domenica 21 febbraio 2016

Recensione film: "CREED. Nato per combattere" di Ryan Coogler



E' attualmente in programmazione nelle sale cinematografiche italiane un film che è uno spin-off della celebre serie con protagonista il pugile italo-americano più famoso della storia del cinema a stelle e strisce: Rocky Balboa.
Ed infatti Rocky c'è e avrà l'arduo compito di formare un giovanotto il cui cognome è stato molto legato al suo, in passato: Creed.


CREED. Nato per combattere


Regia: Ryan Coogler
Cast: Sylvester StalloneGraham McTavishMichael B. JordanTessa ThompsonPhylicia RashadMark Rhino Smith.


Adonis "Donnie" Johnson (Michael B. Jordan), quando lo incontriamo la prima volta, è un ragazzino problematico, che vive in riformatorio dopo la morte prematura della madre, e spesso e volentieri si fa beccare nelle risse.
A dare una svolta alla sua vita è una donna, Mary Anne Creed (Phylicia Rashad*), la moglie del grande e indimenticabile boxeur Apollo Creed, prima avversario e poi grande amico di Balboa.

Donnie è il figlio illegittimo di Apollo (che non l'ha mai conosciuto) e Mary Anne decide di prendersene cura, di portarlo a casa con sè dandogli la possibilità di vivere in una bella casa, amato da una donna che gli farà da madre e che gli darà l'opportunità di studiare.

Ma Donnie è figlio a suo padre: è un Creed nel sangue e la voglia di combattere, di menare pugni, è intrinseca nella sua natura, quasi come un marchio indelebile.

Andando contro le aspettative della donna che l'ha cresciuto, Donnie decide di inseguire il proprio sogno: diventare un pugile affermato, apprezzato, e tenta di intraprendere questa strada senza sfruttare il cognome di quel padre mai conosciuto.

Adonis va a Philadelphia, luogo del leggendario incontro tra Apollo Creed e lo sfidante Rocky Balboa, e una volta arrivato in città, rintraccia Rocky e gli chiede di essere il suo allenatore. 

Rocky, ormai in là con gli anni, tranquillo proprietario del ristorantino che porta il nome dell'amata Adriana, pur essendo colpito da Donnie, dalla sua determinazione, pur riconoscendone il carattere e il temperamento del padre, inizialmente è molto reticente all'idea di allenarlo, perchè sa di essere fuori dal giro.

Ma le insistenze del giovanotto, che non molla, e l'amore per uno sport che non gli è mai uscito dal cuore, indurranno lo Stallone Italiano a dire sì e a prendere sotto la propria ala Donnie, che del resto da subito lo chiama affettuosamente "zio".

Che dire...?
E' un film "alla Rocky", in cui fa da leitmotiv la voglia di sfondare nel mondo della boxe; il protagonista è un ragazzo dal caratterino burrascoso - salvo poi addolcirsi al cospetto di una bella e dolce ragazza, come Bianca (T. Thompson) -, fumantino, ma anche molto caparbio e con le idee chiare.
Donnie sa dove vuole arrivare e chi vuol essere e sa che vuol riuscirci con le sue forze, crescendo con i consigli dell'amico di suo padre.
Chi meglio di Rocky Balboa può insegnargli i trucchi e le mosse giuste per non andare al tappeto (o rialzarsi se capita di andarci..)?
E Donnie è sincero quando dice di volerlo fare non all'ombra di un cognome pesante come quello del genitore: lui non vuole favoritismi e sconti, perchè sa di avere le carte giuste per sfondare.

A far da sottofondo alle sue gesta, agli allenamenti intensivi, c'è una contemporanea musica rap, ma tranquilli: un accenno della mitica e adrenalinica Gonne fly now c'è (poteva mancare??), al momento giusto, e riviviamo tutta  l'energia e la tensione di un incontro di boxe finale che si prospetta infinito, con tanto di sangue e occhi semichiusi (sempre "alla Rocky"), in cui il nostro Adonis dovrà far uscire la tigre che è in lui, ricordando - come gli ripete lo zio - che il primo avversario da affrontare e abbattere è "se stesso", con le sue paure.
I consigli umani, di vita, di zio Rocky vanno sempre a segno, colpiscono più forte e dritto di un gancio ben assestato, e Donnie sa di doverne fare tesoro se vuol farsi strada nella vita, prima come uomo e poi come pugile.
E il giovane pugile sarà a sua volta motivo di incoraggiamento per Rocky, alle prese con una difficile prova personale...

Fa tenerezza (e pure un po' impressione, dai) l'eroe del ring degli anni Ottanta, il cui viso provato un altro po' pare smontarsi se sorride, ma non fa niente: io a Sylvester perdono pure il botulino in disfacimento, perchè la sua serie è una di quelle che rivedo tutte le volte che la danno, fosse pure dieci volte all'anno, con la stessa ansia della prima volta ^_^

Se avete amato, come me, Balboa e avete tifato come invasati per lui tutte le volte che saliva sul ring (pur sapendo come finiva ogni volta), allora riassaporate la stessa adrenalina con Creed, che è sicuramente un bel film, fatto bene, che trasmette forza voglia di vincere, insieme a una tenera nostalgia.

* Claire de I Robinson!! *_*

Per leggere le recensioni altri film, cliccare sull'etichetta Cinema.

sabato 20 febbraio 2016

Dietro le pagine di: LA VITA SEGRETA E LA STRANA MORTE DELLA SIGNORINA MILNE di Andrew Nicoll.



Come potete vedere sbirciando sul blog, uno degli ultimi libri letti e recensiti è LA VITA SEGRETA E LA STRANA MORTE DELLA SIGNORINA MILNE di Andrew Nicoll.

Nelle note al libro, l'Autore precisa che l'omicidio al centro della storia sia un fatto realmente accaduto nel 1912 e che agli stessi personaggi citati egli non abbia neanche cambiato il nome, anzi di alcuni conosce pure i parenti.

Ho cercato di raccogliere qualche informazione sull'assassinio di Jean Milne googlando il suo nome, l'anno (1912), il luogo (Broughty Ferry, Scozia).

Ciò che trovato mi ha fatto apprezzare la minuziosità dello scrittore, il suo attenersi scrupolosamente ai fatti circa l'omicidio, i suoi particolari e le ipotesi investigative.

N.B.  INVITO QUANTI  NON ABBIANO LETTO IL ROMANZO MA PENSANO DI VOLERLO FARE, DI ASTENERSI DALLA LEGGERE IL POST PER GUSTARSI AL MEGLIO LA LETTURA DEL LIBRO! ^_-
Diciamo che queste informazioni di cronaca sono più adatte ai lettori curiosi che volessero avere qualche notizia in più, con ritagli dei giornali dell'epoca :=)


-
Ciò che leggiamo spesso è frutto della fantasia dell'Autore ma altre volte quest'ultimo trae ispirazione da storie/situazioni/persone reali, di cui ha avuto conoscenza diretta o indiretta.

La rubrica "Dietro le pagine" prende nome e idea da una presente nel blog "Itching for books" e cercherà di rispondere (cercherò di darle una cadenza settimanale, sempre in base alle piccole ricerchine che riuscirò a fare) a questa curiosità: Cosa si nasconde dietro le pagine di un libro? Qual è stata la fonte di ispirazione?
".


Jeannie Milne (7 maggio 1843 - 3 Novembre 1912) era una zitella ricca ed eccentrica, che amava fare lunghe vacanze nel Regno Unito e in generale nel continente europeo. 
E' stata brutalmente assassinata in casa propria, ad Elmgrove, Broughty Ferry, Dundee, Forfarshire, Scozia, a 69 anni. 

Il caso è stato ampiamente riportato a livello locale e nazionale. 
Anche se fu arrestato un uomo, accusato come colpevole inizialmente (nel libro si fa il suo nome, riportato anche dalle cronache del tempo), egli non fu mai processato e condannato per l'omicidio.

Il 2 novembre 1912, il postino del quartiere nota che Milne non aveva raccolto la sua posta per circa due settimane, e ne informa la polizia. 
La mattina seguente, alcuni ufficiali sono andati a Elmgrove per assicurarsi che fosse tutto ok. 
Dopo aver bussato  ripetutamente alla porta di casa senza ottenere risposta, sono entrati con la forza e si sono trovati davanti una scena da horror.
Il cadavere della Milne è stato trovato ai piedi delle scale, completamente vestito, ma parzialmente coperto da un lenzuolo. 
La sua testa era insanguinata a causa di diverse ferite, e le caviglie legate insieme con una corda della tenda. 
I fili del telefono erano stati tagliati. 
Il corridoio era in uno stato di disordine, segno della lotta feroce con il suo aggressore. 
Oltre a questo, però, la casa era in ordine e non mancava nulla, compresi i gioielli preziosi che la donna morta aveva iaddosso, il che ha escluso si potesse trattare di un furto ordinario. 

L'autopsia ha indicato che era morta da circa tre settimane. 

Era stata picchiata su tutto il corpo con un oggetto pesante; le ferite alla testa erano di per sé lievi, ma nel complesso erano state sufficienti ad ucciderla per mezzo di una emorragia cerebrale.

La polizia locale  chiese la consulenza del detective John Trench, considerato il miglior detective in Scozia.

Milne era stata vista l'ultima volta in vita il 15 ottobre, tuttavia ci fu la testimonianza di un uomo che disse di  essersi avvicinato alla casa il giorno 21 e di aver visto una donna in piedi alla finestra.
Quando aveva bussato alla porta, non vi era stata risposta, ma l'uomo aveva notato che il coperchio della serratura della porta d'ingresso era giù; nel tornare più tardi, vide che esso era tornato normale, come se qualcuno avesse di recente infilato una chiave nella porta.
Questa testimonianza è una delle tante stranezze inconciliabili sull'omicidio, insieme a tante altre (tutte ben menzionate nel romanzo).
Indagando, emergeva un fatto ovvio: Milne conosceva il suo assassino, e aveva, per così dire, lasciato che la morte entrasse nella sua casa.
Tutte le porte e finestre in Elmgrove erano chiuse, e non vi era alcun segno di effrazione, anzi furono trovati una teiera e una torta mangiata a metà su un tavolo e un mozzicone di sigaro nel camino, il che potrebbe far pensare ad un visitatore noto alla vittima.
Sembra che la signorina Milne avesse una sorta di doppia vita. 
Da un lato, era una zitella tutta casa e chiesa; dall'altra, pare viaggiasse regolarmente per incontrare uomini giovani, che spesso si portava a casa.Ma allora chi è stato l'amico presumibilmente responsabile della sua morte?
Milne non sembra che avesse detto a nessuno di lui, nemmeno il suo nome.
Un articolo di giornale di quel periodo aveva sostenuto che la corrispondenza trovata nella casa avesse dato qualche indicazione sulla sua identità, ma in realtà non fu di grande aiuto.

Ma cosa ha dichiarato lo scrittore Andrew Nicoll a proposito della scelta di scrivere un romanzo su questo terribile fatto di cronaca?

Spazio esordienti: L'AVVENTURA INUTILE DI ALFREDO PISTOCCHI di Alessandro Di Giuseppe




Cari amici e lettori, seppur a mezzogiorno, iniziamo la giornata sul blog con una segnalazione!

Alessandro Di Giuseppe è uno scrittore emergente che ha pubblicato due libri: "Metastasi" e "L’avventura inutile di Alfredo Pistocchi".


L'AVVENTURA INUTILE DI ALFREDO PISTOCCHI
di Alessandro Di Giuseppe


Eretica Edizioni
13 euro
Gennaio 2016

Trama

Forse Beatrice era una di quelle stazioni piccole, mai ristrutturate, con le obliteratrici rotte e le panchine di ferro arrugginito in cui doveva fermarsi almeno per un po’. 
Un po’ di più di uno scalo veloce, un po’ di meno di una permanenza fissa. Già, avrebbe dovuto provarci ma non l’aveva fatto. 
E adesso era troppo tardi. O forse no. Alla fine poteva ancora cercarla, trovarla, contattarla e rivederla. 
Doveva soltanto capire come fare e Facebook poteva aiutarlo. 
C’era solo da capire come sbrogliare la matassa…”

L'autore.
Alessandro Di Giuseppe nato il 26/08/1991. Nel 2005 arriva secondo al Premio letterario nazionale Raffaele Pellicciotta. Nel 2014 pubblica, con Miso Editore, “Metastasi”, il suo primo libro: un’antologia di racconti. “L’avventura inutile di Alfredo Pistocchi” è il suo primo romanzo dopo dieci anni di racconti brevi. Iscritto al DAMS di Roma 3, è uno dei fondatori e redattori del SynapsisBlog (synapsisblog.altervista.org)
.

Ed ecco invece il libro d'esordio:

METASTASI
di Alessandro Di Giuseppe


Miso Editore
216 pp
16.90 euro
2014
Sinossi

Un chirurgo al suo ultimo giorno in ospedale, un’avvocatessa che torna a lavorare dopo un lungo periodo di “riposo”, un professore universitario e il suo sogno di scrivere, un illusionista vittima di un “trucco” del suo passato, un vecchio prete senza fede e una strega. Questi i personaggi che vivono, si muovono, si confessano e muoiono nelle pagine di “Metastasi”. 

Cinque racconti. Cinque storie. Cinque discese all’interno dei personaggi, attraverso le gallerie chiuse, umide, poco illuminate del loro animo, nei pozzi scuri della loro psiche, alla ricerca delle paure, delle ansie, delle nevrosi, delle ossessioni e delle delusioni che li muovono, che covano dentro e che li consumano. 
Ma anche l’acquerello di una città, “Daisy’s Garden, che si fa specchio, metafora di una società, in cui non ci sono più né diavoli, né angeli, né paradisi, né inferni. 
Una città che diventa una specie di grande organo (forse uno stomaco, non di certo un cuore) butterato, appunto, dalle metastasi.

venerdì 19 febbraio 2016

Viaggiare leggendo... con "Una lettera dal passato"



Dove è ambientata la nostra storia dal sapore vintage narrata in "Una lettera dal passato"?

Il primo riferimento geografico ci viene proprio dall'incipit, che costituisce un po' il prologo della storia centrale:

L’uomo si chiamava Fred Elkins. Lavorava da venticinque anni sul treno postale della Long Island Railroad, sulla tratta di South Shore. Guadagnava  quattromilaottocento dollari l’anno, meno le imposte e indennità varie, e viveva in una squallida casa di St. Albans, zona vicinissima a Jamaica, appena all’interno della linea di New York.

testo alternativo
clicca due volte

St. Albans è una zona del quartiere Queens, a sud est di Jamaica e a nord di Springfield Gardens.

st albans

testo alternativo
clicca due volte


Le successive coordinate geografiche introducono il secondo momento chiave del libro - anch'esso con una funzione di prologo:

I due fratelli si chiamavano Donald ed Edward Pease. Avevano rispettivamente undici e nove anni, vivevano in una casa a schiera di mattoni a Springfield Gardens, a est di St. Albans.

springfield gardens


Si avvicina il momento della scoperta eclatante che sta alla base del dramma vissuto dalla coppia protagonista, i Radcliffe; momento che prende il via da un semplice ufficio postale.

Il luogo era l’anticamera della Posta Centrale sull’Ottava Avenue di New York, e la data era il 14 giugno. La storia riguardava un sacco postale abbandonato rinvenuto in un vecchio granaio, e le lettere erano vecchie anche di dieci anni, lettere il cui timbro recava la data del 23 dicembre 1945.

eight av.

E finalmente arriviamo all'incipit del cuore della storia narrata da Ehrilch:

Soundview Lane 3 era l’indirizzo, Radcliffe era il nome, e il 16 giugno era la data. Il luogo era Greenview Point, una zona residenziale di lusso di Norwalk, Connecticut.

una casa molto carina ^_-
un po' come la immagino io quella dei radcliffe

norwalk

Soundview av

La nostra protagonista femminile, Martha, viene dal Vermont, da Middlebury, come più volte viene precisato nel romanzo.
middlebury
(www.findyourspot.com)


middlebury
( www.newmarketpressvt.com)


Middlebury è una città degli Stati Uniti d'America, nella Contea di Addison, nello Stato del Vermont. Nella cittadina risiede il Middlebury College dove ogni estate si parla italiano alla scuola italiana.

Nel suo territorio scorre l'Otter Creek, un corso d'acqua immissario del Lago Champlain, che vi forma panoramiche cascate. (WIKIPEDIA)

Questi sono i luoghi principali del libro, ma nel corso della storia Martha andrà in lungo e in largo per altre vie e quartieri.

Non vi resta che leggere il romanzo per conoscere non tanto le vie fisicamente percorse, ma quelle più tortuose e angoscianti che la mente e il cuore di Martha hanno dovuto attraversare prima di giungere all'epilogo.
Spero di avervi messo un pizzico di curiosità! :=)

N.B.: LE IMMAGINI SONO STATE PRESE PRINCIPALMENTE UTILIZZANDO GOOGLE MAPS E/O UNA SEMPLICE RICERCA SU GOOGLE, QUALORA AVESSI VIOLATO COPYRIGHT, SEGNALATEMELO E LE TOLGO.

THESE IMAGES HAVE BEEN TAKEN MAINLY USING GOOGLE MAPS AND / OR SIMPLE GOOGLE SEARCH, IF I HAD VIOLATED COPYRIGHT, please write me and I'll remove them.

Recensione: HEY MONDO, ESISTO ANCHE IO di Viviana Rizzo



Cari lettori, sono qui a dirvi le mie considerazioni su un libro piccolo ma che contiene diversi spunti di riflessione.


HEY MONDO, ESISTO ANCHE IO
di Viviana Rizzo


Eretica Edizioni
30 pp
13 euro
2015



Ama spesso 

Combatti, sempre 
Sii l’eroe della tua storia.



"Hey mondo, esisto anche io” è il libro con cui la giovanissima Viviana Rizzo esordisce nel mondo letterario.
Esso contiene brevi pensieri che esprimono la sensibilità dell'Autrice, che si guarda intorno, lancia uno sguardo al mondo che la circonda e dalle riflessioni sullo stesso, sulla vita e sui valori che danno senso all'esistenza, scaturiscono diversi aforismi.

Il senso della vita, l'amore, il coraggio di osare, di combattere per le cose in cui si crede, la denuncia di tutto ciò che pregiudizio, che è ipocrita, superficiale, egoistico, l'importanza di avere delle idee e di esprimerle con convinzione, il desiderio di non arrendersi davanti al nulla che spesso ci circonda e ci vuole abbattere, la capacità di apprezzare, nonostante le lacrime e le delusioni, la meraviglia che è la vita, in se stessa, in quanto dono da vivere giorno per giorno per realizzare i propri sogni.

Questi sono alcuni dei temi affrontati dall'Autrice, il cui stile riflette la schiettezza e la sincerità proprie dei giovani, che si affacciano al mondo e che lo vedono per quello che è, un enorme caos che può spaventare ma che altresì nasconde in sè anche tante opportunità per crescere.

E scrivendo lei riesce a trovare un posto e un senso al proprio esistere perchè:

"Saper scrivere è la capacità di trovare la poesia anche nelle bruttezze della vita".

Non posso che ringraziare l'Autrice per l'opportunità di leggere il suo libro d'esordio, augurandole che sia solo "il suo inizio nella fine". 

giovedì 18 febbraio 2016

Una lettera dal passato (Ehrlich): citazioni



Altri due frammenti di "Una lettera dal passato" di Ehrilch (recensione).


Era sprofondata nella depressione, e il mondo esterno aveva cessato di esistere, era solo una confusione di strada e di pioggia e di auto che passavano. Il mondo esterno era una fantasia, perché quando c’è una depressione vera, il mondo esterno non lo vedi, non lo odi, non ne senti gli odori, non lo avverti. È un luogo in cui gli altri vivono e si muovono e funzionano, e geograficamente lo abiti, ma non ne fai parte, perché la tua è un’isola privata e buia, ed è tutta per te, e il suo nome è Dolore.




C’è sollievo nel parlare, può essere una specie di anestesia, e a volte addormenta il dolore. Se rovesci i tuoi guai in orecchie comprensive, è possibile liberarsi di alcuni, e ridurre la pressione, come la valvola di una caldaia a vapore, e dunque prevenire l’esplosione.

“Prossima fermata” di Gianfranco Virardi: in omaggio domani venerdi 19 febbraio 2016‏


Cari lettori, vi segnalo che domani, venerdì 19 febbraio, avrete l'opportunità di scaricare e leggere GRATUITAMENTE questo romanzo:


 “Prossima fermata” 
di Gianfranco Virardi


Formato: Formato Kindle
Dimensioni file: 442 KB
Lunghezza stampa: 166
Venduto da: Amazon Media EU S.à r.l.
Ecco il link di Amazon per scaricare l'ebook


Sinossi

Il romanzo è un thriller metropolitano, che vede come protagoniste persone comuni. 

Una mattina sulla metropolitana, cinque persone assistono all’omicidio di un suonatore di strada.
Prima di morire, l’uomo lancia il suo appello disperato di salvare una bambina col violino.
I protagonisti della vicenda si trovano così, legati dal caso, alla vita di una bambina dai poteri straordinari.
Un’avventura intensa che li porterà da Roma a Banja Luka, attraverso le fermate dei sentimenti più forti. Paura, violenza, disperazione, amicizia e amore all’ennesima potenza.

Un romanzo che si legge tutto di un fiato, scritto dall’autore di “Coperte di parole” e di “Nickname, morte in rete” (RECENSIONE). 
Un’idea nata dall’osservazione di minori sparsi agli angoli della città, spesso sfruttati dalle organizzazioni di trafficanti, le stesse che introducono clandestini e vendono donne alla prostituzione. 
Milioni di bambini nel mondo sono rapiti, venduti dagli stessi genitori, sfruttati, violentati, costretti all’accattonaggio, al borseggio, al lavoro forzato, alla prostituzione e alla guerra.

Anteprima Beat Edizioni (marzo 2016): TERRA PERDUTA di Ann Moore



Un'anteprima targata Beat Edizioni che mi attira davvero tanto!
Primo volume di una monumentale ed epica trilogia dedicata all’Irlanda moderna e alla diaspora dei suoi abitanti, Terra perduta parla d’amore, di rivolta, di libertà e oppressione in un momento cruciale della Storia.

TERRA PERDUTA
di Ann Moore


Ed. BEAT
trad. C. Brovelli
420 pp?
13.90 euro
MARZO 2016
Trama

Grace è la figlia quindicenne di Patrick O’Malley, discendente degli O’Malley del Nord, un tempo padroni di un’enorme tenuta, poi finiti in povertà con la sconfitta di Giacomo II, l’ultimo monarca cattolico d’Inghilterra. 
Ora, nel pieno degli anni Quaranta del XIX secolo, Gracelin O’Malley – che dalla madre ha ereditato una bellezza tutta irlandese, con la sua pelle chiara, le gote rosee, i capelli di un rosso scurissimo e gli occhi blu come il mare in tempesta – vive in una casa di pietra con un tetto di paglia, cinta da un appezzamento di terra piuttosto grande in affitto, dieci acri coltivati principalmente a patate.
La terra è parte dei possedimenti dei Donnelly, signori inglesi. 
Se fosse ancora viva la madre di Grace, così sagace nel risparmiare, forse gli O’ Malley riuscirebbero a cavarsela, e invece rischiano di perdere quella terra che significa per loro una cosa soltanto: la sopravvivenza.
La salvezza, per Patrick O’Malley, si presenta sotto le nobili fattezze di Bram Donnelly. 
Figlio di un Lord inglese, relegato dalla famiglia nella contea di Cork a causa delle sue giovanili scappatelle londinesi, il trentenne Donnelly è rimasto vedovo due volte e, al falò della Vigilia di san Giovanni, mette gli occhi addosso alla bella Grace.
Patrick non esita a dire di sì ma, passato l'idillio dei primi mesi di  matrimonio, Donnelly con il trascorrere del tempo svela il suo vero volto: quello di un arrogante inglese che non perde occasione per calpestare la vita, ai suoi occhi indegna, degli irlandesi.
La Grande Carestia, intanto, si abbatte sulla contea di Cork e sull’intera isola d’Irlanda, con strade impraticabili a causa dei mendicanti ridotti in fin di vita, ospizi per i poveri pieni fino all’inverosimile, ospedali incapaci di alleviare le pene, e rivolte, case bruciate, proprietari terrieri assassinati.

«Un’opera di grande narrativa… un romanzo storico pieno di epos, tragedia, forza e speranza».
The Historical Novels Review

«Una prosa perfetta… Il romanzo storico al suo meglio».
Publishers Weekly

«Se amate il suono gioioso delle risate irlandesi e il fiume di lacrime da cui spesso sgorga, 
Terra perduta vi colpirà dritto al cuore».
Cathy Cash Spellman, New York Times

L'autrice.
Ann Moore è nata a Burford, in Inghilterra. Laureata in Inglese presso la Western University di Washington, ha scritto tre romanzi storici incentrati sulle carestie, le migrazioni e le rivolte d’Irlanda. Con Terra perduta ha ottenuto un notevole successo di pubblico. Attualmente vive a Bellingham, nello stato di Washington, con la famiglia.

mercoledì 17 febbraio 2016

Recensione: LA VITA SEGRETA E LA STRANA MORTE DELLA SIGNORINA MILNE di Andrew Nicoll



Un giallo ispirato a fatti realmente accaduti e a persone realmente esistite, che stuzzica la curiosità del lettore fino a travolgerlo con un finale davvero inaspettato.


LA VITA SEGRETA E LA STRANA MORTE DELLA SIGNORINA MILNE
di Andrew Nicoll



Ed. Sonzogno
trad. M. Magri
352 pp
16.50 euro
25 FEBBRAIO 2016
Il fattaccio.

Siamo nel 1912, a Broughty Ferry, un tranquillo paesino sulla costa scozzese, dove nulla è come sembra e dove anche la gente più tranquilla e insospettabile può nascondere inconfessati segreti.

Prendiamo ad esempio la signorina Jean Milne: una matura zitella che vive sola in una lussuosa villa di ventitré stanze (quasi tutte chiuse e senza la presenza di una cameriera) e che quanti la conoscono ritengono essere una persona rispettabile.

Ma una mattina questa signorina rispettabile viene trovata morta in casa sua, brutalmente assassinata, con i piedi legati e il cranio fracassato, e tutta l'abitazione è in disordine e tappezzata di schizzi di sangue.

Le indagini.

Partono immediate le ricerche da parte della polizia del posto; ad occuparsene, in particolare, è il procuratore capo Sempill, un tipo sicuro di sè e intenzionato a scovare il colpevole prima di tutto e tutti, così da prendersene gli onori; c'è il luogotenente Trench, da tutti apprezzato per la sua arguzia e il suo intuito nel condurre indagini complesse.
Ma soprattutto c'è il sergente John Fraser, che sarà spesso il narratore che, in prima persona, ci introdurrà nel vivo della storia.

Da subito le indagini si rivelano complicate, incomprensibili: chi può avere ucciso in maniera tanto feroce una signora così riservata, che viveva sola e che non sembrava desse fastidio ad alcuno?
Possibile che nessuno nei dintorni abbia visto nulla?
Certo, scavando nella casa, il luogo del delitto, qualche indizio dal quale partire vien fuori, ma non sembra portare a chissà quale risultato.
La pressione sulla polizia si fa sentire più forte perchè la notizia del crimine si diffonde rapidamente per tutta la Gran Bretagna, suscitando (allora come ora...) una grande e morbosa curiosità da parte di giornalisti e gente comune.
Insomma, urge trovare un colpevole e bisogna trovarlo pure in fretta! Fa niente se qualche procedura utilizzata sia poco scrupolosa; ciò che conta è dare un volto e un nome all'assassino.

Vero è che tanti testimoni parlano di un uomo sulla quarantina con i baffetti gialli che si aggirava spesso e volentieri attorno ad Elmgrove, dove viveva la Milne, ma nessuno saprebbe dire di chi si tratti.
Una cosa è certa: l'assassino dev'essere un forestiero ed è su questo importante elemento che bisogna concentrarsi.

La vicenda della signorina Milne si va a legare alle malefatte di un uomo, di cui non si conosce bene nè l'età nè il cognome. 
Ma che importanza ha un nome, quando è sotto gli occhi di tutti che questo individuo è un imbroglione, un farabutto che va seducendo e abbindolando vecchie zitelle (ne sa qualcosa l'ingenua signorina Nancy Myfanwy Jones) per poi derubarle? Non solo, ma il suo mestiere sembra essere proprio quello del bugiardo di professione, che dove va chiede in prestito soldi che non restituisce, e alle domande della polizia risponde con un atteggiamento arrogante e strafottente.

Per Sempill non ci sono dubbi: è lui l'assassino della signorina Milne.
Fraser e Trench non condividono le ragioni contorte e le spiegazioni fantasiose che portano il loro superiore ad accusare quest'intelligente millantatore, e così anche la vita di quest'uomo diverrà oggetto di indagine.
Cosa ne verrà fuori? E' lui ad aver davvero incontrato e frequentato, per poi ucciderla, Jean Milne?

Un'altra cosa è certa: la cara e riservata Jean non era la santarellina che tanti credevano!
Passi pure l'abbigliamento eccentrico e provocante..., ma tutte quelle vacanze e crociere, che la portavano via da casa per settimane e mesi..., con chi le trascorreva? Quanti uomini c'erano  nella sua vita, dei quali non si sa nulla?

Chi era davvero la signorina Jean Milne? Chi e perchè avrebbe avuto motivo di ucciderla e di farlo con una tale rabbia e ferocia?

Considerazioni.

L'Autore ci conduce per mano, con dovizia di particolari, nei luoghi e tra le gente interessati al caso, che potrebbero far luce sull'assassinio, mostrandoci come l'attenzione insana e ossessiva per l'omicidio e per i suoi particolari possa spingere chi indaga a sentire addosso una responsabilità tale nella ricerca del colpevole, da affidarsi a piste investigative anche fuorvianti, negando le evidenze pur di ottenere la soluzione del caso.

Sempill fa quasi ridere per questa sua eccessiva preoccupazione di trovare un colpevole a tutti i costi; proviamo simpatia per Trench, che cerca con onestà di esaminare tutti gli elementi a disposizione, azzardando timide ipotesi su ciò che non si riesce a spiegare.
E poi c'è lui, Fraser: così composto, timorato di Dio, convinto che il proprio lavoro debba essere esercitato mostrando sempre un sincero rispetto per le persone, per i loro problemi, e che nessun uomo ha il diritto di giudicare superficialmente la vita di qualcun altro.
Ecco, la signorina Milne, per esempio: adesso che è morta, amici e conoscenti si affrettano a precisare che in fondo, un po' bizzarra e strana, forse anche libertina??, lo è sempre stata...
Ma quanti sanno davvero chi era questa vittima?

L'autore, per quasi tutto il libro, ci lascia vagare nel buio, non dandoci indizi su cosa possa essere accaduto alla povera Jean, per poi rovesciarci addosso tutta la verità.
Nelle battute finali c'è la risposta al misterioso e cruento assassinio, che ci viene descritto con una lucidità, una precisione, una calma apparente - che in realtà nasconde una furia cieca - che lascia il lettore inchiodato alle pagine, stupito, quasi scioccato.

Ed è davvero un colpo da maestro il sorprendente finale di Nicoll, che fa di questo romanzo un giallo DOC, tanto più sapendo che ciò che è narrato non è tutto frutto di fantasia.

Non posso che consigliarvi questo libro scritto davvero bene, che si legge velocemente perchè prende e cattura l'attenzione del lettore, che inevitabilmente "vuol vederci chiaro" e scoprire cosa è accaduto nella grande casa di una tranquilla signorina non più tanto giovane.

In arrivo per Neri Pozza: "La ragazza che non sapeva" - "I cigni della Quinta Strada"



Prossimi arrivi Neri Pozza!
Come sempre, son tentata!
E voi? ^_-

Il primo è un thriller dal ritmo incalzante e una suspense che trascina il lettore dalla prima all’ultima pagina, vincitore del premio Golden Noose 2009 per il romanzo criminale, è stato un grande bestseller in Olanda, rivelando sulla scena letteraria internazionale il talento di Marion Pauw.

LA RAGAZZA CHE NON SAPEVA
di Marion Pauw


Ed. Neri Pozza
17 euro
312 pp
PROSSIMAMENTE
Trama

Iris Kastelein fa l'avvocato e lavora presso Bartels & Peters, un rinomato studio legale di Amsterdamm cercando di comportarsi da impeccabile professionista anche quando deve difendere uomini di mezza età dalla pessima reputazione, come Peter van Benschop, della ricchissima famiglia di armatori Van Benschop, un quarantenne accusato di aver compiuto atti disgustosi su una ragazzina ingenua.
Ma non c'è solo il lavoro e Iris deve occuparsi anche di Aaron, il bambino avuto da una notte di bagordi.
Tra lavoro, riunioni, rapporti, cause, negoziati che si succedono a ritmo infernale, corse all’asilo per recuperare Aaron, Iris sa, però, di essere una giovane donna grintosa, indipendente, con un bambino semplicemente adorabile.

Un giorno, tuttavia, una scoperta sconvolgente viene a disintegrare tutte le sue certezze. 
Una futile indagine sulle cause della morte di un pesciolino, contenuto nell’acquario apparso di punto in bianco qualche anno prima nel salotto di sua madre, la conduce sulle tracce di un certo Ray Boelens.

Marion Pauw Daglicht
,
Ray non è soltanto il primo proprietario dell’acquario ma soprattutto, secondo la giustizia olandese, è un assassino accusato di un crimine orrendo: avrebbe ucciso, con numerose coltellate, la sua vicina insieme con la figlia perché non ricambiava i suoi sentimenti, e avrebbe poi infierito sulla piccola spegnendo sul suo cadavere un mozzicone di sigaretta.
Questo «mostro della porta accanto», infine, spedito a marcire tra le mura di un manicomio criminale, porta stranamente lo stesso cognome della madre di Iris: Boelens.

L'autrice.
Marion Pauw (Tasmania, 1973) è una delle più note scrittrici olandesi. Con Villa Serena, il suo primo romanzo, si è imposta all’attenzione della critica e del pubblico. Con La ragazza che non sapeva – romanzo che lei stessa ha riadattato per il grande schermo – ha riscosso un enorme successo in Olanda
.


I CIGNI DELLA QUINTA STRADA
di Melanie Benjamin


Ed. Neri Pozza
18 euro
312 pp
PROSSIMAMENTE
Trama

New York, 1975. Lo scrittore Truman Capote ha appena scatenato un putiferio col suo racconto La Côte Basque in cuinarra gli episodi privati più scabrosi della vita dei suoi ricchi e potenti amici di Manhattan.
Anche se Capote ha modificato i nomi – chiamandoli «i cigni della quinta strada» – per il lettore non è difficile riconoscere chi si celi dietro ai mariti fedifraghi o alle loro amanti cocainomani. 
Il cigno preferito di Capote è senza dubbio Babe Paley, il cui viso perfetto splende regolarmente sulle copertine di Vogue e tutti la celebrano per il suo gusto.
Peccato che, sotto l’apparenza elegantemente composta, si nasconda una donna disperata, alla ricerca del vero amore, costretta a sopportare i continui tradimenti del secondo marito, il fondatore della CBS, Bill Paley.
Appena conosce Capote, Babe crede di aver incontrato l’anima gemella. Per questo lo introduce tra i suoi amici altolocati e nei salotti che contano. 
L’amore tra Babe e Capote, però, non può funzionare. 
E non solo perché lo scrittore è omosessuale, ma perché per lui il successo viene prima di ogni altra cosa. 
E quando pubblica su Esquire lo scandaloso racconto-reportage per denunciare l’ipocrisia dei personaggi più in vista di New York, l’amicizia con Babe va in frantumi e i due si perdono di vista.
Anni dopo, ormai in ospedale per un tumore, la donna dirà di amarlo ancora. Mentre lo scrittore, in punto di morte, pronuncerà solo una parola: Babe.

L'autrice.
Melanie Benjamin è nata nel 1962, a Indianapolis. Ha pubblicato racconti su In Posse Review e The Adirondack Review e numerosi romanzi. Il suo Alice I Have Been è stato inserito tra i migliori bestsellers del New York Times. Attualmente vive a Chicago, con la famiglia, e lavora per la casa editrice americana Random House
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