martedì 25 maggio 2021

Recensione: LA CASA DEI GUNNER di Rebecca Kauffman

 

A Lackawanna, nello stato di New York, vivono sei ragazzini, amici per la pelle, che negli anni della scuola trascorrono il loro tempo libero sempre insieme, raccontandosi storie di paura, bevendo la vodka rubata di nascosto ai genitori, facendosi scherzi.
Credono di conoscere tutto gli uni degli altri, ma la morte improvvisa e tragica di un componente del gruppo, diversi anni più tardi (quando i sei sono ormai trentenni) porta alla luce piccoli segreti, che ciascuno si è premurato di tenere nascosti agli altri.


LA CASA DEI GUNNER 
di Rebecca Kauffman


Edizioni SUR
trad. A. Casarini
304 pp
Mikey è un ragazzino che vive col padre, un uomo taciturno e dai modi rudi che lavora al mattatoio ed ha sempre le unghie sporche di sangue. Con lui non ha un rapporto stupendo - è fatto più di silenzi che di parole, più di mugugni che di gesti significativi - e quando esce fuori l'argomento "mamma", ancora peggio: Mikey non ha ben chiaro il motivo per cui sua madre li ha lasciati.

Per fortuna ci sono gli amici, dei bambini con cui ha stretto amicizia sin dall'infanzia: Alice, Sally, Lynn, Jimmy e Sam, con cui sta insieme da

"quando abitavano tutti nella stessa strada e cercavano tutti dei compagni di giochi e una scusa per allontanarsi da casa per un po’."

La combriccola ha preso possesso di uno degli stabili abbandonati di Ingram Street per farne il proprio quartier generale; la cassetta delle lettere arrugginita, fissata sulla porta principale, reca la scritta THE GUNNERS, e con questo nome gli amici cominciano ad identificare la propria banda.

Crescendo, i sei divengono sempre più inseparabili. 

"...si ritrovavano a inventare barzellette, giochi e linguaggi segreti, a fare progetti, combinare guai, parlar male dei loro genitori, giocare a carte, scommettere, raccontare storie, complottare contro i bulli, bisticciare, fare pace, crogiolarsi nella noia e sognare la vita che un giorno avrebbero vissuto lontano da Lackawanna."


Stare insieme è la strada per trovare scampo alla solitudine, alla noia di una periferia scarsa di stimoli e a difficili situazioni familiari.

Eppure, il loro rapporto così stretto e l'essere tanto affiatati non li protegge dalle separazioni e dal perdersi di vista; a sedici anni, di colpo e senza spiegazioni, Sally taglia i ponti col resto del gruppo, che di lì a poco si sfalderà, irrimediabilmente spaccato da questa perdita, "da quell’improvvisa e inspiegabile assenza, (...) nel giro di poche settimane anche le altre amicizie si sarebbero sciolte, gettando ciascuno dei membri in una solitudine buia e confusa."

Non si capisce perché Sally prenda questa decisione così all'improvviso, ma succede e i ragazzi non sanno cosa fare per ricucire lo strappo causato dall'uscita di scena della loro amica.

Dieci anni dopo, in un certo senso quello strappo si farà più grande ma, al contempo, troverà anche il modo di ricucirsi quando proprio Sally compirà un altro, ma decisamente più grave, gesto, per tutti incomprensibile: il suicidio.
La donna si toglie la vita gettandosi da un ponte.
Perché l'ha fatto? Cosa la tormentava e la rendeva infelice al punto da non vedere vie d'uscita se non la morte? E loro, i suoi vecchi amici, avrebbero potuto fare qualcosa per impedire questo gesto estremo?

I cinque si ritrovano al funerale di Sally, nella loro cara vecchia Lackawanna, che li ha visti nascere, crescere, avvicinarsi... e allontanarsi.

La narrazione passa dal passato al presente, raccontandoci episodi dell'adolescenza degli amici, i rapporti che intercorrevano tra loro, le prese in giro, le sfide e le prove di coraggio, i primi innamoramenti, i problemi famigliari (Sally, ad es., viveva in casa con sua madre, una donna dallo stile di vita molto discutibile, che cambiava fidanzato ogni settimana e portava uomini in casa, sotto gli occhi della figlia), i giochini pericolosi (come il "blackout").
Leggendo le loro piccole avventure e "ascoltando" i loro dialoghi vivaci ed espressi con il linguaggio tipico dell'età, seguiamo il tipo di dinamiche che ciascuno intreccia con gli altri e conosciamo i sei ragazzi in modo intimo, inquadrandoli nelle loro personalità - le differenze caratteriali, le debolezze e i punti di forza, la sensibilità, i problemi e le insicurezze.

Nel ritrovarsi nuovamente insieme, seppur in questa tristissima occasione, i cinque inevitabilmente non possono che interrogarsi sui perché della tragedia, ripercorrere la loro amicizia e riempire quei "buchi" nei loro rapporti che si sono formati nel corso degli anni successivi all'allontanamento di Sally, in cui si sono tenuti in contatto con semplici email.

Parlando adesso, finalmente faccia a faccia, mangiando e bevendo assieme, accoccolandosi l'uno all'altro, la confidenze scattano più o meno con facilità ed emergono particolari del passato che, di volta in volta, vedono protagonista uno di loro mentre gli altri erano all'oscuro dei suoi segreti.

La cosa che mi ha colpito di queste spontanee confessioni, sussurrate con imbarazzo, nel timore di essere giudicati severamente, è che - rispetto a Sally - quasi tutti loro (tranne Mikey) ritengono di essere la causa dell'uscita dal gruppo della ragazza, ai tempi.
Ognuno, quindi, ha vissuto fino a quel momento con un suo personale fardello sul cuore, maturando sensi di colpa e tristezze, che forse adesso è arrivato il momento di risolvere e mettere a tacere.

Gli amici si raccontano, scoprono le carte, rivelano errori di vita, segreti risalenti all'adolescenza e che, per vergogna o per timidezza, non avevano rivelato a tutto il gruppo, ma che ora desiderano portare alla luce, consci di come questo possa aiutarli a riannodare i fili dell’affetto fortissimo che ancora li unisce, al di là delle differenze di indole e della propria storia personale.

Leggendo pagina dopo pagina, li vediamo ora adulti, ora ragazzetti, e ci sembra di conoscerli bene, di star seduti in mezzo a loro tra le pareti della vecchia casa dei Gunner, di condividere con loro la bottiglia di vodka, di ridere insieme a loro per ogni sciocchezza, di trattenere il fiato nell'ascoltare le "storie di fantasmi", a cui nessuno crede ma che intanto gettano vaghi sentimenti di inquietudine.

Ci affezioniamo alla dolce e silenziosa Sally, all'esuberante, spesso sboccata e prepotente, ma anche schietta Alice, al goffo Sam, all'intelligente Jimmy, all'allegra Lynn, al timido e sensibile Mikey, il cui problema oculistico molto grave e degenerativo riflette anche la sua anima sempre un po' confusa, intimidita, di chi si sente inadeguato; Mikey è un tipo che si interroga tanto, si lascia andare a pensieri e riflessioni, assecondando la sua natura un po' contemplativa, 

"quella sensazione ombrosa, che si sarebbe rivelata costante come le maree, persistente e affidabile come una cara amica, reale e parte dell’universo tanto quanto il sole."

La casa dei Gunner è un romanzo corale sull’amicizia, che ci presenta personaggi dalla personalità adorabilmente piena di contraddizioni e umanità, che impariamo a conoscere e ad amare grazie ad una narrazione realistica e coerente con l'età dei ragazzi e il contesto di periferia in cui sono inseriti.

Gli abbondanti dialoghi - che rendono la lettura agile e scattante -, la presenza di progressive rivelazioni e piccoli colpi di scena, la narrazione attenta ai dettagli e accurata, la sensibilità verso l'interiore dei sei protagonisti - di cui ci viene raccontato il groviglio di emozioni e che ci fanno tenerezza nel loro confrontarsi con le proprie fragilità, con quelle cose non dette che adesso si vergognano di aver nascosto - rendono il libro della Kauffman una lettura avvolgente.

È un romanzo che, nella sua semplicità, nel suo narrare di rapporti di amicizia giovanili che la vita adulta, con i suoi problemi, le sue nuove e complesse esigenze, non riesce a cancellare, avvince il lettore in un'atmosfera nostalgica, di commozione e dolcezza.

Viene spontaneo immedesimarsi in loro, e in Mikey in particolare (per quanto mi riguarda), che sembra vivere e guardare il mondo con un groppo fisso sul cuore, un'inspiegabile malinconia alla quale non riesce, e forse neanche vuole, sottrarsi, in quanto è parte di lui.

 

"Il groviglio che arrovellava Mikey, lo teneva chiuso in sé stesso e gli rendeva difficile raggiungere la felicità. Mikey non aveva ancora le parole adatte per questa sensazione ma, già a quella giovane età, aveva capito che non l’avrebbe mai abbandonato del tutto... la natura gliela aveva messa nel cuore e quella sensazione ci sarebbe rimasta per sempre, anche se lui avesse creduto di essersene liberato, di essersela lasciata alle spalle."


Mi ha molto coinvolta l'evoluzione del suo rapporto col padre, l'apprendere una verità non facile da digerire su di sé e le proprie origini e come questo l'abbia sì sconvolto ma, allo stesso tempo, gli abbia donato una serenità inaspettata, due occhi diversi con cui guardare quel genitore, da sempre così distante e chiuso, eppure presente e solido.

Una storia che ha al centro, quindi, uno dei sentimenti più importanti nella vita di un uomo, l'amicizia, un legame robusto che resterà per ciascuno degli indimenticabili Gunners un faro in mezzo al buio delle difficoltà della vita, un pilastro cui appoggiarsi per non cadere, un rifugio accogliente dove ritrovarsi assieme per riscoprire il valore prezioso di un affetto che, nella sua dolce imperfezione, ti fa sentire a casa, al posto giusto e con le persone a cui vuoi bene e che non cambieresti per nulla al mondo.

 

"La parola amore... per lui era bizzarra e spaventosa. Ma che cos’era la vita se non una lunga serie di cose bizzarre e spaventose che facevi e dicevi e chiedevi al tuo cuore, per mantenere la selvaggia e irragionevole speranza che un giorno qualcuno ti avrebbe tenuto il viso fra le mani dicendo: Sei perfetto. Adesso ti puoi riposare. Per me sei sempre stato perfetto. Non perché tu fossi neanche lontanamente perfetto o coraggioso o forte, e nemmeno particolarmente buono, ma perché eravate grandi amici da sempre."



lunedì 24 maggio 2021

Anteprima Regency Romance: DUCA DI NIENTE, 5° libro della serie di Jess Michaels "Il Club del 1797"



Care lettrici amante del Regency Romance, vi segnalo che il 25 maggio esce “Duca di niente”, 5° libro della serie di Jess Michaels Il Club del 1797, finora arrivata a toccare il 2° posto nella classifica generale Amazon.

Il libro è già disponibile in preorder a >> questo link <<
Prezzo ebook: € 3,99
Prezzo cartaceo: € 13,55
Data pubblicazione:
 25 maggio 2021


Trama

Inghilterra, 1811. Baldwin Undercross, Duca di Sheffield, ha un segreto che sta nascondendo a quasi tutti quelli che conosce e ama. Per colpa del suo defunto padre, dedito al gioco d’azzardo, e delle sue stesse cattive decisioni, è finito sul lastrico. L’unica possibilità che gli è rimasta è sposarsi per soldi, e alla svelta. L’occasione si presenta quando debutta in società una ricca americana a caccia di un titolo in cambio di un’enorme dote.
Helena Monroe è la dama di compagnia della sua titolata cugina d’oltreoceano ed è infelice. Ma dopo aver incontrato Baldwin su una terrazza, il suo viaggio in Inghilterra sembrare prendere una piega migliore. Si rende però subito conto che il duca l’ha scambiata per sua cugina e tutto inizia ad andare a rotoli.
Baldwin si ritrova combattuto tra scegliere un futuro che salverà il patrimonio della sua famiglia e uno con una donna a cui si sta affezionando sempre di più. Sceglierà la sicurezza o la passione, il dovere o l’amore?

** Grado di sensualità: indossate i guanti mentre leggete, l’uso di occhiali protettivi è a vostra discrezione! **

Titoli della serie:

  1. IL CARISMA DEL DUCA
  2. UN DUCA DA SCEGLIERE (recensione)
  3. IL DUCA TRADITO (recensione)
  4. IL DUCA SILENZIOSO (segnalazione)


Estratto

Baldwin sapeva che sua madre voleva il meglio per lui, tanto quanto per il titolo. Se avesse trovato l’amore con qualcuna che potesse anche risollevare le loro sorti, sarebbe stata al settimo cielo. Per questo le sorrise quando disse: «Sai, ho incontrato la tua americana.»
Lei spalancò gli occhi. «Davvero?»
«Mi è piaciuta» ammise lui alzando le sopracciglia.
Sua madre si illuminò brevemente in viso prima che un’ombra di dubbio lo attraversasse. «Sono... sono felice di sentirlo.»
«Allora perché sembri confusa?» le chiese.
Lei scosse la testa. «Be’, mi chiedo solo come hai fatto a incontrarla.»
Baldwin sbatté le palpebre a quella domanda inaspettata. «Come? Cosa intendi per come? Come ci si incontra in queste calche? Sono uscito sulla terrazza per prendere un po' d’aria e l’ho incontrata lì. Non siamo stati presentati formalmente, ma è stata... affascinante.»
Si aspettava che l’espressione di sua madre si illuminasse ulteriormente, ma rimase perplessa. «Non è possibile, caro.»
«Ti assicuro di sì» ribatté lui, e cominciò a sentirsi irritato. Perché mai sua madre continuava a insistere che quello che diceva non era vero?
«Ma la signorina Shephard ha ballato negli ultimi trenta minuti, Baldwin» disse lei, inclinando la testa verso la pista da ballo. «Da prima che tu uscissi in terrazza.»
….

Tutte le sensazioni positive che Baldwin aveva provato da quando aveva trovato quella donna sulla terrazza, svanirono nel nulla. No, non nel nulla. Svanirono e furono sostituite da qualcosa di diverso. Un’orribile, cocente delusione. Una delusione che non avrebbe dovuto provare dopo aver incontrato la giovane donna una sola volta.


Biografia autrice.
Jess Michaels è un’autrice bestseller di USA Today. Sebbene abbia iniziato come autrice tradizionale pubblicata da Avon/HarperCollins, Pocket, Hachette e Samhain Publishing, e anche da Mondadori in Italia nella collana “I Romanzi Extra Passion”, nel 2015 è passata al self publishing e non si è mai guardata indietro! Ha la fortuna di essere sposata con la persona che ammira di più al mondo e di vivere nel cuore di Dallas. Quando non controlla ossessivamente quanti passi ha fatto su Fitbit, o quando non prova tutti i nuovi gusti di yogurt greco, scrive romanzi d’amore storici con eroi super sexy ed eroine irriverenti che fanno di tutto per ottenere quello che vogliono senza stare ad aspettare.

Biografia traduttrice:
Isabella Nanni si è laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne ed è iscritta al Ruolo Periti ed Esperti per la categoria Traduttori e Interpreti. Le sue lingue di lavoro sono Inglese, Tedesco e Spagnolo, da cui traduce verso l’italiano, lingua madre. A gennaio 2019 è risultata vincitrice ex aequo del concorso di traduzione de “La Bottega Dei Traduttori”. Dopo un MBA da diversi anni è libera professionista e si occupa di traduzioni, sia editoriali che tecniche. È inoltre consulente commerciale per editori di testate trade.
È l’orgogliosa madre di due splendide giovani dal sangue misto come Harry Potter, emiliano e campano. Coltiva rose di tutti i colori e con una vita di riserva studierebbe arabo, cinese e russo. Non potendo, si affida ai colleghi traduttori per allargare i suoi confini culturali.


domenica 23 maggio 2021

Recensione: IL MONDO DEVE SAPERE. Romanzo tragicomico di una telefonista precaria, di Michela Murgia



"Il mondo deve sapere. Romanzo tragicomico di una telefonista precaria" di Michela Murgia è il racconto di un'esperienza lavorativa che, pur essendo assolutamente vera, sembra quasi surreale, fantastica. 

Era il 2006 quando Michela Murgia veniva assunta nel call center della multinazionale americana Kirby, l'azienda famosa per aver prodotto quell'oggetto incredibile che aspira sì, ma non è catalogabile come un semplice aspirapolvere al pari dell'obsoleto e verde-crema Folletto.

In queste pagine il lettore ha modo di entrare in questo mondo del telemarketing, con tutto ciò che lo caratterizza e lo rende davvero un universo alieno.

Leggiamo di come siano scandite le giornate di lavoro delle telefoniste, di queste quattro ore trascorse attaccate al telefono per cercare di convincere schiere di casalinghe ignare, indaffarate, incavolate, ingenue, annoiate... a fissare almeno un appuntamento - "domani o dopodomani, un'oramassimo, un'orettaemezza" - senza alcun impegno da parte loro, se non quello di permettere a un collaboratore kirbyano di mostrare alcune sorprendenti funzioni del mostro brevettato NASA (!!!) ed esprimere soltanto una sincera valutazione in merito.

"Lei non deve acquistare niente, signora, siamo noi che regaliamo a lei un'oramassimo, un'orettaemezza di igienizzazione del suo divano/materasso/altrooggettononidentificato."

E così, mentre per trenta incredibili giorni Michela si specializza nelle tecniche della persuasione occulta, apre un blog, dove riporta in presa diretta l’inferno del telemarketing con le sue tecniche di condizionamento, le riunioni motivazionali, le premiazioni e i raggiri psicologici, i salari e i castighi aziendali. 

Con una scrittura molto ironica, vivace e un piglio divertente con cui fa un po' il verso a quelli che stanno ai piani alti della scala aziendale, entriamo con passo leggero (ma non per questo superficiale) all'interno dei perversi meccanismi e giochini pseudopsicologici messi in atto per convincere le povere telefoniste impaurite e demotivate a lavorare come matte, a metterci tutto il loro pieno coinvolgimento e la fede cieca in questo lavoro bellissimo ed emozionantissimo, che insegnerà loro ad intrecciare migliori relazioni sociali e a lavorare sulle motivazioni e sulle ambizioni personali; non solo, ma leggiamo anche gli spassosi dialoghi-modello attraverso i quali sempre loro - le telefoniste - devono cercare di manipolare le povere desperate housewives dall'altra parte del filo perché accettino la visita dei venditori kirbyani.

Respiriamo il clima di competizione insana ("spinta fino al distorto agonismo") che circola tra le dipendenti, che ricevono un fisso da fame e, per provare a racimolare qualche altro soldino, si devono impegnare a fissare appuntamenti che, se vanno a buon fine, permettono loro di guadagnare 5 euro in più.

Poi, se raggiri più vittime in un mese, scatta addirittura il premio, che può consistere in viaggi in luoghi che mai sceglieresti in vita tua in compagnia del tuo capotelefonista (che figata, eh?).

Insomma, non è che l'aria a lavoro sia delle più salubri, però la regola resta ed è "bisogna sorridere sempre, perché non si vende solo il Kirby. Si vende una filosofia di vita. Think Positive, Little Rose."

E se sorridi anche al telefono, il tuo interlocutore lo percepisce ed è meglio disposto a non chiudere bruscamente la conversazione, magari con l'aggiunta di una bella parolaccia.

La Murgia ci catapulta, con un gran senso dello humor, in una realtà lavorativa che sembra assurda e invece, ripeto, è assolutamente realistica; centocinquanta pagine di Kirby e tutto il mondo che gli gira intorno, con tutte le frasi fatte di telefonisti e venditori, le classiche risposte dei potenziali clienti e i requisiti che devono avere quelli più manipolabili, gli elogi in cui l'azienda si spertica perché i poveri comuni mortali possano arrivare a capire che non stiamo parlando di un elettrodomestico qualsiasi ma di un «... un sistema per la cura e per l’igiene della casa che è specificamente studiato per la prevenzione delle malattie allergiche che si contraggono in ambiente domestico».

Qualcosa di indispensabile, ecco. 
Poi sul prezzo..., vabbè meglio non chiedere, perché lì casca l'asino; del resto, se a una casalinga rispondi che costa tremila euro, non è che puoi aspettarti sorrisi di felicità.

Il mondo deve sapere è di certo un  "romanzo tragicomico" che fa sorridere, e per la penna arguta e intelligente, e per la descrizione in sè di questo genere di impiego, dove tanti giovani vengono assoldati per svolgere un lavoro precario e sul quale è impossibile costruire il benchè minimo progetto di vita futuro (fosse anche a breve termine), e questa consapevolezza non può non indignare, soprattutto se consideriamo che queste pagine (che in origine, come dicevo più su, erano il contenuto del blog di Michela) sono state scritte dieci anni fa e ad oggi...poco o niente è cambiato.


sabato 22 maggio 2021

Recensione: DUE CUORI IN AFFITTO di Felicia Kingsley



Cosa può succedere quando un famoso scrittore di best seller, sexy, sicuro di sé al limite dell'arroganza, amante della bella vita e delle belle donne, è costretto a condividere gli spazi di una stessa casa con una (quasi) sceneggiatrice seria, salutista e pacata?
Battibecchi e battutine caustiche sono all'ordine del giorno, e tra i due non mancheranno le scintille... E le scintille, si sa, sono il preludio di un incendio.


DUE CUORI IN AFFITTO
di Felicia Kingsley


Ed. Newton Compton
352 pp
Blake Avery è uno scrittore di successo, che ogni anno scala le classifiche dei romanzi più venduti con i suoi bestseller che, mescolando sapientemente thriller e storia, tengono milioni di lettori col fiato sospeso fino all'ultima pagina.
Certo, ogni volta è un po' un parto perché Blake comincia a scrivere a pochi giorni dalla data di scadenza per la consegna del manoscritto all'editore, il che fa penare la sua agente Sasha, che tutte le volte sbotta contro il suo autore di punta - narcisista, egoriferito, irresponsabile - con delle crisi isteriche memorabili.

Ma Blake sorride con ironia e divertimento perché sa di vendere milioni di copie ad ogni uscita, per cui nessuna casa editrice potrebbe mai rinunciare a uno come lui, sarebbe folle!, per cui se la prende comoda e scrive sempre e solo sotto ispirazione, fosse anche a due giorni dal termine di consegna.

La sua sicurezza nasce dalla consapevolezza che la gente ama i suoi romanzi e li aspetta con trepidazione; solitamente anche le recensioni sono positive e gratificanti, se non fosse per quel maledetto di George Sullivan, che l'ha definito "l'Anticristo della pagine stampata"; insomma, secondo questo pseudo critico, Avery sarebbe un imbrattacarte che vende solo perché scrive robetta commerciale di scarsa qualità letteraria.

La ventisettenne Summer vive a Los Angeles ed è un'aspirante sceneggiatrice; per ora è solo assistente del direttore di produzione di una serie tv molto famosa, ma sente di essere sulla strada giusta, di aver talento e che, a furia di insistere, fare sacrifici e credendoci, prima o poi sfonderà nel mondo delle serie tv hollywoodiane, firmando una sceneggiatura tutta sua. 
È fidanzata con il critico George Sullivan (sì, quel Sullivan che ogni anno massacra Avery con recensioni impietose), un uomo più grande di lei di diversi anni, col quale ha un rapporto tranquillo e privo di grossi slanci e di quella passione che dovrebbe esserci in una coppia che dopotutto sta insieme da poco tempo.

Quando, sopraggiunta l'estate, Summer e George ricevono la gradita offerta di trascorrere le vacanze estive in una bella villa negli Hamptons - di proprietà di una coppia benestante ma sulla soglia del divorzio - accettano più che volentieri, con l'obiettivo di  unire gli impegni di lavoro con la voglia di rilassarsi. 

Ma il relax è ben lontano da loro perché, giunti a destinazione, aprono la porta e sorprendono una giovane coppia intenta ad avere rapporti intimi...

La scena, imprevista e quasi surreale, sconcerta i quattro, che non capiscono come sia possibile che si ritrovino insieme nella stessa villa, essendo ogni coppia convinta di essere la sola ad avere le chiavi per beneficiare dell'ospitalità dei proprietari.
Ed invece, scoprono che i due quasi ex-coniugi hanno fatto la proposta ognuno ad una coppia di amici.
E adesso, che si fa? Se nessuna delle due coppie ha intenzione di fare dietrofront e lasciare all'altra la casa che, con tutti i comfort, è il luogo ideale per rilassarsi durante i mesi estivi, non c'è altra scelta che dividersi gli spazi, provando a convivere.
Ma... ci sono dei "piccoli" inghippi.
Tra Blake e George non corre buon sangue, per ragioni facilmente intuibili e le stoccate sarcastiche, volte ad offendere e sminuire l'altro, non mancano dal primo secondo in cui i due si incontrano; per solidarietà al fidanzato, anche Summer si pone con un atteggiamento ostile verso Blake, che la punta e la sottopone a continue ironie e battutine sferzanti per punzecchiarla e farla arrabbiare.

Il clima non è dei più rilassanti ma ben presto la situazione assume nuovi contorni perché i rispettivi partner di Summer e Blake lasciano casa (e le rispettive relazioni ne risentono, ovviamente) per motivi di lavoro: George deve correre a New York per improrogabili impegni professionali, e anche la compagna di Blake - la bellissima, prorompente e sexy Cheyenne, attrice emergente - ha accettato un ruolo in un film girato da un regista importante, per cui... bye bye, Blake!

Insomma, Summer ed Avery restano in casa da soli, a dividersi gli spazi, e per evitare che l'una invada quelli dell'altro, Summer pensa bene di stendere una lista di regole da seguire per una convivenza, se non idilliaca, quanto meno pacifica.

Certo, i presupposti perché le baruffe siano il loro pane quotidiano ci sono tutti: Blake è un dongiovanni che vola di fiore in fiore, single per vocazione, nelle sue relazioni il coinvolgimento sentimentale è rigorosamente escluso; lei, invece, è una fidanzata leale, devota, che pende dalle colte labbra del suo maturo compagno, di cui teme i giudizi rigorosi e poco generosi e della cui approvazione ha bisogno per sentirsi valorizzata.
Lì dove Summer è ordinata, precisa e mattiniera, fa yoga, beve tè verde e mangia vegetariano, lui fa colazione con un Bloody Mary e due sigarette, vive nel caos e non si sveglia mai prima delle due del pomeriggio. 

E poi si punzecchiano continuamente sulle loro professioni, anche se, mentre Summer sa di apprezzare Avery scrittore molto più di ciò che vuol dare a vedere, Blake è davvero convinto che gli sceneggiatori siano scrittori mancati e falliti, e non manca di rinfacciarlo poco carinamente a un'interdetta e offesa Summer, che da parte sua cerca in tutti i modi di emergere in quel settore e di farcela con le proprie forze e contro ogni previsione.

I due conviventi non hanno proprio niente in comune eppure sentono, giorno dopo giorno, che al di là delle prese in giro, delle ironie facili e delle stoccatine pungenti, un'inaspettata alchimia si instaura tra loro, attraendoli irresistibilmente.
Riconoscerlo e, ancor più, dirselo è complicato ma una serie di circostanze faranno sì che i due imparino a conoscersi meglio, andando oltre la superficie.

In una scena (che io ho trovato simpaticissima e mi ha fatto sorridere molto) in particolare, Blake capirà delle cose importanti della personalità di Summer, arrivando anche a supportarla: durante un improvvisato pranzo famigliare, Summer si ritrova a discutere per l'ennesima volta con il padre e la sorella maggiore di quanto la propria vita e carriera siano un immenso fallimento ai loro occhi.
Il padre, infatti, è uno stimato avvocato e la primogenita lavora con lui, mietendo successi in campo legale; tutti si sarebbero aspettati che anche la figlia piccola seguisse le loro orme ma lei, cocciuta e controcorrente, si è fissata con il voler diventare sceneggiatrice! Ma non lo vede che non c'è posto per lei ad Hollywood?
Insomma, il pranzo si trasforma ben presto in un atto di accusa verso la povera Summer, che al solito viene umiliata e sminuita dai suoi famigliari, davanti ai quali riesce a difendersi ben poco.
Ma questa volta a salvarla c'è lui, l'arrogante ma anche perspicace Blake Avery, che sa come rispondere ai due avvocati, lasciandoli per di più a bocca aperta nel dichiarare di essere il nuovo fidanzato della "piccola" Summer.
A dare una ventata estrosa e bizzarra ad una situazione già stramba e piena di sorprese, si aggiunge un amico di Blake, tale Dwight, ospite temporaneo dei due, ai quali darà non poche grane da risolvere.

Di capitolo in capitolo - che si susseguono dando voce alternativamente ai due protagonisti - seguiamo le vicissitudini che portano Blake e Summer ad essere sempre più vicini, fisicamente e non solo, finché la passione, che provoca loro più di un brivido, non scoppia, irrefrenabile.
Le barriere vengono abbassate e i due si vivono appieno, scoprendo una complicità fisica ma anche mentale che li fa sentire appagati e felici.

Ma se Blake resta sempre il casanova che non vuole innamorarsi (dice lui) e lei non è proprio il tipo da "una notte e via", come faranno questi due universi opposti a incontrarsi davvero?

Entrambi si sentono due cuori da sempre in affitto, alla ricerca (inconsapevole?) di un luogo da chiamare finalmente "casa", in cui non sentirsi più ospiti o estranei, ma al sicuro, a proprio agio, dove essere se stessi, senza giudizi altrui e senza maschere.

I protagonisti son splendidamente tratteggiati e se, alle prime battute, Blake non mi stava proprio simpatico perché trovavo le sue battute verso Summer fin troppo caustiche, dal pranzo in poi mi ha conquistata, si è rivelato per l'uomo intelligente e, a modo suo, sensibile e profondo che è: in fondo, come Summer, anch'egli sa cosa voglia dire essere giudicato (e non sempre con parole lusinghiere) e sa quanto questo possa essere difficile da affrontare e superare, ma è cosciente anche che la ragazza è brava in quel che fa (e scrive) ed è giusto che insegua il suo sogno.
I dialoghi sono vivaci, briosi, ironici e contribuiscono a rendere il ritmo agile e scorrevolissimo, inseriti, come sono, in una commedia romantica brillante e divertenteche intrattiene il lettore con personaggi accattivanti, regalandogli sorrisi, momenti di passione e la giusta dose di imprevisti ed  equivoci.

Un romanzo che mi ha conquistata, di quelli in cui l'amore ha contorni sì romantici - come lo è Summer - ma anche frizzanti, imprevedibili e scanzonati, come Blake.

Consigliato!! 

lunedì 17 maggio 2021

Recensione: UNA POSIZIONE SCOMODA di Francesco Muzzopappa



Fabio Loiero è un giovanotto i cui sogni di gloria giovanili si sono infranti contro la dura realtà: sin da ragazzo, infatti, sogna di lavorare come sceneggiatore per i migliori registi italiani e non, ma qualcosa dev'essere andato storto se attualmente è sì sceneggiatore,  ma non di film d'autore, bensì di filmetti a luci rosse.
Professione che, manco a dirlo, odia con tutto se stesso.
Riuscirà a riscattarsi da un'esistenza e da un lavoro tutt'altro che gratificanti?


UNA POSIZIONE SCOMODA
di Francesco Muzzopappa


Fazi Ed.
221 pp
Se uno si diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, collezionando, agli inizi del proprio percorso di scrittore di piccole sceneggiature, delle critiche positive, ci sta che maturi l'idea di avere talento e di poter ambire a lavorare scrivendo per grandi registi, del calibro di Amelio e Sorrentino.

E in effetti Fabio è una promessa del cinema italiano..., o per meglio dire, lo è stato.
Quando si è molto giovani, si sa, si è convinti di avere il mondo in mano e di poter anche fare gli schizzinosi, rifiutando offerte che, sul momento, non paiono essere chissà quale trampolino per lanciare la propria emergente carriera, ed è ciò che successo al protagonista.

Dopo aver risposto troppe volte no a offerte di lavoro da lui ritenute "niente di che", ecco che si ritrova a fissare un telefono sempre muto... I ripetuti rifiuti gli hanno fatto terra bruciata, per cui il mondo del cinema - sulla cui soglia aveva appena messo piede - sembra essersi completamente dimenticato di Fabio Loiero.

A dare una scossa alle giornate di un ragazzo ormai afflitto, annoiato, demotivato, ci pensa un incontro casuale e, per certi versi fortuito: quello con Romina, una trans che di lavoro fa la produttrice di film e che gli propone di collaborare con la sua casa di produzione.
Disperato ed in cerca di occupazione, il povero Fabio dice sì, per poi scoprire che si tratta di film porno!

Si ritrova, quindi, da un giorno all'altro, a scrivere sceneggiature di film hard, cosa che lo manda in crisi perché per lui non c'è niente di eccitante nel buttar giù trame e dialoghi decisamente poco edificanti e dei quali si vergogna di essere l'autore.

Infatti, nessuno delle sue conoscenze - tranne una vecchia amica, sboccata e bestemmiatrice provetta - sa che scrive film porno, e lui ha tutti gli interessi affinché la cosa resti segreta, soprattutto è terrorizzato che possa arrivare alle orecchie dei genitori.
Sua madre crede che il suo bambino lavori per opere di un certo spessore culturale e che lo faccia con quel candore e quell'innocenza angeliche che da sempre hanno contraddistinto il suo buon Fabio; suo padre gli manda ogni giorno link per sentire la messa e messaggini tratti dai Vangeli per edificare la sua anima ed elevarla verso il cielo.
Se sapessero che il loro unico figlio scrive sconcezze, porcherie che solo a nominarle si diventa rossi di vergogna, potrebbero morire d'infarto.

E allora, meglio lavorare in sordina e soffrire da solo e in silenzio tra le mura di casa.
Il rischio che però la sua faccia venga sbattuta in TV e associata al cinema hard, diventa concreto quando uno dei film da lui firmati, L'importanza di chia*arsi Ernesto, è in lizza al Festival del Porno di Cannes e, secondo Romina, è lui a dover andare alla manifestazione e a ritirare la statuetta (vi lascio immaginare che forma abbia il premio...) nel caso vincesse come miglior sceneggiatore.

Ovviamente Fabio cerca in tutti i modi di sfuggire all'ingombrante ed imbarazzante impegno: lui già vive come un peso il proprio particolarissimo lavoro, figuriamoci cosa accadrebbe se parenti ed amici ne venissero a conoscenza!

Ma Romina è così insistente che Fabio le dice sì... a una condizione, però, e forse sarà proprio questo piccolo "ricatto" a offrirgli l'occasione della vita.

Il nostro sfortunato sceneggiatore, infatti, tiene chiuso in un cassetto il copione di una possibile film che egli ritiene essere brillante e ben fatto: Il cielo di piombo aspetta solo di finire nella mani di produttori e registi giusti, che sappiano valorizzare la sua bravura e lasciarlo finalmente entrare nell'Olimpo dei grandi del cinema.
La sola idea che alcuni suoi amici del Centro Sperimentale, che non hanno mai brillato per talento e creatività, possano collaborare con registi e attori di un certo calibro, e lui, che invece era promettente e apprezzato, sia finito nel dimenticatoio, basta a mandarlo in depressione e a renderlo insofferente ad aprire anche solo uno spiraglio a qualcuno di questi ex-compagni, che ogni tanto sbucano dal passato e lo contattano per vantarsi dei propri successi, cosa che ovviamente lo manda in crisi ancor di più.

Riuscirà il povero Fabio a dare una svolta alla propria carriera che non accenna a decollare, anzi..., rischia di affondare sempre più?

Anche questo romanzo di Muzzopappa mi ha divertito molto: il protagonista è un giovanotto che si sente un po' un genio incompreso, che non è riuscito a sfondare per un'abbondanza incontrollata di sfiga; i personaggi che gli ruotano attorno - ognuno con i propri eccessi, dai pii genitori a Romina e tutti coloro che lavorano nel cinema hard, con le loro stranezze e le loro estrose volgarità - contribuiscono a creare delle situazioni buffe, delle vere e proprie gag che mi hanno strappato più di una risata.

Credo sia il quarto libro che leggo di quest'autore e ogni volta è un'iniezione di buon umore: il suo senso dell'umorismo, l'arguta ironia e la leggerezza che contraddistinguono le sue storie mi conquistano ogni volta.
Ideale per chi ha voglia di una lettura spassosa e spensierata.

sabato 15 maggio 2021

Recensione: LA CONGIURA DELLE PASSIONI di Pietro De Sarlo


Ambientato in Basilicata nel periodo cruciale del Risorgimento, il romanzo storico di Pietro De Sarlo si concentra su fatti ed antefatti che, nel condurre dritti al processo di unificazione del nostro Paese, mostrano un Sud disomogeneo, frammentato, in balìa della confusione, diviso tra chi vorrebbe che il proprio presente restasse tale ma se lo vede, suo malgrado, scivolare tra le mani, e chi, in nome di un presunto progresso, è proiettato al "nuovo" che avanza, il quale sopraggiunge con il subdolo aiuto di chi è pronto a tradire le proprie radici e la propria terra, e la crudele forza delle armi e delle vessazioni da parte dello straniero occupante.


LA CONGIURA DELLE PASSIONI
di Pietro De Sarlo



Altrimedia Ed.
238 pp
"...la Storia va avanti per le sue correnti misteriose e non
dove sia giusto che vada e opporvisi non è una grande idea".

A Monte Saraceno (nome di fantasia), nell'Appennino Lucano, vive il figlio del Notaro di paese, il giovanissimo Pietrino, che si ritrova spettatore (e non solo) di eventi storici molto più grandi di lui.
In casa e in paese, ormai, non si parla d'altro: di questo personaggio che, alla testa dei suoi Mille, vuole conquistare il Regno delle Due Sicile:

"questo Garibaldo chi è e perché viene a invadere il Regno? Nessuno ci ha dichiarato guerra, Dio ci scampi e liberi!» (...) questo Garibaldo chi lo manda? Nessuno? E allora non è generale ma bandito, mi pare, o no?» 

Il fratello della mamma di Pietrino, lo zio Nicola Maria, ha abbracciato la causa dei Piemontisi, che vogliono il Mezzogiorno per formare un Paese unito, e il ragazzo ne è oltremodo affascinato; intanto, in cambio della fedeltà al Re di Sardegna, Vittorio Emanuele II, e di un arruolamento tra le file dei suoi eserciti, ai cafoni sono state promesse le terre, così da incoraggiarli a voltare le spalle a Franceschiello - il re Ferdinando II di Borbone - e ad accogliere il nuovo Re.

Il curioso Pietrino vive le proprie giornate divertendosi con gli amici ma con un orecchio sempre teso "alle cose degli adulti", di cui legge, tanto nei volti tirati quanto nei toni di voce irati, cruccio, timore, rabbia, perplessità, dubbi.
Attorno a lui gravitano altri personaggi, a partire da suo padre (il Notaro), preoccupato dalla piega che stanno prendendo gli eventi a causa di questo Garibaldo e dell'esercito piemontese; il cugino di lui, 'U Barone, uomo di potere, da sempre tenuto in considerazione da tutti in paese, che però pare stia mostrando un atteggiamento favorevole verso "lo straniero", cosa che non viene ben vista dai compaesani.

E poi ci sono la bella e procace Mirna (che provoca in un imbarazzato ed infatuato Pietrino i primi brividi di piacere) e sua madre 'A Masciara, una donna combattiva, dal carattere forte e determinato, che in molti rispettano e temono perché considerano una "strega", una fattucchiera che lancia malocchi e sentenze senza fallire mai un colpo.

Se i personaggi maschili sono perlopiù, e a diverso titolo, coinvolti nelle questioni politiche, militari e sociali inerenti il passaggio dal regno borbonico a quello sabaudo (con tutto ciò che l'ha caratterizzato, tra brigantaggio, massacri di civili, plebisciti farsa, ufficiali borbonici trasformatisi in delatori e spie...), e spesso si impongono per la volubilità, l'arroganza, l'infedeltà - che sia il borioso Barone, convinto di dover avere tutti e tutte ai suoi piedi, o il tenente Corsini, che alterna alle imprese militari amorose avventure con ingenue (o quasi) donzelle (cosa che gli costerà cara) o il Capitano Emilio Sole, la cui irreprensibile e convinta devozione alla causa borbonica verrà messa alla prova -, ad apparirci più coerenti, decise e granitiche sono donne come Giulia, governante del Barone, ormai immune al fascino e alla prepotenza di quest'ultimo, la coraggiosa Mirna o ancora come sua madre, 'A Masciara, un personaggio femminile rilevante che incarna il Meridione, col suo carisma, la sua forza, le sue ancestrali superstizioni e, più di tutto, l'attaccamento viscerale alla propria terra, che lei vorrebbe poter difendere con le unghie e con i denti dal vigliacco usurpatore.

Ogni personaggio di questo libro, che potremmo rassomigliare - come suggerisce nella prefazione Gennaro De Crescenzo - ad un'opera teatrale, concorre, più o meno attivamente, a dare il proprio contributo all'avvicendarsi di fatti, intrighi, tradimenti, drammi individuali, famigliari e collettivi, tutti incastonati in un unico contesto: quello di una terra - lucana, nello specifico; meridionale, in generale - e di un momento storico contrassegnati da venti di cambiamento, da turbolenze e difficoltà di varia natura che marcano e feriscono il Mezzogiorno, calpestato da una parte da nuovi ceti liberali dominanti, bramosi di potere e ricchezza, dall'altra dalla "ottusa e selvaggia repressione dei generali piemontesi".

Come poteva il Sud, e ancor meno un paesotto di contadini, diviso al suo interno tra chi resta fedele a re Francesco - Dio guardi! - e chi pensa che ormai il Regno delle Due Sicilie sia sinonimo di arretratezza e appartenga al passato, resistere?

"Sarebbe bastata una scintilla per far precipitare tutto e con l’estate, più che una scintilla, fu il fuoco delle passioni civili e amorose a determinare la catastrofe."

A creare dinamicità e a tenere incollato il lettore alle vicende narrate, quindi, sono sia le tante piccole storie che vedono alternarsi quali protagonisti alcuni di questi personaggi, sia la Storia - dove quella ufficiale, quella nota perché scritta dai vincitori, riportata sui libri e che abbiamo appreso anche a scuola, si scontra con "l'altra Storia", l'altra faccia della medaglia, con una narrazione dei fatti diversa che vede con un occhio decisamente meno edulcorato il processo di unificazione del nostro bel Paese.

Un'annessione o un'invasione? I piemontesi erano un esercito di occupanti in cerca di una terra da conquistare o lo strumento per liberare il povero e ignorante Mezzogiorno dal giogo arretrato dei Borbone?

«...qui a Monte Saraceno siete tutti contro la modernità e preferite il medioevo del Borbone! I piemontisi porteranno le strade, la via ferrata e il viver civile e… danari»
«Danari dite? L’Unità d’Italia è stata e sarà, ne ho fede invitta, la nostra redenzione morale. Ma è stata, purtroppo, la nostra rovina economica. Noi eravamo, solo lo scorso anno, in floridissime condizioni per un risveglio economico, sano e profittevole. L’Unità ci ha perduti. E come se questo non bastasse, è provato, contrariamente all’opinione di tutti, che lo Stato italiano profonde i suoi benefici finanziari nelle province settentrionali in misura ben maggiore che nelle meridionali.».


De Sarlo racconta questo complesso periodo storico in modo superbo, incastrando armonicamente gli elementi fittizi, propri della forma romanzata, con quelli veri appartenenti alla Storia, e in particolare a quella parte di storia meno nota ai più perché, si sa, la "versione" dei vinti viene facilmente sacrificata sull'altare delle "versioni ufficiali".

Ed è ai vinti che, in un certo senso, De Sarlo dà voce, mostrandoci con energia e realismo, con dialoghi incalzanti e un linguaggio vivace e consono al contesto e ai singoli attori, quanto travagliato sia stato il parto da cui ha avuto origine il nostro Paese, nato tra le doglie dolorose dei tradimenti e del sangue versato di innocenti.


"Questa Italia è una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco il Meridione e le isole squartando, fucilando e seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentano di infamare chiamandoli briganti."

Ciò che ne viene fuori è il ritratto affascinante e profondamente complesso di un'Italia purtroppo divisa, di un Mezzogiorno costretto, suo malgrado, ad attraversare il passaggio (tutt'altro che indolore e felice) da un regno ad un altro, passaggio che non necessariamente ha significato un vero miglioramento e che automaticamente è stato un "passo in avanti" dal punto di vista sociale, economico ecc.

Ringrazio di cuore l'Autore per avermi nuovamente omaggiato con la sua ultima fatica letteraria; è il suo terzo romanzo che leggo, e ogni volta resto piacevolmente colpita dalla bravura nella scelta e costruzione della struttura narrativa, nella caratterizzazione di personalità sempre particolari e ben delineate, nella precisa descrizione del contesto, che nel caso di questo romanzo storico ho davvero molto apprezzato, e non solo perché amo la Storia (il periodo risorgimentale è tra quelli che maggiormente mi affascinano) ma anche per la capacità di farmi entrare dentro di essa, di portarmi sui "morenti borghi montani di Basilicata", di farmi sentire coinvolta dalle vicende raccontate.

Conoscere e ricordare chi siamo, da dove veniamo, di "cosa" siamo figli, quali sono le nostre radici, non è solo interessante per accrescere il personale bagaglio culturale, ma anche perché il presente e, ancor più, il futuro necessitano della memoria e del passato per essere costruiti con consapevolezza.

Assolutamente consigliato, tanto più se amate il genere e il periodo storico in oggetto.


Citazioni:

“Fummo traditi egualmente, egualmente spogliati, risorgeremo allo stesso tempo dalle nostre sventure; ché mai ha durato lungamente l’opera della iniquità, né sono eterne le usurpazioni. Una guerra ingiusta e contro la ragione delle genti ha invaso la Patria, non ostante che fosse in pace con tutte le potenze straniere d’Italia e d’Europa. Vedete in che stato siamo."

«E questo è quello che lascerete su questa terra. Una terra che fu data all’Origine del Mondo dal Sempiterno per antico patto a streghe e fieri briganti e che voi avete ucciso ma non piegato. Avete vinto con il tradimento e l’inganno e con l’aiuto di serpi con sembianze umane lanciate in mezzo a noi dal Maligno. Senza pudore hanno succhiato il latte della Madre Terra che li ha messi al mondo per poi avvelenarla e darla in pasto allo straniero che tutto ha depredato, stuprato e vilmente ucciso.»


giovedì 13 maggio 2021

RECENSIONE: UN UOMO COSÌ di Agnese Moro



Tra queste pagine la figlia dell'onorevole Aldo Moro condivide con i lettori frammenti di ricordi di aneddoti, episodi, abitudini e gesti che ci donano il ritratto intimo, genuino e commovente di un uomo, che è stato un padre, un marito, un nonno, sempre amorevole e attento al benessere dei propri cari, oltre che un politico integro e dedito con passione e convinzione al proprio lavoro.,


UN UOMO COSÌ 
di Agnese Moro


Rizzoli
109 pp
A scrivere è una figlia che ci parla di suo padre, di com'era nel privato, tra le mura di casa e grazie al suo racconto ci facciamo un'idea di chi fosse l'onorevole Moro, personaggio politico che ha segnato la storia italiana; una delle radici, buone, della democrazia. 

È come se Agnese Moro aprisse l'album dei ricordi di famiglia e ci rendesse partecipi di alcune preziose istantanee che ci mostrano Aldo Moro padre, sempre premuroso, pieno di cure verso i propri cari, nonostante i tantissimi impegni di lavoro che lo tenevano spesso lontano da casa.

La memoria si sofferma su odori, parole, voci, gesti, sorrisi, abitudini che ci parlano della serena quotidianità di un uomo di fede, colto, discreto e riservato ma tutt'altro che privo di senso dell'umorismo; e attraverso le parole della figlia, ci sembra quasi di vederlo compiere azioni comuni, semplici, che sia sbucciare con calma un'arancia, cantare una canzoncina alla figlia, o impegnato a farsi la barba o nel suo stare attento all'alimentazione; l'Aldo Moro che piange per la morte del padre o ancora che si incupisce dopo aver appreso la notizia dell'attentato di Piazza Fontana, su cui commenterà, proprio con la figlia: 

"...nelle stragi si verifica una coincidenza di interessi tra servizi segreti diversi, con una sorta di tacito accordo tra chi fa e chi lascia fare".

L'aspetto "domestico" però non può essere disgiunto da quello politico, e inevitabilmente l'autrice ci porta brevemente nei viaggi di lavoro, ci racconta come gli impegni di governo e le preoccupazioni del partito entrassero anche tra le mura di casa, benchè egli mai sfogasse frustrazioni e negatività sui propri famigliari.

È quindi il ritratto commovente, lieve e vero, di una persona a modo, sempre educata e gentile con tutti, pronto all'ascolto, al dialogo, alla comprensione e al rispetto reciproco.

«Aldo Moro non appartiene solo a noi, ma anche al suo Paese.», ed è questa verità una delle ragioni che spinge Agnese Moro a presentare la figura di suo padre, impegnato per un trentennio nell’attuazione di quella Costituzione di cui era stato tra gli ideatori ed estensori, e che ha dato il suo grande contributo alla democrazia e alla società italiana.

Credo di non sbagliare nel dire che quando pensiamo ad Aldo Moro le prime cose che ci vengono in mente sono le Brigate Rosse o la foto del cadavere dell'onorevole posto nel bagagliaio di un'auto; in questo libro, però è una figlia che scrive e che seleziona ricordi di vita semplici e commoventi così che per un attimo gli occhi si distolgano dalla tragica fine cui è andato incontro l'amato padre, per far sì che li si apra per guardarlo per quello che, in primis, è stato: un uomo affettuoso, "libero e scomodo", molto amato e, di certo, a distanza di 43 anni, mai dimenticato.

Mi hanno commossa molto le tre lettere che Agnese riporta e che il papà scrisse mentre era sequestrato: una per il nipotino Luca, una per la stessa Agnese e quella per la moglie; parole dolci, piene di amore ma anche di dolorosa rassegnazione perché il timore di non rivedere mai più i volti amati era fin troppo concreto.
Un libro piccolo ma profondo, che ci avvicina a quest'uomo che, nei ricordi di una figlia privata dell'adorato padre troppo presto e crudelmente, ci viene restituito non semplicemente come il politico democristiano vittima della BR, ma ancor prima come un padre di famiglia.

martedì 11 maggio 2021

Novità Frilli Editori: TI VERRO' A TROVARE IN SOGNO di Roberta Spadotto || IL BANCHIERE DI MILANO di Ippolito Edmondo Ferrario



Buongiorno, lettori!
Torno a segnalarvi un paio di romanzi che, spero, possano incuriosire soprattutto coloro che amano gialli e noir; entrambi sono pubblicati da Fratelli Frilli Editori.

Partiamo dal promettente esordio della talentuosa scrittrice milanese Roberta Spadotto, autrice di un giallo psicologico che si svolge interamente a Milano in un'atmosfera apparentemente normale. Il romanzo è da intendersi come una specie di prequel con protagonista nelle indagini la PM Maddalena Fiorito.


TI VERRO' A TROVARE IN SOGNO 
di Roberta Spadotto 



Fratelli Frilli Editori
220 pp
12.90 euro
Un segreto sepolto nella memoria per decenni può affiorare all’improvviso, in una mattina qualunque, a Milano. 
Fulvio che non si era vendicato da ragazzo per difendere la donna che amava solo ora, a cinquant’anni, trova la rabbia per farlo. 
Una rabbia cieca che prende di mira un uomo sconosciuto, Giacomo, responsabile di aver inciso nello sguardo quell’identica colpa. 
Uno sparo e la vita dei due uomini cambia per sempre. E così quella di altre persone a loro vicine. 
La pm Maddalena Fiorito che indaga su un caso apparentemente privo di movente, si imbatterà nella più difficile risoluzione delle esistenze di quattro donne, ognuna legata per vie diverse alla vittima e al carnefice. 
Scoprendo che esiste un sottile, e a volte fatale, legame con le persone che non conosciamo e in cui ci imbattiamo “per caso”; che ci sono amori di un’estate mai giunti a compimento che rimangono intatti per sempre e che la solidarietà femminile è in grado di riscrivere qualsiasi storia, anche le più negative, anche quelle che la sorte o la vigliaccheria umana hanno voluto interrompere. 

L'autrice.
Roberta Spadotto vive a Milano. È giornalista a tempo pieno e mamma di due figli maschi e di due gatti, maschio e femmina. Lettrice onnivora, coltiva la scrittura “come può, quando può e dove può”, come diceva Céline. Ha pubblicato due racconti: Un varco tra i sensi (nella raccolta Chiama quando vuoi. Racconti di passione e d’amore, Mondadori 1992); e A Viola, finalista del premio “Elsa Morante” e pubblicato nella raccolta Sirene. I racconti del mare (Terre di Mezzo, 2004). Ti verrò a trovare in sogno è il suo primo romanzo.


Il secondo libro è il nuovo appassionate romanzo di Ippolito Edmondo Ferrario, che si presenta nelle librerie con un nuovo personaggio decisamente cinico, sprezzante, disincantato.


IL BANCHIERE DI MILANO
di Ippolito Edmondo Ferrario


Fratelli Frilli Editori
220 pp
12.90 euro
Sullo sfondo di una Milano innevata da un inverno freddo e cupo, si alternano diversi personaggi egocentrici, narcisisti e tutti assetati di fama e di potere. In questo avvincente romanzo noir ricco di suspence, si intrecciano storie e interessi di uomini e di donne legati dalla bramosia di ricchezza a qualunque costo. Anche della vita stessa!

A comporre il puzzle del noir un giovane politico, l’Onorevole Enrico Villa (detto “il bomber”), di idee molto vicine all’estrema destra, la “famiglia” Surace, con a capo Don Pasquale (e i suoi due figli), convinto che gli errori si paghino solo con il sangue, ma con una visione rivolta al futuro e al cambiamento al quale ci si deve inevitabilmente preparare. 
E ancora due amici e soci in affari decisamente poco leciti, il costruttore Matteo Pirovano e il commercialista Paolo Fumagalli, ai quali si aggiunge la moglie di quest’ultimo, Elisabetta, disposta a tutto per mantenere il suo status sociale e non solo…

In tutto questo mix di personalità così diverse tra loro, si affaccia un nuovo personaggio: Raoul Sforza, l'ultimo discendente di una nota famiglia di banchieri meneghini, maestro di alta finanza, mecenate e appassionato di musica rock al punto che è l’unica vera passione che riesce davvero a placare il suo animo inquieto.
A dare una svolta ai personaggi è l’arrivo nella vita del banchiere della giovane Viola, figlia di Paolo Fumagalli. Il padre è stato ritrovato morto assassinato dopo un breve rapimento finito in tragedia e, nelle sue ultime volontà, affida il destino della figlia e del suo patrimonio all’astuzia e al fiuto del noto banchiere meneghino. 
Nelle carte fatte ritrovare alla figlia, vi sono importanti documenti lasciati proprio a Sforza, che rivelano una verità che vale ben oltre la ricchezza posseduta…

L'autore.
Nato a Milano nel 1976, Ippolito Edmondo Ferrario è autore di numerosi saggi e romanzi. Tra le sue pubblicazioni più recenti ricordiamo le edizioni 2018, 2015 e 2013 di “Alla scoperta di Milano sotterranea” (con Gianluca Padovan, Newton Compton Editori). Per Fratelli Frilli Editori ha pubblicato “Il pietrificatore di Triora” (2006); “Triora, il paese delle streghe”; “Storia, itinerari, curiosità, gastronomia” (con Elisabetta Colombo, 2007); “Il collezionista di Apricale” (2007); “Le notti gotiche di Triora” (2009); “L’Antiquario di Brera” (2015); “Il demone di Brera” (2016) e “Ultimo Tango a Milano” (2018); La Gorgone di Milano (con Gianluca Padovan - 2019).


domenica 9 maggio 2021

Il 9 maggio 1860 nasceva Sir James Matthew Barrie, il creatore di Peter Pan


Il 9 maggio 1860, a Kirriemuir, Angus, Scozia, nasceva Sir James Matthew Barrie, 1 ° Baronetto, drammaturgo e romanziere scozzese, meglio conosciuto come il creatore di Peter Pan, il ragazzino che non voleva crescere, protagonista di una storia fantastica dove questo ragazzo senza età e una ragazza normale di nome Wendy vivono incredibili avventure nell'Isola che non c'è.

Figlio di un tessitore, ultimo di dieci figli, Barrie ha vissuto, a soli sei anni, un grave lutto, da cui non s'è mai totalmente ripreso: la morte del fratello maggiore, annegato mentre pattinava sul ghiaccio. Per consolare la madre addolorata, il bambino prese a vestirsi come lui e lo imitava nei comportamenti e nei gesti.
Questa tragedia famigliare ha avuto di certo il suo peso sulla formazione della sua personalità e per tutta la vita Barrie ha voluto riconquistare, nelle sue opere come nella vita reale, gli anni felici di prima della perdita del fratello (e, in un certo senso, della madre) mantenendo una forte componente infantile anche da adulto.

Barrie studiò all'Università di Edimburgo per poi trasferirsi a Londra come scrittore freelance nel 1885. Il suo primo libro di successo, Auld Licht Idylls (1888), conteneva frammenti di vita a Kirriemuir; Il piccolo ministro (1891), è un romanzo molto sentimentale che divenne un best seller e, dopo la sua drammatizzazione nel 1897, Barrie cominciò a scrivere principalmente per il teatro. 

Si sposa nel 1894 con l'attrice Mary Ansell, da cui non ebbe figli, anche perché pare che il matrimonio non sia stato proprio consumato!

A un cenone di Capodanno del 1897, incontrò Sylvia Llewellyn Davies, la figlia dello scrittore e caricaturista George du Maurier, uno dei suoi autori preferiti; in quell'occasione, nel chiacchierare, la donna scopre che lo scrittore scozzese era già amico di tre dei suoi figli, conosciuti durante le sue visite regolari ai giardini di Kensington, dove lo scrittore era solito recarsi per portare a spasso il suo cane San Bernardo.
Sylvia Llewelyn Davies,
fotografata da J.M. Barrie 
nel 1898
Proprio la conoscenza e la frequentazione dei fratelli Davies ispirò James nella creazione dei personaggi di fantasia che gli diedero tanta celebrità.

Trascorse diverso tempo in loro compagnia, tanto da diventare un famigliare per loro, arrivando ad ospitarli nel proprio cottage e inventare giochi e storie per divertirli. 

Purtroppo, l'autore fu accusato di pedofilia, mai provata, e anzi le voci furono completamente smentite in seguito dal più piccolo dei Davies, ormai adulto, Nicholas.

È il 1904 quando Peter Pan debutta nei teatri londinesi, nello spettacolo Peter Pan, o il ragazzo che non voleva crescere e ad interpretare il protagonista è un'attrice; il successo fu immediato.
Nel 1906 esce la prima versione del romanzo, ovvero Peter Pan nei giardini di Kensington, e nel 1911 la seconda versione Peter e Wendy.

James non smise mai di ritoccare il testo, che vide la versione definitiva nel 1928. 

Intanto Sylvia Davies si ammalò e morì nel 1910,  lasciando come disposizione che fosse Barrie ad avere la custodia, con la madre di lei, dei suoi figli. 

Purtroppo, dei quattro ragazzi, due morirono giovani: uno di essi (George) morì in guerra, mentre Michael annegò, forse suicida, a 20 anni; Peter si tolse la vita nel 1960, un anno dopo la morte del fratello Jack. Ad avere una vita più longeva è stato Nicholas, morto nel 1980.

James Matthew Barrie muore il 19 giugno 1937, a Londra, cedendo i diritti delle opere di Peter Pan al Great Ormond Street Hospital for Children di Londra.


Pillole di curiosità:

Barrie ha avuto il privilegio di raccontare le sue storie alle giovani figlie del duca di York, alla futura regina Elisabetta II e alla principessa Margaret.

Anticipando Conan Doyle, Barrie "uccise" il famoso investigatore Sherlock Holmes nel racconto parodia "The Final Problem" (1893).

Il Nostro era senz'altro un tipo eccentrico: ad es., ordinava cavoletti di Bruxelles ogni giorno a pranzo solo perché gli piaceva pronunciare quelle parole.

Creò una squadra di cricket composta da celebrità, come G.K. Chesterton, Arthur Conan Doyle, Jerome K. Jerome, A.A. Milne e H.G. Wells. si facevano chiamare gli Allahakbarry nell'errata convinzione che la frase araba "Allah akbar" significasse "il cielo ci aiuti", quando in realtà significa "Dio è grande".

Oltre al classico Disney del 1953, tra le altre versioni cinematografiche di Peter Pan c'è quella di Spielberg, Hook (1991), con Robin Williams nei panni del protagonista, Dustin Hoffman in quelli di Capitan Uncino e Julia Roberts, Campanellino; la versione del 2003, Peter Pan, in occasione del centenario dell'esordio della stessa sulle scene teatrali.

Pan - Viaggio sull'isola che non c'è è del 2015 e vede nel cast Hugh Jackman e Rooney Mara.

Neverland - Un sogno per la vita (Finding Neverland) è del 2004 diretto da Marc Forster ed interpretato da Johnny Depp, Kate Winslet e Dustin Hoffman, e narra in maniera sufficientemente fedele un periodo della vita dello scrittore.



Fonti consultate:

https://www.britannica.com/
https://www.famigliacristiana.it/
https://interestingliterature.com/
Wikipedia 

sabato 8 maggio 2021

Ultimi arrivi nella mia libreria (maggio 2021)



Ultimamente ho acquistato un paio di romanzi a un prezzo vantaggioso.

Uno è un thriller psicologico di Donato Carrisi, autore che amo molto e di cui ho letto diversi libri: LA CASA DELLE VOCI (400 pp).

Trama

Gli estranei sono il pericolo. Fidati soltanto di mamma e papà. Pietro Gerber non è uno psicologo come gli altri. La sua specializzazione è l'ipnosi e i suoi pazienti hanno una cosa in comune: sono bambini. Pietro è il migliore di tutta Firenze, dove è conosciuto come l'addormentatore di bambini. Ma quando riceve una telefonata dall'altro capo del mondo da parte di una collega australiana che gli raccomanda una paziente, Pietro reagisce con perplessità e diffidenza. Perché Hanna Hall è un'adulta. Hanna è tormentata da un ricordo vivido, ma che potrebbe non essere reale: un omicidio. Hanna è un'adulta oggi, ma quel ricordo risale alla sua infanzia. E Pietro dovrà aiutarla a far riemergere la bambina che è ancora dentro di lei. Una bambina dai molti nomi, tenuta sempre lontana dagli estranei e che, con la sua famiglia, viveva felice in un luogo incantato: la «casa delle voci». Quella bambina, a dieci anni, ha assistito a un omicidio. O forse non ha semplicemente visto. Forse l'assassina è proprio lei.



*****


L'altro è di Ilaria Tuti, di cui di recente ho letto FIORE DI ROCCIA; sugli scaffali della mia libreria c'è già Fiori sopra l'inferno, primo libro della serie avente come protagonista Teresa Battaglia, e pochi giorni fa ho comprato Ninfa dormiente (secondo libro della serie, il terzo è  LUCE DELLA NOTTE).


Trama

Li chiamano «cold case», e sono gli unici di cui posso occuparmi, ormai. Violenze sepolte dal tempo e che d’improvviso riaffiorano, con la crudele perentorietà di un enigma. 
Ma ciò che ho di fronte è qualcosa di più cupo e più complicato di quanto mi aspettavo. Il male ha tracciato un disegno e a me non resta che analizzarlo minuziosamente e seguire le tracce, nelle valli più profonde, nel folto del bosco che rinasce a primavera. 
Dovrò arrivare fin dove gli indizi mi porteranno. E fin dove le forze della mia mente mi sorreggeranno.
Mi chiamo Teresa Battaglia e sono un commissario di polizia specializzato in profiling. Ogni giorno cammino sopra l’inferno, ogni giorno l’inferno mi abita e mi divora. Perché c’è qualcosa che, poco a poco, mi sta consumando come fuoco. Il mio lavoro, la mia squadra, sono tutto per me. Perderli sarebbe come se mi venisse strappato il cuore dal petto. 
Eppure, questa potrebbe essere l’ultima indagine che svolgerò. E, per la prima volta nella mia vita, ho paura di non poter salvare nessuno, nemmeno me stessa.


Ho letto che il 3 giugno uscirà il quarto libro, FIGLIA DELLA CENERE (368 pp).

«La mia è una storia antica, scritta nelle ossa. Sono antiche le ceneri di cui sono figlia,ceneri da cui, troppe volte, sono rinata. E a tratti è un sollievo sapere che prima o poi la mia mente mi tradirà, che i ricordi sembreranno illusioni, racconti appartenenti a qualcun altro e non a me. È quasi un sollievo sapere che è giunto il momento di darmi una risposta, e darla soprattutto a chi ne ha più bisogno. Perché i miei giorni da commissario stanno per terminare. Eppure, nessun sollievo mi è concesso. Oggi il presente torna a scivolare verso il passato, come un piano inclinato che mi costringe a rotolare dentro un buco nero. Oggi capirò di dovere a me stessa, alla mia squadra, un ultimo atto, un ultimo scontro con la ferocia della verità. Perché oggi ascolterò un assassino, e l'assassino parlerà di me.»
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