lunedì 30 giugno 2025

LE MIE LETTURE DI GIUGNO 2025

 

Buonasera, amici lettori!

Giugno è al termine e io sto per tirare le somme non solo delle letture di questo mese che sta andando via, ma anche delle mie letture in questa prima metà del 2025.

In questo post, comunque, ricapitolo soltanto le letture di giugno :))



  1. LUPA NERA di J.G. Jurado: thriller spagnolo ambientato a Madrid, secondo volume della trilogia Regina Rossa. Antonia Scott e Gutierrez se la devono vedere con assassini professionisti e mafiosi russi (4/5). DINAMICO, COINVOLGENTE.
  2. L'IMPREVEDIBILE CASO DEL BAMBINO ALLA FINESTRA di L. Thompson: giallo per ragazzi - 12enne misofobo si improvvisa investigatore. Ma prima deve riuscire ad affrontare le proprie paralizzanti paure (4/5). ORIGINALE, CON MOLTI SPUNTI DI RIFLESSIONE SUI DOC.
  3. Il BAGLIORE D’ARGENTO di C. Bilson: western romance pulito e squisitamente romantico; storia godibile e carina, se piace il genere; traduzione pessima (2/5). AHIMÈ, NON MI SENTO DI CONSIGLIARLO SPASSIONATAMENTE...
  4. SFUMATURE di A. Falavena: narrativa contemporanea - breve romanzo che esplora l'universo interiore di due uomini e una donna le cui strade si incrociano per pura casualità (4/5). SE CERCHI UNA LETTURA BREVE MA PROFONDA.
  5. L'EDUCAZIONE di T. Westover: autobiografia - l'autrice racconta com'è stato crescere in una famiglia mormona fondamentalista in cui non sono mancati le violenze psicologiche e fisiche (4/5). SE HAI VOGLIA DI UNA STORIA VERA ED EMOTIVAMENTE COINVOLGENTE.



READING CHALLENGE

Per la sfida letteraria, nel mese di giugno gli obiettivi erano i seguenti:

- ROMANZO DI FANTASCIENZA
- LIBRO AMBIENTATO IN MEDIORIENTE
- LIBRO CHE RACCONTI L'AFRICA
. JEZABEL di I.Nemirovsky


Io ho scelto un obiettivo delle categorie fisse - BIOGRAFIA - con
questo saggio storico-biografico incentrato sul partigiano pugliese Gioacchino Gesmundo: 

6. LIBERTÀ A CARO PREZZO. Gioacchino Gesmundo e le Fosse Ardeatine, di Giovanni Capurso (4/5). SE RICERCHI UN LIBRO AMBIENTATO DURANTE GLI ANNI DEL FASCISMO/SEC.GUER.MOND.



SERIE TV

Sul fronte serie tv, ho un paio da consigliarvi.

THE SURVIVORS - OMBRE NELL'ACQUA.


Basata sull'omonimo romanzo di Jane Harper, la serie è ambientata nella cittadina costiera di Evelyn Bay, in Tasmania. 

Kieran Elliott torna a casa, dai suoi genitori e dai suoi amici, dopo ben quindici anni di assenza.
Il motivo per cui è stato lontano tanto tempo da casa è presto detto: 15 anni prima egli ha assistito a una tragedia che ha segnato l'esistenza di più famiglie della comunità.

Nel corso di una terribile (quanto prevedibile) tempesta nelle grotte che caratterizzano quelle coste, tre giovani morirono.

Tra essi c'era Finn, il fratello maggiore di Kieran, e questo evento tragico ha comprensibilmente sconvolto la vita sua e dei genitori.

In quell'occasione morì anche un altro giovane uomo, amico di Finn e, sempre nel medesimo giorno ma in circostanze meno chiare, scomparve Gabby, la migliore amica di  Mia (moglie di Kieran). Ad essere precisi, Gabby in teoria non è ufficialmente morta nella e a causa della tempesta, però da quel giorno di lei si son perse le tracce ed è tornato a riva soltanto il suo inseparabile zainetto, il che ha fatto supporre alla polizia che fosse annegata.

Kieran, quindi, torna ormai da adulto e da uomo sposato e da padre; il ritorno in questa comunità che l'ha visto crescere e andar via, è accompagnato da sentimenti contrastanti: alcuni amici sono felici di rivederlo, altri decisamente meno.
La verità è che nessuno, nonostante gli anni trascorsi, ha dimenticato ciò che accadde nelle grotte, e questo crea ancora oggi imbarazzi, malumori, ostilità e rancori mai sopiti.

Del resto, i primi ad essere imbarazzati sono i suoi stessi genitori, o meglio sua madre, che continua a soffrire per la perdita del primogenito e non ha mai smesso di pensare che quella tragedia potesse essere evitata.
Se è successa, la colpa è da attribuire proprio a Kieran, fatto - questo - che ha inevitabilmente incrinato i rapporti tra madre e figlio, generando incomprensioni e distanza.
Il padre, purtroppo, ha cominciato a "non starci più con la testa" e a manifestare preoccupanti, e sempre peggiori, sintomi di demenza senile.

Sulle ragioni della presunta responsabilità di Kieran sulla morte dei due ragazzi non aggiungo nulla perché è una questione su cui si basa lo sviluppo delle vicende.

A rendere ancora più amaro il ritorno di Kieran nella sua città natale, è un'altra disgrazia: il corpo di una giovane donna, Bronte, viene ritrovato sulla spiaggia.

Bronte è stata palesemente uccisa.
Da chi e perché?

Le indagini da parte degli investigatori portano man mano a sospettare di diversi membri della comunità di Evelyn Bay, che è quel classico posto ameno e soleggiato in cui tutti conoscono tutto di tutti... o almeno credono.

La realtà con cui Kieran - e non solo lui, ma chiunque cominci a cercare la verità là dove finora non è stata mai cercata - deve fare i conti è che quelle persone, che lui pensa di conoscere bene come le proprie tasche, possono nascondere dei segreti, dei "peccati", e che sono disposti a tutto pur di far sì che quei segreti restino tali.

Mentre si indaga per scoprire l'assassino di Bronte, Mia si impegna per avere delle risposte anche sulla misteriosa scomparsa della sua amica Gabby: cosa l'è successo in quel maledetto pomeriggio in cui morirono i due amici nella tempesta delle grotte? 
Il suo corpo è stato trascinato dalla corrente - come tutti ad Evelyn Bay hanno da sempre ipotizzato - o qualcuno potrebbe averle fatto intenzionalmente del male?

La serie tv è composta (per ora) da una sola stagione e l'ho guardata in un soffio perché  mi è piaciuta da subito, come mi piacciono sempre  quelle storie ambientate in località tranquille, in cui non succede mai  nulla (o quasi), in cui c'è un'avvolgente senso di famigliarità che ti porta a credere che ciascuno conosca l'altro, che lo tratti come un fratello e che non ci siano segreti... e invece ci sono eccome e farli emergere è il fulcro della narrazione.

I colpi di scena non mancano e si guarda ogni puntata con la voglia di risolvere il mistero,  di chiarire come e perché sia successo quel fatale incidente alle grotte, se realmente Kieran sia in qualche modo responsabile, e soprattutto che n'è stato della povera Gabby, la cui triste vicenda negli anni è stata adombrata dalla morte dei due amici, relegandola nel dimenticatoio, tranne che per la madre e per Mia, che non ha mai smesso di chiedersi cosa sia davvero successo all'amica, che allora aveva solo 14 anni.

Bella, la consiglio, si lascia guardare tutta con interesse.


La seconda serie è sudcoreana.

SE UN ALBERO CADE IN UNA FORESTA


"Se un albero cade in una foresta ma nessuno si trova lì per sentirlo, fa rumore oppure crolla nel silenzio più totale?"

n
 Le vicende fanno capo a due diversi piani temporali e in entrambi i casi abbiamo due uomini proprietari di una struttura alberghiera.

Jeon Yeong-ha è rimasto vedovo e, dopo la malattia terminale della moglie, si è trasferito in una cittadina isolata nella foresta a poche ore di macchina da Seul; qui, circondato da una natura incantevole, lussureggiante e dai colori brillanti, gestisce una casa vacanze che, quanto ad affari, se la cava piuttosto bene. 

Un giorno, viene a soggiornarvi una giovane donna di nome Seong-a con un bambino, Si-hyeon, che Jeon Yeong-ha ipotizza sia suo figlio. 

Il mattino dopo, però, Seong-a se ne va senza il piccolo, caricando con fatica un grosso trolley e lasciando, nella stanza in cui ha albergato, delle macchie di sangue e l'odore della candeggina. 

La situazione è inquietante e incomprensibile allo stesso tempo ma una cosa Jeon Yeong-ha  intuisce: quella donna - tanto bella quanto sfuggente - ha sicuramente commesso un'azione terribile... ma provarlo è arduo, anche perché a Jeon Yeong-ha  non restano che ipotesi terrificanti e dubbi atroci, ma di concreto nulla.

La cosa assurda è che un anno dopo la donna torna nella casa vacanze ma Jeon Yeong-ha  è turbato, sospettoso ed è assolutamente convinto che lei nasconda dei segreti dietro quel suo sorriso affascinante e quel corpo minuto da modella.
 Seong-a, inoltre, è una pittrice che cerca in tutti i modi di sfondare e di ottenere un proprio spazio nelle gallerie d'arte; la donna ha deciso, in tutta autonomia e con estrema prepotenza, che quel posto meraviglioso (la casa vacanze) sia il luogo ideale per dare sfogo alla propria vena artistica e così... vuol restarci.

 Seong-a ha deciso di stabilirsi presso la struttura di Jeon Yeong-ha a tempo indeterminato, creando grande imbarazzo all'uomo, che non sa come sbarazzarsi di quest'ospite sgradita, che lui è convinto sia un essere ignobile (un'assassina?), una mina vagante, una scheggia impazzita.
Vorrebbe poterla denunciare, ma non è così semplice perché gli agenti di polizia si lasciano sedurre dal fascino malefico della donna e Jeon Yeong-ha  finisce per aver più torto che ragione.

Le cose si complicano quando Seong-a si rende conto che Jeon Yeong-ha  è intenzionato seriamente a cacciarla e che è disposto a tutto pur di mandarla via, soprattutto nel momento in cui il pover'uomo si rende conto che la donna è molto pericolosa, una psicopatica capace di aggredire violentemente chiunque... ed egli teme che potrebbe arrivare a far del male alla propria unica figlia.

Parallelamente,  conosciamo anche un'altra famiglia (padre, madre, figlio adolescente) che gestisce un hotel affacciato su un lago: il posto è molto frequentato e anche qui le cose procedono bene finché un giorno arriva un ospite misterioso, silenzioso e sinistro che si rivela essere un ricercato serial killer. Questi commette un efferato omicidio in una stanza dell'albergo, cosa che farà andare a catafascio l'attività di famiglia perché da quel momento nessuno vorrà più soggiornare nell'albergo degli orrori.
La vita della famiglia proprietaria dell'hotel viene quindi stravolta e nulla sarà più lo stesso per queste povere persone, che si allontaneranno l'una dall'altra, chiudendosi ognuna nel proprio dolore, nella propria amarezza e nei sensi di colpa.

I due filoni narrativi sono distanziati da diversi anni e le due storie sembrano scollegate, in un primo momento, ma pian piano ogni dubbio su come e dove collocare i personaggi (e le loro tragedie) viene risolto, fino a capire in che modo gli eventi del passato e quelli del presente si incrocino, dando poi vita ad un'unica storia, in cui ogni personaggio principale trova il proprio posto ed è impegnato a risolvere i propri tormenti personali e famigliari.

È una serie ricca di pathos, di suspense, di azione, colpi di scena, di nodi man mano sciolti, di collegamenti progressivamente svelati; lo spettatore si appassiona alle vicende di Jeon Yeong-ha, quasi arrabbiandosi con lui per quest'invasione irrazionale e folle da parte della donna psicopatica, la quale però è un personaggio odioso ma a modo suo carismatico, che con la propria luciferina determinazione e scaltrezza si pone al centro di scene e dinamiche non solo molto movimentate, ma anche sanguinose ... che John Wick scansate!

A me è piaciuta molto, i coreani sono sempre al top e sanno come catturare l'attenzione dello spettatore fino all'ultima scena.

venerdì 27 giugno 2025

Recensione * LUPA NERA di Juan-Gomez Jurado *


In questo secondo volume della trilogia Regina Rossa,  ritroviamo gli inseparabili Antonia Scott e Jon Gutiérrez, nuovamente impegnati in un intricato e pericoloso caso, che vedrà i due alle prese con mafia e corruzione.


LUPA NERA
di Juan-Gomez Jurado

Ed. Fazi
trad. E. Tramontin
414 pp
Lola Moreno, sposata con il tesoriere di un clan mafioso attivo nella zona di Malaga, in Spagna, un giorno scompare.

O meglio, fugge ad un attentato da parte di brutta gente - invischiata in affari loschissimi e nei quali il consorte era coinvolto - mandata a far fuori lei e, prima ancora, suo marito Yuri Coro in.
Con Yuri ci riesce, ma Lola, in un mix di fortuna e scaltrezza, riesce a sfuggire ai suoi assassini e a scappare.
Ma la donna è incinta ed è diabetica, per cui necessita di insulina, e questo particolare la rende un soggetto vulnerabile, impossibilitata a nascondersi chissà dove.

La nostra Regina Rossa, Antonia Scott - l'essere umano con il QI più alto al mondo - è chiamata a cercare Lola prima che venga eliminata; accanto a lei c'è Jon, fedele amico e compagno di investigazioni, con cui la donna bisticcia costantemente ma, allo stesso tempo, sa di non poter fare a meno del grosso e forte (non che sia grasso) Gutierrez per risolvere il complicato caso che Mentor ha loro affidato.

I due atipici ma brillanti investigatori hanno imparato a conoscersi, a capire i silenzi e gli sguardi l'uno dell'altra, a riconoscere le qualità e i difetti reciproci e, soprattutto, a volersi bene.
La fiducia, tra loro, è assolutamente fondamentale per andare d'accordo e per lavorare con successo.
Se dovesse crollare questo pilastro, probabilmente si creerebbe tra loro una bella spaccatura.

Non è semplice, ovvio, soprattutto per Jon, che deve confrontarsi quotidianamente con una personalità complicata e una mente affascinante ed eccelsa come quella di Antonia, la quale continua a portarsi dietro i propri tormenti e demoni, uno tra tutti: cercare il "signor White" e Sandra Fajardo, personaggi che abbiamo già conosciuto nel libro precedente e che continuano con le loro macchinazioni a danno di Antonia.

Il compito di scovare Lola Moreno prima della mafia russa - che la vuole morta - ha adesso la precedenza su altre vendette e questioni personali ma, per quanto Antonia sia eccellente nel suo far caso ai dettagli più minuscoli per costruire piste ed ipotesi investigative valide ("Antonia vede ciò che è accaduto in una scena. Non si limita a dedurlo."), a metterle i bastoni tra le ruote ci pensa un personaggio sfuggente e pericolosissimo, in quanto capace di uccidere con estrema lucidità e spietata professionalità senza la minima esitazione: una donna russa che risponde al nome di Čërnaja Volčica, meglio nota come la Lupa Nera, una temibile sicaria ingaggiata dai laidi e crudeli capi dell'organizzazione mafiosa per cui lavorava Yuri Voronin.

Arrivare a Lola e salvarla dalle grinfie di mafiosi significherà immergersi mani e piedi in un'avventura all'ultimo respiro, che porterà Jon e Antonia dai paesaggi assolati dell’Andalusia fino a quelli innevati  della sierra, finendo per essere anche loro bersaglio dei criminali.
Antonia è tenace e determinata e non si darà pace fino a quando non avrà trovato la signora Voronin, ma ciò che lei il collega non immaginano è che purtroppo la corruzione, non di rado, si insinua anche lì dove deve dovrebbe regnare l'amore per la giustizia e la verità...

Lupa Nera è un thriller ricco di azione e avventura, molto movimentato e con un bel ritmo, che dosa bene gli elementi più drammatici con quelli più ironici, legati soprattutto all'imponente protagonista maschile, Gutierrez, che io trovo simpaticissimo e divertente, oltre che buono e leale, insomma il braccio destro ideale per la tormentata ed enigmatica Scott.

Il finale è apertissimo e suscita la voglia di proseguire con il successivo capitolo, Re Bianco.

Ho cominciato la serie tv, Regina Rossa, e per ora mi pare fedele al romanzo e mi sta piacendo.


Alcune citazioni

"E se nulla ci libera dalla morte, almeno che l’amore ci salvi dalla vita."

"Quanto più sola è una persona, più solitaria diventa. La solitudine le cresce man mano intorno, come la muffa. Uno scudo che inibisce ciò che potrebbe distruggerla, e che tanto desidera. La solitudine è cumulativa, si estende e si perpetua autonomamente. Una volta che quella muffa si incrosta, rimuoverla costa una vita."

"Da quando nasciamo, sappiamo qual è il nostro destino. La culla si dondola sull’abisso, pronto a inghiottirla. La nostra vita non è altro che un lampo tra due oscurità infinite. La fine che ci attende ci appare più minacciosa dell’oscurità precedente, quell’istante in cui non sappiamo quale fosse il nostro volto prima di nascere. Forse abbiamo paura di ciò che viene dopo, nel fondo, un briciolo del nostro essere ricorda qualcosa di terribile. Qualcosa che dimentichiamo quando riempiamo per la prima volta di aria i nostri polmoni e piangiamo."

"Il tempo è la nostra giustificazione per l’egoismo che ci isola dalla verità, da quella distruzione che provochiamo, quella che corrode gli altri, quella che in ultima istanza corrode noi stessi."

sabato 21 giugno 2025

Recensione || L'IMPREVEDIBILE CASO DEL BAMBINO ALLA FINESTRA di Lisa Thompson



Un dodicenne affetto da misofobia * passa le giornate chiuso dentro casa a guardare, dalla finestra della propria camera, ciò che accade in strada ai vicini.
Un'abitudine stramba, che lascia perplessi i vicini e smarriti e dispiaciuti i genitori ma che, al momento opportuno, potrebbe rivelarsi molto utile per risolvere un mistero...


L'IMPREVEDIBILE CASO DEL BAMBINO ALLA FINESTRA
di Lisa Thompson


De Agostini
trad. M. Lowery
V. Zaffagnini (ill)
304 pp

«Non aspettare che il temporale passi. 

Devi uscire e danzare sotto la pioggia.»


Matthew Corbin è un ragazzino di dodici anni che sta vivendo una fase molto delicata della propria giovanissima vita: ha, infatti, un'immensa paura dei microbi e questa condizione non può che farlo soffrire e creargli problemi nella gestione della quotidianità e del rapporto con gli altri.
Matthew è ossessionato all'idea che miliardi di germi e batteri si depositino su qualsiasi superficie a lui vicina e che possano "assalirlo", contaminandolo e facendolo ammalare.
E lui deve assolutamente evitare di "sporcarsi" toccando o facendosi toccare da qualsiasi cosa o persona sia portatrice di maledetti e micidiali microbi. Non può e non vuole, per nessuna ragione, ammalarsi a causa di questi esserini invisibili e potenzialmente mortali.
Una fobia del genere non può che condizionare la sua vita quotidiana.

Tanto per iniziare, non esce praticamente mai di casa e raramente dalla propria stanza.
Starsene chiuso tra le famigliari quattro mura - che egli si premura di pulire e lucidare e disinfettare in ogni modo, con costanza e tenacia - lo fa sentire al sicuro da germi, batteri e da tutti i pericoli del mondo esterno. 

I genitori Sheila e Brian sono preoccupati: il loro bambino si rifiuta di andare a scuola, non vuole neppure giocare a biliardino col padre, non si lascia abbracciare, sta lontano dal gatto Nigel come se da un momento all'altro potesse saltargli addosso e attaccargli peli e malattie feline... 
E ovviamente non ha amici, non va in strada a giocare a pallone, non esce... niente: passa il tempo affacciato alla finestra a osservare gli strani vicini di casa e ad annotare ogni cosa sul suo diario. 

Fino al giorno in cui Teddy, il nipotino del signor Charles, che ha solo quindici mesi, scompare improvvisamente.
Matthew è stato l'ultimo a vederlo, dalla finestra, ma ovviamente non sa dire come sia potuto allontanarsi dal giardino in cui stava giocando né se un estraneo si sia introdotto per rapirlo.

Quando la polizia viene allertata, comincia a piantonare il giardino e il quartiere, facendo domande a tutti, compreso Matthew, che racconta ciò che sa lasciando un po' interdetti i poliziotti quando capiscono che il ragazzino non fa che osservare tutto e tutti dalla sua finestra e scrivere ciò che vede sul quaderno.

Una cosa emerge chiaramente da subito: la scomparsa del piccolo non ha lasciato tracce, non si riescono ad individuare né moventi né testimoni davvero utili né una banda di rapitori ha chiamato per chiedere un riscatto. 

L'angoscia di tutti è alle stelle e Matthew sta bene attento ad analizzare i comportamenti di tutti.
C'è chi si comporta come sempre - tipo la coppia che aspetta un bambino - e chi invece è più strano che mai, come il nonno del piccolo, il signor Charles, che continua a curare il proprio giardino con la stessa sollecitudine di sempre, oppure la sorella maggiore di Teddy, Casey, sempre con la sua inquietante bambola di porcellana in mano e con quel suo continuo prendere in giro Matthew chiamandolo pesciolino (proprio in virtù del fatto che se ne sta chiuso in camera come un pesce in un acquario).

Il ragazzino assorbe tutta l'ansia e la paura degli adulti in merito alla scomparsa di Teddy e vorrebbe poter fare qualcosa, ma come potrebbe, proprio lui che non ha manco il coraggio di uscire fuori di casa?

Ed ecco, allora, che la strada migliore da percorrere è aprirsi un po' agli altri.

In particolare, c'è la giovanissima vicina Melody Bird - una tipa un po' strana che ha l'abitudine di frequentare il cimitero - e, più tardi,  si aggiungerà Jake, coetaneo di Matthew e, in passato, suo grande amico.

Per Matthew interagire col prossimo - a partire dagli stessi genitori - è molto difficile perché il pensiero di contaminarsi lo ossessiona e lo terrorizza.
Leggere di quante volte (decide e decine) si lava le mani con sapone, candeggina, acqua bollente, della quantità di guanti di cui necessita quando esce dalla propria camera... fa tenerezza e fa riflettere su quanto soffrano le persone affette da disturbi ossessivo compulsivi (DOC), come questo che affligge il protagonista.

Ma da cosa ha origine questo DOC in un bambino di dodici anni?

Durante la lettura, capiamo che c'è stato un evento tragico e doloroso, accaduto in famiglia, che lo ha traumatizzato, innescando in lui questo terrore di sporcarsi, unito al senso di colpa che, lasciandosi raggiungere dai microbi, potrebbe essere causa di problemi per le persone che ama.

Matthew è un ragazzino intelligente, sveglio, sensibile; egli si rende conto di come e quanto i suoi genitori soffrano nel vederlo così e questo lo fa stare peggio, perché aumenta il senso di colpa e lo fa sentire inadeguato, incapace, diverso.

Appassionarsi alla sparizione del bimbo, però, diventa l'occasione per sfidare sé stesso e le proprie paure, per tentare di vincerle, lasciandosi aiutare dai due amici investigatori e dai genitori, che si sono rivolti a una professionista per capire come andare incontro ai comportamenti ossessivi del figlio.

L'investigazione procede, tra ipotesi, piccoli abbagli ed errori e nuove piste da percorrere.
Sarà la capacità di osservazione di Matthew a permettere di risolvere il mistero e a condurlo dritto dritto dai colpevoli della scomparsa di Teddy.

Questo romanzo per ragazzi lo consiglio perché  ha il pregio di essere molto scorrevole nello stile, originale nella trama perché il protagonista ha questo DOC e la sua condizione ci viene descritta con naturalezza, senza essere né pesante né superficiale; l'elemento giallo è accattivante ma ad avermi colpita maggiormente è l'aspetto psicologico legato alla fobia, al rapporto con i genitori, con l'esperienza traumatica che sta all'origine, e mi sono commossa verso la fine perché l'autrice è riuscita a farmi sentire le difficoltà e la sofferenza che si celano dietro un disturbo che, dall'esterno, può apparire bizzarro ma che in realtà nasconde disagio, dolore, fragilità e che va quindi individuato, trattato, compreso in modo serio e professionale. Bello il messaggio di speranza che lascia in riferimento alla possibilità di riprendere la propria vita e ricominciare a vivere.

Molto carino, lo consiglio!!




*  La misofobia consiste in una estrema paura dei germi ed è caratterizzata dalla tendenza ad evitare, in ogni modo possibile, l’esposizione ad agenti contaminanti.
Come ogni fobia, tende a peggiorare proporzionalmente agli evitamenti messi in atto.
Nel tempo è possibile rimanere bloccati in un circolo vizioso che compromette la qualità di vita, simile a quello caratteristico del disturbo ossessivo compulsivo (> QUI <).

lunedì 16 giugno 2025

Recensione || Il BAGLIORE D’ARGENTO di Catherine Bilson



Una giovanissima insegnante lascia la California per insegnare nell'unica scuola di un paese piccolo e tranquillo, senza immaginare che la sua vita sta per cambiare radicalmente.
Un aitante cowboy è alla ricerca dell'oro nella assolate terre del Nevada ma, nel tornare a casa, sarà l'amore a trovare lui...



Il BAGLIORE D’ARGENTO
Romanticismo e coraggio nel cuore della frontiera 
di Catherine Bilson


(Cuori di Frontiera Vol. 1)
416 pp.
Daisy Jackson è una giovane maestra, orfana di entrambi i genitori e sola, che si candida per il posto di insegnante a Rattlesnake Ridge,  in Nevada.
Nell'inviare la candidatura non dà dettagli sulla sua giovane età, né sulla mancanza di esperienza lavorativa né, soprattutto, sulle sue origini miste (è per metà cinese), che potrebbero non essere accettate dal comitato cittadino.
Eccitata all'idea di cambiare vita, lascia la California per recarsi in questo nuovo stato.

Luke Rockford è un cowboy che ha superato la trentina, è bello, muscoloso e ancora scapolo.
Quando accidentalmente i suoi occhi si posano sul bel faccino della nuova maestrina di Rattlesnake Ridge, ne rimane immediatamente affascinato, anzi folgorato. 

Comincia a girarle rispettosamente attorno e a corteggiarla con discrezione, mentre lei oscilla tra l'imbarazzo e il piacere di essere corteggiata da un così baldo giovane.

Insomma, lui piace a lei, lei piace a lui... Devono solo dichiararsi amore eterno e vivere per sempre felici e contenti.

Però giustamente qualche problemino ci deve essere, sennò sarebbe tutto fin troppo semplice (lo è comunque, tranquilli).

L'ostacolo ha un nome e un distintivo, quelli del vice sceriffo Grant Watson, pure lui attraente e giovane, che ha messo gli occhi sulla giovane maestra. 
E Grant, al contrario del rozzo ma galante Luke, non è il tipo che si chiede se potrebbe o no piacere a Daisy; lui è di quelli abituati ad avere sempre ciò che vogliono e da subito manifesta un ingiustificato senso di possesso verso la ragazza, il che lo porta ad avere comportamenti inopportuni.

Ma la bella e pura fanciulla non ha nulla da temere: c'è il bel cavaliere sul proprio destriero e con la mano sulla pistola a salvarla dai cattivi!

Cavaliere che, tra l'altro, sta cercando - assieme al fidato amico Jack - di seguire le orme paterne e andare alla ricerca dell'oro a Virginia City *.  Chissà che la fortuna non gli sorrida...


Siamo nel 1871 e Rattlesnake Ridge è tipo Virgin River versione western: si conoscono tutti, sono tutti - o quasi - socievoli, amichevoli, disponibili a dare una mano (la prima persona con cui Daisy fa amicizia è una vedova rispettabile e dal carattere forte, che per campare canta nei saloon ma anche nel coro della parrocchia, a testimonianza del fatto che è una brava persona, eh), pronti a organizzare buffet per mangiare qualcosa insieme; poi qui ci sono anche la chiesuola con il reverendo simpatico e generoso e lo sceriffo comprensivo e attento ai bisogni e ai problemi dei cittadini.
In pratica, un posticino idilliaco, pacioso, quasi paradisiaco, dove i pochissimi cattivelli che rovinano l'atmosfera bucolica vengono tempestivamente individuati e resi inoffensivi.

I personaggi principali sono (appena) sufficientemente delineati e rientrano nei cliché del genere romance più classico: lei ingenua, il candore virginale la precede e la segue pure (sospetto creda che i bimbi nascano sotto il cavolo ma potrei sbagliarmi), non ha mai conosciuto neanche lontanamente il sapore di un bacio a fior di labbra, è un'insegnante coscienziosa e amorevole, unica pecca: sangue misto, che a quel tempo era effettivamente un problema **
Ed infatti l'autrice menziona -. ma senza approfondire più di tanto - il tema dei pregiudizi razziali.

Che dire...?
Lo consiglio solo ed unicamente (e comunque con moooooolte riserve) a chi desidera leggere un romance pulito, squisitamente romantico, ricco di buoni sentimenti e belle persone, con un'ambientazione che personalmente io trovo sempre attraente: il vecchio West, appunto, e anzi è proprio il motivo che mi ha spinto a scegliere questo libro sul catalogo Kindle Unlimited.

Per il resto, la storia di per sé non spicca per originalità, i personaggi sono abbastanza stereotipati e prevedibili in opere e parole, ma a darmi fastidio è stata - DI NUOVO! - la traduzione che, ripeto (come nel caso di Sabbie di Persia) è di sicuro frutto dell'Intelligenza Artificiale ed è "super iper pessima".

Non ho pensato a screenshottare tutte le castronerie perché ero impegnata a ridacchiare per il nervosismo (non so neppure io perché non l'ho mollato), ma un paio le ho evidenziate, verso la fine.

Insomma, lettori e lettrici: ci sono tanti bei libri (anche sentimentali, per chi ama il genere) tradotti bene, per cui questo lo eviterei.
E c'è pure il seguito, perché il romanzo appartiene a una serie.







*Virginia City è una famosa città mineraria fondata nel 1859, durante il periodo della febbre dell’oro, sul pendio di un colle a seguito della scoperta di un filone nel vicino Six Mile Canyon. In pratica è una città del vecchio West e passeggiare tra le sue strade è come saltare sulla macchina del tempo.


** Nel 1861 nello stato del Nevada vigevano le leggi contro la mescolanza razziale che vietavano indistintamente il matrimonio tra bianchi e gruppi non bianchi, soprattutto afroamericani, nativi americani e asiatici in generale. Ma nel 1868 fu ratificato il XIV Emendamento alla Costituzione che, tra le altre cose, stabiliva che erano cittadini tutti coloro nati o naturalizzati negli Stati Uniti.



venerdì 13 giugno 2025

Recensione || SFUMATURE di Alessio Falavena



Tre persone di diversa età, giunte a una fase della vita in cui si sentono smarrite, piene di incertezze, timori, dubbi, in un arco di tempo piuttosto breve, in una sera e in una piazza come tante, si ritrovano a condividere pochi ma significativi attimi che li faranno sentire in qualche modo uniti, intrecciati, fino a fondersi in qualcosa di nuovo e complesso.


SFUMATURE 
di Alessio Falavena



Ed. Scatole parlanti
104 pp
15 euro
"...tutti sono, in fondo, l’unione degli incontri con le persone che incontrano."


David ha appena lasciato il proprio impiego in un'azienda in cui lavorava da sette anni per inseguire il sogno di scrivere canzoni; lui ama mettere nero su bianco ciò che prova e pensa, e farne una canzone, una melodia che qualcuno suonerà e delle parole che una cantante canterà al posto suo.

Valentina è una ragazza che fa la commessa in un negozio di abbigliamento ma è un'attività che trova impersonale, verso la quale non sente alcun entusiasmo. Nonostante la giovane età, è un tipo solitario con scarsa vita sociale e questo le sta bene.
Attualmente, vive ogni giorno, da mesi, con la sensazione di correre e restare sempre nello stesso punto.

Andrea ha passato i quaranta, ha un matrimonio naufragato alle spalle e una grande amarezza nel cuore a causa di questa relazione finita, i cui strascichi ancora gli pesano sul cuore.

I tre non si conoscono, pur abitando nella stessa città, e una sera le loro strade si incrociano, per pura casualità in una piazza.

Quella sera accade qualcosa che costituirà per i due uomini e per la ragazza una sorta di spartiacque, un momento cruciale dopo il quale nelle loro vite cominceranno a maturare nuove consapevolezze su sé stessi e il modo in cui stanno conducendo le proprie esistenze.

Andrea, in particolare, è colui che mette in atto una condotta che lascia gli altri due sgomenti, perplessi e, per alcuni secondi, impauriti; sì, perché egli si sente arrabbiato, furioso con sé stesso e con il mondo intero e istintivamente questa furia rischia di esplodere proprio al cospetto di quei due estranei. 

Nasce una scintilla di tensione tra Andrea e Valentina, la quale sta passando per quella piazza, e la ragione è di per sé piuttosto futile; ad essa assiste David, che si intromette "a difesa" di Valentina e ambedue diventano oggetto della rabbia (immotivata ed esagerata) di Andrea, che si comporta male soprattutto con David, provocandolo e manifestando un'aggressività decisamente inopportuna in un contesto che non giustifica comportamenti violenti.

Dopo poco, i tre si separano e tornano ciascuno alle loro vite, ma qualcosa quella sera è successo dentro di loro e il pensiero di quell'incontro casuale non li abbandonerà, anche perché da quel momento il ... caso?, il destino? li farà incontrare ancora.

Se David e Valentina restano perplessi ripensando alla condotta di Andrea, quest'ultimo è consapevole di essersi comportato male e ripensa con vergogna a quella sera in piazza.
Una parte di lui vorrebbe trovare la forza di scusarsi con entrambi.
Ma intanto, ciò che gli resta sono giornate di nervosismo e amarezza nel pensare all'ex-moglie e al fallimento che è stata la loro relazione, e di tristezza nell'interagire con un padre ormai anziano e fragile ma di cui ha sempre sofferto le assenze.

Tanto Valentina quanto David si sentono spinti a ritrovare loro stessi, a recuperare i sogni chiusi in un cassetto e quel fuoco dentro che una quotidianità scialba sembra avere, se non spento, offuscato; ciascuno si sforza di cercare la propria strada e di dare importanza a sensazioni, pensieri, turbamenti, stati d'animo, esperienze, compresi i fatti di quella fatidica sera in piazza e l'incontro a tre, che ha generato un fiume di emozioni contrastanti che li hanno avvolti, travolti, coinvolti e, per qualche minuto, uniti.

Andrea, David, Valentina: tre persone con esistenze "fratturate", sospese, temporaneamente interrotte, schiacciate da paure, delusioni, dal timore di non potercela fare. 

Tre persone come tante, caratterialmente diverse eppure accomunate dal loro essere irrisolte.

Il loro incontro, senza che essi sappiano poi spiegarlo razionalmente, innesca l'opportunità di riflettere e di cambiare interiormente, intraprendendo un primo, piccolo ma necessario passo per risolvere i conflitti che li tormentano e lasciare entrare più luce nelle ombre che occupano i loro cuori.

Sfumature è un romanzo breve ma di cui ho avuto modo di apprezzare la penna profonda, la scrittura intensa e delicata, che sa cogliere e raccontare la quotidianità di gesti, abitudini, sentimenti, pensieri e insicurezze come ne hanno tutti gli esseri umani e di farlo con una bella capacità introspettiva, un linguaggio che, nella sua semplicità, sa avvicinare il lettore al mondo emotivo del personaggi.

La narrazione è in terza persona quando entriamo nelle giornate di Valentina ed Andrea, mentre la prospettiva di David è narrata in prima persona; dei tre protagonisti emergono con chiarezza i temperamenti, i vissuti che li hanno formati e segnati, le sconfitte, il senso di smarrimento ma anche la voglia di non restare impantanati nelle proprie umane paure.

Consigliato, un libro breve ma molto piacevole e scorrevole nello stile e profondo nei contenuti.

 




sabato 7 giugno 2025

Recensione || L'EDUCAZIONE di Tara Westover

 

Romanzo biografico e di formazione, L'educazione ci racconta la storia della sua autrice, nata e cresciuta in una famiglia di mormoni fondamentalisti, con a capo un marito/padre ossessionato dall'imminente fine del mondo e con una madre amorevole sì ma ciecamente sottomessa alla "fede" del marito al punto da non intervenire di fronte ai soprusi che si consumavano dentro e fuori le mura di casa.

Uscire da una tale complessa e soffocante situazione famigliare non sarà facile ma si renderà comunque necessario.

L'EDUCAZIONE
di Tara Westover


Feltrinelli
trad. S. Rota Sperti
384 pp

Tara nasce in una isolata località di montagne, nell'Idaho; è l'ultimogenita e tanto lei che sua sorella Audrey e i loro fratelli Luke e Richard non sono stati registrati all'anagrafe, alla nascita (lo saranno qualche anno più tardi) perché suo padre - mormone survivalista - ha sempre odiato il governo, con le sue leggi e i suoi loschi tentativi di schedare, ingabbiare, schiavizzare e controllare le persone. 
Per la medesima ragione, non ha mandato a scuola nessuno dei suoi figli, compresi i maggiori Tony, Tyler e Shawn.
I ragazzi Westover non conoscono neppure cosa voglia dire andare in ospedale o farsi visitare da un dottore.
Sono cresciuti senza libri, senza sapere cosa succede nel mondo oggi né cosa sia successo di rilevante in passato; tutto ciò che sanno proviene dalla Bibbia e dal Libro di Mormon, e gli unici "personaggi storici" di cui sanno vita morte e miracoli sono Joseph Smith e Brigham Young *.

La loro mamma a un certo punto, contro la propria volontà e su insistenze del marito Gene, ha iniziato a lavorare come levatrice e guaritrice, divenendo esperta nell'uso di piante medicinali.
I figli hanno imparato sin dall'infanzia ad aiutare sia dentro casa (ad esempio, nello stufare le erbe per la madre o preparare frutta sciroppata da conservare in vista della fine del mondo) che fuori, accompagnando il padre in discarica per recuperare metalli. 

Lavoro, quest'ultimo, pesante e pericoloso, tanto che Tara ci racconta diversi episodi drammatici in cui lei o un paio di fratelli si sono fatti moooolto male proprio lavorando col padre, e non hanno potuto neppure usufruire dell'ospedale ma solo rimettersi nelle sapienti mani della mamma e in quelle misericordiose del Signore.

Fino a diciassette anni Tara non aveva idea di cosa fosse l’Olocausto o l’attacco alle Torri gemelle e l'idea di andare a scuola era quasi una bestemmia alle orecchie del padre, che al solo nominarla cominciava ad inveire contro la cultura del mondo, peccaminosa, seducente, contraria al volere di Dio.

Il clima in casa era spesso pesante: il padre era un uomo carismatico ma anche folle e incosciente, fino a diventare pericoloso; il fratello maggiore Shawn era chiaramente disturbato e diventa violento con le sorelle; la madre cercava di difenderle, ma piuttosto blandamente e comunque sempre restando fedele alle sue credenze e alla sottomissione femminile prescritta.

L'unica "pecora nera" in casa è sempre stato Tyler, uno dei fratelli, il più tranquillo e riflessivo che di punto in bianco ha deciso di studiare, decidendo - contro la volontà paterna - di lasciare casa pur di iscriversi al college.

Sarà proprio lui a consigliare a Tara di non restare a lungo tra quelle montagne, ma di provare a costruirsi la propria strada, magari attraverso lo studio, la scuola.

 “C’è un mondo là fuori, Tara,” disse. “E ti sembrerà molto diverso una volta che il papà avrà smesso di sussurrarti all’orecchio cosa ne pensa.”

E infatti Tara, incuriosita e desiderosa di sapere cosa e quanto ci fosse di nuovo e interessante oltre l'educazione ricevuta in casa, decide di seguire le orme di Tyler e di provare a leggere e studiare i testi scolastici, pur non avendo lei altre basi se non quelle (limitate) datele dalla madre.

Ed è così che la possibilità di emanciparsi, di vivere una vita diversa, di diventare una persona diversa fa capolino nella sua mente e diventa per lei il trampolino per spiccare il volo, per cominciare ad allentare gli stretti legami con quella famiglia ingombrante, in cui si respira costrizione, doveri, ordini da eseguire, dove il tipo di attività che la vede impegnata è non soltanto decisamente mascolina, ma altresì pericolosa e senza sbocchi per il futuro.
Se lei restasse tra quei monti, a separare pezzi di ferro e alluminio, non avrebbe alcuna possibilità di dare una svolta alla propria vita.

Per non parlare del fatto che Tara, come tutti gli esseri umani, ... cresce.
Passano gli anni e non è più la bambinetta di nove anni che va dietro alla madre a veder nascere dei bambini, ma è un'adolescente che comincia a chiedersi se potrebbe piacere ai ragazzi, e se potrebbe mai piacere loro conciata com'è, con la salopette lorda e un cattivo odore sempre attaccato addosso a causa dei lavori da fare con e per il padre.
E quando il fratello Shawn si scontra con la realtà di questa sorellina - chiamata affettuosamente Morennina, con cui ha iniziato da qualche anno ad instaurare un buon rapporto, fatto di complicità - che sta maturando, il cui corpo sta sbocciando, che ha voglia di sistemarsi prima di uscire, forse anche di mettere un velo di rossetto..., qualcosa gli scatta nella testa e il suo comportamento verso Tara subisce una brusca deviazione.

Shawn diventa violento, aggressivo fisicamente e psicologicamente, non fa che prendere per i capelli Tara anche solo se lei gli risponde male o lo ignora, metterle la faccia nel water, torcerle polso e braccia sino a farla quasi svenire dal dolore, il tutto accompagnato da una sfilza di pesanti insulti, che terminano solo quando lei, per porre fine a quella sofferenza, si umilia e chiede scusa.

"È strano quanto potere dai alle persone che ami, avevo scritto sul mio diario. Ma Shawn aveva un potere su di me che era inimmaginabile. Aveva definito chi ero, e non esiste potere più grande di questo."

Ogni volta che questi episodi accadono, Tara reagisce in un modo che a me personalmente, in certi momenti, ha irritato: ride e, se c'è gente a guardarli mentre avviene questa violenza, ride ancora di più e comincia a gridare frasi sconnesse che facciano pensare agli sgomenti spettatori che è tutto ok, i due fratelli stanno giocando.

È chiaro che è un meccanismo di difesa, che Tara mette in atto per convincere se stessa che Shawn non la sta mica per ammazzare, che di lì a poco smetterà di torcerle il braccio o di sedersi sulla sua schiena gridandole ingiurie...
Tara, sconvolta ogni volta, prova poi a fare il punto di ciò che è accaduto, ad analizzarne ogni frammento, arrivando a trascriverlo su un quaderno per non dimenticarlo, perchè un domani i ricordi non si confondano.

E il rischio che i racconti di aneddoti del passato possano essere falsati è concreto, tant'è che spesso l'autrice inserisce delle note per far sapere al lettore che di un dato fatto ci sono varie versioni in famiglia, e che certi suoi ricordi sono confermati o smentiti dai fratelli presenti di volta in volta.

Quando Tara - diventando adulta e dopo aver deciso di dire basta a quella situazione famigliare che la vede sempre vittima di botte e ingiurie da parte di Shawn, il quale viene sempre difeso e coperto dai genitori - tenta di iscriversi al college (alla Brigham University) non sa ancora - o forse lo immagina appena - che quello sarà soltanto il primo passo per l'emancipazione, l' inizio della sua battaglia per scrivere la propria storia personale al di là e al di fuori di quella della propria famiglia.

Pensare di recidere i legami con essa è inevitabilmente fonte di dolore perché comunque lei ama i propri cari, ma al contempo sa che se restasse in quella casa, morirebbe dentro, ogni opportunità di fare della propria vita qualcosa di prezioso e unico, svanirebbe, verrebbe schiacciata da cumuli di pesche sciroppate, dall'odore delle piante cotte dalla madre e dal ferro accartocciato in discarica col padre.
Per non parlare del pericolo costituito da Shawn.

L'educazione è quindi non solo un'autobiografia ma soprattutto un romanzo di formazione, in cui l'educazione diventa lo strumento principale di riscatto di una ragazza da un'eredità famigliare che, lungi dal poter essere una ricchezza, rischia di essere un fardello, un ostacolo alla propria autorealizzazione.

È un processo irto di dubbi e paure, quello che vive Tara per trovare sé stessa, il proprio valore come singola persona, che può e sa vivere (e bene!) anche fuori dal nido famigliare, per certi versi rassicurante, per altri insidioso.

Non è facile dare un calcio agli insegnamenti religiosi ricevuti, che hanno contribuito a formare la sua personalità, nel bene e nel male.

"Ad avere valore non ero io, ma la patina di obblighi e cerimonie che mi frenava."

Lo studio di materie come la Storia ** le aprono la mente, allargandole gli orizzonti e offrendole altre chiavi di lettura della realtà, prima analizzata solo da un'unica prospettiva: quella della fede mormona.

"Avevo cominciato ad accorgermi di una cosa fondamentale che riguardava mio fratello, mio padre, me stessa. Avevo capito che eravamo stati scolpiti da una tradizione che ci era stata data da altri, una tradizione di cui eravamo volutamente o accidentalmente all’oscuro. Mi ero resa conto che avevamo prestato le nostre voci a un discorso il cui unico scopo era quello di disumanizzare e abbrutire gli altri – perché era più facile alimentare quel discorso, perché conservare il potere sembra sempre la strada migliore."


"Tutti i miei sforzi, tutti i miei anni di studio mi erano serviti ad avere quest’unico privilegio: poter vedere e sperimentare più verità di quelle che mi dava mio padre, e usare queste verità per imparare a pensare con la mia testa."

La lettura di quest'autobiografia romanzata mi ha suscitato diverse emozioni, legate anche al fatto che c'è di mezzo l'argomento fede, al quale sono sensibile per ragioni personali.
Mi ha sempre "spaventata" il fondamentalismo religioso e, con gli anni, ho cercato di evitarlo, pur avendo dei saldi principi di fede, basati sull'insegnamento delle Sacre Scritture.

I libri (ma anche le serie tv, i film e i documentari) che trattano di questi movimenti religiosi estremi, che dicono di ispirarsi alla Bibbia ma in realtà ne distorcono spesso il senso, mi hanno sempre interessata moltissimo ed ho letto con molta partecipazione il racconto che la scrittrice fa della propria famiglia, dell'educazione ricevuta al suo interno, dei legami famigliari forti e, per alcuni versi, tossici; mi hanno colpito le figure maschili, in particolare il padre e Shawn, il primo probabilmente bipolare e il secondo con gravi problemi di autoregolazione della rabbia e degli istinti violenti.
Ammirevole la forza di volontà di Tara, che ha iniziato, affrontato e proseguito con profitto un percorso di studi sempre più difficile, partendo da un'istruzione domestica davvero molto limitata; lei alcune volte mi ha irritata per il suo essere succuba di certe dinamiche ed altre mi ha intenerita per la stessa ragione, perché comunque non ci si libera di determinati retaggi con uno schiocco di dita e sicuramente allontanarsi da casa le è costato non poco, emotivamente.

Lo consiglio, la lettura scorre in modo via via sempre più avvincente, soprattutto perché si legge con la consapevolezza che è una storia vera.





* Smith è stato il fondatore e il primo presidente della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (i "mormoni"); Brigham è stato il secondo presidente. Entrambi erano considerati dai fedeli "profeti e veggenti".


** Tara Westover è nata in Idaho nel 1986. Dopo una laurea alla Brigham Young University, ha vinto una borsa di studio a Cambridge, dove ha conseguito un dottorato di ricerca in storia.






giovedì 5 giugno 2025

§ Recensione § SABBIE DI PERSIA. Romanzo storico basato sulla storia biblica di Esther di Elizabeth Faye

 

La storia della regina Esther, narrata nella Bibbia, viene qui romanzata, in un mix di elementi presi dalle Scritture ed altri inventati dall'autrice; il risultato è un romanzo piacevole capace di trasportare il lettore in un tempo lontano.


SABBIE DI PERSIA.
Romanzo storico basato sulla storia biblica di Esther
di Elizabeth Faye


298 pp
È il 483 a.C. quando la sedicenne Vashti, di origini egiziane, viene scelta dall'imperatore persiano Serse come sua consorte.
Sebbene viva in un ambiente regale, sontuoso e privilegiato, la ragazza si rende subito conto che "non è tutto oro ciò luccica", che il suo essere imperatrice non le dà alcun reale potere e che le insidie sono sempre dietro l'angolo.

Ed è suo marito l'insidia principale.

Capriccioso, burbero, soggetto a cambi repentini di umore, iracondo, schiavo dei propri piaceri sensuali, pericoloso nelle decisioni che prende sull'onda dell'istinto, l'imperatore non sa farsi amare.

La saggia zia Irdabama non lo ritiene un imperatore all'altezza del padre, che l'ha preceduto sul trono; i suoi servitori e i suoi eunuchi più fedeli hanno paura dei suoi scatti d'ira e del suo umore altalenante.
La sua giovane moglie avrà modo di sperimentare, sulla propria pelle, quanto può essere perfido Serse, quanto può essere insensibile.

Prima ancora che lei possa comunicargli di essere incinta del loro primo figlio, Serse tiene un luculliano e sfarzoso banchetto lungo una settimana, con tutta la gente più nobile al suo cospetto, ma la situazione degenera, sfociando nella dissolutezza.

Spaventata, Vashti si trova di fronte a una scelta impossibile: sottomettersi all'umiliazione pubblica o sfidare l'uomo più potente del mondo. 

In un moto d'emancipazione e di affermazione della propria dignità di persona meritevole di rispetto, Vashti si rifiuta di comparire dinanzi all'imperatore per obbedire ai suoi egoistici capricci.
Questa decisione le costerà caro e, se anche le verrà risparmiata la vita, la corona le cadrà dal capo...

La scomparsa della regina Vashti dal fianco di Serse apre le porte ad un'altra donna: Esther.

Esther ha solo tredici anni quando viene condotta alla corte dell'imperatore perché attraversi un periodo in cui lei ed altre ragazze verranno lavate, profumate e rese pronte per presentarsi dinanzi a Serse, che poi sceglierà tra loro l'imperatrice che sarà al suo fianco sul trono di Persia.

Esther è un'ebrea, orfana di entrambi i genitori e per questo cresciuta dal cugino Mardocheo (Mordecai), che l'ha tenuta in casa, non facendole mancare nulla ma esigendo anche dei lavoretti per contribuire al ménage famigliare.

Una cosa le ha sempre ordinato Mardocheo in modo severo: non rivelare mai che loro due sono Giudei.
Tutti devono continuare a credere che vengono da Babilonia. Ne va della loro sicurezza, della loro stessa vita.

Dal momento in cui la ragazza entra nel palazzo reale, si fa subito ben volere dagli eunuchi che si occupano di andare incontro alle esigenze delle "fanciulle dell'imperatore"; mentre il proprio segreto è al sicuro nel suo cuore, la bellezza e l'innata eleganza di Esther incantano anche l'imperatore, che la sceglie come moglie.

Mardocheo coglie l'occasione per cominciare a chiedere alla cugina Esther di ricordarsi di lui, di non lasciarlo fuori dalle grazie del suo potentissimo consorte e di continuare a nascondere la loro identità.

Ma gli eventi cominceranno a prendere una piega complicata quando entrerà in gioco un personaggio borioso e ambizioso, che desidera farsi bello agli occhi di Serse e brama essere glorificato da lui.
Quest'uomo è Aman e ben presto rivelerà la propria natura malvagia, mettendo a rischio l'esistenza di Esther, di Mardocheo e di tutto il popolo giudeo che risiede tranquillo nel regno di Persia.

Cosa farà Esther per salvare sé stessa e la sua gente dalle insidie di questo nemico dei giudei?
Qualunque decisione prenderà, comunque metterà a repentaglio la propria esistenza e il proprio ruolo.

Ma in lei, tra le nebbie della paura, comincerà pian piano ad insinuarsi anche un desiderio fino a quel momento rimasto sopito: conoscere il Dio degli ebrei, El Shaddai, quella divinità onnipotente che i suo padri adoravano e che lei, esiliata in terra straniera, non ha mai avuto modo di "conoscere". 

Seguiamo le vicende di Esther e Mardocheo mentre, parallelamente, ce ne sono altre che creano dinamiche: rivediamo Vashti, la cui vita isolata è andata avanti ma che, negli anni, ha maturato il pensiero di ribellarsi al dominio di quell'imperatore che l'ha usata e rigettata come un cencio vecchio e inutilizzabile.
C'è la storia di Artemisia, una donna forte, determinata, capace che, dopo essere stata un'ufficiale dell'impero persiano, perderà ogni privilegio; anche in lei, nel suo cuore ferito e umiliato, la rabbia e il rancore getteranno i semi della ribellione.
Conosciamo le storie di alcuni eunuchi, costretti da ragazzi a diventare tali, a veder distrutti i propri villaggi e uccisa la propria famiglia; molti di loro covano ineluttabilmente odio e vendetta verso quell'imperatore che li ha resi schiavi e  "menomati".

E così le tensioni politiche si fanno sentire sempre più forte tra la popolazione, e in Egitto e Babilonia comincia a soffiare il vento della rivolta...

Questo romanzo storico conserva e trasmette tutto il fascino antico dei tempi in cui è collocato, ma il luccichio e lo sfarzo di un ambiente popolato da gente potente e piena di ricchezze, nasconde inevitabilmente del marcio: egoismo, prepotenza, intrighi, tradimenti, lascivia, umiliazioni e soprusi.

È un mondo in cui le donne sono pedine nei giochi di potere degli uomini ma i personaggi femminili principali - Esther, Vashti, Artemisia e anche Irdabama - non accettano supinamente questo loro destino e nel loro piccolo, con i propri mezzi, con la propria intelligenza e tenacia, riescono a non soccombere, a porsi degli obiettivi e a far di tutto per portarli avanti.

Se il libro biblico di Esther mette al centro l'omonima protagonista e il suo fondamentale contributo perché il popolo giudeo (che risiedeva nel regno di Serse) non venga distrutto dal malvagio Aman, in questo romanzo che ad esso si ispira, ci si sofferma anche su altre donne e sulla loro forza interiore, la loro resilienza e lo spirito di intraprendenza.

Alcune cose non mi sono piaciute di questa pubblicazione: anzitutto la traduzione, che è davvero terribile. Ho il dubbio che sia frutto dell'IA, ci sono troppi errori, soprattutto nei verbi, ma non solo. È un aspetto che mi ha irritata non poco durante la lettura.
Mardocheo viene chiamato ora così, ora Mordecai, e non capisco il perché di questa confusione; inoltre, nel romanzo, quest'uomo mi ha dato l'idea di un opportunista, di un prepotente, di uno che vuol tentare di farsi notare dall'imperatore, farsi accettare da lui, magari diventare un suo uomo di fiducia, e non esita ad usare Esther per i propri ambigui scopi.
Insomma, un personaggio negativo, cosa che non emerge dal testo biblico.

Nel complesso, non è male, ma ripeto, la traduzione gli fa perdere diversi punti.

martedì 3 giugno 2025

Recensione || LIBERTÀ A CARO PREZZO. Gioacchino Gesmundo e le Fosse Ardeatine, di Giovanni Capurso




Il presente saggio storico-biografico di Giovanni Capurso ruota attorno alla vita del partigiano terlizzese Gioacchino Gesmundo, collocandola all'interno di una delle pagine più dolorose della Resistenza e della storia italiana: l’eccidio delle Fosse Ardeatine.


LIBERTÀ A CARO PREZZO. 
Gioacchino Gesmundo e le Fosse Ardeatine
di Giovanni Capurso


Edizioni Radici Future
126 pp
16 euro
"...con la fermezza degli Eroi affrontò la morte alle Fosse Ardeatine tramandando ai posteri fulgida prova di fede nella dura lotta per la conquista della libertà."

Gioacchino Gesmundo è sicuramente una delle figure più importanti della Resistenza romana, un uomo che si oppose convintamente e fieramente al fascismo e che pagò il prezzo delle proprie idee e dei propri valori antifascisti.

La storia di Gesmundo parte da un paese del Sud italia, nel barese, inserendosi a  cavallo tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del nuovo secolo.

La sua è una famiglia di umili origini, di gente abituata a lavorare la terra con fatica e scarsi guadagni, a servizio di proprietari terrieri per nulla intenzionati ad andare incontro alle esigenze delle persone che lavoravano per loro.


Venuto al mondo nel 1908, rimase orfano molto presto di entrambi i genitori, venendo cresciuto da fratelli e sorelle maggiori, a loro volta supportati da vicini generosi.

L'autore usa un registro linguistico accurato ma allo stesso tempo chiaro e semplice, di immediata fruibilità e quindi scorrevole, nel condividere le notizie biografiche salienti riguardanti Gesmundo, partendo dalla sua infanzia e inserendole nella cornice storica, socio-economica e politica del periodo di riferimento, vale a dire gli anni che precedono l'ascesa del fascismo.

Abbiamo modo di farci un'idea della personalità e del carattere di Gioacchino: taciturno, schivo e con un animo gentile, frequenta con profitto il Regio Magistrale e quelli sono gli anni in cui va maturando una coscienza morale e politica che comincia a prendere forma grazie a insegnanti per lui fondamentali e fonte di ispirazione; leggiamo di come, sin da adolescente, abbia sentito una forte passione per l’umanità che soffriva a causa di un regime oppressivo, colpevole di soffocare le libertà individuali e di  impedire, di conseguenza, ogni possibilità di giustizia sociale.

Negli anni universitari emergono le sue già forti "inclinazioni socialiste, vissute sulla pelle attraverso le vicissitudini familiari e che si stavano rafforzando da un punto di vista filosofico."


Apprendiamo del suo lavoro come insegnante di Storia e filosofia, professione che lo vide sinceramente interessato ai propri studenti, lontano dall'essere un docente freddo che svolgeva il proprio lavoro in modo meccanico o per pura formalità burocratica, ma al contrario - come testimoniavano i suoi stessi studenti - intenzionato a calare ogni conoscenza, insegnata ed appresa, nel contesto delle vicende reali, per insegnare ai propri ragazzi  "... quello che era indispensabile fare per costruire un domani diverso per noi stessi e per gli altri".

Un uomo con una mente così vivace e riflessiva e con un animo sensibile all'essere umano e al rispetto per i suoi diritti fondamentali, non può - negli anni che precedono e che poi portano alla seconda guerra mondiale - non prendere apertamente posizione contro il fascismo, fino ad aderire al partito Comunista nel 1943, convinto che i comunisti dovessero essere "la guida, l’avanguardia organizzata dei lavoratori" e cavalcare l'onda del malcontento delle folle nei confronti del fascismo (la cui politica oscurantista aveva impedito al singolo individuo di ragionare col proprio cervello), guidandole verso la libertà ("nell’emancipazione il popolo è arbitro del proprio destino ") e infondendo loro la fiducia in un avvenire migliore.

Con l’occupazione nazista di Roma, Gioacchino si unì alla Resistenza, ospitando nella propria casa
Gesmundo e don Pietro Pappagallo
(Wikipedia)
  prima la redazione clandestina de “L’Unità” e poi l’arsenale dei GAP romani; il suo appartamento divenne il luogo dell’organizzazione della lotta armata, fu capo locale del controspionaggio e teneva corsi di formazione ideologica per i suoi compagni di lotta.
Attività, questa, che ovviamente lo rese nemico del fascismo, e che portò al suo arresto (e con lui altri compagni, tra cui il sacerdote terlizzese don Pietro Pappagallo), il 29 gennaio 1944.

Attraverso diverse testimonianze, l'autore ricostruisce gli ultimi drammatici giorni della terribile e disumana prigionia, fino al triste racconto di ciò che accadde alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944, quando 335 persone furono uccise dalle truppe di occupazione tedesche come rappresaglia per l'attentato partigiano di via Rasella.

Il professor Capurso ha attinto a fonti bibliografiche utili per ricostruire ed esporre tanto la vita e gli eventi personali che riguardano il personaggio centrale del libro, quanto il contesto storico in cui Gesmundo è vissuto e ha operato; ne emerge un ritratto profondamente umano, profondo, che guida il lettore verso una maggiore e più approfondita conoscenza di quest'uomo del Meridione proveniente da una famiglia umile ma che intraprese un percorso di formazione culturale, intellettuale e politica tale da renderlo promotore attivo nell'ambito delle dinamiche della Resistenza, fino al sacrificio della propria vita.

Un testo molto interessante, che si lascia leggere a prezzare per la chiarezza di linguaggio e per il soggetto affrontato.

L'autore.
Giovanni Capurso è saggista e storico meridionalista; tra le sue pubblicazioni ricordiamo "La ghianda e la spiga. Giuseppe di Vagno e le origini del fascismo", "La passione e le idee. La Puglia antifascista da Giuseppe di Vagno a Giacomo Matteotti". È stato co-curatore del volume storiografico "La fatica dello Storico. Antonio Lucarelli. Carteggi: 1902-1952". Collabora con fondazioni e istituti di ricerca storica.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...