Un racconto molto ben strutturato che, pur ispirandosi alla celebre favola di Andersen -
La sirenetta - contiene elementi molto originali e diversi colpi di scena, con i quali, insieme ad una scrittura precisa e molto fluida, cattura il lettore dalla prima all’ultima pagina.
Ringrazio Giada – Aenor Lullaby di “Pagine magiche” -
per avermi dato modo di leggere il suo scritto.
LA SIRENA MECCANICA
di Giada Bafanelli
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self- publishing
136 pp
0,99 euro
Maggio 2016
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La protagonista di questo breve romanzo è la giovanissima
Nym, sirenetta meccanica che vive nel profondo del mare da ormai nove anni, cioè da quando è stata vittima di un naufragio dell’aeronave su cui viaggiava insieme al padre; grazie all’aiuto della burbera ma generosa Ran, si è salvata, ma in cambio è diventata un cyborg, con il corpo costituito da congegni e protesi, compresa una coda come quella delle sirene, ma meccanica, appunto.
Nym non è l’unica creatura meccanica che vive in fondo al mare; con lei ci sono altre persone, che hanno vissuto drammi simili al suo, come Ruh e Ygg, il suo migliore amico dall’occhio bionico.
Eppure ogni tanto, nella mente di Nym, si affacciano flash di ricordi di una vita passata, in cui aveva le gambe e viveva sulla terra.
E si chiamava Helena.
La sottile nostalgia per quella “vita precedente” si fa sentire sempre più spesso, e quando nei resti di un’altra aeronave trova un paio di gambe meccaniche, la speranza di farsele impiantare al posto della coda, si fa strada sempre più prepotentemente.
A creare le condizioni perché questo avvenga saranno due eventi che sconvolgeranno Nym: il primo sarà un incidente nel quale Ygg riporterà gravi “ferite” per aiutare lei in un momento di difficoltà; il secondo sarà il salvataggio, da parte della nostra sirena, di un ragazzo biondo e di bell’aspetto, ferito a causa di un naufragio.
Un furente litigio con un deluso e arrabbiato Ygg, unito al desiderio di riavere delle gambe con cui camminare come tutti gli esseri umani, farà sì che – con l’aiuto dell’esperta Ran -, Nym riesca a lasciare le più sicure acque del mare per ritornare all’incerta vita sulla terraferma, dove ha vissuto quand’era solo una bambina e della quale conserva pochissimi e flebili ricordi.
Nym sa di non essere più Helena: troppe cose hanno stravolto la sua esistenza rendendola “diversa”, “un mostro” dal viso umano ma con le branchie e due belle gambe artificiali cigolanti ad ogni passo.
Come l’accoglieranno gli esseri umani che incontrerà? La scacceranno, come ha previsto la saggia Ran prima che Nym se ne andasse per sempre, o saranno comprensivi?
Una cosa è certa: per non correre rischi è bene nascondere tutto ciò che in lei è meccanico…
Il suo arrivo nel paese in cui approderà non passerà inosservato, i pericoli non mancheranno, ma neanche le sorprese: Nym, infatti, ritroverà proprio quel ragazzo che aveva salvato, e che si chiama Johan.
Ma tutti hanno i propri segreti, ed anche Johan ha il suo.
Ricchi colpi di scena e movimenti vivaci attendono il lettore, che vedrà la nostra sirenetta impegnata a proteggere il destino dei vecchi ma mai dimenticati amici del mare dalle cattive intenzioni di gente senza scrupoli, incapace di accettare e rispettare chi è diverso da loro.
Quest’ultimo aspetto torna spesso nel racconto: la “diversità”, dovuta a malformazioni fisiche evidenti o a scelte di vita non conformi alle convenzioni sociali, e di come essa sia vista come una “mostruosità” da schernire, perseguitare, imprigionare per farne un fenomeno da baraccone; in una parola: la mancanza di rispetto per il prossimo, che invece va accettato per come è, senza pregiudizi e stigmi sociali.
La sirena meccanica è un racconto lungo e bello, una favola dai contorni malinconici che ruota attorno alla sua coraggiosa e giovane protagonista, combattuta tra il legittimo desiderio di essere una ragazza normale, che si innamora e viene amata, e la paura di non essere accettata a causa del suo aspetto esteriore.
Sullo sfondo c’è la suggestiva ambientazione del mare, come luogo che ha sì “imprigionato” Nym e i suoi amici in seguito alle loro personali tragedie, ma che alla fine – paragonato alla durezza della vita sulla terraferma e agli esseri umani, non sempre caritatevoli, che vi abitano – forse risulta più sicuro e in grado di fornire protezione a chi è “diverso”.
Grazie ad un linguaggio molto chiaro, preciso e scorrevole, a un giusto equilibrio tra le parti riflessive (che ci fanno conoscere meglio la protagonista), descrittive e narrative, l’Autrice riesce a immergere il lettore completamente nella storia, da subito e fino alle ultime, movimentate battute.