Con la sua scrittura
sempre delicata, eterea, leggera, ricca di riflessioni, Banana Yoshimoto
affronta il tema della rielaborazione del lutto, e lo fa focalizzando la nostra attenzione
sulla maturazione emotiva e “spirituale” della giovane protagonista.
MOSHI MOSHI
di Banana Yoshimoto
Yocchan è una
ragazza tranquilla, che vive da sola in un appartamentino a Tokyo, nel quartiere di Shomokitazawa;
soltanto un anno fa ha perso tragicamente suo padre Imoto, coinvolto in un
omicidio-suicidio architettato dall’amante.
Devastata da questa
perdita improvvisa e drammatica, Yocchan ha deciso di superare questo dolore
concentrandosi sul lavoro (fa la cameriera in un ristorantino che va molto
bene) e cercando di conquistare finalmente un’indipendenza (non solo economica), che l’aiuti a crescere
come persona, allontanandosi da quel nido famigliare sicuro che, con la morte
del padre, si è miseramente sgretolato.
Ma accade qualcosa di
imprevisto: sua madre si fionda in casa sua, imponendo la propria presenza,
dando per scontato che la figlia sia d’accordo all’idea di averla come
coinquilina. La madre, infatti, desidera vivere (per quanto tempo non sa) con
la figlia, perché sente che continuare ad abitare nella loro casa di Meguro, in
cui hanno vissuto per anni tutti e tre, la fa star male: sola in quella grande
casa piena di ricordi, ormai privata della presenza di suo marito, la vedova si
sente sola, smarrita, sull’orlo di un esaurimento.
Anche la donna ha
bisogno di superare la morte di Imoto, e vuol partire dal godere della
compagnia dell’unica figlia, Yocchan, cercando di ritrovare se stessa come
persona, riacquistando la serenità perduta in seguito alla tragedia.
Inizialmente
infastidita da quest’intrusione nella propria vita privata, la ragazza cerca,
nei giorni successivi, di fare buon viso a cattivo gioco: sa che sarebbe
scortese mandar via la madre, così accetta suo malgrado questa compagnia
imposta e condivisa in uno spazio, tra l’altro, molto ristretto.
Con l’andar dei
giorni, le due si avvicinano l’una all’altra, imparando a sfruttare i momenti
insieme per parlare e conoscersi meglio come mamma e figlia ma anche come donne
adulte.
La mamma capisce ed
apprezza la vita sobria della figlia e la sua bravura nel lavoro; Yoshie, per
canto suo, conosce per la prima volta lati del carattere della madre che le
erano nascosti, e cerca di mettersi nei suoi panni.
Non solo, ma
Yocchan, passando più tempo con la mamma, si accorge di quanto questa sia
desiderosa di riprendere in mano la propria vita nonostante la tragedia che le
ha colpite e che resterà per sempre, per loro, qualcosa di incomprensibile ed
irrisolto.
Forse avrebbero
potuto far qualcosa per evitarla, per aiutare Imoto a non allontanarsi con
quella donna che aveva in mente un piano folle come quello attuato nei boschi
di Ibaraki?
Questo, ed altri dubbi,
ossessionano entrambe, eppure la madre sembra quella, tra le due, più propensa
a gettarsi il passato doloroso alle spalle per ricominciare a vivere senza il
marito; Yocchan invece non ci riesce: il pensiero va a suo padre in quanto
vittima di questa donna, che lo ha coinvolto in qualcosa di tragico e di
inspiegabile.
Chi era questa
sconosciuta amante e perché ha scelto di morire insieme a Imoto? Possibile che
lui non abbia avuto la capacità di capire di avere accanto una donna instabile
e pericolosa?
Chi può aiutarla a
sciogliere questi dubbi, che la tormentano anche nel sonno, dove nei sogni
angoscianti che fa suo padre sembra volerle dire qualcosa?*
Le risposte alle
mille domande pian piano arriveranno, attraverso alcune persone.
Nel romanzo ci sono pochi personaggi importanti, tra cui Aratani, un giovanotto che comincia a frequentare il ristorante dove lavora Yocchan e che pare avere qualcosa da rivelarle...
L’amicizia con Aratani comincia a diventare qualcosa di importante e l’interesse reciproco cresce di giorno in giorno.
È pronta Yocchan a gettarsi in una relazione d’amore, presa com’è dal pensiero del destino del padre, che lei immagina come un’anima in pena che non riesce a trovare la pace definitiva nell’aldilà?
C'è un amico del
padre, Yamazaki (lui e Imoto suonavano nella stessa band musicale ed erano
amici intimi): le sarà d’aiuto, dimostrandosi disponibile a darle risposte
importanti sul padre che la tranquillizzeranno un po',
Ad un certo punto
interverrà anche un’altra persona – mai conosciuta prima di allora – che
fornirà ad Yocchan ulteriori informazioni che le permetteranno di avere un
quadro della situazione più completo.
Luoghi e persone
Yocchan è un
personaggio che nel corso della storia avrà modo di crescere molto, giungendo a
consapevolezze interiori importanti, che la porteranno a diventare una donna
più cosciente dei propri desideri e bisogni, oltre che a riscoprirsi una figlia
matura, capace di farsi domande sulle scelte paterne e di riscoprire la
bellezza di un rapporto più onesto e vivo con il genitore rimastole (sua madre).
In questo breve
romanzo ci sono molte cose che compaiono frequentemente pagina dopo pagina, diventando dei
punti cardine nelle giornate della protagonista.
Ad es., il cibo ha
la sua importanza, mangiare o bere qualcosa seduti in un bistrot o in un bar è
un modo per apprezzare non solo il cibo in sé, quanto la bellezza dello stare insieme.
Importanti sono i
luoghi che si frequentano, in cui si decide di vivere: vivere nel nuovo
quartiere (Shimotaka) è un’occasione per crescere, per allontanare cupezza,
nostalgia e sentirsi finalmente parte di qualcosa.
Aver condiviso un
luogo con le persone amate dà ad esso valore, lascia dei segni, e
“Ciò che è inciso nel corpo non scompare”.
I luoghi possiedono
forza perché li amiamo, e quando certe persone vanno via, se anche venissero
sostituite, verrebbe comunque a mancare qualcosa di importante, perché a contare è il
singolo individuo.
Vi è anche il tema
della morte, della pace che il defunto stenta a trovare e di cui devono “occuparsi”,
in un certo senso, i familiari. Da un evento negativo – la morte del
padre/marito – mamma e figlia potranno imparare a non sprecare la vita, il
tempo, e iniziare a tessere ogni giorno una tela che sia finalmente la loro.
Yocchan è giovane ma a volte sembra “vecchia dentro”, oltre che volubile: troppo controllata quando dovrebbe lasciarsi andare e piagnucolona quando dovrebbe farsi forza; però nonostante tutto, è schietta, onesta, pratica e di poche parole, sensibile ma con carattere. È cosciente delle proprie debolezze, del bisogno di ricevere risposte che le diano serenità e pace.
Come dicevo più su, nel corso della storia vediamo una Yocchan che cresce, acquisisce più consapevolezza di sé, del suo essere donna, e questo anche grazie all’amore.
Un romanzo che forse
può non piacere a tutti, soprattutto a quanti cercano colpi di scena,
dinamicità, intrecci narrativi complessi, personaggi memorabili, frizzanti e
coinvolgenti.
Personalmente l’ho
apprezzato, mi è piaciuto leggerlo perché anzitutto è proprio lo stile dell’Autrice
che mi cattura: ha qualcosa di “magico”, crea un’atmosfera esotica e
suggestiva, sia attraverso le
ambientazioni (con i suoi locali, i cibi… tipici del luogo) che attraverso certe tematiche e il
modo di parlarne, lasciandoci entrare un po’ nelle abitudini e nelle
credenze giapponesi.
Ci sono molti passaggi significativi e, soprattutto nell’epilogo, mi sono sentita come avvolgere da una brezza leggera e profumata, di serenità e dolcezza, che mi ha lasciato delle sensazioni piacevoli.
Ci sono molti passaggi significativi e, soprattutto nell’epilogo, mi sono sentita come avvolgere da una brezza leggera e profumata, di serenità e dolcezza, che mi ha lasciato delle sensazioni piacevoli.
*il titolo, Moshi moshi - che significa "pronto" al telefono - ha a che fare proprio con ciò che accade nei sogni.