Cosa faresti se ti trovassi naufrago su un’isola sperduta, in cui non c’è ombra di insediamento umano, circondato soltanto da una natura incantevole e selvaggia, popolata esclusivamente da pinguini, topi, otarie, uccelli? Pensi che riusciresti a tirar fuori tutto il meglio del tuo istinto di sopravvivenza e, proprio come un moderno Robinson Crusoe, trovare soluzioni per non morire di fame?
Questa è la storia di una coppia innamorata che si ritrova, dall'oggi al domani, sola su un’isola deserta. Riuscirà a sopravvivere? Cosa li aiuterà a non soccombere?
L’AMORE, QUANDO TUTTO E’ PERDUTO
di Isabelle Autissier
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Ed. Rizzoli
trad. M. Ferrara
205 pp
17 euro
2016 |
Ludovic e Louise sono una coppia parigina, e più different caratterialmente tra loro non potrebbero essere: lui adora andare in barca a vela, lei scalare montagne. Lui è un giovanotto forte, dal fisico atletico, la cui esistenza finora si è caratterizzata per un'esuberante joie de vivre, spensieratezza e un pizzico di follia; lei è una ragazza assennata, ragionevole, riservata, da sempre chiamata “la piccola” sia per il fisico minuto sia per il carattere schivo, di chi non ama mettersi in mostra ma vive sempre all’ombra; eppure Louise è solo all’apparenza fragile: in realtà dentro di lei arde un fuoco, che il fidanzato ha imparato a conoscere e ad amare, e che emergerà nei momenti difficili con una tale intensità da spiazzarla.
I due sono accomunati da un forte spirito dinamico e avventuroso e così decidono di intraprendere una vacanza in barca a vela, concedendosi un anno di libertà prima di mettere su famiglia. Un’occasione per dare uno scossone ad una vita che sta diventando troppo piatta e abitudinaria, troppo comoda e priva di emozioni forti.
Mentre sono in mare, su insistenza di Ludovic - e senza l’approvazione di Louise - cambiano piano di navigazione e finiscono per commettere un’infrazione sbarcando sull’isola deserta di Stromness (al largo di Capo Horn), per una visitina in questo posto sperduto e pieno di fascino naturale: in realtà è proibito visitare l’isola per ragioni naturalistiche: lì vivono specie animali protette, in particolare i pinguini reali, ed è un posto frequentato, nella bella stagione, solo da membri della comunità scientifica per ragioni di ricerca, proprio a motivo della bellezza dei paesaggi e per la fauna specifica del posto.
A causa di un errore di valutazione e di un’improvvisa tempesta, una volta sbarcati sull’isola, la loro barca sparisce e affonda tra le onde del mare agitato, così i due si ritrovano soli, in mezzo ad una natura selvaggia, abbagliante per la sua bellezza, in cui però, a un primo sguardo, non pare esserci molto per loro, per sopravvivere.
Colti da sentimenti di impotenza, angoscia, paura, smarrimento, Ludovic e Louise in un primo momento non sanno che fare, ma poi il ragazzo cerca di scrollarsi di dosso ogni (legittima) inquietudine, e lo scoramento che ne consegue, per ragionare su cosa e come fare per resistere fino a quando qualcuno passerà di lì e li porterà a casa.
Perché sicuramente qualcuno - soprattutto i ricercatori - verrà a farsi un giro sull’isoletta e si accorgerà di loro, e li riporterà nella civiltà moderna, al caldo nei loro letti, al sicuro nella loro cucina, con davanti cibo e ogni cosa di cui hanno bisogno e alla quale sono abituati.
Ma per adesso sono sull’aspra Stromness e devono vedere cosa inventarsi per non morire di fame e, eventualmente dovessero passarvi l’inverno, di freddo…
Col passare di ore, giorni, settimane…, Louise e Ludovic capiscono che devono tirar fuori tutto il coraggio, la pazienza, la lucidità e le proprie capacità di adattamento di cui sono forniti, mettendo in pratica ciò che sanno ma anche imparando cose decisamente nuove.
Immaginiamoci al loro posto: è traumatico solo pensare di passare da una vita “normale”, fatta di agi e comodità, ad un’altra in cui devi immedesimarti negli uomini primitivi, che solo con ciò che la natura offriva riuscivano a cacciare, scaldarsi, coprirsi, sfamarsi…
Ci si trova soli di punto in bianco; dall’aver tutto al non aver nulla; dall’essere circondati e ossessionati da mezzi di comunicazione che ti mettono in contatto con ogni parte del mondo in tempo reale… all’isolamento più totale.
Di quale capacità, gesti, intuizioni… l’uomo moderno deve reimpossessarsi per non soccombere in una realtà che è sufficiente a se stessa e ai suoi legittimi abitanti, ma che può rivelarsi nemica dell’uomo, che rappresenta un intruso?
Luoise e Ludovic scopriranno, con loro sorpresa, di saper vivere anche in una situazione estrema come quella, scuoiando pinguini, costruendo baracche di fortuna per ripararsi…, ma soprattutto capiranno che
per restare vivi hanno bisogno di essere uniti.
Certo non è semplice, perché la paura di morire lì, con il corpo rinsecchito dalla fame e dal freddo, magari rosicchiato dai topolini…, c’è ed è ragionevole; per non parlare del fatto che Louise attribuisce alle idee strampalate di Ludo questa disgrazia:
“…la paura si trasforma in collera. Litigano come se niente fosse, come se fossero comodamente seduti sul divano. Louise è colta da un senso di angoscia. Non soltanto sono abbandonati lì, senza casa, senza un tetto, ma sono condannati l’uno all’altra, l’uno alla compagnia dell’altra, l’uno contro l’altra. Quale coppia resisterebbe a una reclusione del genere?".
Eppure loro si amano e anche tanto! Si sono scelti, dopotutto, no? Il loro amore è forte e supereranno insieme questa prova, e un domani, al sicuro nella loro casa, ne parleranno e ne rideranno insieme…:
“Finchè saranno insieme, il loro amore li sosterrà, li proteggerà. Sta in questo la loro forza: un uomo e una donna, insieme contro le migliaia di chilometri di deserto liquido, contro la solitudine, contro la morte.”.
E se l’amore non bastasse? L’amore è in grado di resistere a tutto o il desiderio di vivere e la paura di morire potrebbero essere più forti, tanto da avere il sopravvento sulla solidarietà, sull’amore, sull’altruismo…?
Pur di non morire di fame e freddo, cosa è disposta a fare una persona disperata? Quale prezzo è disposta a pagare?
Considerazioni.
L’Autrice, con una scrittura estremamente asciutta, sobria, ci racconta la terribile esperienza della coppia su quest’isola, i loro tentativi per resistere, per non soccombere alla fame, al freddo e ancor più allo scoraggiamento, alla paura che nessuno venga a salvarli e che le loro giovani esistenze si spegneranno lì, lontano da tutto e tutti.
“L’amore, quando tutto è perduto” è la storia di un amore costretto a fronteggiare condizioni di vita al limite, in cui si è costretti a far emergere quella parte di sé antica, “primordiale”, selvaggia, necessaria per fronteggiare una natura che in sè non è ostile all’uomo ma può diventarlo perché è tanto satura e sufficiente a se stessa da non andare necessariamente incontro alle necessità dell’essere umano, in quanto... non è tenuta a farlo! È l’uomo che deve adattarsi a lei, ai suoi tempi, ai suoi ritmi, alle sue peculiarità, ai suoi abitanti.
È la storia tragica di come questo amore possa non bastare per restare uniti e trovare l’uno nell’altra la forza per non mollare.
La narrazione procede attraverso un punto di vista esterno molto realista e razionale, che ci restituisce una sorta di cronaca di quest’avventura fuori dall’ordinario; la scarsità di dialoghi tra i due naufraghi, il racconto distaccato dei loro gesti, delle parole, dei pensieri, degli stati d’animo, mi ha dato una sensazione di freddezza e ho trovato inizialmente difficoltà a empatizzare con i personaggi; non riuscivo ad emozionarmi.
In realtà, andando avanti nella lettura e familiarizzando con lo stile narrativo dell’Autrice - spigoloso, molto realistico, accurato circa gli aspetti naturalistici e pratici, ma meno intenso per quanto riguardava le emozioni -, ho capito che in realtà esso riusciva efficacemente a rendere la cruda drammaticità della situazione, perché il narratore esterno conferisce la lucidità necessaria al racconto, dando al lettore la facoltà di valutare, riflettere, forse anche giudicare le azioni e le scelte dei protagonisti.
Sì, perché questo libro è anche la storia di una donna che ha saputo uscire da un incubo, e che una volta fuori si ritrova sola con se stessa, con i propri sensi di colpa e rimorsi, travolta dall’interesse morboso, da parte della società, per l’avventura vissuta, per la sua eroicità. È anche una storia di rinascita: da un passato di cui non si va fieri, da scelte discutibili, da un dolore e da una cicatrice profondi che mai guariranno e con i quali bisogna imparare a convivere, se si vuol essere davvero liberi.
Un romanzo con una storia forte, d’impatto, dove l’avventura si mescola con l’elemento drammatico; un racconto che procede come una sequenza di scatti fotografici che immortalano la natura, i gesti, i pensieri e le parole dei protagonisti senza didascalie e “morale della favola”; al lettore la decisione di immedesimarsi, di immaginare se stesso al posto di Ludovic e Louise, mettendo da parte i giudizi morali espressi con troppa facilità e che potrebbero non tener conto della straordinarietà di determinate circostanze che i personaggi hanno dovuto, loro malgrado, attraversare.
Consigliato; è un romanzo che ci scorre davanti come un film, concreto e pratico come la sua Autrice, la prima donna ad aver fatto il giro del mondo in barca a vela sola soletta.
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Obiettivo n.33 - Un libro ambientato su un’isola |