venerdì 16 settembre 2022

16-18 settembre 1982. SABRA E SHATILA, IL MASSACRO SENZA COLPEVOLI



Quarant'anni fa, tra il 16 e il 18 settembre 1982, all'interno del campo profughi palestinese di Shatila, situato nel quartiere di Sabra, alla periferia ovest di Beirut, ebbe luogo un eccidio brutale e agghiacciante: tra i 1500 e i 3.000 palestinesi furono uccisi dalle falangi cristiano-maronite e dall’esercito del Libano del Sud, con il sostegno e la complicità di Israele, che aveva invaso il Libano per la seconda volta. 

La guerra, iniziata nel giugno del 1982 su suolo libanese e condotta da Israele per combattere l’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) guidata da Yasser Arafat, stanziata ormai in Libano dal 1948, raggiunse il suo apice all’inizio del mese di settembre. 
Dopo l’attentato dinamitardo al neoeletto Presidente del Libano Bashir Gemayel, le forze israeliane, alleate del governo libanese, occuparono Beirut Ovest. 
Il generale dell’esercito israeliano Ariel Sharon decise di chiudere ermeticamente i campi profughi e di mettere cecchini sui tetti di ogni palazzo. Niente e nessuno poteva entrare nei campi.

Tre lunghi giorni di massacri: migliaia di rifugiati palestinesi indifesi - donne e anziani, tanti, troppi bambini -, stuprati, torturati, uccisi, con l’esercito israeliano a impedire la fuga dei civili. 

L’Assemblea generale dell’Onu definì l’operazione un genocidio con una risoluzione approvata il 16 dicembre dello stesso anno. 
Condanne, nessuna.

Sandro Pertini: “Io sono stato nel Libano, ho visto i cimiteri di Sabra e Chatila. È una cosa che angoscia vedere questo luogo dove sono sepolte le vittime di quell'orrendo massacro e il responsabile di tale massacro è ancora al governo in Israele e quasi va baldanzoso delle azioni compiute. È un responsabile che dovrebbe essere bandito dalla società".


NON DIMENTICARE è un dovere morale, civile, UMANO, come anche chiedere che ci siano verità, giustizia, ammissione di colpa. E arriverebbero comunque con quarant'anni di ritardo.


Riporto qui alcune testimonianze.


Oum Chawki 

«Hanno bussato alla porta di casa. Qualcuno ha detto: “Siamo libanesi, veniamo a fare una perquisizione, cerchiamo armi...”. Mio marito ha aperto la porta, non era particolarmente preoccupato perché non apparteneva a nessuna organizzazione militante. Lavorava al club del golf, vicino  all'aeroporto». 
Oum Chawki racconta di tre soldati israeliani e di un militare delle forze libanesi, le milizie cristiane di destra, che sono entrati in casa, hanno preso i braccialetti di sua figlia, le hanno strappato gli orecchini e le hanno picchiate.

Come altre famiglie palestinesi, quella di Oum Chawki è stata trasportata all'interno dei campi.
«Ci hanno fatto salire su una camionetta che si è diretta verso l'ingresso del campo di Shatila. I militari hanno separato gli uomini dalle donne e dai bambini. Il libanese ha preso i documenti di tre nostri cugini, prima di abbatterli di fronte a noi. Mio marito, mio figlio e altri cugini sono stati portati via dagli israeliani. Le donne e i bambini si sono diretti a piedi verso la Città sportiva. Ai margini della strada c'erano donne in lacrime, che urlavano che tutti gli uomini erano stati uccisi... ».

Chawki riesce a a fuggire con i figli ma il giorno dopo, ben presto, va a cercare informazioni sulla sorte del marito e del figlio. Si dirige verso il quartiere di Orsal, scavalcando centinaia di cadaveri di libanesi, siriani e palestinesi. 

«Erano irriconoscibili. Volti deformati, gonfi... Ho visto 28 cadaveri di una famiglia libanese, fra cui due donne sventrate... Cercavo di riconoscere gli indumenti che indossavano mio figlio e mio marito. Li ho cercati per tutto il giorno. Sono tornata il giorno dopo... Non ho riconosciuto nessun cadavere di gente di Bir Hassan». Oum Chawki ha visto alcuni soldati libanesi scavare le fosse per ammucchiarvi i
cadaveri... Non ha mai ritrovato il marito e il figlio. Ma le è più difficile parlare della figlia,
che è stata violentata... «Penso a tutto questo, giorno e notte. Ho dovuto tirar su da sola i miei figli .... Sono stata costretta a chiedere l'elemosina. Non dimenticherò mai. Voglio vendicare tutto questo. Il mio cuore è dello stesso colore dei miei abiti. Tramanderò tutto quello che ho visto ai miei figli, ai miei nipoti...».


Siham Balkis

«Il massacro è iniziato giovedì verso le 5,30 del pomeriggio. Non ci credevamo... Siamo rimasti chiusi in casa fino al sabato mattina, e non abbiamo saputo granché, se non che giovedì e venerdì un gruppetto di palestinesi e di libanesi aveva tentato di difendersi, ma non erano abbastanza numerosi e le munizioni scarseggiavano. Di notte, abbiamo visto dei razzi luminosi e abbiamo sentito degli spari. Credevamo che gli israeliani volessero soltanto prendersela con i combattenti e trovare le loro armi... Quando è tornata la calma, il sabato mattina, siamo saliti sul balcone e abbiamo scorto un gruppo delle forze libanesi (Fl), accompagnato da un ufficiale israeliano. I libanesi ci hanno gridato di uscire. E noi abbiamo obbedito, seguiti dai loro insulti. L'israeliano aveva un walkie-talkie. Uno dei libanesi glielo ha preso e ha detto: “Siamo arrivati alla fine della zona bersaglio”»

Siham e altre persone sono state portate verso l'ospedale Gaza. I loro accompagnatori hanno radunato i medici stranieri e tutta la gente che si era riparata all'interno dell'ospedale e nelle vicinanze.

«Hanno ucciso una decina di combattenti. Hanno catturato un giovane palestinese in camice bianco che si trovava in mezzo ai medici e agli infermieri, e lo hanno ucciso. Quando hanno radunato tutti - centinaia e centinaia di persone - ci siamo diretti verso l'ambasciata del Kuwait. Le strade erano disseminate di cadaveri. Ragazze con i polsi legati. Case distrutte. Blindati, probabilmente israeliani. I miseri resti di un neonato erano rimasti incastrati nei cingoli di uno dei blindati. Prima di arrivare alla Città sportiva, hanno diviso gli uomini dalle donne. I militari chiedevano ai giovani di strisciare per terra. Quelli che sapevano farlo bene venivano considerati combattenti e sono stati fucilati dai militari delle forze libanesi. Gli altri sono stati presi a calci ...
Ho visto un gran numero di soldati israeliani. Un colonnello israeliano ha detto che le donne e i bambini potevano tornare nelle loro case. In seguito, ho scorto mio fratello salire su una jeep, mentre altre persone salivano sui camion. Sono corsa verso di lui. Invano. Ho sentito un ufficiale dire in arabo: “Questi li consegniamo alle FL. Sapranno farli parlare meglio di noi”». 

Roberto Fisk

"Furono le mosche a farcelo capire. Erano milioni e il loro ronzio era eloquente quasi quanto l’odore. Grosse come mosconi, all’inizio ci coprirono completamente, ignare della differenza tra vivi e morti. Se stavamo fermi a scrivere, si insediavano come un esercito – a legioni – sulla superficie bianca dei nostri taccuini, sulle mani, le braccia, le facce, sempre concentrandosi intorno agli occhi e alla bocca, spostandosi da un corpo all’altro, dai molti morti ai pochi vivi, da cadavere a giornalista, con i corpicini verdi, palpitanti di eccitazione quando trovavano carne fresca sulla quale fermarsi a banchettare".

Ben Alofs 

Medico olandese che nell'estate del 1982 lavorava a Beirut ovest, all'epoca era assediata dall'esercito israeliano.

"Mentre veniva compiuto il massacro, io lavoravo al Gaza Hospital di Sabra. La situazione era caotica e confusa. Il nostro obitorio si riempì di cadaveri in pochissimo tempo, mentre i feriti venivano trasportati senza sosta. Il 17 settembre fu chiaro che i falangisti di Saad Haddad (assoldati ed armati da Israele) stavano massacrando la popolazione civile. Un bambino di 10 anni fu trasportato agonizzante all'ospedale. Era vivo, ed aveva trascorso tutta la notte sotto i cadaveri dei suoi genitori, fratelli e sorelle. Durante la notte, gli assassini venivano aiutati dagli elicotteri israeliani, che illuminavano i campi con le torce.
Sabato mattina 18 settembre fummo arrestati dai miliziani falangisti di Haddad.
Appena prima di uscire dal campo, vidi un'immagine che resterà per sempre nella mia mente: un grosso cumulo di terra rossa da cui fuoriuscivano braccia e gambe.
Swee, un ortopedico del nostro team, mi raccontò che una mamma palestinese aveva tentato di mettergli tra le braccia il suo figlioletto per tentare di salvarlo, ma il piccolo gli fu strappato di mano e ridato a sua madre. Domenica 19 settembre, tornai a Sabra e Shatila accompagnato da due giornalisti danesi ed un olandese. L'esercito libanese circondava i campi e cercava di tenerne lontani i giornalisti. Riuscimmo ad entrare. Tutti eravamo atterriti dalla ferocia degli assassinii. L'esercito civile libanese aveva cominciato il recupero dei cadaveri non ancora sepolti dai bulldozer. 
Non sapremo mai quanti civili furono effettivamente trucidati durante quei terribili giorni di settembre 1982. Forse 1500? 2000? O più? 
Quando le piogge autunnali iniziarono a cadere, alla fine di novembre, le fogne congestionate inondarono Sabra e Shatila. La congestione era causata in parte dai cadaveri gettati nelle fogne. Altri corpi erano stati sepolti in fosse comuni, coperte da massi che non avrebbero mai dovuto essere aperti, per ordine del governo libanese nella persona del presidente Amin Gemayel, fratello di Bashir. 

Il primo ministro israeliano Begin commentò: "I goyim uccidono altri goyim e accusano gli ebrei".

"Animali a due piedi", definì Begin i palestinesi nel 1982. Eitan li paragonò a "scarafaggi impazziti in bottiglia": questa disumanizzazione dei palestinesi era ed è ancora la causa dell'insensibile noncuranza dell'esercito israeliano verso la vita dei palestinesi."

















Siti consultati:

- Le monde diplomatique, settembre 2002



Libri sui massacri di Sabra e Chatila:

- Amnon Kapeliouk, Sabra e Chatila. Inchiesta su un massacro, 1982;
- Genet a Chatila, testi riuniti da Jérôme Hankins, Babel, 1992;
- I fantasmi di Sharon. Il massacro dei palestinesi nei campi di Sabra e Shatila
- Sabra and Shatila di Abraham Weizfeld




giovedì 15 settembre 2022

** Segnalazioni noir/thriller **


L'estate sta finendo... ma i gialli e i thriller vanno bene in tutte le stagioni, no? ^_-

E allora eccomi qui a proporvi qualcosina che spero troviate interessante: una trilogia tutta in giallo, ideale per quei lettori amanti del noir che hanno voglia di immergersi senza interruzioni nelle tre appassionanti indagini del "Becchino", tutte ambientate a Genova negli anni '50. In pratica, tre romanzi da leggere tutta d’un fiato... naturalmente sospeso!

La seconda segnalazione è il romanzo della scrittrice messinese Eliana Camaioni: Nessun Dorma, pubblicato dalla casa editrice Algra Editore, un thriller ha un ritmo incalzante e personaggi travolgenti che saranno coinvolti in una storia ricca di mistero e suspense.



IL MANDANTE
La prima indagine del “Becchino”
di Maria Teresa Valle



Genova, 1950. 
La guerra è finita da pochi anni e Genova sta cercando di ritrovare la sua normalità.
Il commissario capo, Damiano Flexi Gerardi, soprannominato il Becchino per via del suo abbigliamento cupo ed elegante e per il suo carattere schivo, durante il regime fascista ha esercitato il suo ufficio in Sardegna; tornando al commissariato di Prè, ritrova il vicecommissario Bonvicini, con cui c’è una ruggine di vecchia data, e un giovane ispettore, Silvio Marceddu, con cui invece simpatizza subito. 
Viene subito chiamato in causa per il delitto di un modesto sarto di abiti ecclesiastici. Nessun testimone, nessun indizio e, apparentemente, nessun movente. 
Un secondo delitto, vittima la tenutaria di una casa chiusa, Margherita Papi, seguito dalla scomparsa altre due persone, complicano ulteriormente le indagini. 
Ma le difficoltà non finiranno qui; altre complicazioni e nuovi personaggi lo aspettano. 
Il commissario, oppresso dalla rupofobia e dalla afefobia, tormentato da un amore impossibile, ostacolato dal questore, arriverà alla fine a scoprire un’amara verità.



COLPEVOLE DI INNOCENZA
La seconda indagine del “Becchino”

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Convinto dal questore a ritirare le dimissioni e ad accettare un caso difficile e delicato, il commissario Damiano Flexi Gerardi si trova a indagare sulla morte di due piccole ospiti dell’orfanotrofio di C.M. Da chi e perché sono state uccise due bambine innocenti? 
Non è facile per un uomo poco socievole come lui avere a che fare con un gruppo di suore capeggiate da una madre superiora agguerrita e granitica come un generale. 
Diversi soggetti sono sospettabili. Ma qual è il movente? 
Le indagini si complicheranno ulteriormente per avvenimenti personali e delittuosi che turberanno l’animo di tutti. 
La soluzione arriverà portando con sé la consapevolezza che nessuno è innocente.


GENOVA
Una pallottola per il “Becchino”



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È il 1952 e Genova si appresta ad accogliere un importante avvenimento: la Venticinquesima Adunata Nazionale dell'Associazione Nazionale Alpini. 
Damiano deve occuparsi dell'organizzazione e della realizzazione del servizio di sicurezza dell'evento, sostituendo all'ultimo momento un collega ammalatosi gravemente. 
Il commissario preferirebbe di gran lunga occuparsi dell’omicidio di un suo parente, ma non può. 
Il caso è affidato al collega Alfredo Dominici, di cui il “Becchino” non ha nessuna stima. 
Intanto, vengono a galla nuovi omicidi; il Becchino crede siano tutti collegati da un unico movente e da un solo assassino, mentre il collega Dominici sostiene si tratti di casi distinti tra loro. 
Chi avrà ragione? Ce la farà il commissario Gerardi a trovare l'assassino e, contemporaneamente, a gestire il raduno degli alpini?


L'autrice.
Maria Teresa Valle nata a Varazze (SV), risiede attualmente a Genova. Sposata, ha due figli e tre splendidi nipoti. Laureata in Scienze Biologiche ha lavorato per molti anni in qualità di Dirigente Biologa all’Ospedale San Martino di Genova. Per Fratelli Frilli Editori ha pubblicato: La morte torna a settembre (2008, anche in edizione economica per la collana “Liguria in Giallo”), Le tracce del lupo (2009 anche in edizione economica per la collana “Liguria in Giallo”), Le trame della seta. Delitti al tempo di Andrea Doria (2010, anche nella collana “Super pocket in giallo” e distribuiti con il quo- tidiano “Il Secolo XIX”), L’eredità di zia Evelina. Delitti nelle Langhe (2012, ha fatto parte della collana “Noir Italia” pubblicata dal “Sole 24 ore”), Il conto da pagare (2013 tradotto in Spagna col titolo Adjuste de cuentas per “Terapias Verde”), La guaritrice. Piccoli sospetti (2014), Burrasca. Delitto al liceo Chiabrera (2015), Maria Viani e le ombre del ’68 (2016), I ragazzi di Ponte Carrega (2017), Delitto a Capo Santa Chiara (2018) e Il mandante (2019). Su soggetto del gruppo Neverdream (Progressive Rock) ha scritto The Circle la storia noir del loro ultimo concept album. CD e libro sono scaricabili gratuitamente dal sito www.neverdream.info. Ha pubblicato inoltre svariati racconti in molte antologie, tra cui Apro gli occhi premiato al 36° Premio Gran Giallo della Città di Cattolica.




NESSUN DORMA
di Eliana Camaioni


Algra Editore
292 pp
18 euro
Un testamento, due ex compagni di liceo, tre date e una catastrofe in arrivo che minaccia la città dello Stretto.
Solo dieci giorni per evitare l’irreparabile. Tutto ha inizio quando Alianna Braschi, archeologa e direttrice del Museo di Messina, viene designata fra gli eredi di tale cavalier Alfonso Ricciardi, a lei sconosciuto, assieme a Marco Stagnoli, sua ex fiamma al liceo, ora professore di fisica ad Harvard. 
Ma sin dall’apertura della busta l’eredità apparirà più complessa di un semplice lascito: Ricciardi affida a lei e Stagnoli il  completamento con urgenza dei suoi studi, la cui chiave sta tutta in un testo lacunoso chiuso a Venezia in una cassetta di sicurezza. 
Studi misteriosi tanto quanto la sua morte, sulla quale viene chiesto ai protagonisti di far luce. Da quel momento il ritmo sarà serrato: dagli studi di Alfonso emergerà l’imminenza di un evento catastrofico, che “in un sol modo e in un sol luogo i nubendi sacri potranno fermare”. 

La narrazione a due voci, che si alterneranno per tutto il romanzo, consegna al lettore i due mondi paralleli di Marco e Alianna, mettendolo a parte anche delle verità che reciprocamente i due protagonisti si nascondono. Con conseguenze imprevedibili.

L'autrice. 
Eliana Camaioni, classe 1973, critico letterario e blogger. Dottore di ricerca in Filologia, ex docente di Latino e Greco, studiosa di misteri delle civiltà antiche. Collaboratrice della rivista Letteratitudine, è suo il blog #unminutodilibri per il giornale Messina Today. Ha pubblicato Di verità non dette (2007), Il legame dell’acqua (2008), L’amoretiepido (2014); ha vinto nel 2012 il Premio Terremoti di Carta col racconto Senza paracadute e nel 2015 il Premio Osservatorio Città di Bari con la sceneggiatura teatrale Caffè macchiato. Trascorre buona parte del suo tempo fra studi di sciamanesimo e la campagna che le è cara, nella città dello Stretto in cui è nata.

martedì 13 settembre 2022

[[ RECENSIONE ]] IL CIELO È DEI VIOLENTI di Flannery O'Connor



Il giovane Francis cresce all'ombra di un anziano prozio che si crede profeta del Signore e che, per questo, sente di avere una missione sulla terra, volta a purificare gli occhi di chi non vuol vedere la volontà divina. Alla morte del vecchio, sarà Francis a prendere su di sé l'onere di mettere in pratica il suo volere ed è intenzionato a farlo, costi quel che costi.


IL CIELO È DEI VIOLENTI 
di Flannery O'Connor



Ed. Minimun Fax
trad. G. Cenciarelli
240 pp

George Rayber e Francis Tarwater sono zio e nipote (Francis è figlio della defunta sorella di Rayber) e hanno in comune una condizione, legata alla loro infanzia: sono cresciuti con uno zio (Mason) a dir poco stravagante che li ha battezzati (dopo averli rapiti alla famiglia), spinto da un folle fanatismo religioso e convinto di aver ricevuto la chiamata dal Signore di andare in giro per le strade di questo mondo perduto nel peccato a battezzare povere anime disgraziate e destinate alla perdizione eterna. 

Crescendo, Rayber si è staccato dall'irrazionale influenza dello zio Mason, ha maturato nei suoi confronti un aspro disprezzo ed è diventato un maestro elementare, un adulto che segue con convinzione le orme della ragione e della scienza, e non quelle incerte e indefinite della fede; ha sposato un'assistente sociale, la quale però lo ha mollato con un figlio da crescere.
Il figlio in questione è un bimbetto dai capelli biondissimi (bianchi, praticamente) e affetto da ritardo mentale.

A sua volta, Francis è stato portato via dalla casa di Rayber (che lo aveva accolto dopo che il nipote era rimasto orfano) quand'era piccolino ed è stato allevato ed educato da zio Mason, sempre convinto di essere un profeta dell'Eterno in stile Antico Testamento.

Mason ora è un ultraottantenne e la fissa di battezzare per far nascere altre persone a nuova vita non l'ha abbandonato, anzi.
Ha un'ultima missione da compiere e cascasse il cielo se non la porterà a compimento: battezzare un altro membro della famiglia, vale a dire Bishop, il figlio deficiente di Rayber.
Se c'è da rapire il marmocchio pur di versargli qualche benefica goccia in testa, che rapimento sia.

Certo, gli anni passano e la "vecchia signora" s'avvicina, ma Mason non si preoccupa: se dovesse morire prima di aver battezzato Bishop, sarà il giovane Francis (suo unico e discepolo e futuro profeta) a farlo al posto suo.
Dopotutto, a differenza di Rayber, Francis è rimasto in casa sua e Mason non ha esitato a sparare al maestro, quando questi ha provato a riprendersi Francis.

Ora il nipote ha quattordici anni, è un ragazzetto burbero, scontroso, taciturno, sempre con la fronte aggrottata e un cappellaccio sul capo a coprirgli quella testolina gravida di tanti e cupi pensieri.

Francis è venuto su ascoltando le folli storie raccontategli dal vecchio prozio, che gli ha sempre parlato male di Rayber, ed infatti il ragazzino detesta lo zio maestro e non prova che risentimento (perché non ha fatto di più per sottrarlo a Mason?) e ostilità verso di lui.

Quando il "profeta" anziano muore mentre è seduto a far colazione, il profeta giovane ne brucia il corpo assieme alla casa.
Solo e arrabbiato, Francis Tarwater va dal maestro, che lo ospita a casa propria quando apprende (con sollievo) della morte del vecchio pazzo.

Rayber esulta dentro di sé: finalmente Mason non c'è più e con lui sono morti anche i suoi irrazionali e sciocchi insegnamenti sulla religione, su Dio e il battesimo. Ora può prendere con sé il giovane nipote e educarlo, dargli ciò che finora gli è stato negato, avvicinarlo alla civiltà, alla vita sociale, all'istruzione (visto che Francis, fintanto che è stato nella casa sperduta nei boschi con il prozio, ha condotto un'esistenza isolata e selvatica) e soprattutto estirpare dalla sua giovane mente tutte le idee malsane e fanatiche instillategli dallo zio (che sarebbe stato meglio nel manicomio in cui, per un po', era stato ricoverato) e avviarlo sulla luminosa via della ragione, della scienza, del sapere.
Tutte cose che purtroppo non può fare con Bishop, il cui scarso intelletto non permette di apprendere granché...

Ma il suo ottimismo da insegnante in cerca di un allievo volenteroso da plasmare si scontra con la realtà: Francis lo odia, lo disprezza, lo ritiene un rammollito, un debole (l'handicap uditivo da cui Rayber è affetto è, per il ragazzo, motivo di scherno), che si è allontanato dalla giusta via della redenzione (nella quale si era avviato grazie al battesimo forzato da parte di Mason a sette anni) per ritrovarsi con un figlio brutto e idiota che, tra le tante disgrazie, non è neppure battezzato!

Rayber capisce che il nipote, benché tanto giovane, ha la stessa mentalità del vecchio e la sua testa è completamente inquinata dagli insegnamenti religiosi; non solo, ma Francis si è messo in testa di far sua la missione di Mason: battezzare il piccolo Bishop.

In realtà, il ragazzo da una parte vorrebbe trovare il coraggio (e l'opportunità, visto che Rayber controlla il figlio affinché non resti solo con Francis e questi non lo battezzi) di sottoporre al sacramento quel cugino scemo e ritardato, dall'altra prova sentimenti di repulsione verso tutti e non riesce ad interagire con le altre persone, se non aggredendo e rispondendo in modo sgarbato, rifiutando ogni minimo contatto fisico.

Non riesce a comunicare con Rayber, che pure si sforza di essere comprensivo (non è colpa del nipote se è così chiuso e fissato con la religione: è colpa del vecchio pazzo, che gli ha fatto il lavaggio del cervello!) e paziente, di non lasciarsi provocare dalla maleducazione di quel nipote selvaggio e incattivito.
Non riesce a guardare negli occhi il piccolo Bishop che, al contrario, si affeziona inspiegabilmente a quel nuovo inquilino, vorrebbe abbracciarlo, lo segue ovunque vada... ma viene scacciato in malo modo da un Francis nervoso, scostante, che non vuol essere neppure sfiorato.
Non riesce neppure a fare i conti con i propri elementari bisogni: non ha cura del proprio corpo né di ciò che indossa, e non riesce a mangiare, pur avvertendo i morsi della fame. Vuole tirar fuori il marcio che Mason gli ha infilato dentro a forza ma non è disposto a sostituirlo con null'altro; anche il fatto di aver accettato la missione del prozio (battezzare Bishop a qualunque costo) non ha nulla a che fare con una fede pura o con un vero convincimento personale, tant'è che non ha alcuna voglia neppure di frequentare altri con cui condividere la fede.

È come se Francis odiasse non solo gli altri, ma prima di tutto sé stesso; a tenerlo vivo sono emozioni e stati d'animo negativi, che lo divorano e lo rendono sempre arrabbiato e pronto a commettere anche gesti sconsiderati pur di portare a termine ciò che si è prefisso.
C'è solo una "persona" con cui riesce a dialogare ma non è reale: è una sorta di amico immaginario, un forestiero, che gli parla, lo provoca, gli fa domande invadenti, cerca di convincerlo a fare delle cose invece che altre. 

Tra il maestro e il nipote ha inizio una guerra senza esclusione di colpi, nella quale il razionale Rayber cerca in ogni modo di riportare Francis alla ragione e alla normalità, di insegnargli qualcosa di utile a vivere in questo mondo (e a non pensare a quell'altro mondo, popolato da esseri spirituali e superstizioni irrazionali) mentre nella mente del ragazzo continuano a risuonare gli insegnamenti di Mason.

Deluso e frustrato, il maestro dovrà combattere contro l'ossessione di Francis di voler battezzare Bishop; certo, non credendo nella sacralità del gesto, Rayber potrebbe accontentarlo e lasciarglielo fare, convinto com'è che nulla cambierebbe nell'esistenza dell'inconsapevole bambino, che ritardato è e ritardato resterebbe; ma per lui è una questione di principio: nulla che abbia a che fare con le idee di quello zio pazzo e fanatico deve varcare la soglia di casa sua.
Lui se n'è liberato (anche se Francis è convinto del contrario e non fa che ripeterglielo, con soddisfazione e cattiveria) ed è intenzionato a liberare anche il nipote, che è ancora giovanissimo e può essere aiutato.

Francis odia quello zio senza carattere e quel suo figlio senza cervello, ma non li lascia, resta in casa loro, segue Rayber nelle sue attività e intanto il pensiero di fare qualcosa al povero Bishop (non necessariamente battezzarlo, anzi, Francis cerca di non cedere a questa oscura tentazione) continua a mulinargli in testa.
Riuscirà ad averla vinta? O sarà Rayber a trascinare quel ragazzetto sporco, intrattabile e spigoloso verso la civiltà e la ragione?

"Il cielo è dei violenti" è considerato il capolavoro della scrittrice statunitense Flannery O'Connor (1925-1964) e in queste pagine l'autrice racconta la storia di una famiglia spezzata, divisa da convinzioni di fede non sane, fondamentaliste, le quali - lungi dal seminare e far crescere affetto, comprensione, protezione, amore - generano divisioni, rapimenti, costrizioni, manipolazioni, rabbia e odio.

Lo stesso Rayber, che pensa di essere un adulto scolarizzato e "illuminato" dalla ragione, ha la sgradevole percezione di essere diviso in due e che in lui coabitino un "sé violento" e uno "razionale"; vorrebbe convincersi di essere fuggito indenne dalle grinfie di quel vecchio zio ossessionato dalla religione, ma in realtà cova dentro di sé le conseguenze di quel rapporto famigliare nefasto; questa dualità piena di contraddizioni la replica anche nel suo legame con il proprio figlio, Bishop: lo ama eppure ci sono momenti in cui non lo sopporta e vorrebbe non esistesse.

La sensazione di avere un'anima divisa in due è presente anche in Francis Tarwater, che non si sente chiamato da Dio a fare un bel nulla, ma semmai indotto dall'uomo che l'ha cresciuto a portare avanti la sua missione; egli sente da una parte la voce insidiosa di quello zio profeta e dall'altra quella ancora più insidiosa e terribilmente seducente dell'amico invisibile (il diavolo?), che non gli dà dei buoni consigli.

La O'Connor non prende in giro la religione (descritta comunque nella sua versione più fanatica, irragionevole e aggressiva) ma ci racconta di come essa influisca sulla psicologia dei suoi personaggi, generando in loro violenza e persino follia.

Che ci siano episodi di violenza è chiaro sin dal titolo, che nell'originale è "The violent bear it away" e riprende un versetto del Vangelo di Matteo: "Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli è preso a forza e i violenti se ne impadroniscono" (cap. 12, v.11): bimbi rapiti o usati dagli adulti per fini non sempre nobili o spirituali, omicidio, stupro, incendi.
 
I romanzi che in qualche modo ruotano attorno al tema fede-religione vs ragione mi interessano sempre molto e la scrittrice pone l'aspetto religioso (lei era cattolica) alla base di questa storia; mi piace il modo realistico e vivido con cui descrive le ambientazioni (campagna, sud degli Stati Uniti) e i personaggi, i quali non sono perfetti, tanto meno sono "in odor di santità", neppure quelli convinti di esserlo e che nominano sempre Dio, Gesù e la Bibbia: il vecchio Mason non ha tutte le rotelle a posto ed è stato in manicomio; Francis ha problemi di natura emotiva e cova dentro molta rabbia e rancore; Rayber è diventato sordo a un orecchio e porta l'apparecchio acustico; Bishop è mentalmente ritardato. Sono esseri umani fragili, problematici, alienati, grotteschi.

Consigliato a chi ama le storie con personaggi difficili, disadattati, che faticano a stare al mondo e che vorrebbero trovare un qualche conforto e guida (o redenzione?) in qualcosa di superiore, che sia la religione o la ragione.

lunedì 12 settembre 2022

LIBRI NEI LIBRI (#16) ** Gli anni della leggerezza **



Nel leggere un libro mi piace far caso ad alcuni dettagli, come i luoghi, le canzoni o i libri citati.
Nel corso della lettura dell'ultimo romanzo recensito, Gli anni della leggerezza, mi sono imbattuta in diversi titoli di libri; ve ne menziono alcuni.





Fatemi sapere se li conoscete e/o li avete letti!
Anche voi fate caso ai titoli e agli autori citati nei libri che leggete? 


LA CITTADELLA di Cronin (Bompiani, trad. M. Bartocci, 560 pp).

«Ho riportato nella "Cittadella" tutto ciò che penso della professione medica, delle sue ingiustizie, 
della sua retrograda ostinazione antiscientifica, dei suoi imbrogli... Sono stato testimone io stesso degli orrori e delle disegueglianze ritratte nella storia. Non è un attacco contro persone singole, bensì contro un intero sistema.»

Un classico tragico e intenso, pieno di senso morale e impegno civile, vivo e attuale. Una vicenda ricca, affascinante e umanissima riconosciuta da subito come il capolavoro dell'autore.
In quello che è considerato il capolavoro di Cronin viene dipinto un affresco dell'ingiustizia sociale, della miseria corruttrice e dell'arroganza del potere attraverso la storia del dottor Manson. 
Il suo piccolo grande mondo racchiude i sentimenti e le vite della gente che lavora e che soffre sullo sfondo di una regione brulla e inospitale come il Galles degli anni dell'industrializzazione e della modernizzazione del Regno Unito, che portavano con sé profonde contraddizioni sociali.


IL VELO DIPINTO di W. Somerset Maugham (Adelphi, trad. F. Salvatorelli, 234 pp).  ** RECENSIONE **

Che ragione poteva avere l’incantevole Kitty – occhi splendenti, capelli alla garçonne – per sposare il gelido e poco amabile dottor Fane – batteriologo alle dipendenze del governo inglese – se non il puro panico? 
Panico, soprattutto, di fronte alla prospettiva di deludere la madre, implacabile tessitrice di brillanti matrimoni.

Non meraviglia allora che Kitty cada subito vittima del sorriso ammaliatore dell’uomo più popolare di Hong Kong, Charlie Townsend, a sua volta regolarmente sposato.


ASSASSINIO NELLA CATTEDRALE di Thomas Eliot (Rizzoli)
Thomas Beckett, arcivescovo di Canterbury, viene assassinato per mano di quattro cavalieri inviati dal re Enrico II. 
Il teatro del delitto è la cattedrale, ma il vero dramma che l'autore racconta è quello che si svolge nella coscienza di Beckett, impegnato a difendere i propri convincimenti di fronte a un mondo che gli impone la rinuncia di tutto ciò in cui crede.



L'ASCESA DELL'F6 di Wystan Hugh Auden e Christopher William Bradshaw Isherwood (Ed. Tararà, trad. C. Ciccarini, 198 pp)

Dramma in due atti, in prosa e in versi, la fabula del dramma è relativamente semplice: alcune prominenti figure pubbliche (Sir James Ransom, Lady Isabel Welwyn, il Generale Dellaby-Couch, Lord Stagmantle) progettano una spedizione alpinistica per raggiungere la vetta dell'F6, montagna situata sul confine tra il Sudoland britannico e il Sudoland ostniaco, per motivi politici, in quanto i nativi sono convinti che il primo a scalare quella montagna infestata da demoni sarà signore di entrambe le parti del Sudoland, e gli ostniaci stanno già preparando l'ascesa. 
Micheal Ransom, fratello di Sir James, viene incaricato di condurre la spedizione, ed accetta, pur recalcitrante, per amore della sfida e perchè convinto dalla madre, della quale è succube. 
Tutti i suoi compagni tranne uno muoiono durante la scalata, e anche Ransom perisce nel momento in cui compie la sua missione e incontra sua madre in un'ultima visione allucinatoria.


VILLETTE di Charlotte Brontë (Newton Compton, trad. M. Hannau Pavolini, 508 pp)**  RECENSIONE **

Orfana e sola, Lucy ottiene un posto presso un collegio femminile nella città di Villette, dove spera di 
lasciarsi finalmente alle spalle le difficoltà del passato e iniziare una nuova vita. 
Ricco di elementi autobiografici, il romanzo ci regala il ritratto di un'eroina estremamente moderna, sensibile e combattiva, animata da una passione travolgente che la rende viva, reale. 
L'espediente del doppio, la lucidità d'introspezione, le molteplici sfaccettature dei personaggi, il loro modo di evolversi e definirsi gradualmente e con estrema precisione man mano che la vicenda si snoda, rendono "Villette" un piccolo gioiello della letteratura ottocentesca.


IL PROFESSORE di Charlotte Brontë (Fazi Ed., gratis con KINDLE UNLIMITED.
 
William Crimsworth racconta in prima persona la sua storia: uomo sensibile e colto, fugge da un lavoro pesante e competitivo nella zona industriale dello Yorkshire e si trasferisce in Belgio per insegnare presso un istituto femminile. 
Qui conosce Frances Henri, studentessa indigente e particolarmente dotata della quale poco alla volta si innamora, corrisposto. 
Ma la coppia non avrà vita facile: saranno infatti molte le avversità che i due dovranno affrontare – a cominciare dall’aperta ostilità dell’astuta direttrice della scuola – prima di riuscire a coronare il loro amore.





sabato 10 settembre 2022

** RECENSIONE ** GLI ANNI DELLA LEGGEREZZA di Elizabeth Jane Howard (I Cazalet #1)



Nel primo volume della saga dedicata ai Cazalet conosciamo i membri di questa famiglia inglese dell'alta borghesia che trascorrono l''estate del 1937 e del 1938 nella loro tenuta nel Sussex.



GLI ANNI DELLA LEGGEREZZA
di Elizabeth J. Howard


Fazi Ed.
trad. M. Francescon
394 pp
È l’estate del 1937 e la numerosa famiglia Cazalet è pronta per riunirsi nella dimora di campagna e trascorrervi le vacanze. 

È un appuntamento irrinunciabile, un modo per ritrovarsi tutti insieme in un luogo che sa di casa, di ricordi e rassicuranti abitudini di famiglia.
La Duchessa e il Generale (gli anziani genitori) accolgono figli e nipoti con quel loro misurato e pacato entusiasmo che caratterizza i signori della loro classe sociale.

E i Cazalet sono persone benestanti, proprietari di una ditta di legnami che permette loro di vivere negli agi; è gente abituata ad avere in giro la servitù, la cuoca eccellente in cucina, le giornate scandite in modo prevedibile e rigoroso da colazioni,  i momenti del tè con biscottini e pasticcini, le merende in giardino, le cene.

È in una quotidianità come questa, contrassegnata dal ritmo lento, placido e sereno delle calde giornate estive trascorse dentro e fuori la grande Home Place, che il lettore conosce i membri di questa bella famiglia inglese.
Tutti, uno per uno: il padre e nonno, William, un po' avanti negli anni ma ancora assolutamente lucido, interessato agli affari dell'azienda di famiglia, preoccupato che i figli la gestiscano con profitto, come sempre è stato; ora che non riesce a leggere bene i quotidiani a causa dei problemi alla vista, ama che qualcuno dei suoi cari lo faccia per lui ad alta voce, così da essere sempre aggiornato su ciò che accade nel mondo. E di motivi per esserlo ce ne sono e ce ne saranno in particolare l'anno successivo, quando in Europa soffieranno temibili venti di guerra.

La Duchessa è la madre composta, educata, ligia all'osservanza delle etichette, delle buone maniere, della morale, che accoglie con un sorriso cortese i quattro figli, di cui una figlia femmina e tre maschi con le mogli e l'eterogeneo gruppo di nipoti vivacissimi; è colei che dirige, con calma e precisione, la servitù, che fa la lista della spesa (facendo molta attenzione a non sprecare nulla: essere ricchi e avere disponibilità economiche non vuol dire scialacquare), che si raccomanda con fermezza e gentilezza che tutto sia in ordine, pulito e a posto, in ogni camera da letto come in sala da pranzo o in giardino.

E ovviamente ci sono loro, i tre figli sposati:  Hugh, Edward e Rupert, con le rispettive consorti, Villy, Sybil e Zoë, e i loro bambini. *
 
Nel corso della narrazione c'è modo di soffermarsi su tutti loro, di seguirli nelle loro attività svolte durante il giorno e ogni volta ne traiamo delle informazioni per inquadrare ciascun personaggio, per cominciare a familiarizzare con esso e la sua personalità, conoscendone i desideri, i pensieri, le ambizioni, i segreti e i modi di reagire alle situazioni vissute.
C'è un grande ordine in questa narrazione, in sintonia con quell'armonioso equilibrio che vige in famiglia (almeno in apparenza) e che ci permette di orientarci, di seguire ogni scena e ogni momentaneo protagonista senza confonderci ma assecondando la strada tracciata dall'autrice, senza fretta.

È come se la Howard ci invitasse ad entrare in questa ampia dimora e a respirarne l'atmosfera d'altri tempi, quel modo di vivere che potremmo definire vintage, lontano sì da noi eppure ancora affascinante, tranquillizzante con i suoi rituali precisi e i modi di fare tipici di quell'epoca di persone abbienti nella loro tenuta in campagna,  dove al mattino i domestici servono il tè a letto e per cena è bene indossare un abito da sera. 

Un mondo perfetto dove regnano la pace, la serenità famigliare e dove si conversa amabilmente di argomenti rispettabili e decorosi.

"...discrezione, moderazione e senso della misura erano i fari stessi della vita dei Cazalet, nonché i segni dell’affetto reciproco e della buona educazione."

Ma in realtà, dietro e sotto la rigida morale vittoriana, covano i germi di tante situazioni personali e di famiglia che ci rivelano come anche in microcosmi come questi - che appaiono così ben organizzati e ordinati - si muovano correnti sotterranee che potrebbero dar vita a cambiamenti, a stravolgimenti, scuotendo il candido tappeto della rispettabilità e mostrare i cumuli di polvere che vi si annidano sotto.

Così vediamo come Hugh, il maggiore dei fratelli Cazalet, sia ancora tanto scosso dalla terribile esperienza della prima guerra mondiale, che gli ha lasciato in eredità una mano in meno, fitte lancinanti alla testa e quello che oggi chiameremmo disturbo da stress post-traumatico; è un uomo molto sensibile, gentile,  innamorato della moglie Sybil, una donna intelligente, saggia e comprensiva. 
Hanno due figli (Simon e la buona e riflessiva Polly) e un altro in arrivo; Hugh lavora nell'azienda di famiglia assieme al secondogenito dei Cazalet, Edward.

Edward è il più affascinante dei tre: bello e carismatico, simpatico e di compagnia, piace a tutti, uomini e donne...
E a tal proposito, Edward ha purtroppo il vizietto di guardarsi un po' troppo attorno, in fatto di donne, cosa che lo induce ad essere infedele alla sua talentuosa consorte, Villy; quest'ultima è un'ex ballerina, che ha rinunciato ad una meravigliosa e promettente carriera per divenire la signora Cazalet e per occuparsi dell'educazione dei tre figli. 

Lei aveva acconsentito a rispettare la sentenza del Vecchio: la sua carriera doveva finire. «Non puoi prenderti in casa una ragazza che ha tutt’altro per la testa. Se il matrimonio non è l’unica carriera della moglie, non può essere un buon matrimonio».
In realtà, per quanto lei si convinca di aver fatto questa scelta consapevolmente e volontariamente, ne sente tutta la frustrazione perché non è questo il futuro che immaginava per sé: stare sempre in casa, a dare ordini alla servitù e a preoccuparsi dei ragazzi.
Ma ormai è tardi per i rimpianti e in fondo ha poco da lamentarsi. No?

La quattordicenne Louise, il vivace e avventuroso Teddy e la piccola Lydia sono i loro tre figli; se la terza è impegnata a giocare con i cuginetti coetanei e il secondo a imparare ad usare il fucile, è Louise quella che sta vivendo il periodo della sua vita più delicato: il passaggio dall'infanzia all'adolescenza.
In merito a Louise assisteremo ad un episodio famigliare brutto, di quelli che, oltre ad indignare, fanno riflettere su come anche nelle famiglie cosiddette  perbene possano nascondersi torbidi segreti.

E poi c'è Rupert, il terzo Cazalet.
È l'artista di casa, il pittore dolce e carino con tutti, che vorrebbe vivere della propria arte ma, ahilui, si rende conto di quanto sia arduo campare vendendo quadri...
Dopo essere rimasto vedovo (la prima moglie è morta partorendo il secondo figlio), si è risposato con la bellissima e giovane Zoë, che lo ama ma con quella leggerezza e un pizzico di egoismo propri più di un'adolescente che di una donna adulta.
Mentre Rupert è indeciso se insistere con la strada della pittura (accontentandosi dello stipendio da insegnante) o accettare l'offerta paterna di entrare in azienda, Zoë vive giorni particolari, che  scombussoleranno lei e il matrimonio con Rupert.
La donna sa di essere molto avvenente e teme che gli altri - marito compreso - vedano solo questo di lei, ritenendola una sciocchina senza pensieri e argomentazioni. Sa di non essere simpatica alle cognate e soprattutto che la piccola Clary (la figlia maggiore di Rupert; il maschio si chiama Neville) la odia con tutta se stessa; di dare lei dei figli al buon Rupert, per ora, non ci pensa proprio...

A chiudere il cerchio c'è l'unica figlia femmina della Duchessa: Rachel.

Rachel è il punto di riferimento della famiglia: è nubile, non ha un fidanzato, ha studiato come infermiera ma vive ancora con i suoi genitori; la donna è completamente devota alla famiglia, è indispensabile a tutti loro e la sua vita è dedita ad andare incontro alle esigenze dei fratelli, delle loro mogli e dei loro figli.
Generosa, dolce, mite e gentile con tutti, anche Rachel ha diritto ad una vita, ad avere interessi fuori casa, a tessere relazioni sociali.
Ad avere un amore.
E il suo cuore è innamorato! Di Sid, la sua cara amica, che vorrebbe poter vivere una relazione con Rachel più piena, libera da condizionamenti, in cui dedicarsi l'una all'altra.

Insomma, in questo primo libro della saga, la Howard si prende il tempo di presentarci tutta la famiglia, collocandola nel suo ambiente, in cui però difficilmente i singoli componenti (quanto meno gli adulti) possono sentirsi liberi di essere realmente e totalmente sé stessi, di seguire reali inclinazioni e desideri.
Quelle descritte ci sembrano esistenze serene, rilassate, privilegio di chi è ricco e può permettersi di  trascorrere lunghi pomeriggi oziando nei giardini, organizzando pic-nic al mare, passare le serate parlando e ascoltando il grammofono o la radio.
Almeno fino a quando la radio non comincia a diventare veicolo di possibili cattive notizie.
Nell'estate del '38 Hitler inizia a muovere le proprie pedine, che porteranno allo scoppio del secondo conflitto mondiale. L'approssimarsi di questa terribile eventualità colpisce anche i nostri Cazalet, adulti e ragazzini compresi (almeno quelli più sensibili, come Polly) e getterà ombre di preoccupazione su tutti.
A proposito di Hitler, l'autrice fa accenno all'antisemitismo tramite Sid, un personaggio secondario (per lo meno in questo primo volume) ma di cui comprendiamo già la forza di carattere, la determinazione e la schiettezza, qualità che emergeranno quando ci sarà da esprimere la propria franca opinione sui pregiudizi razziali sugli ebrei (lei lo è per metà).

I Cazalet suscitano per lo più simpatia, per quanto mi riguarda, nonostante abbiano modi di pensare che oggi definiremmo retrogradi (ma per quel tempo erano "normali"), ad es. circa il sesso o il ruolo e le competenze della donna dentro e fuori dalle mura domestiche.

La lettura è andata avanti con un ritmo lento, non posso dire di aver divorato il libro, perché le vicende più movimentate (in cui succede qualcosa di rilevante) non occupano un grandissimo spazio e comunque sono intervallate da un sacco di descrizioni scrupolose di tanti dettagli legati alla quotidianità, alla casa, ai pasti, ai giochi dei bambini e alle inquietudini adolescenziali.
Dettagli che potrebbero quasi sembrare inutili ma che in realtà assolvono alla funzione di "gettare le basi", le fondamenta del racconto di questa famiglia, di introdurcela in modo da fare amicizia con tutti questi personaggi, che - proseguendo nella lettura - si impara a conoscere bene, e viene spontaneo chiedersi cosa ne sarà di loro e delle loro singole vite nel successivo capitolo della saga.

Perché una cosa è certa: ho terminato il romanzo avendo molta voglia di continuare.
Del resto, avevo davvero un gran desiderio di "affezionarmi" ad una famiglia letteraria per seguirne le vicissitudini e le dinamiche intra/inter/extra-famigliari.
La penna di Elizabeth Jane Howard è ordinata, elegante, minuziosa, il suo sguardo è acuto, intelligente e ironico e sono questi gli occhi che "presta" ai suoi lettori affinché vedano i suoi Cazalet senza pregiudizi, per ciò che sono veramente, andando oltre la facciata di perbenismo e le convenzioni sociali dietro cui essi stessi tendono a proteggersi.

Non posso che consigliarla a chi ama le saghe famigliari.



ad inizio libro c'è l'albero genealogico dei Cazalet, utile per cominciare a capire (e ricordare) chi è figlio a chi, perché inevitabilmente si può rischiare di confondersi tra tutti i cuginetti.

giovedì 8 settembre 2022

DIETRO LE SBARRE (storie ambientate in istituti di pena)

 

Dopo le storie ambientate in istituti psichiatrici e quelle all'interno di conventi e monasteri, è la volta delle prigioni.






CLASSICO

Non posso non partire menzionando un classico che ho davvero amato moltissimo e che per me è un capolavoro letterario: IL CONTE DI MONTECRISTO di Alexandre Dumas (padre).
Come forse sanno anche coloro che non hanno letto il romanzo (ma magari hanno visto alcune delle trasposizioni tv/cinematografiche), il protagonista, per una serie di "sfortunate" circostanze, viene tradotto in una prigione infernale, un luogo di sofferenza dimenticato da tutti, con la sola morte quale prospettiva futura.     

Tra le squallide e gelide mura di If, però, Edmond Dantés trova il modo di affinare la propria intelligenza, di temperare la propria forza di volontà e il proprio carattere, grazie all'abate Farìa, e la ricchezza di cui gli farà dono l'anziano maestro non sarà solo "spirituale"...
Il tempo trascorso in prigione, rispetto all'esistenza avventurosa di Dantés, è di certo limitato, ma per lui sarà importantissimo perché gli cambierà la vita.


ROMANZO DI FORMAZIONE

ALMARINA di Valeria Parrella ci narra una storia fatta di amore, paura, desiderio di riscatto e di espiazione, di speranza per il futuro, di affetti - alcuni perduti, altri cercati e trovati in un posto tra i più improbabili che ci siano: un carcere. Si tratta del carcere minorile di Nisida, un luogo con confini precisi, dove sostano singole giovani vite in attesa che il loro destino prenda forma.
Dozier School for boys


I RAGAZZI DELLA NICKEL di Colson Whitehead: a causa di un errore giudiziario, frutto dei pregiudizi razziali, il giovane protagonista fa il suo ingresso nella Nickel Academy (la Dozier School for boys), un riformatorio gestito dallo stato della Florida in cui vengono ospitati ragazzini, alcuni semplicemente in quanto orfani, altri perchè hanno commesso dei reati; la mission dell'istituto è "raddrizzarli", rieducarli, così che tornino nella società come dei bravi cittadini.
Purtroppo, all'interno dell'istituto non c'è rieducazione ma gravi soprusi ed ingiustizie di ogni tipo. 



STORIE DI VITA

FOGLIE DI GELSO. Racconti palestinesi di Aysar Al-Saifi: in questa raccolta ci sono le testimonianze di uomini e donne della Palestina che hanno vissuto la dolorosa esperienza di essere rinchiusi, per tempi anche lunghi, in carceri israeliane; esperienza che, per quanto drammatica e quindi impressa in modo indelebile nelle menti e nei cuori, non ha impedito loro di continuare a resistere, a credere che anche per il popolo palestinese e per la sua "Patria" arriverà il momento, tanto atteso, della libertà e, prima ancora, di vedersi riconosciuto il diritto di esistere.


YOUNG ADULT

MESS di Ilaria Soragni

Mavis, diciotto anni, viene rinchiusa in un riformatorio con l'accusa di aggressione. I ragazzi come lei, condannati per reati minori, indossano delle tute verdi e devono seguire delle rigide regole, una su tutte  "non avvicinarsi alla stanza 105". 
Là è rinchiuso un ragazzo che indossa una tuta arancione e che ha commesso un crimine grave. 
Infrangendo la regola, Mavis fa di tutto per entrare in contatto con lui. Poco alla volta riesce ad avvicinarsi e a scoprire il suo nome: Niall.
Tra loro nasce un rapporto sincero ed empatico che li travolgerà, mettendoli in pericolo...



ROMANZO ISPIRATO A UN FATTO REALMENTE ACCADUTO

Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank (noto anche come LE ALI 
DELLA LIBERTÀ
a motivo del film) di Stephen King è un racconto contenuto nella raccolta Stagioni diverse. Il protagonista è Andy Dufresne, condannato all'ergastolo e  incarcerato a Shawshank in quanto accusato di aver assassinato la moglie ed il suo amante; l'uomo si proclama innocente ma non viene creduto. In carcere la vita è non dura... di più, e soprattutto i nuovi arrivati sono vittime di numerosi abusi perpetrati dalle guardie e dalle "Sorelle", una banda di stupratori sodomiti.
Andy riuscirà, grazie alle sue conoscenze da banchiere, a ingraziarsi molte persone, tra detenuti, guardie e addirittura il temibile e rigorosissimo direttore Norton, mentre intanto medita la fuga e dopo ventotto anni... ci riesce!



ROMANZO AUTOBIOGRAFICO

PRIGIONE di Emmy Hennings.

Emmy è una giovane donna piena di impegni e di talento, la cui vita viene stravolta quando viene arrestata: processo, sentenza, trasferimento, i pasti, l’ora d’aria, l'agognata libertà. 
Per spezzare l’immobilità sospesa dei giorni, Emmy ha come uniche risorse la fervida vivacità del suo mondo interiore e un’inesausta empatia per il tragicomico campionario di miserie e splendori delle sue compagne di sventura. Ecco dunque che le insicurezze di Anna, la giovinezza tradita della signora Hafner, la rassegnazione di Marie, le speranze di Therese si trasformano in altrettante testimonianze di inalienabile dignità.
Le pagine di questo romanzo autobiografico – pubblicato nel 1919  – sono una scuola di indignazione e solidarietà in cui trovano spazio le esperienze di una donna in strabiliante anticipo sul proprio tempo: lo shock della reclusione, l’incapacità di percepirsi come umani di fronte alla perdita della sfera privata; ma anche il disperato bisogno di resistere, di rintracciare la varietà dei colori nel grigio della cella.


PAPILLON di Henri Charrière.

Accusato di un omicidio che non ha commesso, Henri Charrière, detto Papillon per la farfalla tatuata sul torace, viene condannato all'ergastolo nella peggiore prigione del mondo: l'Isola del Diavolo. 
La sua sola speranza è nella fuga. In queste pagine racconta i suoi anni consumati nella fatica di sopravvivere e in tentativi sempre più rocamboleschi di riacquistare la libertà.


ROMANZO

La prigione di Aqrab di 
Hesham Shaaban: è ambientato nel carcere di "Al-Aqrab" di massima sicurezza, dove il giovane "Mohammed Mazloum" viene gettato nella più famosa fortezza di tortura proprio perché è caduto in un agguato indossando una "camicia" stampata con le parole "Una Patria Senza Torture".
All'interno del carcere, il giovane affronta varie forme di tortura e incontra qualche detenuto con visioni e orientamenti politici diversi; il romanzo mette in luce le speranze dei prigionieri, le dure condizioni di detenzione e il punto di vista del carceriere.



Mars Room di Rachel Kushner.

Romy Hall ha ucciso un uomo e per questo è stata condannata. È successo quando faceva la spogliarellista al Mars Room. Alcuni clienti optavano per il «pacchetto fidanzata» e uno di loro, Kurt Kennedy, si era convinto che lei fosse davvero la sua fidanzata, maturando una gelosia ossessiva e perversa. Romy era scappata a Los Angeles, ma non sembrava esserci modo di fuggire davvero da quell’uomo. 
Anche se nessuno ha ascoltato la sua versione, Romy è rassegnata ad abbandonarsi agli ingranaggi crudeli di una giustizia vendicativa, paternalista e violenta, pronta a abbandonarsi al suo destino come già faceva nella sua giovinezza randagia e disperata, romantica e perduta. 
Finché un giorno, anche lí, in fondo all’inferno in cui è precipitata, arriverà una notizia che cambierà tutto...

Un romanzo sulla violenza della bellezza, sull’ossessione delle nostre società per la punizione, sul sogno americano che dalle praterie sconfinate si ribalta nel chiuso di una cella o di una capanna, sulle sconfitte degli ultimi e sulle loro vittorie.




martedì 6 settembre 2022

PROSSIMAMENTE AL CINEMA - dal libro al film



Piccola carrellata di film tratti dai libri e presto (o più in là) in uscita.



THE HANGING SUN - SOLE DI MEZZANOTTE

Basato sul romanzo "Sole di mezzanotte" di Jo Nesbø
e diretto da Francesco Carrozzini, racconta la storia di John, un uomo in fuga dopo aver commesso un atto di tradimento ai danni del boss Dad per cui prestava servizio e che è anche suo padre.
John deve nascondersi per sfuggire al padre e a suo fratello Michael.
Si dirige verso l'estremo Nord, per cercare rifugio nel mezzo di una foresta, nei pressi di un paesino isolato dove il tempo pare essersi fermato; qui la religione ha una grande importanza, le persone sembrano vivere in un'altra epoca ed è sempre giorno, perché il sole non tramonta mai a causa del fenomeno astronomico del "sole di mezzanotte". 
Un giorno John s'imbatte in Lea, una donna forte nonostante i problemi della vita, e suo figlio Caleb, un bambino buono e molto curioso.
John inizia a confondere non solo notte e giorno, ma anche la vita reale con la fantasia, arrivando a non capire se quel che vede è verità o frutto della sua immaginazione. 
Lì tra gli alberi e il gelo, l'uomo si ritroverà a fare i conti con il suo passato, che torna a tormentarlo. Ma non è solo, anche Lea deve affrontare i suoi demoni...

Cast: Alessandro Borghi, Peter Mullan, Jessica Brown Findlay, Charles Dance, Raphael Vicas, Sam Spruell, Frederick Schmidt. USCITA: 12 SETTEMBRE 2022.
Le riprese del film si sono svolte in Norvegia, tra Alesund e Fosnava.


MAIGRET

Tratto dal romanzo "Maigret e la giovane morta" di Georges Simenon e diretto da Patrice Leconte, il film racconta la storia di una giovane ragazza che una mattina di marzo viene trovata morta, uccisa con cinque coltellate, in Place Vintimille a Parigi, con indosso un abito da sera e una borsetta. Nessun elemento identifica il cadavere.
A indagare sul caso sarà il commissario Maigret, che riesce a poco a poco a ricostruire la storia della vittima: si tratta di Louise Laboine, una ragazza di 16 anni, trasferitasi qualche anno prima a Parigi nel tentativo di dare una svolta alla sua vita. 
Louise aveva stretto amicizia con Jeanine Armenieu, una giovane in cerca di fortuna riuscita ad arrivare alle porte dell'alta società, a differenza della vittima, rimasta inerte cadendo in miseria. 
Riuscirà il commissario Maigret a risolvere l'intricato caso?
Attori: Gérard Depardieu, Aurore Clément, Mélanie Bernier, Jade Labeste, Anne Loiret, Clara Antoons, André Wilms.
USCITA: 15 SETTEMBRE 2022.



LA RAGAZZA DELLA PALUDE

Diretto da Olivia Newman con Daisy Edgar-Jones e Taylor John Smith, il film è tratto dall'omonimo romanzo di Delia Owens.

Kya, abbandonata da bambina, è cresciuta fino all’età adulta nelle pericolose paludi della Carolina del Nord. 
Attratta da due giovani della città, Kya si apre a un mondo nuovo e sorprendente; ma quando uno di loro viene trovato morto, la sospettata n. 1 è lei. 
Man mano chele indagini vanno avanti sviluppa, la verità su ciò che è realmente accaduto diventa sempre meno chiara, minacciando di rivelare i molti segreti che si nascondono all’interno della palude.

USCITA: 13 OTTOBRE 2022.



IL COLIBRÌ

Tratto dall'omonimo romanzo di Sandro Veronesi, vincitore del Premio Strega 2020, diretto da Francesca Archibugi, racconta la vita di Marco Carrera, narrata tramite i ricordi dell'uomo in un percorso di vita che parte dai primi anni '70. 
Mentre si trova al mare, un Marco ragazzino conosce Luisa Lattes, una bambina bellissima e dal temperamento particolare. È amore a prima vista e, nonostante i due non avranno mai modo di stare insieme, Marco resterà per sempre innamorato di lei. 
La sua compagna di vita sarà, infatti, un'altra donna, Marina, con cui dopo il matrimonio andrà a vivere nella Capitale e dalla quale avrà una figlia, Adele.
L'uomo dovrà tornare, però, a Firenze, a causa di un'esistenza che lo sottoporrà a dure prove, che cercherà di superare grazie all'aiuto di Daniele Carradori, lo psicoanalista della moglie. Il dottore insegnerà a Marco come affrontare i cambiamenti, soprattutto quelli del tutto inaspettati, nella sua vita. È così che tramite Marco viene raccontata l'esistenza dell'uomo, che vacilla tra grandi amori, coincidenze fortuite e gravi perdite, portando l'essere umano a una logorante resistenza pur di raggiungere la felicità.
Attori: Pierfrancesco Favino, Kasia Smutniak, Bérénice Bejo, Laura Morante, Sergio Albelli, Alessandro Tedeschi, Benedetta Porcaroli, Massimo Ceccherini, Nanni Moretti.
Le riprese del film sono svolte a Roma, Parigi, Firenze e sulla costa toscana.
USCITA: 20 OTTOBRE 2022.


Women Talking è un film diretto da Sarah Polley, basato sul romanzo Miriam Toews "Donne 
che parlano". 
Il film è interpretato da Rooney Mara, Claire Foy, Jessie Buckley, Ben Whishaw e Frances McDormand.

Un gruppo di donne subisce ogni tipo di sopruso e violenza dagli uomini che fanno parte della loro stessa comunità religiosa.
Costoro stanno per uscire dal carcere: cosa faranno le donne? Resteranno al proprio posto, continuando a perdonare? Come faranno a conciliare il dolore subito con il ritorno dei mostri nella loro vita?
Sul blog trovate la recensione del romanzo.

domenica 4 settembre 2022

❤❤ RECENSIONE ❤❤ INGANNI di Erielle Gaudì



Sophie è una ragazza di umili origini, cresciuta in un magnifico castello in Baviera in quanto figlia di un dipendente dei proprietari dell'antica dimora, la ricca famiglia Schell.
Innamorata del bel Maximilian Schell, il giovane erede di un vero e proprio impero economico, la ragazza sa bene che il suo è un amore impossibile, ma il differente ceto sociale non impedisce che tra i due nasca un sentimento forte ma molto contrastato, che porterà Sophie a vivere una serie di avventurose e spesso pericolose vicissitudini, imparando a guardarsi le spalle da chi vuol farle del male e a fare chiarezza sui sentimenti che il giovane Schell prova per lei.
Arriverà mai a potersi fidare ciecamente di Max, sapendo che appartiene a un mondo e a un modo di vivere completamente diversi dai suoi? 



INGANNI 
di Erielle Gaudì



pp 418
Orfana di entrambi i genitori, Sophie Delors ha vissuto infanzia e adolescenza in Baviera, nel castello di una ricca famiglia, gli Schell.
Suo padre, l'autista di famiglia, è deceduto in un incidente stradale, in cui persero la vita anche il figlio e la nuora del capo famiglia, l'anziano Ulrich Schell.

Sono ormai anni, però, che ha lasciato la bella dimora per vivere in assoluta indipendenza e per mantenersi negli studi lavora alle dipendenze dell'apprezzato ma irascibile chef Philippe Bonnet, proprietario del ristorante più frequentato della Costa Azzurra ma con un passato  misterioso che con la cucina nulla ha a che vedere.

L'esistenza della ragazza scorre abbastanza tranquilla tra i turni di lavoro, l'università, l'amico Lucien - che non smette di provare a conquistarla, sperando in un'evoluzione decisamente più romantica del loro rapporto - e l'amica del cuore Pauline, schietta e sincera. 

Nonostante la sua vita vada avanti abbastanza serenamente, il ricordo dei giorni andati, del periodo vissuto in Baviera e di ciò che esso ha significato per lei, è destinato a riaffiorare e con prepotenza.

Nel seguire Philippe negli impegni di lavoro, Sophie si ritrova a dover servire come cameriera ad una festa di gente importante e lì rivede Maximilian Schell, l'uomo che le ha spezzato il cuore otto anni prima e che lei ha giurato a se stessa di  tenere lontano dalla propria vita per non dover soffrire ancora.

Max è il nipote del magnate Ulrich Schell e Sophie è praticamente cresciuta insieme al giovanotto nel bellissimo e grande castello bavarese.

Il giorno in cui Sophie restò orfana del padre, a perdere i propri genitori fu anche Max; Ulrich decise, per far contenta la moglie, di non mandar via di casa l'orfanella ma di lasciarla vivere con la servitù nel castello, nonostante il suo sesto senso gli suggerisse che quella bambina dai capelli rosso fuoco avrebbe causato, un domani, non pochi problemi.
Cosa che accadde, dal punto di vista del vecchio.

Infatti, crescendo Sophie si affezionò moltissimo a Max (di alcuni anni maggiore di lei) perché entrambi custodivano nel cuore il medesimo dolore, e il condividerlo era per essi fonte di consolazione; inoltre, essendo più grande della ragazzina, Max provava verso di lei un fraterno istinto di protezione che però, col passare degli anni, si trasformò in qualcosa di diverso.
Sophie, nel fiore dell'adolescenza, divenne una ragazza molto bella, di una sensualità naturale, inconsapevole, senza malizia, che non lasciava indifferente Max, che a sua volta era diventato un giovane attraente e pieno di fascino.
Non dovette passare molto tempo prima che i due si rendessero conto che quella che era sempre stata un'amicizia fraterna stata mutando in un sentimento ben diverso.
L'amore e la passione ebbero il sopravvento su ogni tentativo di restare razionali ma la loro relazione aveva un nemico testardo e pieno di risorse, disposto a ingannare, minacciare e far del male pur di separare i due giovani amanti.

Questo nemico era Ulrich, il quale non approvava, ovviamente, questa sciocca storia d'amore da romanzetti sotto il proprio tetto: lei era una ragazzetta povera e Max l’erede di una famiglia ricca e potente. Tra di loro non doveva esserci alcun idillio amoroso e allontanare Sophie era l'unica cosa da fare affinché quel nipote poco saggio rinsavisse.
Così, attraverso una serie di bugie e ciniche macchinazioni, le strade dei due innamorati si separano per diverso tempo.

Sophie cerca di andare avanti con la propria vita, anche se il suo cuore continua a nutrire un profondo amore per il suo Max.
Quando lo rivede, capisce che non le sarà mai indifferente.

E per Max è lo stesso?
Beh, lui sembra averla dimenticata: ha una fidanzata bella e ricca e i due sono prossimi alle nozze.
Eppure, il giovane non riesce a ignorare Sophie, anche se sa che dovrebbe farlo perché lei ha già sofferto in passato a causa sua.
Ma tenere a bada i sentimenti e l'attrazione per lei è più facile a dirsi e che a farsi, e Max si riscopre geloso di Sophie, pur sapendo di non avere alcun diritto sulla ragazza.
È geloso di Lucien, di Philippe, di suo cugino Otto, insomma di chiunque le bazzichi intorno!

E mentre lui si tormenta tra il dover mantenere le apparenze, assecondando i piani e le ambizioni del nonno (tutti volti alla conquista del potere, del danaro, del prestigio), e il tenere a bada i sentimenti per Sophie, attorno a loro una fitta tela di inganni sta diventando sempre più ingarbugliata, pronta per avvolgere la povera Sophie in qualcosa di più grande di lei.

I nemici sono tanti e possono celarsi anche tra le file di coloro che non sembravano esserlo, e se il numero uno è sempre lui, il "vecchio nazista" (come lo chiama Sophie), Ulrich (che ha la brutta mania di dover manipolare, usare le persone, decidere per loro e ricorrere anche a mezzi illeciti purché tutto vada secondo il suo volere), a remare contro la felicità di Sophie e Max si aggiungeranno altre persone e situazioni particolari e inaspettate.
In particolare, a non lasciare in pace Max - e quindi, indirettamente, anche Sophie - è una misteriosa organizzazione, i Quattrocento, un gruppo di uomini ricchi e potenti provenienti da tutti i continenti; di loro si sa poco e niente ma una cosa è certa: gli Schell ne fanno parte.

In questo romance contemporaneo ricco di suspense e passione, la storia d'amore dei due protagonisti si intreccia con la storia di una famiglia importante e piena di segreti; le ambientazioni cambiano in base alle diverse circostanze e vicissitudini, e il lettore si ritrova ora nella Costa Azzurra, ora in Baviera, passando per la selvaggia Camargue.

Non mancano i colpi di scena, anche perché essendo coinvolti i servizi segreti (lo stesso chef, come anticipavo più su, ha un background fatto di missioni segrete) ci sono diverse persone che dicono di essere ciò che invece non sono.
Questo fa sì che sia a Max che a Sophie capiti non di rado di dover affrontare pericoli e situazioni avventurose, in cui devono fronteggiare professionisti pagati per tenerli d'occhio ed eventualmente far loro del male.
Sophie, a causa delle ostilità di nonno Ulrich, spesso vive momenti difficili, peripezie di cui farebbe volentieri a meno perché le causano non pochi problemi, e in quei frangenti non può non pensare che tenere a distanza Max sia necessario per la propria incolumità e felicità.
Ma i legami che uniscono i due non sono così deboli da poter essere recisi, anzi: sembra che che più ostacoli si frappongano tra loro, più l'amore e la voglia di ritrovarsi l'uno nella braccia dell'altra cresca.

Fidarsi di Max è un'ardua impresa, in quanto delle sue bugie e dei tradimenti Sophie è stanca, ma anche qui...: non tutto è come sembra e Max dovrà lottare per riconquistare la fiducia dell'amata e dimostrarle che il suo amore per lei non è mai diminuito e tante scelte, anche difficili, le ha prese per il bene di lei.

"Inganni" è un romanzo dal ritmo narrativo dinamico in quanto a dar corpo alla struttura della trama e a renderla articolata intervengono molti personaggi (principali e no), ciascuno con il proprio passato, le ambizioni e i segreti, il che getta le basi per creare situazioni sempre diverse, interessanti, con diversi colpi di scena, e anche la varietà dei contesti contribuisce a rendere la lettura agile e accattivante.

È un libro che si legge con molto piacere, e per com'è scritto e per la storia narrata, variegata e vivace, in cui agiscono personaggi ben caratterizzati, le cui personalità si palesano nel vivo delle loro azioni, negli abbondanti dialoghi e il lettore impara a conoscerne pregi e difetti; il finale soddisfa le aspettative.

Ringrazio di cuore Erielle per avermi fatto dono di una copia digitale del suo libro, che consiglio a quanti sono alla ricerca di una storia sì romantica ma con elementi avventurosi.

Vi segnalo che è da poco disponibile il sequel, SEGRETI (Serie "Amore e Pericolo", vol 2), che volendo si può leggere come autoconclusivo, ma ovviamente sapere cosa è successo nel primo volume avvantaggia il lettore nel raccapezzarsi con più facilità.

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