giovedì 7 maggio 2020

Novità Thriller "Dalla parte dell'assassino" di Pietro De Sarlo || "La notte e la neve" di Marco Cirillo



Buon pomeriggio, cari lettori!
Condivido queste due novità thriller che conto di leggere quanto prima.



LA NOTTE E LA NEVE  di Marco Cirillo

La notte e la neve sono tutte e due
Ma una è bianca e l’altra è nera.
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silenziose.

Un thriller psicologico ambientato a Copenaghen, tra i canali annebbiati e i cieli grigi dell’inverno che dura a lungo.
Uno psicanalista e un ispettore entrambi esperti nel loro lavoro si incontrano e si scontrano sullo sfondo di complicati delitti. Pazienti con le loro debolezze, le loro indifese paure, sedute marcate dallo scorrere del tempo, scandito dal ticchettio dei secondi.

Amori celati, amori violenti, rancori radicati nella memoria emergono poco a poco.
Un delicato intrigo di sospettati e personalità diverse che si muovono verso la verità, in un’indagine profonda alle radici della mente umana.



DALLA PARTE DELL'ASSASSINO di Pietro De Sarlo


Brusco, cinico, disilluso. Con il vizio del fumo e la passione segreta dei tarocchi. Innamorato della moglie, intrappolato nelle indagini. 
E questo caso, per il commissario Achille Schietroma del Tuscolano X, è particolarmente ingarbugliato. 
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C’è un serial killer che lascia in giro cadaveri eccellenti, c’è la stampa troppo addosso alla Polizia che sembra non avere elementi per incastrarlo, c’è un misterioso Maestro con la passione per i libri antichi... 
Un unico indizio: la sete di vendetta può avere risvolti inaspettati e pericolosissimi. 

Pietro De Sarlo, con Dalla parte dell’assassino, ha dato vita a un giallo intrigante e dal ritmo serrato che affronta tematiche attuali (la corruzione su più livelli, il sesso in cambio di favori, il potere ottenuto illecitamente, i reati ambientali) delineando un quadro moralmente deplorevole e purtroppo realistico dell’Italia.

Il libro è già in prevendita presso l'editore e sarà in vendita nei consueti circuiti a partire dal prossimo 22 maggio.

mercoledì 6 maggio 2020

Prossima uscita Amazon Publishing: "Non smettere di cercare" di D.S. Butler




Carissimi, vi annuncio la prossima nuova uscita Amazon Publishing: Non smettere di cercare (Detective Karen Hart Vol. 1) di D.S. Butler (LINK).

Il romanzo uscirà il giorno 19 maggio a 4,99€ in eBook e 9,99€ in cartaceo.


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Due bambine scomparse: un caso terribile per la detective Karen Hart
Le piccole Emily e Sian, di dieci anni, sono scomparse da scuola e sembrano svanite nel nulla.
Le famiglie sono disperate e la piccola comunità di Heighington, nella campagna inglese, è sconvolta. 
Le ricerche sono coordinate dalla squadra investigativa locale, guidata dalla sergente Karen Hart e dal suo nuovo superiore, l’ispettore Scott Morgan.
Col passare delle ore l’ipotesi del rapimento si fa sempre più concreta e spaventosa, mentre le indagini iniziano a girare a vuoto e la situazione di Karen si complica. 
C’è l’ispettore Morgan, che sembra non apprezzare le sue intuizioni investigative e vuole fatti concreti. E ci sono quei tragici fantasmi del passato, che ormai da anni popolano i suoi incubi peggiori. 
E poi c’è un ultimo tormento: la sparizione di una giovane donna diciotto mesi prima, un altro caso di probabile rapimento che Karen non è mai riuscita a risolvere.

C’è un legame tra quel mistero e il dramma delle bambine scomparse? O si tratta solo dell’ennesima fissazione della tormentata detective? È davvero possibile che nella tranquilla campagna del Lincolnshire si nasconda un pericoloso predatore seriale?


L'autore
D.S. Butler è un’autrice inglese di gialli e thriller psicologici. È una scienziata biochimica ed è stata anche ricercatrice a Oxford e in Medio Oriente, ma la sua passione per i romanzi polizieschi e mistery l’ha progressivamente allontanata dal mondo della scienza per farne una scrittrice a tempo pieno. Vive con il marito nel Lincolnshire, proprio dove sono ambientate le storie della detective Karen Hart.



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martedì 5 maggio 2020

Le mie nuove letture (maggio 2020)



Vi presento le mie nuove letture:


IL CASALE di Francesco Formaggi (Neri Pozza, 239 pp)

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L'estate è asfissiante, Francesco è pigro e vorrebbe restare in città, ma Giulia non sente ragioni e lo costringe a partire per una settimana di vacanza al casale di campagna della zia Ester.
Stanno insieme solo da qualche mese e il loro rapporto è ancora pieno di slancio, ma quando Giulia allunga i piedi nudi sul cruscotto e Francesco si accorge che ha gli alluci orribili, quasi deformi, è come se il mondo gli crollasse addosso: prova una tale repulsione che perfino il pensiero di far sesso con lei gli diventa impossibile.
Da quel momento in poi, come un sassolino che rotola a valle fino a diventare una valanga, tutto ciò che a Francesco accade nel casale sembra la conseguenza disastrosa di quella deformità.
Come quando scopre che qualcuno si è messo a sterminare le galline, o che la zia Ester ha una vita notturna segreta, o che dietro il dito mozzo di Mario, il custode, si nasconde forse un misfatto inconfessabile e, ancora, dietro i modi timorosi della domestica Clara, insieme alle paure di una donna schiavizzata, si cela un insospettabile animo poetico.
Francesco intuisce che al casale, nascosta da comportamenti rigorosi e aristocratici, si sta preparando una sciagura.
E quando si renderà conto di trovarsi al centro della scena in cui si scateneranno gli eventi, sarà ormai troppo tardi per tornare indietro. Dovrà guardarsi dentro, riconoscendo l'abisso che si apre tra ciò che ha creduto di essere e ciò che è realmente.



IL VANGELO EBRAICO di Daniel Boyarin (Castelvecchi Ed., 182 pp)

Nel luglio del 2008 il "New York Times" pubblicava in prima pagina la notizia del ritrovamento di
un'antica tavola ebraica, risalente a prima della nascita di Cristo, che riportava una profezia: l'annuncio di un Messia che sarebbe risorto tre giorni dopo la morte. 
È solo uno dei tasselli con cui Daniel Boyarin, fra i più importanti talmudisti viventi, ci spiega perché la storia del Nazareno non rappresenta, come da secoli si ritiene, un momento di rottura con il senso religioso ebraico. L'idea di un'incolmabile scissione teologica tra cristiani ed ebrei, diffusa tanto da una parte quanto dall'altra, dimentica una natura comune profondamente e radicalmente unitaria. Gesù era un ebreo osservante, un ebreo che mangiava kosher. 
Si era presentato nel modo in cui molti ebrei si aspettavano che facesse il Messia: un essere divino incarnato in un corpo umano. All'epoca dei fatti, del resto, la questione non era "Giungerà il Messia?", ma solo "Questo falegname di Nazareth è Colui che aspettavamo?". 
Alcuni credettero di sì, altri di no, e oggi noi chiamiamo il primo gruppo cristiani e il secondo ebrei, anche se, in principio, le cose non stavano così. 
Operando una sorprendente rilettura del Nuovo Testamento e avvalendosi delle più recenti scoperte e delle Antiche Scritture, Il Vangelo ebraico risale alle origini di una divisione millenaria che oggi, secondo Boyarin, dobbiamo avere il coraggio di capire e superare, andando oltre le convenzionali semplificazioni della Storia.

domenica 3 maggio 2020

Recensione: IL PERSUASORE di Mark Billingham



Nella medesima sera, in due punti diversi di Londra, due donne vengono uccise allo stesso modo. Il geniale e scomodo detective Tom Thorne conclude che gli assassini cui dare la caccia sono due, uno metodico, freddo e controllato, l'altro succube e remissivo. Due killer che vanno assolutamente fermati.



IL PERSUASORE
di Mark Billingham


Ed. Piemme
trad. S. Nobile
459 pp
4.90 euro
C'è un assassino che si aggira per le strade di Londra: le sue vittime preferite sono giovani donne, che lui strangola e uccide senza pietà, e nulla lo ferma, neppure la presenza di un eventuale figlio piccolo che assiste a una tale mostruosità.
Donne che spesso vengono ammazzate ad orari non troppo distanti l'uno dall'altro ma in posti della città lontani.

Inizialmente, di fronte ad omicidi compiuti con modalità simili, la polizia non aveva avuto dubbi: un'unica mano assassina uccide due volte nell'arco della stessa giornata. 

Eppure non tutti coloro che indagano su queste tragiche morti sono d'accordo con la teoria di un unico assassino.

Tom Thorne, geniale e scomodo detective della squadra investigativa, è uno di questi.
Qualcosa non quadra in quel terribile schema di morte, per cui le sue perplessità convergono in una inquietante ma sensata ipotesi: gli assassini potrebbero essere due. Due persone che uccidono in sincronia, allo stesso modo, nello stesso tempo. 

Evidentemente i due sono in stretto contatto e riescono ad organizzare gli omicidi in modo che risultino quasi contemporanei, compiendo una sorta di macabro gioco.

Per Thorne, quel caso diventa ben presto una vera e propria ossessione. 
Non riesce a darsi pace al pensiero che delle povere donne possano essere strappate alla propria vita, ai propri affetti... per mano di un essere sadico e che la polizia non sappia che pesci pigliare, che non si abbia una pista da percorrere.

Ma se è vero che sono in due ad agire, ci sarà pure un momento in cui almeno uno di essi farà un errore, anche piccolo... ma che apra uno spiraglio nelle indagini.
Ed infatti, succede.

Perché sì, è vero che i due killer sono accomunati da uno stesso modus operandi, ma le autopsie sui corpi delle vittime rivelano particolari importanti, che lasciano capire come gli assassini abbiano una personalità molo differente e quasi sicuramente uno è più cinico e spietato dell'altro.

Lo sviluppo delle indagini frenetiche e meticolose condotte da Thorne - supportato da Sarah McEvoy e Dave Holland - si alterna alle brevi narrazioni riguardanti i due assassini, con i quali non solo diamo un'occhiata al loro presente, ma anche al passato: attraverso alcuni flashback, infatti, sappiamo che i due killer si conoscono da molti anni in quanto sono stati compagni di scuola e amici.
Tra loro si è instaurato da subito un rapporto stretto ma molto strano, sbilanciato, in cui uno comanda, è forte, cattivo, calcolatore, mentre l'altro è un debole, un vigliacco che si limita a eseguire degli ordini. 

In questo duo mortale, c'è il vero assassino, quello davvero pericoloso, che sa come scegliere i propri "burattini", da persuadere affinchè facciano ciò che vuole lui.

Non sarà facile per Tom Thorne arrivare a fermare il persuasore e la serie di omicidi che continua a sporcare di sangue Londra; gli ostacoli saranno davvero molti, sia perché il serial killer è scaltro, sia perché a volte ci sono nemici difficili da individuare in quanto si insinuano lì dove non ci si sarebbe aspettati, cioè "dentro casa".
Inoltre, essendo le idee e le piste proposte da Thorne "rischiose" dal punto di vista dei suoi superiori, non troverà in loro un grande sostegno, ma se c'è una cosa che lo contraddistingue quella è la testardaggine, e prima o poi - non senza errori - raggiungerà i propri obiettivi.

"Il persuasore", ambientato nei primi anni del Duemila con incursioni nella metà degli anni '80, è un thriller "classico" in tutti i sensi, caratterizzato da un buon ritmo narrativo e con una "caccia al mostro" interessante e sufficientemente coinvolgente: il protagonista è il tipico ispettore dotato di un "bel caratteraccio", capace di farsi più odiare che amare, con una vita privata turbolenta e non proprio felice, ma è al contempo caparbio, intelligente, si butta a capofitto in un'indagine e non gli importa di perderci il sonno o le stellette sulla divisa pur di raggiungere i risultati sperati.
L'antagonista ha anch'egli tutte le peculiarità proprie del serial killer malvagio, crudele, privo di pietà, terribilmente furbo, che fa "il proprio lavoro" facendo attenzione a non lasciare tracce. 

Se piace il genere, può essere una lettura gradevole.


sabato 2 maggio 2020

Bilancio di letture - Aprile 2020



Eccomi con le mie letture della quarantena di aprile ^_^





  • FEBBRE di J. Bazzi. Scoprire a trent'anni di essere sieropositivo: in queste pagine c'è il racconto diretto e onesto della scoperta della malattia da parte dell'Autore, che si alterna alla storia della sua vita, in cui il protagonista ci parla di sè, della sua famiglia, del luogo in cui è cresciuto e di tutto ciò che ha contribuito a far di lui l'uomo che è.
  • REAZIONE MORTALE di D. Boyd: un avvincente giallo ambientato nel mondo delle corse dei cavalli e delle scommesse; ad indagare sull'assassinio di un giovane stalliere c'è un ispettore caparbio e dall'intuito formidabile, coadiuvato dall'agente Jane, collega e compagna di vita.
  • AL DI LA' DELLA NEBBIA di F. Cheynet e L. Schina: nella cupa atmosfera di una giornata d'autunno di fine Ottocento, tre uomini, accomunati dal desiderio di ricchezza e da segreti nascosti nei meandri delle loro coscienze, salgono su un treno che viaggia nella notte, attraversa una tetra campagna inglese, e che li conduce verso le zone più torbide dell’animo umano, lì dove risiedono le debolezze e le colpe più gravi, quelle che si cerca di nascondere e che rivelano la propria natura ipocrita e ambigua.
  • BULL MOUNTAIN di B. Panowich. Le pagine di questo bellissimo romanzo trasudano di amore per la propria terra, ma non sempre questo amore è benefico: quando esso si tramuta in un senso di appartenenza primitivo, belluino e prepotente, rischia di divenire "malato" e quella stessa terra, invece di essere sinonimo di vita e legami famigliari, si sporca di sangue e di morte, divenendo velenoso.
  • TRAFFICI NOTTURNI di B. Eisler. Cambiare nome, vita, Paese e sperare, così, di neutralizzare i demoni del passato. Ma se c'è un segugio fedele quello è proprio il passato, e più è doloroso, più ti resta attaccato alla schiena come un giogo tutt'altro che leggero. E se per liberartene fosse necessario attuare la più spietata delle vendette?
  • RAGAZZI DI ZINCO di S. Aleksievic. Sono i racconti di reduci e invalidi della guerra afghana, di vedove e madri dei caduti. Fedele al proprio assunto di indagare “l’anima delle persone” a tutto campo e di prestare orecchio ai racconti di tutti, l'Autrice apre il triste velo su una delle più grandi tragedie della storia sovietica: la guerra in Afghanistan tra il 1979 e il 1989.
  • MEMORIES - CHI AMA NON DIMENTICA di A. Carullo. Quanto può essere imprevedibile la vita? Può percorrere sentieri che non avremmo mai immaginato, può procedere diritta o prendere curve pericolose, dietro le quali si nascondono sorprese, e non sempre belle.Ma è proprio questa sorta di precarietà, la difficoltà di fare piani a lungo termine che rende la Vita l'avventura incredibile che è.



Sul podio vanno sicuramente queste tre: Febbre perché è un racconto di vita vissuta che mi ha coinvolta molto emotivamente; Ragazzi di zinco, che "sbatte in faccia" la crudeltà e la barbarie della guerra; Bull Mountain per le vicende famigliari e umane narrate in un contesto- rurale, agricolo, selvaggio - che mi ha affascinato.


Attualmente ho  in lettura:


  • IL PERSUASORE di Mark Billingham, un thriller classico di cui sto giungendo alla fine;
  • IL VANGELO EBRAICO di Daniel Boyarin.



FILM che mi son piaciuti:


  • L'immortale, che si concentra su uno dei personaggi principali di Gomorra La Serie, Ciro di Marzio, un uomo complesso e dalle mille sfaccettature;
  • L'uomo del labirinto: il thriller al cardiopalma di Carrisi, tratto dal suo romanzo;
  • Ben is back: la storia di una madre che cerca in tutti i modi di aiutare il figlio tossicodipendente.



La citazione del mese è del compianto Luis Sepùlveda:

"La lettura è la forma migliore per confrontarsi con il mondo. 
Ti arma di qualcosa, ti fa bene, ti rende più libero".



venerdì 1 maggio 2020

Recensione: REAZIONE MORTALE di Damien Boyd



Un avvincente giallo ambientato nel mondo delle corse dei cavalli e delle scommesse; ad indagare sull'assassinio di un giovane stalliere c'è un ispettore caparbio e dall'intuito formidabile, coadiuvato dall'agente Jane, collega e compagna di vita.


REAZIONE MORTALE
di Damien Boyd


Amazon Pub.
224 pp
trad. R. Maresca
Aprile 2020
L'ispettore Nick Dixon è stato da poco dimesso dall'ospedale, dopo aver subito un intervento alla spalla in seguito ad un'aggressione nel corso di un'operazione di polizia.
Si sta godendo una cenetta informale con l'agente Jane Winter (sua compagna) e l'amico (nonché anatomopatologo) Roger Poland.
Ma non c'è verso di star tranquilli: proprio quella sera, nel locale, un giovanotto irruento e nervoso attira l'attenzione dei tre mentre inveisce contro il padre; per evitare problemi e risse, Nick prova a calmare il ragazzo, scoprendo che si chiama Jon Woodman e che ha appena perso un fratello, Noel.
Questi è morto presumibilmente in modo accidentale a causa dei calci infertigli da un cavallo molto aggressivo, di cui si occupava in quanto stalliere.
Ma Jon è convinto che suo fratello sia stato ucciso, perchè gli aveva confidato, tempo prima, che di lì a poco avrebbe spifferato verità scomode che avrebbero sollevato un polverone.

In seguito ad uno spiacevole episodio di cui Jon è ancora protagonista, e nel quale rischia di far del male ai suoi famigliari, Dixon si vede spinto a riaprire il caso di Noel Woodman, aspirante fantino sfortunato.

E se il fratello avesse ragione e Noel non fosse stato ucciso accidentalmente da un cavallo poco addomesticabile?

L'ispettore non si perde in chiacchiere e, accompagnato da Jane, comincia subito ad andare in giro a far domande, a cominciare da coloro che lavoravano ogni giorno con Noel, come ad es. l'allenatore dei cavalli di cui si occupava Noel , il signor Hesp.
L'uomo si dimostra da subito piuttosto reticente nel rispondere alle domande, e lo stesso dicasi per la proprietaria del maneggio, la signora Georgina Harcourt, anch'ella un po' sospetta e fin troppo guardinga negli atteggiamenti.

Intanto, il dottor Poland, nel corso dell'autopsia e grazie alle acute intuizioni di Nick, conferma che non è stata una morte accidentale: Noel Woodman è stato assassinato.
La precedente autopsia (troppo frettolosa) aveva attribuito i segni sul corpo del cadavere agli zoccoli del cavallo incriminato, Westbrook Warrior, ma in realtà Dixon e Jane scoprono velocemente che non solo Noel è stato colpito con qualcos'altro (di simile ma non uguale), ma che non è morto nella stalla del cavallo, bensì in un posto diverso del maneggio.

Nixon si ritrova ben presto a cercare la verità - chi e perchè ha fatto fuori il ragazzo? - all'interno del complicato circuito delle scommesse sui cavalli, alcune delle quali non proprio legali.
Come se non bastasse, a complicare la faccenda - col rischio di confondere la ricerca del colpevole - ci si mette una banda di criminali albanesi.

Insomma, come spesso accade agli ispettori che fanno fin troppo bene il proprio lavoro, Nick si accorge che si sta incamminando sempre più su un terreno minato, conferma che gli arriva quando qualcuno si intrufola di notte in casa sua per dargli una lezioncina e intimargli di non impicciarsi in certi affari, se non vuol fare una brutta fine...

Non che Dixon si lasci spaventare come un poliziotto alle prime armi, però una cosa è chiara e imprescindibile: per arrivare all'assassino bisogna comprendere il movente e, ancor prima, scandagliare nella vita privata del morto, che sarà pure stato un fantino eccellente (l'unico che riusciva ad interagire con l'indomabile Westbrook), ma non era proprio uno stinco di santo, e qualche "vizietto" pericoloso ce l'aveva pure lui.
E di certo, questi vizietti non li praticava da solo...

Benché senta ancora le conseguenze fisiche e psicologiche del suo ultimo caso, l’ispettore Nick Dixon si getta a capofitto in un mondo torbido fatto di scommesse truccate e traffici sospetti, dove le persone sono disposte a fare qualsiasi cosa pur di mantenere i loro segreti e il loro status.

Tra tè e caffè a fiumi, tra interrogatori a sorpresa e giusto qualche puntatina alle corse per capirne il meccanismo, Nick - grazie al lavoro con il suo piccolo ma efficientissimo team - arriverà alla verità, non senza intoppi e qualche altro cadavere per via... 

Mi è piaciuto questo giallo perchè ha una narrazione snella e scorrevolissima, un ritmo scattante e, pur non essendo un'indagine al cardiopalma che fa trattenere il fiato, è stato davvero molto piacevole seguirla in quanto il protagonista è un ispettore intelligente, che sa fare bene il proprio lavoro, testardo al punto giusto, in pratica non ho potuto non trovarlo simpatico e arguto nel modo di condurre gli interrogatori, nelle intuizioni che man mano gli sopraggiungevano, inviandolo in una direzione piuttosto che in un'altra.

Ammetto di averlo iniziato con un po' di reticenza, dovuta all'ambientazione delle corse dei cavalli, argomento che non mi attira per niente; e invece - pur continuando a non capirci granché e a non considerarlo interessante - la lettura è proceduta col giusto coinvolgimento.

Consigliato a chi ama i gialli ma anche a chi non ne è un fan sfegatato ma cerca un libro leggero, gradevole e rilassante.

mercoledì 29 aprile 2020

Recensione: AL DI LA' DELLA NEBBIA di Francesco Cheynet e Lucio Schina



Nella cupa atmosfera di una giornata d'autunno di fine Ottocento, tre uomini, accomunati dal desiderio di ricchezza e da segreti nascosti nei meandri delle loro coscienze, salgono su un treno che viaggia nella notte, attraversa una tetra campagna inglese, e che li conduce verso un unico destino.
Il loro viaggio - in cui la dimensione paranormale si confonde con quella reale - li condurrà dritti verso le zone più torbide dell’animo umano, lì dove risiedono le debolezze e le colpe più gravi, quelle che si cerca di nascondere e che rivelano la propria natura ipocrita e ambigua.



AL DI LA' DELLA NEBBIA
di Francesco Cheynet e Lucio Schina



Segreti in giallo edizioni
212 pp
"Quando la nebbia è così fitta, capita che qualche particolare sfugga agli occhi".

Siamo in Inghilterra e in una sera d'autunno fredda e nebbiosa, tre uomini si ritrovano a vivere la più terrificante delle esperienze; qualcosa che neppure nei loro più fervidi sogni avrebbero potuto mai immaginare di vivere.

E' il 14 novembre 1885 e il giovane avvocato Edward Jenkins, Angus Cullen (consulente finanziario) e Victor Cooper, giovanotto scapestrato che ha dilapidato la fortuna ereditata dal padre, si apprestano a partire per una località sconosciuta.
Sulla banchina della stazione ferroviaria di Skegness, attendono un treno che li porterà in una piccola città di nome Fault City, di cui essi non hanno mai sentito parlare.
Ma poco importa: ciò che li spinge a prendere il treno è più forte di qualsiasi dubbio o perplessità. 
I tre uomini, infatti, hanno ricevuto un invito (il medesimo per tutti loro) nel quale, in cambio di denaro, sono chiamati a raggiungere una ignota residenza a Fault City per poter assumere un incarico che porterà loro guadagni interessanti.
Non si dice altro, non c'è la firma del committente; ci sono alcune scarne indicazioni su cosa succederà una volta giunti in paese e poi... null'altro.

Si può accettare un invito così enigmatico senza neppure provare ad informarsi su chi ci sia dietro?
A quanto pare sì, se si è mossi dalla brama di dare una svolta alla propria esistenza e di far soldi, se ce ne sono le possibilità.

«Ogni strada non percorsa, ogni tentativo rinunciato è il preludio a una vita monotona, un’esistenza piatta che rappresenta il peggior male possa capitare a un uomo.»


Jenkins, Cullen e Cooper non si sono mai incontrati prima, sono dei perfetti sconosciuti, accomunati però da questa prospettiva di chiudere il più importante affare della loro vita. 
Certo, tanti sono gli interrogativi, zero le risposte e diverse le supposizioni, ma è inutile lambiccarsi il cervello su qualcosa che diverrà chiaro solo una volta giunti a destinazione.

Ci viene raccontato qualcosa di questi tre uomini: sono dei gentiluomini che finora hanno ricercato il successo e il danaro, non hanno esitato a concedersi piaceri e libertà, chi mantenendo la propria facciata di rispettabilità, ostentando magari la propria devozione religiosa, chi lasciandosi guidare dal sangue freddo e un invidiabile raziocinio, e chi, dopo essersi giocato i propri beni e il rispetto per se stesso, ha finito per rendersi schiavo delle droghe.

Ma ormai ciò che è stato, è stato: basta pensare al passato, proiettiamoci verso ciò che ci attende: pensano essi mentre sono seduti al bar del vagone ristorante e trangugiano brandy, chiacchierando tra loro, prima con diffidenza e un pizzico di superiorità l'uno verso l'altro, poi con più scioltezza.

"Si trattava di un gioco che di un gioco che all’apparenza non aveva nulla di pericoloso ma che, riflettendo, poteva riservare qualche sgradita sorpresa da un momento all'altro.Ogni nuovo accadimento, anziché fornire risposte  soddisfacenti, intrecciava ancora di più una matassa formata da nuovi interrogativi".

La loro serenità va man mano, però, affievolendosi.
Possibile che su quel treno ci siano solo loro come passeggeri?
Il loro committente è così ricco da potersi concedere un tale lusso?

Una cosa è certa: questi tre passeggeri si ritrovano a godere i privilegi della prima classe, e l'eleganza che caratterizza i vagoni e le cabine a loro destinati, solleticano la vanità di ciascuno.

L'euforia per l'invito ricevuto - e ciò che esso significa in termini di gratificazione personale ed economica - comincia a cedere il passo a un senso di indefinita inquietudine, che avvertono insinuarsi nel loro cuore e che non riescono a tenere a bada nemmeno con l'alcool.

Anzitutto, ben presto si rendono conto di un'altra presenza: un uomo di nome Mr Ferry è anch'egli sul treno e, seppure attraverso risposte molto vaghe e ambigue, i tre comprendono che è colui che sta controllando il loro viaggio per assicurarsi che gli invitati giungano a Fault City, secondo gli accordi.

La surreale serata si colora di sfumature cupe e paurose una volta entrati ciascuno nella propria cabina per concedersi qualche ora di sonno: una volta soli, durante la notte, le sensazioni e i pensieri dei passeggeri subiscono delle alterazioni, delle inspiegabili "suggestioni" di cui essi stessi sono protagonisti.
Tra presunte allucinazioni visive e uditive, sogni ad occhi aperti ed incubi terribili, i tre viaggiatori si ritrovano a vivere esperienze al limite della realtà, inseriti in scenari sinistri, tenebrosi, che li spaventano e che essi si convincono essere frutto dell'immaginazione o di un sogno troppo vivido.

Ma è davvero così?

Fuori, oltre i vetri di quel treno che corre nella notte, attraversando una campagna scura e sconosciuta, c'è la nebbia, ma la vera foschia e il vero buio sono nella loro mente, ed essi divengono, col trascorrere delle ore buie, coscienti di come gli inganni percettivi di cui sono preda stanno facendo emergere qualcosa che avevano relegato nell'inconscio e che essi stavano cercando di dimenticare.

La sensazione di pericolo imminente che i tre uomini provano via via che si avvicinano a Fault City, e in seguito agli stranissimi episodi allucinatori di cui sono vittime, è tanto più minacciosa quanto più è indefinibile, non attribuibile a cause razionali.

Ma cosa li attende realmente in quell'oscura cittadina? Chi ha sadicamente organizzato questo viaggio spaventoso, che si sta rivelando una trappola mortale?
E chi è davvero il bizzarro e criptico Mr Ferry: una sorta di traghettatore di anime dannate destinate all'inferno?

L'avventura dei tre gentlemen continua una volta scesi dal treno, e ciò che li aspetta sarà solo il prosieguo di un grande incubo in cui dovranno - per loro sfortuna - fare i conti con loro stessi, con le colpe e gli errori commessi e che chiedono a gran voce espiazione e giustizia.

"Al di là della nebbia" è un fantasy con sfumature noir ambientato in un’Inghilterra Vittoriana dalle atmosfere cupe, gotiche, surreali e fitte di mistero, come fitta è la nebbia autunnale che avvolge tanto la campagna inglese quanto la mente alterata dei tre, protagonisti di esperienze, potremmo dire, "extrasensoriali".

Le descrizioni dell'ambientazione (la villa mastodontica isolata, che compare all'improvviso, la cui mole e i cui contorni spettrali si stagliano nel cielo scuro; personaggi secondari che paiono burattini senz'anima; odori forti e disgustosi, rumori sospetti, presenze agghiaccianti e sinistre), questo treno che non fa mai fermate in stazioni intermedie, il macchinista che non si vede, porte che scompaiono e riappaiono: tutto contribuisce a indirizzare chi legge verso sensazioni di terrore, creando l'aspettativa che di lì a poco, durante la lettura, succederà qualcosa di cruciale e di spaventoso per i tre uomini.

Supportato da un linguaggio accurato e da uno stile molto fluente, il romanzo ha tutte le caratteristiche per catturare l'interesse del lettore, che si trova ad essere spettatore - in un mix di realtà e la fantasia - di un viaggio pieno di incognite, che ha come destinazione ultima l'esplorazione della natura umana, con tutti i suoi segreti inconfessabili e terribili.

I tre individui - che finora hanno vissuto ignorando la distinzione tra il Bene e il Male, ciò che è giusto da ciò che non lo è, sentendosi i padroni assoluti del proprio destino, comportandosi come se non dovessero mai rendere conto delle proprie azioni - sono giunti forse al capolinea: le ambiguità e i lati oscuri presenti nella loro coscienza verranno allo scoperto, così come la consapevolezza di come non si possa sfuggire per sempre alle proprie colpe e responsabilità, anche quando si trovano giustificazioni, anche quando un tribunale umano dà l'assoluzione o agli occhi della società si è persone ragguardevoli.

Ringrazio gli Autori per avermi dato l'opportunità di leggere questo romanzo, di cui vi consiglio la lettura, tanto più se amate le atmosfere dark e questo genere di ambientazione.

lunedì 27 aprile 2020

Segnalazioni editoriali - aprile 2020




Novità editoriali di diverse case editrici: ce n'è per tutti i gusti, dalla narrativa alla raccolta di racconti, dal saggio d'attualità al thriller.


NON C'ERO MAI STATO di Vladimiro Bottone (Neri Pozza, 400 pp, 20 euro, Febbraio 2020).


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Ernesto Aloja è un ex editor, che dopo aver passato l’intera vita professionale a correggere i romanzi degli altri, è tornato a Napoli, il luogo dei suoi traumi giovanili.
La sua routine - fatta di psicofarmaci ed amanti innocui - è spezzata dall’arrivo di un dattiloscritto: un romanzo autobiografico che narra di esperienze disordinate e promiscue.
Incontra l’autrice, Lena Di Nardo, una trentenne magnetica e disturbante. I due iniziano ad incontrarsi e Lena conduce l’editor in un mondo per lui estraneo, dove la fa da padrona la sessualità usa-e-getta dei coetanei di lei, consumata durante notti in discoteca a base di alcol, sostanze e indifferenza per il senso del limite che ha improntato tutta la vita di Aloja. 
La destabilizzazione psicologica dell’editor, poi, è accentuata da telefonate anonime e da strani episodi di cui la sua allieva è vittima. Troppo tardi Ernesto ha la sensazione di essersi avventurato in territori dove non era mai stato.
Al fondo di questa discesa agli Inferi, una doppia rivelazione, spietata come ogni verità rimossa.


AMORI ELUSIVI di Fabio Zuffanti (Les Flâneurs Edizioni, 122 pp, 12 euro).

Un libertino incallito decide di costruirsi una famiglia modello ma si trova a fronteggiare una donna dalla personalità multipla.
In questi racconti surreali, in cui il sentimento amoroso non ha mai occasione di sbocciare completamente, l’autore descrive con delicatezza i paradossi e il lato più grottesco delle relazioni umane, che provano a funzionare ma che inciampano costantemente nella propria imperfezione. 
Una galleria di personaggi e di storie, di frammenti di vita quotidiana, si snoda con infinite sfumature fra il realistico e il fantastico, mostrando, con uno sguardo ironico e malinconico, istantanee del nostro tempo effimero e dell’illusorietà delle cose umane.


LA FESTA DI MATRIMONIO di Adriano De Gregorio (Algra Editore, 232 pp, 15 euro).

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Il commissario Battaglia sta indagando su un misterioso omicidio e si imbatte in una vecchia corrispondenza d’amore. 
Battaglia, a causa di una promessa fatta, prende a cuore la vicenda delle lettere e decide di scoprire chi erano i giovani amanti e cosa stavano progettando. 
Si tratta di Hans e Libera. Hans è un giovane della DDR che, tre giorni prima della costruzione del muro di Berlino, riesce a scappare da Berlino Est. 
Libera è una giovane siciliana che si trasferisce a Milano per studiare Filosofia; qui entra in contatto con alcuni operai della Pirelli e con gli ambienti rivoluzionari dell’estrema sinistra.



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OMBRE DAL PASSATO di Mauro Mogliani (Leone Editore, 173 pp, 11.90 euro).

Il corpo di Gionata Pennesi, dato per scomparso dal fratello, viene ritrovato tra i resti di un vecchio casolare crollato. L'ispettore Nardi, ancora costretto a fare i conti con il proprio passato, si occupa di condurre le indagini di un caso tutt'altro che semplice.  
Pochi giorni dopo, infatti, ecco una nuova vittima, sepolta tra le macerie di una vecchia casa di campagna, nelle stesse condizioni della prima. 
Nardi non esclude quindi che possa trattarsi di un serial killer, mosso non da una casuale furia omicida ma da un desiderio irrefrenabile di vendetta.




SULLE ORME DEL MASSONE vol.1 di Thomas Moreau (Segno Ed., 325 pp, 25 euro).

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Lo scopo di quest’opera, che non tratta di alcuna teoria cospirativa ma piuttosto di accertate inquietanti realtà, è quello di permettere al lettore comune, ma maggiormente al cristiano, di raggiungere la consapevolezza necessaria a potersi difendere dai pericoli subdoli e nefasti della massoneria, ma anche di intraprendere un percorso utile ad apprendere cosa sia e quali ideali promuova la (contro)chiesa, mettendo così a fuoco, in maniera del tutto inedita e chiara, i meccanismi che regolano le strategie e le azioni massoniche che la setta impiega per asservire e soggiogare il mondo profano.

domenica 26 aprile 2020

Recensione: FEBBRE di Jonathan Bazzi



Scoprire a trent'anni di essere sieropositivo: come reagiremmo se questa notizia venisse data a noi? Probabilmente darebbe vita ad un incubo.
In verità, l'incubo per l'Autore finisce proprio il giorno in cui fa questa "scoperta"; sapere la verità pone fine alle paranoie e alle incertezze (quella febbricola persistente che non accenna ad andarsene: forse è il segnale che il mio corpo sta per abbandonarmi? che sto morendo e non c'è più niente da fare?) e lo costringe a fare i conti più serenamente con ciò che sta avvenendo dentro il proprio corpo, che ospita un intruso decisamente indesiderato.
Il racconto diretto e onesto di questa esperienza si alterna alla storia della sua vita, in cui il protagonista ci parla di sè, della sua famiglia, del luogo in cui è cresciuto e di tutto ciò che ha contribuito a far di lui l'uomo che è.


FEBBRE
di Jonathan Bazzi



Fandango Libri
328 pp
18.50 euro
Maggio 2019
"Tre anni fa mi è venuta la febbre e non è più andata via".

Sono le parole con cui inizia questo libro, dal titolo tanto breve quanto efficace nel descrivere quella che, da un certo momento in poi, sarà una condizione non solo fisica ma soprattutto psicologica e emotiva che caratterizzerà il quotidiano dell'Autore.
E' una mattina qualunque del gennaio 2016. 
Jonathan non ha ancora trent'anni, è appena tornato dall'università, nel pomeriggio ha lezioni di yoga, ma si sente... strano, stanco e un po' febbricitante.
Termometro e... infatti ha la febbre.
Febbre che non se ne va.
Passano le ore, i giorni..., Jonathan sta sempre più fiacco, prova un senso di malessere fisico cui non sa dare un nome né una causa, e cosa ancor più strana e preoccupante, quella maledetta febbre non scende.
Per carità, non è alta, è abbastanza stabile (solitamente attorno ai 37.4) ma significherà qualcosa, no?
Questa febbricola costante, spossante, che lo ghiaccia quando esce, lo fa sudare di notte quasi nelle vene avesse acqua invece che sangue, è diventata un'ospite costante nel suo corpo, e lo sta mettendo seriamente alla prova.

Chiede consulto a un dottore, aspetta un mese, due, cerca di capire, fa le analisi, la testa comincia a vorticare e a cercare un possibile perché: che altro può essere se non qualcosa di brutto?
Questa febbre che non mi lascia più è sintomo di una malattia incurabile, mortale? Magari è già all’ultimo stadio?

Jonathan vive da tre anni con il suo compagno Marius, sa di avere avuto rapporti con diversi uomini in passato; certo, lui si è sempre convinto di essere stato attento ma... chi può dirlo con certezza?
Una cosa è sicura: ha sempre rimandato di fare il test per l'HIV.
E forse adesso è giunto il momento: il suo personale D-Day, che non è solo il giorno in cui finalmente potrà attribuire la giusta causa alla febbricola che tormenta il suo corpo e dare un nome allo stato di continua e diffusa stanchezza, ma è soprattutto quello in cui Jonathan può dare un volto alle proprie paranoie e paure: il test dell’HIV arriva, inesorabile, e porta con sé la propria sentenza: Jonathan è sieropositivo, ma non sta morendo...
Beh, non subito, quanto meno.

"La malattia mi riguarda in modo esclusivo, ha scelto me, si è mischiata al mio corpo: che lo voglia o no, io e lei adesso siamo in contatto."

Cosa vuol dire essere sieropositivi ai giorni nostri?
Come vive la quotidianità una persona che riceve questa diagnosi, come cambia la sua vita da un giorno all'altro?
I suoi rapporti sociali, famigliari, il lavoro, le abitudini, gli hobbies...?
Come ti guardano gli altri? Se ne accorgono che in te c'è questo virus invisibile e non eliminabile, che sei malato e lo sarai per sempre?

"HIV, sieropositivo: un’identità decisa dal corpo, la posso riconoscere e accettare, negare o dimenticare, ma lei resta com’è, tale e quale. "

Pur volendo, è impossibile far finta di nulla quando scopri di avere una malattia da cui non guarirai mai; certo, oggi non è più come prima, basta curarsi, è come avere una malattia cronica, tipo il diabete.

Nell'apprendere di avere l'HIV piuttosto che un tumore, e potendo identificare il proprio stato di malessere, Jonathan è quasi sollevato e si sente in grado di rassicurare gli altri, dal compagno alla madre agli amici.

"La malattia fa più paura finché rimane distante: quando ti arriva addosso, tutto diventa più facile. Il terrore e il panico stanno nello spazio che precede incontri e collisioni. Sono privilegi riservati ai sani."

Tra queste pagine, l'Autore alterna la narrazione del recente passato (la scoperta della sieropositività) alla propria storia personale, famigliare, il paese in cui è nato e cresciuto (Rozzano), i turbamenti adolescenziali, le prime cotte, gli errori, le chat con uomini più grandi, la balbuzie e le insicurezze derivanti da essa, la paura di parlare in pubblico, il cambiare continuamente scuola... insomma tutto ciò che l'ha reso l'uomo che è.
Nel bene e nel male.
Non nasconde nulla, Jonathan, è "spietatamente" onesto; lo è nel raccontarci della propria famiglia, di questi genitori divenuti tali troppo giovani, senza alcuna consapevolezza di cosa volesse dire avere la responsabilità di un figlio.

Affidato alle cure di nonni, di quelli materni - napoletani trapiantati al Nord, rumorosi, ignoranti, i tipici terroni - e paterni - più colti, amanti della lettura, comprano un sacco di libri al nipote -, il ragazzino cresce e si confronta con due realtà famigliari decisamente differenti.

Jonathan è cresciuto all'ombra di donne tenaci, capaci di resistere alle urla e ai soprusi di mariti e compagni che imprecano e alzano le mani con troppa facilità; è passato dalle ali di una zia poco più grande di lui e di una nonna chioccia a una madre bella, forte e fragile insieme, indipendente eppure alla ricerca di un uomo con cui formare una famiglia, quella famiglia che - col padre di Jonathan - è durata davvero niente.
Una madre che, nei primi anni di vita del figlio, non c'è quasi mai stata, riscattandosi però negli anni a venire, a differenza del padre, che sarà sempre una figura sfuggente, l'unico colpevole (stando ai racconti dei nonni materni), l'opportunista, l'egoista che non vuol crescere, l'eterno Peter Pan, e Jonathan cresce con la paura di essere come lui. Inaffidabile, inqualificabile.

Ma c'è un altro "personaggio" che ha il suo grosso impatto sul narratore e protagonista: Rozzano, la periferia in cui è cresciuto, popolata da tossici, delinquenti, semplici operai, dalle famiglie povere venute dal Sud per accontentarsi di lavori da poveracci, dalla gente seguita dagli assistenti sociali, dove le case sono alveari e gli affitti sono bassi.
Rozzano, dai cui confini nessuno esce mai, che non concede grandi margini di miglioramento personale e sociale, da cui c'è solo da scappare, eppure gli resterà sempre un po' dentro...

"...è la mia carta d’identità fatta di strade e palazzi, la rappresentazione materiale della mia paura di essere scoperto e giudicato in quanto poveraccio, figlio di poveracci, di operai che non hanno studiato".

L'Autore guarda in faccia alla propria sieropositività e, lungi dal volerla tenere nascosta agli altri, a un certo punto decide di parlarne liberamente; del resto, è una condizione che è parte integrante di sé, traccia una linea di demarcazione tra il prima e il dopo, e allora tanto vale usare la scrittura per non restare inerme davanti ad essa, davanti alla scoperta di questo parassita che ha occupato il proprio corpo: perché limitarsi ad accettarlo con rassegnazione, a subirlo?
Meglio parlarne a faccia scoperta, scriverne, senza ritrosia e timori, chiamando le cose col loro nome, per aiutarsi a conviverci, ad elaborarla:

"Rinominare quello che mi è successo, appropriarmene con le parole, per imparare, vedere di più: usare la diagnosi per esplorare ciò che viene taciuto. Darle uno scopo, non lasciarla ammuffire nel ripostiglio delle cose sbagliate. Voglio rimanere là dove sta il dolore, per frammentarlo con le parole e fargli fare un po’ meno male."


Con "Febbre" l'Autore ci racconta di sé, della propria vita, a 360° con un linguaggio aperto, senza finzioni e frasi fatte, arrivando dritto al cuore delle cose e anche a quello del lettore; ciò che ho apprezzato della scrittura di Bazzi è il suo raccontare di cose intime e private con una scorrevolezza da romanzo e con la profondità e l'intensità di chi quelle esperienze - che compongono la materia narrativa del libro - le ha vissute in prima persona.
Al lettore viene donata una diversa prospettiva - personale e quindi più empatica - per guardare alla sieropositività senza pregiudizi e luoghi comuni, quasi a volergli toglier dalla faccia quel velo di diffidenza frutto dell'ignoranza.

Lo scrittore ci parla senza peli sulla lingua anche di aspetti molto privati, come quelli relativi alla propria sessualità e a come egli abbia imparato col tempo ad autoeducarsi, a diventare maggiormente consapevole di se stesso, del proprio corpo, di ciò che davvero vuole e lo fa star bene.

In quale "rischio" potrebbe incorrere chi si imbarca in un'opera in cui al centro c'è la malattia? Forse quello di scivolare nel patetico, il tentativo di far commuovere il lettore o di catturarsi la sua simpatia o la sua "pietà"? 
Io non ho visto nulla di tutto ciò in questo libro autobiografico, e se commuove e tocca il lettore in profondità, questo accade perché ciò che si sta leggendo è qualcosa che riesce a spiazzare in quanto vero ed autentico nei contenuti, e potente e disarmante nello stile. 

Non posso che consigliarvelo.



- Finalista al Premio Giuseppe Berto 2019
 - Vincitore del Premio Libro dell'anno 2019 di Fahrenheit Radio Rai Tre
 - Vincitore del Premio Bagutta Opera prima

Attualmente è tra le dodici opere che concorrono al Premio Strega. 

sabato 25 aprile 2020

Recensioni film: "MA" di Tate Taylor || L'UOMO DEL LABIRINTO di Donato Carrisi



Due killer capaci di compiere crimini efferati.
Ma mostri non ci si nasce, e i due assassini - protagonisti di queste due pellicole - sono diventati quello che sono anche a causa di esperienze passate dolorose e traumi non risolti.
Infettati dal buio e dal male, a loro volta ne sono portatori.


MA è un film thriller/horror diretto da Tate Taylor, con Octavia Spencer e Luke Evans, Juliette Lewis, Allison Janney, Missì Pyle.


L'adolescente Maggie si è appena trasferita dalla California nel paese dell'Ohio in cui è cresciuta sua madre Erica: un nuovo ambiente, una nuova scuola e nuove opportunità di fare amicizie.
La prima ad avvicinarsi a lei e a farla sentire parte di un gruppo è Haley, esuberante, sfacciata e dal carattere forte.
Nella comitiva c'è anche Andy, e tra lui e la timida Maggie nasce subito una simpatia.
Il gruppo di amici, come tutti i ragazzi della loro età, ha voglia di ballo e divertimento, e se c'è un modo sicuro per sballarsi, quello è bere alcolici.
Ma sono minorenni e non possono acquistare alcool, per cui un giorno mandano Maggie a chiedere a una donna, Sue Ann, di comperarne per loro.

La donna li asseconda, e non solo: suggerisce ai ragazzi di non andarsene in giro a bere alcool, perchè potrebbe essere pericoloso, ma se vogliono possono recarsi nella cantina di casa sua e passare del tempo lì.

Sue Ann è una donna solitaria che pensa così di sfruttare la possibilità di farsi dei giovani amici e riempire la propria frustrata solitudine.
Pian piano, nella cantina cominciano ad affluire altri ragazzi, che hanno saputo di come la donna metta a disposizione casa propria per ubriacarsi e fare festini.

La padrona di casa, però, si affretta ad elencare le regole: ci dev'essere sempre, nel gruppo, uno che resta sobrio (per poter accompagnare gli altri a casa); niente bestemmie; non azzardarsi a salire mai al piano di sopra e... chiamarla "Ma". 

Ma è euforica al pensiero di avere il seminterrato pieno di fresca gioventù e cerca in tutti i modi di farsi amare da loro, incoraggiandoli a bere, divertendosi e ballando in loro compagnia.

Ma dietro quella facciata di allegria e disponibilità, si cela una personalità disturbata e una mente non proprio sana, che attraverso questa anomala amicizia con il gruppo di Maggie, vorrebbe in realtà attuare propositi tutt'altro che benevoli ed amichevoli.

Attraverso dei flashback, infatti, scopriamo che da adolescente Sue Ann è stata vittima di bullismo da parte dei compagni del liceo: timida, impacciata, era costantemente oggetto di risatine, umiliazioni, tanto delle ragazze quanto dei ragazzi, in particolare da parte di Ben (per il quale aveva una cotta) e che è il padre di uno dei ragazzi della cricca di Maggie...

Quali sono le reali intenzioni di Ma? 
Cosa la spinge a cercare in modo ossessivo la compagnia di una banda scalmanata di teen ager: il desiderio di sentirsi accolta almeno adesso che è adulta, visti gli insuccessi vissuti nella propria adolescenza?
E se questa ossessione la spingesse a dare sfogo a un piano folle e terribile?

Intanto, durante i festini nella cantina di Ma, Maggie e Haley trovano il modo di andare di sopra e scoprono una cosa inquietante: Ma non vive da sola, c'è qualcuno in casa con lei...

Ma è un thriller con sfumature horror un po' in stile Misery: una donna sola, un po' matta, con qualche trauma irrisolto, che s'affeziona in modo malato a qualcuno, attirandolo nella propria rete e facendogli credere di volersene prendere cura, ma qualcosa va decisamente storto e quella che sembrava fosse una situazione idilliaca si tramuta ben presto in un incubo terrificante.
E' stata una visione sufficientemente interessante, in certi momenti mi ha tenuta in tensione e di certo non mi sono annoiata nel guardarlo.
I ragazzetti mi hanno irritata non poco (fatta eccezione per Maggie), gli odiosi ex-compagni di liceo di Sue Ann (anch'essi ormai cresciuti), visto quanto erano stati crudeli con lei anni prima, mi hanno fatto nutrire simpatia per Ma, che in fondo dalla vita avrebbe voluto solo un po' di considerazione e amicizie sincere. 



L'UOMO DEL LABIRINTO è il film con cui lo scrittore Donato Carrisi fa il suo esordio alla regia; è tratto dall'omonimo thriller (recensione) scritto dallo stesso Carrisi e nel cast troviamo: Toni Servillo, Dustin Hoffman, Valentina Bellè, Vinicio Marchioni.

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Samantha Andretti aveva tredici anni quando fu rapita una mattina d'inverno mentre andava a scuola; adesso si ritrova ventottenne e ricoverata in ospedale, senza che ricordi dove è stata né cosa le è accaduto in tutto quel tempo. 

Accanto a lei c'è un profiler, il dottor Green; l'uomo sostiene che l'aiuterà a recuperare la memoria e che insieme cattureranno il mostro; la caccia avverrà, prima che fuori, nella sua mente, e solo lei è la chiave per poter dare un'identità al rapitore e poterlo arrestare.
La povera Samantha è confusa, smarrita, non distingue inizialmente il presente da ciò che ha vissuto per anni all'interno di quello che lei chiama il labirinto, e spesso dubita che le domande di Green siano un trabocchetto, un gioco spietato che lei deve risolvere.

Sì perchè in tutti quegli anni la povera Samantha è sopravvissuta proprio così: lui, l'uomo del labirinto, il suo rapitore, le sottoponeva degli "indovinelli" da risolvere via via più complessi, per poter ricevere in cambio qualcosa (acqua, cibo, letto...).

Ma quindi come ha fatto a liberarsi da quella orribile prigionia (di cui lei man mano ha ricordi più vividi, fornendo a Green anche inquietanti dettagli)? 

Ad accogliere con turbamento la notizia della liberazione inaspettata di Samantha è Bruno Genko, un investigatore privato che quindici anni prima era stato ingaggiato dai genitori di Samantha per ritrovare la figlia, ma s'era solo preso i soldi senza mai impegnarsi nella missione. 

Adesso che la ragazza è riapparsa, sente di avere un debito con lei e vuole provare a catturare l’uomo senza volto che l'ha rapita. 
Genko sa di avere poco tempo, in quanto il suo corpo ben presto lo tradirà a causa di una malattia mortale da poco diagnosticatagli.
Le indagini personali di Genko (che in certi momenti si scontrano con quelle ufficiali della polizia, e in altri lui le darà una mano) lo portano a interrogare molte persone, a partire dall'uomo che ha trovato Sam sola e stremata nel bosco fino ad arrivare a coloro che hanno conosciuto il rapitore.
Tutte concordano nel descriverlo con una maschera da coniglio, con due occhi rossi inquietanti.

Genko arriverà a scoprirne anche il nome e alcuni episodi del suo passato drammatici che hanno reso il rapitore un figlio del buio, una vittima che qualcuno ha infettato col male trasformandola, a sua volta, in un carnefice.

Ognuno ha la sua battaglia da affrontare: Bruno Genko è in corsa contro il tempo e deve districarsi tra le progressive verità circa l'uomo con la maschera da coniglio, il quale è bravo a manipolare la realtà e le informazioni su di sè; e poi c'è Samantha, che deve fare i conti con un passato doloroso che le precise domande del pacato e imperturbabile dottor Green fa emergere dalla sua memoria.

Intanto, nella storia compaiono e intervengono personaggi che chi ha letto altri libri di Carrisi conosce già, come Simon Berish, che lavora nella sezione degli scomparsi (il Limbo) ed è preoccupato per l'agente Mila Vasquez, impegnata in una missione segreta.

Premetto che amo Carrisi, lo trovo geniale nel presentare delle verità che poi vengono puntualmente smentite o comunque lasciano enormi dubbi nel lettore; arzigogolato nelle trame, sempre ricche di colpi di scena, e i finali poi sono il colpo di coda che lascia a bocca aperta.
E il romanzo è così, infatti, ha queste caratteristiche, e onestamente mi sento di dire che il film le ha rispettate; a me è piaciuto; certo, può sembrare un po' contorto se non si è abituati alle storie dell'Autore (anche i libri lo sono, e mi rendo conto che questa peculiarità può non piacere a tanti), soprattutto perchè bisogna capire come collocare fatti e personaggi nella linea temporale, ma a mio avviso Carrisi ha fatto un buon lavoro, e per quanto mi riguarda il mio parere su questo film è positivo.
E tanto per cambiare mi ha messo su la voglia di leggere Il gioco del Suggeritore.



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