giovedì 8 dicembre 2022

TRIPLA SEGNALAZIONE [ NOIR - SAGGIO ATTUALITÀ - TESTIMONIANZA ]


Buongiorno cari lettori! 

Stamattina desidero presentarvi tre di recenti pubblicazioni: da un noir tutto italiano, ambientato nel Lodigiano, a un saggio che si sofferma su quello che potrebbe essere definito "il più grande insuccesso annunciato della storia economica del Paese", a un libro-testimonianza che vuol mandare un messaggio di speranza a chi subisce interventi e si ammala.

Se siete curiosi di scoprire di cosa trattano questi libri, seguitemi nella lettura del post ^_-


NOIR/GIALLO

Vita personale e lavoro si intrecciano per l’Ispettrice Luce Frambelli, protagonista dei romanzi noir della scrittrice Marina Bertamoni. Conoscere la verità diventa fondamentale, anche per se stessa.
Riuscirà l’ispettrice Luce Frambelli a sconfiggere il mostro che si muove tra Milano e il Lodigiano?



IL MOSTRO DEL LODIGIANO
di Marina Bertamoni



Frilli Editori
15.90 euro

A Castiglione D’Adda, un piccolo comune del lodigiano, parte il primo focolaio di un’infezione proveniente dalla Cina che stravolgerà in breve tempo non solo la vita di tutta l’Italia e dell’Europa, ma quella del pianeta intero.
Per tutti cambia la quotidianità, cambiano i ritmi.

A Lodi la questura deve fare i conti con la messa in sicurezza degli abitanti del luogo e del rispetto delle norme di comportamento imposte dagli Organi dello Stato.
Si creano dunque nuove emergenze e il lavoro di routine subisce un rallentamento.

Per questo quando Ernesto Ghigliozzi arriva in questura a denunciare la sparizione della figlia Annarita, l’indagine parte a singhiozzo, soprattutto perché quella di Annarita, sedicenne inquieta, orfana di madre che vive con il padre a Lodi Vecchio, sembra una fuga volontaria, destinata a risolversi velocemente con il suo ritrovamento.

Ma i giorni trascorrono e di Annarita non c’è traccia; l’indagine assume ritmi più serrati, anche perché il vicequestore Bentivoglio, responsabile della squadra, ha un motivo molto personale per desiderare di riportare a casa Annarita il più presto possibile; per questo chiede a tutti la massima collaborazione e il rispetto delle regole. 
L’Ispettrice Luce Frambelli, soprannominata Frambé dai suoi colleghi e nota all’interno della questura per il suo orgoglio e per la convinzione di poter fare tutto da sola, abituata com'è a fare di testa propria, comincia a lavorare all'indagine per conto proprio. 

Raccoglie infatti informazioni e testimonianze, grazie ai suoi metodi anticonvenzionali, facendo presagire un quadro sempre più inquietante che la spinge a scandagliare a fondo il contesto familiare di Annarita, le sue amicizie e, soprattutto, le nuove conoscenze virtuali che per la ragazza, costretta come tutti gli adolescenti a un lockdown forzato, sono diventate oramai prioritarie.
Frambé si ritroverà a dover fare scelte dolorose, le uniche che le consentiranno di ricomporre il bandolo della matassa e risolvere il caso, ma che pagherà a carissimo prezzo. 

L'autrice.
Marina Bertamoni è nata a Milano nel 1961. Laureata in Scienze Geologiche, ha lavorato per molti anni in una multinazionale dell’energia. Scrive racconti e romanzi gialli e noir, ambientati nella provincia italiana. Suoi racconti sono presenti nelle antologie dei premi “Orme Gialle” e “Garfagnana in Giallo”, mentre i romanzi che hanno per protagonista Luce Frambelli, giovane ispettrice della Questura di Lodi – Chi muore giace, Dieci parole per uccidere e La pazienza della formica, pubblicati da Fratelli Frilli Editori – sono stati premiati in prestigiosi concorsi letterari, tra i quali ricordiamo il “Premio Letterario Internazionale Lago Gerundo” e il “Premio Letterario Festival Giallo Garda
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SAGGIO/ATTUALITÀ

Come anticipato, la seconda segnalazione riguarda un saggio incentrato su una tematica che più attuale non si può. Il titolo dice già tanto da sé.

"I latini dicevano ab assuetis non fit passio.
Se si propongono sempre le stesse soluzioni, se siamo guidati dai pregiudizi, se non verifichiamo le teorie con la realtà potremmo mai avere risultati diversi che nel passato?
Perché il PNRR dovrebbe funzionare se lo schema usato è lo stesso dei Fondi Europei? Perché mai dovremmo occuparci del Sud se pensiamo che l’origine dei suoi problemi sia antropologica?
In Bla bla bla Sud. Perché il PNRR non salverà il Sud e il Paese l'autore illustra l’inizio di un ragionamento da fare per progettare un futuro diverso e migliore e ha cercato di farlo in modo semplice e diretto, ricco di esempi e riscontri.
Le soluzioni per lo sviluppo del Sud ci sono e si può colmare il gap purtroppo ancora oggi esistente con il resto d’Italia.
Se non guardiamo al nostro Paese e al Sud con amore non ci verrà mai nemmeno in testa di cercare delle vie diverse per lo sviluppo e ci adageremo sui più triti luoghi comuni.

>>   IN PREVENDITA    <<


Bla bla bla Sud. Perché il PNRR non salverà il Sud e il Paese
di Pietro De Sarlo


Altrimedia Ed.
232 pp
21 euro
Perché il Sud è rimasto indietro? È possibile un rilancio del sud senza modificare la centralità logistica, amministrativa e politica del Mezzogiorno e del Mediterraneo? 
De Sarlo inizia un ragionamento da fare per progettare un futuro diverso e migliore, con stile semplice e diretto, ricco di esempi e riscontri. 
Nella prima parte troviamo una disamina tra miti, pregiudizi e realtà sulla situazione meridionale. 
Nella seconda parte propone una soluzione per uno sviluppo possibile per colmare i gap che ancora esistono.
Noi tutti reagiamo agli stimoli, se pensiamo che il Sud sia abitato da fannulloni che all’Unità d’Italia a oggi campano sulle spalle del Nord operoso dobbiamo chiederci sulla base di quali dati e informazioni la pensiamo così. 
Perché le cose non stanno affatto in questo modo e i numeri che pubblico lo dimostrano, e sono numeri riscontrabili e certificati perché provengono da banche dati pubbliche e governative. 
E quindi decidete: «Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant’è profonda la tana del Bianconiglio». 
Come Neo in Matrix sceglierete la pillola rossa? Scegliete se credere alle favole o se volete ragionare con la vostra testa basandovi sulla cruda realtà dei numeri. 
Siete liberi di pensarla in modo diverso o di arrivare a diverse conclusioni ma nessuno è libero di prescindere da un bagno di realtà.

L'autore.
Laureato alla Sapienza in Ingegneria, ha un lungo passato manageriale esercitato ai massimi livelli in società italiane ed estere. In tale ambito, come presidente della Fondazione Intesa Sanpaolo Onlus, ha promosso diversi interventi a favore della cultura tra cui le borse di studio per dottorati di ricerca in materie umanistiche. Oltre ad alcuni saggi di natura economica, ha pubblicato il primo romanzo nel novembre 2016, L’Ammerikano (premio della giuria al concorso Argentario 2017 e premio San Salvo-Artese, sempre nel 2017, riservato alle opere prime). Per Altrimedia nel 2020 ha pubblicato Dalla parte dell’assassino (Premio Narrativa Giallo/Thriller nell’ambito della quinta edizione del Concorso Letterario Nazionale Argentario 2020 - sezione Narrativa edita) e La congiura delle passioni (Premio letterario internazionale Montefiore, sezione opere edite, quarto classificato; Associazione Culturale Il Faro - Premio letterario città Cologna Spiaggia 2021, sezione Romanzo storico, terzo classificato; Agitazioni letterarie castelluccesi 2021, sezione Romanzi editi, secondo classificato). È appassionato di cucina, vela, sci e motociclismo.


LIBRI DELL'AUTORE RECENSITI SUL BLOG:




TESTIMONIANZA


Il coma e la rinascita. Una nuova vita, la consapevolezza di “cosa succede, dopo”. Sono questi gli ingredienti di “Altrove e ritorno – il racconto di una rinascita”.


ALTROVE E RITORNO – IL RACCONTO DI UNA RINASCITA
di Salvatore Casaburi


Intrecci Ed.
12 euro
30 marzo 2014 Salvatore viene ricoverato in codice rosso al San Giuseppe Moscati di Napoli per una dissezione aortica. L’unica speranza di sopravvivenza è l’intervento, ma in quelle condizioni le probabilità di riuscire a superarlo sono davvero poche. 
Lascia il suo corpo nelle mani dei medici mentre la coscienza, l’anima, chiamatela come volete, si trova al cospetto della Madre. La Madre di tutti che, con un sorriso rassicurante, lo spinge verso il suo nuovo cammino. 
Un’accecante luce bianca lo avvolge e lo trasporta in posti magnifici, apparentemente deserti.
 “Immaginate che qualcuno vi metta le mani sul petto e vi spinga con forza. Che voi non opponiate resistenza e, come in una scena al rallentatore, cadiate in una vasca colma d’acqua”, ricorda oggi l’autore. “Ecco, fu come un tuffo in una vasca. Un tuffo di schiena con l’acqua che mi risucchiava”.

Dopo venti lunghissimi giorni in terapia intensiva, Salvatore finalmente si sveglia, ed entra nel reparto di degenza cardiochirurgica, riacquistando velocemente le abilità neurologiche e la piena autonomia motoria. 
“Ho scritto questo libro per testimoniare la mia storia, l'esistenza di un "altrove", e per dare speranza a chi subisce interventi e si ammala. A queste persone voglio far sapere che si può guarire completamente. Io ne sono l’esempio”.

L'autore.
Salvatore Casaburi è nato a Frattamaggiore (Napoli) nel 1971. Oggi vive a Treviso. È un formatore e lavora nella scuola. Appassionato di interpretazione dei sogni, questo è il suo primo romanzo.



martedì 6 dicembre 2022

RECENSIONE ❤ L'ISOLA DELLE ANIME di Johanna Holmström ❤



Abbandonate, tristi, sole, disperate, confuse, smarrite ed impotenti: giunte sull'isola, le donne di diverse età che varcano la soglia dell'ospedale psichiatrico femminile, sono destinate a scoprire che da quelle mura, da quella vita cadenzata sempre dalle solite attività per riempire giornate, settimane, mesi, anni interminabili e sempre uguali, è difficile uscire; ma la speranza ha ali capaci di oltrepassare i muri più alti e apparentemente più impenetrabili.


L'ISOLA DELLE ANIME
di Johanna Holmström


Beat Ed.
trad. V. Gorla
363 pp
11 euro
C'è una piccola isola al limite estremo dell'arcipelago di Nagu, al largo della costa sud-occidentale della Finlandia: è Själö, nota per la presenza di un lebbrosario prima e dell'ospedale dei matti poi.

Lì, tra le mura di quell'istituto, tante donne sono passate, hanno vissuto, sono morte; alcune se ne sono andate, ma la maggior parte quel posto non lo ha più lasciato, una volta varcata la soglia.

Kristina, Elli, Martha, Karin...: nomi fittizi per storie realistiche, possibili; giovani donne che rappresentano delle tipologie di pazienti ricoverate nel manicomio in quanto ammalate di una qualche forma, più o meno grave, di patologia psichiatrica.

In realtà, si poteva essere portate a Själö per molto meno: vagabondaggio, promiscuità sessuale, carattere ribelle e quindi ritenuto socialmente pericoloso; se poi la presunta pazza era pure povera e la famiglia rifiutava (o non si sentiva in grado) di prendersene cura, il ricovero era una destinazione obbligata.

Si guariva a Själö? La permanenza poteva aver termine grazie a delle dimissioni decise dal medico psichiatra?
Purtroppo, i documenti ci dicono che difficilmente qualcuna delle pazienti veniva ritenuta "guarita", tanto da poter essere mandata via, libera di tornare dai propri cari e alla propria vita.

Già, la propria vita: ma quale vita?

Non tutte le pazienti potevano dire di avere un'esistenza bella, piena, soddisfacente... prima di finire in manicomio; non solo, ma tante di esse si abituavano così tanto alla vita istituzionalizzata da non volerla più lasciare, così l'ospedale di Själö - e, con esso, le "compagne pazze", le infermiere, e poi le attività "ricreative", le cure, l'orto, la lavanderia, il Faro, ecc... - diventava "casa", l'unico posto in cui queste donne ormai si sentivano accettate, autorizzate ad essere ciò che erano senza il timore di venire giudicate o disprezzate, perché tanto lì la malattia e la sofferenza regnavano e accomunavano quelle anime derelitte.
E chi erano esse se non donne spezzate - dalla malattia, dalla povertà, dalla disperazione, dalla solitudine, dall'infelicità... -, che all'interno di quelle mura - guardate con biasimo, compassione o indifferenza da "quelli di fuori" - trovavano il loro equilibrio, la loro tranquilla quotidianità, quella sicurezza che altrove, in un mondo che cambiava a vista d'occhio, lasciando indietro chi era diverso, più "lento" o più "strano", non conforme alle norme e al vivere sociale, non avrebbero mai avuto.

E allora meglio restare là e riempire i giorni, le settimane, gli anni con le cure (che oggi definiremmo non solo sorpassate, ma anche non idonee e, alcune, inumane), i colloqui con lo psichiatra, le medicine da ingerire quotidianamente, le crisi psicotiche con conseguente isolamento e cinghie di contenimento, le attività di cucito, colazioni, pranzi e cene, i litigi con le compagne.

Eppure, non tutte si rassegnavano a restare prigioniere in quell'ospedale per matte: la voglia di fuggire e tornare alla vita di fuori, riappropriarsene e tentare di essere felici come donne libere, era forte e per loro non moriva in quella celletta disadorna che accoglieva le povere pazienti.

L'autrice ci fa conoscere diverse giovani donne, ospiti della struttura. Come già spiegato nel post dedicato alle fonti alle quali la Holmström ha attinto per scrivere il romanzo, questi personaggi non sono realmente esistiti, non con questi nomi e con queste specifiche storie, ma di certo essi sono dei "tipi" di pazienti, e ad essere reali sono il contesto, le metodologie e gli strumenti per curare le malattie, il modo di gestire l'istituto, il rapporto che si instaurava tra le ospiti e tra loro e il personale medico e infermieristico.

Kristina vive a Turku nel 1891 con il suo amore, Einari, con cui ha avuto un figlioletto; lei ha già avuto una bambina (in circostanze tutt'altro che liete), è già "marchiata" agli occhi della comunità come una ragazza non facile, una ribelle, una che "va con gli uomini". 
Kristina non ha contatti con i genitori da un po' di tempo, avendo lasciato la famiglia per andarsene con Einari e tentare di costruire un futuro con lui, ma ogni progetto e sogno continuano a scontrarsi con una vita piena di difficoltà, limitazioni, scarse risorse economiche, necessità di accontentarsi di qualsiasi lavoretto pur di tirare avanti.
E quando la povera Kristina si ritrova a dover crescere i figli da sola (perchè Einari accetta un lavoro lontano da casa), la solitudine, l'infelicità, le speranze infrante e la consapevolezza di star fallendo su tutti i fronti (non era meglio restare a casa con i genitori, assicurarsi un tetto, del cibo caldo, delle cose da fare nella fattoria?) diventano un fardello troppo pesante per le spalle di questa ragazza e madre, che non ha nessuno ad aiutarla, a darle conforto, a rassicurarla.
Dal sogno di un'esistenza ricca di prospettive ed opportunità alla triste realtà di giornate noiose, sempre uguali nella loro inutilità, nella loro povertà e nell'accudimento dei bambini, che deve sfamare con le sue sole forze.
Trovare un lavoretto presso una famiglia è già qualcosa, la distrae... ma non può bastare, anzi, ben presto la stanchezza, l'insofferenza davanti ai continui pianti e capricci dei figli (che assumono sempre più le sembianze di un peso di cui vorrebbe sgravarsi), si fanno sentire e finiscono per annebbiarle il cervello.
E così, in una notte di ottobre, una notte terribile e da dimenticare, questa madre commette la peggiore delle azioni.
Dopo, la mente di Kristina si rifiuta di accettare una tale atrocità da essa stessa compiuta e va in uno stato prima di incoscienza e poi di crisi, sottoforma di pianti, strilla, aggressività..., fino a ridursi in uno stato catatonico, in cui la donna rifiuta di parlare, di interagire, di accettare la propria situazione.
Il suo ricovero a  Själö va avanti per otto anni, fino a quando qualcosa dentro di lei si ridesta e Kristina pare ritornare alla vita.
Non sarà facile perché pian piano il ricordo del proprio orribile gesto pesa come un macigno sul cuore, i sensi di colpa occupano sempre più spazio, eppure il contatto con la natura e la voglia di non lasciarsi andare hanno la meglio.
Guarirà e sarà pronta a lasciare Själö, a tornare ad un'esistenza serena, come sognava da ragazza?

Sigrid è un'infermiera, giovane e carina, professionale e amante del proprio lavoro, che svolge con diligenza, passione, serietà e molta empatia; è un angelo a Själö, le colleghe la adorano e le pazienti la cercano; è fidanzata, sogna di sposarsi con il suo Frans, anche se purtroppo il secondo conflitto mondiale interviene a mettere sottosopra i piani di tutti.
La sua amabile e necessaria presenza in quel luogo di dolore e malattia è un punto di riferimento: a dispetto di dove si trova, Sigrid ritiene l'isola un luogo di pace, di calma e non ha alcuna intenzione di lasciare il manicomio per lavorare altrove.

Lei conosce tutte le sue pazienti, non dimentica nomi, motivo del ricovero, caratteristiche, disagi...: quando può, offre loro il giusto conforto, fosse anche soltanto una mano sulla spalla, un gesto o uno sguardo; per lei quelle donne non sono delle semplici ospiti dell'ospedale psichiatrico, ma delle persone che sanno cos'è la sofferenza e meritano rispetto e cure.

Quando nel 1934 giunge la giovanissima Elli Curtén (la cui cartella riporta: grave psicopatia, demenza precoce, mitomania, ninfomania), capisce subito che sarà difficile gestirla perché la ragazza non viene da un contesto famigliare disagiato o povero, è lì per la sua condotta deviata (furti, vagabondaggio, minacce...) e non sembra esserci in lei la consapevolezza di essere malata e di aver bisogno di cure psichiatriche.
Elli non accetta che i suoi genitori abbiano permesso il suo ricovero a tempo indeterminato nientemeno che in un clinica per malati mentali e nei primi periodi ha un atteggiamento oppositivo, ma ben presto si rende conto che questo modo di fare non è affatto vantaggioso.

Elli ha davvero una patologia psichiatrica o è semplicemente un'adolescente molto ribelle e poco gestibile?
All'interno della struttura la ragazza porta la sua giovinezza, la sua voglia di vivere, di instaurare rapporti speciali con altre ospiti sue coetanee; e intanto spera che sua madre - la sua mamma che le vuol bene nonostante non sappia dimostrarglielo con eclatanti gesti d'affetto - smuova le acque per toglierla da quel postaccio a cui lei non ha alcuna intenzione di abituarsi.
Elli continua a ripetersi di non essere matta, di non meritare di stare lì in mezzo a quelle donne svitate; la sua vita è fuori da Själö e riuscirà ad andarsene, presto o tardi.

Menomale che c'è almeno Karin a riempire le sue giornate; Karin è anch'ella una paziente giovane ma, a differenza di Elli, lei non reputa l'ospedale un luogo così terribile in cui vivere: sono protette là dentro,  accettate, possono trovare il modo di impegnare il tempo o, se vogliono, oziare dalla mattina alla sera; cosa manca loro tra quelle pareti?

- Cosa ti manca Elli?
- La libertà!

"Io amo questo posto (...) È la mia casa. (...) Hai paura della verità, Elli?"
"Forse... sei tu che hai paura? della vita là fuori?"
"Certo che ho paura. Ma una parte di me non vuole nemmeno pensare di cercare di vivere là (...) O meglio, non solo una parte di me. Tutta me stessa. Non c'è niente in me che voglia vivere là fuori in quello che tu chiami mondo".

Ci si affeziona a queste ragazze come a Sigrid, alle loro vicende personali, ai loro umori e malumori, ai sogni, ai pianti, alle promesse, e si prosegue nella lettura sperando per esse un destino meno impietoso e crudele; un destino non già stabilito, ineluttabile, quello stesso che spetta alla maggioranza delle "pazze" dell'isola, ma uno più roseo.
Un destino che preveda parole come speranza, futuro, vita da costruire, rinascita, ricominciare, redenzione, perdono, e non più bagni caldi/freddi, psicofarmaci, ricamo e cucito, cinghie di contenimento, clisteri, camicie di forza, isolamento.

Che ne sarà di loro, in una società in cui i pregiudizi verso le donne ritenute "instabili", isteriche, strane sono troppi e ancora difficili da smantellare, e in un periodo storico che non fa sconti a nessuno, in cui la guerra che infuria in Europa sta per arrivare anche su quel pezzettino di mondo circondato da una natura rigogliosa?

"L'isola delle anime" è un romanzo sulla follia sì, ma ancor prima sulla sofferenza delle donne ricoverate in un ospedale psichiatrico; in queste pagine leggiamo di ragazze che hanno commesso degli errori e che si cerca di "raddrizzare" rinchiudendole in cliniche dove purtroppo le cure sono ancora poco adeguate e poco efficaci...
Leggiamo di ragazze deluse dall'uomo che amavano e sul quale basavano la loro felicità, e che hanno purtroppo pagato un alto prezzo per questa ingenuità romantica.
Sono figlie giudicate "scapestrate", da curare e internare perché in società non ci possono stare, non sanno starci; ma queste figlie hanno anche delle madri e queste ultime ci appaiono in tutta la loro inadeguatezza, con i loro sensi di colpa, col timore di non essere state delle buone genitrici, di non averle amate abbastanza queste figlie un po' "sulle righe", e forse avrebbero potuto fare di più e meglio per evitare che finissero su quell'isola.
Ma è anche la storia di donne come Sigrid, che hanno dedicato la loro vita a quelle povere anime, prendendosene cura e facendo sì che quel posto triste e cupo acquistasse umanità, divenendo una specie di casa per quante, arrivate lì ciascuna con la propria dolorosa storia, fossero stanche, logore, esauste, povere: un luogo in cui provare a smettere di lottare e, magari, riposare, riflettere, pensare a se stesse.

Si potrebbe essere spinti a immaginare Siälö come un postaccio squallido, disadorno, cupo, ma in realtà se c'è un aspetto che la scrittrice lascia emergere è la bellezza della natura che, con i suoi suoni, i colori, i fiori, i frutti, gli uccelli..., offre alle anime dell'isola qualcosa cui aggrapparsi, una fonte di pace in mezzo a tutto quel turbamento, a quella follia, a quella disperazione.
Il finale mi ha commossa perché manda un messaggio di amore, perdono, rinascita, di una nuova linfa da alimentare e della speranza di una nuova vita.

Un romanzo molto bello, che coinvolge dal punto di vista emotivo e che immerge il lettore in un periodo storico e in una realtà difficili, pieni di dolore ma anche di voglia di non arrendersi.

domenica 4 dicembre 2022

NOVEMBRE 2022 - TRA LIBRI, CONCERTO E MANI IN PASTA

 

Buongiorno, lettori carissimi!!!

Dicembre è entrato da pochi giorni e si avvicina il momento di tirare le somme di questo 2022, sul fronte letture... e non solo! 



Intanto, faccio il bilancio del mese di novembre, con l'aggiunta di alcune fotine su argomenti che non hanno a che fare con le letture ma che ugualmente mi interessano: Claudio Baglioni 🎹🎼 e dolciumi 🍩🍪

Ma partiamo dalle pagine che mi hanno accompagnata il mese scorso.


  1. MARY CELESTE di S. Lecce e C. Cazzato: all'interno di una cornice reale c'è una storia fittizia e tinta di giallo che ci farà salire sulla prima nave fantasma della storia (5/5);
  2. RIFQA di M. El-Kurd: imparare dalla tua granitica nonna cosa voglia dire resistere a chi ti occupa casa e ti caccia da essa come se la tua vita e le tue radici non contassero nulla, e raccontarlo attraverso poesie (5/5);
  3. IL TEMPO DELL'ATTESA di E. J. Howard: il secondo libro della saga famigliare sui Cazalet, dal punto di vista di tre ragazze diverse tra loro (4/5);
  4. PUTIN, L'ANGELO DI DIO di G. Boschetti: angelo o diavolo, dittatore o difensore della fede. Un punto di vista su Putin diverso dal solito e provocatorio (3/5);
  5. LA SETTIMA LUNA di P. Pulixi: noir che vede il trio Croce-Rais-Strega alle prese con uno scaltro assassino; colpi di scena assicurati (5/5);
  6. UNA PORTA NEL CIELO di R. Baggio: l'autobiografia, sincera e appassionata, di un campione del calcio italiano (4.5/5);
  7. CRONACHE DELLE MULTISFERE - L’ombra di Durgash, di T.Sguanci: fantasy classico, in cui il Bene combatte il Male attraverso un ragazzo impacciato ma coraggioso (4/5);
  8. L'ISOLA DELLE ANIME di J. Holmström (prossimamente la recensione): storie di ragazze e donne chiuse in un ospedale psichiatrico da cui è difficile uscire; ma la speranza ha ali capaci di oltrepassare i muri più alti e apparentemente impenetrabili (5/5).

Le letture novembrine sono state tutte, a modo loro, interessanti e coinvolgenti; difficile citarne solo tre, quindi vi menziono, tra le più belle: RIFQA per la tematica palestinese; LA SETTIMA LUNA per la bravura dell'autore di costruire trame articolate e ricche di colpi di scena; L'ISOLA DELLE ANIME per l'ambientazione reale (manicomio di Själö) e le storie di donne raccontate; MARY CELESTE, anch'esso per il contesto storico reale, oltre che per la storia in sé.


MUSICA

Girando per le bancarelle di un mercatino, ho trovato 5 vinili di Claudio Baglioni: "La vita è adesso", "Solo", "E tu come stai?", "Sabato pomeriggio" e "Oltre". Me felice 😍

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E poi e poi e poi.... il 24 novembre Claudio Baglioni è tornato, per la seconda volta in un anno, a San Severo, al "Teatro Giuseppe Verdi", in occasione del tour "Dodici Note Solo Bis".

Che dire...? Una bellissima ed emozionante serata, tre ore in cui il cantautore romano non ha solo cantato canzoni vecchie e nuove (lui, solo soletto al pianoforte; anzi, i pianoforti erano tre e rappresentavano passato-presente-futuro) ma è stato un grande intrattenitore e, del resto, non avevo dubbi: da un "cantastorie" come lui non potevo che aspettarmi un'eccellente performance. 

E pensare che, fino a qualche anno fa, l'idea che Baglioni venisse a fare un concerto nella mia città era pura utopia...!


Baglioni nel teatro della mia città; foto presa dal profilo officiale su FB


CUCINA

Quest'anno ho deciso di cimentarmi con pandori e panettoni.

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Fino a ieri, ho sempre usato solo le mie manine per impastare lievitati, dolci o salati che fossero ma, se 

per alcune preparazioni, "l'olio di gomito", la buona volontà e quel briciolo di manualità da non professionista acquisita con la pratica (casalinga) possono bastare, per altri prodotti... hum..., il risultato lascia a desiderare e non soddisfa prima di tutto chi li fa (me).

Ragion per cui, il pandoro preparato un paio di settimane fa, come primo esperimento, malaccio non era, ma se vi devo dire che mi ha soddisfatta al 100%, mentirei.

E siccome mio marito mi ha regalato l'impastatrice (Kasanova, 7 litri), ora finalmente posso buttarmi a capofitto nella preparazione di questi lievitati che richiedono decisamente una lavorazione più complessa. 

Nelle prossime settimane ci riprovo! Queste che vi lascio sono le foto del "pandoro sperimentale".


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venerdì 2 dicembre 2022

RECENSIONE ⚓ MARY CELESTE di Salvatore Lecce e Cataldo Cazzato ⚓



Il 4 dicembre del 1872 il brigantino Mary Celeste viene ritrovato alla deriva tra le isole Azzorre e le coste del Portogallo: a bordo non c'è nessuno.
Che ne è stato dell'equipaggio (capitano e famiglia, personale di bordo)? Di loro, infatti, non v'è traccia e mai si saprà nulla della loro sorte.
Mary Celeste, la nave fantasma: un mistero mai risolto che sta per compiere 150 anni.
Gli autori di questo romanzo - Salvatore Lecce e Cataldo Cazzato -, basandosi su dati e personaggi storicamente documentati, hanno provato ad immaginare una storia che riempia il vuoto di notizie circa quel viaggio che avrebbe dovuto portare l'imbarcazione da New York a Genova.
Cosa potrebbe essere accaduto ai dieci passeggeri a bordo di quella che era considerata una nave maledetta e sfortunata?


MARY CELESTE 
di Salvatore Lecce e Cataldo Cazzato


goWare Edizioni
325 pp
4.99 euro (ebook)
17.50 euro (cart.)
USCITA:
2 DICEMBRE 2022


Antonio Gagliardo ha trentacinque anni nel 1872.

In teoria, non gli manca nulla per essere felice: un lavoro come dottore (nel quale è anche molto apprezzato) e una bella moglie, Clara.

La coppia non ha (ancora) figli e questo crea malumori e tensioni tra i coniugi; ad aggiungerne altri, ci pensa lo stesso Antonio che, purtroppo, cerca di placare ansie e nervosismo buttandosi a capofitto nella trappola del gioco d'azzardo.

E se all'inizio la dea bendata sembra sorridergli, dopo un po' gli gira le spalle, lasciandolo con debiti di gioco che non riesce a pagare prontamente. E, come non di rado accade quando si frequentano luoghi poco decorosi, ad esigere il pagamento del debito non è proprio della brava gente, tutt'altro.

Le cose, per il dottore di origini italiane - sbarcato in America ben 25 anni prima con il padre e un cugino - si mettono malissimo perché si ritrova braccato da una spietata banda criminale per via di un debito, appunto;  ma proprio quando sente di trovarsi in un vicolo cieco, senza via d'uscita, ecco che uno sconosciuto gli tende una mano.

L'uomo è Mr Benjamin Briggs ed è il capitano della Mary Celeste, un brigantino pronto a salpare per Genova; con lui c'è il primo ufficiale, nonché suo amico, Albert Richardson.

Mettendo da parte esitazioni e perplessità, pur di salvare la pelle Antonio accetta l'offerta di Briggs di imbarcarsi sul suo brigantino e di provare a rifarsi una vita nella bella Genova, lasciata in gioventù.

Ciò che però Gagliardo non immagina è che la traversata oceanica che lo attende sarà funestata da una serie di tragici e (almeno inizialmente) inspiegabili eventi.


A bordo, Antonio conosce il personale - il secondo ufficiale (Andrew Gilling), il cuoco (Edward Head) e i quattro marinai -, la signora Briggs (Sarah Elizabeth) e la piccola Sophia Matilda Briggs, di soli due anni.


Il viaggio sul veliero ha inizio e ogni cosa sembra filare liscia: tutti sono gentili ed ospitali con il dottor Gagliardo, il viaggiatore dell'ultimo momento, il cui nome non viene annotato nella lista ufficiale dei passeggeri (dopotutto Antonio stava fuggendo da gente di malaffare pronta a fargli del male); se il cuoco si premura di portargli tazze di tè, i marinai gli danno volentieri qualche lezione sui segreti della navigazione e sulle mansioni di ciascuno nell'arco della giornata; là dove Richardson si preoccupa di prestargli un romanzo di Melville per ingannare la noia, Briggs presenta al dottore la sua famigliola, tra cui c'è la piccola Sophia Matilda che intenerisce tanto Gagliardo, accarezzando quella parte di lui che desidera essere padre.


Ma in realtà, nonostante l'apparente serenità, Antonio non è totalmente tranquillo nell'essere lì, sulla Mary Celeste: su questa nave, infatti, girano strane voci, tanto misteriose quanto irrazionali, ma non per questo meno inquietanti.

Si dice che il brigantino sia nientemeno che... maledetto!

A partire dal viaggio inaugurale - quando ancora si chiamava Amazon - e passando per altre sventure, l'imbarcazione è stata sempre accompagnata da eventi negativi, tanto da attirarsi addosso la cattiva nomea di nave maledetta.


Come se ciò non bastasse a provocare più di un pensiero cupo anche in un uomo di scienza e tutt'altro che scaramantico qual è Antonio Gagliardo, a gettare non solo ulteriori ombre ma addirittura morte sulla nave è un primo avvenimento drammatico e terribile, che semina morte e quindi paura, diffidenza, sospetti, andando a creare spaccature nell'equipaggio, che fino a quel momento pareva aver goduto di un clima gioviale e sereno.


In seguito al verificarsi di questa prima sciagura, Antonio si prefigge da subito di indagare, anche perché pian piano emergerà una triste verità (più d'una, a dire il vero): su quella nave tutti sono in pericolo.


Partono gli "interrogatori" da parte dell'attento e riflessivo dottore, che comincia a far domande a tutti, al capitano come al vice, ai marinai come a Sarah Elizabeth, tenendo bene in mente di non dare nulla per scontato.


Ha inizio una sorta di caccia al colpevole e la tensione non può che salire col passare delle ore, dei giorni: tutti i passeggeri sono come in trappola, obbligati a restare in quel mezzo di imbarcazione sperduto nel mare, senza possibilità alcuna di fuga e con la terrificante consapevolezza che tra loro si nasconde un traditore che  agisce con freddezza.


Antonio è disperato: non riesce a capire come unire tutti gli indizi che man mano sta raccogliendo; se su alcuni aspetti riesce subito a far luce, su altri ancora brancola nel buio ma, grazie alla sua intelligenza e alla sua caparbietà, le sue indagini proseguono e si arricchiscono di nuovi elementi che è la stessa Mary Celeste a fornirgli.

Spesso la verità è vicina ma celata, ben nascosta sotto assi, strumenti musicali, in un libro... e va cercata con calma, lucidità e pazienza.


"Sentiva di dover partire proprio dal mare, lo specchio dei pensieri più intimi. Il giorno in cui era salito a bordo della Mary Celeste, si era reso conto che quella superficie liquida e mutevole acquistava una visione diversa se osservata dall’alto. Fin dai primi istanti, in essa aveva visto riflettersi tutto ciò che soggiaceva nelle profondità dell’animo, dalle paure più recondite ai sogni impossibili. Forse, adesso, se avesse sfruttato quella contemplazione fatta di silenzio e totale abbandono, avrebbe potuto esaltare il suo acume investigativo."

 

Antonio è un uomo riflessivo, acuto osservatore di gesti, espressioni, comportamenti,  sensibile scrutatore dell'animo umano e lì, su quella trappola galleggiante, su cui è letteralmente impossibile chiedere aiuto o fuggire via, tra gente sconosciuta che sembrava amichevole ma in mezzo alla quale si nasconde una serpe velenosa e priva di scrupoli, egli dovrà fare appello a tutto il proprio acume, il sangue freddo, la capacità di deduzione e ragionamento, per unire insieme tasselli che sembravano non incastrarsi e invece sono compatibili l'uno con l'altro; dovrà affrontare e superare paure, senso di impotenza, disperazione, solitudine, timore di non farcela, e non perdere la giusta dose di calma per saper parlare con franchezza a chi, come lui e con lui, aspetta che sia smascherato il colpevole, col rischio, ovviamente, di finire anch'egli nella diabolica trama ordita dalla mente che ha magistralmente iniziato a seminare la morte su quella nave che, forse, un po' maledetta lo è davvero.


Il romanzo è un giallo storico che prende spunto da fatti e persone reali: corrispondono, infatti, alla realtà i personaggi (escluso uno) della Mary Celeste, dieci persone svanite nel nulla, di cui non si ebbe più alcuna notizia.


Il brigantino partì il 7 novembre 1872 e il 4 dicembre fu avvistato da un'altra nave, la Dei Gratia, che appurò come sopra la Mary Celeste non ci fosse nessuno! 

Sono passati 150 anni e il mistero, attorno a quella che è considerata la prima nave fantasma della storia, resta più fitto che mai; gli autori hanno pensato di riempire quel buco di informazioni assenti con una storia fittizia, di fantasia, ma coerente con lo sfondo storico di base.


La narrazione parte subito con un ritmo già incalzante in quanto vediamo Antonio Gagliardo tentare di fuggire agli scagnozzi inviati da un creditore; spostandoci quindi dalle strade di New York al veliero, la tensione narrativa non farà che crescere in base ai tragici eventi  che si susseguiranno e che faranno sentire, tanto al protagonista quanto al lettore, tutta l'ansia e la suspense a causa di un pericolo che incombe sulle persone presenti sulla nave; un pericolo tanto più minaccioso quanto meno è individuabile con sicurezza, e quando il quadro diventerà chiaro, la minaccia sarà finalmente esplicita, ma non certo meno insidiosa.


La storia immaginata dagli scrittori Lecce-Cazzato è assolutamente avvincente e io mi sono ritrovata a divorare una pagina dopo l'altra, a finire un capitolo e ad iniziarne subito il successivo; il racconto prende il via dal 6 novembre e, nel proseguire, si andrà scalando di giorno in giorno fino a giungere al momento del ritrovamento (il 4 dicembre).


La penna degli scrittori è molto accurata, precisa, la lettura prosegue con agilità e una grande scorrevolezza; il linguaggio è consono al periodo storico, ai personaggi coinvolti e all'ambito marinaresco; a tal proposito, in aiuto per chi, come me, è a digiuno in questo campo, c'è il glossario a fine libro; non solo, ma in appendice troverete anche foto e altri particolari, molto interessanti, relativi a persone e vicende reali, oltre a una bibliografia.


Leggere "Mary Celeste" è stato come imbarcarmi insieme al protagonista e vivere con lui un'avventura imprevedibile, irta di pericoli e minacce dietro l'angolo, dove tutti sembrano innocenti ma in realtà, fino allo svelamento della verità, chiunque potrebbe essere il colpevole, per cui fino alla fine non sappiamo cosa accadrà e chi la spunterà;  sta ai lettori scoprire quale storia hanno immaginato per loro gli autori.


Il mio parere è assolutamente positivo: storia appassionante, scritta davvero bene, con personaggi dalle personalità interessanti e molto ben delineate; coinvolgente la ricerca dell'assassino e del movente e, ovviamente, il fatto che la cornice sia vera non fa che rendere il tutto molto accattivante.

Fatevi un regalo: acquistate il romanzo, in uscita proprio da oggi, e leggetelo: imbarcarsi su questa nave fantasma (nel corso dei decenni, le ipotesi su cosa possa essere accaduto ai passeggeri, si sono sprecate, dalle più logiche a quelle più fantasiose) sarà un viaggio entusiasmante, avventuroso, ricco di suspense e con un finale che vi lascerà comunque soddisfatti, nonostante gli eventi narrati siano drammatici.


Ringrazio di cuore Salvatore Lecce e Cataldo Cazzato per avermi dato l'opportunità di leggere e recensire in anteprima il loro romanzo e vi lascio, cari lettori, consigliandovelo caldamente!!


Vi lascio il link su Amazon e il booktrailer. Buona visione ^_-







Gli autori

Salvatore Lecce e Cataldo Cazzato sono due amici che condividono la passione per la scrittura. I loro racconti Natale con il morto (2016) e Amaranto e Porpora (2018) sono stati pubblicati in appendice ai volumi del Giallo Mondadori. Dal racconto L’albero di Elisa (2018) è stata tratta l’omonima opera teatrale a cura della compagnia Trinaura Teatro. Per goWare hanno pubblicato il thriller La via del silenzio (2018) e il noir Il Puparo (2020), entrambi più volte bestseller Amazon.



martedì 29 novembre 2022

|| RECENSIONE || RIFQA di Mohammed El-Kurd



Nel leggere le poesie di Mohammed El-Kurd riusciamo a sentire il grido di rabbia, di dolore ma soprattutto il coraggio di un popolo che non si arrende, che resiste e lotta per affermare con forza il proprio diritto di esistere, la volontà di non cedere e di non soccombere al cospetto di un occupante che con violenza, da ormai più di settant'anni, espropria terre, case, e prova a spazzar via la storia, le radici, la cultura, la memoria, l'identità del fiero popolo palestinese, "provocatoriamente, orgogliosamente, completamente vivo".


RIFQA 
di Mohammed El-Kurd



Fandango Libri
trad. E. Bero
155 pp
Il titolo dell'esordio letterario di El-Kurd è un nome di donna: non una donna qualsiasi, ma la nonna di Mohammed, colei che accoglieva con un mazzetto di gelsomini il nipote che tornava da scuola, che gli ha insegnato "a sparare le mie frasi come razzi, a essere resiliente."

"Sono cresciuto nella sua saggezza e la mia poesia ne è il riflesso. Lei è l’asse delle mie azioni, l’orchestratrice della mia cadenza."

Nonna Rifqa, morta a 103 anni, che aveva più anni della colonizzazione sionista e che ha dovuto lasciare la propria casa, per la prima ma non per l'ultima volta, in un giorno di maggio 1948

La mattina d’un maggio dal cielo rosso 1948.
Poteva essere oggi.
Hanno buttato giù le porte,
rivendicando la vita come fosse la loro.

L'inizio della Nakba, della catastrofe, e quindi l'esilio da Haifa e, come se non fosse stato sufficiente l'andare di rifugio in rifugio, ha dovuto vivere e subire, ormai anziana, anche l'espropriazione della sua casa a Sheikh Jarrah, quartiere di Gerusalemme Est, in un ennesimo ripetersi di un orrore destinato a non finire mai.

Rifqa aveva il passo sicuro.
“Torneremo appena le cose si calmano”
e lei ha creduto,
indossato la chiave
finché la chiave il collo la memoria
non sono diventati dello stesso colore.


15 maggio 1998: Mohammed nasce nel cinquantesimo anniversario della Nakba. Non poteva che farsi portavoce di un canto di libertà che non è solo suo o della sua famiglia, ma di un intero popolo.


"sono nato di fronte a una casa chiusa
che definivo mia, ma non ci sono mai entrato.

I colonizzatori  giovani  vestiti diversamente
coi fucili che sbattevano sui fianchi    nazione di terroristi
festeggiavano la proprietà rubata spietati.
Piangevo – non per la casa,
ma per i ricordi che avrei potuto averci dentro."


Tra donne coraggiose che stanno in piedi davanti ali coloni e ai giovani soldati armati, tra bambini vilmente uccisi su una spiaggia, tra gruppi di uomini, donne, anziani e bambini che si uniscono per "guastare la permanenza dei coloni nelle loro terre", i versi di questa raccolta ci raccontano l’amore per la patria, la consapevolezza di come in terra di Palestina la morte sia improvvisa, immediata, costante.
Ci parlano di resistenza, di lotta per la libertà, di difesa della propria terra e dell'attaccamento ad essa; dopo le poesie, nell'edizione italiana c'è una sezione in prosa dedicata alla lotta degli abitanti di Sheikh Jarrah per non lasciarsi strappare le proprie case; sono testi che l’autore ha scritto per The Nation e per The Guardian.

Nel 2009 la famiglia El-Kurd (e non soltanto essa) si è vista confiscare, per decisione di tribunali israeliani, la propria casa e questo, ricorda il giovane autore, rientrava nella strategia di "ripulire etnicamente" il quartiere di Sheikh Jarrah nella sua interezza *

Nonna Rifqa è stata una combattente fino all'ultimo, non accettando di vedersi rubata la casa un'altra volta, di essere trasformata ancora in un'esiliata che vaga tra campi profughi.

Vedersi togliere la casa non è solo una questione di perdere la proprietà, ma, dice Mohammed, "significa perdere anche l’identità palestinese della città e rappresenta un presagio del tremendo destino che attende quel che resta della sempre più esigua popolazione autoctona di Gerusalemme. Sheikh Jarrah: è un perfetto esempio di colonialismo di popolamento, un microcosmo della realtà palestinese nel corso dei settantatré anni di dominazione sionista."

Con questa sua raccolta, El-Kurd si affianca ad altri poeti della resistenza palestinese (Fadwa Tuqan, Rashid Hussein, Mahmoud Darwish e Ghassan Kanafani) che, prima di lui e come lui, hanno svolto, e svolgono ancora, un ruolo significativo nel formare e tenere vivo un fronte internazionale contro il colonialismo e l’imperialismo nel mondo.

Mohammed El-Kurd - poeta, scrittore e giornalista per The Nation, - attraverso i suoi articoli prima e questo libro poi, offre una chiave di lettura che stimoli a guardare a quello che è chiamato da sempre "conflitto israelo-palestinese" in modo da interrogarsi con onestà su come sia la vita sotto occupazione a Gerusalemme Est, su tutto ciò che questo comporta per la popolazione e su chi siano davvero i carnefici e chi le vittime.

Leggete "Rifqa" e lasciatevi guidare dalla penna arguta, chiara, sarcastica, sincera e fiera di un giovane scrittore che, allontanandosi da ogni retorica e senza paura di chiamare le cose col loro nome, ci ricorda quanto brutale sia la realtà quotidiana nei Territori occupati - e questo non da una settimana o da un paio di mesi, né da qualche anno... ma da 73 anni - e come a questo non possano che seguire azioni di lotta e resistenza.


"Le persone più libere sul pianeta non sono controllate da odio e paura, ma sono mosse da amore e verità. Siamo più di cosa abbiamo subito; siamo chi siamo diventati, nonostante tutto."


Come per lo scorso anno, ho voluto pubblicare in questo giorno la recensione di un libro che tratta l'argomento "Palestina" - di come vivono i palestinesi sotto il regime d'occupazione e apartheid israeliano - in occasione della Giornata internazionale della solidarietà con il popolo palestinese, istituita nel 1977 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Nel 2020 ho segnalato alcune scrittrici palestinesi in QUESTO POST.



* a tal proposito puoi leggere QUESTO ARTICOLO

domenica 27 novembre 2022

** SEGNALAZIONI SUL BLOG **



Cari lettori, avete trascorso un buon weekend?
Io, complice il cattivo tempo, oltre a mettermi ai fornelli, mi sono dedicata alla lettura. 

Questa sera faccio un salto qui sul blog per proporvi un paio di pubblicazioni.

La prima è il romanzo d’esordio di Claudia Cocuzza, vincitrice del premio Garfagnana in giallo 2022, sezione Inediti.



LA PARTITA DI MONOPOLI
di Claudia Myriam Cocuzza

Bacchilega Editore
18 euro
Rosa Squillace, facoltosa ereditiera e titolare dell’azienda agricola "La zagara", viene trovata morta.
Il suo omicidio sconvolge il tranquillo borgo marinaro di Castellace, a pochi chilometri da Taormina.

A investigare c'è il maresciallo dei carabinieri Stefania Barbagallo, la quale dovrà dividersi tra l’indagine, complessa e piena di risvolti imprevisti, e la sua travagliata vita personale, in cui figurano il marito assente, un matrimonio in crisi e la gestione delle due figlie della coppia. 

Le indagini sono così intricate che il maresciallo avrà bisogno di tutto l’aiuto possibile per venirne a capo; l'amica Clara, la farmacista del borgo, è in prima linea per darle una mano. 
La faccenda è resa ancora più complessa dal coinvolgimento nelle indagini di una ex amica di Stefania, nonché figlia della vittima: la bellissima Sara. 
Le due donne frequentavano la stessa classe ai tempi del liceo e, tra di loro, qualcosa ancora sembra irrisolto. 

La partita di Monopoli narra di amori, passioni, tradimenti e vessazioni subite che, fino all’ultimo, sono in grado di cambiare la vita dei personaggi. Un rompicapo apparentemente senza regole che ricorda una partita di Monopoli, in cui vince chi sa imbrogliare di più.

L'autrice.
Claudia Myriam Cocuzza. Classe 1982, è una farmacista laureata in Chimica e tecnologie farmaceutiche.
Vive a Calatabiano (CT), tra il mare e l’Etna, con le due figlie, il marito e un pastore maremmano.
È caporedattrice per Writers Magazine Italia e redattrice per ThrillerNord e Il giornale delle buone notizie. Il suo racconto La stanza rossa è pubblicato sul numero 62 del WMI.
Il suo racconto Vincenzo è morto ha ricevuto la menzione speciale al Premio Termini Book Festival ed è finalista al concorso GialloLuna NeroNotte, in collaborazione con Il Giallo Mondadori.



                                                                    *******************


Il secondo libro appartiene a tutt'altro genere: Romantic suspense/Military romance.

EZRA
Phoenix Series 2
di Simona Diodovich



Editore: Self Publishing
179 pp
3 euro
Novembre 2022


Ezra Underwood fa parte di una squadra Metro SWAT ed è in missione a New York.
In un normale giorno di luglio, la sua vita viene capovolta da spietati assassini che fanno saltare in aria parecchie persone, in una partita al massacro.
Insieme alla detective Charlotte Wall si ritrova a indagare su quei pazzi, che sono a tutti gli effetti dei sicari. 
Sebbene i due non si sopportino a pelle, cercano di lavorare insieme per sbrogliare la matassa di un caso così complicato, ma per riuscirci sono costretti ad assecondare il gioco degli assassini. 
Perché di questo si tratta, di un diverso tipo di svago e di una possibile carneficina, che nasconde le vere intenzioni dei killer.

Come possono, due persone così differenti, lavorare insieme a stretto contatto senza provare nulla?
Impossibile.

“Mi chiamo Charlotte Wall e sono una detective. Il caso è mio perché sono la prima ad essere sul campo.”

Non lo sopporta, ma non può fare a meno di vedere quanto lui sia magnifico.
“Sono Ezra Underwood, questa vita mi sta stretta, sono stanco, non mangio da giorni.”

Non può non notare questa splendida donna così coraggiosa, che resta sempre in prima linea
insieme a lui.
Il tempo sta per scadere, la partita va giocata fino in fondo.
Bentornati tra i Phoenix.

Link ebook: https://rb.gy/rv6y7h

L'autrice.
Simona Diodovich, nata a Milano, studia come grafica pubblicitaria diventando poi illustratrice a Canale 5 disegnando cover di cd e dvd per A. Valeri Manera; è grafica pubblicitaria, illustratrice, fumettista, autrice di libri di differenti target, copywriter, editor, sceneggiatrice di fumetti e colorista.
Ha lavorato con Arnoldo Mondadori per il Tv sorrisi e Canzoni, con le cover dei cd dello
zecchino d’oro, per la Medusa Video le cover delle videocassette di Lupin III, persino con la
LysoForm per un giornalino per i bambini sull’igiene, oltre le varie case editrici italiane.
Prosegue la carriera come fumettista disegnando il dottor sorriso per conto della Fondazione Garavaglia, che si ispira alla fondazione americana di Patch Adams. Come grafica pubblicitaria si divide tra case editrici ed enti pubblici, dove realizza da sola volumetti sull’educazione stradale, manifesti, giochi, usando ogni mia conoscenza acquisita negli anni. Per amore dei disegni e, per il fatto che adorava inventarsi personaggi e storie, il passo dal disegnare storie e scrivere un libro è stato molto breve.  Cartoni animati per LPR/Leroy Merlin, realizzazione di fumetti.

sabato 26 novembre 2022

** Fuga di cervelli al femminile: scelta libera o imposta? **



In Italia, se vuoi provare a realizzare i tuoi sogni, studiare è sicuramente molto importante e, se il diploma sembra ormai non bastare più, ecco che si sceglie il percorso universitario, sperando così di ottenere la posizione lavorativa desiderata.

Tuttavia, nel nostro Paese, negli ultimi decenni, si sente sempre di più parlare di “fuga di cervelli”: milioni di studenti e studentesse che prendono la decisione (non di rado a malincuore) di lasciare il paese dove sono nati e cresciuti per inseguire i propri sogni. 

Come riportato nel Referto sul sistema universitario 2021 della Corte dei Conti, negli ultimi dieci anni il numero di giovani laureati (25-34 anni), che decide di trasferirsi all'estero per avere maggiori e migliori opportunità di impiego, nonché una remunerazione più adeguata, è aumentato; nel 2018 erano 117mila gli italiani emigrati all’estero, di cui 30 mila laureati.
In generale, negli ultimi cinque anni circa 244 mila giovani si sono trasferiti in un'altra nazione. 

Nonostante la pandemia, queste migrazioni non si sono fermate, anzi: le fughe all'estero dei giovani laureati italiani sono andate intensificandosi rispetto al 2019.

"Il bilancio delle migrazioni dei cittadini italiani 25-39 anni con un titolo di studio di livello universitario si chiude con un saldo dei trasferimenti di residenza da e per l'estero di 14.528 unità", spiega il presidente dell'Istat.

Le mete privilegiate? Francia, Germania e Spagna in primis, ma anche i Paesi dell’Est Europa o quelli più a nord, come la Norvegia. Chi sceglie di uscire dall’Europa, solitamente opta per Emirati Arabi, Cina, Giappone e Singapore.

Tra questi studenti che emigrano, la percentuale di donne sta diventando sempre più considerevole. 
Cosa le spinge ad andarsene dall'Italia?

Le ragioni sono tante ma uno dei principali motivi è da ricercare nelle disuguaglianze di genere

Per una donna, lavorare in un Paese in cui non sempre si viene premiate perché lo si merita non è semplice e, sebbene nell’ultimo secolo si siano fatti tanti passi avanti, c’è ancora tanto per cui lottare. 
In altre nazioni però sembra che la situazione non sia come in Italia ed è proprio per questo che tante donne decidono di emigrare. 

Il motivo principale è sicuramente legato alle
source
maggiori possibilità di crescita professionale
.  
In molti Paesi esteri infatti si investe molto di più nei giovani: c’è più offerta di lavoro e gli stipendi sono più alti e questo ovviamente attira tantissime donne, che si sentono limitate in Italia. 

Inoltre, mentre in Italia non sempre si danno possibilità alle persone più meritevoli, in altri Paesi la meritocrazia è una delle basi fondanti della vita lavorativa. Infatti, seppur istruita tanto quanto i suoi colleghi uomini e seppur ricoprendo la stessa posizione, se sei donna quasi sicuramente verrai pagata meno, e il divario non è indifferente. 
Questo fenomeno purtroppo è molto diffuso e tante donne si sono trovate in questa situazione. 


Cecilia Cravari e Annagiulia Bifania sono tra queste, cioè tra coloro che hanno deciso di riporre le proprie speranze in altri Paesi.

Cecilia Cravari, 32 anni, pluripremiata atleta della Nazionale italiana di pattinaggio artistico sincronizzato, oggi è un medico specializzato in cardiologia. 
Laureata con il massimo dei voti all’Università di Parma, dopo una serie di Erasmus all’estero negli Stati Uniti e in Svizzera, ha deciso di iniziare la sua carriera proprio in quest’ultimo Paese. 
Dopo la sua esperienza da stagista le è  stata offerta una posizione, che lei ha accettato spinta dal fatto di essersi sentita da subito supportata e valorizzata, nonostante lavorasse con medici di un certo livello e con più anni di esperienza. 
Certo, l’Italia le manca, ma non pensa di tornarvi nell’immediato: lì dove vive e lavora attualmente viene apprezzata e pagata per la dedizione e per la sua preparazione e questo è qualcosa a cui non vuole rinunciare. 

Annagiulia Bifania, laureata in Lingue, Culture e Civiltà dell’Asia Orientale a Venezia, ora vive in Giappone, a Tokyo, dove lavora come agente immobiliare. 
Dopo essersi laureata, ha cercato delle posizioni come stagista e, dopo averla trovata in un noto brand di abbigliamento, si è ben presto accorta che purtroppo non sarebbe cresciuta professionalmente in quanto il modus operandi delle aziende era sempre lo stesso: offrono contratti a tempo determinato e con una retribuzione minima. 
Quando le è stato proposto di andare a lavorare in Giappone con un salario più alto e decisamente più dignitoso, Annagiulia non ha esitato a partire!

Sempre maggiore è, dunque, il numero di donne che, spinte dalla volontà di riscatto, di essere rispettate e premiate per i loro traguardi, decidono di partire.
Ovviamente, il percorso in questo senso è ancora molto lungo anche all’estero, ma sembra che passi in avanti siano già stati fatti. Le associazioni che cercano di combattere per i diritti delle donne sono tante e speriamo che, anche in Italia, la situazione cambi in meglio. 


Questo post (che contiene alcune mie piccole modifiche rispetto all'originale) si basa sul seguente articolo   >> Donne in fuga per realizzare i propri sogni << 



Altre fonti consultate: 
  • https://ifmagazine.bnpparibascardif.it/2022/03/04/fuga-di-cervelli-un-fenomeno-in-rallentamento/
  • https://www.avvenire.it/economia/pagine/cervelli-in-fuga-corte-dei-conti
  • https://www.dealogando.com/lavoro/fuga-dei-cervelli-italia/
  • https://primocomunicazione.it/articoli/attualita/rapporto-istat-tornano-ad-aumentare-i-giovani-laureati-italiani-che-emigrano-allestero

mercoledì 23 novembre 2022

Esprimi un desiderio

 

Se potessi esprimere qualche piccolo e innocuo desiderio, chiederei per Natale (ma non solo, anche "spalmati" durante il corso dell'anno vanno bene, eh) dei regali librosi.

Oltre a specifici libri e buoni da spendere in libreria, ci sono delle cosine che costituirebbero un regalo gradito. Ma si sa che faccio prima a comprarmeli da sola :-D

Questa copertina, ad es., non è bellina?

 QUI


Segnalibro particolare e gattaro


QUI


Per quando rischio di fare le notti pur di finire un libro:







Una raffinata lampada letteraria:

QUI

Una felpa a tema OUTLANDER, ma anche una più generica, a tema libri.

QUI
QUI


Un fermalibro per evitare che caschino impuniti su un fianco!


QUI


La borsetta del mio classico preferito:

QUI







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