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domenica 8 settembre 2013

Anteprima Giunti:PERDUTAMENTE - COME VIVEVANO FELICI



Accipicchia quante belle proposte editoria by Giunti in arrivo per settembre!!!
Seguitemi e date voi stessi un'occhiata!!! :)

PERDUTAMENTE
di Flavio Pagano


Ed. Giunti
narrativa
240 pp
12 euro

USCITA 18 SETTEMBRE
2013
Mi aveva appena telefonato un amico.
«Ho perso il treno. Ma è stata una fortuna. C’è tua madre qui con me. Sembra un po’ disorientata. Credo l’abbiano derubata.»
«Mia madre?» ripetei incredulo. Volai.

Mi sentivo come una foca alla deriva su un frammento di ghiaccio del pack, circondata da un branco di orche. Decisi che avrei chiesto a mia moglie di stringere i denti e pazientare. Almeno il tempo necessario a scoprire dove mia madre volesse andare la sera in cui aveva cercato di partire. Scoprirlo, e poi portarcela davvero. Quel viaggio mancato – del quale nessuno conosceva la ragione, né tanto meno la destinazione – rappresentava il suo ultimo desiderio. Dunque era sacro. Bisognava esaudirlo a tutti i costi.


Una storia vera, una malattia terribile e comune che sconvolge la vita di una famiglia napoletana, l’antidoto estremo dell’ironia.
Trama

Cosa fare quando la persona che ci è più cara si ammala, lottare fino all’ultimo, sognare addirittura di sconfiggere la malattia, o accettare che il distacco è un destino ineluttabile, e che la vita continua? Perdutamente è un romanzo basato su una storia vera che si svolge in una Napoli convulsa e surreale, un inquietante modello di degenerazione metropolitana.
 È la storia di una famiglia – tanto allargata quanto scombinata – che si trova ad affrontare una delle emergenze più frequenti della vita di oggi: assistere l’anziana madre e nonna che si sta ammalando di Alzheimer. Tutto comincia con un viaggio che la donna ha cercato di intraprendere in segreto. 
Viene recuperata alla stazione, in stato confusionale, e nessuno riesce a capire dove volesse andare o da chi. È un piccolo enigma, reso più oscuro da una misteriosa lettera-testamento scomparsa, sul quale si favoleggia: vecchi amanti, luoghi sacri del passato... 
La malattia si aggrava, la convivenza con la donna – che dentro la sua mente è tornata bambina ai tempi del fascismo – si fa ingestibile, ma i suoi stravaganti familiari vogliono scoprire la destinazione di quel viaggio, e decidono di resistere. 
È l’occasione per un confronto struggente, eppure dai risvolti esilaranti, che penetra nei lati più riposti del rapporto tra genitori e figli. Ma i figli di oggi, sono davvero capaci di essere genitori o sono “figli per sempre”? Tra latitanza e inefficienza dello Stato, mentre si consuma una delirante battaglia burocratica per ottenere la pensione d’invalidità, la famiglia riscopre il proprio senso. 
Figli e nipoti si trasformano in “badanti estremi”, pronti a creare intorno all’anziana donna un’incredibile messinscena per realizzare il suo sogno di incontrare San Gennaro. 
Finché la lettera che lei aveva scritto prima di tentare invano di partire spunta fuori.
 Una lettera che svela tutta l’immensità dell’amore di una madre per i propri figli, e li spinge più che mai a rimanere in trincea fino all’ultimo, perdutamente accanto a lei.

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L'autore.
Flavio Pagano (Napoli, 1962), è un autore eclettico, che ha spaziato attraverso vari generi letterari. Alcuni suoi lavori sono diventati spettacoli teatrali, e ha scritto anche per la tv. Nel 2011 ha ricevuto il Premio speciale Elsa Morante-Isola di Arturo con il libro Ragazzi ubriachi. Per Giunti ha pubblicato nel 2012, con Alessandro Cecchi Paone, Il campione innamorato. Autodidatta per vocazione, suona il violoncello e il piano. Ha giocato a rugby, sua grande passione. Collabora con il Corriere del Mezzogiorno e il manifesto. Vive a Napoli.

COME VIVEVANO I FELICI
di Massimiliano Governi


Ed. Giunti
narrativa
144 pp
10 euro

USCITA 18 SETTEMBRE
2013

«Qualcuno della sua famiglia era a conoscenza di questa gigantesca truffa?»
La telecamera stringe su mio padre, sui suoi occhi liquidi e appuntiti, color fumo. È fermo, immobile. Non muove un muscolo della faccia, ma aspetta forse un secondo di troppo, prima di rispondere: «No».

Corruzione, finanza, dissoluzione della famiglia. Un’immersione nell’inferno del presente.

Trama

Come vivevano i felici riscrive liberamente la storia di Bernard Madoff dalla parte di suo figlio, che a un anno di distanza dall’arresto del padre si uccide impiccandosi con il guinzaglio del cane. 
Il racconto diventa quasi più vero della storia reale e attraverso la lente della finzione mette in rilievo alcuni temi importanti che riguardano i nostri anni.
Una famiglia, una società d’investimenti finanziari disonesta, un uomo che trascina nel crollo ogni cosa che tocca e gli appartiene, un diario stravolto, puro, senza risparmio. 
Con una voce ghiacciata e brillante, Come vivevano i felici è costruito attraverso visioni allucinate eppure incredibilmente puntuali, spietate, incastonate al pari di diamanti al centro perfetto di una corona che splende e insieme spaventa.
Ci troviamo al confine fra la disperazione e il sogno, nel luogo magico in cui il desiderio di evadere incontra il dolore più cieco.
 Flashback dopo flashback, questo libro ci restituisce il sottosuolo dei più estremi e veri sentimenti, ci strappa il fiato per ogni episodio di vita raccontato, per ogni giorno che simbolicamente coincide con le sbarre di una cella che non lascia scampo, con una prigione che è in primo luogo un deserto interiore, un cuore che non sa usare nessuna parola.
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A esprimersi allora, come uno sguardo folle, come un’ombra fragorosa, saranno i pensieri del narratore, che con violenta eleganza fagocita qualsiasi azione, situazione o dettaglio, e tratta i momenti come macellerie grandiose in cui tutto può essere fatto a pezzi e venduto, consumato, scritto.


L'autore.
Massimiliano Governi è nato a Roma, dove vive. Ha pubblicato Il calcia­tore (Baldini & Castoldi, 1995), L’uomo che brucia (Einaudi - Stile libero, 2000), Parassiti (Einaudi - Stile libero, 2005), Chi scrive muore (Bompiani, 2011
).

venerdì 30 agosto 2013

Le storie vere Newton Compton. "L'amore di papà" di Pola Kinski



Anteprima Newton Compton e scritta nientepopodimenoche da una figlia di Klaus Kinski....

L'AMORE DI PAPA'
di Pola Kinski


Ed. Newton Compton
I volti della storia
320 pp
9.90 euro
USCITA 12 SETTEMBRE
2013
Trama

Il diario choc della figlia di Klaus Kinski
Un caso editoriale internazionale

Una storia vera
L'autobiografia choc della figlia di Klaus Kinski

Pola ha tre anni quando i genitori si separano. Suo padre è il grande attore Klaus Kinski, già noto in Germania per i suoi spettacoli di teatro, mentre la madre è una cantante.
La bambina si trasferisce a Monaco con lei e il nonno, e vede il padre solo raramente. Dopo qualche anno, però, mentre la mamma decide di risposarsi e di rifarsi una famiglia, il padre comincia a lavorare per la televisione e il cinema e Pola lo segue spesso nei suoi viaggi di lavoro. Kinski è considerato un personaggio eccentrico e trasgressivo, ma nessuno può immaginare fino a quali abissi si sia spinta la sua perversione. Vuole sempre la figlia, che nel frattempo studia per diventare attrice, accanto a sé durante le riprese dei suoi film a Berlino e a Roma, e in queste occasioni la ragazza deve subire le sue ripetute violenze, fisiche e psicologiche, cadendo in una spirale sempre più pericolosa.
Oggi, a tanti anni di distanza, Pola ha finalmente trovato la forza di parlare. L’amore di papà è una denuncia coraggiosa e dolorosa, il ritratto di un padre privo di scrupoli che ha distrutto la vita della propria figlia.
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L'autrice.Pola Kinski, primogenita dell’attore, regista e sceneggiatore di fama mondiale Klaus Kinski, e sorella della nota Nastassja Kinski, è nata a Berlino nel 1952. Già da bambina ha esordito in teatro e ha ricoperto alcuni ruoli in produzioni televisive. Successivamente ha frequentato una scuola di recitazione a Monaco e ha lavorato come attrice per molti anni. Vive a Ludwigshafen con il marito e i loro tre figli.

domenica 18 agosto 2013

Recensione: 3096 di Natascha Kampusch




Il libro del quale oggi vi parlerò non è un romanzo, non narra "vicende tratte da fatti realmente accaduti", di cui magari sono stati modificati nomi di persone o di luoghi per rispetto della privacy, e non troverete scritto che ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale.
No no, qui ogni riferimento è certo e chiaro e si riferisce a persone esistenti, con un nome e un cognome, a fatti avvenuti in un determinato periodo e che resteranno impressi nella mente di coloro che li hanno vissuti.

Ed. Bompiani
293 pp
10.90 euro
2010
Anzi, nella mente di colei che l'ha vissuti, perchè l'altro protagonista non c'è più e non può raccontarci più nulla.
Sto parlando del libro-testimonianza di Natascha Kampusch, la ragazza che sopportò di tutto e credette, contro ogni umana speranza, di poter ottenere la propria legittima libertà.
Una ragazza che si presenta ai nostri occhi molto carina, con i suoi occhioni azzurri e il suo sorriso dolce e un po' malinconico....
O forse siamo noi, che "sappiamo" (o pretendiamo di sapere) la sua storia, che vogliamo vedere in lei quel pizzico di tristezza, di struggimento interiore che una persona, vittima di un sequestro e di una prigionia lunga 3096 giorni (otto anni e mezzo) deve necessariamente portare con e dentro sè, possibilmente tutta la vita, perchè è impossibile dimenticare, gettarsi alle spalle un passato così pesante, doloroso, tragico...
Vero?
Beh, bisognerebbe chiederlo a Natascha, per avere la risposta giusta, quella vera.
Ma credo che, se anche voi leggeste il suo libro, forse come me arrivereste all'ultima pagina con il pensiero che l'Autrice ha dentro sè una forza interiore incredibile grazie alla quale è riuscita a resistere e sopravvivere, a non impazzire, non solo in quel terribile periodo in cui le è stata strappata la vita di bimba e adolescente in seno alla sua famiglia e ai suoi cari, ma anche dopo, quando, una volta libera fisicamente, ha dovuto percorrere un cammino di liberazione da catene e prigioni che la tenevano stretta in una morsa nell'anima, nella mente, nelle proprie emozioni...

Ma forse penserete che sto correndo troppo, che vi sto già dando il mio pensiero e la mia "interpretazione" dei fatti prima ancora di introdurvi i fatti stessi.
Come al solito, sto scrivendo il mio parere su un libro appena terminato lasciandomi prendere dall'emotività e rischio di non essere troppo razionale nell'esporvi le cose con ordine.
natascha
Ma che razionalità volete che mantenga nel parlarvi di una storia di schiavitù e soprusi, perpetrati per 3096 giorni da un uomo disturbato all'indirizzo di una bambina/ragazzina impaurita e sola?

Forse sarebbe stato più logico iniziare con il racconto della storia nuda e cruda, chissà magari con un incipit del tipo "Il tempo per Natascha Kampusch si è fermato il 2 marzo 1998, quando un uomo dall'aspetto inoffensivo l'ha sollevata di peso, mentre lei stava andando a scuola, l'ha caricata sul proprio furgone bianco e l'ha rapita, segregandola in cantina per otto lunghi anni...".
Ecco, magari questo sarebbe stato l'inizio giusto, conciso e chiaro, un punto di partenza da cui poi dire tutto il resto.
Ma questa è la storia che sappiamo tutti (quanto meno tutti quelli che hanno seguito o ricordano o si vorranno informare sul "caso Natascha") e non è quella che la protagonista e Autrice ci racconta.

Natascha ci conduce per mano nella segreta che l'ha vista segregata per anni e anni, e ci lascia dare uno sguardo ad essa, alla sua vita lì dentro, alle sue lacrime, ai maltrattamenti subiti, ai chili persi, ai suoi pensieri negativi e a quelli "fiduciosi", necessari per poter sopravvivere al rapitore e per continuare a sperare che di lì, presto o tardi, sarebbe fuggita.

"3096" è la storia di una ragazzina che, fino a dieci anni, ha vissuto un'infanzia come tanti; certo, non le sono mancati molti momenti di tristezza, di problemi: è la figlia di una coppia che prestissimo giunge a separarsi per incompatibilità caratteriale.
Suo padre passa le giornate a bere e porta spesso con sè la piccola e paffutella figlioletta nei locali, dove i suoi amici la vedono, le fanno una carezza e poi la ignorano, perchè è solo una bambina in mezzo a tanti adulti.
Sua madre è una donna forte, razionale, decisa a non lasciar spazio all'emozionalità e questo lo trasmette alla figlia che, da piccola, soffre la durezza della madre perchè desidererebbe da lei più dolcezza, meno asprezza nei rimproveri, ma dall'altra questo muro di difesa emotiva le tornerà utile durante gli anni di prigionia.
E' una bimba solitaria, timida, il cui aspetto fisico (grassottello) la fa sentire un po' a disagio; per non parlare dei problemi di enuresi diurna e notturna, che le attirano gli scherni e le sgridate sarcastiche e/o adirate di grandi e piccini...
Avvertiamo, leggendo le prime pagine del libro, tutte le paure e le fragilità della piccola Natascha, il suo sentirsi a volte tanto sola in mezzo a tanta gente, la sensazione di inadeguatezza.
Sono tutte caratteristiche che in qualche modo favoriranno il processo di umiliazione e schiavitù psicologica di Priklopil verso la sua vittima, che lui mira a tenere soggiogata non solo nella mente ma anche nel corpo.
Forse, come me, anche voi resterete inizialmente stupiti nel leggere come il rapitore nei primi tempi sia stato addirittura "gentile" con la piccola e spaventata Natascha, esaudendole ogni piccolo desiderio, dandole da mangiare ciò che lei chiedeva.
Tutte strategie che nascondevano ben altri progetti crudeli ma che certo la piccola non poteva immaginare.

Il terrore di trovarsi in una cantina fredda e buia verrà presto accompagnato dalla paura che l'uomo le farà ciò che lei aveva sentito dire tante volte in tv  e che era accaduto ad altre bambine: rapita per essere violentata e poi uccisa.
Ma Priklopil ha altri piani: lui vuole una schiavetta tutta per sè, che gli faccia i lavori di casa, che gli prepari da mangiare, che lo soddisfi in tante sue richieste.
Vi dico subito che Natascha non ha mai, nel suo libro, parlato di abusi di natura sessuale, dichiarando che quella "sfera" della propria prigionia è sua e solo sua e che non ritiene opportuno renderla pubblica.

Ciò che mi sento di evidenziare di questa terribile testimonianza è come Natascha abbia trovato la forza e il modo per non lasciarsi andare in una situazione umanamente insopportabile.
Stiamo parlando di una bambina di dieci anni, strappata alla propria vita, alla propria casa, alla propria famiglia e portata in una stanza fredda e puzzolente di umidità, e da quel momento in contatto solo con lui, il rapitore.
Quello che si nota è il fatto che la ragazza sottolinei proprio questa cosa per aiutarci a capire cosa le ha permesso di sopravvivere: non è stato solo il pensiero della fuga (che ha avuto sì da subito, ma che non è stato un pensiero costante...) o della vendetta, bensì l'idea che di fronte a sè aveva UN UOMO, un essere umano, l'unico essere umano a lei vicino in quegli anni, l'unico cui aggrapparsi comunque, per non sentirsi COMPLETAMENTE SOLA, l'unico che poteva provvedere ai suoi bisogni urgenti: la mano che vorresti mordere è la stessa che ti può dare da mangiare!

Non solo, ma Natascha ha mostrato un'incredibile forza anche nel perdonare più volte quell'uomo; se non l'avesse fatto, l'odio l'avrebbe divorata, consumata e che ne sarebbe stato di lei?

Un aspetto che mi ha fatto riflettere molto e mi ha fatto soprattutto pensare quanto sia difficile giudicare certe situazioni assolutamente straordinarie e che non tutti (grazie a Dio) sperimentiamo, è il fatto che Natascha si sente vittima due volte.
In che senso?
A farla sentire vittima due volte è l'opinione della massa (dalla polizia alla gente comune); come se la violenza di un sequestro lungo più di otto anni (costellato da maltrattamenti e umiliazioni) non fosse sufficiente a rendere una persona vittima, ad esso si aggiunge il giudizio di chi crede assurdo e singolare che Natascha possa mostrare comprensione, pietà, perdono per il proprio sequestratore, verso il quale è comprensibile che si debba provare solo odio, disprezzo...!
E di fronte al paradosso di questi sentimenti ritenuti ambigui e contrastanti, ecco che giungono in aiuto la medicina e la psichiatria, con i loro paroloni e le loro etichette: "Sindrome di Stoccolma".


Particolare stato psicologico che può interessare le vittime di un sequestro o di un abuso ripetuto, i quali, in maniera apparentemente paradossale, cominciano a nutrire sentimenti positivi verso il proprio aguzzino che possono andare dalla solidarietà all’innamoramento. L’espressione fu usata per la prima volta da Conrad Hassel, agente speciale dell’FBI, in seguito ad un episodio avvenuto in Svezia nell’agosto del 1973: quattro impiegati di una banca di Stoccolma, tenuti in ostaggio da due rapinatori per sei giorni, una volta rilasciati, espressero sentimenti di solidarietà verso i sequestratori arrivando a testimoniare in loro favore, con manifestazioni di ostilità verso il mondo esterno (polizia, autorità, ecc.). Gli effetti a breve e lungo termine sono caratterizzati da una sintomatologia ansiosa, disturbi fisici e psicofisici e sintomi depressivi. (Treccani).


Come risponde Natascha davanti a questo tentativo di rinchiuderla in un'etichetta patologica, in modo da "giustificarle" i suoi sentimenti ambivalenti verso il proprio aguzzino?

"Una diagnosi che io rifiuto decisamente. Perchè, per quanto gli sguardi di coloro che buttano  là questo concetto, possano essere pieni di compassione, l'effetto è terribile. Questo giudizio rende la vittima, infatti, due volte vittima, perchè la priva dell'autorità di interpretare la propria storia; gli avvenimenti più importanti della sua esperienza vengono così liquidati con le aberrazioni di una sindrome. E proprio quel comportamento, che ha contribuito in modo decisivo alla sopravvivenza del prigioniero, viene giudicato quasi sconveniente".

Ciò che dice Natascha è che la gente vuol vederla eternamente vittima, sofferente, si stupisce e storce il naso con diffidenza davanti ad una ragazza che cerca di vivere, di riappropriarsi della propria esistenza dopo un'esperienza tanto traumatica.
Una ragazza che, da bambina, a un certo punto ha fatto un patto con la se stessa di 18 anni: Tirami fuori di qui, chiede la Natascha bambina alla Natascha maggiorenne.

Passeranno 8 anni e mezzo, 3096 giorni: ore, settimane, mesi, anni... in balia di un folle, di un uomo infelice, solo e paranoico, che cercherà in tutti i modi di spezzare la personalità della sua giovane vittima per renderla sua in ogni senso, finchè un giorno come un altro, il 23 agosto 2006, la Natascha grande mantiene la sua promessa alla se stessa di qualche anno fa.
La libera.
Via, fuori dalla prigione, da una non vita nelle mani di un uomo che, pur essendo stato per lei l'unico riferimento per tanto tempo, resta un criminale, un pazzo, uno che le ha rubato la libertà e che stava uccidendo tutto di lei.

Consiglio questa lettura a chi ama le storie vere, anche forti, per avere una vaghissima idea di quale tipo di trauma vivono le persone rapite, ma anche quali grandi ed insospettabili risorse emotive e psichiche l'essere umano è capace di tirar fuori per salvarsi dal baratro e dalla morte.


manifestino diffuso
dopo la scomparsa

rapitore
porta di cemento che conduceva
alla segreta


AP Photo / polizia austriaca / ho
cantina in cui fu rinchiusa Natascha per 3096 giorni
La casa del reo nel caso Kampusch, Wolfgang Priklopil in Strasshoff a Vienna (foto d'archivio del 24 agosto 2006).
casa del rapitore a Strasshof



mercoledì 7 agosto 2013

Anteprima libri. Le storie vere di Newton Compton. PICCOLE COSE CHE AVREI VOLUTO DIRTI



Una storia d'amore commovente, quella di una madre per i propri figli...
Una storia vera!

«Ho scritto la storia d’amore tra me e la mia anima gemella, mia moglie Kate. C’è la lista delle cose che lei ci chiese di tenere a mente e mettere in pratica una volta che se ne fosse andata.» 
St John Greene

PICCOLE COSE CHE AVREI VOLUTO DIRTI
di St John Greene


Ed Newton Compton
3.0
Trad. L. Rodinò,
R. Prencipe
320 pp
9,90 euro
USCITA 5 SETTEMBRE
2013
Trama

La vera storia di un addio

Singe ha da poco perso la sua adorata moglie, Kate, e si ritrova da solo con due figli piccoli, Reef e Finn.
Il dolore è terribile e la perdita incolmabile, ma Kate è stata una donna forte e, prima di abbandonare i suoi cari, ha scritto la “lista della mamma”, un piccolo elenco di sogni e desideri che aiuteranno Singe a crescere i bambini nel modo migliore, anche senza di lei. 
Rileggendola all’indomani della sua morte, il marito ripercorre le tappe della loro lunga e appassionata storia d’amore, e decide di prendere spunto dai preziosi consigli di Kate per riuscire a superare la sofferenza e ritrovare la serenità, nonostante tutto. 

Piccole cose che avrei voluto dirti è una testimonianza intensa, una storia tragica e toccante, un libro sulla vita e sulla forza necessaria per goderne ogni singolo istante, a dispetto delle difficoltà che incontreremo sul nostro cammino.
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L'autore.
St John Greene è cresciuto nella West Country, in Inghilterra, dove ha conosciuto Kate. Paramedico e bagnino, St John, per gli amici Singe, è specializzato nell’insegnamento di sport estremi. Dalla morte della moglie ha dedicato la propria vita a crescere i suoi due figli, Reef e Finn. Piccole cose che avrei voluto dirti racconta la sua storia e quella della sua famiglia.

mercoledì 31 luglio 2013

Anteprime Libri. IL CUORE SELVATICO DEL GINEPRO - LE RAGAZZE DI BOMBAY



Buondì!!
Finalmente mi sa che posso dire di essermi un poco liberata da un impegno che mi teneva sì incollata al pc, ma non al mio blogghino.
E allora... via alle danze e riprendiamo con qualche bella anteprima che ci aspetta ad agosto!!!

Il cuore selvatico del ginepro è la storia di due sorelle e del loro legame speciale, forte e indistruttibile come il ginepro della sua terra, la Sardegna.

IL CUORE SELVATICO DEL GINEPRO
di Vanessa Roggeri

Ed. Garzanti
Narratori Moderni
14.90 euro
USCITA 29 AGOSTO
2013


Trama

È notte. La notte ha un cielo nero come inchiostro, e solo a tratti i fulmini illuminano l'orizzonte. E una notte di riti e credenze antiche, in cui la paura ha la forma della superstizione. 
In questa notte il rumore del tuono è di colpo spezzato da quello di un vagito: è nata una bambina. 
Ma non è innocente come lo sono tutti i piccoli alla nascita. 
Perché questa bambina ha una colpa non sua, che la segnerà come un marchio indelebile per tutta la vita
La sua colpa è di essere la settima figlia di sette figlie e per questo è maledetta. 
E nel piccolo paese dove è nata, in Sardegna, c'è un nome preciso per le bambine maledette, si chiamano cogas, che significa strega
Liberarsene quella stessa notte, abbandonarla in riva al fiume. 
Così ha deciso la famiglia Zara. 
Ma qualcuno non ci sta. 
Lucia, la primogenita, compie il primo atto ribelle dei suoi dieci anni di vita. Scappa fuori di casa, sotto la pioggia battente, per raccogliere quella sorella che non ha ancora un nome. 
Lucia la salva e decide di chiamarla Iannetta e la riporta a casa. 
Non c'è alternativa ora, per gli Zara. E sopravvissuta alla notte, devono tenerla. 
Ma il suo destino è già scritto. Giorno dopo giorno, stagione dopo stagione, sarà emarginata. Odiata. Reietta. Da tutti, tranne che da Lucia. 
È lei l'unica a non averne paura. Lei l'unica a frapporsi tra la cieca superstizione e l'innocenza di Iannetta.

Vanessa Roggeri
L'autrice.
Vanessa Roggeri è nata e cresciuta a Cagliari, dove si è laureata in Relazioni Internazionali. Ama definirsi una sarda nuragica, innamorata della sua isola così aspra e coriacea, ma anche fiera e indomita. La sua passione per la scrittura è nata fin da quando la nonna le raccontava favole e leggende sarde intrecciate alle proprie memorie d’infanzia. Queste storie di una Sardegna antica, magica e misteriosa l’hanno segnata profondamente facendole nascere il gusto per la narrazione e il desiderio di mantenere vivo il sottile filo che ci collega a un passato ormai perduto
.


Dall'ambientazione misteriosa della Sardegna passiamo a quella altrettanto affascinante dell'India al tempo del dominio inglese.


LE RAGAZZE DI BOMBAY
di Anne De Courcy


Ed. Newton Compton
I volti della storia
336 pp
12.90 euro
USCITA 29 AGOSTO
2013
Trama

Tra otto e novecento, all’epoca della dominazione britannica, in India cominciarono a sbarcare le cosiddette “flotte da pesca”, navi da cui scendevano numerose giovani donne nubili delle classi agiate.
Il loro obiettivo era trovare all’estero – lì dove la vita scorreva spensierata tra picnic, danze, battute di “finta caccia” alla volpe, gare ippiche e spettacoli teatrali – quel marito che non erano riuscite a trovare in patria.
All’ombra delle palme, sullo sfondo di principeschi palazzi di marmo, non era difficile per queste ragazze imbattersi in giovani inglesi abbronzati e in perfetta forma che giocavano a tennis e a polo. Eppure, trascorso il felice periodo del corteggiamento, una volta sposate queste donne dovevano rassegnarsi a passare tutta la loro vita lontano da casa, in una società chiusa e dai confini invalicabili, e vedersela con le epidemie di colera e malaria, il caldo soffocante e le mille privazioni a cui in patria non erano abituate.
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Attraverso le inedite testimonianze raccolte – diari, lettere, memoir – Anne de Courcy ci fa rivivere l’avventura e le emozioni di queste donne giovani e coraggiose e ci restituisce il ritratto esotico e affascinante di un'epoca perduta.

L'autrice.
Anne De Courcy è una nota scrittrice, giornalista e critica letteraria inglese. Ha scritto per diverse testate, tra cui il «London Evening News», l’«Evening Standard» e il «Daily Mail». È autrice di numerose biografie
.




venerdì 28 giugno 2013

Romanzi da oggi in libreria: scopri quali..! ^_^



Quanti libri interessanti in uscita proprio oggi!!
Vediamone alcune insieme, spero che tra essi ci sia qualche titolo interessante anche per voi!!

Ed. Fabbri
Narrativa
454 pp
14.90 euro
USCITA 28 GIUGNO
2013
IL CONFINE DI UN ATTIMO
di J. A. Redmerski


Trama

Camryn Bennett, vent’anni, non è certo il tipo da restare ingabbiata in una vita ripetitiva sempre uguale a se stessa. 
Ma da quando il suo ragazzo è morto in un terribile incidente, niente sembra più importarle davvero… 
Dopo che anche la sua migliore amica le volta le spalle, Camryn salta su un autobus, con solo un telefono cellulare e una piccola borsa, decisa a fuggire da tutti coloro che la vogliono incasellare in una vita che non le appartiene. 
Nel viaggio incontra un ragazzo di nome Andrew Parrish, un tipo non molto diverso da lei, 
da cui si sente irresistibilmente attratta. 
Andrew vive la vita come se non ci fosse domani: la provoca, la diverte, la protegge, la seduce, le insegna ad assaporare ogni singolo momento e ad ascoltare le sue emozioni più profonde, i suoi desideri più veri e inconfessati. 
Ben presto diventa il centro della sua vita. 
TheEdgeofNever-smaller
The Edge of never
Ma Camryn ha giurato di non lasciarsi andare mai più, di non innamorarsi mai più… 
E il segreto che Andrew nasconde li spingerà irrimediabilmente insieme o li distruggerà per sempre?

L'autrice.
J.A. Redmerski, autrice bestseller, vive a North Little Rock, Arkansas, con i suoi tre figli e un cane maltese. Attualmente, a grande richiesta dei fan, sta scrivendo il seguito di Il confine di un attimo
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mercoledì 29 maggio 2013

Piemme Anteprima: NATURA MORTA IN RIVA AL MARE e MAFIA PRINCE



Prossimi arrivi Piemme!!

Il primo è un romanzo con protagonista un detective alle prese con un omicidio e un clima di omertà ed indifferenza.
L'altro è una testimonianza: da mafioso a "collaboratore di giustizia".

NATURA MORTA IN RIVA AL MARE
di Jean Luc Bannalec


Natura morta in riva al mare
Ed. Piemme
Narrativa
Trad. G. Cervo
308 pp
16.50 euro
USCITA 4 GIUGNO
2013
Trama

C’è una cosa che il commissario Dupin detesta più di ogni altra: essere disturbato mentre beve il caffè. 
Da qualche tempo – cioè da quando è stato trasferito dalla capitale in Bretagna, in seguito a “certe controversie” – associa quel rito mattutino alla lettura dei quotidiani locali: fonti preziose per studiare l’animo bretone e i costumi insoliti di quella gente ai confini del mondo (e della civiltà, per i suoi standard di parigino fino al midollo).
Ma è proprio mentre si gode una generosa dose di caffeina che il più zelante dei suoi ispettori lo disturba per comunicargli una notizia che ha dell’inaudito: un omicidio a Pont-Aven, il pittoresco borgo di pescatori che sta per riempirsi di villeggianti in quell’estate insolitamente calda. 
E la vittima è nientemeno che Pierre-Louis Pennec, novantunenne proprietario del mitico Hotel Central, segnalato su tutte le guide come luogo di soggiorno di celebri artisti, tra cui Paul Gauguin.
Il commissario Dupin dovrà districarsi tra le pressioni delle autorità locali, che temono di veder compromessa la stagione turistica, e l’ostinato silenzio degli autoctoni, seguendo una pista che sembra condurre proprio a una tela del famoso pittore.


L'autore.
JEAN-LUC BANNALEC è uno pseudonimo. L’autore vive tra la Germania e il Finistère meridionale.

MAFIA PRINCE
di Philip Leonetti, Scott M. Burnstein, Christopher Graziano


Mafia Prince
Ed. Piemme
Saggistica
Trad. G. Zucca
408 pp
18.50 euro
USCITA 4 GIUGNO
2013
Sinossi

L’uomo sorride, elegante e disinvolto. L’aria sicura di sé dell’imprenditore di successo. 
Nessuno immaginerebbe qual era il suo lavoro, prima… I
n un’altra vita, impressa negli atti dei tribunali, e nei suoi ricordi...
Lo zio Nicky, che al posto delle favole gli raccontava delle regole di ferro di quella “cosa” chiamata Cosa Nostra. Gli amici della “famiglia”, gente con nomi come Nick la Lama. 
Le strade di Atlantic City, aule di scuola per il suo mestiere. E quella sera di dicembre, a pochi giorni dal Natale, e Vincent, che si fidava di lui. BANG! 
Un colpo in testa...Quella sera Philip Leonetti diventa un killer. Agli ordini dello zio Nicky Scarfo, che presto regnerà sulla mafia della East Coast. 
Un re crudele e spietato, e Philip è il suo delfino. 
Attento ad apprendere i doveri di un futuro boss. A contatto fin da giovanissimo con il gotha di Cosa Nostra, i Gambino, i Genovese... 
Una strada segnata, unico obiettivo il potere criminale e il denaro, unici mezzi l’intrigo, il tradimento e l’omicidio.
Il violento e spettacolare romanzo criminale dell’ascesa e caduta del padrino Little Nicky Scarfo e di suo nipote Crazy Phil Leonetti è il ritratto di due uomini all’apparenza inseparabili, che tra la fine degli anni '70 e i primi anni '80 sembrano in grado di eliminare ogni rivale, e farsi beffe delle autorità. 
Una storia che prende alla gola nel mostrare il potere del crimine, ma anche la forza e il coraggio della redenzione. Sarà l’amore per una donna che ha saputo stargli accanto, e per un figlio che è il suo bene più prezioso, a spingere il “principe della mafia” a lasciare la via del sangue, a rinunciare al trono che lo aspetta, per collaborare con l’FBI ad abbattere Cosa Nostra. 
Per scegliere la vita invece della morte. Anche a rischio di perderla, la vita…

Autori.
PHILIP LEONETTI è stato uno dei più giovani underboss, numero 2, nella storia della mafia americana ed è responsabile, insieme allo zio Little Nicky Scarfo, di uno dei più violenti regni del crimine organizzato. Catturato alla fine degli anni '80, divenne il primo pentito di alto rango a collaborare con la giustizia. La sua testimonianza ha condotto alla cattura di decine di boss, inclusi John Gotti, Vincent Gigante e il suo stesso zio Nicky Scarfo. Da allora gode del programma di protezione dei testimoni.
SCOTT M. BURNSTEI. Scrittore e reporter, collabora tra gli altri con Detroit Free Press, Chicago Magazine e AOL.com. Esperto di crimine organizzato, ha realizzato documentari sul tema e partecipa a molti programmi, tra cui il seguitissimo Gangland su History Channel.
CHRISTOPHER GRAZIANO. È un giornalista freelance esperto di mafia e criminalità organizzata.

domenica 26 maggio 2013

Maggio Neri Pozza: VOLTI NELL'ACQUA - LA TERRA DEL SACERDOTE



Come promesse, proseguo con le altre due anteprime Neri Pozza, sempre di fine mese.

VOLTI NELL'ACQUA
di Janet Frame


Neri Pozza
Biblioteca Neri Pozza
256 pp
12 euro
USCITA 30 MAGGIO
2013
Trama

«Ancor più di Virginia Woolf, Janet Frame è prigioniera della sua biografia», scrive Hilary Mantel nell’introduzione a questo volume.
 La grande scrittrice neozelandese trascorse otto anni della sua vita in vari ospedali psichiatrici e fu sottoposta a più di duecento elettroshock, «ognuno pari per intensità di paura a un’esecuzione capitale». 
La sua intera opera è attraversata da cima a fondo dal ricordo di questo doloroso capitolo della sua esistenza, come ampiamente mostra Un angelo alla mia tavola, l’autobiografia che le ha dato la fama e che fu oggetto di una memorabile trasposizione cinematografica di Jane Campion.
Il libro, tuttavia, in cui la sua esperienza ospedaliera viene restituita nella maniera più cruda e, nello stesso tempo, poetica è certamente Volti nell’acqua, benché Janet Frame abbia scritto di avervi ammorbidito la verità, temendo che altrimenti non le avrebbero creduto.
Istina Mavet è il personaggio principale dell’opera che, come ha scritto l’autrice, non è la semplice rappresentazione di se stessa, ma qualcosa di più. 
Hilary Mantel ricorda come Istina significhi verità in serbocroato e Mavet morte in ebraico
Istina Mavet è la vittima e, insieme, la testimone di una reclusione in cui è in questione tutto tranne che la cura. L’ospedale dove resta più a lungo ospita pazienti di ogni età e patologia, malati di demenza senile, criminali, persone con disturbi genetici e semplici sofferenze emotive. I medici non si fanno vedere mai e le infermiere hanno il solo compito, non immune da un certo sadismo, di controllare i pazienti «Il libro – scrive Hilary Mantel – è una testimonianza di umiliazione e terrore, squarciata da riflessioni raggelanti. Il vissuto dei suoi personaggi viene trasferito sulla pagina con una leggerezza tale che il lettore non lo vive mai come un’esperienza punitiva. È un racconto di sofferenza che riesce a entusiasmare e straziare allo stesso tempo, perché la sua stessa esistenza – il fatto che Istina sopravviva e racconti la storia – dimostra che quella sofferenza non l’ha distrutta».
Contiene certamente pagine strazianti, come quelle in cui vengono descritti i balli e le occasioni conviviali in cui le pazienti, agghindate in vestiti della festa che le fanno sembrare «prostitute da operetta», vengono trascinate fuori dai reparti per divertirsi. 
Faces in the
water
Tuttavia, anche le «pagine più buie sono illuminate dalla consapevolezza che la vita umana è qual cosa di prezioso, e che ogni vita è unica».

«Janet Frame era il prodotto di ciò che aveva alle spalle, ma è riuscita a illuminarlo e trasfigurarlo. Una vita quasi appassita che è sbocciata in una fioritura di bellezza. Janet Frame rientra fra quegli scrittori che ti fanno pensare, che ti piaccia o no, alle misteriose vie della grazia».
  Hilary Mantel

J. Frame

«Che donna straordinaria è Janet Frame, superare così tanti ostacoli, e poi accoglierli meravigliosamente nella tua opera».

Doris Lessing


L'autrice.
Janet Frame (1924-2004) è, assieme a Katherine Mansfield, la scrittrice neozelandese più nota, e una delle maggiori autrici della seconda metà del Novecento, proposta due volte per il Premio Nobel. Tra i suoi libri apparsi in italiano figurano La leggenda del Fiore della Memoria, La laguna e altre storie, Giardini profumati per i ciechi, Un angelo alla mia tavola (Neri Pozza 2010), Gridano i gufi (Neri Pozza 2011), Verso un’altra estate (Neri Pozza 2012).



LA TERRA DEL SACERDOTE
di Paolo Piccirillo


Ed. Neri Pozza
Collana Bloom
240 pp
16.50 euro
USCITA 30 MAGGIO
2013
Una storia di colpa ed espiazione, di crudeltà e innocenza

Trama

È notte e la ragazza corre nella campagna buia piú veloce che può, senza voltarsi indietro.
È finalmente riuscita a scappare dalla gabbia in cui la vecchia la teneva prigioniera. Il vento gelido le taglia la faccia e la terra brulla i piedi, ma quasi non se ne accorge, perché il dolore delle doglie la rende insensibile a tutto il resto. 
La ragazza si accascia, urla e partorisce, ma a quell’urlo di dolore ancestrale non segue alcun pianto che annunci la vita. 
Lascia il bambino morto sotto un albero e prosegue fino a un fienile dove spera di potersi nascondere e riposare.
La ragazza non lo sa ma la terra su cui sta cercando rifugio è conosciuta da tutti come “la terra del Sacerdote”. 
Agapito è un uomo burbero e solitario, arido e secco come la sua terra, violento e duro come l’inverno degli Appennini. Tanti anni prima aveva provato a fuggire la povertà della sua terra, il Molise, emigrando in Germania; lí era divenuto sacerdote ma ormai di quel saio e della promessa fatta prendendo i voti è rimasto solo un soprannome.
Dalla Germania è tornato con un segreto troppo grande e ha barattato il suo silenzio con la terra su cui vive. Una terra maledetta che non dà frutti, morta come la sua anima.
Quando Agapito scopre la ragazza nascosta nel fienile si trova di colpo al centro di un affare molto piú grande di lui; la ragazza è un’immigrata clandestina, portata con l’inganno dall’Est dell’Europa e costretta a ripagare il passaggio in Italia in modo disumano: rinchiusa come un animale in gabbia e utilizzata per partorire figli da destinare all’adozione o al traffico d’organi. 
Agapito è incuriosito da quella ragazza, tanto strana da riuscire addirittura a far crescere qualcosa sulla sua terra e decide di non mandarla via ma di subentrare ai precedenti “carcerieri” mettendo a disposizione della malavita la sua casa e la sua proprietà come “allevamento” per questa e altre ragazze.
Da quel momento Agapito si troverà di nuovo chiamato a fare i conti con le proprie scelte e con la propria anima, o almeno con quell’unico briciolo non ancora barattato con il pane e la sopravvivenza quotidiana. 
Alla fine proverà a salvare una vita e non a toglierla, come accadde in Germania, provando a dare tutto se stesso per amore di qualcun altro. 
Le regole del potere però sono antiche e le persone vivono da troppo tempo piegandosi alla legge del piú forte. È cosí che una storia di sopraffazione e violenza non può trovare uno sbocco pacifico solo attraverso una redenzione personale: anche la fede in nuove possibilità deve sanguinare e lottare.

P. Piccirillo
«La terra del Sacerdote è un romanzo bellissimo e potente. È come se Cormac McCarthy si aggirasse per la campagna molisana».   Brunella Schisa


L'autore.
Paolo Piccirillo è nato nel 1987 a Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta. Nel 2010 ha pubblicato Zoo col semaforo, un romanzo che ha riscosso un notevole successo di pubblico e critica. Autore di racconti pubblicati su varie riviste e antologie, nel 2011 è stato scelto dal Festival delle letterature di Mantova come rappresentante italiano per le Scritture giovani
.

giovedì 16 maggio 2013

La testimonianza di tre vite rubate dalla setta "Bambini di Dio": ESSERE INNOCENTI (DA DOMANI IN LIBRERIA)




Domani è in uscita un libro-testimonianza che credo sia di quelli molto "tosti", perchè racconta la triste storie di tre sorelle e della loro militanza nella setta dei "Bambini di dio", che non ha davvero una buona fama, viste le denunce che sono fioccate in seno ad essa, in merito agli abusi sessuali sui minori (ed altre pratiche immorali, oltre che illecite).

ESSERE INNOCENTI
di Juliana Buhring.
Kristina e Celeste Jones

Ed.Menthalia
USCITA 17 MAGGIO
2013
La vera storia di tre sorelle e della loro infanzia rubata

Sinossi

Il devastante resoconto fatto in prima persona sulla coraggiosa lotta di tre sorelle per fuggire da una comunità perversa che le ha derubate dell’infanzia.
Kristina, Celeste e Juliana nacquero nel culto de “I bambini di Dio”.
Ma le loro esperienze erano un mondo lontano dalla concezione cristiana dell’amore e del perdono.
L’organizzazione era instaurata con la loro “cura” praticata attraverso tortura fisica e mentale, controllo del pensiero, pornografia, prostituzione, atti terrificanti ed abuso sessuale.
Le tre sorelle sono state separate tra di loro e dai loro genitori molto giovani vivendo in diverse comunità nel mondo sotto la “cura” dei loro “guardiani”.
Era loro negato l’accesso all’istruzione formale e alle cure mediche, forzate a vagare per le strade mendicando denaro, ed erano picchiate spietatamente per “crimini” imprevedibili come leggere un’enciclopedia.
Ecco, tutte e tre le sorelle, che soffrirono le peggiori forme di abuso e furono strappate l’una all’altra, si sono finalmente riunite. 
In “Essere Innocenti”, rivivono le loro esperienze di come siano sopravvissute – e quindi fuggite –ad un culto che ha preteso le vite e l’innocenza di migliaia dei suoi membri.
La loro è una storia terrificante di perversione e perdita ma, in definitiva, è un racconto su un immenso amore ed incommensurabile coraggio.

ESSERE INNOCENTI è il sito dedicato al libro, in cui potete leggere delle informazioni biografiche sulle tre autrici.

lunedì 13 maggio 2013

Cineromanzo: "Il diavolo custode"



cineromanzo

Il libro portato sullo schermo di oggi è ...

IL DIAVOLO CUSTODE
di Philippe Pozzo di Borgo


Ed. Ponte delle Grazie
Trad. D. Brindisi,
T. Lo Porto,
M. Uberti Bona
208 pp
14.90 euro
2012
Sinossi

Rampollo di nobile famiglia, ricco, colto, affascinante e amante delle cose belle e raffinate, Philippe è paralizzato dal collo in giù a seguito di un incidente di parapendio. 
Non è la prima tremenda prova a cui la vita lo ha sottoposto: ha perso da poco la sua splendida e amatissima moglie, affetta da una rara forma tumorale. 
Philippe combatte coraggiosamente e ostinatamente con il proprio corpo, con il ricordo straziante di lei e con l’idea di essere un uomo inutile, finito, e per farlo usa tutti gli strumenti possibili, dall’impegno sociale all’attaccamento ai piaceri della vita.
In questa sua battaglia ha un’arma speciale: il suo badante, un immigrato algerino appena uscito di galera, che entra un giorno nella sua vita «ingessata» con l’energia di un tornado e diventa immediatamente il suo «diavolo custode». 
Il loro rapporto di dipendenza reciproca e lo scontro ravvicinatissimo e spesso spericolato tra le loro culture si trasforma presto in un legame solido e nello stesso tempo turbolento, punteggiato da episodi irresistibilmente comici e autenticamente commoventi. 
Regalando a entrambi, e a chi legge questo libro, una dimensione nuova della gioia, della speranza e dell’amicizia.
affiche Intouchables
locandina

Questa storia vera è diventata un film, Quasi amici, campione di incassi e fenomeno internazionale di cui la stampa francese ha scritto: "Fa ridere fino alle lacrime e piangere di gioia."

Quasi amici - Intouchables (Intouchables) è un film del 2011 diretto da Olivier Nakache e Éric Toledano.


Il film termina con un video dei veri protagonisti della vicenda, da cui è stato tratto il film; alcune didascalie nei titoli di coda raccontano la vita di Abdel Yasmin Sellou (che nel film si chiama Driss) e di Philippe Pozzo di Borgo, rispettivamente il "badante" e il malato, dopo il loro addio: Philippe vive in Marocco, si è risposato ed è padre di due bambini, Abdel ha fondato una propria impresa ed è padre di tre bambini.


TRAILER


sabato 4 maggio 2013

Scrivere per vivere: QUESTA NOTTE E' LA MIA di Alberto Damilano



Ecco un libro che voglio segnalarvi; il suo autore è un ex-medico; ex perchè purtroppo una grave malattia lo ha costretto a non esercitare più la propria professione; ma scrivere è diventato un modo per combattere, resistere, vivere.

QUESTA NOTTE E' LA MIA
di Alberto Damilano 


Ed. Longanesi
La Gaja Scienza
256 pp
14.90 euro
Febbraio 2013
"Non fare l'errore di pensare che tu e la malattia siate una cosa sola. Mai. Tu non sei la malattia. Lei ti appartiene, ma tu sei una persona. E lo sarai sempre, anche se lei ti dovesse portare via tutto."

Sinossi

A quarant’anni Andrea è un giornalista fallito che ha abbandonato da tempo ogni ambizione di vita e di carriera. 
La sua sembra una storia come tante: un lavoro che non lo soddisfa, una moglie che a stento gli rivolge la parola, amici pochi e probabilmente nemmeno buoni. 
Solo che a un certo punto la storia cambia, perché la vita toglie, la vita dà.
 E talvolta per dare non ha altro modo che toglierti ogni cosa in un istante. Per Andrea, l’istante è quello in cui scopre di essere affetto da una malattia che non nomina mai, una malattia che lo priverà giorno dopo giorno di un pezzo di vita: prima i piedi, poi le mani, quindi la parola, infine il respiro. 
Ma è proprio allora, proprio mentre l’acqua del guado minaccia di inghiottirlo, che Andrea si renderà conto che la riva va conquistata con fatica. E che per capire gli altri bisogna abbandonare la presa su se stessi, bisogna lasciare che la vita forzi la serratura che pensiamo ci protegga e che invece ci tiene prigionieri. Sarà su una sedia a rotelle, dunque, che Andrea aiuterà Francesco, un giovane collaboratore del giornale, in una pericolosa inchiesta sugli intrecci fra politica e criminalità, e insieme tenterà di rimettersi in gioco con la donna che ha accanto. Mentre il progredire della malattia lo spingerà ad affrontare ogni giorno qualcosa di diverso e a conquistarsi, a ogni nuovo respiro concesso dalla vita, il tempo per pensare, progettare, amare.

L'autore.
Alberto Damilano nasce nel 1955 a Fossano, nel cuneese. Medico, dopo la laurea si trasferisce nell’hinterland torinese dove si occupa di malattie mentali e tossicodipendenze. Nel 2009 si ammala di sclerosi laterale amiotrofica (SLA), che in poco tempo lo paralizza completamente. Oggi vive grazie a nutrizione e respirazione artificiali. Da quando è immobilizzato scrive con gli occhi perché «creare è resistere, resistere è vivere».

lunedì 22 aprile 2013

Recensione: "Il viaggio di Vittorio" di Egidia Beretta Arrigoni



Buongiorno e buonissimo inizio di settimana!

Sabato, oltre a leggere e recensire la brevissima novella epistolare della Jane, ho terminato un altro libro, di tutt'altro tenore.

IL VIAGGIO DI VITTORIO
di Egidia Beretta Arrigoni


Ed. Dalai Editore
Sinossi

«Questo figlio perduto, ma così vivo come forse non lo è stato mai, che, come il seme che nella terra marcisce e muore, darà frutti rigogliosi.»

Egidia Beretta, mamma di Vittorio Arrigoni, ci racconta la breve vita di suo figlio, il cui barbaro assassinio, avvenuto Gaza nella notte tra il 14 e il 15 aprile 2011, è stato pianto dai giovani di tutto il mondo. Giovani che attraverso Vittorio hanno conosciuto e capito come si può dare un senso a «Utopia», come la sete di giustizia, di pace, di fratellanza e di solidarietà abbiano ancora cittadinanza e che, come diceva Vittorio, «la Palestina può anche essere fuori dall’uscio di casa».
Vittorio, il volontario, l’attivista, il pacifista, la voce libera che raccontava Gaza dall’interno. Racconto che ci ha permesso di conoscere giorno dopo giorno una situazione mai così ben rappresentata, senza slogan, ma con la ferma convinzione che «conoscere è il primo passo per la soluzione».



il mio pensiero

IL VIAGGIO DI VITTORIO è un libro-testimonianza, scritto da una mamma in ricordo del proprio figlio, morto in nome di ideali e valori di cui ciascun essere umano dovrebbe sentirsi portatore in mezzo ai suoi simili.
Non si può leggere questo libro e restarne distanti, perché le parole che mamma Egidia usa per parlarci di Vittorio Arrigoni sono parole toccanti, che entrano direttamente nella mente e nel cuore, per restarci, per accendere in chi legge una “spia” che si illumini costantemente ricordandoci il motto che ha accompagnato la vita di questo giovane eroe: RESTIAMO UMANI.
Vittorio è un giovane come tanti ma allo stesso tempo speciale, nato in una famiglia in cui sin da bambino ha respirato aria di solidarietà e che inevitabilmente ha fatto di lui un ragazzo e quindi un uomo desideroso di darsi agli altri, di dare un senso alla propria vita attraverso l’inseguimento e l'attuazione di ideali.

.
E’ d’uso comune l’espressione “alti ideali” ai quali i grandi eroi del passato hanno deciso di consacrare la propria esistenza, di morire anche, se necessario.
Beh, se è vero che questi ideali sono alti perché importanti, superiori e al di là di ogni vincolo temporale e spaziale, validi in ogni luogo e momento della storia umana, è pur vero che, a mio avviso, essi sono in realtà “umili”, perché vicini a chi è debole, oppresso, maltrattato, ignorato, a coloro che sono “in basso”, che vengono considerati gli ultimi.
E per queste persone Vittorio decide di vivere, facendo il volontario e partendo per missioni umanitarie in questi posti del mondo in cui i diritti di tanti innocenti vengono violati: Perù, Togo, Congo, Libano…., Striscia di Gaza.
Ed infatti è a Gaza che Vittorio decide di lasciare il suo cuore, e non solo, anche le sue braccia, le sue gambe, se stesso per lottare attivamente perchè i diritti dei palestinesi siano rispettati, e che essi non debbano sempre soccombere di fronte agli attacchi da parte di Israele.

A prescindere dalle convinzioni socio-politiche mie e di chi ha letto o leggerà il libro, ciò che tocca è la personalità di Vittorio, la sua totale convinzione di dare una direzione precisa alla propria esistenza, abbracciando una causa umanitaria e vivendo per essa, combattere per essa, a beneficio di tanti suoi simili che sono costretti a vivere nella paura, nella fame, nelle privazioni.

L’ingiustizia, i soprusi, il calpestare i diritti elementari e basilari dell’essere umano, l’uso della violenza, sono cose che offendono il senso di dignità umana di Vittorio, che decide di usare le armi della pace e della non violenza per difendere i fratelli palestinesi, che vedono Vittorio come uno di loro, un salvatore, un amico che li aiuta, condividendo la loro quotidianità, i loro problemi.
Rischiando la vita più di una volta, ricevendo torture e maltrattamenti, che segnano il corpo di Vittorio, ma soprattutto la sua anima.
Ogni volta che Vittorio tornava da un viaggio umanitario, sua madre Egidia lo trovava più “segnato”, “appesantito” dalle violenze e dalle brutture incontrate e vissute, toccate con mano; eppure, nonostante lo sconforto e il turbamento, l’inevitabile stanchezza morale ed emotiva che sentiva sul proprio cuore, nulla riusciva a far desistere Vittorio dal tornare a Gaza, tra i suoi fratelli, che ormai erano diventati la sua gente, che lo aspettava con un sorriso, con gli occhi pieni di speranza.
E mamma Egidia guarda questo figlio così coraggioso, legge le sue lettere accorate, gli scrive le proprie, intrattenendo uno scambio che ci permette da una parte di conoscere un po’ il cuore di una mamma e di tutta una famiglia costantemente in ansia per le sorti del proprio “combattente”, dall’altra parte di conoscere anche un po’ Vik, di scendere in campo con lui, vedendo e udendo le cose tremende che lui ha visto, udito, vissuto.

vittorio e i bambini
Mi ha colpito profondamente l’entusiasmo di Vittorio, il suo votarsi completamente  alla causa dei palestinesi di Gaza, il suo amore per quella terra, per quella gente, per i bambini; un amore che era così vero e genuino da non poter restare semplici parole, slogan, ma che richiedeva di diventare azione e vita, per dare il proprio reale e concreto contributo per far sentire la voce degli ultimi, dei deboli, per sollevare e scuotere le coscienze del mondo su ciò che accade vicino e lontano da noi.

Il sacrificio di Vittorio ha cambiato le cose a Gaza? I palestinesi e gli israeliani hanno forse “fatto la pace”? Sono cessate le guerriglie, le morti, i massacri degli innocenti?
Ahimè, temo che nessuno di noi possa dare una risposta positiva a queste domande; ma di certo, l’esempio di Vittorio resta e grida, fa sentire la propria voce; la morte di un giovane buono e generoso può essere considerata un piccolo seme che, come dice Gesù nei Vangeli, muore per poter rinascere:


"In verità, in verità vi dico che 

se il granello di frumento caduto in terra non muore, 

rimane solo; 
ma se muore, produce molto frutto." (Giov. 12:24)

stay human
Nessun sacrificio fatto col cuore e con la piena convinzione che ciò che si sta facendo è giusto potrà mai essere giudicato inutile.
La morte di un giovane come Vittorio è stata senza dubbio fonte di dolore per chi lo ha amato; essa ci ricorda da una parte a quale livello di barbarie può arrivare l'essere umano, anche verso coloro che dovrebbe stimare e proteggere per l'alto senso del rispetto della vita umana che hanno, ma dall'altra ci ricorda anche che, nonostante fosse consapevole che non sempre quello che faceva ricevesse appoggi ed elogi, Vittorio ha continuato, perchè la gioia che gli recava essere un operatore di pace in veste da combattente in un inferno dominato dalla guerra e dalla morte, era qualcosa di incommensurabile, che meritava anche il sacrificio di sè.

Vittorio, un Eroe Italiano.
Certo, ma soprattutto un giovane, un uomo come tanti che ha deciso di dare un senso alla propria vita dedicandola agli altri, ai senza voce, agli oppressi, agli indifesi, desiderosi anch'essi, legittimamente e come ogni essere umano, di speranza, di identità.
Realtà possibile o utopia?
Vittorio risponderebbe, anzi risponde e la sua voce si sente, alta e forte: "Basta crederci, fermamente impegnarsi, contro ogni intimidazione, timore, sconforto, semplicemente restando umani."
Vik


"FAREMO DELLE NOSTRE VITE POESIE,
FINO A QUANDO LA LIBERTA'
NON VERRA' DECLAMATA SOPRA LE CATENE SPEZZATE
DI TUTTI I POPOLI OPPRESSI".

V.A.


Il blog su cui scriveva Vittorio: http://guerrillaradio.iobloggo.com

Una sua intervista - QUA


domenica 21 aprile 2013

Due storie vere in uscita per Piemme



Uscite Piemme.

Il primo è la storia di un 'odissea lunga 500 giorni, dalle spiagge della Sicilia all'orrore del lager.

IL LIBERATORE
di Alex Kershaw


Il liberatore
Ed- Piemme
True Piemme
Trad. G. Zucca
448 pp
9.90 euro
USCITA 23 APRILE
2013
Sinossi

Il giorno: 29 aprile 1945. Le parole: Arbeit Macht Frei (Il lavoro rende liberi).
Sono lì, sul cancello davanti a loro. Danno il loro lugubre benvenuto a un luogo di sofferenza e di morte, un nome rimasto nella Storia come simbolo d’infamia: Dachau, il primo campo di concentramento della Germania nazista. Le SS sono in fuga, il Terzo Reich è un cumulo di macerie, il folle sogno di Hitler è prossimo a svanire in un sanguinoso crepuscolo degli dei. Grazie all’eroismo di tanti uomini comuni, diventati eroi. Ragazzi come loro. Loro sono i Thunderbird, giovani soldati venuti da Oltreoceano, sulle mostrine l’Uccello del tuono dei miti pellerossa, tra le mani un fucile Garand. 
Molti, troppi sono rimasti per strada, caduti in mille scontri, giorno dopo giorno. Ma altri hanno tenuto duro, e hanno risposto colpo su colpo al fuoco nazista per arrivare a quei cancelli, vedere quelle figure tremanti ed emaciate dietro il filo spinato – prigionieri privati di tutto, ormai anche della speranza – e poter dire loro: «Siete liberi».
Il tenente colonnello Felix Sparks conosce l’orrore della guerra, ha visto i ragazzi ai suoi ordini falciati sotto i suoi occhi, ma non poteva certo immaginare questo, non ne aveva idea, non aveva idea di cos’è un campo di sterminio. 
Quel giorno, il giorno della liberazione di Dachau, il suo cuore esiterà, per un momento, quando qualcuno dei suoi fedeli ragazzi deciderà di applicare la legge del taglione.  
Occhio per occhio, dente per dente. 


L'autore.
Nato a York, in Inghilterra, Alex Kershaw oggi vive in America. Laureato a Oxford, ha lavorato per le principali testate inglesi, The Guardian, The Independent, The Sunday Times. È autore di documentari insigniti di vari premi. I suoi libri sono stati tradotti con successo in molte lingue. Il liberatore è l’eccezionale racconto di una storia vera, da un maestro del genere
.

Altro libro forte, che tratta di una storia vera, di violenze, malattia ma anche di forza per lottare e vivere.

UN DOMANI PER I MIEI BAMBINI
di Pacem Kawonga


Un domani per i miei bambini
Ed. Piemme
Voci
280 pp
16.50 euro
USCITA 23 APRILE
2013
Sinossi

La vita è come un lungo viaggio in macchina, soggetto a imprevisti. Un giorno, la macchina su cui viaggiavo si è rotta all’improvviso. Nel buio della notte. In una strada deserta. 
Davanti a una linea rossa. Ma proprio quando avevo cominciato a rassegnarmi, qualcuno è venuto in mio soccorso.
 Si è sporcato le mani e mi ha permesso di riprendere il viaggio. 
La linea rossa non era più il termine, ma un punto di partenza. Da quel momento non sarei più stata sola.
Per pochi anni, fino all’adolescenza, la vita di Pacem è stata serena. Nata in una famiglia relativamente agiata, ha potuto studiare nelle migliori scuole del Malawi, il suo paese. 
Ma tutto cambia quando prima la madre e poi il padre vengono portati via dall’Aids, una malattia che per ignoranza, pregiudizio e tabù, in quelle parti dell’Africa vale ancora come un marchio di infamia e come una condanna a morte. 
Da quel momento nella sua vita tutto prende una brutta piega. 
Si sposa con l’uomo che ama ostinatamente, ma che si rivelerà manesco e infedele, e assolutamente incosciente. 
Quando la seconda figlia, Melinda, ancora neonata, presenta brutti sintomi, Pacem vede di nuovo aleggiare lo spettro della sventura. Di nuovo, la sua vita e quella dei suoi figli è appesa alle due lineette rosse del test. 
Ma questa volta Pacem è decisa a lottare per se stessa e per i suoi bambini.


L'autrice.
Nata in Malawi, Pacem è oggi attivista di Dream, progetto anti-Aids promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, e coordinatrice di uno dei centri della Comunità in Malawi. Grazie alle cure ricevute, ha una vita serena con i suoi due figli e sostiene centinaia di donne. Un domani per i miei bambini racconta la sua storia.

mercoledì 17 aprile 2013

In lettura: IL VIAGGIO DI VITTORIO di E. Beretta Arrigoni




Libro in lettura, molto intenso....

IL VIAGGIO DI VITTORIO
di Egidia Beretta Arrigoni


Il viaggio di Vittorio
Ed. Dalai
Collana Icone
185 pp
15 euro
2012

Sinossi

«Questo figlio perduto, ma così vivo come forse non lo è stato mai, che, come il seme che nella terra marcisce e muore, darà frutti rigogliosi.»

Egidia Beretta, mamma di Vittorio Arrigoni, ci racconta la breve vita di suo figlio, il cui barbaro assassinio, avvenuto Gaza nella notte tra il 14 e il 15 aprile 2011, è stato pianto dai giovani di tutto il mondo. Giovani che attraverso Vittorio hanno conosciuto e capito come si può dare un senso a «Utopia», come la sete di giustizia, di pace, di fratellanza e di solidarietà abbiano ancora cittadinanza e che, come diceva Vittorio, «la Palestina può anche essere fuori dall’uscio di casa».
Vittorio, il volontario, l’attivista, il pacifista, la voce libera che raccontava Gaza dall’interno. Racconto che ci ha permesso di conoscere giorno dopo giorno una situazione mai così ben rappresentata, senza slogan, ma con la ferma convinzione che «conoscere è il primo passo per la soluzione».
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