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giovedì 24 giugno 2021

** IV tappa del Blogtour ** "GIALLO 238" di Paola Montorfano: I PERSONAGGI



Ed eccoci, cari lettori, alla IV tappa del blogtour dedicato al romanzo di Paola Montorfano, Giallo 238.





Lunedì 21: Presentazione del libro e dell'evento (Le letture di Adso)
Martedì 22: Argomento speciale - L'ecologismo (Paper Purrr)
Mercoledì 23: Intervista all'autrice (Il colore dei libri)
Giovedì 24: I personaggi (Chicchi di pensieri)
Venerdì 25: Le tematiche principali del libro (La libreria di Anna)


In questo appuntamento mi occuperò di presentare i personaggi che interagiscono in quest'avventura, determinandone dinamiche, sorprese e colpi di scena.

Partiamo ovviamente dalla protagonista, Charlotte Castelli.
Charlotte vive a Milano e dirige uno dei più rinomati laboratori scientifici d'Europa e attualmente la sua più importante ricerca ha a che fare con l'uranio e con una formula che potrebbe dare una svolta green al nostro pianeta.
La donna è cresciuta sotto l'ala paterna; suo padre è un uomo d'affari che ha capito subito come sua figlia avesse la stoffa per intrattenere rapporti commerciali con pezzi grossi, funzionari governativi, insomma gente ricca sfondata che non esita a condurre affari sporchi per arricchirsi sempre più.
Di una bellezza che a primo impatto può sembrare dolce, ma in realtà cela una personalità forte e coriacea, Charlotte è un tipo pratico, si adatta a tutto, all'hotel a cinque stelle con tutti i comfort come anche a dormire in un postaccio infernale, maleodorante, afoso all'inverosimile; non è snob, non è schizzinosa, se seduce un uomo non è mai per il semplice gusto di fare la civettuola ma è per sottolineare con consapevolezza la donna che è: libera, indipendente, senza legami di alcun genere; se ha voglia di trascorrere una notte di sesso con un uomo conosciuto da poco, lo fa e basta, senza troppe paranoie.
Ha un carattere determinato, volitivo, modi di fare sbrigativi, dice l'essenziale, con chiarezza e senza giri di parole; non è un tipo che si impressiona facilmente, e come potrebbe essere altrimenti se nel suo passato ci sono esperienze discutibili che la famiglia desidera tenere sepolte?
La donna, infatti, quand'era all'università a Parigi, ha partecipato ad attività sovversive, unendosi a gruppi di estrema destra che organizzavano attentati e avevano metodi di addestramento duri, di tipo militare, che hanno forgiato il suo carattere, rendendola forte, intrepida, resistente al dolore (fisico e non solo) e anche un po' fredda.
Non è alla ricerca del grande amore con cui creare una famiglia; ha avuto un legame importante negli anni parigini, con un certo Maurice, con cui ha condiviso sentimenti e crimini, restandone entrambi turbati, tanto da allentare i rapporti tra loro.

Attualmente ha un amante: Massimo Buti, che dice di lavorare come agente dei servizi segreti; per il resto, tra i due non pare esserci un gran sentimento, ma solo una relazione fisica priva di tenerezza e vera complicità.

Ruvida e dai tratti quasi mascolini, c'è in lei un lato oscuro che la spinge a legarsi a uomini ambigui, misteriosi, di cui lei stessa tende a non fidarsi molto, come accade proprio con Massimo.

Enigmatico e ambiguo, arrogante, sicuro di sé, è un tipo di poche parole, che non ama parlare di sé, non si lascia andare a confidenze e non fa entrare Charlotte nella propria vita; con lei intrattiene una relazione basata sull'attrazione fisica e non sembrano esserci possibilità concrete di costruire un legame duraturo e vero.
Sa essere glaciale e aggressivo se si accorge che Charlotte vuol sapere qualcosa di più sulla sua vita privata: chi è in realtà Massimo? È davvero un agente dei servizi segreti o piuttosto è un commerciante libanese di diamanti?
E se fosse qualcos'altro di più pericoloso?
Non c'è nulla di rassicurante in lui, anzi: c'è qualcosa nei suoi modi di fare, di parlare, di guardarla... che a Charlotte mette i brividi.
Quando la donna capisce che il suo uomo sa qualcosa della formula segreta sull'uranio, si mette in allarme... e fa bene, perché Massimo non sembra essere la persona più affidabile della terra.

Quanto ad affidabilità, ci sono uomini migliori su cui contare: Alessandro e Giovanni.

Charlotte conosce Alessandro Neri per caso, in libreria, mentre cerca di capire come fare per ottenere informazioni su una persona violando gli accessi su un sito che dovrebbe essere super protetto.
Alessandro è esperto di informatica e, anzi, ha un piccolo segreto nella sua vita che rivela a Charlotte, lasciandola a bocca aperta. È la persona giusta per aiutarla a scavare nelle esistenze di persone che cercano in tutti i modi di tenere alti i muri affinché lei ne resti fuori e non sappia con chi ha realmente a che fare.
Alessandro è intelligente, leale, trasmette fiducia e Charlotte sa di poter credere in lui e nel suo prezioso aiuto; qualità, questa, che verrà fuori in un momento difficilissimo per la donna, che sola contro nemici più forti di lei e che l'hanno in pugno, troverà nel coraggioso Alessandro la sua ancora di salvezza.

Giovanni è il collega con cui la dottoressa Castelli sta sperimentando la formula segreta; è lui che l'accompagna nella miniera di Novazza a fare gli esperimenti, rischiando anche la vita per questo progetto. È un uomo buono, mite, la cui esistenza è stata segnata dalla morte prematura della moglie.
A causa del suo lavoro con Charlotte, viene coinvolto in una disavventura spiacevole e drammatica.

E infine c'è Maurice Dubois, il primo amore di Charlotte: il fidanzato di Parigi, con cui lei ha condiviso atti criminali.
Nonostante gli anni passati da allora, tra i due continua ad esserci un filo invisibile ma forte, che li lega intimamente.
Eppure, nonostante accanto a lui Charlotte si sia sempre sentita al sicuro e senza mai dubitare di un sentimento vero che ha travalicato gli anni e la lontananza, l'ombra del dubbio comincia a tormentarla, soprattutto quando lui menziona una cosa che riguarda Charlotte e di cui non dovrebbe essere a conoscenza. 
Forse anche il caro Maurice nasconde qualcosa?

I personaggi di questo romanzo, tutti ben caratterizzati, sono persone che, non svolgendo lavori tranquilli e ordinari, si infilano in situazioni rischiose, chi per sfortuna (come Giovanni), chi volontariamente (come Alessandro o la stessa Charlotte); scaltri, intelligenti, curiosi, determinati, ma anche avidi, senza scrupoli, ambigui: sono le personalità giuste per dar vita a dinamiche e intrecci vivaci, imprevedibili e capaci di appassionare il lettore.

mercoledì 16 giugno 2021

PROSSIMAMENTE IN LIBRERIA (uscite Garzanti giugno 2021)


Dal 18 giugno in libreria sarà presente il seguito di EPPURE CADIAMO FELICI di Enrico Galiano: FELICI CONTRO IL MONDO (Garzanti, 432 pp, 18.60 euro, USCITA: 18 GIUGNO).

Incontrare di nuovo Gioia e Lo è un’emozione immensa, perché in fondo non ci hanno mai
abbandonato.

Gioia ha sempre pensato che ci fosse una parola per dare un senso a tutto. Dove quelle che conosceva non potevano arrivare, c’erano quelle delle altre lingue: intraducibili, ma piene di magia. 
Ora, il quaderno su cui appuntava quelle parole giace dimenticato in un cassonetto. 
Gioia è diventata la notte del luminoso giorno che era: ha lasciato la scuola e non fa più le sue chiacchierate con il professore di filosofia, Bove. 
Neanche lui ha le risposte che cerca. Anzi, proprio lui l’ha delusa più di tutti. Dal suo passato emerge un segreto inconfessabile che le fa capire che lui non è come credeva. 
Gioia non ha più certezze e capisce una volta per tutte che il mondo non è come lo immagina. Che nulla dura per sempre e che tutti, prima o poi, la abbandonano. Come Lo, che dopo averla tenuta stretta tra le braccia ha tradito la sua fiducia: era certa che nulla li avrebbe divisi dopo quello che avevano passato insieme. Invece non è stato così. Gioia non può perdonarlo. 
Meglio non credere più a nulla.
Eppure, Lo e Bove conoscono davvero quella ragazza che non sorride quasi mai, ma che, quando lo fa, risplende come una luce; quella che, ogni giorno, si scrive sul braccio il verso della sua poesia preferita. Che a volte cade eppure è felice. È quella la Gioia che deve tornare a galla. 
Insieme è possibile riemergere dal buio e scrivere un finale diverso. Insieme il rumore del mondo è solo un sussurro che non fa paura.

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Per chi vuol farsi ammaliare dal fascino esotico della narrativa orientale, sta per arrivare in libreria L’ALBERO DELLO ZENZERO di Oswald Wynd (Garzanti, 368 pp, 18 euro, USCITA: 18 GIUGNO): una storia di rinunce e coraggio, di amore e di lotta per i propri sogni. Una storia in cui il Giappone affiora come lo sfondo in un dipinto per rendere tutto più vivido e con un fascino senza tempo.

1903. Sbarcata in Cina dopo un lungo viaggio dalla Scozia, Mary incontra per la prima volta il suo promesso sposo e capisce subito che il loro non sarà un matrimonio felice. 
Mesi dopo, benché sia rimasta incinta, continua a sentirsi sempre più sola, mentre il marito è perso nei suoi affari. Fino al giorno in cui, durante una delle sue passeggiate, incontra Kurihama, un samurai discendente da una nobile famiglia giapponese. 
L’uomo è schivo e taciturno, ma riesce a trasmetterle il fascino del suo paese, magico e misterioso. Le racconta di una cultura millenaria e di leggende meravigliose. 
L’amore nasce senza preavviso: Mary sa che è sbagliato, proibito, ma sa anche che mai, prima d’ora, si è sentita così pienamente sé stessa. Quando la loro relazione viene scoperta, il marito la ripudia e le impedisce di vedere la figlia. 
Giorno dopo giorno si lascia ammaliare dalle luci, dalle tradizioni, dai costumi di Tokyo, dove ha deciso di vivere con Kurihama e il loro bambino. Lì spera di trovare l’affermazione personale e l’indipendenza tanto desiderate. Ma presto scopre che la difficoltà di raggiungerle, per una donna, è la stessa a qualsiasi latitudine. Così decide che farà di tutto per dimostrare ai suoi figli che un mondo migliore è possibile e che anche una donna è in grado di gestire un impero commerciale.

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Per quanto desiderano sognare e sospirare leggendo una storia ambientata nell’Inghilterra di inizio Ottocento, immergendosi in balli, feste, vestiti eleganti e buone maniere d’altri tempi, sta per arrivare L’estate della buona società  (Garzanti, 320 pp, 16.90 euro, USCITA: 24 GIUGNO), l'esordio attesissimo di Lex Croucher.

L' introverso, enigmatico e serioso Mr Thomas Hawksley è tornato in città e non se ne sa la ragione. 
E mentre il giovanotto deve suo malgrado partecipare a qualche festa per mantenere le apparenze, Georgiana, pur appartenendo alla buona società, deve trascorrere l'estate con degli zii che conducono una vita molto appartata. La noia è la sua unica compagna. 
Finché, al primo ballo a cui è invitata, conosce Mr Hawksley. 
Il loro è un incontro tutt’altro che indimenticabile. Lei fa una gaffe dopo l’altra e lui sembra poco interessato alla conversazione. 
Nulla che lasci presagire una futura frequentazione, nemmeno di facciata. Anzi, tutto il contrario. 
Ma la città non è grande e rivedersi è inevitabile. 
Nonostante tutti consiglino a Georgiana di stare alla larga da lui perché il suo temperamento non può portare a nulla di buono, l’uomo esercita su di lei un fascino sempre maggiore. 
E più Thomas si ripete che Georgiana è solo una ragazza che passerà lì l’estate, più togliersela dalla mente diventa difficile. Ma arriva sempre il momento della verità. Quello in cui non si può più nascondere nulla. Ed è allora che i due devono capire a cosa e a chi credere davvero.

martedì 11 maggio 2021

Novità Frilli Editori: TI VERRO' A TROVARE IN SOGNO di Roberta Spadotto || IL BANCHIERE DI MILANO di Ippolito Edmondo Ferrario



Buongiorno, lettori!
Torno a segnalarvi un paio di romanzi che, spero, possano incuriosire soprattutto coloro che amano gialli e noir; entrambi sono pubblicati da Fratelli Frilli Editori.

Partiamo dal promettente esordio della talentuosa scrittrice milanese Roberta Spadotto, autrice di un giallo psicologico che si svolge interamente a Milano in un'atmosfera apparentemente normale. Il romanzo è da intendersi come una specie di prequel con protagonista nelle indagini la PM Maddalena Fiorito.


TI VERRO' A TROVARE IN SOGNO 
di Roberta Spadotto 



Fratelli Frilli Editori
220 pp
12.90 euro
Un segreto sepolto nella memoria per decenni può affiorare all’improvviso, in una mattina qualunque, a Milano. 
Fulvio che non si era vendicato da ragazzo per difendere la donna che amava solo ora, a cinquant’anni, trova la rabbia per farlo. 
Una rabbia cieca che prende di mira un uomo sconosciuto, Giacomo, responsabile di aver inciso nello sguardo quell’identica colpa. 
Uno sparo e la vita dei due uomini cambia per sempre. E così quella di altre persone a loro vicine. 
La pm Maddalena Fiorito che indaga su un caso apparentemente privo di movente, si imbatterà nella più difficile risoluzione delle esistenze di quattro donne, ognuna legata per vie diverse alla vittima e al carnefice. 
Scoprendo che esiste un sottile, e a volte fatale, legame con le persone che non conosciamo e in cui ci imbattiamo “per caso”; che ci sono amori di un’estate mai giunti a compimento che rimangono intatti per sempre e che la solidarietà femminile è in grado di riscrivere qualsiasi storia, anche le più negative, anche quelle che la sorte o la vigliaccheria umana hanno voluto interrompere. 

L'autrice.
Roberta Spadotto vive a Milano. È giornalista a tempo pieno e mamma di due figli maschi e di due gatti, maschio e femmina. Lettrice onnivora, coltiva la scrittura “come può, quando può e dove può”, come diceva Céline. Ha pubblicato due racconti: Un varco tra i sensi (nella raccolta Chiama quando vuoi. Racconti di passione e d’amore, Mondadori 1992); e A Viola, finalista del premio “Elsa Morante” e pubblicato nella raccolta Sirene. I racconti del mare (Terre di Mezzo, 2004). Ti verrò a trovare in sogno è il suo primo romanzo.


Il secondo libro è il nuovo appassionate romanzo di Ippolito Edmondo Ferrario, che si presenta nelle librerie con un nuovo personaggio decisamente cinico, sprezzante, disincantato.


IL BANCHIERE DI MILANO
di Ippolito Edmondo Ferrario


Fratelli Frilli Editori
220 pp
12.90 euro
Sullo sfondo di una Milano innevata da un inverno freddo e cupo, si alternano diversi personaggi egocentrici, narcisisti e tutti assetati di fama e di potere. In questo avvincente romanzo noir ricco di suspence, si intrecciano storie e interessi di uomini e di donne legati dalla bramosia di ricchezza a qualunque costo. Anche della vita stessa!

A comporre il puzzle del noir un giovane politico, l’Onorevole Enrico Villa (detto “il bomber”), di idee molto vicine all’estrema destra, la “famiglia” Surace, con a capo Don Pasquale (e i suoi due figli), convinto che gli errori si paghino solo con il sangue, ma con una visione rivolta al futuro e al cambiamento al quale ci si deve inevitabilmente preparare. 
E ancora due amici e soci in affari decisamente poco leciti, il costruttore Matteo Pirovano e il commercialista Paolo Fumagalli, ai quali si aggiunge la moglie di quest’ultimo, Elisabetta, disposta a tutto per mantenere il suo status sociale e non solo…

In tutto questo mix di personalità così diverse tra loro, si affaccia un nuovo personaggio: Raoul Sforza, l'ultimo discendente di una nota famiglia di banchieri meneghini, maestro di alta finanza, mecenate e appassionato di musica rock al punto che è l’unica vera passione che riesce davvero a placare il suo animo inquieto.
A dare una svolta ai personaggi è l’arrivo nella vita del banchiere della giovane Viola, figlia di Paolo Fumagalli. Il padre è stato ritrovato morto assassinato dopo un breve rapimento finito in tragedia e, nelle sue ultime volontà, affida il destino della figlia e del suo patrimonio all’astuzia e al fiuto del noto banchiere meneghino. 
Nelle carte fatte ritrovare alla figlia, vi sono importanti documenti lasciati proprio a Sforza, che rivelano una verità che vale ben oltre la ricchezza posseduta…

L'autore.
Nato a Milano nel 1976, Ippolito Edmondo Ferrario è autore di numerosi saggi e romanzi. Tra le sue pubblicazioni più recenti ricordiamo le edizioni 2018, 2015 e 2013 di “Alla scoperta di Milano sotterranea” (con Gianluca Padovan, Newton Compton Editori). Per Fratelli Frilli Editori ha pubblicato “Il pietrificatore di Triora” (2006); “Triora, il paese delle streghe”; “Storia, itinerari, curiosità, gastronomia” (con Elisabetta Colombo, 2007); “Il collezionista di Apricale” (2007); “Le notti gotiche di Triora” (2009); “L’Antiquario di Brera” (2015); “Il demone di Brera” (2016) e “Ultimo Tango a Milano” (2018); La Gorgone di Milano (con Gianluca Padovan - 2019).


lunedì 7 dicembre 2020

Recensione: PENNY PORTAFORTUNA (Natale in città, vol 3) di Jill Barnett



A volte la vita mette a dura prova, e quando lo fa attraverso la perdita di persone care, può essere davvero molto difficile riprendersi dal dolore provocato dal lutto; e se lo è per gli adulti, figuriamoci per una bambina!
Ma proprio quando la confusione e lo smarrimento sembrano ormai far da padroni, ecco che irrompe l'Amore a scombinare piani e a portare una ventata di felicità e di speranza!


PENNY PORTAFORTUNA
(Natale in città, vol 3)
di Jill Barnett



trad. Isabella Nanni
89 pp
Come già "L'eroe di Eleanor", anche questa novella di Jill Barnett è ambientata a New York, verso la fine del 1800 e nel festoso periodo natalizio. 

Il protagonista è il giovane e famoso architetto Edward Lowell, i cui affari vanno a gonfie vele, ma non così la vita personale e famigliare: apprende, infatti, con dolore e sconcerto, della morte della sorella minore Josie, deceduta in un incidente in barca assieme al marito.
La coppia lascia una bambina di quattro anni, la dolce Penelope, di cui Ed diventa improvvisamente tutore.


La bimba arriva a New York, nella grande e sconosciuta casa dello zio, con un fardello e un carico di sofferenza troppo grande per le sue piccole e fragili spalle.
La sua vita è stata totalmente messa sottosopra; Penelope è comprensibilmente afflitta, disperata, addolorata; piange scossa da violenti e strazianti singhiozzi, davanti al quale lo zio si sente inadeguato, impreparato; soffre per la perdita della sorella ma anche per la nipotina, che lui teme di non riuscire a consolare come dovrebbe.

Eppure sente nascere e crescere per lei un affetto viscerale e sincero, tanto più perché la bambina gli si affeziona a sua volta e, benché si sia chiusa in una sorta di mutismo selettivo, si aggrappa allo zio - unico affetto rimastole e che le ricorda l'amata mamma - come un naufrago al suo pezzo di legno sbattuto qua e là dalle onde di un mare agitato e pericoloso. 

Edward è socio di uno studio ben avviato e ha molto lavoro da fare, ma sa di avere il dovere morale di occuparsi della piccola e di aiutarla a sbloccarsi, così decide di consultare un bravo psicologo; durante il percorso in carrozza che conduce lui e Penny dal dottore, la bimba resta incantata nello scorgere una bambola nella vetrina di un negozio: forse per la prima volta da quando è giunta negli USA, Ed scorge i primi segni di felicità e di entusiasmo negli occhi della nipotina. 

Purtroppo la bambola viene venduta prima che Edward possa comprarla e questo lascia Penny molto delusa, anche perchè la bambolina aveva un visino e dei capelli simili a quelli della sua adorata mamma defunta; non solo, ma come spiega loro il negoziante, la bambola si chiamava addirittura come la sorella di Ed (Josephine)!

Poter ottenere la bambolina diventa per Ed una missione vera e propria, per portare a termine la quale è disposto a girare tutti i negozi nei dintorni e a ingaggiare un investigatore privato!

Ma Cupido ha già deciso di scoccare le sue frecce e mette sulla strada di Ed una donna, la 25enne Idalie Everdeane: i due si incontrano, o meglio si "scontrano" casualmente, e sentono dal primo secondo in cui i loro occhi si incrociano e i loro corpi si sfiorano, un'attrazione irresistibile, che coinvolge il corpo ma anche la loro mente, visto che entrambi non possono smettere di pensare l'uno all'altra.

A creare un legame importante e prezioso tra i due ci pensa la piccola Penelope - che non a caso diventa, per lo zio, "Penny portafortuna" - con il suo desiderio di poter avere la bella bambola dai capelli biondi di nome Josephine: e la bella Idalie è infatti l'unica persona che potrebbe realizzare il sogno della bambina... e anche quello del giovane e affascinante zio, il cui cuore ha incominciato a battere per la donna.

La felicità sta facendo timidamente capolino nelle esistenze di tre anime smarrite, che hanno perso un affetto molto caro, la cui assenza si fa sentire tanto, disegnando nel loro cuore e nella loro vita inevitabili solitudini e tristezze.
Fa tenerezza la dolce Penny, così desiderosa di ricevere amore, protezione, cura da parte di qualcuno che non l'abbandoni più, come purtroppo hanno fatto i suoi sfortunati genitori.
Ed, pur non avendo alcuna pratica coi bambini, viene completamente rapito da questo scricciolo che gli ricorda l'amata sorella perduta; farebbe qualsiasi cosa per non deludere la nipotina e dimostrarle tutta la sua incondizionata devozione!

Dal canto suo, Idalie è una ragazza che ancora sente il doloroso peso della perdita di sua sorella, di cui l'è rimasto il gatto e qualche ricordo in soffitta; vive in un appartamentino che ha dovuto combattere per avere, fa un lavoro che adora e nel quale è brava, ma è fondamentalmente una persona sola, diffidente verso il "sesso forte", orgogliosa e, quando si sente fragile e indifesa - davanti ai propri sentimenti e ai segnali inequivocabili che le lancia il proprio corpo quando Edward Lowell è nei paraggi - tira fuori una lingua tagliente e sarcastica.

Ma è Natale..., la neve scende silenziosa e riveste di una coltre bianca e incredibilmente romantica la bella New York, e intanto una bimba di quattro anni, bisognosa di amore e di una famiglia, aspetta che la festa più attesa e suggestiva dell'anno porti finalmente con sé qualcosa di bello, e chissà... una bella bambola di nome Josephine sotto l'albero!!

Un racconto a tema natalizio, romantico e tenero, con una scrittura piacevolissima, ideale per chi ha voglia di una storia d'amore non impegnativa ma sicuramente molto dolce, da leggere in un pomeriggio di relax.

domenica 23 agosto 2020

Recensione: "Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea" di Suad Amiry

 

In questo libro, che è sì un romanzo ma racconta fatti realmente accaduti e di persone realmente esistite, Suad Amiry, con la grazia e l'ironia che le sono proprie, ci parla di amore, di dolore, di sopraffazioni, affidandosi alla forza dei ricordi di chi la Nakba (catastrofe) e la Shatat (diaspora) le ha vissute sulla propria pelle.

Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea
di Suad Amiry

Ed. Mondadori
trad. S. Folin
240 pp
18 euro
Giugno 2020


A mio padre. 
E a tutti coloro che sono morti 
nella diaspora, “fi il shatat”, 
mentre aspettavano di tornare a casa.

É il 1947 e a Giaffa - fiorente città della Palestina, con le sue strade  affollate pervase dall'inebriante profumo di caffè, i suoi mercati vivaci e il suo mare pescoso, chiusa da distese immense di aranceti profumati - vive il quindicenne Subhi.

Il ragazzo lavora come meccanico ed è bravissimo e apprezzato da tutti, tanto che un giorno Khawaja Michael, un ricco imprenditore che esporta le famose arance di Giaffa in tutto il mondo, gli chiede di sistemargli una pompa d’irrigazione nella propria bayyara, la piantagione di arance; Subhi individua il problema e lo risolve in poco tempo, attirandosi i complimenti pieni di entusiasmo dell'uomo d’affari.

Questi, in segno di riconoscenza, gli fa un regalo: paga un sarto che gli confezioni un abito inglese in lana di Manchester. 

Il pensiero di poter finalmente possedere un abito di ottima fattura rende il giovanotto allegro ed eccitato, soprattutto perché, con quel bel biglietto da visita, sente di poter trovare il coraggio di dichiararsi alla ragazza di cui è innamorato - Shams, figlia di modesti contadini - e chiederla in sposa.

Certo, la "promessa sposa" è molto giovane (tredici anni) e forse il padre potrebbe non dare il permesso per le nozze, ma per Subhi questo non è un grosso ostacolo: lui è un sognatore e nella sua testolina già si vede a braccetto con la bella Shams, che lui è sicuro di sposare, un giorno.

Ma l'abito non è soltanto ciò che gli permetterà di fare bella figura con l'amata; rappresenta per lui anche una sorta di lasciapassare, grazie al quale egli si sente più sicuro di sé, matura una nuova consapevolezza di chi è e vuol diventare, e si sente pronto a frequentare la gente ricca della città, mescolandosi ad essa senza sentirsi inferiore.

Ad aiutarlo a disinibirsi ci pensa lo zio Habeeb, un uomo allegro, amante della vita e dei suoi piaceri, che lo esorta a concedersi momenti di passione per soddisfare i bollenti spiriti con donne esperte nell'ars amatoria.

E finalmente arriva anche il momento tanto atteso e le strade di Subhi e Shams si incrociano: il ragazzo fa amicizia con il fratellino di lei e lo aiuta a costruire un aquilone, e presto si aggiungono tanti altri bambini, tutti entusiasti all'idea di far volare i loro coloratissimi aquiloni nel cielo, come una multiforme e vivace danza celeste.
I due adolescenti riescono a trascorrere dei giorni insieme, si piacciono e sentono una innegabile, seppur acerba, attrazione l'uno per l'altra. 
C'è posto per loro, nel mondo, e per quel sentimento che in lui già da un po' esplode in petto mentre per lei è una scintilla appena nata?

Purtroppo, il futuro non promette nulla di buono; non passerà molto tempo che il cielo della Palestina sarà costretto a dimenticare l'allegria degli aquiloni colorati e delle risate dei bambini, per essere straziato da ben altri rumori, da grida di disperazione e paura, e dal grigiore del fumo e della morte.

La storia del giovanissimo Subhi inizia quasi come una favola e ci viene narrata con una leggera e piacevole ironia, adatta al protagonista, un adolescente che ha sogni e speranze come qualsiasi altro ragazzo della sua età.

Ma Subhi è nato e vive in una terra segnata da conflitti e tensioni e di lì a qualche mese su di lui, come su tutto il popolo palestinese, si abbatterà una tragedia.
Una catastrofe. Nakba.

Nella primavera del 1948 il governo britannico, dopo venti anni, pone ufficialmente fine al mandato sulla Palestina, dichiarando che avrebbe ritirato le truppe il 14 maggio 1948 a mezzanotte; il famoso Piano di partizione dell’Onu non era affar loro ma tutto ormai sarebbe stato in mano alla milizia sionista.

La decisione degli inglesi non può che fomentare le già forti tensioni tra gli ebrei, ormai sempre più numerosi, e i residenti palestinesi. 

La situazione precipita e quando arriva l’attacco deliberato da parte delle forze israeliane - ben equipaggiate dalla Gran Bretagna - Giaffa, la "Sposa del Mare", viene bombardata senza pietà, occupata militarmente e ridotta ad una città fantasma. 

"La paura prese il sopravvento. Uno strano silenzio calò sulla città come un drappo nero. C’era un’immobilità sospesa, un’oscurità appiccicosa che affaticava il passo, i gesti, i pensieri, e somigliava alla rassegnazione."


Traditi gli accordi, centinaia di famiglie vengono cacciate via dalle proprie case, vengono disperse e separate, gli aranceti sono espropriati, la vita quotidiana è sfigurata da uno stato di polizia. E in quel teatro di caos e di morte non resta che cercare di fuggire per provare a salvarsi. 

"Invece degli stormi di uccelli, a riempire il cielo di Giaffa nella sua ultima primavera fu una raffica di ventimila proiettili, che la colpirono al cuore per tre giorni consecutivi, indiscriminatamente, fino a metterla in ginocchio. (...) Caddero sugli ospedali e confusero i morti con i vivi e i bisognosi di cure. 
(...) Nessun rumore se non quello che riempiva il cielo azzurro di grigio, di fumo, di morte. E morti e feriti furono abbandonati per strada. Gli altri, quelli che non restavano a terra, si davano alla fuga, come potevano. E allora sì, si sentivano voci e grida, ma soffocate: scappa, fuggi, mettiti in salvo, o entrerai anche tu nel regno dei morti. (...) E nel teatro di tanta distruzione si avvertiva il fruscio della paura, la violenza dei saccheggi, delle aggressioni, la vergogna delle rapine. Niente più acqua, niente luce, niente benzina. Non c’era un forno per fare il pane, non un negozio per comprare farina. La città era una macchina che aveva smesso di funzionare."

Subhi si guarda attorno desolato e spaventato: che ne è della sua vita nella sua amata città delle arance? Che ne è del suo lavoro e del suo futuro di "miglior meccanico della città"? Che ne è della famiglia? E Shams? Che ne sarà del loro amore, che non ha avuto neppure il tempo di sbocciare?

"Scomparso, pensava ossessivamente. È tutto scomparso. La sua famiglia, la sua casa, scomparse. I vicini, il quartiere, scomparsi. (...) E, soprattutto, era scomparsa Shams. A cosa gli serviva l’abito inglese adesso che sposarsi era diventato un sogno impossibile? (...) 
Era scomparsa Giaffa, “la Madre dei Forestieri”. Adesso la straniera era lei. Il 9 maggio era stata dichiarata “città aperta”. Per Subhi quell’espressione evocava l’immagine di uno stupro. Sì, Yaffa ‘Arous el Bahar, Giaffa la Sposa del Mare, era stata violentata, disonorata."

Il racconto delle vicende che vedono coinvolto Subhi, la sua famiglia, i suoi amici, il suo popolo, perdono la freschezza e la spensieratezza iniziali per lasciare il posto allo smarrimento, alla paura, all'impotenza, al pianto, alla rabbia, alle ingiustizie perpetrate dalle forze occupanti.

E mentre Subhi, lontano dai propri cari, cerca di sopravvivere nel ghetto in cui è confinato insieme ad altri sfollati, i riflettori si spostano su Shams.
Anche lei è stata separata dai famigliari ed è rimasta sola con le sorelline minori, in balia della confusione e del terrore; leggiamo in che modo, nell'arco di un mese, anche la sua esistenza sia stata ovviamente stravolta e come, almeno apparentemente, i guai siano iniziati a motivo di... una mucca!
Sì, una mucca... ebrea!

"Una mucca è semplicemente una mucca", direte voi, "che senso ha etichettarla come ebrea o araba?", e avreste ragione; ma evidentemente, quando è il sadismo a guidare le azioni, per accusare qualcuno - che è già in una posizione di "svantaggio" - basta anche una motivazione surreale come quella di aver rubato e mangiato un ovino che apparteneva (presumibilmente, perché pure a voler chiedere informazioni all'animale....) a qualcun altro per dar vita ad una sfilza di soprusi e umiliazioni.*

«Maledetta la vostra mucca ebrea! Se ci punite per aver rubato una mucca, cosa vi meritate voi per aver rubato una nazione intera?»

Shams e le sorelline vivranno una serie di situazioni drammatiche ma riceveranno aiuto da persone che, almeno in teoria, non dovrebbero essere loro amiche.

"Avevano (...) imparato che passaporto e religione non hanno niente a che fare con la struggente bellezza delle anime generose."

Cosa accadrà a Subhi e Shams, due ragazzi con sogni, ambizioni, speranze..., frantumati davanti alla furia cieca di chi arriva per conquistare la terra in cui vivi e per scacciarti come se l'intruso fossi tu?

Tra queste pagine, si passa da una narrazione - come dicevo più su - leggera e vivace, che si sofferma sulle vicende quotidiane di protagonisti che vivono un'esistenza piuttosto serena e "normale", ad una drammatica, come può esserlo il racconto di una delle tragedie umane più brutte del nostro tempo e che vede coinvolto un intero popolo.

"I loro figli, e i figli dei loro figli, si aggirano ancora oggi in quelle terre sconosciute, lontano da casa."


Suad Amiry si è delicatamente appoggiata ad una storia d'amore adolescenziale per narrarci, con realismo ed un pizzico di humor, cosa è accaduto da quando, a partire da 29 novembre 1947 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approvò la Risoluzione 181, che sanciva la divisione della Palestina sotto mandato britannico in due Stati, uno arabo e uno ebraico, delimitandone i confini.

Attraverso di lei il lettore viene trasportato, per quanto solo con l'immaginazione, in una terra segnata in modo indelebile dalle atrocità, dalla morte e dalla desolazione, dove interi villaggi vennero sfollati, le città rase al suolo, i floridi mercati resi deserti, i negozi tristemente vuoti, le ville abbandonate, le famiglie distrutte, e tanti... troppi cuori spezzati.

Shams e Subhi mi hanno fatto tanta tenerezza: due ragazzi così giovani, le cui esistenze sono state investite letteralmente da una guerra che ha strappato loro affetti e desideri.

Lei, che a un certo punto diventa quasi una madre per le proprie sorelle, di cui deve prendersi cura in attesa di riabbracciare - chissà! - la propria famiglia, e con la speranza che intanto qualche anima pia venga in loro soccorso.
E lui, Subhi, il meccanico più giovane e promettente di Giaffa, si ritrova aggrappato, come fosse un salvagente, al suo abito inglese, e pur essendo ormai ridotto a brandelli che rispecchiano in tutto e per tutto il suo stato d’animo, esso è altresì la manifestazione tangibile dei suoi sogni e dei suoi sentimenti, nonostante la tragedia che lo ha colto.

"Non sapeva se ciò che andava cercando fosse il suo passato o il suo futuro, ma una cosa era certa: il presente gli era insopportabile."

Immaginiamo anche soltanto un po' cosa possa voler dire vedersi strappato brutalmente ciò che ti appartiene - materialmente e non solo? Riusciamo a sentire lo spaesamento, l'inevitabile rabbia impotente, la paura, la disperazione, il dolore... di chi ha vissuto questa nakba?

«Lontano da casa non si è mai a casa.» Ripeteva questa frase come un mantra. E poi aggiungeva: «A casa tua muori una volta sola. Ma fi il ghurbeh, in esilio, muori ogni giorno, per tutta la vita.»


La scrittrice palestinese Suad Amiry, figlia di rifugiati in Giordania, è cresciuta vedendo la speranza – ma anche il dolore – di suo padre che sognava di tornare a casa sua a Giaffa, che lei ha visitato solo negli anni '80;  ciò che ha scritto di questa città è frutto del racconto e delle testimonianze di che ha vissuto la Nakba in prima persona, quando nel 1948 nove palestinesi su dieci furono cacciati dalle loro case nella Palestina storica diventata Israele; suo padre era uno dei tanti sfollati.
E tra queste voci da lei ascoltate e che l'hanno guidata nella narrazione ci sono proprio Subhi e Shams, che sono realmente esistiti:  nei loro occhi, nei racconti di un orrore vissuto sulla propria pelle, l'autrice ha potuto vedere una malinconica dolcezza e una grande capacità di perdonare, non lasciandosi logorare dall'odio, che pure avrebbe avuto le sue ragioni per mettere radici.

Suad Amiry si è fatta hakawati, narratrice di una storia di amore e dolore; un dolore che va raccontato perché - anche se a volte le parole non danno conto appieno delle sofferenze provate - la Storia passa anche attraverso di esse, per questo le parole sono fondamentali  per conservare la memoria di ciò che è stato.
E in questo libro si è scelto di lasciare molte parole in arabo e di scriverne subito affianco il significato, permettendo così al lettore di assaporarne la carica evocativa e rafforzandone il significato.

Un romanzo tratto dalla piccola storia vera di due persone comuni e molto giovani, attraverso le quale l'Autrice ha raccontato anche la storia di un intero popolo,quello palestinese. Il suo popolo.




* Questo episodio di una mucca rubata, del cui furto l'oppresso deve rendere conto all'oppressore, mi ha rimandato con la memoria ad un altro luogo, un'altra storia, un altro popolo, anch'esso cacciato, perseguitato, costretto a lasciare la propria terra perchè i "conquistatori" si sono sentiti in diritto di prendersi ciò che non gli spettava neppure lontanamente. In quel caso, da quella mucca mangiata dai pellerossa e sottratta ad un mormone, si scatenò un'ondata di battaglie sanguinose, volte a sterminare gli indiani d'America.   

domenica 16 agosto 2020

Le mie letture - agosto 2020

 

Due libri attualmente in lettura!

Il primo l'ho scelto non soltanto per l'argomento e per l'autrice, ma anche perchè attratta dal titolo particolare e curioso.



STORIA DI UN ABITO INGLESE E DI UNA MUCCA EBREA
di Suad Amiry


Ed. Mondadori
240 pp
18 euro
Giugno 2020
Palestina, 1947. Giaffa è una città viva di mercati, caffè, strade affollate, aperta sul mare pescoso e chiusa da distese immense di aranceti profumati. Subhi è un ragazzo che sogna di diventare il Miglior Meccanico della città. È in effetti un talento e quando riesce a riparare una pompa d’irrigazione, il ricco uomo d’affari che lo ha messo alla prova gli fa confezionare, in segno di riconoscenza, un abito inglese in lana di Manchester. 
Subhi è al settimo cielo e con quell’abito acquista una nuova consapevolezza di sé e della città in cui si muove, ma soprattutto immagina di indossarlo, malgrado il caldo, per fare colpo sulla ragazza dei suoi sogni, la giovanissima e bellissima Shams.

Peccato che non siano tempi facili, tanto più per le storie d’amore: gli inglesi, che da oltre vent’anni amministravano la Palestina, dichiarano concluso il loro mandato e finiscono con il fomentare le già forti tensioni tra gli ebrei sempre più numerosi e i residenti palestinesi. 
Nel 1948 arriva l’attacco deliberato, quello che fu chiamato Nakba, la catastrofe: le forze israeliane ben equipaggiate dalla Gran Bretagna bombardano Giaffa senza pietà, la occupano, la riducono a una città fantasma. 
Traditi gli accordi, sono disperse centinaia di famiglie, le abitazioni e gli aranceti sono espropriati, la vita quotidiana è sfigurata da uno stato di polizia. 
E in quel teatro di caos e di morte le giovani anime di Subhi e Shams, perduti l’uno all’altra, disegnano sulla mappa della Storia il loro destino, senza rassegnazione, illuminati dalla certezza di appartenere a una terra, alla gente che l’ha abitata, a una avventurosa speranza, che, come in un sogno, è di volta in volta l’apparizione di una mucca sfortunata, la morbida eleganza della lana di Manchester, o un coloratissimo volo di aquiloni.

Suad Amiry ha saputo ascoltare i veri protagonisti di questo racconto, ha saputo narrare con sapienza e humour una promessa d’amore, ha saputo mettere nel cuore di un ragazzino la meraviglia di esistere e ha intessuto tutto questo dentro una delle pagine più drammatiche e meno note del secolo scorso.



La seconda lettura è un omaggio della scrittrice Carmen Laterza, di cui ho già letto due libri - Alice non lo sa e L'amore conta.


I RICORDI NON FANNO RUMORE
di Carmen Laterza




Libroza
259 pp
Luglio 2020
Quando la signora Colombo decide di organizzare una cena dall’oggi al domani, tutti sono presi da una febbrile agitazione: la padrona di casa, che vuole fare bella figura con i propri ospiti; la cuoca, che deve organizzare la spesa e imbastire un menu; la cameriera, che deve preparare e servire in tavola; ma soprattutto Bianca perché, ancora una volta, potrà spiare i vestiti eleganti, i gioielli, i gesti raffinati e sognare di diventare anche lei, un giorno, una vera signora.

Bianca è una bambina allegra e vivace e vive con sua madre Giovanna in casa dei signori Colombo, presso i quali la madre fa la cameriera. La vita di Bianca è fatta di cose semplici: le torte della cuoca Ida, le confidenze con l’amica Maria, le fantasticherie sul padre mai conosciuto e morto da eroe nella Guerra d’Africa, e soprattutto la presenza rassicurante e affettuosa della madre. 
Lo scoppio della Seconda Guerra mondiale, però, travolge gli equilibri familiari: Milano è colpita da bombardamenti devastanti e l’elegante palazzo di città non sembra più essere un luogo sicuro.

Bianca lascia dunque Milano e se ne va con la madre nelle campagne del Pavese, dalla zia Augusta, dove pensa di poter cominciare una nuova vita. 
E invece Bianca scopre ben presto che per sfuggire alla guerra non basta tenersi lontano dalla violenza, perché la guerra è ovunque intorno a lei, acuta e incombente, fuori e ancora di più dentro casa.

Sullo sfondo di un’Italia divisa tra due guerre, quella ufficiale degli eserciti e quella clandestina dei partigiani, Carmen Laterza mette in scena una straordinaria parabola di formazione e resilienza, una storia in cui l’innocenza e la spensieratezza dell’infanzia lasciano il posto alla consapevolezza dell’età adulta e in cui, ancora una volta, il messaggio di rinascita e speranza è affidato a figure femminili profonde e indimenticabili.



CHE NE PENSATE
LEGGENDO LE SINOSSI, COME VI SEMBRANO?


sabato 20 giugno 2020

Recensione: DALLA PARTE DELL'ASSASSINO di Pietro De Sarlo



C'è qualcuno, nella capitale, che ha iniziato a seminare morti con una tecnica raffinata e silenziosa; le vittime sono tutti uomini invischiati nella vita politica ed economica del nostro Paese, gente importante e potente, la cui morte fa rumore.
Ad occuparsene c'è il commissario Achille Schietroma, burbero, con qualche vizio che danneggia la salute, ma altresì tenace e caparbio nel risolvere la complessa indagine.



DALLA PARTE DELL'ASSASSINO
di Pietro De Sarlo



Altrimedia Ed.
228 pp
18 euro
Maggio 2020
C'è un uomo in giro per Roma convinto di avere una missione da compiere, e per portarla a termine sa di dover tirare fuori abilità e conoscenze acquisite negli anni; sa che deve assolutamente agire nell'ombra, nel silenzio, e l'arma che s'è scelto riflette queste caratteristiche: un ago con cui pungere la propria vittima alle spalle, inoculandole qualcosa di letale che le provoca subito la morte.
Siamo in presenza di una sorta di Angelo della Morte convinto di dover spazzar via i malvagi da questa terra corrotta?
Una cosa è certa: va fermato prima che i cadaveri aumentino.

Prima un prete con un passato di accuse infamanti, poi un certo Silverio Minotti, un pezzo grosso che aveva conoscenze altolocate: su ambedue i corpi c'è il buchino in cui è stato introdotto del veleno attraverso un ago.

Interrogando la fedelissima segretaria del Minotti, la conturbante Antonia, il commissario Achille Schietroma del Tuscolano X apprende che l'uomo era in possesso di documenti riguardanti molte persone importanti nel panorama politico, economico, imprenditoriale..., e se il loro contenuto compromettente uscisse allo scoperto, cadrebbero tante teste e ne verrebbe fuori una vera e propria crisi nazionale.

Nei giorni successivi, altri morti seguono fin troppo velocemente, e tutte queste persone sono legate le une alle altre in quanto intrattenevano rapporti d'affari. Molti dei quali decisamente poco puliti...

Ma a far ammattire Achille non ci sono solo i cadaveri eccellenti fatti fuori con una punturina: ogni giorno interagisce con i suoi sottoposti, che saranno pure dei bravi ragazzi ma non capiscono le sue battute e il suo sarcasmo un po' amaro e spesso lo guardano perplessi e immobili come dei salami: in particolare, accanto a lui c'è il fedelissimo ispettore Luigi Gianturco, un trentacinquenne cortese e ligio ai propri doveri, che però si lascia sedurre da Antonia, tanto da attrarsi l'ironia e le spiritosaggini del suo superiore; in seguito Schietroma sarà affiancato dall'agente Rezzonico, serioso, quasi incapace di sorridere e di star dietro ai discorsi e all'esuberanza di Achille, il quale spesso durante le giornate sbotta seccato perché è circondato da gente che non lo capisce.

I grattacapi non si limitano soltanto al posto di lavoro: i figli son cresciuti e hanno preso la propria strada lontani dal focolare domestico (entrambi sono fuori dall'Italia e Achille non si dà pace: possibile che non ci siano opportunità lavorative a Roma per loro?!?!), e l'uomo è rimasto con la bella moglie Virginia nella loro casa.
Quale occasione migliore, questa, per ritrovarsi come due piccioncini soli soletti nel loro nido d'amore?
E invece no, a regnare è la distanza, l'indifferenza: la donna è sfuggente, distratta, risponde a monosillabi ai tentativi maldestri del marito di chiacchierare, e pare avere altri pensieri per la testa.

E così, per cercare di sfogare il nervosismo accumulato dentro e fuori, il brusco e un po' cinico Schietroma si sfoga con le sigarette (alternando quella elettronica a quella "vera") e consultando i tarocchi, che però non promettono mai nulla di buono, anzi paiono divertirsi a predire ogni giorno una disgrazia.

Inoltre a far aumentare i livelli di stress ci pensa la stampa, che ovviamente mette sotto pressione il  Tuscolano X, insinuando come all'interno vi lavorino degli incapaci che non sono in grado di acchiappare un serial killer; come se non bastasse, ci si mettono pure i social, su cui l'assassino sembra essere diventato famoso nonché oggetto di ammirazione da parte di molti...

Insomma, il caso è particolarmente ingarbugliato, il povero questore gli sta col fiato sul collo, i morti non sono dei poveracci la cui brutta fine passa inosservata, tutt'altro: indagando e scontrandosi con molti ostacoli e tante reticenze da parte degli interrogati, Schietroma dovrà districarsi tra grovigli di bugie e torbidi segreti, fare i conti con lo squallore di un mondo contrassegnato da corruzione, da richieste sessuali in cambio di favori, da gente senza scrupoli che si venderebbe anche la madre pur di soddisfare le proprie brame di danaro e potere. 

Forse è vero: colui che sta uccidendo questi delinquenti  in giacca e cravatta, sta facendo un favore all'umanità, ripulendola - almeno in parte - da certi individui di dubbia moralità (o di sicura immoralità), ma non c'è tempo per fare filosofia: la sete di vendetta di questo fantomatico giustiziere può avere risvolti inaspettati e pericolosissimi e lui, Achille Schietroma, è un servitore dello stato, un poliziotto, e come tale ha il dovere di assicurare l'assassino alla giustizia.

Intanto, ad infittire il mistero contribuisce, sullo sfondo di questo mondo marcio, la presenza inafferrabile ma concreta di un uomo, chiamato con rispetto e timore Maestro e con la passione per i libri antichi; anche su di lui Minotti ha un dossier molto interessante...


Questo romanzo di Pietro De Sarlo (di cui ho letto il noir L'ammerikano) è un giallo molto piacevole, con una trama interessante, dal ritmo vivace che, nel delineare un quadro tristemente realistico e moralmente deplorevole di questo nostro Paese, affronta tematiche attuali (dalla corruzione presente in certi ambienti ai reati ambientali), e lo fa con una vena ironica, seppur amara, incarnata proprio dal protagonista, Achille Schietroma, tanto ruvido nei modi quanto schietto e sanguigno, un commissario e soprattutto un uomo che, al di là della mediocrità che lo circonda e delle proprie umane insicurezze, possiede una natura onesta che lo porta a cercare di fare bene il proprio lavoro sempre e comunque.
Ringrazio l'autore per avermi dato l'opportunità di leggere il suo romanzo, e ve lo consiglio, tanto più se vi piacciono i gialli in cui non c'è semplicemente un caso da risolvere e un serial killer da acciuffare, ma dove emerge senza mezzi termini anche tutto il marciume presente nell'essere umano quando si lascia guidare dall'egoismo e dal dio denaro.





domenica 19 aprile 2020

Recensione film: "L'IMMORTALE" di Marco D'Amore



Da fan di Gomorra - La Serie, in attesa della quinta stagione, non potevo di certo perdermi la visione de L'Immortale, il film incentrato sull'amato personaggio Ciro Di Marzio e diretto da Marco D'Amore stesso; accanto a lui, Giuseppe Aiello, Salvatore D'Onofrio, Gianni Vastarella, Marianna Robustelli, Martina Attanasio, Nello Mascia.


"Ho campato tutta la vita con la morte vicino a me. Non ho paura di morire".

Non iniziano a chiamarti l'Immortale tanto per dare fiato alla bocca.
Il destino di Ciro Di Marzio è scritto e deciso sin da quando, piccolino, sopravvive miracolosamente tra i cumuli di macerie causati dal terremoto del 1980.

Quel Ciro bambino e indifeso adesso è un uomo; un uomo che è sopravvissuto a tanti agguati e tentativi di farlo fuori; del resto, se vivi all'insegna del doppiogioco e dei tradimenti, non puoi  aspettarti altro che te la facciano pagare, prima o poi.
Ma se c'è una cosa che capiamo di questo antieroe, di questo criminale che ha scelto di seguire la via del Male anche a costo di grandi perdite, che sa essere spietato, cinico e violento, è che la determinazione che guida le sue azioni è, ormai, priva di paura: uno che ha già perso ciò che di più importante aveva - la famiglia -, non ha più nulla da perdere. C'è davvero qualcosa che può ancora fargli paura?

Eppure Ciro non è di certo un robot, non è una macchina da guerra senza sentimenti, e benché il più delle volte sembri anaffettivo e antiempatico, in realtà è costantemente angosciato e tormentato dai demoni e dagli errori del passato, che lo seguono ovunque vada.
Lo hanno seguito quando ha lasciato Napoli per andarsene ad espiare la proprie malefatte in Bulgaria (inizio terza stagione); lo hanno spinto già nella acque del Golfo di Napoli quando si è sacrificato per salvare l'amico fraterno Genny da Sangue Blu; gli restano attaccati addosso anche quando da quelle acque viene ripescato in fin di vita, e ancora quando lascia nuovamente Napoli per recarsi in Lettonia e occuparsi di spaccio di droga per conto di don Aniello, al servizio dei russi.
Qui rivede, dopo molti anni, Bruno, una persona che ha segnato la sua infanzia e la prima parte della sua vita.

Inevitabilmente si riaffacciano i ricordi e basta poco per tornare indietro nel tempo: Ciro ha dieci anni, è orfano e continua a sopravvivere, conducendo una vita fatta di espedienti  insieme ad alcuni suoi coetanei, tra le pericolose strade di Napoli.
Come purtroppo spesso accade, questi ragazzini soli, senza una famiglia solida alle spalle che se ne prenda cura, finiscono per diventare facile preda dei criminali del posto, ed è ciò che succede anche al piccolo Ciro, che sarà pure magrolino ma è svelto, scaltro e già dimostra la grinta e la cazzimma che lo caratterizzeranno negli anni a venire.

Proprio perché sveglio e senza paura, pronto a ubbidire agli ordini dei grandi ai quali offre i propri "servigi", diviene il pupillo di uno di loro, Bruno (lo stesso che rivede a Riga, in Lettonia, anni dopo), il quale lo coinvolge nei propri illeciti affari e nella propria ambizione di non essere sottomesso ad altri ma di poter gestire attività criminali da solo.
Bruno è fidanzato con Stella, una bella ragazza con la passione del canto, e Ciro vede in questa coppia di amici quella famiglia che lui non ha mai avuto.
Ma ancora una volta dovrà fare i conti con la dura e crudele realtà di Secondigliano, con una vita che non fa sconti a nessuno, neanche a un bambino.

La narrazione del passato - nel quale veniamo a conoscenza dell'infanzia e dell'educazione criminale dell'Immortale, e che offre elementi capire come si è evoluto il personaggio e come certe cose del passato non l'abbiano mai abbandonato, anzi, abbiano contribuito a renderlo l'adulto che è - si incrocia con il presente, che vede un duro e distaccato Ciro alle prese con lo sporco business della droga e al centro di una faida tra criminali lettoni, e dove conoscerà altri napoletani, tra i quali c'è, appunto, Bruno.

Come è inevitabile in un mondo marcio come questo, Ciro sa di non potersi fidare di nessuno, che deve continuamente guardarsi le spalle e ricordarsi che il nemico non va mai lasciato vivere (del resto, lo chiamano Ciro l'Immortale, non Ciro "il misericordioso").

Come dicevo all'inizio, ci tenevo a vedere questo film di Marco D'Amore e, sin da da quando era venuta fuori la notizia, mi incuriosiva molto l'idea di questo spin-off, di un capitolo dedicato interamente al suo personaggio (mi piace che l'abbia diretto lui stesso), che ho sempre trovato interessante, enigmatico, ambiguo, e che affascina proprio per la sua complessità: dietro lo sguardo duro e cupo e dietro i suoi silenzi eloquenti, c'è un uomo che paga ogni giorno dentro di sé il peso di scelte e sbagli, e ancora più in fondo, c'è un bambino (interpretato da un bravissimo ed espressivo Giuseppe Aiello), che ha dovuto contare sulla propria forza e intraprendenza per farsi strada in un mondo di adulti senza scrupoli. 

Il film si colloca tra la quarta e la quinta stagione della serie e infatti il finale apre nuovi scenari in vista del prossimo appuntamento con Gomorra.

giovedì 19 marzo 2020

Recensione: IL LIBRO NASCOSTO di D. M. Pulley



Ci sono armadi che è meglio non aprire per non liberarne gli scheletri; libri che sarebbe meglio non leggere per non scoprire scomodi segreti: il giovanissimo protagonista, nell'incoscienza tipica dell'età, farà proprio quello che gli adulti attorno a lui gli ordinano di non fare: aprire armadi, andare in giro a curiosare e far domande alle persone sbagliate e scoprire segreti.


IL LIBRO NASCOSTO
di D. M. Pulley



Amazon Crossing
trad. R. Maresca
457 pp
È il 1952, Jasper ha nove anni, vive con sua madre Althea e suo padre Wendell; una mattina presto la mamma lo sveglia di soprassalto, lo carica in auto, gli mette in mano una valigia con un cambio di vestiti e una Bibbia: è tutto il corredo di sopravvivenza che la donna lascia a suo figlio quando lo lascia alla fattoria dello zio Leo, fratello di Althea.

Jasper  è un bambino intelligente e abbastanza ubbidiente: conosce bene sua madre e sa che quando lei decide e ordina qualcosa, lui non deve fare storie e non deve azzardarsi a discutere, altrimenti sono guai.
Althea è una mamma decisa, dai modi spicci, che alterna momenti e gesti affettuosi con altri sgarbati nervosi, al limite dell'isteria; Jasper è avvezzo agli sbalzi d'umore della madre e sa che, se c'è una cosa che la manda in collera, sono le domande del figlio: non gli è concesso farne né tanto meno protestare.

Questa regola fondamentale deve ricordarsela ancor più ora che starà per un po' di tempo dallo zio: se non vuole irritarlo, Jasper deve tenere la bocca chiusa e le orecchie bene aperte.
Lei, Althea, tornerà il prima possibile a riprenderlo, ma prima deve sistemare una cosa da sola e chiede al burbero fratello contadino di prendersi cura per un tempo imprecisato del nipote, e di stare attento a lui, di "proteggerlo".
Da chi o da che cosa? C'è forse qualcuno che vuol fare del male ad Althea e anche a Jasper?

Le prime domande cominciano ad affollare la mente confusa e impaurita del ragazzino, che si accorge ben presto di come gli adulti attorno a lui non abbiano alcuna intenzione di fornirgli le risposte che cerca: la madre è scappata senza dire né perchè né dove fosse diretta né se avesse intenzione davvero di tornare.
Zio Leo, di poche parole e piuttosto ostile nei confronti della sorella (di cui ha una pessima opinione), non è proprio il tipo con cui intrattenere conversazione, tutto dedito com'è ai faticosi lavori della fattoria; zia Velma - la moglie di Leo - è buona e comprensiva, ma non sembra possedere informazioni utili; Wendell - il papà di Jasper - è disperato dalla scomparsa della moglie, anche se non pare esserne enormemente sorpreso, ma soprattutto non ha nulla da dire al figlio, se non un generico e poco rassicurante: "Andrà tutto bene, figliolo".

Insomma, nessuno sa dove sia andata la madre, ma Jasper ha un disperato bisogno di vederla e non si arrende davanti al silenzio dei grandi.

A fargli compagnia nelle sue "uscite" (rigorosamente all'insaputa degli zii) per scoprire ciò che tutti si premurano di nascondergli, c'è il cugino (poco più grande di lui) Wayne.

E proprio nel corso di una esplorazione nei dintorni alla fattoria, i due ragazzi finiscono nella casa appartenuta alla famiglia di Althea: l'abitazione è in rovina a causa di un incendio scoppiato anni prima, quando lei, allora giovanissima, ha in qualche modo causato l'incidente che non solo ha distrutto la casa ma ha portato disgrazie e disonore ai suoi famigliari.
Cosa è successo davvero, tanto tempo prima? Che tipo era Althea da ragazza e perchè zio Leo ce l'ha tanto con la sorella?

In quella casa ormai abbandonata, Jasper trova un quadernetto: è il diario che la madre tenne per un periodo di tempo e nel quale riportò alcuni fatti successi quando aveva solo 14-15 anni.

Dalla lettura del diario - fatta di nascosto, perchè Jasper sa che zio Leo lo punirebbe se lo scoprisse col diario in mano - il ragazzino scopre particolari importanti circa Althea: la sua insofferenza verso la vita in fattoria, il suo sentirsi non amata e molto inadeguata, e soprattutto i rapporti con un certo signor Hoyt, un contadino grande d'età che però trattava la giovane Althea con modi ed espressioni tutt'altro che paterne. 
Sua madre è stata vittima delle attenzioni oscene di un vecchio lascivo e cattivo?
Sembrerebbe di sì, ma a questo particolare già disgustoso si aggiunge un' altra informazione, che il ragazzino vedrà gradualmente confermata da alcuni loschi individui che conoscono molto bene Althea: sua madre è stata coinvolta in affari poco puliti, illegali, che l'hanno messa in contatto con gente poco raccomandabile e una comunità di nativi americani del posto.
Accanto al diario, un altro libro insospettabile sarà fonte di incredibili rivelazioni: la Bibbia per ragazzi regalatagli dalla mamma, nella quale si nascondono informazioni che sarebbe meglio non rendere note...

"il libro pesava dei segreti della madre. O forse erano soltanto bugie..."

Inizia così il tormentato viaggio di Jasper, che lo porterà a ritrovarsi in un mondo adulto fatto di corruzione, scandali e omicidi, diviso tra la vita in campagna - fatta di duro lavoro ma in fondo serena - egli squallidi covi di Detroit, le taverne buie, i locali di spogliarelliste e le case d’azzardo.
Un ragazzino di dieci anni non dovrebbe ritrovarsi a frequentare contesti sordidi, ambigui, dove uomini senza scrupoli e con la sola preoccupazione di fare soldi, architettano attività illegali e sono disposti a sacrificare la vita di innocenti pur di proteggere i propri sporchi affari.

"Non ficcare il naso negli armadi altrui, figliolo. Gli scheletri che ci sono dentro possono essere davvero cattivi".

Ciò che Jasper porterà alla luce andando qua e là a far domande, scappando di casa di notte più volte, disobbedendo al padre e a zio Leo, infilandosi in più di un guaio, sarà un passato sconvolgente che continua a perseguitare la madre e che ora minaccia anche lui.

"La verità è strana, Jasper. A volte riesci a credere soltanto a quello a cui sei disposto a credere".

Per il bambino questa avventura sarà la fine dell'innocenza dell'infanzia perchè in questo cammino irto di pericoli verrà in contatto con le facce più abiette e con le debolezze più oscure dell'animo umano, ne sarà terrorizzato, arrabbiato, deluso (ma quante bugie sanno inventare gli adulti?!?) eppure il desiderio di verità e di poter aiutare sua madre è più grande di qualsiasi paura.
  
Un romanzo che ci racconta una storia avventurosa, in cui in certi frangenti la realtà si mescola con la sensazione che Jasper stia vivendo una grande incubo; un percorso costellato di graduali rivelazioni sui tanti e ambigui segreti di una madre che ha fatto molti errori ma che ha cercato, per amore, di proteggere il più possibile suo figlio, il quale però - mosso anch'egli dall'amore verso la mamma - cercherà in tutti i modi di scoprire la verità sul passato della donna.
Scorrevole, con un intreccio intrigante ed intricato (forse a volte pure un po' troppo, tanto da confondermi in alcuni momenti); si empatizza col protagonista, per il quale si prova una certa ammirazione perché sfida le proprie paure e le minacce dei grandi pur di ritrovare l'amata mamma.

sabato 15 febbraio 2020

Ultima tappa blogtour || Recensione: IL BARBARO DI ROMA di Adele Vieri Castellano


**** Vi ricordo che con la recensione di questo romanzo si chiude il blogtour dedicato ad esso e che, quanti hanno osservato le poche regole del giveaway per vincere una copia cartacea de Il Barbaro di Roma, possono partecipare all'estrazione.
Avete tempo fino a domani sera (ore 20) per osservare tutti gli step.
Vi ricordo che il giveaway si svolge praticamente su Facebook. ****


REGOLE DEL GIVEAWAY


1. Like alla pagina Facebook dell'autrice ADELE VIERI CASTELLANO

2. Like alle pagine Fb dei blog che partecipano al blogtour:






3. Condivisione del post di ogni tappa sul proprio profilo Facebook

Una storia d'amore e di passione ambientata nel 54 d.C.; un uomo e una donna con un passato da dimenticare, che solo superando la propria paura di soffrire potranno concedersi il diritto di essere felici, di amare ed essere riamati.


IL BARBARO DI ROMA
di Adele Vieri Castellano


Amazon Publishing
468 pp
Gennaio 2020
Raganhar e Giulia provengono da realtà e famiglie agli antipodi e non potrebbero essere più diversi; ma a dispetto delle differenze che li allontanano, dal primo momento in cui si sono incontrati, essi hanno avvertito una scintilla, un'attrazione genuina e forte l'uno per l'altra, ma gli déi capricciosi si sono presi gioco di loro, non permettendo ai due di vivere l'acerbo ma sincero sentimento che stava nascendo nei loro cuori.
Per una serie di circostanze, Giulia Urguanila e il principe germanico Raganhar si ritrovano distanti e quando la donna riceve la terribile notizia della morte di lui sul campo di battaglia, capisce che il suo cuore non potrà più aprirsi a nessun altro uomo.
Ha già sofferto tanto per aver perso il suo primo amore, e sapere che anche Raganhar apparterrà per sempre a un passato e ad un'occasione perduti che non torneranno più, è qualcosa che la fa soffrire.

E per non piangersi addosso ha tirato fuori il caratterino per cui tutti l'ammirano, dandosi agli affari e al commercio con determinazione, grinta, grande senso pratico; per anni ha solcato i mari con la bireme Calypso cercando di dimenticare Raganhar, e adesso che lui è morto e non tornerà più, non le restano che una manciata di ricordi, un tocco, un profumo, un bacio.

Ma il Fato non ha ancora finito nè con Giulia nè con Raganhar e i due sono destinati a ritrovarsi, seppur in condizioni drammatiche.

Mentre la donna è ad Aphrodisias (provincia romana, nell'attuale Turchia) per affari - è interessata a comprare schiavi per portarli a Roma da impiegare come gladiatori -, corteggiata dal potente e ricco mercante Tessandro, la sua attenzione viene catturata da un uomo, proprietà di Tessandro, denominato "La Bestia" per la sua forza fisica animalesca, per l'aggressività, e Giulia è intenzionata a comperarlo.

Non immagina minimamente la vera identità di questo gladiatore dalla forza fenomenale. ma lo scoprirà presto e le verrà un colpo: La Bestia è niente meno che Raganhar in persona!

Ma com'è possibile che sia ancora vivo e che sia stato fatto schiavo da un essere cinico e crudele come Tessandro?
Quali traversie ha dovuto affrontare, quali e quante sofferenze ed umiliazioni ha sopportato, per essere ridotto in condizioni di schiavitù, con il rischio concreto di morire ucciso da feroci gladiatori o, peggio ancora, sbranato da belve affamate?

Giulia non sa nulla di ciò che Raganhar ha vissuto in quegli anni in cui sia lei che i suoi amici a Roma hanno pianto la sua morte; sa solo che dietro le numerose cicatrici che segnano quel corpo magro ma forte, si nascondono storie ed esperienze di vita vissuta, che hanno reso l'uomo La Bestia arrabbiata che è, l'uomo che sembra non avere più nulla del grande guerriero che era un tempo, e che è divenuto soltanto un corpo da gettare nell’arena contro uomini e belve.

"Nessuna paura abitava più in lui perché aveva guardato in faccia il buio, quello più oscuro e profondo, l’abisso che non tollera né indugi né cedimenti. Da quel buio era uscito, se non vincitore, almeno vivo."

Nella sofferenza della sua prigionia gli è rimasto solo un incontenibile desiderio di vendetta verso coloro che, a suo avviso, l'hanno tradito, tra cui l'amico di sempre Massimo Valerio Messalla.
Il ricordo delle sensazioni provate con e per Giulia sembra essere svanito del tutto e non trovare posto in un cuore indurito dal dolore.
Ma è davvero così? Entrambi hanno chiuso definitivamente il cuore all'amore?

"Da anni stritolava le emozioni escludendole dalla sua vita, persuasa che, in ultimo, l’ostinazione l’avrebbe resa indifferente."

Qualcosa accadrà in quello stadio affollato di gente, in quella città così lontana da Roma, dove la gente si diverte ad assistere a macabri e sanguinosi spettacoli in cui uomini schiavi combattono tra loro o con animali feroci.

Dal primo momento in cui Giulia scopre che La Bestia altri non è che Raganhar, farà ciò che è in suo potere per farlo fuggire e riportarlo a Roma, da sua sorella Ishold e da Massimo, che ancora non si danno pace per la sua morte.
Per liberarlo, la temeraria Giulia è disposta rischiare la propria vita e a farsi nemico l'infido Tessandro.

Forse le tante miglia percorse e la grande sofferenza che l’ha ferita così profondamente, alla fine l’hanno condotta fin lì affinché lei potesse portare a termine la difficile missione di salvare il guerriero germanico?

E anche se cerca in tutti i modi di convincersi che i sentimenti per Raganhar sono sepolti per sempre, il suo cuore e il suo corpo sembrano giocarle brutti scherzi e agitarsi tutte le volte che lui le è vicino.

"Raganhar, Raganhar, Raganhar… Mai, neppure per un secondo, aveva potuto dimenticarlo, così come non aveva potuto dimenticare le emozioni provate tra le sue braccia. La lezione era stata durissima. Aveva compreso che l’amore non è solo un ricordo o un’emozione passeggera. L’amore è molto di più, è un mondo a se stante che vive nel cuore e non nella mente, che resta appiccicato ai sogni, all’esistenza e ogni giorno palpita e non smette di crescere e tormentarti."

E lui, il cupo Raganhar, cosa prova? Davvero nel suo cuore c'è spazio soltanto per la rabbia, il dolore e la vendetta?

Entrambi dovranno fare i conti con loro stessi, con le emozioni che li travolgono quando i loro sguardi s'incrociano, con la passione che sconvolge i loro corpi quando sono vicini.

Giulia è una donna molto pratica, disinvolta e senza pregiudizi, con molto charme;sa come soggiogare gli uomini, che vengono letteralmente rapiti dal suo fascino, dalle sue capacità diplomatiche e il fiuto negli affari; è elegante, raffinata, apprezza il lusso e la ricchezza ma a volte sente un innato desiderio di svago e pace, di allontanarsi, per non essere costretta a fare scelte che potrebbero sconvolgerle la vita o sovvertire il tanto agognato equilibrio. Trovare e creare armonia è sempre stato per lei un obiettivo primario e, a volte, per raggiungere questo stato idilliaco, preferisce rinunciare a un suo bisogno.


"Era Giulia: coraggio e dolcezza, fuoco e pioggia, la prima alba dopo la burrasca, colei che aveva sempre voluto e, per tutti gli dèi, ancora disperatamente voleva."

In amore è razionale e controllata, un po’ per carattere ma soprattutto per il suo tragico passato. Se incontrasse un uomo, quest’ultimo dovrebbe capire come sedurla, come costringerla a dimenticare con l'arte della parola, della seduzione e con carezze e coccole e accendere di nuovo il fuoco e la passione che si nascondono in lei. Ma un uomo così... esiste? Giulia crede di no, ma Raganhar potrebbe farle cambiare idea.


Il principe Raganhar di Gerlach è un uomo intelligente, dinamico, determinato, rifiuta di venire organizzato o dominato. È un egoista perché tutto ciò che gli piace ama possederlo e lotta per quel possesso; ama comandare, risolvere situazioni difficili, prende spesso l’iniziativa ma sa anche accettare i consigli quando capisce che sta sbagliando. 

Dotato di grande energia, è coraggioso e leale verso coloro che ama, incapace di rancori prolungati, attacca frontalmente ogni ostacolo e detesta la menzogna. 
Raganhar protegge sempre le persone che gli sono vicine, corre in loro difesa, eppure non è facile essere suo amico, visto il suo carattere impulsivo e irruente.

Grazie a Giulia, Raganhar rimette piede nella Caput Mundi: finalmente potrà attuare la propria vendetta o il ritrovare i suoi amici e parte della sua famiglia farà sì che nuove consapevolezze si affaccino nel suo cuore?

"Aveva sofferto tanto per amore, ma dopo tanto tempo aveva capito che l’amore non si pretende, si dona e si riceve, e resistergli o incaponirsi è credere che ci sia solo il passato. Lasciar andare è sapere che c’è un futuro. (...) Lo amava. Fu sufficiente a consolare il suo cuore perché la vita può essere capita solo andando indietro, ma deve essere vissuta sempre e solo andando avanti."

Anche questo capitolo della bella ed emozionante serie "Roma Caput Mundi" è un viaggio affascinante nella Roma antica, con le sue usanze, i suoi dèi pagani, i modi di vestire, i commerci, il rapporto servo-padrone, i gladiatori: ogni dettaglio è descritto con tale accuratezza da sentirci totalmente immerse nel contesto; ritroviamo i personaggi che ci hanno fatto battere il cuore nei precedenti romanzi (Rufo, Livia, Aquilato, Ishold...), e con essi il valore dell'amicizia e del sostegno che solo chi ti vuol bene è disposto a darti con gioia.
I protagonisti sono ben delineati, l'Autrice ci lascia entrare nei loro sentimenti, mostrandocene dubbi, paure, speranza, fragilità; mi è piaciuto molto il legame di affetto sincero e solidarietà che unisce questo gruppo di amici, disposto a tutto pur di sostenersi. Le donne emergono in tutta la loro dirompente personalità; altro che donzelle da salvare: sono capaci da sole di buttarsi addosso, con le unghie e coi denti, contro uomini depravati e difendersi dalle loro lussuria malata!
Non posso che consigliare questo libro e, in generale, la serie, perchè Adele è una bravissima autrice, le cui storie emozionano e conquistano il lettore.



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Vi ricordo che con la recensione di questo romanzo si chiude il blogtour dedicato ad esso e che, quanti hanno osservato le poche regole del giveaway per vincere una copia cartacea de Il Barbaro di Roma, possono partecipare all'estrazione.
Avete tempo fino a domani sera (ore 20) per osservare tutti gli step.
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