mercoledì 10 maggio 2017

Recensione: COSE DI COSA NOSTRA di Giovanni Falcone e Marcelle Padovani (RC2017)



La testimonianza vera, lucida, chiara e illuminante di un servitore dello Stato il cui grande lavoro per combattere la Mafia deve restare vivo nella memoria di tutti noi, affinchè del sacrificio di uomini come Giovanni Falcone non resti solamente qualche targa commemorativa nelle piazze o le cerimonie (pur giuste!) tenute una volta all'anno per onorarli, ma si imprima il loro esempio nelle coscienze di ogni cittadino e, ancor più, di quanti hanno il dovere e i poteri per proseguire l'enorme e prezioso lavoro da essi incominciato.


COSE DI COSA NOSTRA
di Giovanni Falcone
(a cura di M. Padovani)





Questo breve libro è la raccolta di venti interviste che la giornalista francese Marcelle Padovani fece al giudice Giovanni Falcone nel 1991, dopo che egli aveva lasciato Palermo; ed è proprio il dottor Falcone, in prima persona, a fornirci dettagliate narrazioni suddivise in sei capitoli, disposti come altrettanti cerchi concentrici attorno al cuore del problema-mafia: lo Stato. 
L'analisi razionale ed ordinata fatta da Falcone parte dalla violenza, dai messaggi e i messaggeri, per arrivare agli innumerevoli intrecci tra vita siciliana e mafia, all'organizzazione in quanto tale, al profitto - sua vera ragion d'essere - e, infine, alla sua essenza: il potere. 

Giovanni Falcone, ancor prima che un eroe - come giustamente noi tutti lo ricordiamo - è stato un servitore dello Stato.
Uomo appassionato, curioso, preciso, serio nel proprio lavoro non privo di ironia e senso dell'umorismo; da queste pagine emerge tutto il suo essere estremamente corretto e rigoroso negli interrogatori a personaggi mafiosi - i famosi "pentiti" -, ai quali non ha mai mancato di rispetto ben sapendo che per poter indagare al meglio nel fenomeno mafia doveva "abbassarsi" al loro livello, cercare di vedere le cose dal loro punto di vista, quasi ragionando con la loro testa, imparando a riconoscere i significati e le finalità di gesti, sguardi, parole enigmatiche, anche dei silenzi.
Ogni particolare di Cosa Nostra ha infatti un preciso scopo e significato, nulla è lasciato al caso, perchè stiamo parlando di un'organizzazione criminale molto complessa e assolutamente ordinata al suo interno.

Falcone era un siciliano illuminista, convinto che lo Stato possa sconfiggere la Mafia ma perchè ciò avvenga deve fornirsi degli strumenti adeguati.

Era un giudice-eroe scomodo che aveva compreso e spiegato perchè la Mafia siciliana fosse logica, razionale, implacabile molto più dello Stato.

Anzi, la Mafia si fa Stato lì dove lo Stato è tragicamente assente, e lo è quando non accetta di riconoscere l'identità specifica del fenomeno mafia, che è quella di un'associazione criminale seriamente organizzata e gerarchizzata.

Falcone esamina importanti aspetti di Cosa Nostra, come le violenze, che nel corso degli anni sono cambiate, nel senso che Cosa Nostra ha saputo evolversi e modificare anche gli strumenti di morte, cercando sempre di scegliere i metodi più facili e meno rischiosi, che non accendessero troppi riflettori sugli affiliati, sui soldati che di volta in volta obbedivano agli ordini, commettendo crimini feroci.

Sin dai primi anni in magistratura, il dottor Falcone si interrogava sulla mafia e questo suo "immergersi" senza pregiudizi nel complicato mondo di Cosa Nostra ha fatto sì che egli divenisse in grado, più e meglio di tanti colleghi scettici, di comprenderne i messaggi e i loro significati, i modi di comunicare, ottenendo di conseguenza la fiducia di tanti "uomini d'onore" pentiti, che non di rado decidevano di rompere con Falcone (e con pochi altri colleghi) quel mutismo ostinato elargito invece in presenza di altri giudici.

Falcone capisce certe logiche interne e questo gli dà modo di condurre indagini ed interrogatori in maniera proficua, raccogliendo informazioni e materiali importantissimi; ad es, un assunto da cui bisogna partire quando si ascolta un uomo d'onore è che egli ha l'obbligo della verità, non può e non deve mentire (se lo fa è perchè o sa che lui stesso è prossimo alla morte o lo è la persona con cui sta parlando, cui quindi non conviene dire la verità) ma anzi deve attenersi rigidamente a tutta una serie di regole proprie della grande famiglia che è Cosa Nostra.

Questa rigida e convinta - quasi "religiosa" - osservanza agli ordinamenti interni dell'organizzazione - e all'obbligo di verità, in particolare - è stata per il giudice Falcone anche una lezione di moralità, per certi aspetti.

"Ho imparato a riconoscere l'umanità anche nell'essere apparentemente peggiore; ad avere un rispetto reale, e non solo formale, per le altrui opinioni."

L'uomo d'onore ha caratteristiche ben precise e un proprio codice morale da cui non deve discostarsi; ad es., i valori della famiglia, il rifiuto del libertinaggio (e di ogni eccesso in generale), della prostituzione, del gioco d'azzardo.
Questo chiaramente non significa che ci sia la benchè minima ombra di bene in Cosa Nostra: essa è un'associazione di mutuo soccorso, dice Falcone, che agisce a spese della società civile e a vantaggio dei propri esclusivi interessi e dei propri membri.

A Palermo la società sana si mescola con quella mafiosa in un modo sottile e non facile da individuare perchè nel tempo Cosa Nostra ha saputo infiltrarsi nelle pieghe della realtà di tutti i giorni, agendo praticamente indisturbata, acquisendo sempre più forza a causa dell'atteggiamento di tanti (in polizia, in magistratura, in politica...) che l'hanno sottovalutata, e là dove la struttura statale vacilla o non c'è proprio, la mafia sa come riempire il vuoto.
In fondo, per dirla in modo "estremo", la mafia manifesta il bisogno di uno Stato, che però è assente e mancante.

Lo Stato è dunque incapace di battere la Mafia?
Falcone è convinto che la mafia non sia eterna perchè è un fenomeno umano, e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà di certo anche una fine.

E' stato interessante leggere, immaginando di "ascoltarle dal vivo", le parole di questo grande uomo e magistrato, dall'ineccepibile rigore professionale, che mostra una conoscenza enorme della materia in oggetto, scandagliandola in ogni suo elemento, nei suoi rapporti con l'imprenditoria, la politica, la droga ecc.
Non si può non provare ammirazione per la sua precisione e la sua memoria nel riferire fatti, nomi, aneddoti, caratteristiche interne di Cosa Nostra, e ancor di più per la sua determinazione nell'andare avanti con le indagini, i processi, gli interrogatori nonostante le difficoltà e gli evidenti motivi di scoraggiamento, in special modo quando ricorda le tante vittime della mafia (tra giornalisti, colleghi e anche uomini politici) che lo hanno preceduto.

Falcone non smise mai di essere consapevole che doveva stare costantemente in guardia perchè la sua lotta contro la Mafia sarebbe terminata con la sua morte, accidentale o meno che fosse.

"Il pensiero della morte mi accompagna ovunque" e la possibilità concreta di essere ucciso era da lui vissuta con una buona dose di fatalismo.

Gli disse il pentito Tommaso Buscetta, prima di iniziare le sue "confessioni" di collaboratore di giustizia:

"L'avverto, signor giudice. Dopo questo interrogatorio lei diventerà una celebrità. Ma cercheranno di distruggerla fisicamente e professionalmente. E con me faranno lo stesso. Non dimentichi che il conto che ha aperto con Cosa Nostra non si chiuderà mai. E' sempre del parere di interrogarmi?".
Sappiamo che Giovanni Falcone non si è intimorito ed ha continuato a portare avanti il suo lavoro.

Mi è venuto un nodo alla gola verso la fine di questa lettura, nel cogliere, nelle dichiarazioni dell'intervistato, la malinconica consapevolezza che Cosa Nostra affonda i propri spietati colpi quando si trova davanti a uomini soli nelle loro battaglie; mi è salita una profonda tristezza sapendo che solo dopo poco tempo il dottor Falcone sarebbe andato incontro alla morte - insieme all'inseparabile scorta e alla sua compagna di vita - in quel dannato giorno del 23 maggio 1992 che sarà ricordato come "la strage di Capaci".


" Si muore generalmente perché si è soli o perché
si è entrati in un gioco troppo grande.
Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze,
perché si è privi di sostegno.
In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato
non è riuscito a proteggere."


Forse è superfluo aggiungerlo, ma è uno di quei libri che vanno letti perchè Giovanni Falcone è uno di quegli uomini che merita di essere conosciuto, ricordato, preso come esempio perchè ha affrontato il nemico guardandolo dritto in faccia, sfidando la solitudine e sempre con la certezza che la vittoria nella guerra contro la mafia è possibile.


Obiettivo n.20 - Un libro sulla mafia

Nuove entrate nella mia libreria (aprile 2017)



Ecco le ultime entrate librose che hanno di recente arricchito la mia libreria!


Il primo libro è un omaggio dell'autrice Elena Ticozzi Valerio, che mi ha gentilmente donato una copia del secondo volume della saga "La stirpe di Inanna", VICTOR, di cui trovate la recensione sul blog.





,
Il secondo libro che vi presento lo desidero dalle scuole medie, da quando ne sentii parlare a proposito del Diario di Anna Frank; l'ho trovato in un mercatino dell'usato e non c'ho pensato due volte a prenderlo: 

SI CHIAMAVA ANNA FRANK di Miep Gies: 
è la testimonianza della segretaria di Otto Frank, che aiutò i rifugiati - Anna e la sua famiglia, i coniugi Van Pels (van Daan) con il figlio Peter, e Franx Pfeffer (Dussel) visitando costantemente l'Alloggio segreto
e procurando ai clandestini generi alimentari ed altro di cui essi avessero bisogno. Nel frattempo, continuò a lavorare presso la Opekta e contribuì così a tenere a galla l’azienda. 

Ultima new entry: un romanzo storico dalla trama accattivante vinto ad un giveaway sul blog di Aquila, "Penna d'oro": 

,
IL MARCHIO PERDUTO DEL TEMPLARE di Giuliano Scavuzzo: 
nella Roma criminale e disonesta di Innocenzo III, sei cavalieri templari, che durante la prigionia in Terra Santa hanno votato l'anima al diavolo, sono pronti a sacrificare due piccoli gemelli e a scatenare l'Apocalisse. 
E mentre il diabolico Lucifuge è alla ricerca di un antico libro, "La chiave di Re Salomone", per compiere una cerimonia, uno dei templari, Shane de Rue, ruba il libro e lo nasconde, poi si priva dei propri ricordi per impedire a chiunque di ritrovarlo. 
Ma le immagini di una battaglia cruenta in Terra Santa continuano a tormentarlo, come una maledizione. 
Solo Lilith, la strega, potrebbe liberarlo dall'anatema che lo ha colpito, ma deve fare i conti con Lucifuge...



E VOI, AVETE RICEVUTO/ACQUISTATO  LIBRI,
DI RECENTE?
I MIEI LI CONOSCETE/AVETE LETTI? ^_^

martedì 9 maggio 2017

Recensione film: AGNUS DEI (Anne Fontaine) // LION. LA STRADA VERSO CASA (Garth Davis)



Due film tratti da fatti realmente accaduti che mi hanno colpito positivamente.


AGNUS DEI


GENERE: Drammatico
ANNO: 2016
REGIA: Anne Fontaine
ATTORI: Lou de Laâge, Agata Buzek, Agata Kulesza, Vincent Macaigne, Joanna Kulig

Siamo in Polonia, nell'inverno nevoso del 1945.
La bella Mathilde è un giovane medico francese della Croce Rossa, che esercita la propria professione assistendo i sopravvissuti della Seconda Guerra Mondiale. 
Un giorno una suora arriva a chiederle aiuto: vuole che la segua perchè c'è qualcuno che ha bisogno di assistenza, altrimenti morirà; inizialmente, Mathilde la manda via suggerendole di rivolgersi all'ospedale per polacchi, ma quando vede che, dopo diverso tempo, la suora è rimasta fuori al freddo, in ginocchio, forse sperando nell'aiuto della Provvidenza, la giovane dottoressa decide di andare con lei.

Viene quindi portata in un convento, dove trova che alcune suore sono incinte...!
Scopre così che le povere monache sono state vittime di atti barbari e inumani da parte di soldati sovietici, che hanno abusato di loro ripetutamente, mettendole incinte.

Nel convento c'è quindi molta tensione, preoccupazione e tristezza diffusa a causa di questi fatti incresciosi: anche se le suore non hanno colpa, comunque vivono lo stato di gravidanza con un profondo senso di vergogna, in quanto il voto di castità è stato violato e tale consapevolezza le fa soffrire.

Come conciliare la fede in Dio con la tragedia che si è abbattuta sul convento?
La fede delle religiose cattoliche è messa a dura prova e non è facile accettare di avere dentro di sè un bimbo che cresce, che nascerà e che è frutto di un'atroce violenza!

La madre superiora, per evitare che le sue consorelle vengano esposte al ludibrio e rinnegate dalla famiglia, le tiene ben nascoste nel convento, in gran segreto, e sa già cosa farà quando i bimbi cominceranno a nascere: li affiderà a quei familiari (delle suore sventurate) che accetteranno di adottarli.

Mathilde si ritrova ad intervenire e a dare il proprio importante contributo in questo tipo di contesto: è giovane, llibera, bella, corteggiata da un collega, ed è atea e comunista; per lei non è semplice comprendere il punto di vista delle suore, non comprende la loro vergogna (di cosa si dovrebbero vergognare, visto che non hanno commesso un peccato, ma hanno subito una violenza?), il loro pudore estremo quando si tratta di farsi visitare, la loro cieca ubbidienza alla madre superiora anche quando questa si intestardisce con decisioni poco condivisibili.

L'unica suora con cui trova affinità è suor Maria, e tra le due si instaura, col tempo, un rapporto di stima e fiducia che permetterà di trovare soluzioni meno drastiche e più idonee al benessere e delle suore e dei nascituri.

E' una storia drammatica che ci trasporta negli orribili e devastanti anni della guerra, in cui si sono consumati tanti abusi su povere anime innocenti; il film ben racconta la sofferenza dovuta non solo allo stupro ma anche alle conseguenze da esso derivanti: la gravidanza e il senso di colpa per aver (seppur involontariamente) offeso Dio; ad essi si aggiunge anche il dolore per un figlio che ciascuna suora non sa se riuscirà ad amare (in virtù della brutta esperienza che egli rappresenta) e, dopotutto, non è neppure chiamata a farlo perchè tanto non lo crescerà mai...
Mathilde rappresenta l'approccio pratico e scientifico al "problema", e la donna mostra molta pazienza davanti ai comportamenti eccessivamente riservati e testardi delle suore nonché tanta determinazione nel volerle aiutare nonostante le (iniziali) reticenze delle religiose, che a un certo punto non mancheranno di apprezzare il prezioso aiuto di Mathilde.

Mi è piaciuto molto: per l'ambientazione, che resta sempre un po' tetra, sia perchè fuori c'è la neve tutto intorno sia perchè dentro al convento è buio e cupo; per la storia in sè, che è dolorosa ma c'è anche un messaggio di speranza, di solidarietà femminile, di forza, di vita che sboccia malgrado la malvagità, la morte; per il personaggio di Mathilde, cui l'attrice riesce a trasmetterci l'idea di una donna forte e sensibile al contempo.


LION. LA STRADA VERSO CASA


GENERE: Drammatico
ANNO: 2016
REGIA: Garth Davis
ATTORI: Nicole Kidman, Dev Patel, Rooney Mara, David Wenham, Nawazuddin Siddiqui.


Saroo è solo un bimbo di quattro anni quando si perde e, trovandosi sul treno sbagliato, finisce a Calcutta, non sapendo più come fare per tornare a casa.

I suoi occhi scuri, profondi, dolci e smarriti mi bucano il cuore e provo subito un'immediata tenerezza per questo piccoletto solo in una grande città, che cerca di farsi strada tra l'indifferenza di tanti adulti, mentre il suo unico pensiero è tornare dalla sua mamma, ritrovare suo fratello Guddu e tornare a casa insieme a lui.

Quando viene ritrovato dalle autorità (dopo aver vagato per le strade della metropoli e aver incontrato anche gente poco raccomandabile), il piccolo Saroo non riesce a spiegare il suo luogo di provenienza e ha in mente soltanto l'immagine della stazione dalla quale era partito. 
Viene inserito in un orfanotrofio e fortunatamente subito adottato da una coppia australiana molto gentile e affettuosa, che lo riempie d'amore e attenzioni.

Passano diversi anni, Saroo è ormai un giovanotto che studia all'università, ha tanti buoni amici, tra cui anche alcuni indiani; proprio durante una cena con essi, un particolare risveglia la memoria di Saroo che, da quel momento in poi, comincerà a ricordare sempre più particolari della sua infanzia, anche solo parole, cibi... e il pensiero di ritrovare la sua casa, la mamma - sicuramente disperata per quel figlioletto scomparso -, comincia ad ossessionarlo.
Così, utilizzando Google Earth, Saroo decide di analizzare una per una tutte le stazioni ferroviarie dell'India sperando di trovare quella giusta...

Le notti insonni, i momenti di scoraggiamento e solitudine - che rischiano anche di allontanarlo dalla sua ragazza - verranno ripagati? Saroo troverà il villaggio poverissimo in cui è nato e soprattutto la sua mamma?

"Lion" mi ha commossa, e non poteva essere diversamente: un bambino così piccolo che per una disattenzione non riesce a tornare a casa, e sulla bocca ha solo il nomignolo con cui chiama la mamma e il suo unico pensiero è tornare da lei, che lo sta aspettando.
Dolcissima Nicole Kidman nel ruolo della madre adottiva: amorevole e comprensiva (anche il marito) verso questo piccolo (e verso l'altro figlio adottivo, un tipetto decisamente probematico..), tanto da accettare senza fare storie la decisione di Saroo di cercare la sua vera famiglia.
Mi ha intenerito e suscitato anche una certa ammirazione la determinazione, la pazienza, la tenacia con cui Saroo cerca di ricordare ogni minimo particolare, i tentativi disperati, attraverso internet, di cercare tra le immagini  quelle dei luoghi che l'hanno visto nascere, con la speranza che alcune di esse gli risultino familiari e gli forniscano anche un minimo indizio...

Sarà che è ispirato a una storia vera, sarà che è fatto bene, sarà che quando si tratta di bambini scomparsi non si può restare indifferenti..., fatto sta che, per quanto mi riguarda, Lion. La strada verso casa è un film molto bello, che emoziona tantissimo.

Recensione: VIKTOR di Elena Ticozzi Valerio ("La stirpe di Inanna" - vol.II)



"Viktor" è il secondo appassionante capitolo della saga "La stirpe di Inanna", cominciato con "Palindra", che anche stavolta riserva al lettore personaggi interessanti, avventura e, tra vampiri e sacerdotesse potenti e pericolosi,  numerose prove da affrontare.


VIKTOR
di Elena Ticozzi Valerio

"Credi in ciò che sei e in quello che vuoi, e nessuno ti potrà fermare".

Palindra Stevenson, dopo aver vissuto un'esperienza tutt'altro che lieta, torna a casa, a Edimburgo, in compagnia di Viktor, consapevole che nulla sarà mai più come prima. 
Il suo amore per l'immortale cosacco si rafforza ogni giorno, ma oscure presenze tramano vendetta e il passato è pronto a chiedere il conto.
Il medaglione - oggetto di interesse nel precedente libro - non è più nelle mani di Palindra (nè tantomeno in quelle del museo in cui lei lavora e dove dovrebbe stare, al sicuro) e i problemi non sono finiti, anzi...: rumori di tamburi di guerra, dal sacro tempio di Inanna, già chiamano a raccolta la stirpe della dea per far vendetta di coloro che hanno commesso un'azione sacrilega: c'è stata una cruenta strage nel tempio delle sacerdotesse di Inanna, a causa di Bogdan (alleato dell'ex moglie di Viktor, Coralie), il quale ha sottratto la tavoletta sacra su cui è inciso il nome di Viktor che, se quest'oggetto venisse distrutto, morrebbe. 

Dietro tutto questo c'è dunque Coralie, desiderosa di vendicarsi di Viktor che, insieme al fedelissimo amico Tybaerius, ha ucciso il marito Cornelius; non solo, ma la donna vuol sacrificare l'ex marito per un'altra importante ragione, legata al proprio figlio, Konstantin.

La guerra tra la stirpe di Inanna e quella immortale di Lilith sembra inevitabile e dev'essere Viktor a fermarla, prima che sia troppo tardi e prima che essa possa arrecare conseguenze gravi sull'umanità intera.
Ma per vendicare la dea, l'uomo deve prima di tutto cercare di restare in vita, evitando che le tavolette col suo nome vengano distrutte.

Fortunatamente Viktor non è solo, ci sono più persone che gli vogliono bene e sono pronte ad aiutarlo come possono, come Tybaerius, col quale condividerà ancora momenti molto movimentati, in cui dovranno vedersela con vampiri alleati di Bogdan, aventi intenzioni cattivissime che metteranno in serio pericolo  gli affetti più cari di Tyberius.

In tutto questo, dov'è Palindra? 
La nostra archeologa dovrà intraprendere un viaggio pieno di insidie e di mistero per salvare la vita all'amato Viktor, circa in quale ha avuto delle terribili visioni.
Ricordo, infatti, che Palindra à una donna speciale: è una lector e la sua persona viene spesso travolta da visioni molto forti ed intense che si riferiscono a tempi, luoghi e personaggi del passato, che però hanno dei legami col presente e che le saranno utili per portare a compimento la sua missione.

In questo secondo capitolo, ritroviamo la tecnica di passare dal presente al passato molto frequentemente: i numerosi flashback intervengono nella narrazione per chiarirci determinati fatti e particolari del presente, e ci conducono dritti dritti nella dimensione dell’Oltre (la Söcietas Dräconum), a Ferä Håurï, la terra dei draghi.

Ritroviamo le caratteristiche tipiche del genere: la presenza di poteri sovrannaturali, dall'immortalità alla telepatia alla manipolazione delle menti da parte dei vampiri, sempre agili, scattanti, con il loro vizietto di allungare i canini e affondarli nel collo del malcapitato di turno per succhiargli fino all'ultima goccia di sangue; ci sono streghe, pozioni, riti antichi e misteriosi, e personaggi inventati si mescolano ad altri realmente esistiti (vedi Alice Kyteler).

Trovo che Palindra sia cresciuta un pochino, come personaggio, rispetto al primo libro: è diventata più consapevole del suo destino, non perchè conosca alla perfezione cosa l'aspetta, tutt'altro: è disposta ad andare incontro a pericoli sicuri dall'esito incerto pur di portare a termine il suo compito, che in questo caso è salvare la vita di Viktor.
Tra i due c'è un forte legame, un sentimento d'amore, che però tra le pagine del romanzo non trova molto spazio, in quanto i protagonisti vivono costantemene avventure che li tengono separati; ecco, sebbene non manchino riferimenti alle emozioni e ai pensieri dei protagonisti, non ho però riscontrato un grande coinvolgimento dal punto di vista emotivo ed empatico con essi, non come avrei voluto, almeno.

A parte questo, a me la saga paranormal di Elena Ticozzi Valerio sta piacendo, perchè trovo che le vicende siano appassionanti e ben raccontate; il linguaggio è ricercato e accurato, consono ai contesti, ai tempi e ai mondi antichi, senza essere pesante o "pomposo", anzi la lettura per me è risultata sempre scorrevole e vivace, nonostante i tanti salti temporali e spaziali, cui l'Autrice ci aveva abituato già nel primo volume.
Ringrazio l'Autrice per l'opportunità di leggere "Viktor"  e lo consiglio, in particolare a chi ama il genere paranormal fantasy; il finale è aperto e ci lascia presagire che ci sarà un seguito.

lunedì 8 maggio 2017

Recensione: LA GABBIA di Luca Spaziani (RC2017)



Buon pomeriggio, cari lettori!!
Finalmente torno sul blog per condividere con voi qualche recensione!

Partiamo da un romanzo che ci parla di amicizia, di rapporti di coppia naufragati, di vite rinchiuse dentro gabbie apparentemente dorate ma in realtà piene di infelicità e frustrazioni; un romanzo che punta sulla voglia di spiccare il volo alla ricerca di un'esistenza piena e gratificante.


LA GABBIA
di Luca Spaziani



Ed. Porto Seguro
Siamo nell'estate del 2015.
Piero, Vanni e Marcello sono tre cinquantenni fiorentini, benestanti, con una buona vita professionale ma non  conun'altrettanto felice vita coniugale.
Sono amici da una vita e si conoscono benissimo; sono sposati e padri ciascuno di un'unica figlia, e tutti e tre stanno vivendo una fase delicata, di piena crisi esistenziale, convinti di vivere dentro una gabbia costruita da loro stessi che si sta rivelando di giorno in giorno sempre più soffocante.
I tre vorrebbero trovare il coraggio per evadere, per buttarsi alle spalle la loro esistenza grigia e piatta, priva di grosse emozioni, ma da anni il pensiero di lasciar moglie e figlia li trattiene.

Eppure, tra loro ce n'è uno che a un certo punto una decisione la prende: è Marcello, la cui vita insieme alla moglie Enrica è oramai un inferno e da un po' sta trovando consolazione nelle braccia della bella spagnola Marisol.
Un giorno l'uomo spiega ai propri cari amici di volersene andare con l'amante e aprire una gelateria in Grecia; Pietro e Vanni, seppur sorpresi e convinti che questa decisione sia un po' azzardata, non si tirano indietro dall'aiutare l'amico, così gli fanno un prestito di svariati mila euro perchè Marcello possa provare a realizzare il proprio sogno e, almeno lui, provare ad essere felice.

Quando Marcello va via davvero, i due - un paio di settimane dopo la sua partenza - scoprono che, invece della gelateria, Marcello ha comprato una barca a vela per fare il charterista nell'Egeo, insieme alla nuova fiamma. 

Amareggiati e delusi, i due amici decidono di andare alla ricerca di Marcello per chiedergli spiegazioni sulle sue bugie.

Ma il viaggio che intraprendono non è solo fisico - sono diretti a Mykonos - bensì anche metaforico, nel senso che i due si decidono finalmente a guardare anch'essi con più onestà nella propria vita - in particolare nel loro rapporto con le rispettive consorti - e a rendersi conto di come questo loro  accettare passivamente il gelo, l'assenza di complicità, di intimità, di amore, l'indifferenza, le litigate... li stia facendo diventare vuoti, infelici, insoddisfatti.
Ok, forse Marcello si è comportato male con loro e Pietro e Vanni sentono di avere il diritto di ricevere una spiegazione..., ma non sarà che è l'unico dei tre che ha tirato fuori il carattere, decidendo di voltare le spalle a questa vita "formato gabbia" di cui si son sempre lamentati ma nella quale hanno continuato a star chiusi?

I due amici quindi partono a loro volta per la Grecia, ma a Mykonos, a causa dell'incontro con tre donne sconosciute, succedono alcuni fatti, imprevisti e violenti, che li porteranno a riconsiderare le loro vite.

Incontrano infatti Elisa e Mariette, due donne anche loro tristi, in cerca di svago da matrimoni non proprio gioiosi e appaganti (per diverse ragioni), e in special modo Vanni conoscerà un'altra donna misteriosa e affascinante, Aline, che lo travolgerà in una serie di eventi non privi di pericolo...

Pietro e Vanni ritroveranno Marcello e potranno confrontarsi con lui? 
Come ne usciranno da questo viaggio spericolato in Grecia: torneranno a "vivacchiare" ciascuno nella propria gabbia opprimente e incolore, accanto a mogli fredde e accigliate, alla ricerca di momenti eccitanti in compagnia di relazioni extraconiugali occasionali ed effimere... o faranno la scelta di prendere in mano davvero e da protagonisti la propria vita, dicendo basta a un imborghesimento e a un conformismo che li sta uccidendo dentro?

Considerazioni.

In questo romanzo, i tre amici protagonisti hanno un'esistenza che potrebbe avere tutti i requisiti per definirsi appagante, ma in realtà così non è perchè quando in famiglia l'atmosfera è cupa, anche tutto il resto di solito ne risente; sì, il lavoro va bene e la loro grande amicizia è un aiuto enorme perchè i tre si confidano, si raccontano scappatelle, problemi, si consigliano, ma questo non basta, perchè quando si torna a casa i problemi sono sempre lì.
Il matrimonio per i tre si è trasformato negli anni nella famigerata "tomba dell'amore", anzi in quella gabbia stretta, piena di finti stereotipi sulla famiglia felice, di paura di fuggire da un tran tran piatto ma comunque rassicurante - perchè noto e al quale ci si è abituati; è una vita in cui non si rischia, non si riesce a porre fine alla frustrazione e non si prendono decisioni importanti.
Insomma, non si vive davvero.
Marcello diventa per i due un esempio di come, se si vuole,si può evadere dalla prigione in cui ci si è infilati; certo, non è semplice, ma proprio andandogli dietro e prendendo le distanze da obblighi e impegni familiari e lavorativi,  Pietro e Vanni si rederanno conto che la libertà non è solo un miraggio lontano, ma è qualcosa di concreto e realizzabile.
La vita non va imbriglita in catene e corde soffocanti, comprendono i nostri amici, perchè questo a lungo andare genera sterilità, ipocrisie, e si finsce per farsi del male, quindi tanto vale mettere un punto a rapporti finiti già da tempo, prendendosi la responsabilità delle proprie scelte.

L'amicizia - e, con essa, la generosità, il desiderio di vedere l'amico felice - sono valori molto forti in questo libro, e certo non si può dire altrettanto della fedeltà coniugale; i tre uomini hanno le loro personalissime idee sull'amore, il sesso, i rapporti uomo-donna, e anche se durante la lettura mi sono sembrati spesso dei buontemponi un tantino egoisti, maschlisti, fissati per il sesso, è altrettanto vero che essi si lasciano andare a diverse considerazioni e riflessioni non superficiali sulla vita, l'amore, il rapporto con i figli, la libertà.
La storia ha un ritmo che, per la maggior parte della narrazione, è scorrevole e privo di novità o particolare suspense, per poi diventare più dinamico quando ci si sposta in Grecia e in special modo nelle ultime battute, quanto Pietro e Vanni, con le tre donne, vivranno qualche ora all'insegna della spericolatezza e dell'imprevisto.
Lo stile di scrittura è come i tre protagonisti: senza ipocrisia e moralismi, schietto, sfacciato (colorito quando si tratta di sesso) e il risultato è un libro dai toni disinvolti che si lascia apprezzare.





Obiettivo n.33 - Un libro ambientato su un’isola
(Mykonos)

Novità Frilli Editori: I RAGAZZI DI PONTE CARREGA di Maria Teresa Valle



Buongiorno, lettori!
Se siete alla ricerca di un romanzo giallo, eccomi qui a segnalarvene uno della Frilli Editori, che finora mi ha sempre piacevolmente stupita.


I RAGAZZI DI PONTE CARREGA
di Maria Teresa Valle







Si tratta della nona indagine della biologa genovese Maria Viani.
Nella prima parte del romanzo ci troviamo nella Genova del 1957. Non esistevano gli smartphone e i giochi elettronici e nei pomeriggi dopo la scuola la riva sotto Ponte Carrega si popolava di ragazzini in calzoni corti con le ginocchia perennemente sbucciate.

Genova, 17 aprile 1970, nei giardini antistanti alla Stazione Brignole durante un comizio di Giorgio Almirante una ragazza viene colpita alla testa da una bottiglia di vetro riempita di terra. Le condizioni gravi la portano ad una drammatica morte.
Genova 1990: Maria Viani sta eseguendo le analisi necessarie per il trapianto degli organi di un donatore, Massimo Ghini, entrato in coma per un colpo di arma da fuoco. 
Le forze dell’ordine hanno stabilito che si tratta di suicidio. Ma è davvero così? Sia l’ex moglie dell’uomo, scarcerato da poco dopo aver scontato una pena per appartenenza a bande armate, che il suo datore di lavoro e amico, non sembrano convinti di questa tesi. 
Anche Maria Viani, compilando un rapporto per il Ministero della Sanità, si imbatte in una strana coincidenza che le fa dubitare di questa presunta verità. 
Non le resta che tentare di convincere l’amico Sergio Cantini, tornato da poco a Genova in veste di commissario, a riaprire l’inchiesta su questa e altre morti. 
Riuscirà la nostra biologa a vederci chiaro o si farà confondere da un pregiudizio? 



venerdì 5 maggio 2017

Segnalazione: LA TENTAZIONE di Fabrizio Peronaci



Cari lettori, questa sera voglio presentarvi un libro particolare, che racconta una storia unica, con due protagonisti di eccezionale forza: una donna ribelle, indomita, determinata a restare accanto al suo uomo a ogni costo, e un frate incapace di scegliere tra passione e vocazione, dilaniato dai sensi di colpa ma innamorato della sua famiglia.
                  


LA TENTAZIONE
di Fabrizio Peronaci


Alla fine del 2015 uno dei più importanti e rispettati ordini religiosi viene travolto da uno scandalo che ruota intorno a numerosi episodi di sesso a pagamento. 
Un giovane frate arriva a comporre un dossier scioccante, destinato a papa Francesco in persona.

Pochi giorni dopo aver portato alla luce questo “scoop”, un giornalista del Corriere della Sera riceve la telefonata di una donna misteriosa: ciò che ha scritto è solo la punta dell’iceberg. Se vuole venire a conoscenza di una storia incredibile, deve recarsi a incontrarla. 

Una storia che oggi quel giornalista, Fabrizio Peronaci, ricostruisce in questo racconto-verità. 
Lei è la Dama Nera, professoressa, vent’anni meno di lui, Eddy, priore dell’ordine dei frati Carmelitani di Roma.
 Il loro amore durerà una vita e ne nasceranno due figlie, da lui ufficialmente riconosciute. Durante il giorno padre di famiglia, per anni Eddy torna a indossare la tonaca, nella notte, per scivolare di nuovo di nascosto in convento. 
Una doppia vita che si complica quando, per ripianare i debiti dell’ordine, alcuni confratelli organizzano un rocambolesco furto d’arte, in cui vengono coinvolti anche la Dama Nera ed Eddy, che finirà sotto processo e in prigione.

Quel quadro, un preziosissimo dipinto fiammingo, non è mai stato ritrovato, e forse questo libro contiene una traccia per riprendere le ricerche… 



Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...