venerdì 2 agosto 2024

IL GRANDE GELO di Samuele De Marchi [ RECENSIONE ]

 


Atmosfere cupe ed inquietanti permeano questo romanzo in cui una famiglia, in cerca di stabilità e serenità, crede di averle trovate trasferendosi in una nuova casa.
In effetti, tutto sembrerebbe tranquillo, se non fosse per gli anziani padroni di casa, decisamente strani.


IL GRANDE GELO
di Samuele De Marchi



Nulla Die Ed.
84 pp


È la primavera del 1984 e una giovane coppia - Patrizia e Stefano Ferraris - con il loro figlioletto Pietro, va a vivere in un piccola località lacustre.

Entrambi sono davvero molto giovani - poco più che ventenni - e hanno messo su famiglia abbastanza presto, cosa che ha generato inevitabilmente qualche frustrazione, il timore di aver preso decisioni radicali troppo presto e troppo frettolosamente e il rimpianto di aver rinunciato ad obiettivi e progetti decisamente più ambiziosi.

Ma ciò che i Ferraris desiderano adesso è trovare una sistemazione che dia loro un senso di stabilità, e la casa che prendono in affitto potrebbe costituire per tutti e tre un buon inizio.

L'appartamento è carino e funzionale e appartiene a tre anziani fratelli che occupano il piano superiore dell’edificio: Amedeo, Iride e Luigina.
Mentre Luigina sembra alienata dalla realtà circostante a motivo della sua sordità (che la spinge a starsene sempre seduta, a guardare la tv a  un volume alto e fastidioso, mentre consuma una quantità esagerata di mele), Amedeo e Iride sono più in forma e con loro, in principio, i nuovi arrivati instaurano un clima sereno che prelude a un rapporto di vicinato amichevole e comprensivo.

Anche Pietro sembra felice di essere nella nuova casa e allaccia un buon legame con gli anziani vicini, i quali lo invitano spesso a casa loro per giocare.

Pietro va a trovarli volentieri, anche perché Iride ha in serbo per lui un sacco di giochi per bambini, cosa che stupisce non poco il bambino in quanto i tre non sembrano avere dei figli o dei nipoti..., quindi a chi appartengono i tanti giocattoli?
Ma a stuzzicare l'infantile curiosità di Pietro è la stanza segreta alla quale egli non può accedere, perché Amedeo e Iride si arrabbierebbero moltissimo se vi entrasse.

E quanto ad arrabbiarsi, Amedeo ci mette davvero poco a perdere le staffe.

Se nei primi tempi i sorrisi e la cortesia sembrano sprecarsi, col passare dei giorni Patrizia e Stefano - in modi e in tempi differenti - si accorgono che in realtà i due fratelli anziani sembrano sopportarli a malapena; alla prima occasione, Amedeo non fa che inveire con rabbia, rimproverarli al minimo (presunto) sgarro, urlare e chiudere porte in faccia durante le discussioni con Stefano.

Insomma, dalla gentilezza si è passati in poche settimane ad atti di vera e propria maleducazione, che oltre a creare disagi materiali alla giovane coppia, non fanno che rendere i rapporti sempre più astiosi.

La tensione tra le due famiglie non fa che salire, come salgono le temperature nei mesi estivi; a rendere nervosi marito e moglie, inoltre, si aggiungono altre situazioni personali, che contribuiscono via via a isolare sempre più Patrizia e Stefano, i quali si ritrovano ad allontanare le vecchie amicizie e a cercare di riempire le giornate unicamente con il lavoro e le incombenze strettamente famigliari.

In questo clima teso, amareggiato e poco sereno si insinua sempre di più l'ombra inquietante di Iride e Amedeo: cominciano a verificarsi tanti piccoli eventi strani e inspiegabili che turbano Patrizia e Stefano, i quali si rendono conto con sempre maggiore chiarezza di come i proprietari della loro casa siano due persone ambigue, dispettose, burbere, e quello che sembrava essere un atteggiamento simpatico e amichevole era in realtà solo una facciata.

Una facciata che nasconde... cosa?

L'ostilità di Amedeo e della sorella verso i Ferraris si esprime non soltanto negli sguardi o nei toni di voce ma anche in comportamenti scorretti, come togliere l'acqua calda per settimane...

Intanto, passano l'estate e l'autunno, e infine arriva un inverno e nevoso, ed in questa cornice gelida  accadranno eventi drammatici che condurranno verso un finale "nero" e molto, molto amaro per tutti.


"Il grande gelo" è un romanzo dalle atmosfere noir, che parte da una situazione di apparente placidità per introdurre pian piano tanti dettagli che inducono il lettore a comprendere come di tranquillo, in quella casa e con quei vicini, non ci sia proprio nulla.

L'autore punta molto sul creare momenti di tensione e mistero attraverso i comportamenti bizzarri dei due anziani - Amedeo e Iride - lasciando presagire come essi non siano persone limpide ma che nascondano qualcosa e che verso i loro giovani affittuari non nutrano una sincera benevolenza.

Durante la lettura scopriamo quale triste passato e quali drammatici segreti si celino nelle esistenze dei questi due fratelli, che sono legatissimi l'uno all'altra e che farebbero di tutto pur di difendersi reciprocamente.

Patrizia e Stefano sono una coppia davvero molto giovane, che ormai da qualche anno si è sobbarcata di responsabilità il cui peso - in questo periodo di novità e cambiamenti, in cui il trasferimento sul lago Maggiore appare come l'inizio di una nuova e più rosea fase della loro vita insieme - comincia a farsi sentire, rischiando di far scricchiolare il loro rapporto coniugale, che in certi momenti sembra mantenersi in piedi solo a motivo del figlio Pietro.

Al centro di questo romanzo non v'è tanto l'aspetto "thriller", che si concentra più che altro nelle battute finali, ma a predominare sono di più gli aspetti psicologici e comportamentali: per gran parte della narrazione, infatti, il lettore percepisce le note inquietanti e disturbanti che circondano i personaggi e ciò che nascondono gli uni agli altri, il loro chiudersi e isolarsi nei propri pensieri, nelle proprie paranoie, nei rimpianti e nelle frustrazioni, oltre che nel personale passato che continua a far sentire la propria cattiva influenza.
Entrambe le famiglie, per ragioni differenti, si stanno arenando in un mare di tristezza e di incomunicabilità, isolandosi, per finire soffocati nella loro disperata infelicità.

Un romanzo breve, che si legge con piacere per la sua scorrevolezza e immediatezza di linguaggio, per l'attenzione posta alle personalità dei personaggi, ai loro traumi e stati d'animo, e per quella sfumatura di mistero e di tensione che stuzzica il lettore a procedere con la lettura.

Consigliato!!

mercoledì 31 luglio 2024

[ RECENSIONE ] EVA di Giovanni Verga



Un breve classico ambientato nella Firenze della seconda metà dell'Ottocento che ruota attorno alla storia d'amore tra un giovane pittore ed Eva, una ballerina bellissima  e sensuale.


EVA
di Giovanni Verga


Feltrinelli
125 pp
In questo romanzo verghiano un giovanotto, che ha trascorso la sua breve esistenza vivendo d'arte, confida a un amico che sta per affrontarsi in un duello d'onore e di essere, oltretutto, molto malato.
Tra i due ragazzi nasce immediatamente un legame d'amicizia fraterno che spinge l'artista - il cui nome è Enrico Lanti - a lasciarsi andare a confidenze intime; gli racconta così il grande amore della sua vita: Eva.

Eva è una giovane donna tanto bella quanto sensuale, e nelle movenze, nelle sue performance (lavora come ballerina a teatro) come nel suo interagire con gli uomini sa essere un'ammaliatrice, sa incantare le persone e farle sentire considerate e importanti con un solo sguardo o sorriso.

Lo stesso Enrico se ne invaghisce sin dalla prima volta che la vede ballare, consapevole, però, di essere solo uno dei tanti ammiratori e che sicuramente la meravigliosa Eva mai perderebbe il proprio tempo con un pittore spiantato come lui.

Eppure... non è così e, anzi, non solo Eva lo nota ma a sua volta prova un'infatuazione inspiegabile per quel ragazzotto di origine siciliana che vive dei propri quadri.
Un artista ha sicuramente un animo nobile e appassionato, pensa Eva, e questo aspetto - unito ai modi di fare di Enrico, riservati e non arroganti come solitamente sono gli uomini che l'avvicinano - la spingono verso di lui e le smuovono dentro dei sentimenti che ella asseconda, arrivando a frequentarlo regolarmente.

Ma Enrico non è solo infatuato: lui ama appassionatamente la sua "dea" Eva, è onorato e lusingato di essere stato scelto tra tanti uomini e spasimanti e per lei è disposto a spendere anche oltre ciò che può, indebitandosi e chiedendo prestiti ai famigliari. Inoltre, la gelosia per quel corpo, che per Enrico è solo suo, si fa sentire ed è sempre più ingestibile...

Proprio quando sembra che il legame amoroso e passionale tra loro sia all'apice, qualcosa interrompe l'idillio, gettando nell'animo dell'uomo i semi del rancore e della rabbia che daranno vita a una pianta velenosa.

"Eva" non ha un'ambientazione rurale come altre opere più note di Verga, bensì si avvicina ad una realtà più moderna e borghese. 

Eva è sicuramente una donna dai tratti moderni in quanto è indipendente, sicura di sé, padrona del proprio corpo, delle proprie capacità, dei propri sentimenti e della propria vita; non vuole padroni, non si fa comandare e se rinuncia a qualcosa è unicamente perché lo desidera e nulla le vieta di cambiare idea e ritornare sui propri passi.

Enrico è un brav'uomo ma volubile ed egoista, ossessionato dal successo e dalla fama, conscio però che la propria arte è condizionata dai capricci del pubblico e di chi gli commissiona opere.
La voce narrante è la sua e da essa traspaiono tutti i suoi stati d'animo, le emozioni che gli sconquassano l'anima, dalla rabbia alla passione, dal risentimento alla tristezza, dai sensi di colpa all'amara consapevolezza di aver fallito; il suo "tono" è a volte drammatico, altre sarcastico e cinico.

Il romanzo si inserisce ovviamente in una cornice verista ed è attraversato da un'aura  cupa, decadente e pessimista; l'affascinante città fiorentina alberga nelle sue vie tanto il materialismo e la corruzione quanto l'arte, e queste umane contraddizioni la rendono ancora più ammaliante.
Il linguaggio è semplice e diretto, coerente con l' epoca di riferimento e con la rappresentazione della realtà quotidiana. 

Verga è un autore che ho letto soprattutto nel periodo scolastico, mi piacerebbe riprenderlo. Eva è un buon punto di partenza.

lunedì 29 luglio 2024

[ RECENSIONE ] CONTO ALLA ROVESCIA di Salvatore Lecce e Cataldo Cazzato



In un'atmosfera di crescente suspense, il romanzo di Salvatore Lecce e Cataldo Cazzato si serve di un meccanismo narrativo insolito per indurre il lettore ad approcciarsi a ciò che legge con la consapevolezza che, per avere le risposte a tutte le domande e porre ogni tessera al posto giusto, dovrà partire dalla fine.

CONTO ALLA ROVESCIA
di Salvatore Lecce e Cataldo Cazzato



A Bari, il luogotenente dei carabinieri Vito Amoruso ha risolto un caso complesso in pochi giorni ma la soddisfazione per l'ottimo risultato conseguito insieme ai suoi validi collaboratori, non è completa perché non pochi dubbi ed interrogativi - su come le cose siano andate realmente - continuano ancora a frullargli in testa.

Ed infatti, la domenica mattina dell'11 aprile, Amoruso si vede recapitare a casa, come concordato con un fidato amico, due file video da cui riesce ad ottenere le risposte che cercava.
Risposte che, se da una parte danno ragione al suo sesto senso di poliziotto caparbio, intuitivo, che spesso utilizza metodi d'indagine "alternativi" e che, in questa situazione, non si era "accontentato" di come il caso fosse stato risolto, dall'altra gli mettono addosso l'amara sensazione che far trionfare la verità potrebbe non essere davvero la cosa più giusta...

Le indagini non ufficiali portate avanti da Vito si intrecciano con le vite di altri uomini, coinvolti nella vicenda in modi e per ragioni molto differenti.

In un frantoio in disuso, a pochi chilometri di distanza da Bari, un giovanotto di nome Nicola Greco si risveglia dopo aver vissuto una delle esperienze più brutte della sua vita: qualcuno lo ha rapito due giorni prima ma egli non ha idea né di chi si tratti né del perché... 

Il suo migliore amico, Daniel Basile, figlio di un pregiudicato della zona, sta cercando di riscattarsi agli occhi del padre - che non si fida del ragazzo, giudicandolo inaffidabile e incapace di seguirlo negli "affari" -  attraverso la collaborazione con uno spacciatore albanese di nome Bledar, che sembra volergli vendere della "roba" davvero buona. 

E infine Luca Torre, un uomo il cui unico desiderio è uccidere e nulla e nessuno può distoglierlo dal suo obiettivo.
Perché a muoverlo e motivarlo è la sete di vendetta.

Queste persone sono legate da un filo sottile e inestricabile che, nell'arco di sette giorni, terrà il lettore attento e coinvolto guidandolo a mettere insieme e ordinatamente tutti i tasselli dell'enigmatico puzzle che gli si profila davanti dal primo momento.

"Conto alla rovescia" è un thriller molto particolare e atipico perché si serve di un meccanismo narrativo intrigante e capace di infondere suspense e mistero presentando le vicende a partire... dalla fine e non dall'inizio!

Sì, avete capito bene: si parte dal finale per arrivare, di capitolo in capitolo e seguendo le vicissitudini di ciascuno dei personaggi principali, al punto in cui tutto è iniziato, chiudendo così il cerchio.

In questo viaggio alla rovescia, veniamo immersi nel territorio di Bari e provincia, muovendoci tra la città e le frazioni e i casolari attorno; ad ogni cambio di location, l'attenzione si sposta sull'uno o sull'altro degli uomini coinvolti a vario titolo nell'indagine seguita da Amoruso, il che ci permette di volta in volta di focalizzare la nostra attenzione su ognuno di essi, facendo caso ai loro movimenti, alle loro interazioni, ricordando sempre che stiamo procedendo al contrario, per cui quello che viene narrato prima è la conseguenza di ciò che segue (e che si è già verificato).

Detta così, potrebbe sembrare disorientante e complicato ma la lettura in realtà procede fluida e senza intoppi, grazie ai capitoli brevi (anch'essi indicati "al contrario"), al ritmo sempre dinamico e incalzante, alla scrittura asciutta ed essenziale, con descrizioni (ad esempio delle ambientazioni) mai dispersive ma, anzi, precise e utili a creare l'immagine nella mente del lettore, così da guidarlo nel porre attenzione ai punti focali della storia.

I personaggi ne escono tratteggiati in modo coerente in base al loro ruolo: se di alcuni (come Amoruso o Daniel) inquadriamo più in fretta peculiarità e tratti di personalità, altri appaiono inizialmente più enigmatici e misteriosi, per ragioni che ovviamente diverranno palesi andando avanti.

Amoruso è il numero uno nel proprio campo, è scrupoloso, intuitivo e, se serve e pur di vederci chiaro, è disposto anche a prendere iniziative personali, malgrado sia consapevole di non incontrare l'approvazione dei suoi superiori.
Interessante il personaggio di Bledar, che parte in sordina per poi regalarci sorprese; la giustizia - rappresentata da Amoruso - si scontra necessariamente con la malavita organizzata (barese) ma anche con le condotte dei singoli, alcuni dei quali agiscono in maniera incosciente senza considerare le conseguenze delle proprie azioni.

Il fatto che la narrazione proceda "dalla fine all'inizio" crea sicuramente tensione e accende la curiosità poiché si desidera sciogliere ogni nodo, rispondere ai perché che affiorano man mano che si va avanti (o indietro, a voler essere pignoli) e mette il lettore nella condizione di prestare una maggiore attenzione per far caso anche ai dettagli.

Un romanzo che ho letto con vivo interesse e coinvolgimento grazie alla sua struttura particolare e alla capacità degli autori di tenere sempre alta l'attenzione sui comportamenti dei personaggi, cercando di capire cosa possa aver visto Amoruso, nel capitolo iniziale, da renderlo entusiasta e dubbioso allo stesso tempo.

Assolutamente consigliato, è un libro scritto molto bene e appassionante.

giovedì 25 luglio 2024

LA STAGIONE BELLA di Francesco Carofiglio [ RECENSIONE ]



Viola ha appena perso sua madre e si sente sola, smarrita, privata del suo unico vero punto di riferimento. La dolorosa assenza, però, fa nascere domande e perplessità sul passato della madre,  su quella fase della sua vita in cui Viola non c'era ancora, di cui non sa nulla e che adesso vuol conoscere, seguendo odori, voci, indirizzi, nomi... in grado di guidarla verso risposte necessarie per ritrovare non solo l'amata mamma ma soprattutto sé stessa.



LA STAGIONE BELLA
di Francesco Carofiglio



Garzanti
288 pp
A quarant’anni Viola è rimasta orfana.
Di madre, perché di padre lo è da sempre, nel senso che non l'ha conosciuto e ha vissuto con quest'assenza come un dato di fatto, un dettaglio della sua vita assodato e immodificabile.
Di quel padre - che da qualche parte c'è (c'è stato) per forza - sua madre Barbara non ha mai parlato, chiudendo ogni discussione e domande nascenti su di lui con la frase "Non abbiamo bisogno di nessuno, noi due".

Per quarant'anni, effettivamente, Viola e Barbara si sono bastate, ma adesso che la mamma non c'è più e restano soltanto le sue cose da portar via da casa, la figlia si sente come una bambina che s'è persa, che ha lasciato d'improvviso la mano al genitore e si ritrova a guardarsi attorno non sapendo che strada prendere.

L'assale una grande infelicità, un'opprimente malinconia e l'amara sensazione di non riuscire a stare nel mondo senza la confortante presenza costituita da sua madre.

Senza di lei, Viola non ha null'altro che dia senso alla sua esistenza.

"Quando Barbara è morta sono rimasta sola, in un fragore immobile, mutilata, immobilizzata in un mondo stretto. Imprigionata dalla libertà di esistere."

Non ha un legame sentimentale (mai avuto nulla di stabile), non ha figli; ciò che prova è tanta solitudine che lei cerca di soffocare come può: attraverso il lavoro, ad es., e andando a nuotare.

Viola nuota, ogni giorno, sin da quando era bambina, ritrovando nell'acqua il suo elemento, in cui si sente sé stessa, a proprio agio, separata dal mondo circostante nel quale, invece, si sente sempre un po' come "un pesce fuor d'acqua".

"È quello che so fare meglio: essere altro da me. Essere altrove."

Viola sembra sempre altrove, come se i suoi giorni fossero un susseguirsi di ore sospese nell’ipnosi leggera di un tempo che scorre lento e scandito costantemente dalle stesse azioni, luoghi, persone, in una continua atmosfera di struggente malinconia.

Anche il suo lavoro - per quanto abbia una componente creativa - porta con sé inevitabili accenti nostalgici e si basa molto sui ricordi e sul tornare indietro nel tempo con la memoria, attraverso odori e profumi unici e particolari.
Nella sua bottega a Milano, infatti, Viola e il suo socio (e amico di vecchia data) Marcello creano fragranze per una Maison francese; nel suo laboratorio ricevono clienti che grazie agli odori cercano, e a volte ritrovano, ricordi d'infanzia che sembravano perduti per sempre e che invece, una volta recuperati, sono in grado di lenire una ferita, di infondere pace, tranquillità.

"Siamo tutti alla disperata ricerca di un segnale, una traccia, qualcosa che riporti al passato e dia un senso al presente."

Viola (laureata in psicologia) ascolta con empatia le storie dei suoi clienti e cerca, con la maestria e la professionalità che le appartengono in qualità di "naso profumiere", di creare essenze e profumi adatti ad ogni occasione, così da aiutare le persone a incamminarsi in un viaggio sensoriale  che permetta loro di riconnettersi con qualcosa che ha a che fare col passato e che desiderano "risentire", ritrovare.

"La commozione dell'olfatto. Gli odori hanno il potere straordinario di raccontare le emozioni, senza passare attraverso le regole dell'intelletto, senza dover entrare nelle strettoie della mediazione linguistica. Ecco, volevo studiare il modo di usare questo potere, e cercare di aprire alcune stanze segrete dell'inconscio."


Viola conosce bene la forte componente emotiva legata a queste esperienze che è lei stessa a rendere possibili con la propria abilità, e quando inizia a riordinare la casa della sua infanzia, dopo la morte di Barbara, succede qualcosa, tra gli odori di canfora e di lavanda: in un cassetto c’è una scatola, mai vista prima, in cui Viola trova lettere, fotografie e un nastro registrato di quando la sua amatissima madre viveva a Parigi, prima che lei nascesse. 

E forse, dentro quella scatola, si nascondono delle verità su Barbara che Viola, pur avendo avuto con lei un rapporto simbiotico e indistruttibile, non conosce.

Viola inizia così a chiedersi quanto conoscesse realmente Barbara e, in effetti, a pensarci ora, la sente e la "vede" per ciò che è sempre stata: inafferrabile, con quegli occhi che si perdevano e andavano lontano, a giorni in cui Viola non c'era ancora e in cui la vita di Barbara era piena di altre persone, altre sensazioni ed esperienze.

È il tempo di Parigi, quando sua madre ha vissuto nella capitale francese da ragazza libera, indipendente, ammirata per la sua bellezza, il suo fascino (la belle italienne la chiamavano gli amici), in cui - scopre man mano leggendo e informandosi - Barbara era un'altra persona: solare, luminosa, piena di vita e voglia di sperimentare, e non la donna assente e riservata che è stata invece in quanto madre di Viola.

"Chi era mamma, prima di me? E poi la domanda alla quale non c'è stata mai una risposta, né mai ci sarà. Chi era mio padre ?"


Chi era Barbara da giovane? Come ha vissuto, chi erano i suoi amici e, soprattutto, chi è l'uomo con cui ha avuto la sua unica figlia? Perché non le ha mai voluto parlare di lui? Forse perché l'ha fatta troppo soffrire?

"Di cosa non abbiamo parlato, mamma?
Quel grumo che ti sei portata dentro, quel dolore. E io quella forma simmetrica di sofferenza, quell'assenza mai colmata che neanche adesso riuscirò a colmare."

Intenzionata ad avere le risposte che cerca, Viola arriva a rintracciare delle persone che hanno conosciuto Barbara quando era nella sua "stagione più bella", quella parigina; per Viola sarà un tuffo in un passato a lei sconosciuto, che sembra quasi quello di un'estranea, ma che in realtà la riguarda da vicino.

La narrazione segue tanto le vicende di Viola (presente) quanto quelle di Barbara (passato), anche se poi il lettore scoprirà il "segreto" di Barbara assieme a Viola, nella sua determinata ricerca dei tasselli che le permettano di completare il puzzle del passato della madre, che è poi è la via necessaria affinché Viola stessa possa trovare quella quiete interiore che sembra essere troppo distante da lei.

Quello di Viola è principalmente un viaggio emotivo che lei intraprende non soltanto per il bisogno di sapere, conoscere, ma ancor prima per dare un'origine, un senso, a "quello stupido dolore del mondo di quando ero bambina", che le sta attaccato addosso e che lei non sa come lasciar andare. 
Viola si sente svuotata dentro ("dimagrita nell'anima") e non capisce perché; si accorge di non essere mai stata davvero felice e si sente continuamente 

"trascinata nelle sabbie mobili di una solitudine compiaciuta, nel mio non essere altro che recipiente di altre vite. Mai viva, io stessa, mai presente."

Un "mal di vivere" che la fa sentire - e la mostra agli occhi del lettore - fragile, piena di contraddizioni e insicurezze, di vuoti affettivi che non sa come e con chi colmare, il che l'ha portata (e la porta ancora) a lasciarsi andare a brevi e fugaci esperienze fisiche (sessuali) in cui a "parlare" e a guidarla sono il suo corpo e quella frenesia, quell'urgenza di chi vuole a tutti i costi sentirsi vivo, come se attraverso l'abbandono al piacere Viola volesse accertarsi di avere ancora e di saper rispondere a sensazioni, impulsi, carezze, baci.
Di non essere morta anche lei come Barbara.

Al centro di questo romanzo vi sono tematiche quali il rapporto madre-figlia (forte, inscindibile, pieno di amore ma non privo di contrasti, acuiti dalla sensazione, che diviene poi certezza, che ci siano dei segreti a dividerle), la perdita di una persona amata, la potenza della memoria e l'aspetto evocativo dei ricordi (solleticato dalle odorose essenze create dalla stessa protagonista), la consapevolezza di come il sentirsi fragili, incompleti, insoddisfatti possa essere la conseguenza di qualcosa di irrisolto e sospeso, il bisogno di scavare nel passato per dare un senso al proprio presente.

Come già mi era successo con "L'estate dell'incanto", anche in questo libro di Francesco Carofiglio ho ritrovato una grande delicatezza e la capacità di tratteggiare con sensibilità i propri personaggi, mostrandocene le tante sfaccettature, le lacrime e gli struggimenti, i momenti di disperazione come quelli in cui si comincia a dar spazio alla speranza.

Mi piace il suo modo di scrivere perché vi (ri)trovo semplicità e chiarezza ma, allo stesso tempo, eleganza e raffinatezza: uno stile di scrittura minuzioso, accurato, in cui ogni parola non è messa lì a caso ma è pensata, scelta, utile a evocare e coinvolgere il lettore, è una qualità che apprezzo moltissimo e che questo scrittore possiede, assieme alla intensità emotiva delle sue storie e dei suoi protagonisti, entrambi carichi di suggestioni e note malinconiche che, lungi dal provocare una sterile tristezza, conferiscono al testo ricchezza, complessità, bellezza, contrasti, introspezione.

Non posso che consigliarne la lettura a chi cerca una storia intima e intensa che porta anche noi lettori in una sorta di viaggio sensoriale, avente una forte connotazione olfattiva grazie alle fragranze di spezie segrete capaci - al pari delle madeleine di proustiana memoria - di far volare la memoria lungo il viale dei ricordi, tornando indietro nel tempo, in quei luoghi in cui siamo stati genuinamente felici, in cui abbiamo lasciato la parte più spensierata di noi e a cui di sovente guardiamo e ripensiamo con uno stato d'animo ricco di malinconia mista a commozione e dolcezza.

 


Altre citazioni

"Ho desiderato scrivere sin da quando ero ragazza, ma ho sempre provato un impaccio nel maneggiare le frasi, le parole in sequenza, il pensiero è sempre stato più rapido, troppo più veloce della mia mano, più denso di qualsiasi parola potesse esprimerlo."

"Comincio a piangere, tanto non si vede, piango e non si vede. Sento il dolore venirmi addosso, penetrarmi, fondersi con me. E io lo accetto, come una cosa dovuta, come se qualcuno lo avesse assegnato, una parte di dolore del mondo che è mia. Sono la custode inconsolata di un dolore inspiegabile."

"Questa sofferenza mi sarà anche utile. Io annuisco. Tutti sanno come funziona, questa faccenda della sofferenza, tranne me. Tutti riescono a riprendersi, a reagire, soltanto io sono dentro una palude e non riesco a uscirne."


mercoledì 24 luglio 2024

[ Segnalazione ] “Mostri e conigli a Tokyo”, l'esordio italiano di Fujiko Akiyama



“Mostri e conigli a Tokyo” è l'esordio italiano di Fujiko Akiyama:
sensuale, perverso e dolce allo stesso tempo, il romanzo esplora i temi della libertà individuale, la sofferenza di vivere una vita che non ci appartiene, che scava senza remore nel buio e nelle luci dell’interiorità umana.

 Mescolate un anime giapponese, la vena noir di Ryū Murakami, e avrete una versione nipponica e contemporanea de “L’idiota” di Dostoevskij. 

Il libro sarà disponibile inizialmente solo sulla piattaforma Amazon.

Link dove è possibile ordinare il libro:

Mostri e conigli a Tokyo : Akiyama, Fujiko: Amazon.it: Libri


Mostri e conigli a Tokyo è un viaggio negli abissi della mente e nell’impossibilità di distinguere nettamente il bene e il male, la normalità e la follia.

 Il mescolamento inedito tra i toni di un anime giapponese e la vena noir di Murakami (Ryū) è un mix che dà vita a un'opera capace di toccare diverse tematiche, come dimostrano le prime impressioni di editor e “lettori beta” che hanno letto il romanzo in anteprima. 

Il romanzo, uscito il 15 maggio scorso, sta riscuotendo un buon successo di vendite. 


SINOSSI 

Tanaka Shizuka è un’adolescente come le
La Clessidra Editrice 
(Neko Publishing project)
318 pp



altre. Fino a che un bel giorno decide di diventare un coniglio. È con questa stravagante decisione che comincia la storia di Usagi-chan, “coniglietta” in giapponese.

Il racconto prende il via dalle vicende all’interno di un normale liceo di Tokyo. Tuttavia, col passare del tempo, prima dei mesi e poi degli anni, Shizuka non sarà più capace di sfuggire dagli abissi della sua mente complicata. 

Semplice follia, rifiuto della realtà o rivendicazione di libertà estrema?

Durante il racconto veniamo a sapere di improbabili diagnosi psichiatriche e del tentativo della società di ricondurre la ragazza verso una condotta accettabile.

Shizuka, la “ribelle con le orecchie da coniglietta”, finirà in mano a individui senza scrupoli della Tokyo bene, città dinamica e splendente, ma colma anche di perversioni e crimini invisibili sotto la superficie patinata.

Il lato oscuro dell’umanità traspare dai “mostri” di Shinjuku, ricchi cinici e annoiati che conducono vite parallele. Forse sarà solo la comparsa di una certa Koko, giovane prostituta cinese che trascina la sua esistenza nel quartiere di Kabukichō, a prospettare una qualche via di salvezza per la nostra “coniglietta”. 

Il racconto assume così forma fluida, tra noir e romanzo psicologico.

 L'autrice vive a periodi alterni tra il Giappone e l'Italia; “Fujiko Akiyama” è un nome d'arte.



martedì 23 luglio 2024

[ Segnalazione Young Adult ] "Moonshine in the darkness" di Eclipse




È in uscita proprio oggi su Amazon, con un prezzo di lancio di 0,99 euro, Moonshine in the darkness di Èclipse, un romanzo Young Adult che rivisita in una chiave contemporanea il mito greco/romano di Ade e Persefone.

Da domenica il romanzo sarà acquistabile al prezzo di 2,99 euro.

Gratis con Kindle Unlimited.

 LINK

EBOOK   CARTACEO



SINOSSI

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"Non avrei mai sperato che tu fossi il primo amore, ma pretenderò che tu sia l'ultimo ".

Moonshine in the darkness è il racconto di una discesa all'inferno e di una risalita.

In questo retelling, i due protagonisti incarnano in prima persona l'oscurità e il silenzio degli Inferi; il regno dei morti è innanzitutto dentro di loro, a causa di un passato che li ha spezzati e che forse li ha trasformati in due mostri, due creature destinate a restare all'inferno mentre il mondo in superficie fiorisce nella primavera.
Ma anche i mostri hanno il diritto di essere amati e quando i due protagonisti si incontrano, si prendono per mano mentre cercano di tornare a casa.

martedì 16 luglio 2024

ALDA MERINI. LA POETESSA DI TUTTI di Ornella Spagnulo [ RECENSIONE ]



In questo interessante saggio, Ornella Spagnulo (dottoressa di ricerca in Italianistica) prende per mano il lettore e, nel condurlo tra le poesie della "poetessa dei Navigli", gli mostra le tematiche più ricorrenti, gli argomenti più cari ad Alda Merini.


ALDA MERINI. LA POETESSA DI TUTTI
di Ornella Spagnulo


AUGH! Due lune
279 pp
16 euro

Identità, amore, poesia, malattia
(e i conseguenti periodi di ricovero in manicomio) e fede: questi i cinque temi chiave utili per esplorare l'universo poetico meriniano e poterne così ammirare la variegata bellezza e la profondità.

La produzione letteraria della Merini è vasta, si distingue per le numerose sfaccettature e per il suo essere mutevole nel tempo, in base al susseguirsi delle personali esperienze vissute dalla stessa.

Suddiviso in cinque capitoli - tanti quanti sono i temi succitati -, il presente saggio, attingendo alle tante raccolte di Alda Merini, ne analizza le poesie, così da tracciarne un profilo artistico, biografico ed emozionale.

Leggiamo come Alda Merini sia stata una bimba precoce e dall'intelligenza e sensibilità acute, di come sin da giovanissima, sia stata "una donna all'insegna della burrasca" e che abbia prestissimo visto la poesia come uno strumento non solo per difendersi dalla realtà ma, all'occorrenza, anche per "offendere" e per non soccombere nelle tempeste dovute ai tanti momenti complicati che ha attraversato nella propria vita. 

Ricordiamo, infatti, che la poetessa ha sofferto di diverse problematiche fisiche e psicologiche, ad es. l'anoressia, una forma isterica di cecità e, soprattutto, il disturbo bipolare, caratterizzato dall'alternarsi di fasi maniacali e depressive.

Condizioni patologiche che non solo non le hanno impedito di seguire il proprio istinto artistico ma forse, per certi versi, ne sono state "la molla", il terreno fertile, e del resto è risaputo come innumerevoli artisti abbiano sofferto di disturbi dell'umore e come le fasi maniaco-depressive coincidessero di sovente con periodi densi di genio artistico e creatività.

Alda Merini è indubbiamente una poetessa molto amata dai lettori (stralci di poesie e aforismi li vediamo abbondantemente citati un po' ovunque, in web) e questo è da attribuire, tra le altre cose, alla sua grande capacità di scrutare sia dentro sé stessa che dentro gli altri, rifiutando in ogni caso maschere e ipocrisie; potremmo dire che la sua scrittura ha un carattere universale che parte dall'esperienza individuale per poi toccare anche gli altri esseri umani.

Scrivere per la poetessa era un po' come entrare nel profondo della propria anima, immergendosi nell'io profondo: la vita stessa per lei era nulla senza la poesia e con essa coincideva. 

La componente autobiografica è inevitabile nei suoi scritti e da essi viene fuori la sua identità multiforme, il suo spirito fragile e, al contempo, indomito, il suo essere una donna che ama sempre e con passione, nonché l'inevitabile identificarsi con la malattia/follia, che se era sicuramente una "condanna", una cosa negativa, nei suoi fogli scritti a mano diveniva altresì una risorsa in cui non mancava l'ironia, da lei usata per difendersi e per far fronte a quei pensieri, quelle paure, quelle situazioni, quei demoni interiori che, altrimenti, sarebbero state dei pesanti macigni capaci di annientarla.

Nei suoi versi si sente il peso dello stigma sulle malattie mentali, che hanno il potere purtroppo di cancellare le qualità della persona; ma se per tanti le malattie sono qualcosa da  nascondere, Alda Merini al contrario non esitava a menzionare gli anni passati in manicomio come se fossero medaglie. 

La scrittura per Alda aveva un grande valore terapeutico; in fondo, il foglio bianco è stato il suo primo e principale analista. 

La sofferenza andava raccontata e condivisa in quanto poteva essere utile per gli altri disperati che vivevano (o avevano vissuto) condizioni simili a quelle della poetessa perché il dolore faceva e fa da ponte con gli altri affinché non ci si senta soli ed incompresi.


La Merini ha rappresentato il riscatto delle persone che lottano con i disagi psichici, una lotta di sovente silenziosa e condotta in solitudine.

Sebbene la consapevolezza della follia e la conseguente esperienza manicomiale siano state fonte di dolore e parte di un calvario che l'ha accompagnata per gran parte della sua intera esistenza, esse hanno permesso alla poetessa di capire la grandezza della vita attraverso il contatto con persone sofferenti e deliranti come lei, e hanno costituito anche la dimostrazione della forza interiore di Alda, che ha trovato dentro di sé le energie e la volontà di reagire.

Anche l'Amore è al centro della vita e delle opere meriniane; il desiderio amoroso costituiva la linfa per la sua scrittura, e la poetessa lo accettava e accoglieva pure quando non era corrisposto come ad esempio accadde con il dottor Gabrici (psichiatra e, per anni, primario dell'ospedale psichiatrico Paolo Pini in cui la poetessa è stata ricoverata più volte), da lei considerato, tra le mura del manicomio, un rifugio e una scappatoia dalla realtà.

Non ultima, la fede è una tematica fondamentale per Alda Merini; per la poetessa dei Navigli la religione è strettamente connessa alla poesia e, nonostante tutte le difficoltà della vita, cristianesimo e letteratura resteranno sempre le due spinte vitali più importanti della sua esistenza.

Il "suo" cristianesimo non sempre sembrava in linea con gli insegnamenti della chiesa cattolica ma è importante sottolineare il fatto che nelle sue poesie emergesse l'accettazione del messaggio evangelico circa la sofferenza come redenzione; la fede in Dio fu il vero motore che le permise di uscire dal manicomio e avviarsi verso la guarnigione.


Il libro della Spagnulo è un testo che si connota per l'accuratezza e la rigorosità tanto nel linguaggio quanto nella disamina delle cinque principali tematiche della poesia di Alda Merini e proprio per questo è una lettura ideale per chi voglia conoscere o, ancor meglio, approfondire l'essenza della poetica di questa donna straordinaria; l'autrice dà modo al lettore di ripercorrere alcuni dei momenti salienti che hanno influito sulla sua sfaccettata personalità e sulla sua scrittura, contribuendo a darle corpo e direzione, come ad es. i rapporti famigliari (quello profondo con il padre, più conflittuale con la madre, i mariti, le figlie...) e i ricoveri nei manicomi.

I concetti chiave che attraversano le raccolte poetiche in esame sono collegati gli uni agli altri in un excursus coerente, interessante, ricco di stimoli e inducono chi legge a riflettere con attenzione sulla complessità e sulla profonda bellezza dei componimenti di quest'artista italiana del Novecento, tra queste pagine egregiamente presentata.

Non posso che consigliarne la lettura a quanti apprezzano Alda Merini e, più in generale, la poesia.



Sono nata il ventuno a primavera

Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.

(da “Vuoto d’amore”)



Ah se almeno potessi

Ah se almeno potessi,
suscitare l’amore
come pendio sicuro al mio destino!
E adagiare il respiro
fitto dentro le foglie
e ritogliere il senso alla natura!
O se solo potessi
corpo astrale del nostro viver solo
pur rimanendo pietra, inizio, sponda
tangibile agli dei
e violare i più chiusi paradisi
solo con la sostanza dell’affetto.

(da “La terra santa”)

lunedì 15 luglio 2024

[ Novità thriller ] "Conto alla rovescia" di S. Lecce, C. Cazzato || "Il grande gelo" di Samuele De Marchi

 

Buon pomeriggio, cari lettori.

Oggi vi presento due uscite editoriali (entrambi thriller) che leggerò a breve: il primo è in uscita domani 16 luglio ed è il nuovo romanzo di Salvatore Lecce e Cataldo Cazzato, due dei vincitori del torneo letterario IoScrittore del Gruppo editoriale Mauri Spagnol: Conto alla rovescia (175 pp, ebook 3.99 euro).

Il secondo libro è Il grande gelo (Nulla Die Edizioni, 84 pp), un thriller di recente pubblicazione ambientato sul Lago Maggiore, scritto dall'autore Samuele De Marchi (LINK).



CONTO ALLA ROVESCIA
di Salvatore Lecce e Cataldo Cazzato



A Bari, il luogotenente dei carabinieri Vito Amoruso è alle prese con un caso complicato che, grazie anche al lavoro dei suoi collaboratori, sembra giunto a un’insperata soluzione. 
A pochi chilometri di distanza, il giovane Nicola Greco si risveglia in una stanza sprangata senza sapere il perché sia stato rapito due giorni prima. 
E poi Luca Torre, misterioso personaggio ossessionato dal pensiero ricorrente di uccidere. 
A chiudere il cerchio, Daniel Basile, figlio di un pregiudicato e amico di Nicola, in cerca di riscatto con il padre, che stringe amicizia con uno spacciatore albanese di nome Bledar. 

Qual è il filo sottile e inestricabile che lega queste vicende l’una con l’altra? 

In un viaggio a ritroso di sette giorni, nel territorio di Bari e provincia, prende corpo una storia dal ritmo serrato che trova un senso soltanto alla fine, nell’esatto momento in cui essa ha cronologicamente inizio e in cui si scopre il sorprendente inganno che si cela tra le pagine di questo thriller.

Gli autori.
Salvatore Lecce e Cataldo Cazzato sono due amici che condividono la passione per la scrittura. I loro
racconti Natale con il morto (2016) e Amaranto e Porpora (2018) sono stati pubblicati in appendice ai volumi del Giallo Mondadori. Dal racconto L’albero di Elisa (2018) è stata tratta l’omonima opera teatrale a cura della compagnia Trinaura Teatro. Il thriller La via del silenzio (2018), il noir Il Puparo (2020) e il giallo storico Mary Celeste (2022), tutti editi da goWare, sono stati più volte best seller Amazon.



IL GRANDE GELO
di Samuele De Marchi

È la primavera del 1984, la giovane famiglia Ferraris si trasferisce in un piccolo paese lacustre.
La casa che prende in affitto appartiene a tre anziani fratelli che occupano il piano superiore dell’edificio. Dopo un’iniziale convivenza pacifica e quasi amichevole, una serie di eventi, e la mancanza di comunicazione esasperata dal passato di ognuno dei personaggi, porterà le due famiglie a un lento declino che culminerà in tragedia. Due mondi distanti che si avvicinano per poi allontanarsi bruscamente. L’incomunicabilità, le paranoie, i traumi e la follia delle persone normali. La difesa estenuante dei propri confini, il male che può prendere il volto di chiunque in un gelido inverno rosso sangue.

L'autore.
Samuele De Marchi (Luino, 1981). Dopo la laurea in Discipline Musicali all’Università di Bologna si specializza in Film Animation all’Accademia di Arti Digitali di Firenze. Compone musica per film e
realizza animazioni sperimentali. I suoi lavori sono stati selezionati in diversi festival e sono presenti in collezioni private internazionali. Insegna musica in Italia e Svizzera. Ha pubblicato la comic strip The Unemployed (Il Foglio Letterario, 2014). Il Grande Gelo è il suo primo romanzo
.

giovedì 11 luglio 2024

I LIBRI PIU' BELLI LETTI NELLA PRIMA META' DEL 2024



La prima metà del 2024 è passata da pochi giorni ed io mi accingo, come di consueto, a tirare le somme delle mie letture nel periodo da gennaio a giugno.


NARRATIVA CONTEMPORANEA


In cima alle mie letture preferite di questa categoria più generica figurano:

Il racconto di un'esperienza terribile
- lo stupro -,
la fame di vivere, di strappare la vita a morsi
 e di non essere e sentirsi vittima per sempre.

Secondo libro che leggo di Melissa,
mi piace la delicatezza e la profondità con cui tocca
argomenti come il lutto, la sua dolorosa elaborazione
e la rinascita.



Sebbene lo stile dell'autore
 non mi abbia fatto impazzire al 100%,
menziono il libro per la tematica
(Palestina/Israele)



Totale libri di narrativa: 23.


GIALLO/THRILLER/NOIR


In questa sezione letteraria, diversi romanzi mi hanno conquistata, ma opero comunque una scelta dei "primi tre".



un thriller mozzafiato,
un rompicapo brillante,
il ritratto feroce e crudo di
una mente killer astuta. 
Thriller psicologico,
fluido e appassionante,
contesto e personaggi ben disegnati,
colpo di scena finale.

















thriller non cruento ma più psicologico,
incentrato sulle relazioni umane
e sulla profonda complessità della psiche umana


Totale libri gialli&co.: 9.



FANTASY

 
Primo libro della saga
BLACKWATER,
belle le atmosfere gotiche
e l'introduzione di una
protagonista misteriosa.

Terzo volume di OUTLANDER
avventuroso, con Jamie e Claire
intenzionati a cambiare la storia.



Totale libri fantasy: 4.



Altro libro che finisce in cima al mio gradimento in questa prima metà è un distopico che fa riflettere su tematiche sociali e, in particolare, sui rischi che si corrono quando la collettività è (troppo?) più importante dell'individuo, che ha senso e valore solo in funzione ad essa.


Totale libri appartenenti ad altri generi (distopico, romance, saggistica, narrativa per l'infanzia, poesia, biografia/memoir...): 15.


Da gennaio a giugno 51 libri mi hanno fatto compagnia.


Ho letto 28 libri in formato digitale.
Ho ascoltato 16 audiolibri.
Ho letto 7 libri in formato cartaceo.


E voi, 
avete dei libri che vi hanno maggiormente colpito
 nella prima metà del 2024?

 
 

martedì 9 luglio 2024

DUE ROMANZI IN USCITA AD AGOSTO [ Kate Morton - Sacha Naspini ]



Tornano in libreria due scrittori che a me piacciono molto, pur appartenendo a generi diversi: Kate Morton, il cui ultimo romanzo è un mystery che ruota attorno ad una storia di amore e bugie, a un cold case che ritorna dal passato, e Sacha Naspini, con un libro che racconta un universo che ha fatto la storia di tanti musei: la febbre dello scavo, la rivalità tra bande, le alte sfere della compravendita mondiale.



 
Ritorno a casa è un'epopea coinvolgente e ricca di colpi di scena, raccontata con l'eleganza che contraddistingue la scrittrice australiana.



RITORNO A CASA
di Kate Morton



Harper Collins Italia
trad. R. Zuppet
592 pp
20 euro
USCITA
27 AGOSTO 2024
Adelaide Hills, Vigilia di Natale 1959. 
Percy Summer, il fattorino del paese, si avventura tra le colline e fa una scoperta agghiacciante: nei pressi di una sontuosa tenuta di campagna, una donna e i suoi bambini sembrano dormire beatamente; in realtà, i tre sono morti. 
La polizia apre un'indagine e la piccola città di Tambilla sprofonda in uno dei casi di omicidio più sconvolgenti della storia dell'Australia Meridionale. 

Londra, dicembre 2018. Jessica Turner-Bridge è una giornalista in cerca di una storia; è stata licenziata e ha un disperato bisogno di lavorare. 
Una telefonata improvvisa, però, la richiama nella sua città natale, Sydney. L'amata nonna Nora è ricoverata in ospedale in seguito a una caduta e, quando Jess va a trovarla, sembra non sia rimasto nulla della donna coraggiosa che conosceva. 
Incuriosita dalle parole incomprensibili che la nonna le sussurra, Jess inizia a scavare nella polvere di Darling House, la casa della sua infanzia, e quello che scopre è sconcertante: il terribile omicidio della vigilia di Natale del 1959 è rimasto irrisolto per decenni e pare abbia inquietanti collegamenti con la famiglia di Jess, che cercava una storia, ma non immaginava di imbattersi proprio nella sua.




BOCCA DI STREGA
di Sacha Naspini


Ed. E/O
192 pp
20 euro
USCITA
28 AGOSTO 2024

Italia, Anni ‘70, due bande di tombaroli si scontrano per il primato nel traffico miliardario di antichità etrusche che dalla Maremma viaggiano fino alla California, destinate alle collezioni di mezzo mondo. 
Molti dei reperti etruschi che oggi sono esposti nelle sale più prestigiose del globo hanno una storia contrassegnata da tradimenti, vendette, avidità, e l’amore, quello vero, che come spesso accade, dirige gli eventi verso rotte inaspettate. 
Un’epopea tutta italiana. 

1972, Val di Cornia. Bardo è il miglior tombarolo in circolazione. Negli anni è riuscito a costruire un traffico di reperti etruschi che da Populonia viaggiano verso la Capitale, fino in America. 
La morte improvvisa della moglie è un duro colpo – Bardo non regge al dolore, sparisce in mare. 
Ma prima lascia i segreti della ricettazione a Giovanni, il figlio. Che però non ha la stoffa di suo padre. 
Come se non bastasse, le bande di Tuscia e i trafficanti di Roma vedono in questo momento di debolezza una buona occasione per impossessarsi della piazza.




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