioni" davvero molto concrete e valide, adatte ad incoraggiare le donne che si trovano in questa situazione complessa e frustrante, affinchè riconoscano con chi hanno a che fare, quali armi perverse vengono utilizzate contro di lei, quali tipi di ricatti emotivi, psicologici, economici ecc..., e come fare per non soccombere, ma anzi per rinascere più consapevoli e più forti. Per il proprio bene e anche per quello delle povere ed innocenti creature coinvolte in questa conflittualità.

Ho apprezzato molto il voler mettere l'accento sul fatto che anche se il percorso verso la libertà,  intrapreso da una donna che - vittima di un uomo maltrattante e patologico - decida giustamente di tranciare questa relazione tossica e di riappropriarsi della propria vita, sia costellato da lacrime, delusioni, paure, ansietà..., esso meriti di essere portato avanti perché c'è la possibilità di uscire fuori dal tunnel; saranno necessari coraggio, forza di volontà, determinazione..., ma ne varrà la pena, perché “sopravvivere a un uomo simile fa sicuramente, di noi, donne più forti e sicure."

Ringrazio di cuore l'autrice Ambra Sansolini per avermi dato modo di conoscere questo suo breviario col quale dire alle donne che hanno avuto la sfortuna di imbattersi in soggetti narcisisti: non siete sole e il vostro destino non è quello di essere vittime, bensì di rinascere, più forti e più luminose.


martedì 2 marzo 2021

Recensione: VOLER BENE IN SEGRETO di Domenico J. Esposito

 

Il protagonista di questo breve romanzo è un giovane uomo che sta vivendo un periodo della propria vita piuttosto triste, in cui a predominare sono sentimenti di solitudine, insoddisfazione, inutilità, che rischiano di gettarlo in uno stato di apatia e frustrazione dal quale deve trovare la forza di venir fuori per tornare a sorridere.



VOLER BENE IN SEGRETO
di Domenico J. Esposito

Eretica Ed.
107 pp
14 euro
Efrem Lettieri ha perso il lavoro e l'avere più tempo a disposizione lo porta a dedicarsi alla grande passione della sua vita: la musica.
Fa parte, infatti, di una band, assieme agli amici di sempre - Franco, Agostino e la cantante Stella.

Ma nonostante faccia ciò che più ama, il presente di Efrem è pesante perché a renderlo tale è quella cappa di malinconia e di solitudine che non lo molla un attimo e dalla quale rischia seriamente di farsi schiacciare.

Efrem è un ragazzo che tende a chiudersi in se stesso, a rimuginare su errori propri o su eventi, fatti e persone del passato che gli hanno procurato amarezze, dolori e delusioni; è facile che, quando si sente nervoso, incompreso e solo, afferri una birra e provi a dimenticare la propria infelicità e il proprio "mal di vivere" alzando il gomito, ma, si sa, i risvegli - dopo una sbornia - non solo sono spiacevoli, ma lasciano ancora di più addosso la sensazione di inadeguatezza e di fallimento.

Efrem sa di avere non pochi amici attorno a sé, eppure avverte un'inquietudine e un malessere che lo fanno star male sino alle lacrime, sente di aver perso l'amore della propria vita - Dorena -, e adesso che il passato bussa alla porta del presente, egli si ritrova in balia di ricordi dolorosi, che rischiano di isolarlo, di renderlo pieno di livore e di privarlo della serenità.

Un giorno, infatti, sul suo cammino si trova nuovamente di fronte ad una persona che in passato gli ha fatto perdere le staffe: Crescenzo, un giovane conosciuto anni prima, quand'era giaà un assistente universitario e a causa del quale Efrem fu cacciato dall’università.

E con chi è fidanzato attualmente Crescenzo? Con la dolce Stella, una ragazza sensibile  cui Efrem è molto legato  e per la quale non solo prova un affetto sincero, ma desidera proteggerla.

Sì, perché egli è convinto che Crescenzo, così sicuro di sé, arrogante, sarcastico e strafottente, stia solo prendendo in giro Stella e che si stia in realtà vendicando di Efrem stesso.

Tra i due, in effetti, in passato c'è stata un po' di maretta e tutto per una donna, Dorena, di cui Efrem è stato innamorato. 
Tra i due è finita, però, a causa dei comportamenti instabili di lei, che hanno fatto soffrire non poco Efrem, il quale infatti si porta dietro un carico di paranoie ed insicurezze che non gli fanno bene, anzi!

I personaggi di questo breve romanzo incarnano, in un modo o nell'altro, il concetto espresso dal titolo: non sanno esprimere il bene che provano, lo tengono sigillato dentro di sé e questo rischia di togliere loro la gioia di condividere sentimenti, paure, desideri, ambizioni. La mancanza di condivisione non può che far sentire soli!

" voleva bene a tutti, ma non lo avrebbe mai detto a nessuno, alcune persone non lo dicono, lo dimostrano con i gesti; certe persone, le più profonde, sanno soltanto voler bene In segreto".

Attorno al protagonista ruotano i suoi amici, anch'essi con le proprie problematiche, ma del resto... è la vita stessa ad essere così, costellata ora di gioie e soddisfazioni, ora di dolore e delusioni.
Tra essi spicca lo scrittore Donato, un uomo scoraggiato (non riesce a farsi pubblicare ciò che scrive), che prova anch'egli una grande solitudine e stanchezza mentale, ma la passione per la scrittura - come quella per la musica per Efrem - potrebbe essere la sua vera àncora di salvezza. Ci si aggrapperà?

Efrem deve scrollarsi di dosso fragilità, pensieri negativi, ricordi che lo fanno star male e lo tengono ingabbiato in una pericolosa spirale di autocommiserazione, e deve imparare ad accogliere il bello che la vita offre, aprendo gli occhi (del cuore) per rendersi conto di una realtà semplice ma per nulla scontata: non è solo! Nonostante la sua convinzione di non essere capito e amato come vorrebbe, i suoi amici sono - pur con i loro difetti e bizzarrie - lì, accanto a lui, pronti a dimostrargli che in realtà egli non è mai stato solo: piuttosto, è lui, Efrem, che deve riscoprire il valore della compagnia e della fiducia negli esseri umani e in se stesso.

Ma perché questa consapevolezza giunga, deve definitivamente buttarsi una volta per tutte il passato alle spalle e andare finalmente avanti per la sua strada.

Il libro di Domenico Esposito ci presenta una storia che, scritta con un linguaggio semplice ed immediato, rispecchia, in modo verace, i malesseri e le inquietudini di uomini e donne giovani tutt'altro che perfetti, anzi, molto insicuri e pieni di problemi e, proprio per questo, realistici. Gente comune, che non ha nulla di eroico in sé, che deve affrontare difficoltà quotidiane, come mancanza di lavoro, problemi mentali, scoraggiamenti che frenano sogni e speranze, errori che ancora si fanno sentire attraverso i sensi di colpa.

È una storia di amicizia, amori tormentati, fragilità emotive, rimpianti, paura di esprimere sentimenti, vendetta, perdono (da dare agli altri ma anche a se stessi), talenti da coltivare e sogni da inseguire perchè diventino realtà. Si arriva al finale con un sorriso di fiducia e ottimismo e con la sensazione che, per quanto ci si possa sentire sbagliati, inadeguati, impreparati davanti alla vita, essa è in grado di sorprenderci sempre e di regalarci gli amici giusti perché possiamo crescere ed essere persone migliori.

lunedì 1 marzo 2021

Le mie letture di febbraio 2021


Le mie letture di febbraio!


  1. DOPO LE ESEQUIE di A. Christie: un caso di doppio omicidio per Poirot, all'interno delle fitte maglie di quello che sembra un intrigo famigliare.
  2. BACKSTAGE di E. Vanzin: music romance con protagonisti due giovani che fanno di tutto per non innamorarsene, senza riuscirci.
  3. IL DUCA TRADITO di J. Michaels: l'amore passionale e forte tra un gentiluomo e una donna dalla doppia vita.
  4. THÈRÉSE RAQUIN di È. Zola: il ritratto intenso di una coppia di amanti che, dopo aver commesso un'azione deprecabile, è tormentata dalla propria coscienza.
  5. NOI SIAMO VENDETTA di D. Di Dio: tre racconti di lucida follia in cui il male sedimenta in persone apparentemente insospettabili.
  6. L'ARCIPELAGO DEL CANE di P. Claudel in quale abisso di solitudine e brutalità è capace di scendere l'essere umano quando si fa guidare dall'indifferenza e non vede i propri simili come degni di amore, rispetto, solidarietà, compassione?
  7. VOLEVO ESSERE LADY OSCAR di M.-R. Lavoie: l'amicizia tra una ragazzina che vorrebbe essere eroica come la sua beniamina francese e un anziano, burbero ma leale.
  8. LE NOVE VITE DI JACOPO di C. Gibiino: svegliarsi nel bagno di casa propria, guardarsi allo specchio e non riconoscersi: è forse uno degli incubi peggiori che si possano fare.

Tra queste, le letture che ho maggiormente apprezzato sono in assoluto L'arcipelago del cane, perché interroga il lettore sulla pericolosità di atteggiamenti di indifferenza ed egoismo verso i "meno fortunati"; piacevole il mio primo approccio con Zola.


Attualmente ho in lettura:

- GRACE LO DICE FORTE di Emma Henderson;
- EREDITA' di Vigdis Hjorth.

sabato 27 febbraio 2021

Recensione: DOPO LE ESEQUIE di Agatha Christie



Il celebre e simpatico investigatore belga, con la sua inconfondibile pelata, i baffi arricciati e l'intuito formidabile, è chiamato a risolvere una spinosa questione: il signor Richard Abernethie è stato davvero assassinato dai famigliari che hanno così accelerato la conquista dell'eredità?



DOPO LE ESEQUIE 
di Agatha Christie

Mondadori
trad. L. Volpatti
189 pp
«Diamine, è stato ucciso, no?» 

Quando, dopo i funerali di Richard Abernethie, morto per cause naturali (era da tempo malato), l''avvocato dello stesso chiama a raccolta i parenti stretti per comunicare le volontà espresse nel testamento, la sorella del defunto, Cora, pronuncia questa bislacca domanda con tutta l'ingenuità di cui è capace e per cui è famosa in famiglia; frase che ovviamente lascia i presenti sgomenti perché getta un atroce dubbio sulle cause della morte di Richard.

Nessuno ha mai ipotizzato neanche lontanamente che questi possa essere morto assassinato, ma le parole sibilline e le mezze frasi della strana Cora, per la prima volta gettano il seme del dubbio nel fratello, in una cognata e in tutti i nipoti (con relativi coniugi) presenti.

Ma a restare interdetto è soprattutto l'avvocato Entwhistle, che conosceva bene il defunto e la famiglia stessa; ed infatti, sia lui che tutti i presenti - passato lo sbigottimento iniziale - sorridono pensando che, al solito, Cora s'è lasciata andare ad una delle sue solite uscite assurde ed inspiegabili.

Perché in fondo lei è sempre stata così: strana, sciocca, una specie di gallinella senza cervello che spessissimo parla a sproposito.
Eppure, Entwhistle sente, istintivamente, che c'è qualcosa di più: Cora ha detto quella frase per una ragione. E se il fratello avesse parlato con lei prima di morire e le avesse rivelato qualche dubbio o timore?

Fatto sta che solamente il giorno dopo l’incauta affermazione, la donna viene ritrovata nella sua casa cadavere, brutalmente assassinata a colpi d’ascia. 
Coincidenza o qualcuno aveva dunque interesse a zittirla per sempre? 

L’avvocato Entwhistle non riesce a liberarsi di questo sospetto e decide di ricorrere all’aiuto di Poirot.
Questi comincia a indagare, a far domande, a cercare di conoscere meglio i parenti dei due fratelli morti per capire chi di loro potesse avere effettivamente delle ragioni personali forti da macchiarsi di ben due delitti, cui si aggiunge il tentativo di avvelenare con l'arsenico la fedele domestica di Cora, Miss Gilchrist, dalle cui dichiarazioni emerge come Richard fosse andato qualche tempo prima dalla sorella e che le avesse confidato di temere che lo stessero avvelenando.

Poirot scopre che in particolare i giovani nipoti nascondono qualche piccolo scheletro nell'armadio, che  hanno delle situazioni economiche precarie: possibile che si siano sporcati le mani di sangue per un'eredità che, in realtà, non ammontava a chissà cosa e a chissà quanto?

I presupposti perchè gli omicidi siano frutto di un torbido e meschino intrigo famigliare ci sono tutti, ma la signora del giallo appassiona i suoi lettori in modo da giungere ad una soluzione meno scontata del previsto che verrà svelata solo nelle ultimissime battute.

Poirot è un personaggio simpatico, ironico, acuto, geniale, intuitivo, discreto nel suo far domande ai sospettati in modo che, pur non sentendosi sotto pressione, rispondano alle sue curiosità, che sembrano buttate lì con noncuranza ma in realtà sono frutto dei suoi ragionamenti sottili, che lo portano a ponderare, a valutare, a far emergere quella parte dell'essere umano più oscura - che si cela dietro una parvenza di sorrisi educati, di perbenismo, di risposte date con ostentata leggerezza -, così da arrivare a districare anche la matassa più ingarbugliata.

La Christie, anche con questo romanzo del 1953, ha costruito una trama appassionante, conducendo passo dopo passo il lettore verso la soluzione, inserendo, nel corso dello sviluppo delle vicende, elementi apparentemente insignificanti ma che in realtà hanno la loro importanza.
Un giallo tra i più classici che non delude gli amanti del genere.

giovedì 25 febbraio 2021

Cosa sto leggendo?

 

La mia nuova lettura.

Quattro fratelli. Due case a picco sul Mare del Nord. Un dramma familiare sepolto nel silenzio da decenni.

EREDITÀ di Vigdis Hjorth (Fazi Ed. Trad. M. Podestà Heir, 374 pp)


Tutto comincia con un testamento. Al momento di spartire l’eredità fra i quattro figli, una coppia di anziani decide di lasciare le due case al mare alle due figlie minori, mentre Bård e Bergljot, il fratello e la sorella maggiori, vengono tagliati fuori. Se Bård vive questo gesto come un’ultima ingiustizia, Bergljot aveva già messo una croce sull’idea di una possibile eredità, avendo troncato i rapporti con la famiglia ventitré anni prima. 

Cosa spinge una donna a una scelta così crudele?
Bård e Bergljot non hanno avuto la stessa infanzia delle loro sorelle. Bård e Bergljot condividono il più doloroso dei segreti.
Il confronto attorno alla divisione dell’eredità sarà l’occasione per rompere il silenzio, per raccontare la storia che i familiari per anni hanno rifiutato di sentire. Per dividere con loro l’eredità – o il fardello – che hanno ricevuto dalla famiglia. Per dire l’indicibile.

Premiato dai librai norvegesi come miglior libro dell’anno, in vetta alle classifiche di vendita per mesi, osannato dalla critica internazionale, "Eredità" è il romanzo con cui la norvegese Vigdis Hjorth ha raggiunto la fama mondiale. Lirica riflessione sul trauma e sulla memoria, è al tempo stesso il furioso racconto della lotta di una donna per la sopravvivenza.


L'autrice.
Vigdis Hjorth è nata a Oslo nel 1959, è una delle scrittrici norvegesi più conosciute e stimate. Ha esordito nel 1983 con Pelle-Ragnar i den gule gården, grazie al quale il Ministero della Cultura norvegese le ha attribuito il premio per il miglior romanzo d’esordio. Ha pubblicato più di trenta libri, fra cui una ventina di romanzi, conquistando i premi letterari più svariati. Eredità, vincitore del Norwegian Booksellers’ Prize e del Norwegian Critics Prize for Literature – i due principali riconoscimenti norvegesi –, è il romanzo con cui ha ottenuto la fama internazionale, rientrando nella rosa dei finalisti del National Book Award for Translated Literature nel 2019.


mercoledì 24 febbraio 2021

Recensione: BACKSTAGE di Erika Vanzin

 

Lilly e Damian sono due giovani anime rock, con la passione per la musica ad unirli, ma in comune hanno solo questo: appartengono, infatti, a due mondi lontanissimi e il tipo di vita che conducono è decisamente differente. Lei proviene da una famiglia semplice, è una ragazza goffa, impacciata, con molte insicurezze che la fanno apparire una sfigata; lui, al contrario, è bello come il sole, canta e suona la chitarra mandando in delirio migliaia di fans, vive una vita da vera rockstar, tra lusso e donne.
Ma anche un giovanotto aitante e desiderato come lui nasconde i suoi angoli bui e le sue fragilità che cerca in tutti i modi di tenere nascoste.


BACKSTAGE
di Erika Vanzin


Serie: Roadies Series #1
488 pp
Ci sono treni che rischiano di passare una sola volta nella vita e, quando passano, è bene non lasciarseli sfuggire e prenderli al volo, perché potrebbero essere - chissà! - l'occasione della vita.

È ciò che succede a una piccola rock-band di New York, i Red Velvet Curtains, in cui suona la giovane bassista Lilly, unica donna del gruppo, i cui membri maschili hanno verso di lei un atteggiamento fraterno e molto protettivo.
La band è davvero brava e piena di talento e i quattro amici sognano di scalare le classifiche di tutto il mondo con le loro canzoni, e finalmente il sogno potrebbe divenire realtà: il celeberrimo gruppo rock dei Jailbirds indice un concorso per le rock-band emergenti, e chi vince potrà suonare con loro aprendone i concerti nel prossimo tour in giro per l'America.

Gli amici di Lilly sono euforici all'idea di provare a partecipare al concorso, consapevoli di essere bravi e di avere qualche possibilità; Lilly è combattuta: se c'è una cosa che odia e le fa tremare le gambe è l'idea di dover uscire dal proprio rassicurante anonimato e di avere i riflettori puntati addosso, con gli occhi di tanta..., troppa! gente addosso, che la scrutano, la giudicano, la prendono in giro.
Il solo pensiero di affrontare la pressione mediatica che deriva dalla popolarità la fa sentire piccola e insicura ed è forse l'unico fatto che potrebbe frenarla a tal punto da sperare che quel sogno condiviso con i suoi amici non si avveri mai.

Ma per amore della musica e dei tre fraterni musicisti che conosce da anni ormai, Lilly si fa forza e partecipa alle selezioni, dando il meglio di sé. I membri dei Jailbirds non possono non accorgersi della bravura dei Red Velvet Curtains, che infatti vincono il concorso: non solo dovranno aprire i concerti dei loro idoli, ma per loro è in previsione un contratto discografico!

Insomma, il successo sembra che stia realmente bussando alla loro porta, e non solo quello.

Quando gli occhi di Damian - cantante e frontman dei Jailbirds - si posano su quella bassista dai lunghi capelli castani e con quegli occhiali dietro cui lei pare nascondersi ma che la rendono terribilmente sexy, il ragazzo sente una scossa attraversarlo lungo la spina dorsale. Si sente immediatamente attratto da lei, soprattutto perché Lilly ostenta indifferenza davanti al fascino di Damian, che sa di essere bello e di avere tutte le donne ai suoi piedi solo concedendo loro un sorriso.

Lilly sa qual è la fama dei ragazzi della nota band: donnaioli, sempre pronti a far festa, a divertirsi e a vivere nel lusso, ricchi come sono.
E sa che il bel Damian è abituato a stare non solo in cima alle classifiche ma anche al centro dell’attenzione: sembra nato per essere inseguito dal gossip, per far parlare di sé e delle sue numerose (vere o presunte) storie fugaci con qualsiasi donna gli capiti a tiro; e sicuramente egli ha un unico scopo nella vita: continuare a vivere immerso nella fama per non tornare alla sua vita precedente.

Se Damian accetta volentieri di stare sotto i riflettori, Lilly li evita scomparendo nell’anonimato e coprendo il proprio corpo con felpe extra-large e anti-sexy.

Le due band partono per un tour, trascorrendo molto tempo insieme ed imparando a conoscersi; la conoscenza non riguarderà i ragazzi solo a livello musicale - i talenti di ognuno si amalgameranno perfettamente, facendo venir fuori un connubio tra le due band davvero incredibile - ma soprattutto in termini di rapporti d'amicizia... e non solo.

Benché Lilly si sforzi in tutti i modi di non cedere al fascino scanzonato e maledetto del leader dei Jailbird, il suo corpo sembra non essere d'accordo con la ragione.
La chimica e la tensione sessuale che i due sentono reciprocamente è alta, evidente (se ne accorgono tutti e questo diventa motivo di battute spiritose e sarcastiche) e non è facile tenerla a freno.

Damian e Lilly sanno che lasciarsi andare alla passione potrebbe creare poi malumori e dissapori nel gruppo, perchè lui è cosciente di essere un tipo da una notte via, mentre lei non riesce a dissociare sesso e sentimenti, e mai vorrebbe far parte della lunga lista di conquiste facili di Damian.

Intanto, durante il favoloso ed eccitante tour non mancano i contrattempi, le incomprensioni e quei piccoli problemi che aiuteranno i ragazzi a crescere, ed in particolare i due protagonisti si metteranno a nudo (ehm... in tutti i sensi), e solo se avranno il coraggio di confessarsi le proprie paure, di chiamare per nome tutte quelle barriere che hanno alzato attorno a sé e di abbatterle, potranno maturare consapevolezze serene e positive su loro stessi, buttandosi alle spalle esperienze passate dolorose e provare a costruirsi un futuro bello e pieno di ambizioni, desideri, speranze.
Magari insieme.

"Backstage" è un music romance/New Adult che ho letto con trasporto ed interesse perché è proprio la scrittura dell'Autrice - così giovanile (coerente con l'età media dei personaggi, nel linguaggio e nel tratteggio delle loro personalità e negli atteggiamenti), fluida, che dosa bene tra dialoghi vivaci e momenti dedicati più all'interiore dei personaggi - ad essere molto godibile, unita ad una chiara caratterizzazione dei personaggi ed al contesto musicale, che ho apprezzato molto.
È un romanzo che ruota attorno ad una storia d'amore tra ragazzi molto giovani e ha tutte le caratteristiche tipiche del genere, ad es. lei è bella ma non lo sa, anzi, si vede impacciata e insignificante; lui è un figo da paura, trasuda erotismo, basta un mezzo sorriso perchè tutte le donne (tranne lei, ovvio) gli sbavino dietro.
Nel libro si trattano temi seri, legati al bullismo, all'anoressia, ai conflitti famigliari, oltre all'amore e all'amicizia.

Mi sento di consigliare questa lettura romantica, in particolare a quanti amano il genere. 

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